RELAZIONE 1. sull'iniziativa del Regno di Danimarca in vista dell’adozione di un atto del Consiglio che modifica l’atto del Consiglio del 3 novembre 1998 che adotta le norme sulla protezione del segreto delle informazioni dell’Europol
(13875/2002 – C5‑0553/2002 – 2002/0823(CNS))  2. sull'iniziativa del Regno di Danimarca in vista dell’adozione di un atto del Consiglio che modifica lo Statuto del personale applicabile ai dipendenti dell’Europol
(13873/2002 – C5‑0555/2002 – 2002/0822(CNS))  3. sull'iniziativa della Repubblica greca in vista dell'adozione della decisione del Consiglio concernente l'adeguamento degli stipendi base e delle indennità applicabili al personale dell'Europol
(6314/2003 – C5-0066/2003 – 2003/0806(CNS))

26 marzo 2003 - *

Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni
Relatore: Maurizio Turco

Procedura : 2002/0823(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A5-0107/2003
Testi presentati :
A5-0107/2003
Discussioni :
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PAGINA REGOLAMENTARE

Con lettera del 20 novembre 2002 il Consiglio ha consultato il Parlamento, a norma dell'articolo 39, paragrafo 1 del trattato UE, sull'iniziativa del Regno di Danimarca in vista dell’adozione di un atto del Consiglio che modifica l’atto del Consiglio del 3 novembre 1998 che adotta le norme sulla protezione del segreto delle informazioni dell’Europol (13875/2002 – 2002/0823(CNS)).

Con lettera del 20 novembre 2002 il Consiglio ha consultato il Parlamento, a norma dell'articolo 39, paragrafo 1 del trattato UE, sull'iniziativa del Regno di Danimarca in vista dell’adozione di un atto del Consiglio che modifica lo Statuto del personale applicabile ai dipendenti dell’Europol (13873/2002 – 2002/0822(CNS)).

Nella seduta del 4 dicembre 2002, il Presidente del Parlamento ha comunicato di aver deferito le iniziative alla commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni per l'esame di merito (C5‑0553/2002, C5-0555/2002).

Nella riunione del 10 dicembre 2002 la commissione ha nominato relatore Maurizio Turco.

Con lettera del 28 febbraio 2003 il Consiglio ha consultato il Parlamento, a norma dell'articolo 39, paragrafo 1 del trattato UE, sull'iniziativa della Repubblica greca in vista dell'adozione della decisione del Consiglio concernente l'adeguamento degli stipendi base e delle indennità applicabili al personale dell'Europol (6314/2003 – 2003/0806(CNS)).

Nella seduta del 10 marzo 2003 il Presidente del Parlamento europeo ha comunicato di aver deferito le iniziative alla commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni per l'esame di merito e alla commissione per i bilanci per parere (C5-0066/2003).

Nella riunione del 19 marzo 2003 la commissione ha nominato relatore Maurizio Turco e ha deciso di applicare la stessa procedura anche alla relazione sulle due iniziative del Regno di Danimarca.

Nelle riunioni del 20 gennaio 2002, 17 febbraio 2003, 19 marzo 2003 e 25 marzo 2003 ha esaminato le iniziative del Regno di Danimarca, l'iniziativa della Repubblica greca e il progetto di relazione.

Nell'ultima riunione indicata ha approvato il progetto di risoluzione legislativa con 30 voti favorevoli, 1 contrario e nessuna astensione.

Erano presenti al momento della votazione Jorge Salvador Hernández Mollar (presidente), Johanna L.A. Boogerd-Quaak e Giacomo Santini (vicepresidenti), Maurizio Turco (relatore), Mary Elizabeth Banotti, Christian Ulrik von Boetticher, Alima Boumediene-Thiery, Kathalijne Maria Buitenweg (in sostituzione di Pierre Jonckheer), Mogens N.J. Camre (in sostituzione di Roberta Angelilli), Marco Cappato (in sostituzione di Mario Borghezio), Charlotte Cederschiöld, Carmen Cerdeira Morterero, Ozan Ceyhun, Carlos Coelho, Thierry Cornillet, Gérard M.J. Deprez, Giuseppe Di Lello Finuoli, Margot Keßler, Timothy Kirkhope, Eva Klamt, Alain Krivine (in sostituzione di Ole Krarup), Lucio Manisco (in sostituzione di Fodé Sylla), Claude Moraes (in sostituzione di Sérgio Sousa Pinto), Marcelino Oreja Arburúa, Elena Ornella Paciotti, Martine Roure, Heide Rühle, Olle Schmidt (in sostituzione di Baroness Sarah Ludford), Ilka Schröder, Patsy Sörensen, The Earl of Stockton (in sostituzione di Hubert Pirker), Joke Swiebel e Anna Terrón i Cusí.

La commissione per i bilanci il 24 marzo 2003 ha deciso di non esprimere parere.

La relazione è stata depositata il 26 marzo 2003.

1. PROGETTO DI RISOLUZIONE LEGISLATIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'iniziativa del Regno di Danimarca in vista dell’adozione di un atto del Consiglio che modifica l’atto del Consiglio del 3 novembre 1998 che adotta le norme sulla protezione del segreto delle informazioni dell’Europol

(13875/2002 – C5‑0553/2002 – 2002/0823(CNS))

(Procedura di consultazione)

Il Parlamento europeo,

–   vista l'iniziativa del Regno di Danimarca (13875/2002)[1],

–   visto l'articolo 34, paragrafo 2, lettera c), del trattato UE,

–   visto l'articolo 39, paragrafo 1 del trattato UE, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C5‑0553/2002),

–   visti gli articoli 106 e 67 del regolamento,

–   vista la relazione della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni (A5‑0107/2003),

1.   respinge l'iniziativa del Regno di Danimarca;

2.   invita il Regno di Danimarca a ritirare l'iniziativa e a presentarne una nuova;

3.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché al governo del Regno di Danimarca.

  • [1] GU C 286 del 22.11.2002, pag. 19.

2. PROGETTO DI RISOLUZIONE LEGISLATIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'iniziativa del Regno di Danimarca in vista dell’adozione di un atto del Consiglio che modifica lo Statuto del personale applicabile ai dipendenti dell’Europol

(13873/2002 – C5‑0555/2002 – 2002/0822(CNS))

(Procedura di consultazione)

Il Parlamento europeo,

–   vista l'iniziativa del Regno di Danimarca (13873/2002)[1],

–   visto l'articolo 34, paragrafo 2, lettera c), del trattato UE,

–   visto l'articolo 39, paragrafo 1, del trattato UE, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C5‑0553/2002),

–   visti gli articoli 106 e 67 del regolamento,

–   vista la relazione della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni (A5‑0107/2003),

1.   respinge l'iniziativa del Regno di Danimarca;

2.   invita il Regno di Danimarca a ritirare l'iniziativa e a presentarne una nuova;

3.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché al governo del Regno di Danimarca.

  • [1] GU C 286 del 22.11.2002, pag. 20.

3. PROGETTO DI RISOLUZIONE LEGISLATIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'iniziativa della Repubblica greca in vista dell'adozione della decisione del Consiglio concernente l'adeguamento degli stipendi base e delle indennità applicabili al personale dell'Europol

(6314/2003 – C5‑0066/2003 – 2003/0806(CNS))

(Procedura di consultazione)

Il Parlamento europeo,

–   vista l'iniziativa della Repubblica greca (6314/2003)[1],

–   visto l'articolo 34, paragrafo 2, lettera c), del trattato UE,

–   visto l'articolo 39, paragrafo 1, del trattato UE, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C5‑0066/2003),

–   visti gli articoli 106 e 67 del regolamento,

–   vista la relazione della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni (A5‑0107/2003),

1.   respinge l'iniziativa della Repubblica greca;

2.   invita la Repubblica greca a ritirare l'iniziativa e a presentarne una nuova;

3.   incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché al governo della Repubblica greca.

  • [1] GU C 52, del 6.3.2003, pag. 17.

MOTIVAZIONE

Il Parlamento europeo è stato consultato su tre proposte della Danimarca e una della Repubblica ellenica concernenti l’Europol: un atto che modifica le norme sulla protezione del segreto delle informazioni di Europol; un atto che modifica lo statuto dei funzionari applicabile ai dipendenti Europol; una decisione concernente l'adeguamento degli stipendi base e delle indennità applicabili al personale dell'Europol e un protocollo che modifica la Convenzione Europol.

In qualità di relatore del PE per le prime tre iniziative, propongo ai colleghi di respingere queste tre iniziative per i motivi di seguito riportati.

1.   Protezione del segreto e classificazione dei documenti Europol

La proposta del Consiglio sulla protezione del segreto delle informazioni Europol mira ad armonizzare i sistemi di classificazione Europol, allineandoli a quelli della Commissione e del Consiglio. Prevede tre livelli di classificazione: “top secret” (segretissimo), “secret” (segreto) e “confidential” (riservatissimo), previsti altresì dal regolamento sull’accesso del pubblico ai documenti, il regolamento 1049/2001.

Nella proposta del Consiglio è anche previsto un ulteriore livello di “classificazione” e cioè “riservato”. Compreso nell’iniziativa è anche il principio generale che tutti i documenti dell’Europol – salvo quelli che sono chiaramente pubblici – rechino l'indicazione “non classificato Europol" non destinato alla divulgazione”.

L’altro lato della medaglia della protezione del segreto delle informazioni e dei documenti è l’accesso ai documenti. Per questo aspetto l’Europa non ha ancora adottato norme sull’accesso ai documenti in seguito al regolamento 1049/2001, sebbene una procedura sia prevista nel protocollo proposto della Convenzione Europol; tale procedura obbliga soltanto Europol a “tener conto dei principi del regolamento 1049/2001” e non prevede la consultazione del PE.

Il relatore rileva che le norme proposte sulla protezione del segreto e la classificazione dei documenti Europol sono contrarie ai principi del regolamento 1049/2001: l'indicazione “riservato” non figura nel regolamento CE, mentre quella “non classificato Europol” non destinato alla divulgazione” è contraria ai principi sull’accesso ai documenti secondo cui tutti i documenti devono essere pubblici, salvo quelli per cui sono previste deroghe specifiche. Inoltre, l’Europol non ha ancora adottato norme concernenti l’attuazione del regolamento 1049/2001. Il relatore è consapevole del fatto che le informazioni in possesso di Europol sono di natura sensibile, ma ricorda che il principio della legalità deve essere pienamente rispettato: le norme interne sulla riservatezza degli organi UE devono essere conformi al regolamento 1049/2001. La proposta danese ha evidentemente troppe carenze e – secondo il vostro relatore – dovrebbe essere respinta, tenuto debitao conto anche delle seguenti considerazioni.

2.   Modifiche allo Statuto applicabile ai dipendenti Europol

Nonostante ripetute richieste da parte del PE concernenti la sua partecipazione alla procedura per il bilancio Europol e alla procedura per la nomina e la destituzione del Consiglio di amministrazione Europol nonché il finanziamento dell’Europol tramite il bilancio comunitario, nulla è cambiato. Il PE viene ancora una volta invitato ad approvare ad occhi chiusi modifiche al regolamento applicabile ai dipendenti Europol.

3.   Il problema irrisolto: il controllo democratico sull’Europol

Dopo la creazione dell’Europol si è svolto un ampio dibattito e sono state avanzate numerose richieste sulla necessità di rafforzare il controllo democratico di Europol mediante un più ampio controllo parlamentare e giudiziario. L’Europol in effetti è sottoposta a un controllo frammentario e indiretto da parte dei parlamenti nazionali, i quali in ogni caso non sono in grado di organizzare, singolarmente, un controllo parlamentare sufficiente nei confronti del Consiglio per quanto riguarda le questioni di polizia e dell’Europol.

Se esaminiamo le tipologie di controllo democratico sulla polizia e sui servizi segreti nelle democrazie, rileviamo che i parlamenti – e in particolare le loro commissioni specializzate incaricate del controllo della polizia e dei servizi segreti – sono spesso dotati di forti poteri: nomina e revoca dei principali organismi (USA); di bilancio (USA, Spagna) e di controllo di bilancio (USA, Spagna, Regno Unito); determinazione delle priorità d’azione, promozione di iniziative e proposte legislative (USA, Italia); convocazione di audizioni e acquisizioni di documenti (Germania); controlli e perquisizioni in loco (Belgio, Germania), acquisizione di documenti (Germania, Belgio, USA).

Il Parlamento europeo non ha invece nessuno di questi poteri sull’Europol – salvo un controllo limitato, come il debole diritto ad essere informato e consultato. Per questo motivo il PE ha ripetutamente chiesto al Consiglio di riformare la Convenzione Europol in modo da prevedere un controllo – e poteri – democratici concreti nei confronti dell’Europol, in particolare nelle relazioni Nassauer, Karamanou, Turco e Deprez. In tali relazioni si chiedevano:

–   poteri di bilancio: coinvolgimento del PE nella procedura di bilancio dell’Europol, finanziamento dell’Europol mediante il bilancio comunitario

–   poteri di nomina: coinvolgimento del PE nella nomina e nella revoca del Direttore e dei Vicedirettori dell’Europol, e nomina di due rappresentanti eletti del PE a partecipare alle riunioni del Consiglio di amministrazione

–   diritti d’informazione e consultazione: pieno rispetto dei diritti del PE ad essere informato e consultato; conclusione di un accordo interistituzionale su tale questione; estensione dei documenti su cui dovrebbe essere consultato il PE

–   la revisione della Convenzione Europol per allinearla ai più elevati criteri e metodi di controllo democratico

–   il rafforzamento del controllo giudiziario da parte della Corte di giustizia

–   e, in ultima analisi, la comunitarizzazione dell’Europol

La Commissione europea si è espressa su tale questione in una Comunicazione concernente “Il controllo democratico nei confronti di Europol” in cui proponeva di istituire “un comitato misto, composto da membri delle commissioni responsabili per le questioni di polizia del Parlamento europeo e degli Stati membri”.

Nell’ottobre 2002 il PE ha approvato la sua ultima relazione sull’Europol, anche questa volta dell’on. Deprez, in cui respingeva una proposta non controversa del Consiglio sui dipendenti Europol. Il relatore spiegava i motivi della reiezione nella motivazione: “1. La disinvoltura del Consiglio” (mancanza di motivazione)… 2. L'apparenza della consultazione: A quanto pare, per quello che ne possiamo sapere fin d’ora, il Consiglio non terrebbe comunque nessun conto di eventuali emendamenti del PE … La nostra Assemblea, quale istituzione democratica che rappresenta i cittadini europei, non ha nessun interesse a prestarsi a questa mascherata. 3. La reiezione come atto politico”. Dopo aver spiegato ciò che il PE ha chiesto per quanto riguarda la riforma dell’Europol, egli afferma: “A tutt’oggi, non ci risulta che il Consiglio abbia dato nessun seguito a questa raccomandazione formulata dal Parlamento. Il vostro relatore ritiene che il Parlamento europeo – che in queste materie, ha avuto finora dimensioni legislative ridottissime – non abbia alcun interesse a mantenere un ruolo così modesto anche a livello politico”.

Il problema del controllo democratico dell’Europol è stato anche recentemente discusso in seno al Gruppo di lavoro X “Libertà, sicurezza e giustizia” della Convenzione sulla riforma dei trattati UE. Secondo i verbali del Gruppo di lavoro, nel corso di un’audizione il Direttore di Europol, sig. Storbeck, ha affermato che “il controllo parlamentare su Europol è attualmente oscuro”; egli fa presente le difficoltà costituite dall'essere responsabili nei confronti di un numero eccessivo di parlamenti nazionali e che un controllo democratico più rigoroso ed efficiente sarebbe nell’interesse di Europol. Egli ha menzionato la prospettiva del controllo da parte del Parlamento europeo come una possibile soluzione. Il suddetto gruppo di lavoro ha poi elaborato una relazione finale che appoggia le richieste del PE. Esso afferma: “Le attività Europol in futuro dovranno essere soggette al controllo democratico del Parlamento europeo e del Consiglio nonché al controllo giudiziario da parte della Corte di giustizia europea secondo le consuete norme del trattato”.

Ma, nonostante i ripetuti appelli e proposte specifiche per un rafforzamento del controllo democratico e dei poteri nei confronti di Europol presentate dal PE, dalla Commissione e dal direttore di Europol (e adesso anche dal Gruppo di lavoro X della Convenzione), la proposta del Consiglio concernente un protocollo alla Convenzione Europol su cui il PE viene consultato non risolve affatto tutti questi problemi. Il risultato di un raffronto tra gli attuali poteri di controllo democratico del Parlamento europeo (o dei parlamenti nazionali) sull’Europol e le proposte di riforma contenute nel protocollo sono estremamente deludenti; il PE otterrebbe soltanto il “privilegio” di essere informato in merito alle relazioni dell’organo comune di controllo sulla protezione dei dati (nuovo art. 24.6), sulle relazioni del Consiglio di amministrazione in merito alle attività passate e sulle future attività previste (nuovo articolo 28.10), nonché sul piano quinquennale finanziario di Europol (nuovo art. 35.4). Sarebbe consultato (cfr. nuovo art. 34) su una serie di decisioni che sono espressamente menzionate – ma su cui il PE viene normalmente consultato in questo momento a norma delle attuali disposizioni del trattato concernenti il dovere del Consiglio di informare il PE sui principali atti in materia di giustizia e affari interni. Una ulteriore disposizione prevede esplicitamente la possibilità che il Presidente del Consiglio o un rappresentante compaia di fronte al PE, eventualmente assistito dal direttore Europol.

Il relatore rileva che le ripetute richieste e proposte concernenti un reale e migliore controllo dei poteri democratici sull’Europol sono state ignorate e le modifiche proposte sono principalmente di carattere estetico e mettono in ridicolo il Parlamento europeo e i cittadini europei. Il Consiglio non ha seguito le richieste del PE a favore di un aumento dei poteri sul bilancio Europol, nelle procedure di nomina e di revoca, sulla partecipazione dei rappresentanti del PE al Consiglio di amministrazione, per trarre insegnamento e applicare criteri e metodi più elevati di controllo democratico praticati a livello nazionale. Non ha neppure seguito la proposta della Commissione concernente un comitato misto parlamenti nazionali/PE e neppure il parere del direttore di Europol a favore di un maggior controllo democratico.

In queste circostanze il PE manterrà il suo attuale ruolo nei confronti di Europol: discutere senza che nessuno ascolti e presentare proposte senza che nessuno le attui. Le dure parole dell’on. Deprez in favore della reiezione delle mascherate del Consiglio sono ancora pienamente valide. Il vostro relatore ritiene che il Consiglio dovrà rendersi conto che un maggior controllo democratico e un maggior potere nei confronti di Europol sono l’unica garanzia per il suo corretto funzionamento e per la sua corretta gestione nell’interesse di tutti: Europol, le istituzioni UE e i cittadini.