RELAZIONE sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo relativa agli aspetti principali e alle scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee – 2003

21.3.2005 - (8412/2004 – 2004/2172(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Elmar Brok
PR_INI_art47-1


Procedura : 2004/2172(INI)
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A6-0062/2005
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo relativa agli aspetti principali e alle scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee – 2003

(8412/2004 – 2004/2172(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il progetto di trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004,

–   vista la Strategia europea in materia di sicurezza adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003,

–   vista la relazione annuale del Consiglio per il 2003 (8412/2004),

–   visto l’Accordo interistituzionale del 6 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e sul miglioramento della procedura di bilancio[1], lettera H, paragrafo 40,

–   visto l’articolo 21 del trattato sull’Unione europea,

–   vista la sua risoluzione del 12 gennaio 2005 sul trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa[2]

–   vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2003 sul progresso conseguito nell’attuazione della politica estera e di sicurezza comune[3],

–   vista la sua risoluzione del 29 gennaio 2004 sulle relazioni tra l’Unione europea e le Nazioni Unite[4],

–   vista la sua risoluzione del 20 novembre 2003 intitolata “Europa ampliata – prossimità: un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali”[5],

–   vista la sua risoluzione del 10 aprile 2003 sulla nuova architettura europea di sicurezza e difesa – priorità e lacune[6],

–   vista la sua raccomandazione al Consiglio del 26 febbraio 2004 sulle relazioni tra l’Unione europea e la Russia[7],

–   viste le sua risoluzioni del 22 aprile 2004 sullo stato del partenariato transatlantico alla vigilia del vertice UE-USA di Dublino del 25-26 giugno 2004[8] e del 13 gennaio 2005 sulle relazioni transatlantiche[9],

–   vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2003 sulla pace e la dignità in Medio Oriente[10],

–   vista la sua raccomandazione al Consiglio del 24 settembre 2003 sulla situazione in Iraq[11],

–   vista la sua risoluzione del 12 febbraio 2004 sull'Afghanistan: sfide e prospettive future[12],

–   vista la sua risoluzione del 15 novembre 2001su un partenariato globale e una strategia comune per le relazioni tra l’Unione europea e l’America Latina[13],

–   vista la sua risoluzione del 13 gennaio 2005 sul recente disastro causato dallo tsunami nell'Oceano indiano[14],

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 16-17 dicembre 2004 e in particolare le sue decisioni in merito al terrorismo e agli affari esteri,

–   visto l’articolo 112, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i bilanci (A6-0062/2004),

A. considerando che il Parlamento non ritiene di essere adeguatamente consultato secondo le modalità previste all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea, visto che la pratica corrente del Consiglio consiste semplicemente nel trasmettere un elenco descrittivo delle azioni dell’anno precedente piuttosto che nella consultazione del Parlamento sugli aspetti principali e sulle scelte di base per l’anno successivo,

B.  considerando che la pratica corrente dovrebbe pertanto essere revocata e sostituita con un’altra che preveda la consultazione effettiva del Parlamento come dichiarato sopra e che conduca a un suo maggiore coinvolgimento,

C. considerando che lo spirito e la sostanza del trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, sebbene non sia ancora stato ratificato, dovrebbe già comportare implicazioni importanti per l’attuazione della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione nel 2005 e negli anni seguenti,

D. considerando che il Parlamento ha più volte espresso le proprie opinioni sul modo in cui le relazioni con talune regioni e paesi andrebbero organizzate e riequilibrate, al fine di aumentare il carattere globale delle azioni esterne dell’Unione,

E.  considerando che l’attuale finanziamento della PESC e della PESD è assolutamente insufficiente, non solo in termini quantitativi e qualitativi ma anche per quanto riguarda la responsabilità democratica,

1.  sebbene soddisfatto per il modo in cui l'Alto Rappresentante/il Segretario generale del Consiglio ha effettivamente tenuto il Parlamento pienamente informato dei progressi in merito alle principali questioni PESC, respinge con vigore l’approccio a posteriori seguito finora dal Consiglio, il quale si limita a presentare un elenco descrittivo delle attività della PESC svolte nell’anno precedente, e ritiene che tale pratica rappresenti una chiara violazione dell’articolo 21 del trattato sull’Unione europea e dell’Accordo interistituzionale del 6 maggio 1999 per quanto riguarda la consultazione preliminare del Parlamento europeo;

2.  invita pertanto il Consiglio a revocare la pratica attuale sostituendola con un approccio a priori, mediante il quale il Parlamento europeo viene consultato all’inizio di ogni anno sui principali aspetti e sulle scelte di base che il Consiglio prevede per quell’anno sia per gli aspetti globali che per quelli orizzontali, nonché sulle priorità previste per le varie regioni geografiche; invita inoltre il Consiglio a riferire, in un secondo tempo, sul modo in cui il contributo del Parlamento europeo sia stato o meno preso in considerazione;

3.  intende contribuire agli sforzi volti ad aumentare la responsabilità democratica per le questioni riguardanti la PESC attraverso discussioni regolari con i parlamenti nazionali nell’ambito degli scambi di opinione trimestrali con l’Alto rappresentante/il Segretario generale del Consiglio e il Commissario per le relazioni esterne, comprese discussioni sulle modifiche proposte dai parlamenti nazionali alla relazione annuale del Parlamento europeo sulla PESC;

4.  invita il Consiglio e l'Alto rappresentante/Segretario generale del Consiglio a partecipare attivamente a un dibattito annuale sulla strategia europea in materia di sicurezza con il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali;

5.  incoraggia sia il Consiglio che gli Stati membri ad incrementare ulteriormente il controllo parlamentare sulla PESD a livello nazionale potenziando il ruolo dei parlamenti nazionali per quanto riguarda l’autorizzazione delle operazioni della PESD e, a livello europeo, attribuendo al Parlamento europeo un ruolo importante per quanto riguarda il controllo sull’intero bilancio PESC;

6.  esorta il Consiglio ad assicurare che i suoi strumenti di politica, quali ad esempio le sanzioni, siano attuati con maggior vigore e impegno politico;

Aspetti principali e scelte di base della PESC per il 2005 in seguito alla firma del trattato costituzionale

7.   è del parere che lo spirito (e la sostanza) delle disposizioni del nuovo trattato in materia di PESC vadano già applicati nel 2005, come già verificatosi con la creazione dell’Agenzia europea di difesa, il concetto di “Gruppi di battaglia”, l’istituzione della politica comunitaria di vicinato che dovrebbe rivestire un ruolo molto più importante dell'attuale politica di vicinato e l’applicazione della clausola di solidarietà, al fine di prevenire minacce o attacchi terroristici le cui conseguenze dovrebbero essere affrontate mediante un efficace coordinamento delle azioni pertinenti, compresi i mezzi attuali e futuri di protezione civile, come pure l'obbligo di solidarietà reciproca consistente nel fornire aiuto e assistenza in caso di un'aggressione armata contro uno Stato membro dell'Unione europea;

8.   chiede di conseguenza di essere informato, allo stesso livello del Consiglio, e maggiormente coinvolto in eventuali future proposte presentate dal vicepresidente della Commissione/Ministro europeo degli affari esteri riguardo all’elaborazione della politica estera e di sicurezza comune per il 2005;

9.   auspica che il futuro servizio europeo di azione esterna svolga un ruolo chiave nel campo delle azioni esterne fornendo assistenza al Ministro europeo degli affari esteri/vicepresidente della Commissione europea; rammenta in ogni caso la necessità di preservare le competenze del Parlamento e la responsabilità del nuovo Servizio nel suo insieme nei confronti del Parlamento, in particolare per quanto riguarda l'integrazione di elementi della Commissione nel nuovo servizio (DG Relex, Delegazioni CE, ecc.); chiede una prospettiva di ulteriori sviluppi negli elementi intergovernativi (provenienti in particolare dagli Stati membri), in modo che il futuro servizio possa seguire un modello comunitario integrato quale parte della Commissione pur rimanendo fermamente fedele al Consiglio in materia di questioni intergoverntaive;

10. invita il Consiglio ad adoperarsi in ogni modo per dare concretezza effettiva alla clausola di solidarietà per la difesa prevista nel trattato costituzionale non appena il trattato entrerà in vigore;

11. ritiene necessario, ora che il trattato costituzionale è stato firmato, che il Commissario competente per le relazioni esterne e l’Alto rappresentante per la PESC applichino nuove norme informando esaurientemente, consultando e coinvolgendo maggiormente il Parlamento europeo in ordine a tutte le questioni relative alla PESC e alla PESD; sottolinea la necessità di garantire, in particolare, la responsabilità democratica e la trasparenza di tutte le attività intraprese dall’Agenzia europea per la difesa;

12. si compiace della creazione dell'Agenzia europea per la difesa nonché delle misure preparatorie della Commissione in materia di ricerca sulla sicurezza; ritiene necessario prevedere, nella pianificazione finanziaria a medio termine, un importo annuale adeguato da destinare alla ricerca in materia di sicurezza;

13. invita altresì il Consiglio a consultare regolarmente il Parlamento sugli aspetti principali e sulle scelte fondamentali operate per quanto riguarda la PESD, nonché a tenere informato il Parlamento degli sviluppi al riguardo, in linea con l’articolo I-41, paragrafo 8, del trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa; tale consultazione dovrebbe essere effettuata secondo le stesse modalità richieste sopra per la PESC;

Proposte specifiche su questioni globali e orizzontali per il 2005

14. accoglie con favore la Strategia dell’Unione europea in materia di sicurezza adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003; aderisce pienamente al suo approccio globale civile/militare e ai suoi concetti di base di impegno preventivo e di multilateralismo reale, che devono altresì caratterizzare sia la PESC sia la PESD e rimanda alla relazione, attualmente in fase di elaborazione, della sua commissione per gli affari esteri sulla strategia; sottolinea la necessità di sviluppare capacità di risposta rapida nel corso di disastri e catastrofi umanitari;

15. sottolinea in tale contesto, come evidenziato nella Strategia in materia di sicurezza, che è necessario sviluppare una corrispondente cultura della sicurezza e sostiene pertanto incondizionatamente le attività già avviate per la concretizzazione dell'idea di una formazione UE nel settore della PESD; che lo sviluppo e l'approntamento di un Istituto europeo per gli studi sulla sicurezza e la difesa dovrà garantire in futuro alle istituzioni dell'Unione europea e agli Stati membri personale che disponga di una buona formazione e sia in grado di operare con efficacia nel settore della PESD; che, a tal fine, detto Istituto dovrà avere una base sicura dal punto di vista organizzativo ed ottenere idonee risorse finanziarie;

16. sostiene pienamente gli attuali sforzi congiunti per attuare la Strategia comunitaria contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa tenendo conto della revisione nel 2005 del trattato delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi nucleari e il ruolo attivo che l'UE dovrebbe svolgere in tale contesto come pure nell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza dell'ONU; fa riferimento alle sue precedenti posizioni sulle armi di piccole dimensioni e alla sua risoluzione del 22 aprile 2004 sulla revisione della Convenzione di Ottawa sulle mine antipersona; riafferma il proprio sostegno al rafforzamento del Codice di condotta dell'UE sulle esportazioni di armi e all'azione dell'Unione a favore di un trattato internazionale sul commercio delle armi;

17. sottolinea la sua ferma convinzione che il disarmo nucleare contribuirà notevolmente alla sicurezza internazionale e alla stabilità strategica, riducendo altresì il rischio di proliferazione nucleare; invita gli Stati membri dotati di un arsenale nucleare ad adempiere agli obblighi assunti in forza dell'articolo 6 del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP); esorta gli Stati membri ad appoggiare, alla prossima conferenza di revisione del TNP, la recente iniziativa a livello internazionale proposta da Kofi Annan, Segretario generale delle Nazioni Unite, in materia di nuovi rischi nucleari, e da Mohammed El Baradei, direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA), in materia di disarmo nucleare e rilancio della Conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo;

18. condivide l’opinione del Consiglio europeo secondo cui la lotta contro il terrorismo continuerà a rappresentare una priorità dell’Unione e un elemento chiave della sua politica in materia di relazioni esterne, ribadendo tuttavia ancora una volta che ciò non può avvenire a scapito dei diritti dell'uomo e delle libertà civili, e propone una maggiore coerenza e fermezza nella politica comunitaria di lotta al terrorismo nei confronti dei paesi terzi mediante:

      a) un miglioramento del dialogo politico sul terrorismo con i partner terzi,

      b) un rafforzamento della cooperazione con le organizzazioni internazionali e regionali (in particolare con il Comitato dell’ONU contro il terrorismo e con la NATO) e, in particolare, il ripristino dell'autorità del sistema ONU,

      c) l’attuazione della dichiarazione UE-USA del 2004 sulla lotta contro il terrorismo,

      d) il sostegno alla strategia di assistenza mirata della Commissione, già definita in programmi quali CARDS, TACIS, MEDA, ecc. e da ora in poi caratterizzata da un approccio cooperativo che copre 1373 regioni prioritarie definite dall’UNSCR,

      e) un maggiore ricorso ai meccanismi di reazione rapida militare/civile,

      f)  la rigorosa applicazione della clausola antiterrorismo inserita negli accordi con paesi in cui è stata provata la presenza di minacce terroristiche o attività terroristiche specifiche, quali il reclutamento, la formazione o il finanziamento, o con qualsiasi altro paese che rappresenti una minaccia potenziale per l’Unione; occorre pertanto prestare attenzione alla proposta presentata dal Parlamento nel 2002 riguardo ad un Codice di condotta interistituzionale per la politica dell’Unione in materia di relazioni esterne,

      g) il pieno ricorso, ove necessario, agli interventi specifici della PESD;

      h) la garanzia del rispetto del diritto umanitario internazionale e della legislazione internazionale sui diritti dell'uomo per quanto riguarda tutte le misure adottate;

      i)  l'attivo contributo dell'Unione europea alla soluzione pacifica ed equa dei cronici problemi regionali nel debito rispetto delle decisioni dell'ONU e del suo ruolo riconosciuto a livello internazionale, come pure al trattamento dei problemi sociali fondamentali (povertà, esclusione sociale) che alimentano la violenza e il terrorismo;

19. attribuisce la massima importanza al proprio contributo alla lotta contro il terrorismo e esorta pertanto la sua commissione per gli affari esteri e quella per le libertà civile a trovare una procedura adeguata per preparare raccomandazioni al riguardo da trasmettere sia al Consiglio sia alla Commissione; invita a tale proposito, il Consiglio ad informare esaustivamente e a consultare la commissione per gli affari esteri e la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni in merito alla questione dell'elenco comunitario di organizzazioni terroristiche; plaude in tal senso alla reazione positiva della Presidenza lussemburghese;

20. ritiene necessario, in caso di catastrofi naturali, ricorrere alle capacità sviluppate dal Consiglio e della Commissione in ambito civile-militare, fra cui la cellula di pianificazione civile-militare e programmi quali GALILEO e il GMES;

Priorità del Parlamento europeo nelle varie regioni geografiche per il 2005

21. invita il Consiglio a prendere misure immediate per ovviare all’attuale squilibrio sul piano geografico tra le disposizioni PESC adottate nell’ultimo decennio in modo da giungere ad un più giusto equilibrio tra le varie regioni, in linea con gli obiettivi globali dell’Unione; invita il Consiglio in particolare a creare un equilibrio geografico tra gli sforzi effettuati sinora verso l'est a seguito dell'allargamento e nuovi sforzi verso il sud del Mediterraneo; ribadisce tuttavia che dovrebbe quantomeno evitare qualsiasi gesto distaccato che potrebbe essere interpretato come un minore interesse da parte dell'Unione al conseguimento di progressi nei Balcani occidentali, in Ucraina e in Georgia;

22. raccomanda pertanto che il Consiglio adotti le misure necessarie affinché l’Unione possa avvalersi delle relazioni privilegiate con talune zone geografiche (tramite accordi di associazione biregionali, multilaterali o bilaterali, ecc.) per aumentare la sua potenza multilaterale nelle trattative con altri paesi e regioni emergenti con cui tali relazioni privilegiate non siano state ancora stabilite; sottolinea inoltre la necessità di non privilegiare ulteriormente i paesi limitrofi dell'UE a scapito delle cruciali relazioni e della solidarietà tra l'Unione e i paesi in via di sviluppo nel resto del mondo;

23. attribuisce comunque la massima importanza innanzitutto ai successivi allargamenti dell’Unione, decisi dal Consiglio europeo del 16-17 dicembre 2004 e, in secondo luogo, allo sviluppo di una politica europea di vicinato, quali principali priorità dell’Unione nell’Agenda politica per il 2005, compreso uno spazio economico europeo per i paesi europei; insiste sull’importanza fondamentale di adoperarsi in ogni modo per giungere ad una soluzione pacifica e dignitosa del conflitto in Medio Oriente in base al ruolino di marcia del Quartetto e all’attuazione del Partenariato strategico con il Mediterraneo e il Medio Oriente, stabilito dal Consiglio europeo del giugno 2004; plaude , a tal fine, al recente Vertice a Sharm el-Sheik tra Ariel Sharon e Abu Mazen; insiste altresì sulla necessità di adoperarsi in ogni modo per contribuire alla soluzione di altri conflitti e crisi esistenti o prevedibili, come quelli in Kossovo, Darfur, Somalia, nella regione dei Grandi Laghi, Iran e Nord Corea (DPRK) e al proseguimento dei progressi sociali nel mondo in linea con gli obiettivi di Sviluppo del Millennio;

24. attribuisce altresì la massima importanza al proseguimento e all'ulteriore sviluppo della strategia europea per i Balcani occidentali ai fini della progressiva inclusione dei paesi dell'area nelle istituzioni europee, soprattutto in vista delle cruciali decisioni che verranno assunte nel secondo semestre del 2005 sullo status definitivo del Kossovo;

25. è disposto a lavorare con il Consiglio e la Commissione ad una riorganizzazione strategica a lungo termine della Serbia e del Montenegro, compreso il Kosovo, allo scopo di consentire a tutti gli abitanti della regione un futuro pacifico comune nell'Unione europea;

26. si attende una stretta cooperazione con il Consiglio e la Commissione per sostenere dal punto di vista politico ed economico il processo di pace in corso in Medio Oriente;

27. giudica importante che l'UE e gli USA abbiano una relazione costruttiva e che la NATO diventi ancora una volta più di un foro di discussione politica in una situazione di parità, nell'ambito del quale deve essere trovato un giusto equilibrio tra gli strumenti di prevenzione, gestione delle crisi e capacità militare; considera fondamentale l`adozione di posizioni comuni (PE - Congresso Americano) su determinate questioni internazionali di interesse comune (lotta al terrorismo, conflitti regionali, proliferazione di armi di distruzione di massa, cooperazione energetica, cambiamenti climatici, ecc...) e ritiene che, specialmente nel 2005, nel decennale della dichiarazione di Madrid, dovrebbe essere dato nuovo slancio alle relazioni transatlantiche: completamento del Mercato Transatlantico entro il 2015, aggiornamento della Nuova Agenda Transatlantica con un Accordo di Partenariato Transatlantico che dovrebbe entrare in vigore al più presto e comunque entro due anni;

28. sottolinea la necessità di una stretta cooperazione tra l'Unione europea e gli Stati Uniti nel far fronte ai problemi economici, politici e di sicurezza su scala planetaria; chiede l'elaborazione di un nuovo programma transatlantico volto a strutturare il dialogo sulle questioni di portata mondiale;

29. esorta il Consiglio a discutere con il Parlamento europeo del concetto di "partenariati strategici" con paesi terzi, che debbono fondarsi sulla condivisione e la promozione di valori comuni; chiede, a tale proposito, una valutazione globale dei partenariati strategici con la Federazione russa e la Cina;

30. invita il Consiglio e la Commissione ad adoperarsi in ogni modo per garantire una stretta relazione con la Russia, che rifletta interessi e valori comune e basata sul pieno rispetto dei diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia;

31. appoggia, a tale proposito, la proposta del Consiglio di una gestione comune delle crisi tra l'Unione europea e la Russia per quanto riguarda i conflitti in Transnistria e nel Caucaso meridionale; rileva che la guerra in Cecenia complica lo sviluppo di un autentico partenariato e rinnova il proprio invito a trovare una soluzione politica del conflitto che veda la partecipazione di tutte le componenti democratiche della società cecena;

32. deplora che le relazioni con la Cina abbiano registrato progressi soltanto in ambito commerciale ed economico, senza alcuno sviluppo di rilievo per quanto riguarda i diritti dell'uomo e la democrazia; a tale proposito, invita il Consiglio a non revocare l'embargo sulla vendita di armi e a individuare soluzioni per agevolare il dialogo, allentare la tensione e incoraggiare il disarmo tra le due sponde dello Stretto,

33. esprime profonda preoccupazione per l'ingente numero di missili nella Cina meridionale puntati contro lo Stretto di Taiwan e per la cosiddetta "legge anti-separazione" della Repubblica popolare cinese, che aggrava senza alcuna ragione la situazione nello Stretto; invita la Repubblica popolare cinese e la Repubblica di Cina (Taiwan) a ripristinare il dialogo politico sulla base di una comprensione e di un riconoscimento reciproci onde promuovere la stabilità, la democrazia, i diritti dell'uomo e lo stato di diritto in Asia orientale;

34. appoggia gli sforzi effettuati dal Regno Unito, dalla Francia e dalla Germania, come pure dal Consiglio e dalla Commissione, nell'incoraggiare l'Iran a diventare un partner attivo e benevolo nella regione dando prova del pieno rispetto dei diritti dell'uomo, e nell'assicurare che non metta a punto armi nucleari; sottolinea che prove di un continuo sviluppo di armi nucleari avrebbero gravissime ripercussioni sulle relazioni tra l'Unione e l'Iran;

35. sostiene un ulteriore consolidamento dell'impegno europeo in Afghanistan e raccomanda un finanziamento a medio termine sicuro e affidabile di questo compito; si esprime a favore di un rafforzamento degli sforzi per la ricostruzione della comunità internazionale; annette particolare importanza alla messa a punto del sistema scolastico, al miglioramento della situazione delle donne, delle ragazze e dei bambini, al disarmo e alle misure di reintegrazione nonché allo sviluppo e alla realizzazione di alternative economiche alla coltivazione dell'oppio;

36. invita il Consiglio ad avviare quanto prima una procedura in vista dell'adozione di una posizione comune PESC sull'Iraq;

37. esprime a tale riguardo profonda preoccupazione per la dichiarazione della Repubblica popolare democratica di Corea, in data 10 febbraio 2005, relativa alla sua intenzione di sospendere per un periodo di tempo indefinito la propria partecipazione ai negoziati multilaterali sul suo programma nucleare;

38. rinvia alle sue numerose risoluzioni e relazioni riguardanti le varie zone geografiche, che contengono contributi validi alla discussione sul modo in cui la politica dell’Unione europea nei confronti di tali zone geografiche dovrebbe svilupparsi in vista del raggiungimento del giusto equilibrio menzionato sopra;

39. sottolinea ancora una volta il ruolo attivo che l'Unione deve svolgere nelle sue relazioni con paesi terzi per promuovere i diritti umani e garantire la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio quali parti integranti e fondamentali sia della PESC che della PESD;

40. cita l’azione concertata dell’Unione europea nel corso delle recenti elezioni in Ucraina quale buon esempio del modo in cui le varie istituzioni europee, insieme agli Stati membri, dovrebbero reagire e assumere un ruolo guida nei casi in cui entrano in gioco gli interessi e i valori comuni europei; si impegna ad appoggiare ulteriori passi per quanto riguarda l'Ucraina dato che i recenti sviluppi rappresentano chiaramente sfide importanti anche per l'Unione;

41. invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione, oltre alle misure previste dal Piano d'azione nel quadro della Politica europea di vicinato, altre forme di associazione con l'Ucraina, che offrano al paese una chiara prospettiva europea e che rispondano alle aspirazioni dimostrate dalla grande maggioranza del popolo ucraino, in vista dell'eventuale adesione del paese all'Unione europea;

Opinione del Parlamento europeo sul ruolo dell’Unione in talune organizzazioni multilaterali

42. in attesa dell’entrata in vigore del nuovo trattato costituzionale che attribuisce espressamente personalità giuridica all’Unione, raccomanda di prendere le misure necessarie al fine di aumentare la rappresentanza dell’Unione nel suo insieme in seno alle varie organizzazioni internazionali multilaterali, compresi in particolare le Nazioni Unite, il Tribunale penale internazionale, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), il Consiglio d’Europa e altri forum pertinenti; chiede al Consiglio e alla Commissione di coinvolgere i deputati al Parlamento europeo, se del caso, alla realizzazione di tale obiettivo; sottolinea in particolare la necessità di rafforzare le relazioni UE con l'OSCE e il Consiglio d'Europa nonché con le Nazioni Unite; chiede che al Parlamento sia attribuito un ruolo in linea con l'elevato livello di diplomazia parlamentare con cui contribuisce allo sviluppo della PESC;

43. è del parere che l’Unione nel suo insieme dovrebbe, in particolare, svolgere un ruolo di grande rilievo nel sistema delle Nazioni Unite e appoggiare la riforma delle Nazioni Unite unitamente alle proposte incluse nella relazione del gruppo di lavoro di alto livello sulle minacce, le sfide e i cambiamenti;

Opinione del Parlamento europeo sul finanziamento della PESC per il 2005

44. ribadisce che la risposta alle cinque minacce principali alla sicurezza europea, elencate nella Strategia europea in materia di sicurezza (terrorismo, proliferazione delle armi di distruzione di massa, conflitti regionali, fallimento dello Stato e criminalità organizzata) richiederà un impegno esterno a lungo termine con il ricorso a tutti gli strumenti disponibili, compreso un importante investimento nella ricerca in materia di sicurezza e prevenzione dei conflitti, e comporterà l’identificazione di compromessi finanziari concreti e sostenuti da attuare in modo esplicito nelle future prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013;

45. insiste sul fatto che non è più possibile distinguere tra il finanziamento di spese civili o militari quando si tratta in particolare di operazioni PESD e, più specificatamente, delle operazioni intraprese esclusivamente dall’Unione e programmate e condotte mediante la sua Cellula civile/militare;

46. ribadisce pertanto ancora una volta che i costi comuni per le operazioni militari nel quadro della PESD devono essere finanziati a titolo del bilancio comunitario (come già avviene nella sfera civile nel caso di operazioni di polizia) e non da un bilancio sussidiario o da un fondo di avviamento degli Stati membri, come attualmente previsto;

47. a tal fine ricorda le nuove possibilità offerte dal finanziamento di futuri interventi dai previsti "gruppi di battaglia umanitari" nel caso di disastri naturali laddove è necessario un misto di assistenza di mezzi militari e civili, come è stato recentemente il caso per il disastro dello tsunami nell'Asia meridionale; a tale proposito, invita il Consiglio e la Commissione a formulare una nuova proposta, che tenga conto altresì della proposta del Parlamento europeo relativa a un Corpo di pace civile europeo e all'istituzione di un Corpo volontario europeo di aiuto umanitario, come disposto dall'articolo III-223 della Costituzione;

48. chiede al Consiglio, nell’eventualità di future operazioni PESD nella lotta contro il terrorismo, e contrariamente alle regole attuali quali quella denominata “costs lie where they fall” (ciascuno si fa carico delle spese del proprio personale) o ad altri accordi ad hoc come il cosiddetto “meccanismo Athena”, di considerare l’opportunità di finanziare i costi congiunti di questo tipo di operazione a titolo del bilancio comunitario;

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49. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale dell’ONU, al Segretario generale della NATO e al Presidente del Consiglio d’Europa.

MOTIVAZIONE

Il 30 aprile 2004, il Consiglio ha presentato al Parlamento la sua relazione annuale sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee (lettera H, paragrafo 40, dell’Accordo interistituzionale del 6 maggio 1999) per il 2003. Come indicato chiaramente dal Consiglio, la portata della relazione per il 2003 è limitata alla descrizione delle attività della PESC. La relazione infatti è contenuta in circa dieci pagine, mentre le rimanenti 118 pagine comprendono sette allegati contenenti un elenco descrittivo delle iniziative globali e orizzontali, delle priorità nelle varie zone geografiche, della situazione per quanto riguarda i forum multilaterali, alcune prospettive di azioni future e un certo numero di atti giuridici riguardanti le questioni finanziarie e giuridiche. Pur riconoscendo che una presentazione così strutturale risponde ad una richiesta precedente di questo Parlamento riguardante la struttura della relazione annuale, resta il fatto che la presentazione a posteriori da parte del Consiglio non corrisponde in alcun modo al diritto del Parlamento di venire adeguatamente consultato piuttosto che essere soltanto informato degli aspetti principali e delle scelte di base della PESC. Per tale motivo la prima raccomandazione del relatore sarà di rifiutare questo approccio a posteriori e di chiedere al Consiglio di sostituirlo con un approccio a priori, mediante il quale il Parlamento viene consultato all’inizio di ogni anno sugli aspetti principali e le scelte fondamentali previste dal Consiglio per quell’anno, sia per quanto riguarda le questioni globali che quelle orizzontali, nonché sulle priorità previste per le varie regioni geografiche. Egli invita inoltre il Consiglio a riferire in seguito su come sia stato tenuto conto o meno del contributo del Parlamento.

Come dichiarato dal Consiglio nella sua relazione, gli sviluppi politici principali del 2003 sono stati in sostanza l’adozione della nuova Strategia europea in materia di sicurezza da parte del Consiglio europeo del 12 dicembre 2003, insieme all’adozione della Strategia europea contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, lo sviluppo delle capacità militari necessarie per la gestione delle crisi, compresa la dichiarazione sulle capacità operative dell’Unione nell’ambito dell’obiettivo primario di Helsinki (nonostante il riconoscimento di varie mancanze), la creazione dell’Agenzia europea nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa e l’avvio di due operazioni civili della PESD e delle prime due operazioni militari (Operazione Concordia e Operazione Artemis). Sono inoltre stati istituiti due quadri comprensivi per le relazioni permanenti tra l’Unione europea e le Nazioni Unite, da un lato, e tra l’Unione europea e la NATO, dall’altro. Tuttavia, lo sviluppo più significativo intervenuto prima della presentazione della relazione nell’aprile 2004 rimane indubbiamente il lavoro preparatorio (Convenzione europea e successiva CIG) che avrebbe infine condotto alla firma del trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa il 29 ottobre 2004.

Alcune conseguenze prevedibili della firma del trattato costituzionale sugli aspetti principali e le scelte di base della PESC per il 2005

Per tale motivo, e in linea con quanto indicato nel precedente paragrafo, piuttosto che riesaminare gli eventi del 2003 riferiti nella relazione del Consiglio, il relatore preferisce d’ora in avanti insistere sull’approccio a priori, presentando gli aspetti principali e le scelte di base della PESC per il 2005 a seguito della firma del trattato costituzionale.

Come già delineato dalla nostra commissione, il trattato costituzionale prevede un certo numero di miglioramenti nel settore della PESC. In primo luogo esso comprende nuove definizioni dei principi e degli obiettivi delle azioni esterne dell’Unione, in particolare di quelli riguardanti il rispetto, nella politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, del diritto internazionale e dei principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite. In secondo luogo, esso raggruppa tutti gli articoli pertinenti dei trattati attuali che riguardano i vari aspetti delle azioni esterne dell’Unione nell’ambito del nuovo, unico Titolo V della Parte III. In terzo luogo, esso attribuisce una personalità giuridica all’Unione e, soprattutto, crea la nuova carica di ministro degli affari esteri dell’Unione, che rende conto sia al Parlamento europeo che al Consiglio europeo. Esso crea infine il Servizio europeo per le azioni esterne.

Andrebbe parimenti notato che il trattato costituzionale comprende altresì un numero di importanti miglioramenti nel settore della PESD, compresi l’aggiornamento dei compiti di San Pietroburgo, forze multinazionali istituite dagli Stati membri a disposizione della PESD, il compromesso che consiste nel migliorare progressivamente le capacità militari e nella creazione di un’Agenzia europea per gli armamenti, la ricerca e le capacità militari, le decisioni comunitarie quali nuovo strumento per l’attuazione della PESC/PESD, l’esecuzione dei compiti della PESD, nel quadro dell’Unione, da parte di un gruppo di Stati membri, una cooperazione permanente strutturata tra Stati membri che rispettano criteri più elevati in materia di capacità militari nel quadro dell’Unione per i compiti più impegnativi, la clausola di reciproca solidarietà che stabilisce un obbligo di aiuto e assistenza con tutti i mezzi in possesso di ciascuno Stato membro ad un altro Stato membro vittima di un’aggressione armata sul suo territorio (fatta salva la politica di sicurezza e difesa di taluni Stati membri o il ruolo della NATO per altri Stati membri) e una clausola di solidarietà che prevede una assistenza reciproca al fine di prevenire minacce o attacchi terroristici in caso di disastro.

Il relatore è del parere che la maggior parte, se non tutti, i miglioramenti suelencati, sia nel settore della PESC che in quello della PESD dovrebbero essere realizzati fin d’ora, per lo meno in termini politici, senza attendere la ratifica ufficiale del trattato costituzionale. Ciò dovrebbe valere in particolare per gli aspetti principali e le scelte di base della PESC per il 2005.

Riferimento a taluni problemi globali e orizzontali per il 2005

Oltre agli sviluppi istituzionali menzionati nel paragrafo precedente, il relatore ritiene che andrebbe prestata un’attenzione particolare alle minacce principali alla sicurezza europea elencate nella Strategia europea in materia di sicurezza, vale a dire il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, i conflitti regionali, il fallimento degli Stati e la criminalità organizzata. Poiché tali questioni sono già oggetto di un’importante relazione AFET, sarebbe preferibile riservare a tali problemi un trattamento approfondito nell’ambito di quella relazione. Occorre tuttavia sottolineare che i concetti di “impegno preventivo” e “multilateralismo reale” vanno considerati come due dei più significativi contributi alla sicurezza europea. In particolare, e contrariamente all’opinione di coloro che ritengono che questa ricerca del multilateralismo derivi da una debolezza, in contrasto con la tendenza all’unilateralismo dei poteri più forti, il relatore ritiene che le aspirazioni multilateralistiche denotino piuttosto un livello più elevato di organizzazione politica, frutto di un’esperienza europea di secoli di continui conflitti, guerre e disastri umani. La ricerca di una società internazionale forte, di istituzioni internazionali ben funzionanti e di un ordine internazionale basato sul diritto, perseguita da questa strategia, rappresenta un obiettivo chiaro che si conforma perfettamente a tale livello più elevato di organizzazione politica. Una questione fondamentale, che non è tuttavia contemplata dalla Strategia europea in materia di sicurezza, probabilmente a causa della sua natura controversa, riguarda il momento in cui il ricorso alla forza sia necessario e legittimo. Non possiamo non essere d’accordo con la Strategia europea in materia di sicurezza secondo la quale il quadro fondamentale delle relazioni internazionali deve essere rappresentato dalla Carta delle Nazioni Unite e secondo cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha la responsabilità primaria del mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale. Rimane tuttavia da chiarire in quali circostanze sarebbe legittimo fare ricorso alla forza come soluzione estrema nell’ambito delle azioni comunitarie.

Verrà tuttavia fatto qualche riferimento all’azione concertata dell’Unione europea contro il terrorismo. L’Europa si trova ad essere un obiettivo nonché una base del terrorismo e i paesi europei hanno già subito attacchi. Il Parlamento condivide l’opinione secondo cui la lotta contro il terrorismo causa il venir meno della distinzione tradizionale tra politica estera e politica interna ed è pronto a presentare proposte sulla piena integrazione della lotta contro il terrorismo nella politica comunitaria in materia di relazioni esterne. L’Unione europea produce il 25% del PIL globale, fornisce più del 50% dell’APS a livello mondiale e il 40% del bilancio dell’ONU. È uno dei partner economici più importanti a livello mondiale e ha sottoscritto accordi di vario tipo con più di 122 paesi. L’Unione è pertanto in una buona posizione per far valere il proprio punto di vista nella lotta contro il terrorismo, avvalendosi con coerenza dell’immensa forza e influenza che le deriva dai suoi contatti nel settore dell’economia, del commercio e degli aiuti. La presente relazione comprende pertanto alcune proposte iniziali e la raccomandazione di creare un gruppo di lavoro integrato delle commissioni AFET e LIBE che segua costantemente le attività in questo settore.

Opinioni del Parlamento europeo sulle aree geografiche per il 2005

Una visione d’insieme della ripartizione delle azioni della PESC per aree geografiche dal 1993 al 2003 mostra la priorità attribuita in termini reali alle varie zone. Va rilevato che la zona che ha rappresentato la prima priorità è stata quella dei Balcani occidentali e dell’Europa orientale, con circa 120 azioni PESC, seguita dall’Africa subsahariana, con circa 60 azioni, l’Asia, con 25 azioni, il Mediterraneo e il Medio Oriente, con meno di 20 azioni nonché la Confederazione di Stati indipendenti (CSI) con circa 15 azioni, e infine la regione con il minor numero di azioni, ovvero l’America latina e i Caraibi (con meno di 6 azioni). Se si esamina l’elenco alla luce delle varie questioni orizzontali, emerge in primo luogo la questione degli armamenti, del disarmo e della non proliferazione, con circa 40 interventi, seguita dalla PESD (all’epoca in piena ascesa), con meno di 20 interventi, molto prima, però, della prevenzione dei conflitti e della lotta contro il terrorismo, cui sono dedicate in tutto meno di 6 azioni. È chiaro che da allora, e nella prospettiva del 2005, questa analisi orizzontale è drasticamente cambiata poiché attualmente la maggior parte delle azioni è incentrata sul terrorismo e sulla PESD. Per quanto riguarda la questione geografica, è quindi fondamentale correggere l’evidente squilibrio tra le varie aree geografiche in modo da rendere la PESC una effettiva politica globale dell’Unione e non un semplice elenco di aree prioritarie. In un gran numero di risoluzioni dedicate alle varie zone, il Parlamento ha raccomandato il modo in cui la politica dell’Unione nei confronti di ciascuna regione va perseguita e non vi è necessità di ripetere una lista così esauriente. Basti quindi insistere (come nella relazione in oggetto) sulla necessità di un equilibrio più giusto tra le regioni affinché l’Unione possa eventualmente valersi delle sue relazioni speciali con talune regioni per sostenere le sue posizioni nelle trattative con altre regioni emergenti, con le quali tale legame speciale non sia ancora stato stabilito.

Opinioni del Parlamento europeo sul finanziamento della PESC per il 2005

Il Parlamento europeo ha più volte espresso il parere secondo cui la responsabilità dell’Unione di onorare i propri impegni per un numero di questioni cruciali quali la lotta globale contro la povertà, la promozione dei diritti umani e della democrazia e i legami con i paesi partner nel mondo richiede congrui mezzi finanziari. È inoltre sempre più evidente che la distinzione artificiale tra spese militari e civili non è più possibile, specialmente in considerazione della filosofia comune civile e militare alla base della politica comunitaria di prevenzione dei conflitti e gestione delle crisi, e alla luce degli ultimi sviluppi nel settore della PESD, in particolare per quanto riguarda le operazioni autonome dell’Unione europea programmate e condotte esclusivamente con mezzi europei.

Questo è infatti un elemento chiave del parere del Parlamento europeo, in evidente e particolare disaccordo con le formule attuali per lo stanziamento di fondi destinati alle operazioni PESD, che presenta almeno due lacune fondamentali: innanzitutto, il fatto ben noto che tali fondi si sottraggono al controllo democratico sia da parte dei parlamenti nazionali che da parte del Parlamento europeo; in secondo luogo (cosa probabilmente ancor più grave) la prova che questi tipi di fondi sono normalmente finanziati attraverso vari meccanismi che, in ultima analisi, finiscono per imporre l’onere finanziario principale sugli Stati membri che forniscono il maggior numero di militari, con la conseguenza che tali Stati membri sono sempre più riluttanti a impegnarsi in modo significativo in operazioni future. È quindi venuto il momento di porre fine a questo circolo vizioso e la presente relazione comprende alcune proposte in tal senso.

PROCEDURA

Titolo

Relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo relativa agli aspetti principali e alle scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee – 2003

Numero di procedura

2004/2172(INI)

Base regolamentare

art. 112, par. 1

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

AFET
28.10.2004

Commissione(i) competente(i) per parere

        Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

 

 

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Proposta(e) di risoluzione inclusa(e) nella relazione

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Elmar Brok
13.9.2004

 

Relatore(i) sostituito(i)

 

 

Esame in commissione

18.1.2005

15.3.2005

 

 

 

Approvazione

16.3.2005

Esito della votazione finale

favorevoli:

contrari:

astensioni:

47

13

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Bastiaan Belder, Monika Beňová, André Brie, Elmar Brok, Philip Claeys, Simon Coveney, Véronique De Keyser, Giorgos Dimitrakopoulos, Anna Elzbieta Fotyga, Maciej Marian Giertych, Ana Maria Gomes, Alfred Gomolka, Anna Ibrisagic, Toomas Hendrik Ilves, Ioannis Kasoulides, Bogdan Klich, Helmut Kuhne, Joost Lagendijk, Vytautas Landsbergis, Armin Laschet, Willy Meyer Pleite, Francisco José Millán Mon, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Raimon Obiols i Germà, Vural Öger, Justas Vincas Paleckis, Mirosław Mariusz Piotrowski, Tobias Pflüger, Bernd Posselt, Michel Rocard, Raül Romeva i Rueda, Libor Rouček, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, György Schöpflin, Gitte Seeberg, Ursula Stenzel, István Szent-Iványi, Charles Tannock, Inese Vaidere, Geoffrey Van Orden, Ari Vatanen, Paavo Väyrynen, Karl von Wogau, Jan Marinus Wiersma, Luis Yañez-Barnuevo García, Josef Zieleniec

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Laima Liucija Andrikienė, Alexandra Dobolyi, Árpád Duka-Zólyomi, Michl Ebner, Milan Horáček, Jaromír Kohlíček, Jaime Mayor Oreja, Erik Meijer, Pasqualina Napoletano, Janusz Onyszkiewicz, Doris Pack, Józef Pinior, Aloyzas Sakalas, Inger Segelström

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

Deposito – A[6]

21.3.2005

A6‑0062/2005

Osservazioni

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