RELAZIONE sul ruolo delle donne in Turchia nella vita sociale, economica e politica

10.6.2005 - (2004/2215(INI))

Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere
Relatrice: Emine Bozkurt


Procedura : 2004/2215(INI)
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A6-0175/2005
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A6-0175/2005
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul ruolo delle donne in Turchia nella vita sociale, economica e politica

(2004/2215(INI))

Il Parlamento europeo,

–         viste la relazione periodica 2004 e la raccomandazione della Commissione europea sui progressi ottenuti dalla Turchia sulla via dell’adesione del 6 ottobre 2004 (COM(2004)0656)[1] e la propria risoluzione[2] del 15 dicembre 2004 su tale relazione,

–         vista la decisione del Consiglio europeo del 17 dicembre 2004 di avviare i negoziati con la Turchia per l'adesione all’Unione europea,

–         visto l’acquis comunitario nel settore dei diritti della donna e dell'uguaglianza di genere,

–         visto l’articolo 45 del proprio regolamento,

–         vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0175/2005),

A.       considerando che l'avvio dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione europea è previsto per il 3 ottobre 2005,

B.        considerando che la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW)[3] fa parte del diritto internazionale e prevale sul diritto nazionale turco, come riconosce l’articolo 90 della Costituzione turca; considerando inoltre che la Turchia è Parte della CEDAW del 1985, nonché del suo Protocollo opzionale dal 2002,

C.       considerando che il recepimento dell’acquis comunitario è obbligatorio per i paesi candidati che intendono aderire all’Unione europea,

D.       considerando che i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere fanno parte dell’acquis comunitario,

E.        considerando che le recenti riforme legislative varate in Turchia nel campo dei diritti della donna rappresentano un passo importante nell’attuazione dell’acquis, ma che la messa in pratica di queste riforme e di questi cambiamenti e il conseguimento di risultati concreti continuano ad essere un problema considerevole,

F.        considerando che i progressi compiuti in campo legislativo devono ora trovare attuazione nella pratica, e che il nuovo Codice penale non è ancora entrato in vigore ma che ciò dovrebbe accadere il 1° giugno 2005,

G        considerando che la relazione periodica della Commissione europea sui progressi ottenuti dalla Turchia sulla via dell’adesione[4] individua fra le altre le seguenti aree di maggior preoccupazione per quanto concerne la situazione delle donne: la violenza contro le donne, in particolare la violenza domestica e i delitti "d'onore" e "tradizionali", un elevato indice di analfabetismo, una scarsa presenza delle donne in parlamento e negli organi di rappresentanza locali, il basso livello di partecipazione femminile e la diffusa discriminazione nel mercato del lavoro,

H.       considerando che il sottosviluppo economico e sociale in alcune regioni urbane e rurali in generale e nelle regioni svantaggiate della Turchia, la migrazione e i problemi ad essa connessi, come la povertà, e i divari all'interno delle città aggravano i problemi delle donne in tali regioni e ne indeboliscono la posizione, che è ostacolata anche dalle strutture sociali prevalentemente patriarcali,

I.         considerando che centinaia di casi di tortura sono stati segnalati ad organi statali turchi e ad organizzazioni di difesa dei diritti umani sia nel 2003 che nel 2004, e che nel 2003 sono state accolte da Stati membri dell'UE oltre 2000 richieste di asilo da parte di cittadini turchi (tra cui molte donne),

J.         considerando che, a causa della mancanza di una strategia integrata per venire incontro alle necessità economiche, sociali e culturali delle donne curde, queste soffrono di un'accumulazione cronica di problemi (analfabetismo, deterioramento della salute, povertà, esclusione, ecc.),

K.       considerando che in una situazione di discriminazione negativa contro le donne talvolta la soluzione più adeguata risiede in misure temporanee di discriminazione positiva, quali consentite, fra l'altro, dalla CEDAW, e che vi è un'assoluta necessità di modelli di ruolo femminile in posizioni di potere e decisionali, anche al massimo livello,

L.        considerando che il governo turco non ha ancora concluso i negoziati con la Commissione europea in merito alla partecipazione al programma Daphne II volto a contrastare la violenza contro le donne, e appare restio a dare un proprio contributo finanziario,

M.       considerando che secondo stime UNICEF ogni anno sono 600-800.000 le bambine che non frequentano la scuola pur avendo raggiunto l’età dell’obbligo, o perché le famiglie impediscono loro di farlo o perché mancano le infrastrutture che consentirebbero ai bambini di frequentare le scuole nelle zone rurali,

N.       considerando che vi è una grave carenza di dati precisi sulla situazione delle donne in Turchia, soprattutto per quanto riguarda la violenza contro le donne, e che i dati esistenti non coprono ancora tutti i problemi concernenti i diritti delle donne,

O.       considerando che si registra una crescente diminuzione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Turchia,

P.        considerando che la partecipazione politica delle donne agli organi decisionali in Turchia è bassa in misura impressionante, in quanto le donne rappresentano appena il 4,4% dei deputati al Parlamento e solo l’1% circa dei rappresentanti nelle assemblee locali, ed anche la loro partecipazione ai centri di decisione economica e politica è numericamente scarsa,

Q.       considerando che l’indipendenza economica delle donne è essenziale affinché esse possano affermare i propri diritti,

R.        considerando che i 14 centri di assistenza e accoglienza per le donne vittime di violenze esistenti in Turchia non coprono i bisogni di una popolazione di quasi 70 milioni di abitanti e che anche le modeste possibilità fornite dalla legge in vigore, ossia un centro per ogni comune con oltre 50.000 abitanti, non vengono sufficientemente utilizzate,

S.        considerando che il 6 marzo 2005 la polizia ha sciolto in modo violento una dimostrazione che era in corso a Istanbul in relazione alla Giornata internazionale delle donne,

1.        sottolinea che il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle donne, costituisce una conditio sine qua non per l’adesione all’Unione europea, e chiede alla Commissione europea di inserire la questione dei diritti dell'uomo, ivi compresi i diritti delle donne, come punto prioritario nell'agenda dei negoziati con la Turchia;

2.        sottolinea che lo Stato turco deve tenere in modo accurato - e dove necessario creare - l'anagrafe dei matrimoni e delle nascite coprendo tutto il territorio nazionale, in modo da garantire ad ogni uomo e ad ogni donna pieni diritti di cittadinanza e la possibilità di godere appieno dei propri diritti umani, ad esempio l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria;

3.        esprime apprezzamento al governo e al parlamento turchi per le recenti riforme legislative aventi attinenza con la situazione delle donne, riforme che hanno toccato fra l'altro la Costituzione, il codice civile, il codice penale e il codice del lavoro, ma esprime la propria preoccupazione per la mancanza di progressi sufficienti nell'applicazione e nell'attuazione della legislazione in materia di diritti delle donne, e si attende pertanto concrete misure sensibili alle specificità di genere, programmi e progetti di attuazione, nonché un costante monitoraggio dell'attuazione della legislazione, ad esempio mediante periodiche valutazioni dell'impatto di genere;

4.        esprime apprezzamento al governo turco per le recenti riforme giuridiche che rendono i delitti d'onore punibili con l'ergastolo e consentono di punire la complicità in tali delitti; esprime apprezzamento ed approvazione per il riconoscimento quale reato dello stupro commesso nell'ambito del matrimonio, invitando i governi degli Stati membri dell'Unione europea a seguire tale esempio;

5.        sottolinea la necessità di un'attuazione piena ed efficace delle nuove norme e chiede al governo turco di dotare la direzione generale per la condizione femminile di un mandato chiaro nonché di sufficienti risorse finanziarie e di personale;

6.        invita il governo turco a procedere alle necessarie riforme - e alla loro corretta attuazione - riguardo alla protezione e alla dignità delle minoranze nel paese, in particolare delle comunità curde della Turchia sudorientale, dove la situazione dei diritti delle donne permane preoccupante (analfabetismo, esclusione sociale e professionale, povertà, ecc.); invita il governo turco a cooperare con i sindaci di queste regioni nell'elaborazione e promozione di programmi mirati per le pari opportunità e i diritti delle donne;

7.        sottolinea che il governo, con l'ausilio della direzione generale e in collaborazione con le ONG femminili, deve definire un approccio olistico, con obiettivi qualitativi e quantitativi, per garantire i diritti delle donne, e che tale approccio deve pienamente rispettare e riconoscere i diritti umani delle donne quali diritti degli individui, a prescindere dai loro ruoli tradizionali di mogli e di madri, con pieno impegno politico; sottolinea che il governo deve attuare il mainstreaming di genere in accordo con l'articolo 10 della Costituzione, deve fare opera di sensibilizzazione sulle questioni femminili e tutelare i diritti delle donne, deve istituire un bilancio di genere (gender budget) a livello nazionale e locale e deve sistematicamente varare e sviluppare progetti sui diritti delle donne;

8.        riconosce il ruolo positivo svolto dalla società civile nella realizzazione delle recenti riforme legislative e riconosce che per attuare i cambiamenti democratici occorre l'informazione e la mobilitazione di tutta la classe politica, della società civile, delle comunità religiose e dei mass media;

9.        invita la Commissione europea nonché il governo turco a riconoscere il ruolo delle organizzazioni per i diritti delle donne quali partner del governo, a sostenerle, a fornire loro finanziamenti adeguati e a garantirne l'indipendenza in linea con quanto accade nell'Unione europea;

10.      invita il governo turco a proseguire un dialogo produttivo con la società civile, a cooperare ove possibile e a consolidare tale cooperazione attraverso strutture e istituzioni ufficiali e stabili, nonché a coinvolgere le ONG nel processo negoziale per l'adesione all'UE;

11.      sottolinea l’importanza di una cooperazione strutturata fra le parti sociali e tra ONG turche e ONG dell’Unione europea, ad esempio attraverso programmi di scambio e gemellaggi fra tali organizzazioni;

12.      afferma che nelle prospettive finanziarie dell'UE per il periodo 2007-2013 dovranno essere previsti fondi adeguati per le ONG che operano in Turchia, nel quadro dell’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo;

13.      chiede alla Commissione europea, alla luce del terzo pilastro della sua strategia di adesione e in cooperazione col governo turco, di avviare e sostenere dibattiti in seno alla società turca sui diritti delle donne, organizzando discussioni in particolare sulla violenza, l'analfabetismo e il diritto all'istruzione e specialmente nelle zone rurali e svantaggiate;

14.      condanna l’uso eccessivo della forza da parte di membri della polizia nel corso di dimostrazioni e accoglie con favore l’impegno recentemente espresso dal governo di confermare la circolare del ministero dell'Interno del 17 agosto 2004 sulla prevenzione e la punizione dell’eventuale uso sproporzionato della forza da parte delle forze di sicurezza; sollecita il governo a fare opera di sensibilizzazione sui diritti delle donne e ad assicurare la necessaria formazione di cui al paragrafo 15 della presente risoluzione;

15.      rileva che la tutela dei diritti della donna è ancora insufficiente sul piano concreto, soprattutto per quanto concerne la violenza contro le donne, ed esorta il governo a dedicare maggiore attenzione all’attuazione della legislazione, tra l’altro istituendo con urgenza centri di assistenza e accoglienza, sostenendo le iniziative della società civile e fornendo adeguati finanziamenti, a carico dei bilanci nazionali e municipali, ai centri di assistenza sia governativi che gestiti da ONG, nonché predisponendo una formazione obbligatoria in materia di sensibilità alle questioni di genere e alla violenza per gli amministratori pubblici, la polizia, la magistratura e il personale addetto alla sanità e all'istruzione;

16.      invita il governo turco ad emendare la legge n. 5215 sull’amministrazione municipale in relazione ai centri di assistenza e accoglienza in modo da introdurre l’obbligo di istituire centri multipli in tutti i comuni con oltre 50 000 abitanti, assicurare che tutti i suddetti centri siano costruiti e mantenuti in conformità alle norme internazionali, ed agevolare e sostenere le ONG che istituiscono tali centri e strutture analoghe;

17.      riconosce che la Turchia ha già fatto un primo passo attuando la legislazione e prende atto dei singoli progetti già impostati; riconosce inoltre il ruolo positivo svolto dalla Commissione europea per quanto riguarda questi progetti;

18.      invita il governo della Turchia a creare nuovi asili nido per favorire l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro;

19.      accoglie con favore - come un primo passo - il recente annuncio del governo secondo cui entro il 2005 saranno aperti circa cinque nuovi centri di assistenza e accoglienza;

20.      chiede al governo turco di prendere seriamente in considerazione una partecipazione al programma Daphne II volto a contrastare la violenza contro le donne;

21.      condanna i casi di poligamia, matrimoni forzati, delitti "tradizionali", delitti d’onore e in generale la violenza contro le donne, comprese le molestie sessuali sul lavoro, e chiede al governo turco nel suo complesso e ai singoli membro del gabinetto e del parlamento di fare altrettanto, individuando strumenti per prevenire e far cessare tali reati, punendo con pari severità i delitti "tradizionali" e i delitti d'onore, organizzando e partecipando a campagne di sensibilizzazione su tali temi e sostenendo finanziariamente le campagne delle ONG su questi problemi;

22.      esorta il governo a prendere provvedimenti per garantire la sicurezza delle vittime e dei testimoni nel corso dei procedimenti giudiziari su casi di violenza contro le donne;

23.      plaude alla sanzione penale di test di verginità ed esami dei genitali non volontari; rileva l'eccezione prevista in caso di ordinanza del tribunale, ma sottolinea che anche in presenza di una tale ordinanza l'assenso della donna interessata dev'essere imprescindibile;

24.      invita il governo ad assicurare alle donne che sono state vittima di violenze, o che rischiano di esserlo, un’assistenza sanitaria e legale adeguata e facilmente accessibile, a fornire loro protezione, nonché a istituire help line telefoniche per consentire alle donne di denunciare i casi di violenza e di chiedere aiuto;

25.      esprime apprezzamento al governo turco per le recenti riforme giuridiche che rendono i delitti d'onore punibili con l'ergastolo e consentono di punire i complici di tali delitti; esprime apprezzamento per il riconoscimento quale reato dello stupro commesso nell'ambito del matrimonio, ed esige che il governo turco assicuri l'effettiva applicazione delle sanzioni penali previste; invita gli Stati membri dell'Unione europea a combattere i delitti d'onore sul proprio territorio;

26.      chiede alla Commissione europea di sostenere la realizzazione di studi di prevalenza indipendenti ed esaurienti, che consentano fra l'altro di avere dati affidabili, soprattutto riguardo all’indice di analfabetismo tra le donne, ai problemi della partecipazione femminile al mercato del lavoro e alla violenza contro le donne, in particolare la violenza domestica e i delitti d'onore, in modo da aiutare le autorità responsabili a prendere le misure del caso;

27.      esorta la Turchia, quale Parte della convenzione CEDAW delle Nazioni Unite e del relativo Protocollo opzionale, a ratificare il Protocollo aggiuntivo n. 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo[5] che mira ad impedire le discriminazioni;

28.      propone l’introduzione di un sistema obbligatorio di quote elettorali, unitamente all’iscrizione nelle liste dei candidati secondo lo "zipper-system" (stretta alternanza di candidati maschi e femmine), quale miglior provvedimento possibile per incrementare nel breve termine la partecipazione delle donne alla vita politica turca; propone che le pertinenti norme di legge turche siano emendate a tale effetto;

29.      incoraggia i partiti politici in Turchia ad estendere il ruolo delle donne nelle loro gerarchie al di là delle organizzazioni femminili di partito, conferendo alle donne ruoli di spicco nella struttura organizzativa dei partiti, creando la consapevolezza dell'importanza della partecipazione politica delle donne, e impegnandosi nella ricerca, nella formazione e nel sostegno di donne candidate a funzioni politiche; è convinto che tali strategie possano essere rafforzate dalla cooperazione con partiti politici europei grazie allo scambio effettivo e reciproco di esperienze e punti di vista;

30.      accoglie con favore la proposta di istituire al Parlamento turco una commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere con pieni poteri legislativi, sollecita l’adozione delle norme necessarie il prima possibile e invita tale commissione a tenere contatti regolari con la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo;

31.      chiede al Parlamento turco di garantire anche la presenza di deputati donne nella delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Turchia;    

32.      ribadisce la richiesta alle autorità turche di raddoppiare gli sforzi volti a garantire il diritto delle donne all'istruzione e a fare in modo che quelle di loro il cui libero accesso all’istruzione è ostacolato da difficoltà provenienti dalla famiglia o dall'ambiente sociale o culturale siano informate dei loro diritti; suggerisce al governo turco di garantire il diritto all'istruzione primaria e secondaria e di rafforzare le misure di aiuto finanziario ai genitori, soprattutto nelle zone rurali o svantaggiate, in modo da incoraggiarli a scolarizzare i propri figli e in particolare le figlie femmine, visto l'elevato tasso di analfabetismo femminile;

33.      chiede al governo turco di adottare le misure necessarie per combattere l'analfabetismo, specialmente nelle regioni rurali o svantaggiate, in particolare organizzando campagne d'informazione e di sensibilizzazione sull'importanza dell'istruzione e sull'apporto che essa può dare all'economia e alla società, con una particolare attenzione all'istruzione delle bambine;

34.      ritiene che promuovendo un'istruzione sensibile alle specificità di genere e la partecipazione obbligatoria delle alunne e studentesse le cui famiglie vivono principalmente in regioni decentrate si contribuirebbe a migliorare gli standard sociali e ad aprire la società alle problematiche di genere; incoraggia perciò il processo volto a rendere l’istruzione più sensibile alle specificità di genere, ad esempio mediante una revisione del materiale didattico in accordo con l’articolo 5 della Convenzione CEDAW, ed invita il governo ad assicurare che l’insegnamento impartito a ragazze e ragazzi comprenda le tematiche dei diritti della donna e dell'uguaglianza di genere;

35.      invita la Commissione e il governo turco a lanciare campagne mediatiche (televisive e radiofoniche) che richiamino l'attenzione sull'importanza del rispetto dei diritti delle donne e sugli effetti positivi che ne derivano per la vita sociale e lavorativa;

36.      sottolinea che la Turchia deve ottemperare pienamente all’acquis comunitario in materia di parità retributiva, pari opportunità e parità di trattamento per gli uomini e le donne nella vita lavorativa e nel mercato del lavoro, e deve migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro e alla formazione permanente, con misure miranti fra l'altro a combattere le discriminazioni e ad assicurare la compatibilità fra vita lavorativa e familiare;

37.      invita il governo turco a fornire informazioni sulla situazione dei diritti delle donne che lavorano in imprese familiari, nell'agricoltura o illegalmente;

38.      invita il governo turco a promuovere scambi tra scuole, associazioni e altri enti cui partecipino giovani europei e turchi di entrambi i sessi;

39.      invita la Commissione europea e il governo turco a continuare a creare e sostenere progetti in materia di lavoro e occupazione delle donne, compresi i progetti delle ONG, e invita il governo turco a realizzare piani d'azione nazionali riguardanti le donne e l'occupazione, come fanno comunemente li Stati membri dell'Unione europea;

40.      invita i sindacati e le altre parti sociali dell’Unione europea e della Turchia a cooperare per accrescere in Turchia la partecipazione delle donne alla forza lavoro e allo svolgimento di funzioni dirigenziali in vari settori del mercato del lavoro;

41.      sottolinea la propria intenzione di seguire da vicino la situazione delle donne in Turchia e di redigere una relazione annuale sull'argomento attraverso la propria commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, e dà mandato alla Commissione europea di fare altrettanto;

42.      invita la Commissione, nel contesto della sua prima relazione al Consiglio europeo del dicembre 2005 sul ritmo delle riforme - che determinerà anche l'andamento dei negoziati - , a riferire in modo sistematico ed esauriente sui progressi fino allora compiuti in fatto di modifiche legislative e attuazione delle norme al fine di promuovere i diritti delle donne;

43.      incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d’Europa nonché al governo e al Parlamento della Turchia.

TRADUZIONE ESTERNA

MOTIVAZIONE

Durante la preparazione del presente progetto di relazione, la relatrice ha tenuto contatti regolari e ha avuto discussioni approfondite con un’ampia serie di interlocutori in Turchia e nell’Unione europea sia a livello pubblico che privato. In tale ambito si sono svolte le seguenti attività:

- uno scambio di opinioni tra l’Ambasciatore Demiralp, rappresentante permanente della Turchia presso l’Unione europea, e i membri della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo in data 25 novembre 2004;

- una visita con i membri della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere alla mostra “Donne in Turchia – Madri, Sultane e Dee” al BOZAR in data 6 gennaio 2005;

- uno scambio di opinioni con il team per l’allargamento della Commissione europea per la Turchia in data 27 gennaio 2005;

- una visita della delegazione della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere in Turchia, nel corso della quale si sono svolte discussioni con il Parlamento turco, il Primo ministro, il Ministro delle Politiche a favore della donna, il Ministro della Giustizia e con i rappresentanti sindacali, sono state effettuate visite presso le università, sono stati visionati progetti locali e svolti scambi di opinioni con diverse organizzazioni per i diritti della donna; la visita della delegazione ha avuto luogo dal 31 gennaio al 2 febbraio 2005;

- un’audizione pubblica sul tema dei diritti della donna in Turchia presso il Parlamento europeo in data 16 marzo 2005;

- la conduzione di uno scambio di opinioni tra il ministro turco delle Politiche a favore della donna, Güldal Aksit, e il commissario europeo per l’Occupazione e le pari opportunità, Vladimir Spidla, in data 16 marzo 2005.

La relatrice si rammarica per il fatto che in ossequio alle norme del Parlamento europeo la delegazione sia stata impossibilitata a visitare anche le aree rurali, ma spera che gli incontri con i rappresentanti di tali aree abbiano contribuito a definire un quadro pieno e completo della situazione nell’intera Turchia. La relatrice raccomanda che in una futura occasione sia rilasciata un’autorizzazione speciale atta a prolungare la visita oltre i tre giorni formalmente previsti a tale scopo.

Società civile

Le relazioni tra le ONG e il governo turco non sono state sempre facili. Per tale ragione la presente relazione sottolinea quanto sia importante mantenere un atteggiamento aperto di cooperazione tra la società civile e il governo. In questo ambito si inserisce anche il pieno diritto delle ONG e di altri organismi ad inscenare manifestazioni pubbliche. Visto il grande clamore suscitato presso l’opinione pubblica a causa l’uso eccessivo della forza nel corso di una manifestazione ad Istanbul il 6 marzo 2005, la relatrice ha ritenuto opportuno accludere alla presente motivazione una breve descrizione dell’incidente, effettuata sulla base dei riscontri preliminari raccolti dalla delegazione della Commissione europea in Turchia. In riferimento a tali riscontri la relazione condanna l’uso eccessivo della forza, ma accoglie con favore l’impegno del governo volto a punire i responsabili e ad impedire il ripetersi di tali incidenti.

Domenica 6 marzo la polizia turca ha disperso con la violenza una manifestazione che si stava svolgendo ad Istanbul in vista della Giornata internazionale della donna. Quel giorno erano in corso diverse manifestazioni collegate a tale ricorrenza. La manifestazione che è stata dispersa con la forza era stata vietata nel luogo dove si stava svolgendo e vi prendevano parte sia uomini che donne, non solo donne. Tutte le altre manifestazioni si sono svolte senza incidenti. Già nel 2004 il Ministro degli Interni turco aveva emesso una nota in cui indicava chiaramente che era severamente vietato l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia e che atti simili sarebbero stati sanzionati. Dopo tali avvenimenti e a seguito della reazione sia dell’opinione pubblica europea che delle Istituzioni europee, le autorità turche hanno avviato un’indagine, sospendendo sei poliziotti fino a conclusione dell’inchiesta.

Violenza contro le donne


Nonostante la scarsità di dati affidabili, precisi e indipendenti in merito alla violenza contro le donne in Turchia, la relatrice desidera condividere i dati sotto riportati che sono stati estrapolati da ricerche esistenti e che contribuiscono ad illustrare la portata del problema senza la pretesa di fornire un quadro pieno e completo della situazione. A fronte di questa carenza di dati si chiede alla Commissione europea di svolgere e di sostenere studi di prevalenza indipendenti.

Dalle ricerche[6] disponibili emerge quanto segue:

Nel periodo tra il 1990 e il 1996 sono state intervistate 1 259 donne, l’88,2% delle quali ha dichiarato di vivere in un ambiente violento, mentre il 68% ha affermato di aver subito percosse.

Secondo gli uomini, nel 1995 il 34% delle donne sposate hanno subito violenze da parte del coniuge.

Nel 1995 quasi tutte le donne residenti nelle aree degradate di Ankara hanno subito violenze tra le mura domestiche.

Nel 1998 il 58% delle donne nell’Anatolia orientale e sudorientale ha dichiarato di aver subito un’aggressione fisica.

Nel 1998 il 23% delle donne nella fascia di reddito medio-alto ha subito aggressioni fisiche o percosse dal marito.

L’86,1% delle vittime di violenza domestica sono donne.

Il 39,2% delle donne convengono che il marito è legittimato a picchiare la moglie; il 63% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni convengono che picchiare una donna può essere legittimo.

Partecipazione politica delle donne

La partecipazione delle donne alla vita politica in Turchia permane bassa, e questo è un dato preoccupante. Sia le ONG che i politici donna auspicano l’introduzione di sistemi di quote. È in corso un dibattito giuridico teso ad appurare se l’articolo 10 della nuova Costituzione turca, ai sensi del quale il governo è tenuto a prendere provvedimenti per assicurare la parità di trattamento tra uomini e donne, consente misure che rientrano nella cosiddetta discriminazione positiva. La relatrice è dell’opinione che l’articolo debba essere interpretato nel senso che non proibisce l’adozione di misure tese a sovvertire la presente disuguaglianza, come i sistemi di quote per le elezioni, ovvero che l’articolo debba essere modificato in modo da consentire esplicitamente l’adozione di tali misure. In ogni caso si sottolinea che tali misure sono giustificate a fronte dei dati che indicano una partecipazione drasticamente bassa delle donne alla vita politica turca.

Istruzione

Ogni anno sono oltre mezzo milione le bambine che non frequentano la scuola, sebbene in Turchia sia prevista una scolarità obbligatoria di almeno 8 anni. Le cause del problema sono diverse. Le famiglie non annettono abbastanza importanza all’istruzione delle ragazze. Nella parte sudorientale, in particolare, il numero delle bambine che non frequentano la scuola è sproporzionatamente elevato. In tale area i conflitti regionali hanno destabilizzato la società. Molte famiglie hanno paura a mandare i figli a scuola a causa dell’insicurezza che contorna i trasporti. Il governo, di concerto con l’UNICEF, ha istituito un programma teso a fornire agli studenti un servizio di trasporto in condizioni di sicurezza. Si calcola che usufruiranno di tale servizio circa 700 000 studenti. Tale programma rientra nel piano approntato affinché la totalità dei bambini frequentino la scuola entro il 2010. In tale contesto sono stati inoltre predisposti incentivi economici per le famiglie più povere che iscrivono i figli a scuola, tali incentivi sono più ingenti per le ragazze rispetto ai ragazzi. L’istruzione riveste infatti un’importanza capitale per ridurre il tasso di analfabetismo in Turchia (che attualmente si attesta al 25% per le donne), il che a sua volta è fondamentale per consentire alle donne di entrare nel mercato del lavoro e nella vita politica.

Partecipazione delle donne al mercato del lavoro

Secondo quanto indicato negli studi della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, in Turchia solo il 27% delle donne attualmente fanno parte del mercato del lavoro, dato che nel 1998 si attestava al 35%. Le normative e la disponibilità di infrastrutture per la cura dell’infanzia sono già state migliorate e la Commissione europea ha approntato diversi progetti tesi ad accrescere il numero di donne con un’occupazione retribuita, ad esempio programmi di formazione professionale e programmi a sostegno dell’imprenditoria femminile. Il fatto che il numero delle donne nella forza lavoro sia ancora in calo è quindi motivo di preoccupazione e di sconcerto, in quanto in alcune aree i risultati conseguiti dalle donne sono eccellenti, infatti esse rappresentano circa il 30% degli avvocati, della comunità accademica e dei medici. Il fenomeno può essere riconducibile in parte all’emigrazione dalle aree rurali verso le aree urbane e alla partecipazione relativamente elevata delle donne al cosiddetto settore informale; tuttavia, la relatrice ritiene che il problema sia ancora dovuto ad una percezione negativa dell’opinione pubblica delle donne che lavorano. I sindacati potrebbero svolgere un ruolo importante, organizzando le donne che lavorano e coloro che sono in cerca di un’occupazione retribuita, in modo da facilitare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In tale contesto la relazione chiede che sia instaurata una cooperazione tra i sindacati dell’Unione europea e quelli turchi.

                       L’impegno del governo turco

Quando il governo turco riconosce la necessità di intervenire in relazione ad un problema specifico, la situazione comincia a cambiare rapidamente. La presente relazione va vista come un appello al governo turco affinché riconosca che le donne in Turchia si trovano dinanzi a gravi problemi nella loro vita quotidiana in famiglia, nella società, sul posto di lavoro e nella sfera politica. È stato fatto molto sulla carta, ma ora è necessario tradurre questi provvedimenti sul piano concreto. L’attuazione della legislazione vigente e la tutela effettiva dei diritti della donna ad opera delle autorità turche, oltre al rispetto e al sostegno per le ONG, sono una necessità, se la Turchia vuole aderire all’Unione europea. Ora spetta al governo turco giocare questa partita e spetta all’ex giocatore di calcio e all’attuale Primo ministro Erdogan predisporne le mosse.

PROCEDURA

Titolo

Ruolo delle donne in Turchia nella vita sociale, economica e politica

Numero di procedura

2004/2215(INI)

Base regolamentare

art. 45

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

FEMM18.11.2004

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula

AFET18.11.2004

 

 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

AFET28.4.2005

 

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Proposta(e) di risoluzione inclusa(e) nella relazione

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Emine Bozkurt14.10.2004

 

Relatore(i) sostituito(i)

Emine Bozkurt

 

Esame in commissione

20.4.2005

26.5.2005

 

 

 

Approvazione

26.5.2005

Esito della votazione finale

favorevoli:

contrari:

astensioni:

27

0

4

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Emine Bozkurt, Hiltrud Breyer, Maria Carlshamre, Věra Flasarová, Lissy Gröner, Zita Gurmai, Anneli Jäätteenmäki, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Pia Elda Locatelli, Angelika Niebler, Siiri Oviir, Doris Pack, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Christa Prets, Marie-Line Reynaud, Amalia Sartori, Eva-Britt Svensson, Britta Thomsen, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Véronique De Keyser, Mary Honeyball, Karin Jöns, Christa Klaß, Zuzana Roithová, Feleknas Uca

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Alejandro Cercas, Alexandra Dobolyi, Ioannis Gklavakis, Manolis Mavrommatis, Zita Pleštinská, José Javier Pomés Ruiz, Andreas Schwab

Deposito – A6

10.6.2005

A6‑0175/2005