RELAZIONE sulla protezione sociale e sull'inclusione sociale

8.2.2006 - (2005/2097(INI))

Commissione per l'occupazione e gli affari sociali
Relatrice: Edit Bauer


Procedura : 2005/2097(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A6-0028/2006
Testi presentati :
A6-0028/2006
Testi approvati :

PROGETTO DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla protezione sociale e sull'inclusione sociale

(2005/2097(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Progetto di relazione congiunta sulla protezione sociale e l'inclusione sociale" (COM(2005)0014),

–   visto il documento di lavoro dei funzionari della Commissione dal titolo "Allegato al progetto di relazione congiunta sulla protezione sociale" (SEC(2005)0069),

–   visto il documento di lavoro dei funzionari della Commissione sull'inclusione sociale nei nuovi Stati membri: sintesi del memorandum congiunto sull'inclusione sociale (SEC(2004)0848),

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 22-23 marzo 2005,

–   vista la risoluzione del 9 marzo 2005 sulla revisione a medio termine della strategia di Lisbona[1],

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Santa Maria da Feira del 19 e 20 giugno 2000, e specialmente l'accordo secondo il quale dovrebbero essere definiti indicatori quali punti di riferimento comuni nella lotta contro l'esclusione sociale e nell'eradicazione della povertà,

–   vista la comunicazione della Commissione sull'Agenda Sociale (COM(2005)0033),

–   vista la decisione 2005/600/CE del Consiglio, del 12 luglio 2005, sugli orientamenti per le politiche dell'occupazione negli Stati membri[2],

–   vista la decisione n. 50/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 dicembre 2001, che crea un programma di azione comunitaria per incoraggiare la cooperazione fra gli Stati membri nella lotta all'esclusione sociale[3],

–   visto l'articolo 27, paragrafo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino che stabilisce che gli Stati firmatari "riconoscono il diritto di ogni bambino a un tenore di vita adeguato allo sviluppo fisico, mentale, spirituale e sociale del bambino",

–   visto l'articolo 27, paragrafi 2 e 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino che riconosce la responsabilità principale dei genitori in questa materia e il ruolo dei governi nel prendere "misure appropriate per assisterli al fine di attuare questo diritto e in caso fosse necessario fornire assistenza materiale e programmi di sostegno, particolarmente per quanto riguarda il nutrimento, gli abiti e l'abitazione",

–   vista la comunicazione della Commissione "Potenziare la dimensione sociale della strategia di Lisbona: razionalizzare il coordinamento aperto nel settore della protezione sociale" (COM(2003)0261),

–   vista la comunicazione della Commissione sulla modernizzazione della protezione sociale per lo sviluppo di assistenza sanitaria e assistenza a lungo termine di alta qualità accessibile e sostenibile: sostegni per le strategie nazionali con l'uso del metodo aperto di coordinamento" (COM(2004)0304),

–   visto il Libro verde della Commissione dal titolo "Una nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici" (COM(2005)0094),

–   vista la sua risoluzione dell'11 giugno 2002 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni: progetto di relazione comune sull'inclusione sociale[4],

–   vista la sua risoluzione del 5 giugno 2003 sull'applicazione del metodo di coordinamento aperto[5],

–   vista la sua risoluzione del 24 settembre 2003 sulla relazione congiunta della Commissione e del Consiglio su pensioni adeguate e sostenibili[6],

–   vista la sua risoluzione del 28 aprile 2005 sulla modernizzazione della protezione sociale e lo sviluppo di assistenza sanitaria di buona qualità[7],

–   vista la sua risoluzione del 26 maggio 2005 sull'Agenda sociale per il periodo 2006-2010[8],

–   vista la sua risoluzione del 9 giugno 2005 sull'inclusione sociale nei nuovi Stati membri[9],

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione sull'occupazione e gli affari sociali e il parere della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0028/2006),

A. considerando che al Consiglio europeo di Lisbona, nel marzo 2000, l'Unione europea ha definito una strategia globale per la crescita economica a lungo termine, la piena occupazione, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile in una società basata sulla conoscenza tecnica e l'innovazione; che cinque anni dopo gli obiettivi della strategia sono lungi dall'essere conseguiti,

B.  considerando che al Consiglio europeo di Nizza del 2000 gli Stati membri si sono impegnati a mostrare una notevole e misurabile riduzione della povertà e dell'esclusione sociale entro il 2010,

C. considerando che l'inclusione sociale è una questione di dignità umana, in quanto diritto fondamentale,

D. considerando che la questione dell'inserimento sociale, a certe condizioni, può contribuire in modo diretto ed efficace alla promozione dello sviluppo economico,

E.  considerando che l'inclusione sociale è una questione di coesione sociale, in quanto valore fondamentale dell'Unione europea e mezzo per combattere l'esclusione sociale e le discriminazioni, ovvero lottare contro lo spreco di risorse umane e le gravi conseguenze dei cambiamenti demografici,

F.  considerando che, secondo dati provenienti da fonti OCSE, la popolazione dei paesi che appartengono a detta organizzazione sta invecchiando e che, mentre attualmente su 100 lavoratori si contano 38 pensionati, qualora la politica occupazionale rimanesse immutata, tale dato potrebbe salire a 70 pensionati per 100 lavoratori,

G. considerando che la modernizzazione della protezione sociale non significa solo garantire la sostenibilità finanziaria ma anche condividere i rischi che gli individui non possono affrontare da soli e favorire la crescita economica e l'occupazione per renderli sostenibili,

H. ribadendo di conseguenza che la protezione sociale, sulla base dell'universalità, dell'equità, della solidarietà, costituisce un elemento essenziale del modello sociale europeo,

Punti generali

1.  accoglie con favore la relazione congiunta summenzionata, che comprende, per la prima volta per l'Unione a 25, sia la protezione sociale, sia l'inclusione sociale, e che considera i progressi fatti dagli Stati membri nel raggiungimento degli obiettivi concordati al Consiglio europeo di Lisbona; rileva che la relazione tende ad affrontare con vigore la lotta contro l'esclusione sociale e l'eliminazione della povertà entro il 2010 e anche ad aiutare gli Stati membri nella riforma dei sistemi di protezione sociale, allo scopo di garantirne in futuro l'adeguamento e la sostenibilità allo scopo di assicurare servizi di standard elevato e di garantirne in futuro l'adeguamento e la sostenibilità;

2.  rileva che la relazione congiunta afferma che la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale resta una sfida importante per l'Unione e gli Stati membri, poiché le cifre ottenute sulla base del reddito relative alla povertà e all'esclusione sociale nel territorio dell'Unione sono molto significative, con più di 68 milioni o il 15% della popolazione dell'Unione che vive a rischio di povertà nel 2002;

3.  rileva che, nonostante gli importanti miglioramenti strutturali nei mercati del lavoro dell'Unione europea durante l'ultima decade, l'occupazione nell'UE e i livelli di partecipazione restano insufficienti e che la disoccupazione resta alta in molti Stati membri, specialmente per certe categorie, come i giovani, i lavoratori più anziani, le donne e le persone specificamente svantaggiate; rileva inoltre che l'esclusione del mercato di lavoro, oltre ad una dimensione nazionale, ha anche una dimensione locale e regionale;

4.  richiama l'attenzione sul fatto che il recente rallentamento economico, con l'aumento del tasso di disoccupazione e la diminuzione delle opportunità di lavoro, mette molte persone a rischio di povertà e di esclusione e peggiora la posizione di coloro che già le subiscono; ciò vale particolarmente per alcuni Stati membri che patiscono una disoccupazione o inattività a lungo termine;

5.  sottolinea che l'occupazione deve essere percepita come la protezione più efficace contro la povertà, e che quindi occorre mantenere l'interesse finanziario del lavoro adottando misure che incentivino l'occupazione femminile e fissando obiettivi qualitativi per i posti di lavoro offerti;

Inclusione sociale

6.  ritiene, a tale riguardo, che gli sforzi contro la povertà e l'esclusione sociale debbano essere sostenuti ed estesi, al fine di migliorare la situazione delle persone maggiormente a rischio di povertà e di esclusione, quali i lavoratori precari, i disoccupati, le famiglie monoparentali (spesso con un genitore donna), le persone anziane che vivono da sole, le donne, le famiglie con molte persone dipendenti, i bambini svantaggiati, nonché le minoranze etniche, le persone malate o disabili, le persone senza casa, le vittime dei traffici e le vittime della dipendenza da alcool e droga;

7.  considera d'importanza cruciale riconoscere le difficoltà affrontate dalle persone svantaggiate, incluse le persone disabili, le minoranze etniche e gli immigrati, nell'accedere e restare sul mercato del lavoro; invita gli Stati membri a sostenere l'integrazione delle persone svantaggiate al fine di prevenire e di combattere l'esclusione sociale, nonché a promuovere l'istruzione, favorire la creazione di posti di lavoro, la formazione professionale e l'avanzamento nella carriera, la conciliazione fra vita lavorativa e vita familiare, il diritto a un accesso equo all'assistenza medica e a un alloggio decente; li invita altresì a garantire la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale, sottolineando, a questo riguardo, la necessità di migliorare la comparazione dei dati;

8.  sottolinea che la lotta agli svantaggi nell'istruzione e nella formazione professionale e il miglioramento della qualità delle risorse umane, in termini di qualifiche, per sesso, per tutte le età e per le minoranze etniche e nazionali, sono strumenti fondamentali per combattere la disoccupazione; rileva altresì che affrontare queste ineguaglianze sarebbe di particolare importanza al fine di perseguire gli obiettivi di Lisbona in termini di occupazione, qualità del lavoro ed inclusione sociale;

9.  sottolinea, a tale riguardo, che, nel caso della minoranza Rom, è auspicabile che i rappresentanti di tale minoranza vengano motivati a tener conto dei vantaggi rappresentati da una maggiore scolarizzazione dei loro giovani, dallo sviluppo delle loro qualità positive e capacità e dalla presentazione di tali qualità e capacità a un più ampio pubblico; ritiene che esempi positivi di esponenti Rom dimostrino che appartenere ad un particolare gruppo etnico non è uno svantaggio in una società democratica;

10. invita gli Stati membri a procedere ad uno scambio delle migliori pratiche per prevenire l'abbandono dell'istruzione in giovane età, ad aumentare il livello d'istruzione, segnatamente per quanto riguarda le lingue e le nuove tecnologie, a facilitare la transizione dalla scuola al lavoro, ad incrementare l'accesso all'istruzione e alla formazione professionale per i gruppi svantaggiati, compresi i lavoratori meno qualificati e più anziani, e a preparare la strada per l'accesso all'istruzione lungo tutto l'arco della vita per tutti; sottolinea inoltre che queste strategie dovrebbero interessare tutte le parti in causa, incluse le parti sociali, la società civile e coloro che forniscono istruzione;

11. raccomanda agli Stati membri, per ridurre le situazioni di esclusione delle persone di oltre 50 anni di età e per facilitarne la permanenza sul mercato del lavoro, di prevenire i rischi di esclusione dal mondo del lavoro sviluppando l'accesso alla formazione continua;

12. ritiene, a tale riguardo, che, poiché una forza lavoro qualificata determina vantaggi per il datore di lavoro, questi ultimi dovrebbero partecipare più attivamente al processo di formazione lungo tutto l'arco della vita;

13. rileva, tuttavia, che in un determinato numero di casi né un sufficiente livello di istruzione né numerose riqualificazioni garantiscono l'occupazione; sottolinea, pertanto, la necessità di un maggiore utilizzo del lavoro del servizio pubblico non a fini di lucro;

14. sottolinea che in quattordici Stati membri[10], su diciassette per i quali i dati sono disponibili, la povertà dei bambini è aumentata negli anni '90; attira l'attenzione sul fatto che la persistente povertà dei bambini si concentra soprattutto nelle famiglie monoparentali, nelle famiglie grandi con tre o più bambini, tra gli immigrati e le persone appartenenti a minoranze etniche, tra i genitori disoccupati o sottoccupati; sottolinea che dovrebbe essere dedicata un'attenzione prioritaria a livello dell'Unione e degli Stati membri alla prevenzione e all'eliminazione della trasmissione della povertà da una generazione all'altra e che ciò dovrebbe essere sostenuto da risorse finanziarie appropriate (come un maggiore uso dei Fondi strutturali, soprattutto del Fondo sociale europeo); sottolinea che agli indicatori ci si dovrebbe avvicinare dalla prospettiva dei bambini e delle persone che vivono sole, pur nella consapevolezza che non è possibile ridurre la povertà infantile senza ridurre la povertà delle famiglie e garantire l'accesso per tutti a servizi pubblici di qualità;

15. sottolinea che, secondo fonti Eurostat, attualmente un terzo delle nascite della UE avviene al di fuori del matrimonio e che tale cifra aumenta ogni anno; ritiene che tale tendenza testimoni dell'esigenza di trovare meccanismi efficaci per aiutare i differenti tipi di famiglia a funzionare in quanto istituzione;

16.  ritiene che i servizi sociali di assistenza e custodia dei bambini siano un'importante condizione preliminare per la prevenzione e la riduzione della povertà dei bambini e dell'esclusione sociale e delle discriminazioni, nonché per facilitare la conciliazione fra vita professionale e familiare; sottolinea il bisogno di garantire un facile e uguale accesso all'istruzione a tutti i bambini; riconosce il ruolo fondamentale degli operatori privati nella fornitura di servizi in questo ambito;

17.  invita la Commissione a presentare un Libro verde sulla povertà dei bambini, che presenti obiettivi chiari e misure appropriate per eliminare la povertà dei bambini, quale primo passo verso l'inclusione sociale dei bambini poveri;

18.  invita la Commissione ad accelerare i suoi lavori che porteranno a un "accordo sull'infanzia" onde progredire sul piano della promozione dei diritti del fanciullo nel quadro della politica interna ed esterna dell'UE;

19.  richiama l'attenzione sui bisogni dei giovani che affrontano difficoltà specifiche per quanto riguarda l'integrazione economica e sociale, che corrono il rischio di abbandonare l'istruzione in giovane età e che sono più suscettibili di diventare vittime di esclusione sociale; invita gli Stati membri a garantire che la disoccupazione giovanile sia un obiettivo specifico, con priorità proprie, attraverso misure di azione specifica e formazione professionale, compreso l'incoraggiamento di iniziative e lo sviluppo dello spirito imprenditoriale;

20.  invita gli Stati membri a mettere a punto strategie integrate di promozione dello sviluppo economico, sociale, culturale e ambientale delle regioni urbane sottosviluppate, insulari e agricole geograficamente remote, in modo da affrontare i problemi dell'esclusione e della povertà evitandone il protrarsi di generazione in generazione;

21.  sottolinea il bisogno di accrescere la partecipazione delle donne all'occupazione mediante l'eliminazione di ostacoli che impediscono alle donne di entrare sul mercato del lavoro, particolarmente incoraggiando le donne di una certa età a restare più lungamente sul mercato del lavoro;

22.  raccomanda che gli Stati membri sostengano una politica di crescita e di occupazione femminile agevolando l'accesso delle donne agli impieghi di qualità e la parità di trattamento in campo salariale;

23.  sottolinea che lo sviluppo dell'attività femminile deve essere percepito non solo come una tutela necessaria di fronte al rischio di povertà di cui soffrono soprattutto le donne, ma anche come un mezzo per mantenere l'equilibrio tra il numero di attivi e di inattivi, il quale è messo a repentaglio dall'invecchiamento della popolazione;

24.  invita a questo fine gli Stati membri a concentrarsi sull'eliminazione delle ineguaglianze sul mercato del lavoro, come le disparità relative al genere nell'occupazione, nella disoccupazione e nei lavori atipici, la segregazione relativa al genere nei settori occupazionali, le discriminazioni salariali e di status fra i generi e la partecipazione limitata della donna a posizioni decisionali; reputa che, in questo modo, gli Stati membri dovrebbero agevolare le scelte personali in termini di riconciliazione fra vita professionale e familiare e l'accesso a servizi di custodia dei bambini e delle altre persone dipendenti che siano accessibili e di qualità; ritiene inoltre che sia essenziale garantire l'introduzione della questione relativa al genere in tutte le politiche e in tutti i programmi;

25.  chiede d'altra parte agli Stati membri di prendere provvedimenti affinché i periodi di inattività professionale per maternità e congedi parentali cessino di essere penalizzanti nel computo dei diritti a pensione delle donne;

26.  invita gli Stati membri, nella loro lotta contro gli elevati livelli di esclusione che devono affrontare le minoranze etniche e gli immigrati, a far sviluppare e attuare misure, fra cui quelle miranti a una maggiore presa di coscienza, per l'integrazione di tali gruppi nel mercato del lavoro formale, in modo da attuare la normativa contro i trafficanti di esseri umani e la discriminazione e facilitarne l'integrazione attraverso misure specifiche e programmi complessi correlati a speciali programmi di istruzione e condizioni di vita e di abitazione decenti, quale condizione preliminare per l'inclusione sociale;

27.  esorta la Commissione a presentare proposte intese a creare un quadro giuridico appropriato per eliminare la discriminazione contro i disabili e favorire le pari opportunità e la piena partecipazione occupazionale, sociale e politica di queste persone, precisamente una proposta di direttiva basata sull'articolo 13 del trattato UE per quanto riguarda i campi rimasti scoperti;

28.  sottolinea l'esigenza di migliorare le condizioni abitative, segnatamente quelle di accessibilità, per i gruppi meno favoriti che sono particolarmente colpiti dalla povertà, quali le persone svantaggiate e le persone anziane che non sono in grado di badare a se stesse; richiede maggiore attenzione per le persone prive di un'abitazione, specialmente nell'erogazione di servizi di assistenza, dando loro una formazione di base e promuovendone l'integrazione sociale; siffatti interventi impongono politiche pubbliche, specialmente in settori come la casa, la salute e l'istruzione, mirate a garantire l'accesso di queste persone a tali servizi;

29.  ritiene, inoltre, a tale riguardo, che una tale formazione di base, destinata non solo a coltivare le capacità necessarie a prendersi cura di se stessi, ma anche a creare solidarietà con i diversamente abili, dovrebbe essere impartita in modo continuo all'intera società europea, a partire dall'istruzione elementare;

30.  sostiene pienamente l'intenzione della Commissione di organizzare nel 2007 un Anno europeo delle parità opportunità per tutti; ritiene che questo possa contribuire alla presa di coscienza del significato della questione, a valutare i progressi ottenuti sul territorio dell'Unione e a fornire un quadro per ulteriori misure politiche e iniziative tese al miglioramento della normativa europea contro le discriminazioni, lottando contro le discriminazioni dirette e indirette, compresa la parità tra donne e uomini in tutti i settori;

31.  si compiace del riconoscimento del fatto che le persone socialmente più deboli si trovano generalmente a vivere nelle peggiori condizioni sociali e ambientali e che questo aspetto andrebbe considerato debitamente quando si affronta l'esclusione sociale;

32.  invita la Commissione ad adottare misure giuridiche contro gli Stati membri che non applicano oppure non hanno trasposto nei termini richiesti le direttive contro la discriminazione basate sull'articolo 13 del trattato;

33.  riafferma il bisogno di disporre di dati migliori e armonizzati e di sviluppare indicatori comuni che tengano presente le differenze di età e di sesso: questo genere di indicatori gioca un ruolo fondamentale nella valutazione e nel perseguimento delle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale;

34.  ritiene che l'inclusione sociale dovrebbe essere centrale nell'azione politica, e che dovrebbero effettuarsi sistematiche valutazioni delle misure ex-ante ed ex-post, a livello sia europeo che nazionale;

35.  sottolinea che il processo di inclusione sociale dovrebbe coinvolgere davvero gli attori fondamentali ai livelli locale e regionale, quali le autorità locali responsabili delle politiche di inclusione sociale, le parti sociali, le ONG e le persone colpite da povertà ed esclusione sociale;

36.  sostiene l'intenzione della Commissione di dedicare particolare attenzione alla questione di combattere la povertà organizzando l'Anno europeo della lotta contro l'esclusione e la povertà;

Protezione sociale

37.  ritiene che il rapido cambiamento prodotto dalla globalizzazione e l'ampio utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione incrementino la vulnerabilità ai rischi sociali e generino il bisogno di misure più efficaci di protezione sociale, tese a garantire il diritto di tutti alla protezione sociale;

38.  rileva che la sicurezza sociale e i sistemi previdenziali sono spesso lenti nel reagire a forme più flessibili di occupazione e auto-occupazione e non riescono ad offrire un adeguato sostegno, il che può costituire un ostacolo per le persone che entrano nel mondo del lavoro; ritiene pertanto che questo aspetto andrebbe tenuto presente al momento di ammodernare i sistemi;

39.  ritiene che le attuali tendenze demografiche - invecchiamento della popolazione lavorativa e declino della popolazione in età lavorativa - costituisca una sfida a medio e a lungo termine per la sostenibilità finanziaria dei regimi di protezione sociale;

40.  sottolinea a tale riguardo la necessità di promuovere lo sviluppo e l'attuazione di strategie globali per le persone anziane, al fine di permettere ai lavoratori di restare attivi più a lungo e di incoraggiare i datori di lavoro ad occupare e trattenere lavoratori più anziani;

41.  invita insistentemente la Commissione a presentare proposte volte ad istituire un adeguato quadro giuridico per eradicare la discriminazione nei confronti delle persone in base all'età;

42.  ritiene che il Fondo sociale europeo possa avere un ruolo importante da svolgere nell'integrazione e nella reintegrazione dei lavoratori più anziani sul mercato del lavoro e, più in generale, nell'inclusione sociale di gruppi vulnerabili e/o socialmente esclusi;

43.  ritiene necessarie, al fine di rendere i regimi pensionistici finanziariamente sostenibili, una crescita economica e di produttività sufficiente, nonché un elevato livello di occupazione e l'attiva promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, della qualità del lavoro e di un ambiente sano e salutare;

44.  raccomanda che il sistema pensionistico non consista soltanto di un'ampia gamma di forme di assicurazione sociale e integrativa (di natura sia statutaria che privata), ma assicuri anche la massima giustizia sociale in materia di regimi previdenziali;

45.  è dell'opinione che, per prevenire gli effetti negativi sull'occupazione, le riforme dei sistemi pensionistici dovrebbero evitare di caricare il lavoro di oneri, conseguendo un equilibrio appropriato tra imposte sul lavoro e imposte su altre risorse;

46.  invita gli Stati membri a rafforzare la capacità amministrativa e istituzionale, ivi compreso il miglioramento dell'uguaglianza nell'accesso a servizi di alta qualità, particolarmente nel campo dell'assistenza sanitaria e a lungo termine, della sicurezza sociale, dei servizi sociali, compresa la prestazione di consulenza sui diritti sociali, dei servizi correlati con i bambini, dei servizi di trasporto e della mobilità, della reintegrazione concentrata sull'integrazione nel mercato del lavoro e dei servizi di formazione professionale;

47.  attende il documento della Commissione sul reddito minimo in quanto ritiene che rappresenti potenzialmente un utile contributo alla discussione sull'inclusione sociale e la protezione sociale;

48.  si compiace della decisione del Consiglio riguardante l'applicazione del metodo di coordinamento aperto nel settore dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza alle persone non autosufficienti; rileva che l'organizzazione e la prestazione di servizi e di assistenza sanitaria è e dovrebbe restare un settore di competenza dei singoli Stati membri; conferma il suo sostegno ai tre obiettivi fondamentali dell'assistenza sanitaria a lungo termine: accesso generalizzato indipendentemente dal reddito o dal patrimonio, qualità elevata e continuità di finanziamento a lunga scadenza;

49.  sottolinea che un'attenzione particolare dovrebbe essere prestata alle persone che richiedono una costosa assistenza a lungo termine e a coloro che si trovano in una situazione di particolare difficoltà nell'accedere all'assistenza sanitaria; sottolinea che i sistemi sanitari, per promuovere e proteggere la salute, devono essere basati non solo sul principio dell'assicurazione, ma anche su quello della solidarietà;

50.  ritiene inoltre necessario incrementare tutti i servizi sociali mirati all'assistenza delle persone dipendenti, vale a dire coloro che non dispongono di autonomia personale sufficiente per svolgere da soli le azioni quotidiane;

51.  rileva che, sebbene i regimi pensionistici pubblici debbano rimanere una fonte importante di reddito per i pensionati, i sistemi privati, attraverso regimi professionali o personali, possono integrarli, erogando diritti supplementari;

52.  sottolinea in questo contesto il bisogno di coordinamento e di informazione globale nonché di sistemi di valutazione che mettano in evidenza le conseguenze sul reddito e sul livello di vita dei singoli;

53.  sottolinea l'importanza di una valutazione continua dell'efficacia dei regimi pensionistici per quanto riguarda la loro sostenibilità finanziaria, al fine di raggiungere gli obiettivi sociali;

54.  sollecita il Consiglio europeo a decidere nel suo vertice di primavera 2006 un quadro integrato nei settori della protezione sociale e dell'inclusione sociale mirato a snellire e semplificare il metodo di coordinamento aperto e ad adottare una serie unitaria di obiettivi comuni nei campi dell'inclusione sociale, del settore pensionistico, dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza alle persone non autosufficienti;

55.  considera che la creazione di un quadro integrato e il consolidamento del coordinamento nel settore della protezione sociale e dell'inclusione sociale offra la possibilità di rafforzare, nel contesto del processo della strategia di Lisbona, l'importanza socioeconomica specifica della dimensione sociale della sicurezza sociale rispetto ai coordinamenti di politica economica e occupazionale;

56.  invita gli Stati membri e la Commissione a considerare maggiormente in futuro, nel contesto del metodo aperto nel settore della protezione sociale e dell'inclusione sociale, anche questioni attinenti alla conciliazione tra vita professionale e familiare, riservando particolare attenzione all'accesso all'assistenza dei figli, alla situazione in termini di reddito delle famiglie e ai tassi occupazionali delle donne;

57.  invita gli Stati membri a fare un uso ottimale del potenziale offerto dal metodo aperto di coordinamento, quale strumento politico nei campi dell'occupazione, della protezione sociale, dell'inclusione sociale, delle pensioni e della sanità;

58.  invita gli Stati membri, in particolare i nuovi Stati membri, a rivedere i propri sistemi pensionistici, tenendo conto dell'aspettativa di vita notevolmente inferiore degli uomini e delle significative differenze retributive tra uomini e donne, differenze che trovano riscontro nell'importo delle pensioni delle vedove e le relegano spesso al di sotto della soglia di povertà;

59.  sottolinea che l'ulteriore sviluppo e consolidamento dei sistemi di sicurezza sociale sono strettamente connessi con gli obiettivi della strategia di Lisbona e possono dare un importante contributo a maggiore occupazione e crescita, a maggiore solidarietà e a migliore inclusione sociale;

60.  conferma la convinzione che, affinché il processo ottenga legittimità democratica, nell'applicazione del metodo di coordinamento aperto debba essere precisato e rafforzato il ruolo del Parlamento europeo in qualità di organo che rappresenta direttamente i cittadini europei;

61.  sollecita il Consiglio e la Commissione ad avviare negoziati con il Parlamento europeo su un accordo interistituzionale in cui siano fissate le regole per la scelta dei settori politici nei quali si applica il coordinamento aperto e sia prevista un'applicazione coerente del metodo con partecipazione incondizionata e equiparata del Parlamento europeo;

62.  sottolinea che un simile accordo interistituzionale deve contenere regole concernenti il coinvolgimento del Parlamento europeo nella definizione degli obiettivi e degli indicatori, l'accesso a documenti, la partecipazione a riunioni, l'osservazione e la verifica dei progressi, l'informazione su relazioni e "prassi migliori" nonché una procedura per l'ulteriore sviluppo del metodo di coordinamento aperto onde renderlo metodo comunitario;

* * *

63. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al comitato per la protezione sociale, agli Stati membri e ai Parlamenti degli Stati membri, dei paesi in via di adesione e dei paesi candidati.

Traduzione esterna

  • [1]  GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 164.
  • [2]  GU L 205 del 6.8.2005, pag. 21.
  • [3]  GU L 10 del 12.1.2002, pag. 1.
  • [4]  GU C 261E del 30.10.2003, pag. 136.
  • [5]  GU C 68E del 18.3.2004, pagg. 604-605.
  • [6]  GU C 77E del 26.3.2004, pag. 251.
  • [7]  Testi adottati, P6_TA(2005)0152.
  • [8]  Testi adottati, P6_TA(2005)0210.
  • [9]  Testi adottati, P6_TA(2005)0244.
  • [10]  UNICEF n. 6 sui bambini poveri nei paesi ricchi, 2005.

MOTIVAZIONE

I. Antefatto e quadro generale

La lotta contro la povertà e l’esclusione sociale è divenuta una priorità strategica dell’Unione europea da quando il Consiglio europeo di Lisbona, nel marzo 2000, ha approvato il metodo aperto di coordinamento sull’inclusione sociale. L’obiettivo dell’Unione europea è di eliminare la povertà e l’esclusione sociale entro il 2010. Tale metodo si basa su una serie di obiettivi comuni che gli Stati membri devono trasporre nell’ambito delle politiche nazionali attraverso i Piani d’azione nazionali (PAN), di durata biennale. A partire dal 2006, il metodo aperto di coordinamento sull’inclusione sociale verrà sviluppato nell’ambito di un nuovo quadro ottimizzato comprendente le pensioni e probabilmente l’assistenza sanitaria.

Il programma d'azione comunitario per combattere l'emarginazione sociale 2002-2006, con una dotazione finanziaria iniziale di 75 milioni di euro, è volto a sostenere quelle forme di cooperazione che consentano alla Comunità e agli Stati membri di potenziare l’efficacia e l’efficienza delle politiche che combattono l’esclusione sociale.

La relazione congiunta della Commissione europea, pubblicata il 27 gennaio 2005[1], afferma che gli Stati membri stanno intensificando gli sforzi per combattere la povertà e per garantire che i sistemi pensionistici siano sempre in grado di destinare redditi adeguati ai pensionati. In base a quanto afferma la Commissione, gli Stati membri si stanno più espressamente concentrando su alcune questioni fondamentali, quali quelle di eliminare la povertà infantile, migliorare le condizioni abitative e innalzare le qualifiche di chi abbandona la scuola.

Tuttavia, in linea generale, la relazione conferma che nel 2002 più di 68 milioni di persone, il 15% della popolazione UE, erano a rischio di povertà (definita come la condizione di coloro che vivono al di sotto della soglia del 60% del reddito medio nazionale), e i gruppi solitamente più esposti risultano essere i disoccupati, i senzatetto e le donne (i genitori singoli e le persone anziane che vivono da sole). La percentuale di coloro che sono a rischio di povertà oscilla tra il 10% o meno di Repubblica ceca, Svezia, Danimarca, Ungheria e Slovenia e il 20% o più di Irlanda, Repubblica slovacca, Grecia e Portogallo.

Gli Stati membri e la Commissione europea hanno identificato una serie di gravi fattori di rischio che aumentano le probabilità di essere stretti nella morsa della povertà. Si tratta di:

· disoccupazione a lungo termine,

· occupazione di qualità scadente,

· scarse qualifiche e abbandono scolastico precoce,

· appartenenza ad una famiglia vulnerabile in termini di esclusione sociale, invalidità

· cattive condizioni di salute, abuso di droghe e alcolismo,

· appartenenza ad un'area abitativa esposta a molteplici svantaggi, condizione di senzatetto e situazione abitativa precaria,

· immigrazione, contesto etnico e rischio di discriminazione razziale.

Ne deriva che la condizione di povertà non è principalmente determinata da un insuccesso individuale.

II. Priorità politiche fondamentali

La relazione esamina i risultati ottenuti dagli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi fissati dal Consiglio europeo del 2000. Essa intende contribuire in modo rilevante all’eliminazione della povertà entro il 2010 ed è volta ad agevolare gli Stati membri riguardo alla riforma delle pensioni, per garantire che in futuro esse siano adeguate e sostenibili.

La Commissione sottolinea che la modernizzazione dell’economia dovrebbe andare di pari passo con gli sforzi per ridurre la povertà e l’esclusione sociale. Nell’arco dei prossimi due anni gli Stati membri vengono sollecitati a rivolgere una particolare attenzione a sette priorità fondamentali:

· investire in misure che favoriscano un mercato del lavoro attivo e adattarle in modo che corrispondano alle necessità di coloro che incontrano maggiori difficoltà ad ottenere un impiego;

· modernizzare i sistemi di protezione sociale;

· promuovere l’accesso, per i gruppi più vulnerabili e per quelli maggiormente a rischio di esclusione sociale, ad alloggi dignitosi, ad un’assistenza sanitaria di qualità e all’apprendimento permanente; attuare un impegno concertato per prevenire l’abbandono precoce della scuola e promuovere un passaggio agevole dalla scuola al lavoro;

· migliorare l’accesso ai servizi di qualità;

· agire in modo specifico per eliminare la povertà infantile, passaggio fondamentale per interrompere la trasmissione intergenerazionale della povertà;

· contrastare gli squilibri relativi all’istruzione;

· prendere iniziative per ridurre la povertà e l’esclusione sociale di immigranti e minoranze etniche.

In conseguenza di ciò, gli Stati membri devono impegnarsi a:

· prolungare la vita lavorativa e aumentare i livelli occupazionali, in quanto principali fattori propulsivi per la modernizzazione della protezione sociale;

· concentrarsi maggiormente sull’attuazione e sulle sinergie, in previsione dell’estensione, prevista per il prossimo anno, all’assistenza sanitaria dei metodi relativi alla protezione e all’inclusione sociale;

· preservare l’aspetto prioritario di approcci e strategie differenziati; nel contesto dei settori prioritari fondamentali figurano gli obiettivi di prevenire la povertà infantile, sostenere la capacità assistenziale delle famiglie, affrontare le disparità tra i sessi, contrastare il problema dei senzatetto e aprire nuove vie all'integrazione delle minoranze etniche e dei migranti;

· considerare le modalità da seguire per aumentare l’efficacia delle strategie nazionali;

· reintrodurre le persone sul mercato del lavoro, mantenendo il livello dei lavoratori occupati;

· per quanto attiene alle pensioni, salvaguardare l'occupazione dei lavoratori anziani.

III. Le azioni specifiche degli Stati membri

Gli Stati membri combattono l’esclusione sociale e la povertà in modi diversi[2]. Ad esempio l’Irlanda, la Danimarca e il Regno Unito si impegnano a fondo per contrastare la povertà infantile. La Commissione sottolinea l’importanza di eliminare la povertà infantile al fine di impedirne la trasmissione intergenerazionale. Il Regno Unito ha uno dei più alti tassi di povertà infantile, principalmente a causa dell’elevato numero di famiglie monoparentali.

Alcuni Paesi, ad esempio il Belgio, il Regno Unito e la Repubblica ceca hanno un elevato numero di famiglie esclusivamente composte di disoccupati e pertanto dipendenti dai sussidi.

Nei Paesi Bassi, ad esempio, ci si concentra sulla lotta contro la povertà aumentando il numero degli occupati. La Commissione condivide tale approccio, ma rileva che anche le persone che lavorano possono trovarsi in stato di indigenza.

I provvedimenti tesi a migliorare le condizioni abitative stanno assumendo un maggior rilievo, ad esempio, in Francia, negli Stati Baltici e nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. In alcuni dei nuovi Stati membri, gli alloggi a disposizione sono vecchi e inadeguati. La Commissione auspica che in tutta la UE vengano adottate strategie volte a contrastare il problema dei senzatetto.

La lotta contro gli squilibri in materia d’istruzione è una preoccupazione dell’intera Unione. Polonia, Malta e Spagna sono tre paesi con elevati livelli di abbandoni scolastici precoci. I nuovi Stati membri vantano in linea di massima una buona performance in termini di istruzione di base, ma mostrano delle lacune riguardo all’istruzione postsecondaria e all’apprendimento permanente (ad esempio, in merito a specializzazione e riqualificazione).

Inoltre, un’attenzione particolare andrebbe rivolta ai nuovi Stati membri. Pur apprezzando alcuni progressi, si impone l’obbligo di un maggiore impegno. Di certo occorre fissare priorità migliori e più specifiche, continuare a modernizzare i sistemi di protezione sociale e rafforzare i legami con le più ampie politiche nazionali in materia di economia e di bilancio.

La percentuale media relativa al rischio di povertà nell’ambito dei 10 nuovi Stati membri (15%) è praticamente la stessa della UE a 25. Al contempo, vi è una forte oscillazione all’interno dei singoli nuovi Stati membri, dal momento che si passa dall’8% della Repubblica ceca al 21% della Slovacchia.

Occorre sottolineare alcune peculiarità: 

· nei 10 nuovi Stati membri, a causa di un reddito medio considerevolmente inferiore, le privazioni materiali e le condizioni di vita al limite della sussistenza sono comuni;

· uno dei problemi principali è la disoccupazione a lungo termine, soprattutto in Polonia, Slovacchia e Stati Baltici;

· altro problema principale è la crescita naturale negativa della popolazione;

· le cattive condizioni, sia in termini abitativi che di assistenza sanitaria, sono comuni.

Ad eccezione della Slovenia, nei nuovi Stati membri i livelli di spesa relativi alla protezione sociale in rapporto al PIL sono considerevolmente al di sotto della media UE. Inoltre, nella sua relazione sull’inclusione sociale nei 10 nuovi Stati membri[3], la Commissione identifica sei sfide che tali Stati devono affrontare nell’arco dei prossimi due anni:

· ampliare le politiche tese a favorire un mercato del lavoro attivo e sviluppare strategie di apprendimento permanente coerenti ed esaurienti al fine di aumentare l’integrazione del mercato del lavoro;

· garantire che i sistemi di protezione sociale dispongano di copertura e livelli di pagamento sufficienti ad assicurare a tutti un reddito minimo adeguato per una vita dignitosa;

· potenziare le politiche tese a contrastare la povertà dei bambini e della famiglie e a proteggere i diritti dei bambini;

· promuovere l’accesso ad alloggi dignitosi e affrontare il problema dei senzatetto;

· prevedere maggiori e più efficienti investimenti al fine di migliorare la qualità e l’accesso ai servizi pubblici fondamentali (in particolare, i servizi sociali e sanitari, l’istruzione, la formazione e i trasporti);

· intensificare gli sforzi per contrastare i livelli particolarmente elevati di esclusione e discriminazione subiti da alcuni gruppi etnici, soprattutto i Rom, e dai disabili.

IV. Le questioni politiche cruciali

Per concludere, riteniamo che le tre questioni sociali più importanti per la UE sono l’apprendimento permanente, il divario tecnologico e le disparità regionali.

L’apprendimento permanente

Investire nella conoscenza deve rappresentare una delle principali priorità degli Stati membri. Di fatto, l’apprendimento permanente può essere uno strumento molto incisivo per combattere la povertà e l’esclusione sociale, nonché un fattore fondamentale nel promuovere la cittadinanza attiva e la democrazia. Tuttavia, occorre fare attenzione a che l’apprendimento permanente e l’accesso alla formazione siano fruibili in modo non discriminatorio, al fine di garantire a tutti l’opportunità di un nuovo inizio. Il divario fra i lavori altamente qualificati e le occupazioni non qualificate/a basso salario si sta ampliando, e le donne e i lavoratori immigrati rientrano principalmente nei contesti a basso salario. Occorre prendere provvedimenti tesi a garantire un accesso equo all’apprendimento permanente, nonché misure positive per favorire espressamente le persone svantaggiate.

Il divario tecnologico

I cambiamenti della società potrebbero determinare nuovi rischi di povertà ed esclusione sociale per gruppi particolarmente vulnerabili, a meno che non vengano elaborate adeguate risposte strategiche. Nell’ambito di tali cambiamenti vanno annoverati quelli che riguardano il mercato del lavoro, a causa della globalizzazione e della rapidissima crescita della società basata sulla conoscenza e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Disparità regionali

Le opportunità d’inclusione, in particolare per quanto riguarda i bambini e i giovani, si differenziano notevolmente in rapporto alla realtà locale. I vantaggi e gli svantaggi hanno un effetto cumulativo. In particolare, accade spesso che le zone in cui i bambini crescono all’interno di famiglie povere e svantaggiate siano anche quelle che dispongono delle scuole peggiori e difficili da raggiungere, in presenza di trasporti inefficienti, con un conseguente deterioramento del capitale umano e del potenziale di sviluppo della regione. Tali processi cumulativi si sviluppano in parte in modo autonomo, ma possono essere notevolmente aggravati dalle politiche governative.

  • [1]  Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni: progetto di relazione congiunta sulla protezione sociale e l’inclusione sociale (COM(2005)0014).
  • [2]  Progetto di relazione congiunta sulla protezione sociale e l’inclusione sociale, allegato tecnico (SEC(2005)0069).
  • [3]  Relazione sull’inclusione sociale 2005 - Analisi dei Piani d’azione nazionali sull’inclusione sociale (2004-2006) presentati dai 10 nuovi Stati membri.

PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (24.1.2006)

destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali

sulla protezione sociale e l'inclusione sociale
(2005/2097(INI))

Relatrice per parere: Věra Flasarová

SUGGERIMENTI

La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per l'occupazione e gli affari sociali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

–    viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Santa Maria da Feira del 19 e 20 giugno 2000, e specialmente l'accordo secondo il quale dovrebbero essere definiti indicatori quali punti di riferimento comuni nella lotta contro l'esclusione sociale e nell'eradicazione della povertà,

A.  considerando che, secondo dati provenienti da fonti OCSE, la popolazione dei paesi che appartengono a detta organizzazione sta invecchiando e che, mentre attualmente su 100 lavoratori si contano 38 pensionati, qualora la politica occupazionale rimanesse immutata, tale dato potrebbe salire a 70 pensionati per 100 lavoratori,

B.   considerando che la relazione annuale 2005 del Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite afferma, tra l'altro, che le iniziative volte a eliminare la povertà in tutto il mondo non avranno successo a meno che non si prendano velocemente misure volte a combattere la disparità di condizioni basate sul genere, la crescente banalizzazione delle violenze sessuali sulle donne e l'impunità di cui beneficia chi le perpetra,

C.  considerando che la lotta contro le disparità di trattamento tra uomini e donne deve restare una priorità delle politiche sociali attuate dall'Unione europea,

D. considerando che nei paesi dell'UE sta aumentando la percentuale delle persone a rischio di emarginazione sociale, così come la percentuale dei gruppi a rischio le cui condizioni, per quanto riguarda l'integrazione nella società, sono generalmente peggiori di quelle di altre fasce della popolazione,

E.  considerando che le donne sono sottorappresentate negli organi decisionali politici di tutta l'Unione e che in taluni Stati membri e in taluni paesi candidati la percentuale di donne parlamentari è inferiore alla media mondiale pari al 15,6%,

1.   raccomanda di applicare sistematicamente il principio di considerare le questioni attinenti alla parità tra uomini e donne in tutte le politiche attuate ("gender mainstreaming") nel contesto della realizzazione delle priorità nei settori della protezione sociale e dell'inclusione sociale;

2.   sottolinea che lo sviluppo dell'attività femminile deve essere percepito non solo come una tutela necessaria di fronte al rischio di povertà di cui soffrono soprattutto le donne, ma anche come un mezzo per mantenere l'equilibrio tra il numero di attivi e di inattivi, il quale è messo a repentaglio dall'invecchiamento della popolazione;

3.   ribadisce la necessità non solo di raccogliere ma anche di analizzare dati e statistiche comparabili e affidabili, se possibile ripartite per età e per genere, sulla povertà e sull'esclusione sociale, in particolare quella che colpisce i gruppi sfavoriti della popolazione, nonché sull'applicazione concreta della parità tra uomini e donne; raccomanda di prestare maggiore attenzione alle valutazioni che il futuro Istituto per l'uguaglianza di genere potrebbe fornire in base ai suddetti dati e statistiche;

4.   raccomanda agli Stati membri di sostenere una politica di crescita e di occupazione femminile agevolando l'accesso delle donne agli impieghi di qualità e la parità di trattamento in campo salariale;

5.   invita gli Stati membri e la Commissione ad intraprendere azioni volte ad eliminare la povertà dei bambini in modo da impedire che essa si trasmetta di generazione in generazione, e ad assicurare la promozione dei diritti dei bambini, in particolare quello all'istruzione e a cure sanitarie adeguate; insiste sul fatto che i bambini che vivono in seno a famiglie monoparentali o in cui i genitori sono economicamente inattivi o disoccupati, o ancora quelli che appartengono a famiglie molto numerose, sono particolarmente vulnerabili, e che occorre quindi invitare gli Stati membri a sviluppare politiche che mirino ad eliminare le situazioni di esclusione sociale che colpiscono i bambini;

6.   sottolinea che, secondo fonti Eurostat, attualmente un terzo delle nascite della UE avviene al di fuori del matrimonio e che tale cifra aumenta ogni anno; tale tendenza testimonia dell'esigenza di trovare meccanismi efficaci per aiutare i differenti tipi di famiglia a funzionare in quanto istituzione;

7.   sottolinea che il rischio della povertà è notevolmente più alto per i disoccupati, le famiglie monoparentali (dove il capofamiglia in genere è una donna), le persone anziane che vivono sole (anche in questo caso soprattutto donne) e le famiglie con numerosi membri a carico; sottolinea che i bambini che crescono in povertà hanno maggiori probabilità di trovarsi in cattive condizioni di salute, di avere scarsi risultati scolastici e di essere esposti ad un maggiore rischio di disoccupazione in età adulta;

8.   raccomanda agli Stati membri di attuare una politica oculata in materia di occupazione, intesa a sostenere la flessibilità, a mantenere la qualità dell'occupazione e ad assicurare il rispetto dei criteri di parità di trattamento tra i generi per quanto riguarda l'assunzione, l'accesso alla formazione e l'evoluzione della carriera;

9.   invita gli Stati membri ad adottare misure specifiche, nel quadro della loro politica sociale ed economica, per favorire l'inclusione sociale delle persone sfavorite, comprese le famiglie monoparentali, le famiglie molto numerose, le persone portatrici di handicap, le minoranze etniche e gli immigrati; tali misure in particolare dovrebbero includere la lotta contro tutte le forme di discriminazione, un migliore accesso all'occupazione, alla formazione e all'evoluzione professionale, la conciliazione tra la vita professionale e la vita familiare, nonché il diritto alla parità di accesso alle cure sanitarie e ad un alloggio dignitoso;

10. invita la Commissione a dare un seguito alla raccomandazione del 1992 sul reddito minimo garantito che deve essere fornito dai regimi di sicurezza sociale degli Stati membri nel contesto di una politica globale che promuova l'integrazione sociale ed economica dei beneficiari di tale prestazione;

11. sottolinea che l'occupazione deve essere percepita come la protezione più efficace contro la povertà, e che quindi occorre mantenere l'interesse finanziario del lavoro adottando misure che incentivino l'occupazione femminile e fissando obiettivi qualitativi per i posti di lavoro offerti;

12. sottolinea che per garantire la continuità del finanziamento dei regimi di sicurezza sociale, comprese le pensioni, la crescente longevità dovrebbe essere accompagnata, da una parte, da strategie volte a favorire un invecchiamento attivo dei lavoratori e, dall'altra, da un miglioramento della qualità della vita per tutti che si traduca, tra l'altro, in un adeguamento del ritmo e della qualità del lavoro e in un pari accesso ai servizi, in particolare a quelli sanitari e di sicurezza sociale, nonché all'istruzione e alla formazione professionale;

13. raccomanda agli Stati membri, per ridurre le situazioni di esclusione delle persone di oltre 50 anni di età e per facilitarne la permanenza sul mercato del lavoro, di prevenire i rischi di esclusione dal mondo del lavoro sviluppando l'accesso alla formazione continua;

14. raccomanda che il sistema pensionistico non consista soltanto di un'ampia gamma di forme di assicurazione sociale e integrativa (di natura sia pubblica che privata), ma assicuri anche la massima giustizia sociale in materia di regimi previdenziali;

15. ricorda l'importanza di coinvolgere nel processo di inclusione sociale tutti gli attori interessati a livello nazionale, regionale e locale, le parti sociali, le organizzazioni non governative e la società civile, e incoraggia gli Stati membri ad utilizzare pienamente le possibilità offerte dalla procedura del metodo di coordinamento aperto in questo settore;

16. sottolinea d'altra parte che i giovani sono particolarmente vulnerabili nei confronti dell'esclusione sociale, viste le difficoltà cui devono far fronte al momento del passaggio dalla scuola al mondo del lavoro; raccomanda quindi agli Stati membri di mettere a punto misure specifiche rivolte ai giovani e in particolare a coloro che incontrano difficoltà al momento della transizione dal mondo dell'istruzione al mondo lavorativo, a chi non sia inserito nel sistema educativo e a chi non abbia nessuna formazione;

17. sottolinea che l'attuazione di una politica sociale attiva e il mantenimento dello Stato sociale fanno parte degli obiettivi fondamentali che l'Unione europea deve perseguire nel contesto della mondializzazione e della concorrenza economica internazionale;

18. raccomanda agli Stati membri di fare tutto il possibile per assicurare la creazione di sistemi di assistenza sociale che consentano di fornire accoglienza, informazione, orientamento e soluzioni abitative a chiunque si trovi in gravi difficoltà;

19. propone di approfondire maggiormente i temi dell'integrazione sociale, in particolare per quanto riguarda gli immigrati provenienti da regioni del mondo culturalmente diverse, i cui valori e le cui tradizioni culturali possono per taluni aspetti non corrispondere agli atteggiamenti accettati nei paesi della UE; queste differenze possono dar luogo a frizioni e incomprensioni, rendendo più difficile l'integrazione precisamente di questi gruppi di persone – problema che, come si può vedere dagli attuali avvenimenti in Europa, tocca particolarmente la generazione più giovane.

PROCEDURA

Titolo

Protezione sociale e inclusione sociale

 

Riferimenti

2005/2097(INI)

Commissione competente per il merito

EMPL

Parere espresso da
  Annuncio in Aula

FEMM

9.6.2005

Cooperazione rafforzata – annuncio in Aula

No

Relatore per parere
  Nomina

Věra Flasarová

20.6.2005

Esame in commissione

28.11.2005

24.1.2006

 

 

 

Approvazione

24.1.2006

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

19

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Věra Flasarová, Claire Gibault, Lissy Gröner, Zita Gurmai, Piia-Noora Kauppi, Urszula Krupa, Pia Elda Locatelli, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Teresa Riera Madurell, Raül Romeva i Rueda, Amalia Sartori, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Mary Honeyball, Christa Klaß, Zita Pleštinská, Zuzana Roithová, Heide Rühle, Bernadette Vergnaud

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

PROCEDURA

Titolo

Protezione sociale e inclusione sociale

Numero di procedura

2005/2097(INI)

Base regolamentare

art. 45

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

EMPL
9.6.2005

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula

FEMM
9.6.2005

 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Edit Bauer
31.3.2005

 

Esame in commissione

22.11.2005

25.1.2006

 

 

 

Approvazione

26.1.2006

Esito della votazione finale

favorevoli:

contrari:

astensioni:

40

0

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Jan Andersson, Roselyne Bachelot-Narquin, Emine Bozkurt, Iles Braghetto, Philip Bushill-Matthews, Milan Cabrnoch, Derek Roland Clark, Luigi Cocilovo, Jean Louis Cottigny, Harlem Désir, Harald Ettl, Richard Falbr, Carlo Fatuzzo, Joel Hasse Ferreira, Roger Helmer, Stephen Hughes, Karin Jöns, Jan Jerzy Kułakowski, Sepp Kusstatscher, Jean Lambert, Bernard Lehideux, Elizabeth Lynne, Thomas Mann, Ana Mato Adrover, Maria Matsouka, Ria Oomen-Ruijten, Csaba Őry, Siiri Oviir, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Pier Antonio Panzeri, Jacek Protasiewicz, José Albino Silva Peneda, Kathy Sinnott, Gabriele Zimmer

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Lasse Lehtinen, Jamila Madeira, Marianne Mikko, Leopold Józef Rutowicz, Elisabeth Schroedter, Patrizia Toia, Tadeusz Zwiefka

Deposito – A6

8.2.2006

A6-0028/2006