RELAZIONE sulla situazione delle donne Rom nell'Unione europea

27.4.2006 - (2005/2164(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatrice: Lívia Járóka

Procedura : 2005/2164(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A6-0148/2006

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla situazione delle donne Rom nell'Unione europea

(2005/2164(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il fatto che l'Unione e le sue istituzioni hanno, a più riprese, espresso timori, o addirittura allarme, per quanto riguarda la situazione dei Rom in generale, e delle donne Rom in particolare, in documenti e azioni tra cui:

     - la risoluzione del 28 aprile 2005 sulla situazione dei Rom nell'Unione europea[1],

- la relazione "Rompere le barriere — Le donne Rom e l’accesso all’assistenza sanitaria" dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia,

- l'importante ed inquietante relazione della Commissione sulla situazione dei Rom in una Unione europea allargata, compreso l'accento posto da tale relazione sugli aspetti di genere della situazione dei Rom in Europa[2],

- le attività finanziate dalla Commissione, come lo studio del programma Dafne sulla situazione delle donne Rom nelle prigioni spagnole,

–   visto il fatto che un determinato numero di organi del Consiglio d'Europa ha espresso il proprio disappunto a fronte della situazione dei Rom e delle donne Rom in Europa, esortando i responsabili politici ed i legislatori a porre rimedio alla inaccettabile situazione dei Rom, e segnatamente delle donne Rom, in Europa, in vari documenti tra cui:

- la raccomandazione 1203/1993 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa relativa agli zingari in Europa che rileva, segnatamente, l'importanza dell'istruzione delle donne Rom,

- la raccomandazione di politica generale n. 3 della commissione europea del Consiglio d'Europa contro il razzismo e l'intolleranza sulla lotta al razzismo e all'intolleranza nei confronti dei Rom/zingari, in cui si sottolinea la doppia discriminazione cui sono soggette le donne Rom[3],

- la relazione, recentemente pubblicata da Alvaro Gil-Robles, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, sulla situazione in materia di diritti umani di Rom, Sinti e Caminanti in Europa[4],

–   vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che costituisce un Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (COM(2005)0081 - C6-0083/2005 - 2005/0017(COD)),

–   visto il Piano d'azione dell'OSCE, volto a migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nello spazio OSCE, in cui si sottolinea il principio di tenere pienamente conto degli interessi delle donne Rom in tutte le questioni e di garantire la partecipazione delle donne Rom a tutti gli aspetti della vita, nonché il principio della cooperazione da "Rom a Rom"[5],

–   visto la dichiarazione di Pechino per i diritti della donna, il cui articolo 32 prevede che gli stati debbano intensificare gli sforzi affinché tutte le donne e le ragazze che sono confrontate a molteplici ostacoli sulla via dell'emancipazione e del progresso possano godere di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali[6],

–   visto la Raccomandazione generale XXVII sulla discriminazioni nei confronti dei Rom del Comitato delle Nazioni Unite sull'eliminazione della discriminazione razziale - 57ª sessione 2000[7],

–   visto la documentazione raccolta del Centro europeo per i diritti dei Rom con l'aiuto di organizzazioni partner e presentata al Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) in relazione agli Stati membri, ai paesi in via di adesione e ai paesi candidati all'adesione e viste le raccomandazioni formulate dal CEDAW per quanto riguarda la situazione delle donne Rom e la necessità di adottare misure urgenti per porre rimedio ai molteplici problemi registrati dalle donne Rom in Europa,

–   vista la direttiva del Consiglio 2000/43/CE del 29 giugno 2000 che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica[8],

–   vista la direttiva del Consiglio 2000/78/CE del 27 novembre 2000 che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro[9],

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6 0148/2006),

A. considerando che, nell'Unione europea, la protezione dei diritti dell'uomo è particolarmente importante e che le donne Rom sono, attualmente, tra i gruppi e gli individui più minacciati negli Stati membri, soprattutto nei nuovi Stati membri entrati nella UE il 1° maggio 2004, nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati,

B.  considerando che vi sono indicazioni del fatto che, per effetto delle tradizioni patriarcali, molte donne, comprese le donne e le ragazze Rom, non godono del pieno rispetto della libertà di scelta relativamente alla maggior parte delle decisioni fondamentali della loro vita e che, pertanto, sono ostacolate nell'esercizio dei loro diritti umani fondamentali,

C. considerando che i legislatori e i responsabili politici dell'Unione europea hanno approvato una abbondante legislazione ed elaborato numerose azioni destinate a lottare contro il duplice svantaggio della discriminazione basata sulla razza e di quella basata sul genere, nonché i loro effetti combinati,

D. considerando che i responsabili politici ed i legislatori europei non sono ancora riusciti a garantire una piena ed efficace uguaglianza delle donne Rom, nonché una loro equa integrazione, con piena dignità, nelle società europee,

E.  considerando che le donne Rom sono vittime di livelli estremi di discriminazione, compresa la discriminazione multipla e composta, alimentata da stereotipi molto diffusi conosciuti con il nome di antizingarismo,

F.  considerando che, secondo alcune ricerche, in talune regioni geografiche, le donne Rom avrebbero una speranza di vita inferiore a quella delle altre donne,

G. considerando l'esistenza di una ampia documentazione che attesta la specifica esclusione delle donne Rom dalle cure sanitarie e il fatto che spesso esse vi abbiano accesso solo in casi di estrema urgenza e/o di parto,

H. considerando che, in questi ultimi anni, le donne Rom sono state vittime di gravi abusi dei diritti umani in Europa e, in particolare, di attacchi alla loro integrità fisica, comprese sterilizzazioni forzate; considerando che taluni Stati membri hanno posto rimedio a tali abusi, ma che altri devono ancora farlo,

I.   considerando che lo scarto tra il livello di istruzione delle donne Rom e quello delle altre donne è inaccettabile[10]; considerando che un gran numero di ragazze Rom non completa il ciclo di istruzione primaria[11],

J.   considerando che la segregazione razziale in ambiente scolastico e l'atteggiamento prevenuto di taluni insegnanti ed amministratori contribuisce allo scarso livello di aspettative da parte dei genitori Rom per quanto riguarda, segnatamente, le proprie figlie,

K. considerando che il tasso di disoccupazione delle donne Rom adulte è, in numerosi luoghi, molte volte superiore rispetto a quello del resto della popolazione adulta femminile,

L.  considerando che, in Europa, una significativa percentuale di donne Rom vive attualmente in alloggi pericolosi per la loro salute e che, in numerosi luoghi, esse vivono sotto la costante minaccia di una espulsione forzata,

M. considerando che le donne Rom sono spesso tra le vittime della tratta di esseri umani in Europa,

N. considerando che l'Amministrazione civile temporanea delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) è stata recentemente condotta dinanzi alla Corte europea per i diritti dell'uomo in merito a violenze estreme perpetrate ai danni di varie persone, comprese donne e giovani ragazze Rom[12],

1.  accoglie con favore la proposta di creare un istituto dell'Unione europea per le pari opportunità e raccomanda la creazione, in seno a tale struttura, di una unità incaricata delle donne Rom nell'Unione europea;

2.  esorta i poteri pubblici dell'Unione ad effettuare rapide indagini in merito alle accuse di gravi abusi dei diritti dell'uomo nei confronti delle donne Rom, a punire rapidamente i colpevoli e a fornire un adeguato indennizzo alle vittime e, in tale contesto, invita gli Stati membri a inserire le misure intese a fornire una migliore protezione per la salute riproduttiva e sessuale delle donne, a prevenire e vietare la sterilizzazione forzata e a promuovere la pianificazione familiare, le soluzioni alternative ai matrimoni in giovane età e l'educazione sessuale tra le loro priorità principali, a prendere misure proattive per debellare la segregazione razziale nei reparti maternità, a garantire l'elaborazione di programmi destinati a fornire servizi alle vittime Rom di atti di violenza domestica, ad essere particolarmente vigilanti per quanto riguarda il traffico di donne Rom ed invita la Commissione ad appoggiare le iniziative governative e della società civile destinate a lottare contro tali problemi, garantendo, al contempo, i diritti umani fondamentali delle vittime;

3.  invita gli Stati membri ad adottare una serie di misure volte a garantire che le donne Rom partecipino alla preparazione, pianificazione e attuazione di tali processi;

4.  invita gli Stati membri ad adottare delle norme minime nel quadro del metodo aperto di coordinamento, al fine di elaborare una serie di misure volte a garantire che le donne e le ragazze abbiano accesso, a condizioni di parità, ad una istruzione di qualità per tutti, anche approvando leggi positive che esigano la fine della segregazione nelle scuole e definiscano i dettagli di progetti destinati a porre fine all'istruzione distinta e di seconda classe destinata ai bambini Rom;

5.  insiste sul fatto che i bambini Rom devono imparare a leggere e scrivere e che ciò deve costituire una priorità per le famiglie e per le scuole in cui tali bambini vengono educati;

6.  invita gli Stati membri a migliorare le condizioni abitative dei Rom prevedendo il riconoscimento, da parte della legislazione nazionale, del diritto ad un alloggio decente, ovviando all'attuale mancanza di protezione accordata ai singoli dalla legislazione nazionale nei confronti degli sfratti, adottando, in consultazione con i rappresentanti delle comunità in questione, progetti generali per finanziare il miglioramento delle condizioni di vita e di alloggio nei quartieri con una considerevole popolazione Rom, ordinando ai poteri locali di garantire rapidamente l'approvvigionamento in acqua potabile ed elettricità, lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti pubblici e le strade;

7.  invita gli Stati membri a promuovere gli alloggi socialmente misti;

8.  invita gli Stati membri a mettere a disposizione campi per i Rom nomadi affinché essi possano disporre di un livello di confort e di igiene soddisfacente;

9.  chiede un adeguato trasferimento in alloggi più sicuri soprattutto per le profughe Rom nella zona ad alta contaminazione da piombo della regione di Mitrovica nel Kosovo; richiama l'attenzione sull'ubicazione temporanea, recentemente ristrutturata, del campo francese Osterode della KFOR, che costituisce una soluzione provvisoria; chiede al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di fornire sufficienti risorse finanziarie per il trasferimento nella sede originaria; sottolinea la necessità di garantire il rispetto dei diritti dell'uomo portando avanti, nel contempo, il processo di stabilizzazione e di associazione;

10. invita gli Stati membri a garantire l'accesso di tutte le donne Rom alle cure sanitarie di base, di urgenza e preventive, ad elaborare ed applicare iniziative volte a garantire che anche le comunità più escluse dispongano di pieno accesso ai sistemi sanitari e che il personale sanitario usufruisca di una formazione anti pregiudizio;

11. invita i governi a garantire che la parità di trattamento e le pari opportunità siano parte integrante delle politiche in materia di occupazione e inclusione sociale, ad affrontare il problema dei tassi di disoccupazione molto elevati tra le donne Rom e, in particolare, a lottare contro i grandi ostacoli determinati della discriminazione diretta in fase di assunzione;

12. chiede l'adozione del principio di "obbligo positivo", in virtù del quale gli enti statali e non statali sono tenuti per legge a garantire una rappresentanza di donne Rom proporzionata alla loro presenza in seno alla popolazione locale;

13. esorta i governi ad esaminare gli ostacoli all'attività indipendente delle donne Rom, a definire programmi destinati a permettere una registrazione agevole, rapida e poco onerosa delle donne Rom imprenditrici e che esercitano un'attività indipendente, a favorire l'accesso al credito, compreso il microcredito, per il finanziamento di imprese da parte di donne Rom ed invita la Commissione a sostenere tali attività attraverso adeguati meccanismi di finanziamento;

14. raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di promuovere modelli d'imprenditorialità sociale, appositamente rivolti alle donne Rom;

15. invita la Commissione e il Parlamento, nell'ambito dei vari fondi, a considerare come obiettivo orizzontale il potenziamento delle capacità e l'emancipazione delle donne Rom e delle loro organizzazioni in materia di istruzione, occupazione, esercizio del potere e partecipazione politica;

16. invita la Commissione ad appoggiare, mediante i suoi numerosi meccanismi finanziari, le attività destinate in particolare alle donne Rom ed a riesaminare le norme per l'attribuzione di tutti tipi di finanziamento al fine di garantire disposizioni particolari volte ad includere le donne Rom: esorta gli Stati membri ad adottare prassi analoghe a livello di istituzioni nazionali, regionali e locali;

17. raccomanda alla Commissione di avviare procedimenti giudiziari, di applicare multe dissuasive nei confronti di quegli Stati membri che non abbiano ancora trasposto le direttive antidiscriminazione[13] nella propria legislazione interna e che non le abbiano ancora pienamente applicate per quanto riguarda le donne Rom e di monitorare l'esecuzione di tutte le sentenze emesse dalla Corte di giustizia delle Comunità europee nelle cause di scorretto adempimento;

18. invita le istituzioni della UE a considerare la situazione delle donne Rom nei paesi candidati un criterio chiave per valutare il livello di preparazione di detti paesi all'ingresso nell'Unione europea, compresa la situazione delle donne Rom nei paesi candidati non tradizionalmente o immediatamente associati alle questioni dei Rom;

19. raccomanda agli Stati membri di avvalersi quanto più possibile di processi politici come il metodo aperto di coordinamento, al fine di elaborare e di attuare iniziative volte a garantire una effettiva parità alle donne Rom;

20. esorta le istituzioni dell'Unione a prendere l'iniziativa di incitare i governi a raccogliere e a pubblicare dati, ripartiti per genere e per origine etnica, sulla situazione degli uomini e delle donne Rom, al fine di misurare i progressi realizzati in materia di istruzione, di alloggi, di occupazione, di cure sanitarie e in altri settori; ritiene che l'Unione europea dovrebbe incitare i governi alla sensibilizzazione delle proprie amministrazioni statali e della propria opinione pubblica rispetto al fatto che i dati etnici possono essere raccolti senza minacciare l'identificazione personale, nonché ad utilizzare ogni metodo esistente, sicuro e innovativo;

21. rammenta che l'approccio orizzontale consente ogni anno di sostenere con successo l'organizzazione del forum annuale per le donne Rom che vivono nell'Unione europea;

22. invita l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia ad avviare una serie di studi sul ruolo dei media nel promuovere l'antinomadismo e in particolare sulla promozione di stereotipi negativi sulle donne Rom;

23. chiede con urgenza la stretta consultazione delle donne Rom nell'elaborazione di qualsiasi programma e progetto adottato dalle istituzioni dell'Unione europea e/o dagli Stati membri che possa riguardarle e l'adozione di un'azione positiva a loro favore;

24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, dei paesi in via di adesione e dei paesi candidati.

Traduzione esterna

MOTIVAZIONE

Nel corso dell'elaborazione del progetto di relazione, la relatrice ha intavolato discussioni con le parti interessate, sia pubbliche sia private, nell'Unione europea. Gli incontri erano incentrati sui seguenti elementi:

- uno scambio di opinioni con l'iniziativa Donne rom (Roma Women's Initiative);

- le esperienze personali della relatrice in quanto donna di origine rom che è stata oggetto degli stessi atti discriminatori che devono subire le donne rom in tutta Europa;

- gli studi svolti dalla relatrice in quanto antropologa sulla situazione delle donne rom visitando le comunità e osservando personalmente le loro esperienze. Nelle vesti di eurodeputata, la relatrice ha visitato lo scorso anno la Grecia e la Macedonia ed è stata testimone in prima persona dell'aumento di casi di vittimizzazione delle donne rom;

- un'audizione pubblica sulla questione delle donne rom al Parlamento europeo con la partecipazione di rappresentanti delle organizzazioni non governative che difendono le donne rom;

- uno scambio di opinioni con Vladimir Špidla, il commissario europeo per l'Occupazione e le pari opportunità, il 27 settembre 2004, sui casi di sterilizzazione coatta contro le donne rom.

La relatrice rimpiange il fatto che la relazione del progetto "The Economic and Social Situation of Roma Women" (RomWom) dell'Istituto di Berlino per la ricerca sociale comparativa non possa essere utilizzata nella presente relazione, poiché le conclusioni della relazione RomWom non erano ancora ultimate quando è stato portato a termine il presente documento.

La relazione, che s'iscrive nell'ambito di una serie di documenti sulla povertà e l'esclusione sociale, nonché sulle pari opportunità, è la prima a evidenziare la discriminazione complessa e molteplice subita dalle donne rom negli Stati membri dell'Unione europea. A causa del diffuso antizingarismo, le donne rom di tutta Europa sono vittime di atti discriminatori legati non solo al genere, ma anche al gruppo etnico cui appartengono. Allo stesso tempo la diversità della popolazione rom nell'Unione europea presenta un ventaglio di problemi cui devono far fronte le donne. L'estrema complessità della questione da analizzare dipende dalla diversità di situazioni che possono verificarsi[14].

Pertanto, nell'analisi dei problemi affrontati dalle donne rom sono stati presi in considerazione alcuni criteri, tra cui il gruppo della popolazione rom al quale appartengono le donne, il luogo in cui vivono (urbano o rurale), lo stato civile - donne coniugate e nubili (questa categoria comprende anche le ragazze madri), il gruppo sociale di cui fanno parte, le specificità della cultura della maggioranza della popolazione, la loro religione.

Nonostante le differenze, la maggior parte di loro va incontro a una serie di problemi come, per esempio, atti discriminatori nel settore dell'istruzione, a livello scolastico e comunitario, nel campo dell'occupazione e dell'accesso all'assistenza sanitaria. Sebbene sia aumentato il riconoscimento della discriminazione di cui è vittima la popolazione rom, sono minimi i progressi realizzati in tale ambito[15]. La discriminazione molteplice e l'esclusione sociale delle donne rom aggravano il ciclo di povertà in cui molte di loro sono nate, privandole della dignità umana.

Cionondimeno si sono amplificati gli sforzi tesi ad affrontare il tema della diversità delle popolazioni europee. Per quanto riguarda le donne rom, però, la relatrice sostiene che le politiche per le pari opportunità si basino su un fatto "scontato" (corretto per gli europei della classe media), lungi dal poter essere applicato alle donne rom e ad altre donne emarginate e socialmente escluse. Le donne che rappresentano la minoranza, specie le donne rom, chiedono con insistenza che le politiche e le azioni degli Stati membri e delle istituzioni dell'Unione europea prendano in considerazione la loro realtà quando è affrontato il tema dell'uguaglianza di genere e della discriminazione fondata sulla razza o l'origine etnica[16].

Così come la popolazione rom maschile, le ragazze rom o sono escluse completamente dai sistemi scolastici o sono collocate in scuole o classi segregate, spesso denominate "classi speciali", che non soddisfano le loro necessità in termini di istruzione. La segregazione razziale, unita ai comportamenti degli insegnanti basati sul pregiudizio, contribuisce a generare un complesso di inferiorità tra i bambini. Le studentesse rom tuttavia devono superare un ulteriore ostacolo che impedisce l'accesso all'istruzione. Spesso infatti sono costrette ad abbandonare la scuola in tenera età per assistere familiari più giovani o per svolgere mansioni domestiche. Anche la pressione esercitata sulle ragazze affinché si sposino presto non consente loro di completare il ciclo scolastico.[17] Giacché l'istruzione è uno degli strumenti più importanti per sfuggire alla povertà, la duplice discriminazione che subiscono le donne rom nel settore dell'istruzione si traduce in numerosi ostacoli al tentativo di sottrarsi alla povertà.

I pregiudizi nei confronti delle donne rom si manifestano nei casi di assunzione e promozione, nonché nella retribuzione. In aggiunta molte sono le donne rom a essere completamente escluse dall'economia formale, vincolate da scarse opportunità educative, alloggi inadeguati e un'insufficiente assistenza sanitaria, ruoli di genere tradizionali e un'emarginazione generale dalle principali comunità. Il tasso di disoccupazione tra le donne rom in alcune località è di gran lunga superiore a quello della maggioranza della popolazione.

In tutta l'Unione, sia la popolazione rom in generale sia le donne rom in particolare ricevono una retribuzione inferiore a quella delle popolazioni e degli uomini della maggioranza razziale.

Un altro tipo di discriminazione cui devono far fronte le donne rom consiste nell'accesso all'assistenza sanitaria.[18] In diversi paesi europei, i rom non usufruiscono dell'assistenza sanitaria fornita dai medici generici perché "la responsabilità spetta a qualcun altro". Le infrastrutture spesso sono segregate perché le donne rom sono "sporche", "ladre" e "asociali". Esiste una documentazione dalla quale emerge che le donne rom spesso hanno accesso all'assistenza medica solo in casi di estrema emergenza, e talvolta neppure in quei casi. Pertanto accade frequentemente che venga negata loro l'assistenza primaria o preventiva. Stando alle notizie riportate, tale situazione provoca in alcune località un abbassamento della speranza di vita delle donne rom di 10 anni rispetto alla maggior parte delle donne. I tassi di mortalità infantile, inoltre, sono molto più elevati.

In termini di diritti riproduttivi, lo scorso anno sono stati segnalati casi di sterilizzazione in due Stati membri. Nonostante l'esistenza di prove, il governo non affronta in modo coerente la questione del risarcimento delle vittime.

Molte donne rom vivono in alloggi inadeguati, spesso in condizioni insicure o insalubri. Anche lo sfratto coatto costituisce un problema diffuso nelle comunità rom.

Le donne vivono spesso in comunità tradizionali patriarcali che possono favorire l'insorgere di atti di violenza nei loro confronti e privarle delle fondamentali libertà di scelta. Le donne rom sono spesso vittime della tratta di esseri umani in tutta Europa. È stata recentemente deferita alla MINUK (Missione ad interim delle Nazioni Unite per il Kosovo) una causa che dichiara i danni estremi provocati a più parti, comprese le donne rom.

Oltre ai pregiudizi, i mass media dei paesi dell'UE non contribuiscono ad attenuare i comportamenti prevenuti nei confronti dei rom. Oggigiorno è noto che i vettori dell'immagine stereotipata dei rom sono le donne e i bambini, spesso raffigurati sulla stampa e nei libri di testo.[19]

Se da un lato è ampiamente riconosciuta l'esistenza di un problema di discriminazione e di emarginazione delle donne rom in diversi ambiti della società, dall'altro è difficile dimostrarlo per la mancanza di dati disaggregati basati sul sesso e l'origine etnica. È necessario che i governi raccolgano dati nel rispetto della dignità e della vita privata delle minoranze al fine di risolvere i problemi affrontati dalle donne rom.

Se è vero che alcune donne rom sono diventate personaggi importanti della scena pubblica, la maggioranza non partecipa al processo decisionale che incide sulla loro vita. Le politiche condotte a livello europeo e nazionale devono essere riformulate per consentire un approccio migliore al problema della discriminazione nei confronti delle donne rom. Soprattutto nell'ambito delle politiche di genere, deve essere nuovamente riconosciuto il fatto che molte donne vanno incontro a un ulteriore aspetto della discriminazione basata sull'origine etnica o culturale. Solo recentemente l'elemento costituito dal genere è stato integrato nell'esame della discriminazione razziale verso i rom.[20] È chiaro tuttavia che sia il genere sia le dimensioni razziali devono essere equamente prese in considerazione nella formulazione di un'efficace politica destinata a far progredire la situazione delle donne rom in Europa.

È evidente che la risoluzione dei problemi delle donne rom non può essere affrontata in assenza di un efficace quadro legislativo a livello sia comunitario sia di Stato membro. A livello comunitario, la direttiva sull'uguaglianza razziale (2000/43/CE) e la direttiva sull'uguaglianza in materia di occupazione (2000/78/CE) non sono sempre complete e sono spesso vaghe. Per esempio, nell'ambito della discriminazione molteplice che colpisce le donne rom, il linguaggio utilizzato nella legislazione comunitaria è ambiguo. Inoltre non è affrontato il problema della discriminazione basata sulla nazionalità, il che giustifica i continui atti discriminatori nei confronti dei rom. [21] Numerosi Stati membri non hanno ancora pienamente recepito le suddette direttive e tale situazione è all'origine di problemi significativi per i gruppi storicamente emarginati e discriminati come i rom.[22]

A livello di Stato membro è necessario un efficiente quadro legislativo antidiscriminatorio incentrato sul mainstreaming dei bisogni e degli interessi dei rom nella formulazione di linee politiche generali senza escludere gli elementi essenziali delle identità rom.

Il mainstreaming nella formulazione politica è attuato solo quando si constata che le leggi e le politiche future non favoriscono la discriminazione nei confronti dei rom, quando le leggi e le politiche che generano discriminazione vengono abolite, e quando vengono elaborate disposizioni speciali che tengano conto degli elementi fondamentali delle identità rom. Nonostante il fatto che numerosi Stati membri abbiano attuato ufficialmente una politica antidiscriminatoria, i criteri summenzionati non sono stati applicati. Questo è uno dei motivi per cui le donne rom si trovano ancora ad affrontare una duplice discriminazione basata sul genere e l'origine etnica. Soprattutto nei settori dell'istruzione e dell'occupazione dovrebbero essere introdotti provvedimenti positivi il cui obiettivo sarebbe migliorare nello specifico la situazione delle donne rom nei due campi sopra citati. È inoltre opportuno potenziare la discussione e la formulazione di politiche di genere tese a soddisfare le esigenze delle donne rom al di là del ruolo tradizionale di madre e badante.

PROCEDURA

Titolo

La situazione delle donne Rom nell'Unione europea

Riferimenti

(2005/2164(INI))

Base giuridica

 

Base regolamentare

 

Consultazione del PE

 

Commissione competente per il merito

FEMM

         Annuncio in Aula

29.9.2005

Commissione(i) competente(i) per parere

 

 

 

 

         Annuncio in Aula

 

 

 

 

Pareri non espressi

 

 

 

 

         Decisione

 

 

 

 

Cooperazione rafforzata

         Annuncio in Aula

Relatore(i)

Lívia Járóka

         Nomina

15.9.2005

Relatore(i) sostituito(i)

Lívia Járóka

Procedura semplificata

         Decisione

Contestazione della base giuridica

         Parere JURI

Modifica della dotazione finanziaria

         Parere BUDG

Consultazione del Comitato economico e sociale europeo

 

         Decisione in Aula

Consultazione del Comitato delle regioni

 

         Decisione in Aula

Esame in commissione

21.3.2006

25.4.2006

 

 

 

Approvazione

25.4.2006

Esito della votazione finale

favorevoli:

23

 

contrari:

0

 

astensioni:

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Hiltrud Breyer, Maria Carlshamre, Věra Flasarová, Lissy Gröner, Zita Gurmai, María Esther Herranz García, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Astrid Lulling, Angelika Niebler, Siiri Oviir, Doris Pack, Christa Prets, Teresa Riera Madurell, Amalia Sartori, Eva-Britt Svensson, Anne Van Lancker, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Véronique De Keyser, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Anna Hedh, Zita Pleštinská

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Joel Hasse Ferreira

Deposito - rif. A6

27.4.2006

 

  • [1]  GU C 45 E del 23.2.2006, pag. 129.
  • [2]  Relazione "La situazione dei Rom in una Unione europea allargata", Direzione generale CE per l'occupazione e gli affari sociali, Unità D3, 2004.
  • [3]  "Raccomandazione di politica generale n. 3 sulla lotta al razzismo e all'intolleranza nei confronti dei Rom/zingari" della commissione europea del Consiglio d'Europa contro il razzismo e l'intolleranza, Strasburgo, 1998.
  • [4]  Alvaro Gil-Robles, Relazione sulla situazione in materia di diritti umani di Rom, Sinti e Caminanti in Europa, Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Strasburgo, 2006.
  • [5]  OSCE, Piano d'azione volto a migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nello spazio OSCE, PC.DEC/566, 2003.
  • [6]  Quarta conferenza mondiale sulle donne, Dichiarazione e piattaforma di azione di Pechino, 1995.
  • [7]  "Raccomandazione generale XXVII: Discriminazioni nei confronti dei Rom", Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, 57ª sessione, 2000.
  • [8]  GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
  • [9]  GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
  • [10]  In Romania, il 3% delle donne Rom ha apparentemente completato il ciclo scolastico secondario, a fronte del 63% delle donne in generale (Open Society Institute, Ricerca su determinati programmi in materia di istruzione destinata ai Rom nell'Europa centrale ed orientale, 2002).
  • [11]  Relazione "Evitare la dipendenza - i Rom nell'Europa centrale ed orientale", UNDP, Bratislava, 2002.
  • [12]  Cfr. comunicato stampa del Centro europeo per i diritti dei Rom, "Victims of Kosovo poisoning bring lawsuit at European Court of human rights", 20 febbraio 2006, www.errc.org.
  • [13]  Comprese le direttive approvate a seguito della modifica dell'articolo 13 del TCE a seguito del trattato di Amsterdam, nonché le direttive collegate che specificano il campo di applicazione e l'entità del divieto di discriminazione contro le donne ai sensi del diritto UE.
  • [14]  Nella relazione della CE "The Situation of Roma in an Enlarged European Union" sono utilizzati i termini "Roma" (rom), "Gypsy" (zingaro) e "Travellers" (vagabondi) per abbracciare la diversità dei gruppi.
  • [15]  Cfr. stessa relazione, pag. 1, Executive Summary.
  • [16]  Cfr. "Romani Women in the European Union: Realities and Challenges" Nicoleta Bitu, Programma dell'OSI "Network Women", Iniziativa Donne rom, presentazione all'audizione della commissione Femm del Parlamento europeo, Situazione delle donne rom nell'UE, 23 novembre 2005.
  • [17]  Cfr. per esempio la relazione A Place at the Policy Table sul Forum delle donne rom dell'Open Society Institute, 29 giugno 2003.
  • [18]  Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia. Breaking the Barriers - Romani Women and Access to Public Health Care (2003).
  • [19]  "Roma women Rights are Rights to Dignity, Diversity and equal participation" I presentazione all'audizione della commissione Femm del Parlamento europeo sulle donne rom nell'UE, Miranda Vuolasranta, novembre 2005.
  • [20]  Kocze, Angela. "Double Discrimination Face by Romani Women in Europe". Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, riunione del 26 novembre 2003.
  • [21]  European Roma Information Office. Risposte al Libro verde. 2004.
  • [22]  EUMC. "Migrants, minorities and legislation: Documenting legal measures and remedies against discrimination in 15 Member States of the European Union", pagg. 117, 118. Dicembre 2004.