RELAZIONE sul ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia

11.1.2007 - (2006/2214(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatrice: Emine Bozkurt

Procedura : 2006/2214(INI)
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A6-0003/2007
Testi presentati :
A6-0003/2007
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia

(2006/2214(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione "Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2006-2007" (COM(2006)0649), con particolare riferimento alla relazione intermedia sulla Turchia ivi contenuta;

–   vista la comunicazione della Commissione "Documento di strategia del 2005 sull’ampliamento" (COM(2005)0561),

–   vista la sua risoluzione del 27 settembre 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell'adesione[1],

–   vista la sua risoluzione del 6 luglio 2005 sul ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia[2],

–   vista la decisione del Consiglio europeo del 17 dicembre 2004 di avviare i negoziati con la Turchia per l'adesione all'Unione europea il 3 ottobre 2005,

–   visto l'acquis comunitario nel settore dei diritti della donna e dell'uguaglianza di genere,

–   vista la raccomandazione Rec (2003) 3 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa agli Stati membri riguardo a una partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini al processo decisionale politico e pubblico,

–   vista la Convenzione n. 177 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sul lavoro a domicilio del 1996,

–   vista la relazione "Donne e Occupazione" del comitato consultivo misto UE-Turchia del Comitato economico e sociale europeo, elaborata a Kayseri (Turchia) il 14 luglio 2006,

–   vista la relazione della Commissione parlamentare turca sui delitti "d'onore" e "tradizionali" e la violenza contro le donne e i bambini,

–   vista la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo, del 10 novembre 2005, relativa alle norme vigenti in Turchia sull'utilizzo del copricapo islamico presso gli istituti di insegnamento superiore[3],

–   visti la Convenzione sull’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) e il suo protocollo supplementare, che sono parte integrante del diritto internazionale e cui la Turchia aderisce rispettivamente dal 1985 e dal 2002, e visto l'articolo 90 della Costituzione turca, ai sensi del quale il diritto internazionale prevale sul diritto nazionale,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6‑0003/2006),

A. considerando che il recepimento dell'acquis comunitario è obbligatorio per i paesi candidati all'adesione all'Unione europea e che i diritti delle donne e la parità di genere rientrano nell'acquis comunitario,

B.  considerando che la relazione sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell'adesione, figurante nel Documento di strategia sull’ampliamento del 9 novembre 2005 (COM(2005)0561)[4] individua in particolare, per quanto concerne la situazione delle donne, i seguenti fattori di preoccupazione principali: violenza nei confronti delle donne, in particolare violenza domestica e reati commessi in nome dell'onore; un elevato tasso di analfabetismo; un basso livello di presenza femminile in Parlamento e negli organi rappresentativi locali, nonché una scarsa partecipazione delle donne e la prevalente discriminazione sul mercato del lavoro, visto che l'indipendenza economica delle donne riveste è di cruciale importanza per la loro emancipazione e dovrebbe dunque rivestire un particolare interesse per la società turca,

C. considerando che, nella sua relazione del 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia, la Commissione è giunta alla conclusione che il quadro giuridico in materia di diritti delle donne è nel complesso soddisfacente, sebbene la sua applicazione resti a tutt'oggi una sfida;

1.  sottolinea che il rispetto dei diritti umani, inclusi quelli delle donne, costituisce una conditio sine qua non per l'adesione all'Unione europea e invita la Commissione a porre il tema dei diritti della donna al centro dei negoziati con la Turchia;

2.  si compiace del fatto che sia stata avviata la fase attiva dei negoziati di adesione tra la Turchia e l'Unione europea; deplora tuttavia il rallentamento del processo di riforma registrato in Turchia nel corso dell'ultimo anno e il persistere di problemi riguardo ai diritti delle donne;

Attuazione della legislazione e coordinamento

3.  rileva che il quadro giuridico in materia di diritti delle donne è stato in generale soddisfacente, pur ritenendone imperfetta l'attuazione; rinnova pertanto il proprio invito ad attuare pienamente ed efficacemente l'acquis comunitario sui diritti delle donne, segnatamente nelle regioni più povere del paese;

4.  esorta il governo turco ad accelerare l'attuazione della nuova legislazione sui diritti delle donne onde assicurare che essa vada assolutamente di pari passo con quanto previsto dall'acquis comunitario e venga applicata in modo efficace nella realtà pratica;

5.  rileva che il nuovo codice penale entrato in vigore nel giugno 2005 rafforza sostanzialmente i diritti fondamentali delle donne, sebbene le direttive europee in materia di parità tra uomini e donne continuino a non essere pienamente recepite; constata con preoccupazione i tentativi (falliti) di abrogare la legislazione sui diritti delle donne;

6.  deplora il fatto che in alcune zone sud-orientali della Turchia le bambine non vengano registrate alla nascita, il che impedisce di contrastare i matrimoni coatti e i delitti "d'onore" in quanto le vittime non hanno un'identità; esorta le autorità turche ad adottare tutte le misure necessarie a garantire la registrazione alla nascita di tutti i bambini turchi;

7.  rileva che il governo turco dovrebbe mantenere e, ove necessario, istituire un'anagrafe nazionale dei matrimoni contratti legalmente, affinché uomini e donne possano godere pienamente dei vantaggi derivanti dalla cittadinanza, quali ad esempio l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria;

8.  accoglie con soddisfazione, a tale proposito, l'istituzione in Turchia di un Comitato consultivo sullo status delle donne (in appresso, il Comitato), incaricato di fornire consulenza sulla pianificazione e l'attuazione delle politiche nazionali in materia di diritti delle donne;

9.  sottolinea la necessità di includere, nel Comitato, le parti sociali, i rappresentanti di enti e di organizzazioni non governative che si occupano di questioni di genere, e i rappresentanti sindacali, a differenza di quanto avviene attualmente, ed esorta le autorità interessate ad avvalersi efficacemente del Comitato in questione ai fini di un efficiente coordinamento tra i vari soggetti coinvolti;

Società civile

10.  ribadisce i propri timori riguardo alla cooperazione tra le organizzazioni non governative (ONG) e il governo turco;

11.  chiede la parità di trattamento di tutte le organizzazioni non governative (ONG), cioè anche delle organizzazioni femminili libere ed autonome;

12.  ritiene che l'incontro avvenuto tra il Sottosegretario turco ai diritti delle donne e i rappresentanti di 55 organizzazioni femminili turche, come pure la decisione di instaurare una cooperazione più strutturata e un coordinamento più efficace tra il ministero competente e le ONG rappresentino buone prassi da ripetersi regolarmente; si aspetta di vedere realizzata in futuro questa volontà politica per il tramite di iniziative e misure concrete;

13.  invita la Commissione e il governo turco a riconoscere il ruolo che svolgono le organizzazioni non governative per i diritti delle donne in quanto partner fondamentali e indispensabili, attraverso strutture e istituzioni ufficiali e permanenti, nonché a coinvolgere le ONG in maniera strutturata nei negoziati di adesione all'Unione europea, sulla base delle procedure stabilite;

14.  invita le autorità turche ad avviare un'intesa campagna per trasmettere all'intera società un'immagine delle donne come soggetti promotori di sviluppo economico e sociale;

15.  riconosce i problemi concernenti i diritti delle donne che le ONG possono incontrare nell'ambito delle complesse procedure per ottenere aiuti dall'UE e della realizzazione dei progetti per cui hanno ottenuto tali aiuti;

16.  si compiace della costituzione dell'STGM (Centro di Sviluppo della Società Civile), che opera per contribuire allo sviluppo della società civile;

17.  invita la Commissione a fornire un ulteriore supporto, anche sviluppando la capacità di altri centri di assistenza;

Dati, benchmark e obiettivi

18.  constata a tutt'oggi l'assenza di dati accurati sulla situazione della donna in Turchia, rilevando altresì che i dati esistenti non coprono ancora tutte le problematiche legate alla situazione, al ruolo e ai diritti delle donne;

19.  plaude al progetto comune UE-Turchia dal titolo "Promuovere la parità di genere", destinato a rafforzare la capacità dei soggetti interessati di tutelare le donne dalla violenza domestica e si compiace dell'iniziativa, nell'ambito del progetto, volta a creare una banca dati sulle violenze contro le donne, denominata "Ricerca nazionale sulle cause e le conseguenze della violenza nei confronti delle donne";

20.  invita il governo turco a fornire dati specifici e affidabili sul tasso di analfabetismo tra le donne, sulla parità di accesso delle donne all'istruzione, sui problemi connessi alla partecipazione delle stesse alla forza lavoro, sulla violenza nei loro confronti, sui delitti d'onore e sui matrimoni forzati;

21.  chiede alla Commissione di elaborare, nelle sue relazioni sull'andamento delle riforme, destinate al Consiglio europeo, chiari benchmark e precisi obiettivi a breve, medio e lungo termine in materia di diritti delle donne;

22.  invita il governo turco a garantire che le donne appartenenti alla minoranza curda partecipino anch'esse ai programmi in materia di diritti delle donne;

23.  sottolinea con preoccupazione quanto riferito dalla Commissione circa la soltanto parziale applicazione della legge sulla protezione della famiglia; invita le autorità turche a procedere senza ritardi alla sua messa in atto corretta ed efficace, cosa che contribuirà a tutelare la posizione e i diritti della donna in seno alla famiglia;

Violenza contro le donne

24.  constata che la violenza contro le donne rappresenta a tutt'oggi un problema e condanna gli episodi di violenza sulle donne, tra cui i cosiddetti delitti "d'onore", le violenze domestiche, i matrimoni combinati e la poligamia;

25.  prende atto di quanto rilevato dalla Commissione, secondo cui, sebbene per il codice penale il reato morale costituisca una circostanza aggravante in caso di omicidio, il complesso delle sentenze emesse dagli organi giurisdizionali resta comunque limitato; invita le autorità giudiziarie ad applicare e ad interpretare in modo corretto ed efficace le disposizioni della legislazione penale con l'obiettivo di evitare reati di questo tipo;

26.  esprime profonda preoccupazione per il fatto che i suicidi commessi da donne a causa dell'influenza della famiglia continuino a verificarsi, soprattutto nelle regioni orientali e sud-orientali; esorta le autorità turche a tutelare le donne da questo tipo di pressione esercitata su di loro dalle famiglie, invitandole altresì a presentare dati concreti ed affidabili sul fenomeno del suicidio tra le donne, in particolare nelle regioni in questione;

27.  chiede alle istituzioni pubbliche (magistratura, amministrazione, polizia, sistemi sanitari) di fornire alle donne vittime di violenza in Turchia tutta la protezione necessaria;

28.  sottolinea la necessità che, in caso di mancata tutela delle vittime e di mancata prestazione di assistenza, sia avviata un'indagine giudiziaria a cura delle istituzioni pubbliche e siano perseguiti penalmente i responsabili;

29.  accoglie con soddisfazione la circolare ufficiale emanata dal Primo ministro Erdoğan in seguito a una relazione elaborata dalla commissione parlamentare turca sui delitti "d'onore" e la violenza contro le donne, che istruisce tutti i ministeri, le istituzioni pubbliche e gli amministratori locali a dare attuazione alle soluzioni proposte per far fronte a questo tipo di violenza; chiede al governo turco di definire modalità concrete e vincolanti per l'attuazione di tale circolare ufficiale e di mettere a punto le misure da applicare di conseguenza in caso di mancata applicazione;

30.  si compiace dell'iniziativa tesa ad educare i soldati nell'ambito del servizio militare alla prevenzione della violenza contro le donne e di includere nei programmi delle scuole di polizia anche tematiche quali i diritti delle donne in quanto parte dei diritti umani, la parità di genere, la violenza contro le donne e i delitti "d'onore";

31.  invita il governo turco e la Commissione ad affrontare in via prioritaria il problema della violenza in generale e dei delitti "d'onore" in particolare, come pure a creare rifugi speciali ad alta sicurezza, anche nelle regioni sudorientali del paese, affinché le donne abbiano un luogo in cui rifugiarsi nelle loro comunità; chiede misure di sostegno e di assistenza a favore dei centri liberi di consulenza per le donne nella Turchia sud-orientale, come ad esempio il KA-MER; sollecita uno sviluppo economico incentrato sulle donne nelle regioni in cui queste ultime sono vulnerabili alla violenza; sottolinea l'importanza di indagini sistematiche e di sanzioni efficaci e dunque l'importanza di formare la polizia e le autorità giudiziarie alle tematiche dell'uguaglianza di genere e della lotta alla violenza; rileva la necessità di indurre i giudici ad applicare la nuova legislazione per punire severamente la violenza in generale e i delitti "d'onore", i matrimoni coatti e la poligamia in particolare, come pure l'importanza di proteggere i testimoni; esorta il governo turco a concludere un accordo speciale con la Commissione sulla partecipazione al programma Daphne e a stanziare a tal fine nel bilancio nazionale le necessarie risorse finanziarie;

32.  rileva la necessità di fornire alle donne non solo protezione ma soprattutto assistenza e consulenza psicologica; chiede l'istituzione di tali servizi sia nelle case di accoglienza delle donne, sia in loco, nelle regioni in cui si registra un elevato numero di suicidi tra le donne e di vittime della violenza;

33.  invita le istituzioni turche a costruire alleanze con tutte le espressioni della società (civili, sociali, religiose) per avviare campagne destinate in modo particolare alle nuove generazioni, per diffondere la consapevolezza che le violenze contro le donne e le bambine costituiscono una grave violazione dei diritti umani e per suscitare atteggiamenti di ripulsa nei confronti di qualsiasi forma di violenza;

Rifugi

34.  osserva che in Turchia i rifugi per le donne vittime di violenze, che avrebbero una capacità di 496 posti e che finora hanno fornito servizi al 5512 donne[5], non sono sufficienti a soddisfare le necessità di una popolazione di circa 70 milioni di persone, e che non vengono concretizzate sufficientemente neppure le modeste possibilità previste dalla legislazione in vigore, ossia un rifugio in tutti i comuni con più di 50.000 abitanti;

35.  invita il governo turco a garantire l'efficienza, la sicurezza e la disponibilità di un sufficiente numero dei rifugi per le necessità delle donne;

36.  si compiace dell'istituzione della linea telefonica di assistenza "183 servizi sociali per famiglie, donne, bambini e disabili", cui segnalare episodi di violenza; si compiace altresì dell'istituzione di una linea nazionale di assistenza urgente, il 157, per le vittime della tratta di esseri umani e ritiene che tali linee telefoniche possano costituire un buon esempio anche per l'UE;

37.  rinnova il proprio invito alla Turchia a ratificare il protocollo aggiuntivo n. 12 alla Convenzione europea sui diritti umani[6];

38.  invita il governo turco a migliorare a livello strutturale e di organico i rifugi di accoglienza per le donne e ad ovviare alle carenze denunciate;

39.  invita il governo turco a promuovere maggiormente la cooperazione tra istituzioni statali/enti locali e organizzazioni femminili indipendenti, nonché a sostenere finanziariamente i rifugi indipendenti e autonomi per le donne;

Partecipazione politica

40.  rileva che il livello di partecipazione politica femminile in Turchia è eccessivamente scarso; sottolinea il fatto che talvolta il modo migliore per ovviare alla discriminazione nei confronti delle donne consiste nell'introdurre misure temporanee di discriminazione positiva, come previsto anche dalla CEDAW, ed evidenzia l'assoluta necessità di modelli femminili di comportamento in posizioni di potere e nell'ambito del processo decisionale;

41.  propone l'adozione di un sistema di quote obbligatorie che garantisca un'equa rappresentanza femminile nelle liste elettorali, quale migliore soluzione possibile per rafforzare, a breve termine, la partecipazione delle donne nella vita politica della Turchia;

42.  propone la presentazione di misure intese a garantire un'adeguata rappresentanza femminile nelle liste elettorali, quale migliore soluzione per rafforzare, a breve termine, la partecipazione delle donne nella vita politica della Turchia;

43.  invita i partiti politici turchi a dotarsi di regole interne che garantiscano la presenza delle donne nei loro organi dirigenti a tutti i livelli;

44.  esorta i partiti politici in Turchia, a partire dalle prossime elezioni del 2007, a includere un maggior numero di candidate nelle liste elettorali, a lasciare che le donne svolgano un ruolo adeguato nella gerarchia di partito e a condurre campagne di sensibilizzazione sull'importanza della partecipazione politica delle donne;

45.  esprime profondo rammarico per il fatto che a tutt'oggi non sia stata istituita, in seno al parlamento turco, una commissione permanente sui diritti della donna e sull'uguaglianza di genere; sottolinea la necessità che siano mantenute le promesse contratte dal governo turco e da alcuni partiti politici nei loro programmi e che la suddetta commissione sia istituita quanto prima;

46.  esprime preoccupazione per quanto riferito dalla Commissione riguardo alla continua vulnerabilità delle donne alle prassi discriminatorie, un fatto riconducibile anche alla mancanza di scolarizzazione e a un elevato tasso di analfabetismo nel paese, e invita il governo turco ad adoperarsi per garantire parità di accesso a uomini e donne all'istruzione e al mercato del lavoro, in particolare nelle regioni sudorientali del paese; chiede a tale proposito l'adozione di misure nel settore dell'istruzione intese a dotare il personale docente di competenza di genere e a mantenere un sistema di incentivi inteso ad evitare che le ragazze abbandonino la scuola; chiede inoltre che gli scolari e le scolare siano sensibilizzati alla parità di diritti per uomini e donne e al diritto delle donne all'autodeterminazione, anche mediante il ricorso a materiale didattico che tenga conto della prospettiva di genere;

Istruzione

47.  constata che, stando alle stime dell'UNICEF, ogni anno tra le 600.000 e le 800.000 ragazze che hanno raggiunto l'età della scuola dell'obbligo non riescono a frequentare le lezioni o perché ostacolate dalle loro famiglie o per difficoltà logistiche;

48.  plaude alla campagna di promozione dell'istruzione delle ragazze, denominata "Andiamo a scuola, ragazze", grazie alla quale 222.800 ragazze sono state iscritte alla scuola; plaude altresì alla "Campagna a sostegno dell'istruzione nazionale", che ha raggiunto quasi 5 milioni di adulti in un quadriennio, la maggior parte dei quali sono donne residenti in zone rurali e ragazze che non hanno potuto frequentare la scuola;

49.  sottolinea l'importanza dell'istruzione e del suo potenziale contributo all'indipendenza economica delle donne; invita le autorità turche a mettere a punto un sistema di monitoraggio inteso ad evitare che le ragazze abbandonino la scuola;

Partecipazione al mercato del lavoro

50.  rileva che la percentuale di partecipazione delle donne al mercato del lavoro (al di sotto del 25%) risulta estremamente bassa rispetto alla quota media di donne occupate nei 25 Stati membri dell'UE, pari al 55%, e che il tasso di occupazione femminile è sceso a circa il 20%, a fronte di un aumento della partecipazione delle donne al settore dell'economia informale, un fatto spesso riconducibile all'interazione di diversi fattori, quali il basso livello di scolarizzazione di molte donne, la mancanza di un sistema istituzionalizzato, generalizzato, accessibile e abbordabile di infrastrutture per la cura dell'infanzia, la necessità di occuparsi di familiari anziani e disabili e la divisione del lavoro in base al sesso nella società;

51.  sottolinea la necessità evidenziata dalla Commissione di conformarsi all'acquis comunitario nel settore delle pari opportunità, per quanto concerne il congedo parentale, la parità di retribuzione, la parità di accesso al lavoro e i regimi statali e professionali di previdenza sociale;

52.  accoglie con soddisfazione in quest'ottica i progetti come quello comune tra i Paesi Bassi e la Turchia "Promuovere la parità nell'occupazione", e il nuovo progetto "Sostenere le imprenditrici", nonché la cooperazione tra la Garanti Bank e la KAGIDER (Associazione delle imprenditrici) per quanto concerne i crediti fino a 30.000 dollari e la formazione gratuita per le imprenditrici;

53.  invita il governo turco a istituire un ente o diversi enti per la promozione, l'analisi, il monitoraggio e il sostegno della parità di trattamento sul mercato del lavoro, compresa la formazione professionale a norma dell'articolo 8 bis della Direttiva 2002/73/CE[7];

54.  chiede alle parti sociali e al governo turco di adottare tutte le misure necessarie a garantire la transizione dall'economia informale all'economia formale; chiede alla Commissione di includere tra le sue priorità un sostegno a tale sforzo;

55.  invita il governo turco a fornire dati accurati sulla discriminazione nei confronti delle donne, tra cui la possibilità per le donne che indossano il copricapo di accedere al mercato del lavoro formale, allo scopo di determinare l'eventuale sussistenza di un rischio di discriminazione indiretta in base al genere;

56.  chiede al governo turco di migliorare la situazione dei lavoratori a domicilio, la maggior parte dei quali sono donne; al riguardo, esorta la Turchia a firmare e a ratificare la convenzione n. 177 dell'OIL sul lavoro a domicilio e a modificare il codice del lavoro turco affinché copra anche questa categoria di lavoratori;

57.  rinnova il proprio invito al governo turco a elaborare e ad attuare piani d'azione nazionali in materia di donne e occupazione, che abbiano una durata limitata e perseguano obiettivi concreti, come avviene attualmente di norma negli Stati membri dell'Unione europea;

58.  invita il Ministero del lavoro turco e le parti sociali a integrare le tematiche dell'uguaglianza di genere nelle loro politiche e nei contratti collettivi di lavoro e chiede ai sindacati turchi di organizzare il lavoro nel settore dell'economia informale e di formare i rappresentanti sindacali alle tematiche di uguaglianza di genere; plaude a tale proposito all'iniziativa della Confederazione sindacale della Turchia "Türk-IS";

59.  sottolinea il ruolo rilevante che le svolgono parti sociali nella promozione dei diritti delle donne e della loro partecipazione alla vita economica, sociale e politica; incoraggia le parti sociali a promuovere ulteriormente la partecipazione delle donne negli organi impegnati nel dialogo sociale;

60.  decide di valutare regolarmente i progressi compiuti nel settore dei diritti delle donne in Turchia, parallelamente alle relazioni annuali della Commissione sui progressi conseguiti in vista dell'adesione, e a integrazione di queste ultime, e di misurare i progressi realizzati dalla Turchia nel campo dei diritti delle donne in base ai benchmark definiti in tali relazioni;

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34. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d'Europa, al Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza nei confronti delle donne, al Direttore generale dell'Organizzazione internazionale del lavoro, nonché al governo e al parlamento della Turchia.

  • [1]  Testi approvati, P6_TA(2006)0381.
  • [2]  GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 385.
  • [3]  Leyla Şahin v. Turkey, Application No. 44774/98.
  • [4]  GU C 13 del 19.1.2005, pag. 3.
  • [5]  Fonte: Nimet Çubukçu, Sottosegretario di Stato turco ai diritti delle donne.
  • [6]  http://www1.umn.edu/humanrts/euro/z31prot12.html
  • [7]  Direttiva 2002/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 settembre 2002 che modifica la Direttiva 76/207/CEE del Consiglio relativa all'attuazione del principio della parità di trattamento tra gli uomini e le donne per quanto riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e alla formazione professionale e le condizioni di lavoro (GU L 269, del 5.10.2002, pag. 15).

MOTIVAZIONE

In preparing her draft report, the rapporteur has been in regular contact and has had in-depth discussions with a whole range of stakeholders in Turkey and the European Union, both in public and private. This work has included:

· Attending the conference of the Turkish Employers Organisations (TISK) on Women and Employment on the 10th of February 2006.

· Attending the International Women's Congress on 'The Role of Women in the Alliance of Civilizations', in Istanbul, on the 28-29th of the January 2006.

· A visit to Turkey to investigate the current situation of women's rights, which included discussions on women's rights with Prime Minister Erdoğan, Minister for Women's Rights Çubukçu, Minister for Social Affairs Başesgioğlu, employers organisation TISK, trade union confederation Türk-IS, trade union confederation HAK-IS, Women's NGOs, the women's branches of most of the political parties and individual members of the Turkish Parliament.

· A meeting with Professor Yakın Ertürk, the Special Rapporteur of the United Nations Commission on Human Rights on violence against women in July 2006.

· Meetings with Olli Rehn, EU Commissioner for Enlargement and Vladimir Spidla, EU Commissioner for Employment, Social Affairs and Equal Opportunities.

· A planned mini-hearing in the European Parliament's Committee on Women's Rights and Gender Equality on the issue.

Civil society

The report stresses the importance of an open attitude of cooperation and effective coordination between different layers of the Turkish government, NGOs and the European Union institutions. In this respect, it welcomes the establishment of an Advisory Board on the Status of Women in 2005 which is designed to give advice on the planning and implementation of state policies related to the status of women. However, it emphasises the necessity to include also the trade unions who are not at present represented within the Board.

The rapporteur especially calls on the European Commission to determine specific goals; and to set up reasonable, proportionate and feasible benchmarks, preferably in its regular report on Turkey. This would clearly show Turkey which criteria it needs to meet and also it would also facilitate the monitoring and assessment procedure by the European Parliament. Another important problem is the growing concern of the women's NGOs about the extensive procedures for obtaining financial support and funding from the EU. Due to the complicated procedures that have to be followed by the NGOs to be eligible for EU grants, many women's NGOs hesitate to apply and benefit from a critically important resource. In this regard, the European Commission is encouraged to provide additional assistance by organising information sessions on EU project funding that involves all the concerned parties.

Violence against women

Although some important steps were taken since last year, there are still many cases of violence against women in Turkey that oblige the authorities to intensify their efforts. The extent and the importance of the problem require effective coordination, use of reliable data and sufficient funding. Considering the existence of very little accurate and independent data on violence against women as one of the main problems, the report welcomes the EU-Turkey joint project to set up a database on violence against women. However, the reluctance of Turkey to conclude a special agreement with the European Commission concerning participation in the Daphne II Programme on combating violence against women is very regretful.

The rapporteur acknowledges the work of Prof. Yakın Ertürk, the Special Rapporteur of the United Nations Commission on Human Rights on violence against women, who conducted an official fact finding mission in Turkey from 22 to 31 May 2006, following the extensive media coverage of suicides of women in Batman. Her work aimed at assessing whether high suicide rates which were interpreted as disguised honour killings or forced suicides were linked to tougher laws against honour crimes. Based on the findings of Prof. Ertürk, showing the lack of a precise direct link between the new legislation and the rise of the suicides of women, the European Parliament rapporteur did not mention the subject in this report.

Turkey is a party to all major international human rights instruments. Its domestic legislation provides for the equality and human rights of women and addresses violence against women. In practice, however, there needs to be a political will to implement these laws and protect women from violence. There is a need to change the mentality of people in order to fully implement the existing laws.

During the preparation of the report, due to the different data given by various sources, it was very difficult to get the accurate information about the shelters for women who have been victims of violence; namely the numbers of the shelters, the locations, the capacity, the general standards and the qualifications of the personnel who work in the shelters. In this light, Turkish authorities are requested to provide a complete and detailed list of the existing shelters in Turkey.

Political participation by women

Political participation by women in Turkey still remains dramatically low, as there have not been any elections since the last report on women's rights in Turkey. Turkish authorities are constantly encouraged to take sustainable measures to increase the representation of women in elected and appointed bodies. The temporary measures of positive discrimination, notably the adoption of a mandatory quota system for the election lists are seen as the best possible way to improve women's participation in the parliament and in representative municipal bodies. NGOs and female politicians alike are calling for the introduction of quota systems. The upcoming elections in Turkey represent an important opportunity to increase women's participation in politics by including more female candidates on the election list and by giving them leading roles in the party's organisational structure beyond the women's branches.

Although a proposal has already been prepared and several promises were made by the Turkish government, a standing Committee on Women's Rights and Gender Equality with full legislative powers in the Turkish parliament has not been established yet. Regretting the inaction of the authorities, the rapporteur is of the opinion that a serious problem requires a serious committee. In this regard, the establishment of the Committee will be a concrete indicator of the Turkish government's commitment to women's rights and it will address gender mainstreaming within the Turkish legislation.

Education

More than half a million girls do not attend school each year, even though in Turkey it is compulsory to receive education for at least 8 years. In principle, there is not an obstacle for the access of girls to the school. Article 42 of the Turkish Constitution states that 'Primary education is compulsory for all citizens of both sexes and is free of charge in state schools' and Article 4 of Basic Law of National Education states that 'Education institutions are open to everyone without any discrimination based on language, race, sex and religion.' However there is a complex range of economic and social factors that contribute to the non-attendance of girls at school. One of the main reasons is the reluctance of families to send girls to school. Especially in the South East, where the number of girls attending school is disproportionately large, schools are often situated far from home and many parents do not want their children, especially girls, to travel far mainly for security reasons. Many families suffer economic hardship; therefore they try to augment domestic income by keeping children at home to work. Among the other reasons, there are the traditional gender bias of families that favours the needs of men and boys over those of women and girls and the fact that many parents consider the early marriage of their girls to be more important than their education. Furthermore, the shortage of schools and classrooms and the poor physical state of the schools are other reasons for low interest at education.

In the last years, some important education projects have been launched in order to tackle this problem and they had positive effects on the enrolment rate of the girls. Some of them are 'Dad send me to school', 'Let's go to school girls', 'Snowdrops' and 'Pick your sibling'. The 'Campaign to support national education' has reached 5 million adults in 4 years, most of whom are women from rural areas and girls who couldn't go to school. The share of the budget of the Ministry of National Education and The Council of Higher Education in the total consolidated budget has risen from 9.8 % in 1996 to 13 % in 2005. In 2003, the government set up the 'Let's go to school girls' campaign together with UNICEF and with support from NGOs, the EU, the World Bank, the private sector and media with the goal to close the gender-gap in primary school enrolment. According to UNICEF, the campaign has resulted in the enrolment of 177,000 girls and 87,000 boys in 53 provinces. The Ministry of National Education decided to expand the campaign to all the country's 81 provinces. The campaign has done much to raise awareness about the gender gap in education and women's rights. Besides, within the context of the 'Social Risk Mitigation Project' of the World Bank and the Turkish government, families with great financial problems are given what is called 'Conditional Cash Transfers'. This means that the families get financial incentives provided that they send their children to school and extra amount of cash transfers are provided for sending girls to school.

The European Union has limited competence in the field of education and it has no common policy concerning education and the headscarf issue. Furthermore, the ECHR has ruled that ̀the interference in issue was justified in principle and is proportionate to the aims pursued, and could therefore be considered to have been necessary in a democratic society ́[1]. In this light, the rapporteur did not touch upon the issue except considering the risk of indirect discrimination based on gender in the formal labour market.

Participation of women in the labour market

According to OECD data[2], the Turkish employment rate of women is currently around 24.3%. According to studies by the European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions, this number was still at 27% in 2004, whereas in 1998 the figure was still 35%. This points to a chronic decrease in the participation of women in the Turkish official labour market. For women to be able to claim the rights they have on paper, it is necessary for them to have a degree of (economic) independence. With more and more women losing out on the labour market, this independence seems difficult to realise. This trend needs to be stopped, and reversed. The reasons for the decrease in women's participation are diverse. Economic growth in Turkey is not followed by an increase in job opportunities. Many women have a low level of education, hindering their access to the labour market. Discrimination of women in the labour market and gender division of labour also remain problems, revealing the underlying biases of a society which is to some degree still patriarchal. Because of a possible risk of discrimination of women wearing headscarves, which might amount to indirect discrimination based on gender, the report asks the government to provide data on this subject.

The absence of women in the official labour market is to some extent also explained by the representation of a lot of women in the informal labour market, in which they often work as unregistered home workers. Women often are unable to leave the informal sector or prefer to do flexible part-time paid work at home because of the combination of several factors: their level of education might be too low, the traditional gender roles put limitations on women's choices, women are house-bound and responsible for care work because of the lack of an institutionalised, wide-spread, accessible and affordable system of care facilities for children, elderly and disabled relatives, the discrimination when it comes to hiring workers in the formal sector and the lack of awareness of their equal rights as equal individuals. That is why this report calls for attention for access to education for women, sufficient facilities for childcare and a firm anti-discrimination stance. Furthermore the Turkish authorities and social partners should do anything in their power to ensure the transition of the informal sector into the formal economy.

Labour legislation has already been improved, and the European Commission has several projects which seek to improve the number of women who are gainfully employed, such as vocational training programmes and programmes supporting women entrepreneurs. The fact that the number of women in the labour force is still dropping is therefore worrying and surprising, since in some areas women are doing very well, with around 30% of lawyers, academics and doctors being women. Trade unions could play an important role in organising women already in the labour force and those seeking to be gainfully employed, so that it becomes easier for women to take part in the labour market. In this light this report also calls for unionisation of the informal sector and training of union representatives concerning women's rights issues.

Conclusion

In short three main stages in the developments of women's rights in Turkey can be discerned.

The first has been changing and improving legislation on women's rights, which, besides some points which are still lacking, has overall been a success, although care must be taken that legislation is not rescinded.

The second stadium is creating an environment in which legislation can be implemented, such as establishing an Advisory Board which coordinates implementation of legislation between Ministries. While this environment is being created, some elements are lacking, such as a standing Committee on Women's Rights and Gender Equality in the Turkish Parliament, a sufficient budget to address the problems and a holistic approach to tackling problems concerning women's rights.

Because the second stadium has not been finished completely, the third has not yet been fully reached. This being that women actually see practical improvement of their situation in their daily lives, and do not only have rights but are also able to claim them in practice. While Turkey is therefore on the right track, improving women's rights is still an ongoing process.

Last year's report on the role of women in Turkey in social, economic and political life concluded that there were important improvements in legislation but practical implementation was lagging behind. In this year's report, the rapporteur has to conclude that while the implementation is still an issue, the women's rights on paper are also at risk of being overturned. The efforts to revise legislation on prosecuting violence against women were only dropped after the incident where a Turkish deputy used violence against his wife. In order to stop these kinds of efforts, in the present report, the rapporteur emphasises that the practical implementation needs to remain as a priority and it should be speeded up to ensure endurance of the new women's rights legislation. The report welcomes that Turkish authorities by giving support to various initiatives, projects and campaigns about women's rights acknowledge the importance of the problem. The report prepared by the Turkish Parliamentary Commission on Custom and Honour Crimes under the chairmanship of Fatma Şahin, is welcomed as an important initiative showing the willingness by the Turkish authorities to find a concrete solution to the problem of violence against women. Following the Commission's report, an official circular (circular no. 2006/17) was issued by Prime Minister Erdoğan to all ministries, public institutions and local administrations instructing them to enforce proposed solutions to deal with violence against women. Furthermore, the circular, among other proposed solutions, states that positive discrimination should be accepted as a state policy until equal treatment of men and women is established within the society. Another important step is the meeting of Nimet Çubukçu, Turkey's State Minister in Charge of Women Affairs with the representatives of 55 women organisations and the decision to have a more structured cooperation and an effective coordination between the ministry and NGOs.

  • [1]  Press release issued by the Registrar, Grand Chamber Judgment Leyla Şahin v. TURKEY http://www.echr.coe.int/Eng/Press/2005/Nov/GrandChamberJudgmentLeylaSahinvTurkey101105.htm
  • [2]  OECD, Employment Outlook 2005.

PROCEDURA

Titolo

Il ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia

Numero di procedura

2006/2214(INI)

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

FEMM
7.9.2006

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula



 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

AFET
13.9.2006

 

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula


 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Emine Bozkurt
25.4.2006

 

Relatore(i) sostituito(i)

 

 

Esame in commissione

23.11.2006

20.12.2006

 

 

 

Approvazione

20.12.2006

Esito della votazione finale

+

-

0

32

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Emine Bozkurt, Edite Estrela, Ilda Figueiredo, Věra Flasarová, Lissy Gröner, Zita Gurmai, Esther Herranz García, Lívia Járóka, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Urszula Krupa, Angelika Niebler, Doris Pack, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Christa Prets, Teresa Riera Madurell, Raül Romeva i Rueda, Eva-Britt Svensson, Britta Thomsen, Corien Wortmann-Kool, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Ana Maria Gomes, Anna Hedh, Elisabeth Jeggle, Christa Klaß, Zita Pleštinská, Karin Resetarits, Zuzana Roithová, Heide Rühle, Bernadette Vergnaud

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Dorette Corbey, Hanna Foltyn-Kubicka

Deposito

11.1.2007

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)