RELAZIONE Unatabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010

8.2.2007 - (2006/2132(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatrice: Amalia Sartori

Procedura : 2006/2132(INI)
Ciclo di vita in Aula
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A6-0033/2007

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010

(2006/2132(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione intitolata "Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010" (COM(2006)0092)[1],

–   vista la decisione 2001/51/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2000, relativa ad un programma d’azione comunitario concernente la strategia comunitaria in materia di parità tra donne e uomini (2001-2005)[2], e la propria risoluzione sullo stesso argomento[3],

–   visti gli strumenti giuridici delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani e specialmente dei diritti delle donne, in particolare la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, nonché gli altri strumenti delle Nazioni Unite in materia di violenza contro le donne, quali la dichiarazione e il programma d'azione di Vienna, adottati dalla conferenza mondiale sui diritti umani, le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 48/104 del 20 dicembre 1993 sull'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, 58/147 del 19 febbraio 2004 sull'eliminazione della violenza domestica nei confronti delle donne, 57/179 del 30 gennaio 2003 sulle misure da adottare per eliminare i delitti d’onore commessi contro le donne, 52/86 del 2 febbraio 1998 sulle misure in materia di prevenzione dei reati e di giustizia penale per eliminare la violenza contro le donne,

–   visto il programma d'azione adottato durante la quarta conferenza mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino il 15 settembre 1995, nonché le proprie risoluzioni del 18 maggio 2000 sul seguito dato alla piattaforma d'azione di Pechino[4] e del 10 marzo 2005 sul seguito della Quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma d'azione per le donne (Pechino+10)[5],

–   vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite del 9 ottobre 2006 “su tutte le forme di violenza contro le donne",

–   vista la relazione finale, del marzo 2005, della 49ma Sessione della Commissione sullo statuto delle donne dell'Assemblea generale della Nazioni Unite,

–   visto il Protocollo sui diritti delle donne in Africa, definito anche "Protocollo di Maputo", che è entrato in vigore il 26 ottobre 2005 e che fa riferimento tra l'altro alla proibizione di tutte le forme di mutilazioni genitali,

–   vista la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 31 ottobre 2000 sulle donne, la pace e la sicurezza, che prevede un maggiore coinvolgimento delle donne alla prevenzione dei conflitti armati e alla costruzione della pace,

–   vista la relazione del maggio 2003 sul Gender Budgeting, elaborata dal comitato consultivo sulle pari opportunità tra donne e uomini della Commissione,

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Lisbona, del 23 e 24 marzo 2000, di Stoccolma, del 23 e 24 marzo 2001, di Barcellona, del 15 e 16 marzo 2002, di Bruxelles, del 20 e 21 marzo 2003, e di Bruxelles, del 25 e 26 marzo 2004,

–   vista la decisione 2005/600/CE del Consiglio, del 12 luglio 2005, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione[6],

–   vista la sua risoluzione, del 19 gennaio 2006 sul futuro della strategia di Lisbona per quanto riguarda la prospettiva di genere[7],

–   vista la sua risoluzione, del 9 marzo 2004, sulla conciliazione della vita professionale, familiare e privata[8],

–   vista la sua risoluzione, dell'11 febbraio 2004, sull'organizzazione dell'orario di lavoro (revisione della direttiva 93/104/CE)[9],

–    vista la sua risoluzione del 2 febbraio 2006 sulla situazione attuale nella lotta alla violenza contro le donne ed eventuali azioni future[10],

 vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2006 sulle strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini, vulnerabili allo sfruttamento sessuale[11],

–    vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2006 sull'immigrazione femminile: ruolo e condizione delle donne immigrate nell'Unione europea[12],

 vista la dichiarazione comune adottata il 4 febbraio 2005 dai ministri dell'UE responsabili delle politiche di pari opportunità,

 visto il Patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2006,

–    visto il piano di azione per l'uguaglianza dei generi 2005-2015, adottato dal Commonwealth,

–    visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e i pareri della commissione per lo sviluppo, della commissione per l'occupazione e gli affari social, della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e della commissione per le libertà civili per la giustizia e gli affari interni (A6-0033/2007),

A.  considerando che la dichiarazione di Vienna, adottata il 25 giugno 1993 dalla Conferenza mondiale dell'ONU sui diritti umani, ribadisce che "I diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali", e l'uguaglianza tra donne e uomini è un diritto e un principio fondamentale dell'UE, riconosciuto dal trattato che istituisce la Comunità europea e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea; considerando che, nonostante i significativi progressi effettuati in tale campo, continuano a sussistere molte disuguaglianze fra donne e uomini;

B.   considerando che la violenza contro le donne è la più diffusa violazione dei diritti dell'uomo, senza limiti geografici, economici o sociali, e che nonostante gli sforzi messi in opera a livello nazionale, comunitario ed internazionale, il numero di donne vittime di violenze è allarmante[13],

C.  considerando che l'espressione "violenza contro le donne" comprende tutti gli atti di violenza contro il genere femminile che si traducono, o possono tradursi, in lesioni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata,

D.  considerando che il rischio di povertà colpisce in maggior numero le donne, ivi comprese quelle che lavorano[14], e soprattutto le donne in età avanzata, le donne capofamiglia di famiglie monoparentali, le madri minorenni e le donne che lavorano in imprese familiari, per la persistenza di discriminazioni di genere e disuguaglianze nella formazione, nei servizi alla persona, nell'accesso al lavoro, nelle responsabilità familiari, nei diritti pensionistici nonché nelle protezioni giuridiche in caso di separazione o divorzio, in particolare per le donne economicamente dipendenti,

E.   considerando che l'insieme di principi e di valori culturali e sociali dell'Unione europea e degli Stati membri, quali il rispetto dei diritti umani, la dignità della persona, la libertà, l'uguaglianza, il dialogo, la solidarietà e la partecipazione sono un patrimonio di tutti i cittadini e residenti dell'Unione europea, la cui integrazione è una priorità per l'UE ed un fattore di emancipazione e di integrazione, in particolare per le donne e le bambine che si trovano in situazione di isolamento a causa di barriere linguistiche, culturali o religiose;

F.   considerando che il Gender Budgeting dovrebbe essere tenuto in maggiore considerazione ai fini di un'efficace governance delle politiche di pari opportunità, e che le conoscenze ed esperienze in merito a livello europeo, nazionale o regionale permetterebbero senza ulteriori ritardi un'applicazione al bilancio ed ai programmi comunitari, nella loro fasi di elaborazione, di implementazione e di valutazione[15],

G.  considerando che l'articolo 3, paragrafo 2, e gli articoli 13 e 152 del trattato CE definiscono il ruolo della Comunità nella realizzazione dell'uguaglianza di genere nelle politiche rivolte a tutelare la salute umana,

H.  considerando che il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona in materia di occupazione femminile necessita di ulteriori azioni nell'ambito del metodo aperto di coordinamento e basandosi sulle buone prassi esistenti a livello nazionale o regionale, che tengano conto in particolare dell'interdipendenza tra politiche di formazione e di accesso al lavoro, politiche di conciliazione, servizi e promozione della partecipazione delle donne ai processi decisionali, e considerando che, in tale prospettiva, dovrebbe essere effettuato uno sforzo particolare per garantire una coesione socioeconomica, per porre fine alla separazione digitale tra i generi e per promuovere il ruolo delle donne nella scienza,

I.    considerando che, nonostante la giurisprudenza comunitaria e le disposizioni nazionali in tema di parità di retribuzione, il divario di retribuzione fra i due sessi continua in gran parte a persistere, dal momento che le donne nell'UE guadagnano in media il 15% in meno degli uomini, differenza questa che viene a ridursi a un ritmo molto più lento rispetto alla differenza dei tassi di occupazione dei due sessi,

J.    considerando che le donne godono spesso di diritti pensionistici inferiori rispetto agli uomini sia a causa dei salari più bassi sia a causa di una carriera professionale di livello inferiore e caratterizzata da interruzioni a causa dei loro crescenti obblighi familiari,

K.  considerando che le politiche di conciliazione fra vita familiare e vita professionale debbono indirizzarsi sia alle donne che agli uomini e che necessitano pertanto di un approccio complessivo che tenga conto delle discriminazioni nei confronti delle donne e consideri le nuove generazioni come un beneficio per l'intera società,

L.   considerando che le donne rappresentano il 52% della popolazione europea ma tale proporzione non si riflette nei luoghi di potere sia nel momento dell'accesso che in quello della partecipazione; considerando che la rappresentatività dell'intera società è un elemento che rafforza la governance e la pertinenza delle politiche rispetto alle attese della popolazione; considerando inoltre che esiste una varietà di soluzioni a livello nazionale (leggi, accordi o iniziative politiche) per concretizzare la rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali,

M.  considerando che il quadro strategico "i2010" (società europea dell’informazione 2010) proposto dalla comunicazione della Commissione (COM (2005)0229) mira tra l'altro al miglioramento della qualità della vita tramite la partecipazione di tutti alla società dell'informazione,

1.   prende atto della volontà della Commissione di proseguire la strategia in materia di pari opportunità in una prospettiva multiannuale, poiché ciò permette di perseguire una strategia a lungo termine, di promuovere le pari opportunità a livello di UE, ma sottolinea che la tabella di marcia non comprende alcuna nuova proposta legislativa e non specifica le responsabilità della Commissione e degli Stati membri per quanto riguarda l'attuazione e l'informazione dei cittadini o i finanziamenti che saranno destinati all'esecuzione delle sue raccomandazioni;

2.   riconosce il doppio approccio per la promozione della parità tra i generi, basato sull’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e sulla contemporanea applicazione di specifici provvedimenti in tal senso;

3.   chiede alla Commissione di elaborare un quadro complessivo per la valutazione delle politiche e dei programmi di sostegno all'uguaglianza di genere, comprese le politiche nazionali; in particolare chiede una valutazione approfondita della Strategia Quadro comunitaria per la parità tra donne e uomini 2000-2005 (COM (2000)0335), nonché una analisi sull'implementazione delle direttive sulle pari opportunità, in particolare le direttive 86/613/CEE[16], 89/391/CEE[17], 92/85/CEE[18] e 2003/41/CE[19], al fine di stabilire, per la presente tabella di marcia, un ciclo coerente di programmazione, attuazione, monitoraggio e valutazione che poggi su dati e statistiche affidabili; ritiene, a questo effetto, che la rapida costituzione dell'Istituto europeo per l’uguaglianza di genere sia indispensabile al monitoraggio costante dei progressi della tabella di marcia;

4.   chiede alla Commissione di adottare un approccio della politica sull'uguaglianza di genere non solo in quanto priorità dell'UE ma anche e soprattutto come esigenza imprescindibile di rispetto dei diritti della persona; tale approccio dovrebbe tradursi in uno sforzo di coordinamento e rafforzamento delle misure europee e nazionali per la protezione giuridica della donna e dei bambini, in particolare:

- in caso di riduzione in schiavitù delle donne o nei casi di crimini commessi in nome dell’onore o della tradizione, di violenza, di traffico degli essere umani, di mutilazioni genitali femminili, di matrimoni forzati, di poligamia nonché di atti di privazione dell'identità (ad esempio l'imposizione del burqa, del niqab o di maschere), mirando ad una tolleranza zero;

- in caso di divorzio o di separazione, segnatamente per le donne dipendenti economicamente, misure quali, ad esempio, la detrazione diretta dallo stipendio o i pagamenti effettuati da terzi in caso di lavoratori autonomi al fine di coprire gli obblighi alimentari stabiliti dal giudice;

e invita la Commissione:

-   ad effettuare ricerche sulle cause sottostanti alla violenza connessa al genere, a mettere a punto indicatori sul numero delle vittime e, determinando preventivamente una base giuridica, a presentare una proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne;

-   a raccogliere al più presto dati confrontabili e affidabili sul traffico di esseri umani, in modo da poter fissare obiettivi per la riduzione del numero delle vittime, nonché ad effettuare uno studio sulla correlazione causale tra la legislazione sulla prostituzione ed il traffico ai fini dello sfruttamento sessuale e la diffusione delle migliori prassi, comprese le azioni adottate in materia di domanda;

ed invita gli Stati membri:

-   ad introdurre la registrazione obbligatoria degli atti di mutilazione genitale femminile effettuati da personale sanitario e a ritirare la licenza dei medici che li praticano;

5.   chiede alla Commissione di promuovere l'adozione di una Carta europea dei Diritti della Donna, che riassuma i principi in materia di diritti e di pari opportunità derivanti dagli obblighi internazionali degli Stati membri, dalla legislazione europea e dei singoli Stati membri, nonché indichi le istituzioni e gli organi di riferimento a livello nazionale, comunitario ed internazionale ai quali le donne, cittadine o residenti dell'Unione europea, possono rivolgersi in caso di violazione dei loro diritti;

6.   chiede agli Stati membri che non l’hanno ancora fatto di ratificare senza ulteriori ritardi il protocollo addizionale per combattere il traffico di migranti via terra, via mare e via aria alla convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale ("protocollo di Palermo") e la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, nonché a dare attuazione alla direttiva 2004/81/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, riguardante il titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittima della tratta di esseri umani o coinvolti in un'azione di favoreggiamento dell'immigrazione illegale che cooperino con le autorità competenti[20];

7.   considera che il rispetto dei diritti delle donne è un requisito fondamentale, al pari degli atri diritti umani, nell'ambito dei negoziati di adesione con i paesi candidati; chiede pertanto alla Commissione di monitorare e comunicare al Parlamento europeo ed al Consiglio i dati relativi agli atti di discriminazione e violenza di cui sono vittime le donne in questi paesi nonché di favorire attivamente la partecipazione dei paesi in via di adesione ai programmi comunitari PROGRESS e DAPHNE;

8.   sottolinea che il rispetto dei diritti delle donne deve essere una condizione essenziale delle politiche di vicinato, estera e di sviluppo dell'UE; in tale contesto:

-     raccomanda che, nel quadro di tali politiche, l’UE dia prova di un impegno più marcato nei confronti di un dialogo politico con i paesi terzi e di un sostegno finanziario collegato allo sviluppo, al fine di promuovere le pari opportunità;

-     sottolinea la specificità della femminilizzazione della povertà e insiste sul fatto che la realizzazione degli OSM passa necessariamente per la promozione della parità dei sessi in tutte le fasce di età,

-     chiede di accordare un'attenzione particolare agli OSM 2 e 3 e di promuovere l'insegnamento a tutti i livelli per le bambine, nonché di promuovere un accesso paritario a programmi di formazione orientati verso attività produttive gestite dalle donne, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), quale mezzo per ridurre la povertà, migliorare le condizioni di salute e di benessere, nonché contribuire ad uno sviluppo reale e sostenibile;

-     chiede che vengano adottate iniziative per impedire che le donne siano marginalizzate nei programmi di sviluppo, garantendo loro parità di accesso ai mercati del lavoro, a un'occupazione permanente e di migliore qualità e ai mezzi di produzione, come la terra, il credito e la tecnologia;

-     esorta la Commissione e gli Stati membri a prendere, nel quadro delle loro politiche di cooperazione allo sviluppo, misure adeguate per favorire una migliore rappresentanza delle donne, badando a che le donne abbiano le stesse possibilità degli uomini e favorendone la partecipazione alle associazioni professionali e alle istanze di pianificazione e decisione politica, se necessario mediante quote specifiche;

-     invita la Commissione e gli Stati membri, nel quadro dei loro programmi di sviluppo, ad esaminare metodi preventivi per la lotta contro la violenza sessuale e la tratta di esseri umani in vista del loro sfruttamento sessuale, di scoraggiare la violenza nei confronti delle donne e di garantire assistenza medica, sociale, legale e psicologica sia alle donne sfollate a seguito di conflitti che alle altre migranti;

-     invita la Commissione a procedere ad una valutazione quantitativa e qualitativa delle spese e dei programmi d'aiuto allo sviluppo nei paesi terzi;

9.   chiede alla Commissione di prendere misure per garantire alle donne i diritti alla salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva; ribadisce che è essenziale, in particolare per la lotta contro l'HIV/AIDS, ampliare l'accesso alle informazioni relative alla salute sessuale e riproduttiva e ai servizi sanitari;

10. riconosce che le ragazze sono particolarmente esposte alla violenza e alla discriminazione e chiede sforzi più incisivi per proteggerle da ogni forma di violenza, compresi lo stupro, lo sfruttamento sessuale e l'arruolamento nelle forze armate, nonché per incoraggiare politiche e programmi intesi a promuovere la tutela dei diritti delle ragazze nelle situazioni di conflitto e post-conflitto;

11. alla Commissione di rispettare l'impegno a presentare una comunicazione su “una visione europea della parità tra donne e uomini nella cooperazione allo sviluppo”;

12. invita la Commissione ad assicurare il coordinamento tra l’UE e l’ONU per quanto riguarda le politiche in materia di pari opportunità e diritti delle giovani; ribadisce l'importanza di promuovere una stretta collaborazione con le istituzioni europee e internazionali, regionali e/o bilaterali, compresi gli organi delle Nazioni Unite, al fine di armonizzare, per quanto riguarda il genere, le impostazioni nei settori della cooperazione allo sviluppo e dell'aiuto umanitario, in particolare rafforzando il legame tra la piattaforma d'azione di Pechino e il programma d'azione del Cairo, la convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) e il suo protocollo facoltativo e gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM);

13. chiede alla Commissione che, nelle politiche a favore dell'Africa e nelle strategie di sviluppo nazionali dei paesi africani, si promuovano la ratifica e l'attuazione del Protocollo di Maputo in tutti i paesi africani, con un'attenzione particolare all'articolo 5, che prevede la condanna e la proibizione di tutte le forme di mutilazioni genitali;

14. si compiace per l'impegno della Commissione a promuovere l'attuazione della suddetta risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a elaborare nel 2006 linee direttrici sull'integrazione della dimensione di genere nelle attività di formazione alla gestione delle crisi;

15. chiede agli Stati membri e alla Commissione di adottare iniziative concrete per l'emancipazione e l'integrazione socioeconomica delle donne immigrate, in particolare, nell'ambito del programma quadro comune per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi e delle azioni di sostegno alla conoscenza della lingua, dei diritti e doveri che discendono dall'acquis comunitario, dagli accordi internazionali, dai principi e dalle leggi vigenti nel paese d'accoglienza (tra cui il divieto di poligamia nell'ambito del ricongiungimento familiare) e dei valori fondamentali dell'Unione, elaborando politiche di formazione specifica in materia di pari opportunità, di non discriminazione in base al sesso e di intervento da una prospettiva di genere, mettendo a punto programmi di lotta contro la discriminazione nell’accesso al lavoro e sul luogo di lavoro, sostenendo progetti imprenditoriali di donne immigrate volti a mantenere e diffondere la ricchezza culturale dei loro paesi d'origine e creando e favorendo spazi pubblici di partecipazione per le donne immigrate in cui esse siano rappresentate attivamente;

16. raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di prevedere il finanziamento dei programmi volti a fornire nei paesi d'origine informazioni sui requisiti per l'entrata e il soggiorno degli immigranti nell'UE, nonché sui pericoli che comporta l'immigrazione irregolare;

17. chiede alla Commissione di avviare i primi progetti pilota sull'integrazione della dimensione di genere nel bilancio generale dell'Unione europea e nei programmi comunitari, in particolare i Fondi Strutturali, il Settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013), il programma d’azione comunitaria in materia di salute e tutela dei consumatori (2007-2013) ed il programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica (2003-2008); ritiene che tali progetti pilota dovrebbero contemplare l'impatto del bilancio generale dell'Unione europea sulla parità di genere (approccio trasversale), l'efficacia di quote o riserve specifiche per le donne o progetti proposti da donne nonché l'analisi delle difficoltà incontrate dalle donne per partecipare a tali programmi (approccio specifico);

18. chiede agli Stati membri di integrare o rafforzare i propri piani nazionali per l'occupazione e l'integrazione sociale al fine di inserirvi misure volte a favorire l'accesso delle donne al mercato del lavoro in situazione di pari dignità e di pari retribuzione per pari lavoro e a promuovere l'imprenditoria femminile, nonché à identificare e promuovere nuove opportunità di lavoro nel settore socio-sanitario e nei servizi alla persona e alla famiglia, dove la forza lavoro è prevalentemente composta di donne, mettendo in rilievo il valore economico e sociale di tali lavori e prevedendo un contesto normativo atto ad assicurare la qualità dei servizi, il riconoscimento dei diritti sociali e la dignità degli operatori, nonché a contribuire alla riduzione del rischio di povertà; ritiene che, a causa della loro sfavorevole posizione in campo sociale ed economico, caratterizzata da indici di disoccupazione più elevati e retribuzioni inferiori a quelle maschili, le donne siano maggiormente esposte allo sfruttamento e per tale motivo chiede che vengano adottate severe sanzioni contro i datori di lavoro sfruttatori;

19. invita gli Stati membri ad applicare strategie concrete in materia di rafforzamento dell'imprenditorialità femminile, utilizzando, ad esempio, le opportunità offerte dalle TIC, e misure di agevolazione dell'accesso delle imprenditrici al credito e ai servizi bancari, soprattutto per quanto riguarda i microfinanziamenti e le misure a sostegno delle reti di imprenditrici;

20. rileva che le difficoltà che gli Stati membri e l'UE devono affrontare nel settore dell'uguaglianza di genere sono sempre più rilevanti, a seguito dell'intensificata concorrenza economica mondiale e della susseguente domanda di una forza lavoro sempre più flessibile e mobile; sottolinea che le donne continuano a subire discriminazioni sociali, lavorative e d'altro tipo e che le suddette esigenze rischiano di avere un impatto maggiore sulle donne che su gli uomini; ritiene che non si dovrebbe permettere che tale situazione pregiudichi l'uguaglianza di genere e i diritti riproduttivi delle donne;

21. chiede agli Stati membri di nominare un responsabile nazionale per l'uguaglianza di genere nell'ambito dell'attuazione della Strategia di Lisbona ("Signora Lisbona"), con il compito di partecipare all'elaborazione e alla revisione dei rispettivi piani nazionali nonché al monitoraggio della loro attuazione, al fine di favorire l'integrazione della dimensione di genere segnatamente nel bilancio, per le politiche e gli obiettivi definiti in tali piani;

22. deplora che il divario retributivo tra i sessi ammonti tuttora al 15%; chiede alla Commissione di rivedere in via prioritaria la direttiva 75/117/CEE[21], in particolare gli elementi attinenti agli ispettorati del lavoro e ai mezzi di ricorso disponibili in caso di discriminazioni; invita inoltre la Commissione a garantire che tale direttiva non comporti discriminazioni per le donne che si sono dedicate ai figli e hanno quindi una scarsa esperienza lavorativa;

23. chiede alla Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le sue parti sociali, di incoraggiare la creazione di politiche di conciliazione fra vita familiare e vita professionale, segnatamente:

- assicurando che il costo della maternità e della paternità sia a carico della collettività, al fine di sradicare comportamenti discriminatori in seno alle imprese e di contribuite al rilancio demografico, nonché di agevolare l’occupazione femminile;

- conducendo una campagna di sensibilizzazione e varando progetti pilota per facilitare una partecipazione equilibrata di donne e uomini alla vita professionale e familiare,

- nel quadro degli obiettivi di Barcellona, rendendo più accessibili e flessibili i servizi di assistenza destinati a persone non autosufficienti (bambini, persone con disabilità o malattie croniche e anziani) definendo requisiti di minima in materia di assistenza, tra cui strutture aperte anche di notte, al fine di far fronte alle esigenze familiari e lavorative;

- incoraggiando attivamente i padri e i conviventi maschi ad avvalersi delle opzioni di orario flessibile e ad assumere la responsabilità dei compiti domestici e di quelli connessi alla famiglia, ad esempio istituendo una prima forma di congedo obbligatorio di paternità ed avviando l'attesa revisione della direttiva 96/34/CE del Consiglio[22];

- definendo sistemi alternativi per assicurare la copertura pensionistica delle donne nei casi in cui la loro carriera professionale non preveda una pensione adeguata a causa di una minore durata o di una interruzione determinate dai loro crescenti obblighi familiari;

- divulgando le migliori prassi in materia di detrazioni fiscali dall’imposta sul reddito a favore delle giovani madri lavoratrici; ritenendo che sia necessario promuovere detrazioni fiscali nel quadro dell’imposta sulle società per premiare le imprese che istituiscono i propri asili nido aziendali;

24. chiede alla Commissione di garantire che si tenga adeguatamente conto dell'analisi d’impatto di genere nella revisione o nell'elaborazione della legislazione comunitaria, come ad esempio la direttiva 93/104/CE e di intervenire nei modi opportuni quando è prevedibile un impatto di genere negativo, come nel caso della direttiva suddetta; chiede al Consiglio di porre fine alla possibilità di derogare alla suddetta direttiva, che è più pregiudizievole per le donne che per gli uomini e rende più difficile una conciliazione tra lavoro e vita di famiglia;

25. invita la Commissione a tenere conto dell'esito della Conferenza sugli uomini e la parità di genere, organizzata dalla presidenza finlandese dell’Unione, e del ruolo degli uomini nel conseguimento della parità di genere;

26. chiede alla Commissione, utilizzando i lavori dell'Istituto europeo per l'uguaglianza tra uomini e donne e basandosi sui progressi monitorati dalla Banca dati sul decision-making[23], di valutare le buone prassi esistenti a livello internazionale, nazionale o regionale, che consentono la partecipazione delle donne ai processi decisionali e di promuoverne la conseguente diffusione ed adozione, segnatamente sostenendo una rete di donne coinvolte nel processo decisionale;

27. invita gli Stati membri a individuare e perseguire obiettivi e termini chiari per l'aumento della partecipazione delle donne a tutte le forme di presa di decisioni e il potenziamento della loro rappresentanza nella vita politica;

28. ritiene importante promuovere la partecipazione delle donne nelle carriere scientifiche e nella ricerca; a tal fine occorre prevedere politiche e strumenti che insieme assicurino equilibrio tra gli uomini e le donne ed eccellenza in queste carriere;

29. ritiene che la presenza delle donne nelle carriere scientifiche vada incoraggiata anche attraverso la previsione di soluzioni contrattuali tipo borse di studio o lavoro part-time per favorire la conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa;

30. ritiene che la diffusione di esempi positivi, attraverso i media, sia del ruolo delle donne nella società che dei successi da esse ottenuti in tutti i settori che devono essere promossi per creare un'immagine positiva delle donne e per incoraggiare la partecipazione di altre donne e uomini alla realizzazione dell'uguaglianza di genere e alla conciliazione fra vita familiare e vita professionale sia uno strumento efficace per la lotta agli stereotipi negativi che devono affrontare le donne; chiede, pertanto, alla Commissione di predisporre iniziative, ad esempio nell'ambito del programma Media 2007, mirate a sensibilizzare i media attraverso, ad esempio, l'istituzione di tavoli di consultazione permanenti con gli operatori del settore, sugli stereotipi veicolati nonché a promuovere le pari opportunità, soprattutto per l'informazione e la sensibilizzazione delle giovani donne e dei giovani uomini;

31. incoraggia gli Stati membri ad adottare misure per eliminare gli stereotipi di genere, in particolare sul mercato del lavoro, e a promuovere la presenza degli uomini in settori e posizioni occupati prevalentemente da donne, ad esempio nelle scuole elementari e nelle strutture di assistenza;

32. esorta la Commissione a inserire nella tabella di marcia i diritti dei transessuali e i problemi da questi affrontati, in linea con le recenti sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee;

33. invita la Commissione a introdurre una formazione obbligatoria in materia di integrazione della dimensione di genere e di sensibilizzazione alla tematica uomo-donna per i Commissari e i funzionari di massimo livello come pure nell'ambito di tutti i corsi di formazione al management destinati ai funzionari europei;

34. invita la Commissione a promuovere in tutti i documenti ufficiali e per l’interpretazione in tutte le lingue ufficiali dell'UE, una terminologia non sessista e capace di raggiungere tutte le culture interessate;

35. invita le istituzioni e le agenzie europee a promuovere la parità di genere a livello amministrativo e a mirare alla parità tra donne e uomini nelle assunzioni e nelle nomine, in particolare per le posizioni ad alto livello;

36. invita la Commissione a dedicare alla tabella di marcia un capitolo distinto nell’ambito della Relazione annuale sulle pari opportunità per le donne e gli uomini nell'Unione europea e a riferire in tale capitolo circa i progressi compiuti relativamente alla tabella di marcia;

37. chiede alla Commissione di informare regolarmente la o le commissioni competenti del Parlamento europeo sul monitoraggio dei progressi della tabella di marcia, tra l’altro mediante relazioni per paese accessibili al pubblico;

38. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, nonché agli organi esecutivi ed elettivi competenti per le pari opportunità a livello locale, regionale e nazionale.

  • [1]  GU C 104 del 3.5.2006, pag. 19.
  • [2]  GU L 17 del 19.1.2001, pag. 22.
  • [3]  GU C 223 del 08.08.2001, pag. 153.
  • [4]  GU C 59 del 23.2.2001, pag. 258.
  • [5]  GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 247.
  • [6]  GU L 205 del 6.8.2005, pag. 21.
  • [7]  GU C 287 del 24.11.2006, pag. 323.
  • [8]  GU C 102 E del 28.4.2004, pag. 492.
  • [9]  GU C 97 E del 22.4.2004, pag. 566.
  • [10]  GU C 288 E del 25.11.2006, pag. 66.
  • [11]  GU C 287 E del 24.11.2006, pag. 75.
  • [12]  Testi approvati in tale data, P6_TA(2006)0437.
  • [13]  Secondo i dati dell'UNIFEM, almeno una donna su tre ha subito una forma di violenza nell'arco della sua vita.
  • [14]  Tenendo conto anche del fatto che, nell'85% dei casi, il capofamiglia delle famiglie monoparentali è una donna.
  • [15]  Cfr.tra l'altro i lavori dell'OECD, dell'UNIFEM, della Banca Mondiale, del Segretariato del Commonwealth per le pari opportunità, nonche gli studi e progetti effettuati dal Consiglio d'Europa, dal Consiglio Nordico dei Ministri , oppure dal Ministero per l'Occupazione e gli Affari Sociali dei Paesi Bassi.
  • [16]             Direttiva 86/613/CEE del Consiglio dell'11 dicembre 1986 relativa all'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, ivi comprese le attività nel settore agricolo, e relativa altresì alla tutela della maternità.
  • [17]             Direttiva 89/391/CEE del Consiglio, del 12 giugno 1989, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro
  • [18]             Direttiva 92/85/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento.
  • [19]             Direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 giugno 2003, relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali.
  • [20]  GU L 261, del 6.8.2004, pag. 19.
  • [21]  Direttiva 75/117/CEE del Consiglio, del 10 febbraio 1975, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati Membri relative all'applicazione del principio della parità delle retribuzioni tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile.
  • [22]  Direttiva 96/34/CE del Consiglio del 3 giugno 1996 concernente l'accordo quadro sul congedo parentale concluso dall'UNICE, dal CEEP e dalla CES.
  • [23]  Progetto della DG Occupazione e Affari Sociali della Commissione, che raccioglie ed analizza la partecipazione delle donne ai processi decisionali ( Istituzioni politiche, amministrazioni pubbliche, parti sociali e principali organizzazioni non governative).
    Indirizzo url : http://ec.europa.eu/employment_social/women_men_stats/index_en.htm

MOTIVAZIONE

A. LA TABELLA DI MARCIA

La Tabella di marcia 2006-2010 per l'uguaglianza di genere proposta dalla Commissione[1] individua sei aree prioritarie di azione, suddivise in una serie di azioni chiave e comprende due allegati sugli indicatori da sviluppare per monitorare i progressi nonché sui servizi e i comitati della Commissione competenti per l'uguaglianza di genere.

La Commissione ha realizzato una valutazione d'impatto della Tabella di marcia[2], che delinea lo stato della situazione, in Europa, sull'uguaglianza di genere in relazione agli ambiti prioritari individuati nella Tabella di marcia.

Il documento della Commissione prevede un miglioramento della governance da attuare attraverso il potenziamento delle strutture interne della Commissione e la creazione dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, al fine di favorire l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche comunitarie.

1. Ambiti prioritari

1. Realizzare una pari indipendenza economica per le donne e gli uomini:

a) Conseguire gli obiettivi di Lisbona;

b) Stimolare le donne a fare impresa;

c) Parità tra donne e uomini nella protezione sociale e lotta contro la povertà;

d) Riconoscere la dimensione di genere nel settore sanitario;

e) Combattere la discriminazione multipla, in particolare nei confronti delle donne migranti e appartenenti a minoranze etniche;

2. Favorire l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare:

a) Orari di lavoro flessibili per donne e uomini;

b) Aumentare i servizi di custodia;

c) Migliori politiche di conciliazione per donne e uomini;

3. Promuovere la pari partecipazione delle donne e degli uomini al processo decisionale:

a) La partecipazione delle donne alla politica;

b) Le donne nel processo decisionale economico;

c) Le donne nella scienza e nella tecnologia;

4. Eliminare la violenza basata sul genere e la tratta di esseri umani:

a) Eliminazione della violenza fondata sul genere;

b) Eliminazione della tratta di esseri umani;

5. Eliminare gli stereotipi di genere nella società:

a) Eliminare gli stereotipi di genere nell’istruzione, nella formazione e nella cultura;

b) Eliminazione degli stereotipi di genere nel mercato del lavoro;

c) Eliminazione degli stereotipi di genere nei mezzi di comunicazione;

6. Promuovere la parità tra donne e uomini all’esterno dell’UE:

a) Applicazione della legislazione dell’UE nei paesi in via di adesione, nei paesi candidati e potenzialmente candidati[3];

b) Promozione della parità tra i generi nella politica europea di buon vicinato (PEV) nonché nelle politiche esterne e di sviluppo.

2. Valutazione d'impatto

La Valutazione d'impatto redatta dalla Commissione europea riconosce esplicitamente l'impossibilità di effettuare in anticipo una stima dell'impatto delle azioni proposte e si limita, quindi, a raccogliere in un unico testo la documentazione necessaria alla redazione della tabella di marcia.

B. LA PRECEDENTE STRATEGIA QUADRO

La Strategia comunitaria in materia di parità tra donne e uomini per il periodo 2001-2005 definisce anch'essa ambiti prioritari e azioni chiave. Un programma di sostegno finanziario alla strategia è stato adottato dal Consiglio in procedura di consultazione con il Parlamento.

1. Obiettivi prioritari

- Promuovere la parità nella vita economica;

- Promuovere la partecipazione e rappresentanza in condizioni di parità;

- Promuovere la parità di accesso e il pieno godimento dei diritti sociali da parte di uomini e donne;

- Promuovere la parità nella vita civile;

- Promuovere l'evoluzione dei ruoli e il superamento degli stereotipi.

2. Valutazione

La Commissione ha realizzato una valutazione a metà percorso del programma di sostegno alla strategia quadro[4], che è stata utilizzata anche nella valutazione d'impatto per la Roadmap. Tale valutazione si limita ad elencare le attività svolte fino al 2004 nell'ambito del programma.

L'analisi sulla quale si basa la valutazione d'impatto (effettuata da esperti esterni alla Commissione) individua inoltre una serie di raccomandazioni : migliorare la chiarezza e la pertinenza del programma della Strategia Quadro, migliorare le sinergie tra le diverse priorità, migliorare la diffusione dei risultati positivi e delle buone prassi.

Le raccomandazioni indicano chiaramente la necessità di migliorare il ciclo di programmazione, implementazione e valutazione in seno alla Commissione. Tale miglioramento è considerato prioritario dalla relatrice.

C. TEMI PRIORITARI DELLA RELAZIONE

Approccio: ripartiamo dai diritti!

La relatrice propone di centrare lo "spirito" della tabella di marcia sui diritti fondamentali della donna, al fine di promuovere l'appropriazione da parte dei cittadini europei del concetto di uguaglianza di genere. Le politiche comunitarie di pari opportunità non sono solo il frutto delle competenze stabilite dal Trattato, ma sono prima di tutto la risposta ad un'esigenza di rispetto dei diritti umani delle donne. Questo approccio mira a rilanciare l'impulso politico dell'Unione e degli Stati Membri e a dare al gender mainstreaming una definizione chiara, ovvero una metodologia strumentale al rispetto dei diritti fondamentali.

In questa prospettiva, la Tabella di marcia diviene strumento attivo e propositivo teso al raggiungimento di una eguaglianza "effettiva" fra donne e uomini, che trova il proprio fondamento nel rispetto dei diritti fondamentali.

Il primo passo da compiere in tale direzione è la valutazione dell'implementazione delle direttive elencate nella proposta, necessaria a delineare la corretta "fisionomia" del fenomeno discriminazione, l'entità, i contorni, le diverse soluzioni identificate dagli Stati membri, i dati.

L'attenzione è rivolta soprattutto alle donne immigrate che spesso affrontano le forme di discriminazione più dure, che rendono ancora più difficile la piena integrazione e l'accesso a servizi vitali come la sanità e l'educazione. La relatrice propone di concentrare gli sforzi utilizzando come veicolo di emancipazione la conoscenza. Conoscenza, che auspica diventi una richiesta obbligatoria, che diffonda, in queste donne, almeno la consapevolezza dei propri diritti inalienabili e la conoscenza della lingua.

Gender budgeting

Il Gender budgeting è la forma più utile, ma meno utilizzata, di applicazione delle pari opportunità alle politiche pubbliche, la chiave di volta dell'implementazione delle pari opportunità a livello europeo. In questa ottica la Tabella di marcia non deve limitarsi a programmare studi di fattibilità, tra l'altro già realizzati dal Comitato consultivo sulle pari opportunità, ma dare concreto avvio ai progetti pilota, predisponendo una "cabina di regia" unica per le iniziative di Gender Budgeting che garantisca una diffusione omogenea delle migliori prassi.

Strategia di Lisbona e Conciliazione della vita familiare e professionale.

La crescita dell'occupazione femminile è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, ma per favorire l'ingresso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro è necessario rimuovere quelle forme di discriminazione che ancora persistono, la disparità di stipendio, l'implementazione disuguale dei regimi previdenziali, la debole partecipazione degli uomini alle responsabilità familiari.

La relatrice suggerisce, quindi, di adottare un approccio globale che, partendo dalla Strategia di Lisbona consideri tutti gli aspetti nei quali la discriminazione possa concretizzarsi, dalla formazione alle pensioni. Azioni quali la revisione della direttiva sulla parità di stipendio, della direttiva sul congedo parentale nonché nuovi obiettivi per i servizi di custodia e di aiuto alle persone non-autosufficienti, strumenti che possono da un lato favorire l'accesso all'occupazione e dall'altro garantire, anche attraverso la conciliazione, la permanenza nel mercato del lavoro.

Anche a tale scopo, la relatrice suggerisce che ogni Stato membro proceda alla nomina di un responsabile nazionale per le questioni di pari opportunità, "Mme Lisbona", che nell'ambito della attuazione e revisione della Strategia si occupi di assicurare un effettivo gender mainstreaming nelle politiche attuative e di tener sempre pronta l'attenzione politica sul tema dell'uguaglianza di genere.

Partecipazione e stereotipi

L'iniziativa della DG Occupazione e Affari Sociali della Commissione di istituire una banca dati sulla partecipazione delle donne ai processi decisionali è un primo passo concreto per stimolare l'adozione di iniziative comunitarie e nazionali in tal senso.

I dati in possesso delineano uno scenario molto eterogeneo con percentuali molto diversificate da Stato a Stato, e da settore a settore. La relatrice invita, pertanto, la Commissione ad adottare azioni in tal senso, volte a stimolare lo scambio delle migliori prassi tra paesi membri, ma anche il dialogo con interlocutori extra europei che abbiano saputo trovare efficaci soluzioni per incrementare la presenza delle donne nei luoghi decisionali. La Commissione è chiamata ad effettuare un lavoro di valutazione, diffusione e sintesi, per assicurare che l'effettiva rappresentatività della popolazione europea riesca a riflettersi a tutti i livelli, in tutti i paesi dell'Unione, nei luoghi decisionali (aziendali, elettivi o esecutivi) e nelle Istituzioni europee.

  • [1]  COM (2006) 0092
  • [2]  SEC (2006) 0275
  • [3]             Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Serbia, compreso il Kosovo. Cfr. anche COM(2005) 0561.
  • [4]  SEC (2004) 1047

PARERE della commissione per lo sviluppo (7.11.2006)

destinato alla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

sulla tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 (2006/2132(INI))

Relatrice per parere: Elena Valenciano Martínez-Orozco

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo invita la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  si compiace per l'impegno della Commissione a far avanzare il programma sulla parità tra donne e uomini rafforzando i partenariati con gli Stati membri e altri attori, nonché a promuovere la sua attuazione e le attività delle organizzazioni e reti femminili;

2.  chiede alla Commissione di rispettare l'impegno a presentare nel 2006 una comunicazione su una visione europea della parità tra donne e uomini nella cooperazione allo sviluppo;

3.  si compiace per l'impegno della Commissione a promuovere l'attuazione della risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza e a elaborare nel 2006 linee direttrici sull'integrazione della dimensione di genere nelle attività di formazione alla gestione delle crisi;

4.  invita la Commissione a procedere ad una valutazione quantitativa e qualitativa delle spese e dei programmi d'aiuto allo sviluppo nei paesi terzi, nonché a fare un bilancio dei risultati concernenti la strategia quadro per la parità tra donne e uomini per il periodo 2001-2005, e insiste perché questi risultati siano resi pubblici;

5.  ribadisce l'importanza di promuovere una stretta collaborazione con le istituzioni europee e internazionali, regionali e/o bilaterali, compresi gli organi delle Nazioni Unite, al fine di armonizzare le impostazioni in materia di genere nei settori della cooperazione allo sviluppo e dell'aiuto umanitario, in particolare rafforzando il legame tra la piattaforma d'azione di Pechino e il programma d'azione del Cairo, la convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) e il suo protocollo facoltativo e gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM);

6.  sottolinea la necessità di sostenere l'integrazione sistematica della dimensione uomini-donne come strategia per responsabilizzare le donne e pervenire alla parità tra i sessi, nonché di promuovere un'integrazione della dimensione di genere nell'insieme delle politiche fondamentali in materia di cooperazione, sviluppo e aiuto umanitario; insiste sull'importanza di promuovere la questione trasversale della parità dei sessi nel quadro del finanziamento comunitario legato allo sviluppo;

7.  sottolinea la specificità della femminilizzazione della povertà e insiste sul fatto che la realizzazione degli OSM passa necessariamente per la promozione della parità dei sessi in tutte le fasce di età, il miglioramento della condizione della donna e la sua emancipazione, che si rivelano essenziali per contribuire alla riduzione della povertà, della fame e della malnutrizione, e sottolinea l'importanza di promuovere uno sviluppo reale e sostenibile nei paesi in via di sviluppo;

8.  chiede di accordare un'attenzione particolare agli OSM 2 e 3 e di promuovere l'insegnamento a tutti i livelli per le bambine, quale mezzo indispensabile per accrescere la produttività e ridurre la povertà, migliorare le condizioni di salute e il benessere delle famiglie nonché contribuire allo sviluppo sostenibile delle società;

9.  chiede alla Commissione di prendere misure per garantire alle donne i diritti alla salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva; ribadisce che è essenziale, in particolare per la lotta contro l'HIV/AIDS, ampliare l'accesso alle informazioni relative alla salute sessuale e riproduttiva e ai servizi sanitari;

10. esorta la Commissione e gli Stati membri a prendere, nel quadro della loro politica di cooperazione allo sviluppo, misure adeguate per favorire una migliore rappresentanza delle donne, badando a che le donne abbiano le stesse possibilità degli uomini e favorendone la partecipazione alle associazioni professionali e alle istanze di pianificazione e decisione politica, se necessario mediante quote specifiche che garantiscano la loro partecipazione alla vita politica a tutti i livelli;

11. insiste sulla necessità di incoraggiare la presenza delle donne nei mezzi d'informazione e nelle piattaforme di opinione pubblica, al fine di accrescerne la partecipazione e il contributo allo sviluppo;

12. sottolinea la necessità di consentire alle donne, ancora troppo spesso marginalizzate nei programmi di sviluppo, di migliorare la loro situazione e quella delle loro famiglie, garantendo la parità di accesso ai mercati del lavoro e a un'occupazione permanente e di migliore qualità, nonché ai mezzi di produzione, compresi la terra, il credito e la tecnologia, mediante un'assistenza tecnica e finanziaria adeguata; sottolinea il ruolo positivo dei microcrediti per il rafforzamento della posizione delle donne e invita la Commissione e gli Stati membri a prendere misure per incoraggiare il ricorso agli stessi;

13. invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere misure in favore di un accesso più paritario a programmi di formazione e servizi di addestramento, orientandoli verso attività produttive gestite dalle donne, in particolare le piccole e medie imprese (PMI);

14. insiste sul fatto che il Consiglio e la Commissione dovrebbero trattare in modo regolare e sistematico la questione del genere nelle loro riunioni nonché nel quadro del dialogo politico con i paesi terzi, facendo appello alla clausola democratica e dei diritti umani in caso di gravi violazioni dei diritti della donna;

15. ritiene che la parità tra donne e uomini non debba fermarsi alle frontiere e che sia necessario assicurare il rispetto e la protezione dei diritti umani dei migranti, dei lavoratori migranti e delle loro famiglie; deplora che la Commissione non abbia tenuto conto della dimensione di genere nella sua comunicazione intitolata "Migrazione e sviluppo: orientamenti concreti", e chiede che, nell'applicazione e nello sviluppo della stessa, si tenga conto di questa dimensione;

16. raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di prevedere il finanziamento dei programmi volti a fornire nei paesi d'origine informazioni sui requisiti per l'entrata e il soggiorno degli immigranti nell'UE, nonché sui pericoli che comporta l'immigrazione irregolare;

17. chiede agli Stati membri di rafforzare le strutture consolari e diplomatiche, ai fini di una migliore gestione delle necessità dell'immigrazione, e di tener conto della prospettiva di genere per la concessione di visti speciali alle donne che, nei paesi di origine o di residenza, soffrono persecuzioni o violenze legate al genere;

18. invita gli Stati membri a elaborare politiche e programmi specifici di sviluppo per garantire assistenza medica, sociale, legale e psicologica alle donne sfollate a seguito di conflitti e alle altre migranti;

19. sottolinea la necessità che la Commissione prenda in considerazione misure atte a scoraggiare le violenze nei paesi d'origine contro le donne richiedenti asilo e le migranti, che si tratti di donne minacciate dalle famiglie o dai mariti o ripudiate, ovvero di donne sottoposte ad una forma di violenza sociale risultante dall'imposizione di norme morali o religiose discriminanti;

20. sostiene la necessità di rafforzare, nel quadro della cooperazione allo sviluppo, le azioni volte all'adozione di metodi preventivi per la lotta contro la violenza fondata sul sesso e la tratta di esseri umani in vista del loro sfruttamento sessuale e di controllare l'attuazione di tali metodi;

21. riconosce che le ragazze sono particolarmente esposte alla violenza e alla discriminazione e chiede sforzi più incisivi per proteggerle da ogni forma di violenza, compresi lo stupro, lo sfruttamento sessuale e l'arruolamento nelle forze armate, nonché per incoraggiare politiche e programmi intesi a promuovere la tutela dei diritti delle ragazze nelle situazioni di conflitto e post-conflitto;

22. chiede alla Commissione e agli Stati membri di mettere in opera programmi intesi a eradicare costumi e pratiche tradizionali nocivi per la salute delle donne, in particolare le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci e forzati e i delitti commessi in nome dell'onore;

23. ritiene che, se le misure delineate nella tabella di marcia si baseranno su una politica che dà priorità alle regole di mercato e si concentra sul raggiungimento di un livello competitivo per l'UE nell'economia globalizzata, la promozione della parità di genere continuerà ad avere un ruolo marginale; esprime la preoccupazione che le politiche incentrate sulla promozione della competitività dell'UE potrebbero danneggiare gli interessi delle donne nei paesi in via di sviluppo;

24. invita la Commissione ad accordare particolare attenzione all'immigrazione femminile e alla situazione delle donne immigrate in Europa; sottolinea che è necessario adottare misure specifiche per agevolare la loro integrazione nella società ospitante.

PROCEDURA

Titolo

Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010

Numero di procedura

2006/2132(INI)

Commissione competente per il merito

FEMM

Parere espresso da
  Annuncio in Aula

DEVE
15.6.2006

Cooperazione rafforzata – annuncio in Aula

0.0.0000

Relatore per parere
  Nomina

Elena Valenciano Martínez-Orozco

11.7.2006

Relatore per parere sostituito

 

Esame in commissione

3.10.2006

 

 

 

 

Approvazione

6.11.2006

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

14

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Margrete Auken, Margrietus van den Berg, Danutė Budreikaitė, Filip Kaczmarek, Luisa Morgantini, Elena Valenciano Martínez-Orozco, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Fiona Hall, Jan Jerzy Kułakowski, Manolis Mavrommatis

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Joan Calabuig Rull, Antolín Sánchez Presedo, María Sornosa Martínez, Luis Yañez-Barnuevo García

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

...

PARERE della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (11.10.2006)

destinato alla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010
(2006/2132(INI))

Relatrice per parere: Gabriele Zimmer

SUGGERIMENTI

La commissione per l'occupazione e gli affari sociali invita la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  concorda sul fatto che l'uguaglianza di genere è un diritto fondamentale e un valore comune dell'UE, ma rileva che, nonostante i significativi progressi in tale campo, continuano a sussistere molte disuguaglianze fra donne e uomini;

2.  concorda sul fatto che l'uguaglianza di genere è un diritto fondamentale e un valore fondante dell'UE, ma rileva che, nonostante i significativi progressi in tale campo, continuano a sussistere molte disuguaglianze fra donne e uomini; ritiene che, a causa della loro sfavorevole posizione in campo sociale ed economico, con indici di disoccupazione più elevati e retribuzioni inferiori a quelle maschili, le donne siano maggiormente esposte allo sfruttamento e per tale motivo chiede che vengano adottate severe sanzioni contro i datori di lavoro sfruttatori;

3.  sottolinea che il rispetto della legislazione comunitaria sulla parità di trattamento di uomini e donne, l'impiego efficace dei fondi strutturali e nuovi meccanismi finanziari possono migliorare la formazione, accrescere l'occupazione e promuovere l'imprenditorialità;

4.  ritiene che le istituzioni europee dovrebbero fornire maggiori informazioni sulla politica sviluppata a livello europeo per l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne e sui progressi che tale politica ha reso possibili;

5.  propone che gli Stati membri sviluppino una strategia occupazionale che rimuova gli ostacoli all'accesso delle donne al mercato del lavoro, promuovendo condizioni di parità retributiva e adottando misure contro le discriminazioni sul piano delle pensioni, discriminazioni dovute all'interruzione del lavoro per maternità o permesso parentale;

6.  insiste sul ruolo fondamentale delle istituzioni europee e nazionali nella promozione di una società basata sull’uguaglianza di genere; chiede alle istituzioni nazionali di organizzare campagne d'informazione e di sensibilizzazione su tutti i temi relativi ai rapporti di genere (per quanto concerne la vita professionale, familiare e politica, la salute e la lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, inclusa la tratta);

7.  sottolinea che le imprese, fondamentali per lo sviluppo economico e occupazionale, devono contribuire, nel quadro della loro responsabilità sociale, all'eliminazione delle discriminazioni di cui spesso sono vittime le donne, promuovendo in particolare l'accesso all'occupazione, la formazione e lo sviluppo professionale; sottolinea l'importanza del ruolo delle parti sociali e del dialogo sociale;

8.  ricorda che coniugare competitività economica e giustizia sociale è un'esigenza fondamentale del modello europeo di sviluppo;

9.  rileva che le sfide che gli Stati membri e l'UE devono affrontare nel settore dell'uguaglianza di genere sono sempre più rilevanti, a seguito dell'intensificata concorrenza economica mondiale e della susseguente domanda di una forza lavoro sempre più flessibile e mobile; sottolinea che le donne continuano a subire discriminazioni sociali, lavorative e d'altro tipo e che le suddette esigenze rischiano di avere un impatto maggiore sulle donne che su gli uomini; ritiene che non si dovrebbe permettere che tale situazione pregiudichi l'uguaglianza di genere e i diritti riproduttivi delle donne;

10. ritiene che le attuali sfide del cambiamento demografico potrebbero essere affrontate in modo migliore se le donne avessero un maggiore accesso al mercato del lavoro, basato su un orario flessibile e sulla sicurezza lavorativa e sociale, possibilità d'istruzione e strutture di assistenza per i bambini garantite ed economicamente accessibili, che consentano un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e un aumento delle possibilità occupazionali per le donne;

11. ricorda che la partecipazione delle donne nel settore della ricerca, delle scienze e delle tecnologie può contribuire allo sviluppo dell'innovazione;

12. sostiene le azioni chiave proposte nella comunicazione della Commissione "Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini" (COM(2006)0092) (Tabella di marcia) nelle sei aree prioritarie seguenti: conseguimento dell'indipendenza economica da parte delle donne, con particolare accento sul ruolo fondamentale dei fondi sociali per la formazione, soprattutto nel campo delle nuove tecnologie, conciliazione fra lavoro e vita familiare, promozione della pari partecipazione di donne e uomini al processo decisionale, eradicazione della violenza basata sul genere e della tratta di esseri umani con particolare attenzione alla schiavitù, eliminazione degli stereotipi di genere nella società e promozione della parità tra donne e uomini all'esterno dell'UE; si attende pertanto dalla Commissione un lavoro di sensibilizzazione mediante lo scambio di buone pratiche, il sostegno dei risultati della ricerca e il loro follow up; ritiene tuttavia che, perché tali azioni siano efficaci, le politiche economiche e sociali dell'UE debbano fare in modo che tutte le donne, gli uomini e i bambini possano vivere in modo dignitoso e liberi dalla povertà;

13. chiede alla Commissione di fare tutto il possibile per l'attuazione delle misure auspicate in tale comunicazione; insiste sul fatto che, in passato, i molti discorsi sull'uguaglianza dei sessi hanno portato a poche misure concrete e che è ormai tempo di applicare realmente la legislazione europea e i principi risultanti dalle comunicazioni e dalle direttive pubblicate su questo tema; ritiene altresì indispensabile, ai fini di un'effettiva applicazione di queste misure, un rafforzamento dei partenariati con gli Stati membri e la società civile;

14. ritiene fermamente che, per realizzare gli obiettivi di crescita e competitività definiti nella strategia di Lisbona, sia necessario mobilitare tutti i mezzi di produzione e che, pertanto, debba essere promossa la piena partecipazione delle donne su un piano di uguaglianza con gli uomini;

15. ritiene inoltre che le azioni previste dalla tabella di marcia per l'uguaglianza di genere debbano essere integrate in ogni politica economica e che in tale contesto si debba rafforzare l'imprenditorialità femminile, consentire un migliore accesso ai finanziamenti e sviluppare le reti imprenditoriali femminili;

16. è convinto che l'uguaglianza di genere, in quanto costituisce uno dei più importanti valori fondanti dell'Unione europea, sia un obiettivo che merita di essere conseguito, non solo per motivi di efficienza economica ma anche e soprattutto per motivi di giustizia sociale e per la realizzazione di un mondo più giusto ed equilibrato; per tale ragione l'uguaglianza di genere deve essere parte di tutte le politiche dell'Unione e degli Stati membri;

17. sottolinea che l'uguaglianza di genere sul posto di lavoro è strettamente collegata alla garanzia del rispetto dei diritti dei lavoratori nei sistemi flessibili;

18. invita la Commissione a promuovere in tutti i documenti dell'UE un linguaggio sensibile alle specificità di genere e capace di raggiungere tutte le culture presenti;

19. chiede alla Commissione di garantire che si tenga adeguatamente conto dell'impatto di genere nella revisione o nell'elaborazione della legislazione comunitaria, come ad esempio la direttiva sull'orario di lavoro, e di intervenire nei modi opportuni quando è prevedibile un impatto di genere negativo, come nel caso della direttiva suddetta; chiede al Consiglio di porre fine alla possibilità di derogare alla direttiva, che è più pregiudizievole per le donne che per gli uomini e rende più difficile una conciliazione tra lavoro e vita di famiglia;

20. chiede alla Commissione di incoraggiare gli Stati membri a riconoscere il valore economico, sociale e educativo del lavoro non retribuito nelle famiglie, introducendo meccanismi contributivi nel sistema di previdenza sociale e nei sistemi pensionistici su base volontaria;

21. chiede alla Commissione di incoraggiare, attraverso azioni e politiche, la partecipazione femminile alle occupazioni tradizionalmente di appannaggio maschile, al fine di promuovere l’uguaglianza di genere e la parità di retribuzione;

22. sottolinea che le donne sono più esposte degli uomini al rischio della disoccupazione, dello sfruttamento e della povertà e invita pertanto la Commissione a mettere a punto, in via prioritaria, strategie volte a ridurre la femminilizzazione della povertà e della disoccupazione e chiede agli Stati membri di attuare tali strategie a favore delle donne nei processi di protezione e inclusione sociale;

23. deplora il fatto che la tabella di marcia non abbia posto sufficiente accento sul ruolo della formazione nel conseguimento della piena uguaglianza; ritiene in particolare che debbano essere intensificati gli sforzi di formazione per le donne disoccupate, con un contratto di lavoro temporaneo o un’occupazione di minor qualità; ritiene inoltre che debbano essere potenziati gli incentivi affinché le imprese provvedano a fornire una formazione adeguata sul posto di lavoro alle donne con minori qualifiche professionali; è infine dell'avviso che la formazione debba essere rivolta in particolare alle donne che vivono in ambiente rurale, segnatamente per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie;

24. sottolinea l’importanza del ruolo delle diverse autorità e delle parti sociali (imprese e sindacati) nello sviluppo di azioni positive che permettano di rendere la vita più giusta ed equilibrata; sottolinea che è essenziale garantire la partecipazione del settore privato e che le autorità dovrebbero fornire gli incentivi necessari affinché le imprese che favoriscono un equilibrio tra la vita familiare e quella lavorativa possano ottenere un riconoscimento ufficiale a livello locale, regionale, nazionale o europeo;

25. giudica opportuno, in considerazione della recente esperienza registrata in Stati membri come la Spagna, che, tra le misure che la Commissione raccomanda, ci siano detrazioni fiscali dall’imposta sul reddito delle persone fisiche per le lavoratrici dipendenti che hanno figli piccoli; allo stesso modo, è necessario promuovere detrazioni fiscali nel quadro dell’imposta sulle società a favore delle imprese che istituiscono i propri asili nido aziendali;

26. chiede alla Commissione di adottare misure specifiche per garantire che si tenga veramente conto dei suggerimenti presentati agli Stati membri nella tabella di marcia, poiché spetta a loro integrare l’uguaglianza di genere nelle politiche governative e, spesso, applicare la legislazione europea;

27. chiede all’Unione europea politiche specifiche e un osservatorio di sostegno al principio di eguaglianza per le donne immigrate, spesso soggette alla doppia discriminazione, razziale e di genere;

28. insiste sulla necessità che le istituzioni europee si avvalgano di dati affidabili e di statistiche per elaborare politiche efficaci nei settori dell'occupazione e degli affari sociali.

PROCEDURA

Titolo

Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010

Riferimenti

2006/2132(INI)

Commissione competente per il merito

FEMM

Parere espresso da
  Annuncio in Aula

EMPL

15.6.2006

Cooperazione rafforzata – annuncio in Aula

 

Relatore per parere
  Nomina

Gabriele Zimmer

15.3.2006

Relatore per parere sostituito

 

Esame in commissione

13.9.2006

4.10.2006

 

 

 

Approvazione

5.10.2006

Esito della votazione finale

+: 42

-: 2

0: 0

 

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Jan Andersson, Jean-Luc Bennahmias, Emine Bozkurt, Iles Braghetto, Philip Bushill-Matthews, Milan Cabrnoch, Alejandro Cercas, Ole Christensen, Derek Roland Clark, Luigi Cocilovo, Jean Louis Cottigny, Harald Ettl, Carlo Fatuzzo, Ilda Figueiredo, Joel Hasse Ferreira, Roger Helmer, Stephen Hughes, Karin Jöns, Ona Juknevičienė, Jan Jerzy Kułakowski, Sepp Kusstatscher, Raymond Langendries, Bernard Lehideux, Elizabeth Lynne, Thomas Mann, Mario Mantovani, Ana Mato Adrover, Maria Matsouka, Csaba Őry, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Pier Antonio Panzeri, Jacek Protasiewicz, José Albino Silva Peneda, Jean Spautz, Gabriele Zimmer

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Mihael Brejc, Udo Bullmann, Françoise Castex, Richard Howitt, Dieter-Lebrecht Koch, Roberto Musacchio, Leopold Józef Rutowicz, Elisabeth Schroedter

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Ari Vatanen

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

 

PARERE della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (14.11.2006)

destinato alla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006 - 2010
(2006/2132(INI))

Relatrice per parere: Lena Ek

SUGGERIMENTI

La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia invita la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A. considerando che le donne occupano una quota molto ridotta di posti di formazione e studio nella maggioranza degli ambiti scientifici e tecnologici, segnatamente per quanto riguarda le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC),

B.  considerando che, per conseguire gli obiettivi di Lisbona, l’UE deve migliorare le sue risorse umane che si dedicano alla ricerca e che il numero di ricercatrici è sensibilmente inferiore a quello dei ricercatori, segnatamente in determinati ambiti della scienza e della tecnologia,

C. considerando che sta per essere varato il Settimo programma quadro di azioni di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, che determinerà la politica scientifica dell’UE per i prossimi sette anni, e che quindi il momento giusto per correggere le disparità di genere nell’ambito scientifico e tecnologico,

1.  sottolinea che l'uguaglianza di genere fa parte integrante della politica sociale, essendo quest'ultimo uno dei principali settori che rientrano nell'ambito della "competenza condivisa" come definito nel progetto di trattato che istituisce una Costituzione europea e come tale dev'essere trattato nel contesto delle politiche occupazionali degli Stati membri che hanno un impatto diretto sul potenziale produttivo dell'UE;

2.  ritiene che la competitività dell'industria UE sia correlata con le sfide demografiche cui si trova di fronte l'UE oggi e che saranno maggiormente accentuate nel prossimo futuro; ritiene che, in tale contesto, promuovere l'uguaglianza di genere e migliorare l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per le donne e gli uomini contribuirà a mitigare gli effetti negativi degli squilibri demografici;

3.  chiede alla Commissione di promuovere iniziative volte ad aumentare il numero di donne negli studi relativi a tali ambiti, a tutti i livelli;

4.  richiama l'attenzione sul fatto che il principio di "parità salariale a parità di lavoro" è un principio equo che promuove la produttività lavorativa e la competitività delle industrie esposte alla concorrenza internazionale e che colmare il divario di genere è un modo per ricompensare l'impegno e combattere gli stereotipi di genere sul posto di lavoro;

5.  chiede alla Commissione di elaborare uno studio di realizzabilità che descriva l'impatto potenziale della politica UE di applicare la discriminazione positiva a favore dell'occupazione femminile nel settore privato sui sistemi di sicurezza sociale e pensionistici negli Stati membri;

6.  riconosce il doppio approccio per la promozione della parità tra i generi, basato sull’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e sulla contemporanea applicazione di specifici provvedimenti in tal senso; raccomanda, a tale riguardo, l'istituzione di una formazione continua, sistematica, globale e obbligatoria dei funzionari della Commissione e del Parlamento nonché l'integrazione della dimensione di parità in tutte le proposte politiche e la valutazione del loro impatto sulla parità;

7.  sostiene qualsiasi sistema UE ritenuto appropriato dalla Commissione che promuova e sostenga l'imprenditoria delle donne, così come misure che garantiscano che le imprenditrici, anche di piccole imprese e di microimprese, possano sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC);

8.  chiede alla Commissione di essere favorevole all'opinione espressa dai partner sociali secondo cui l'integrazione della dimensione di genere richiede una valutazione d'impatto per qualsiasi politica UE rivista o nuova;

9.  chiede alla Commissione di proporre ed adottare misure concrete per correggere le disparità di genere nell’ambito scientifico e tecnologico e per conseguire una presenza equilibrata di uomini e donne nella scienza e nella tecnologia, per quanto riguarda sia le risorse umane che si dedicano alla ricerca, sia gli organi che adottano decisioni in materia di politica scientifica;

10. chiede alla Commissione di adottare misure per porre fine al divario digitale sulla base del genere nel quadro della strategia di Lisbona, al fine di ampliare la società dell’informazione con misure che favoriscano la parità tra uomini e donne; con azioni che facilitino le condizioni di accesso per le donne; promuovendo l’acquisizione di e-capacità; realizzando programmi che prevedano azioni specifiche di inclusione per le donne di gruppi vulnerabili; con azioni di compensazione degli squilibri tra gli ambiti urbani e rurali;

11. chiede alla Commissione di adottare misure, seguendo l’esempio di legislazioni come quella norvegese, che permettano di conseguire una presenza equilibrata di uomini e donne nelle direzioni delle società mercantili, senza dimenticare le imprese comprese in settori come quello energetico.

PROCEDURA

Titolo

Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006 - 2010

Riferimenti

2006/2132(INI)

Commissione competente per il merito

FEMM

Parere espresso da
  Annuncio in Aula

ITRE
15.6.2006

Cooperazione rafforzata – annuncio in Aula

 

Relatore per parere
  Nomina

Ek
20.6.2006

Relatore per parere sostituito

 

Esame in commissione

9.10.2006

 

 

 

 

Approvazione

13.11.2006

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

42

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

John Attard-Montalto, Šarūnas Birutis, Jan Březina, Jerzy Buzek, Joan Calabuig Rull, Pilar del Castillo Vera, Giles Chichester, Den Dover, Nicole Fontaine, Norbert Glante, Umberto Guidoni, András Gyürk, Fiona Hall, David Hammerstein Mintz, Erna Hennicot-Schoepges, Ján Hudacký, Romana Jordan Cizelj, Werner Langen, Anne Laperrouze, Vincenzo Lavarra, Pia Elda Locatelli, Eugenijus Maldeikis, Reino Paasilinna, Aldo Patriciello, Vincent Peillon, Vladimír Remek, Herbert Reul, Mechtild Rothe, Paul Rübig, Andres Tarand, Patrizia Toia, Catherine Trautmann, Claude Turmes, Nikolaos Vakalis, Dominique Vlasto

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Alexander Alvaro, Gunnar Hökmark, Lambert van Nistelrooij, Francisca Pleguezuelos Aguilar, Vittorio Prodi, Esko Seppänen

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Inés Ayala Sender

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

...

PARERE della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (24.10.2006)

destinato alla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010
(2006/2132(INI))

Relatrice per parere: Inger Segelström

SUGGERIMENTI

La commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni invita la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  si compiace per il miglioramento della situazione generale in materia di parità tra donne e uomini registrato negli ultimi anni e sottolinea a tale riguardo che le donne rappresentano oltre il 44% della forza lavoro, mentre in media il 33% degli imprenditori e oltre il 50% degli studenti sono donne; spera nel proseguimento di questa positiva tendenza;

2.  deplora che il differenziale salariale di genere sia ancora del 15%, nonostante la legislazione dell'UE in materia; invita gli Stati membri a porsi l'obiettivo della sua riduzione; accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di presentare a breve una comunicazione sul problema; raccomanda che tale comunicazione sia seguita da misure attive; invita inoltre la Commissione a garantire che l'applicazione della direttiva sulla parità retributiva non comporti discriminazioni per le donne che si sono dedicate ai figli e hanno quindi una scarsa esperienza lavorativa;

3.  esorta gli Stati membri a prendere tutte le misure necessarie per soddisfare gli obiettivi di Barcellona in relazione alla custodia dei bambini e mettere a punto servizi di assistenza adeguati ed economici a favore degli anziani, dei disabili e di altre persone dipendenti;

4.  invita la Commissione a promuovere politiche attive e misure specifiche per far fronte alla povertà delle donne appartenenti a gruppi svantaggiati, come le ragazze madri, le donne anziane e le migranti;

5.  deplora la discriminazione, ancora molto diffusa, delle donne che non svolgono un'attività professionale e si dedicano all'educazione dei figli e alla famiglia, ed esorta gli Stati membri a fare il possibile per modificare tale situazione, per esempio tenendo conto, ai fini pensionistici, del tempo dedicato all'educazione dei figli;

6.  invita gli Stati membri a promuovere il ruolo fondamentale degli uomini nel conseguimento di un equilibrio di genere, ad esempio incentivando i congedi parentali o di paternità e la condivisione con le donne del diritto ad assistere i figli; chiede alla Commissione di effettuare ricerche sulle ragioni per cui un numero così scarso di uomini chiede il congedo parentale o di paternità;

7.  ricorda la sua condanna di tutte le forme di violenza connesse al genere[1]; invita la Commissione ad effettuare ricerche sulle cause sottostanti alla violenza connessa al genere e a mettere a punto indicatori che consentano di disporre di dati affidabili e di coordinare le statistiche degli Stati membri sul numero delle vittime;

8.   chiede alla Commissione di raccogliere al più presto dati confrontabili e affidabili sul traffico di esseri umani, in modo da poter valutare il fenomeno e fissare obiettivi per la sua riduzione; ricorda di aver già chiesto all'UE di fare in modo da dimezzare il numero delle vittime del traffico entro i prossimi dieci anni[2];

9.   invita la Commissione ad adottare una proposta di codice di condotta per i funzionari delle istituzioni e degli organi comunitari, in particolare in occasione delle missioni in paesi terzi, codice che dovrà vietare l'acquisto di servizi sessuali, le altre forme di sfruttamento sessuale e la violenza connessa al genere e includere sanzioni vincolanti;

10. deplora che non si tenga maggiormente in considerazione la situazione delle ragazze; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie a garantire l'attuazione della risoluzione sulle bambine adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite[3];

11. invita le istituzioni e le agenzie europee a promuovere la parità di genere a livello amministrativo e a mirare alla parità tra donne e uomini nelle assunzioni e nelle nomine, in particolare per le posizioni ad alto livello.

PROCEDURA

Titolo

Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010

 

Riferimenti

(2006/2132(INI))

Commissione competente per il merito

FEMM

Parere espresso da
  Annuncio in Aula

LIBE

15.6.2006

Cooperazione rafforzata – annuncio in Aula

 

Relatore per parere
  Nomina

Inger Segelström

20.6.2006

Relatore per parere sostituito

 

Esame in commissione

4.10.2006

 

 

 

 

Approvazione

23.10.2006

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

30

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Alexander Alvaro, Alfredo Antoniozzi, Edit Bauer, Johannes Blokland, Giusto Catania, Charlotte Cederschiöld, Carlos Coelho, Fausto Correia, Panayiotis Demetriou, Agustín Díaz de Mera García Consuegra, Kinga Gál, Lilli Gruber, Lívia Járóka, Barbara Kudrycka, Romano Maria La Russa, Henrik Lax, Sarah Ludford, Edith Mastenbroek, Inger Segelström, Ioannis Varvitsiotis, Stefano Zappalà, Tatjana Ždanoka

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Giorgos Dimitrakopoulos, Sophia in 't Veld, Bill Newton Dunn, Siiri Oviir, Hubert Pirker, Marie-Line Reynaud, Antonio Tajani, Rainer Wieland

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

...

PROCEDURA

Titolo

Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010

Numero di procedura

2006/2132(INI)

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

FEMM

15.6.2006

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula

AFET

15.6.2006

 

DEVE

15.6.2006

 

EMPL

15.6.2006

 

ENVI

15.6.2006

 

ITRE

15.6.2006

 

LIBE

15.6.2006

 

 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

AFET

21.6.2006

ENVI

14.6.2006

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Amalia Sartori

24.4.2006

 

Relatore(i) sostituito(i)

 

 

Esame in commissione

4.10.2006

24.1.2007

 

 

 

Approvazione

24.1.2007

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

27

1

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Maria Carlshamre, Edite Estrela, Věra Flasarová, Nicole Fontaine, Claire Gibault, Lissy Gröner, Zita Gurmai, Esther Herranz García, Anneli Jäätteenmäki, Lívia Járóka, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Urszula Krupa, Pia Elda Locatelli, Angelika Niebler, Christa Prets, Marie-Line Reynaud, Teresa Riera Madurell, Eva-Britt Svensson, Britta Thomsen, Corien Wortmann-Kool, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Christa Klaß, Zita Pleštinská, Bernadette Vergnaud

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Jean Lambert, Elisabeth Schroedter

Deposito

8.2.2007

 

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

 

  • [1]  Risoluzione del 2 febbraio 2006 sulla situazione attuale nella lotta alla violenza contro le donne ed eventuali azioni future, P6_TA-PROV(2006)0038.
  • [2]  Risoluzione del Parlamento europeo sulle strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini, vulnerabili allo sfruttamento sessuale (2004/2216(INI), P6_TA(2006)0005).
  • [3]  Risoluzione A/RES/60/141, approvata l'11 gennaio 2006.