RELAZIONE sui poteri locali e la cooperazione per lo sviluppo
1.3.2007 - (2006/2235(INI))
Commissione per lo sviluppo
Relatore: Pierre Schapira
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sui poteri locali e la cooperazione per lo sviluppo
Il Parlamento europeo,
– visto l'articolo 179 del trattato CE,
– vista la Dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentati dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea "Il consenso europeo"[1] del 20 dicembre 2005, che definisce la titolarità e il partenariato il principale principio comune, si impegna a sostenere il decentramento e il buon governo e incoraggia "un maggiore coinvolgimento delle autorità locali",
– visto il regolamento (CE) n. ... del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 recante adozione di uno strumento di finanziamento della cooperazione allo sviluppo (2004/0220(COD)[2],
– visto l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000[3], modificato dall'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato, firmato a Lussemburgo il 25 giugno 2005[4] ("l'Accordo di Cotonou"), e in particolare gli articoli 4, 28, 30, paragrafo 2, 43, paragrafo 4, e 58, paragrafo 2,
– vista la Carta del Congresso dei poteri locali e regionali dell'Europa (CPLRE) approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 14 gennaio 1994, in occasione della 506a riunione dei Delegati dei Ministri,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni, del 25 gennaio 2006, dal titolo "Il Programma tematico 'attori non statali e autorità locali nello sviluppo ", che ribadisce il fatto che le autorità locali sono attori a pieno titolo dello sviluppo e propone di coinvolgerli "nel processo di sviluppo anche attraverso il dialogo ed il sostegno finanziario" (COM(2006)0019),
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 12 ottobre 2005, "Strategia dell'Unione europea per l'Africa: verso un patto euroafricano per accelerare lo sviluppo dell'Africa", approvata dal Consiglio europeo del 15-16 dicembre 2005, con la quale la Commissione si impegna a sostenere la decentralizzazione e il rafforzamento delle capacità delle autorità locali, sottolineando l'importanza strategica del partenariato e dei gemellaggi tra città e comuni dell'Europa e dell'Africa al fine di sostenere il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) e favorire le condizioni necessarie alla loro realizzazione (COM(2005)0489),
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 20 ottobre 2003, su governance e sviluppo, che considera la governance tra i settori prioritari della cooperazione europea (COM(2003)0615),
– vista la Nota orientativa della Commissione indirizzata ai servizi della DG DEV e alle delegazioni nei paesi ACP-ALA-MED e PECO del 23 dicembre 1999 (DEV/1424/2000), che raccomanda la partecipazione a monte degli attori decentrati alla formulazione delle politiche e alla programmazione e propone una guida operativa all'attenzione delle delegazioni di tutti i paesi in via di sviluppo (PVS),
– visto il regolamento (CE) n. 1659/98 del Consiglio del 17 luglio 1998, relativo alla cooperazione decentralizzata[5], modificato dai regolamenti (CE) n. 955/2002[6] e (CE) n. 625/2004[7],
– vista la linea di bilancio B76002 intitolata "cooperazione decentralizzata", destinata a promuovere tale approccio nell'insieme dei PVS,
– visto il parare del Comitato delle Regioni del 16 novembre 2005 sulla "Cooperazione decentralizzata nella riforma della politica di sviluppo dell'UE" (CdR 224/2005),
– vista la Dichiarazione finale dei Capi di Stato e di Governo sugli OSM in occasione della sessantesima Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel settembre 2005, che sottolinea "il ruolo importante delle autorità locali per il conseguimento degli OSM",
– vista la relazione A/59/354 del Segretario generale delle Nazioni Unite, presentata alla 59a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 settembre 2004, che riconosce il ruolo delle autorità locali e delle reti mondiali delle autorità locali, in particolare la CGLU (Città e Governi locali uniti) come uno dei principali partner delle Nazioni Unite per le problematiche dello sviluppo e le questioni umanitarie a livello locale,
– vista la Dichiarazione finale dei Ministri e dei rappresentanti dei governi in occasione del 4° Forum mondiale dell'acqua (Messico, 16-22 marzo 2006), in cui si afferma che un'efficace collaborazione con le autorità locali costituisce un fattore chiave per affrontare le sfide e conseguire gli OSM in materia di risorse idriche,
– vista la Dichiarazione del Vertice mondiale sullo Sviluppo sostenibile di Johannesburg (26 agosto - 4 settembre 2002), che ritiene essenziale rafforzare il ruolo e le capacità della autorità locali per garantire lo sviluppo sostenibile,
– vista la Dichiarazione finale del Vertice mondiale Habitat II a Istanbul (giugno 1996), che riconosce alle autorità locali il ruolo di partner più vicino agli Stati per la realizzazione dell'Agenda delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani,
– vista la Dichiarazione del Secondo Vertice Mondiale della terra di Rio de Janeiro (13-14 giugno 1992), che sottolinea il ruolo determinante delle autorità locali per la realizzazione dell'Agenda 21,
– vista la Dichiarazione del Congresso fondatore della CGLU (Parigi, maggio 2004), in cui tremila sindaci e rappresentanti locali per conto delle autorità locali del mondo intero si sono impegnati a realizzare gli OSM a livello locale e ad operare per rafforzare l'autonomia e le democrazie locali nonché per promuovere la cooperazione tra le città a favore dello sviluppo,
– vista la Dichiarazione finale degli Stati generali dei Comuni e delle Regioni d'Europa -Innsbruck, 12 maggio 2006 - e il capitolo "Dal Locale al Globale", che sottolinea il ruolo dell'Europa e delle autorità locali nel mondo,
– visto l'articolo 45 del suo Regolamento,
– vista la relazione della commissione per lo sviluppo (A6‑0039/2007),
Le competenze e il plusvalore delle autorità locali per la cooperazione allo sviluppo
A. considerando che il conseguimento degli OSM è una delle priorità dell'UE e che il ruolo essenziali dei poteri locali per la realizzazione di questi obiettivi è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite e, in particolare, dal Segretario generale delle Nazioni Unite che, in occasione del Vertice del Millennio nel 2005 ha dichiarato: "Com'è possibile sperare di conseguire gli OSM senza realizzare dei progressi in settori come l'istruzione, la lotta contro la fame, la salute, l'accesso alle risorse idriche, le condizioni sanitarie e la parità di genere? Alle città e ai governi locali spetta un ruolo fondamentale in tutti questi settori. Se i nostri Obiettivi sono mondiali, è a livello locale che è richiesta una maggiore efficacia",
B. considerando che attualmente sarebbero necessari 110 anni per conseguire gli OSM fissati per il 2015 e che l'esperienza delle autorità locali nei diversi settori dello sviluppo, quali la gestione delle risorse idriche, la lotta contro l'Aids, la politica di genere, la gestione dei rifiuti, la coesione sociale e lo sviluppo economico locale, dovrebbe essere riconosciuta dall'UE come un apporto necessario al conseguimento degli OSM,
C. considerando che ogni bambino, al momento della nascita, ha diritto di essere registrato all'anagrafe, che le amministrazioni svolgono un ruolo fondamentale al riguardo e che questa prassi ha un rapporto diretto con l'applicazione delle relative norme dei diritti dell'uomo che tutelano i minori dallo sfruttamento attraverso il lavoro,
D. considerando che la buona governance è uno degli altri obiettivi prioritari dell'UE e che la democrazia locale e la decentralizzazione costituiscono il nocciolo stesso della governance democratica secondo il suddetto "Consenso europeo" sullo sviluppo,
E. considerando che tra 20 anni il 60% della popolazione mondiale sarà insediato nelle città e che queste dovranno di conseguenza impegnarsi maggiormente per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni più sfavorite,
F. considerando che le autorità locali nel mondo devono acquisire esperienza attraverso:
- progetti da collettività a collettività finanziati o promossi dalle stesse autorità locali europee sotto forma di partenariato con le collettività del Sud da oltre trent'anni,
- progetti da collettività a collettività finanziati dall'UE nel quadro dei programmi URB-AL (America latina), Asia URBS, e in misura minore MEDA (Mediterraneo meridionale), ACCESS (Europa centrale e orientale), TACIS (Europa orientale e Asia centrale) e CARDS (Balcani), e i Programmi pluriennali di microrealizzazione (PPMR) nei paesi ACP,
- programmi nazionali o regionali di cooperazione a sostegno della decentralizzazione o dello sviluppo locale in cui le autorità locali e le loro associazioni intervengono come operatori, con il sostegno dell'UE e di altri finanziatori (Nazioni Unite, agenzie bilaterali, Banca mondiale o banche regionali di sviluppo, ecc.),
G. considerando che le autorità locali possiedono la legittimità politica necessaria, le conoscenze e l'esperienza di gestione delle problematiche locali nonché la possibilità di mobilitare attorno a sé gli altri attori locali,
H. considerando che malgrado il riconoscimento dell'importanza della partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione, sancito dall'Accordo di Cotonou rivisto e dal "Consenso europeo" sullo sviluppo, non è stato ancora messo a punto nessun meccanismo permanente per garantire la partecipazione di tali attori al dialogo con la Commissione in Europa e nei PVS; considerando tuttavia che tale meccanismo esiste per gli attori non statali,
In Europa
I. considerando che le autorità locali rappresentano attualmente un attore competente e attivo già da molto tempo negli aiuti allo sviluppo: esse possiedono un'esperienza ultratrentennale in tutti i settori inerenti allo sviluppo urbano e al settore rurale e continuano ad accrescere le proprie attività, sempre più diversificate, costituendo in tal modo una rete di solidarietà che si estende ai cinque continenti; considerando che attualmente tali azioni sono molto spesso sostenute e finanziate dai diversi paesi,
J. considerando che le associazioni nazionali e regionali delle autorità locali europee svolgono un ruolo sempre più significativo in termini di informazione, rafforzamento delle capacità e del dialogo e possono divenire pertanto uno dei "canali privilegiati" dell'UE e degli altri partner dello sviluppo per assicurare la partecipazione delle autorità locali che esse rappresentano al dialogo con la Commissione in Europa,
K. considerando che i governi locali europei e le loro associazioni svolgono un ruolo determinante per informare, mobilitare e sensibilizzare l'opinione pubblica in seno all'UE su base locale, coinvolgendo direttamente i cittadini; considerando che tutto ciò contribuisce all'affermazione dei valori di solidarietà e di aiuto allo sviluppo, come dimostra la "Campagna delle città per il Millennio", lanciata nel mese di luglio 2005 dalla CGLU con il sostegno delle Nazioni Unite; considerando che in questo quadro la sezione europea della CGLU, il Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa (CCRE) ha mobilitato dall'aprile 2006 le città europee per la promozione e il conseguimento degli OSM,
L. considerando che i progetti e i programmi locali di sensibilizzazione allo sviluppo, avviati in un numero crescente di comuni e di regioni, non si limitano ad azioni puntuali ma fissano, per contro, un programma integrale di formazione e di informazione per le popolazioni a livello locale,
M. considerando che le autorità locali sono attori-chiave dello sviluppo, in grado di svolgere un ruolo di dinamizzazione e di coordinamento degli agenti economici e sociali presenti a livello locale,
N. considerando i vincoli di gemellaggio esistenti tra le città europee e le città del Sud, che attualmente non ricevono alcun sostegno finanziario da parte dell'UE, mentre le iniziative di cooperazione delle città europee nei confronti delle città omologhe dei paesi del Sud sono sempre più numerose,
O. considerando che le popolazioni immigranti in Europa svolgono un ruolo importante nella cooperazione allo sviluppo grazie al loro plusvalore legato alle potenzialità di cui sono portatrici, alle loro competenze e alla vicinanza con il loro paese d'origine; considerando in tale contesto che la cooperazione decentralizzata rappresenta un settore di intervento privilegiato e appropriato per le organizzazioni attive nel campo della solidarietà internazionale provenienti dalle fila dell'immigrazione per quanto concerne sia le attività attuate nei propri paesi d'origine sia i progetti educativi di sviluppo e di sensibilizzazione nel paese d'accoglienza,
Nei paesi in via di sviluppo
P. considerando che la "cooperazione decentralizzata", come è stata definita dall'UE successivamente al Lomé IV, sottolinea la volontà di non adottare ulteriori decisioni in materia di aiuto ai PVS con i soli paesi terzi bensì la volontà di coinvolgere le autorità locali nelle scelte politiche così come nell'attuazione degli aiuti al fine di renderli più efficaci e vitali; considerando che la scommessa è quella di trasformare in maniera sostenibile le modalità della cooperazione europea, partendo dalle attese delle popolazioni affinché i progetti possano meglio soddisfare le necessità reali;
Q. considerando che la partecipazione e l'attuazione delle politiche di sviluppo, principi prioritari dell'UE, passano attraverso il coinvolgimento delle autorità locali, che, in funzione della loro ripartizione sull'insieme del territorio, possono assicurare una politica di vicinato e comunicare le aspettative delle loro popolazioni nella quotidianità, in particolare nelle regioni più remote,
R. considerando che le autorità locali dispongono di un'esperienza maturata concretamente in loco in tutti i PVS, in settori talmente diversi quali l'igiene, l'istruzione, la salute, l'alloggio, la promozione delle donne nelle istanze decisionali locali, i sistemi di informazione sulle droghe, la gestione del turismo, la conservazione del patrimonio storico urbano, lo sviluppo dei servizi sanitari locali, la gestione delle risorse idriche, i trasporti pubblici,
S. considerando che la decentralizzazione e le riforme statali in corso di attuazione nella maggior parte delle regioni del mondo contribuiscono a fare in modo che le autorità locali si affermino come una forma di governo distinta e rappresentativa, con nuove responsabilità in molteplici settori d'azione politica, che sono essenziali per la lotta contro la povertà e per conseguire gli OSM, come ad esempio le cure sanitarie primarie, le risorse idriche, l'igiene, l'accesso all'istruzione, la protezione dell'ambiente, lo sviluppo economico locale, la prevenzione dell'HIV/AIDS e la parità di genere,
T. considerando che il coinvolgimento dei poteri locali può contribuire al rafforzamento della democrazia locale e alla democratizzazione della gestione degli aiuti a livello locale; considerando altresì il ruolo che possono svolgere a tal fine le associazioni nazionali dei poteri locali nei paesi del Sud,
U. considerando che, laddove sono dotate di una legittimità elettorale, la funzione strategica delle autorità locali, poste a pari distanza tra governo nazionale e società civile, ne fa l'intermediario ideale per favorire la concertazione tra i diversi partner dello sviluppo, fondamentale per assicurare aiuti efficaci e coordinati,
V. considerando che le autorità locali, con la loro presenza sul territorio più tangibile rispetto a quella dello Stato centrale o dei finanziatori internazionali, offrono uno specifico valore aggiunto, possono controllare meglio l'impatto locale delle strategie di sviluppo nazionali e internazionali, e quindi sono in grado di apportare un aiuto più adeguato alle specificità dei territori che amministrano,
W. considerando che con l'ausilio di strumenti idonei le autorità locali potrebbero costituire un quadro stabile che consenta ai nuovi attori di esprimersi, organizzarsi e adeguarsi alle esigenze del partenariato europeo,
X. considerando che la conoscenza specifica del territorio che amministrano rende le autorità locali un elemento essenziale nella lotta contro la povertà e le disparità,
Y. considerando, ad esempio, che nella regione latino-americana il rapido sviluppo del fenomeno di urbanizzazione ha fatto delle politiche urbane il nodo centrale delle tematiche di sviluppo e delle città e delle metropoli urbane gli interlocutori privilegiati dei governi per quanto concerne la gestione dei principali problemi sociali (migrazione, gioventù, povertà, occupazione),
Z. considerando che occorre promuovere il dialogo tra le autorità locali e gli attori non statali per l'elaborazione e la concretizzazione degli interventi finanziati dall'UE per lo sviluppo locale,
AA. considerando che la partecipazione delle autorità locali dei PVS esige un processo di appropriazione delle strategie di cooperazione allo sviluppo che richiede, tra l'altro, un potenziamento del loro accesso all'informazione, degli strumenti organizzativi e dei meccanismi di rappresentazione, delle loro capacità di dialogo e di proposta sulle politiche di cooperazione, di partecipazione alle istanze nazionali, regionali e internazionali di dialogo e concertazione,
AB. considerando che la CGLU ha un ruolo da svolgere ai fini della strutturazione e della presentazione delle necessità dei poteri locali dei PVS,
AC. considerando che, nonostante tali competenze in materia di sviluppo, il ruolo delle autorità locali nello sviluppo è stato finora sottostimato e sottoutilizzato,
Fornire alle autorità locali gli strumenti per svolgere il loro ruolo nel conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio
1. ricorda che da tempo la Commissione opera per assegnare alle autorità locali un ruolo di partner a pieno titolo nell'aiuto allo sviluppo e che gli ultimi impegni sono stati i seguenti: per gli ACP, l'Accordo di Cotonou; per l'insieme dei PVS, la base morale del "Consenso europeo per lo sviluppo" del 2005;
2. riconosce che la partecipazione delle autorità locali alle politiche di sviluppo è indispensabile per il conseguimento degli OSM e per garantire la buona governance; ritiene infatti che l'attuazione delle politiche di sviluppo costituisce un progresso significativo verso una maggiore trasparenza e una maggiore democrazia negli aiuti allo sviluppo e consente di elaborare progetti e programmi più efficaci e più vitali in funzione delle reali necessità dei beneficiari ;
3. insite sull'importanza del partenariato Nord-Sud e Sud-Sud tra le autorità locali e le loro associazioni rappresentative per contribuire al rafforzamento della buona governance e alla realizzazione degli OSM;
4. chiede alla Commissione di sostenere e rafforzare la cooperazione diretta che le autorità locali europee attuano con i loro partner internazionali; chiede, in particolare, di assicurare una continuità, anche finanziaria, delle reti di solidarietà create dai programmi URB-AL, Asia URBS e altri, la cui scadenza è prevista al più tardi per il 2007, e che costituiscono autentici impegni assunti nei confronti delle popolazioni;
5. sottolinea che i principi di titolarità, partecipazione e buona governance implicano un approccio multiplo, in cui i diversi partner dello sviluppo, che si tratti di paesi terzi, di autorità locali o di attori non statali agiscono in maniera complementare e coerente;
6. sottolinea che i governi locali devono mobilitare intorno a sé tutti gli altri attori locali (università, agenti sociali, ONG di sviluppo, imprese ecc.) ed incentivare la partecipazione dei cittadini nella vita pubblica;
7. invita gli enti locali a cooperare con gli organismi internazionali alla vigilanza delle attività industriali e agricole, onde prevenire il lavoro minorile e collaborare alla costruzione e manutenzione di idonee infrastrutture scolastiche attraverso personale didattico adeguatamente formato nonché trasporti e pasti gratuiti, facendo in modo che tutti i bambini possano frequentare la scuola;
8. ritiene tuttavia fondamentale saper distinguere la specificità delle autorità locali rispetto agli "attori non statali": settore di competenza, legittimità e controllo democratico, esperienza in materia di gestione degli affari locali, coinvolgimento nell'attuazione delle politiche pubbliche;
9. si compiace per il riconoscimento politico e per i fondi specifici assegnati alle autorità locali attraverso il suddetto strumento di cooperazione allo sviluppo (SCS): a) le autorità locali partecipano a monte alla definizione delle strategie di cooperazione dei PVS, all'elaborazione dei programmi geografici e tematici, alla loro attuazione e alla loro valutazione; b) una quota pari al massimo al 15% dei programmi tematici "attori non statali e autorità locali" può essere assegnata direttamente alle autorità locali; c) le autorità locali europee saranno integrate in un dialogo politico strutturato con le Istituzioni europee e gli altri attori di sviluppo al Nord;
10. invita la Commissione a fare riferimento nei futuri strumenti di finanziamento della cooperazione allo sviluppo e nei futuri testi legislativi al ruolo delle autorità locali e alle loro associazioni rappresentative come "partner politici" garantendo loro la partecipazione a tutte le fasi del processo di cooperazione, nonché un accesso diretto ai finanziamenti europei;
11. chiede alla Commissione di precisare nei documenti strategici per paese le modalità e i meccanismi per coinvolgere maggiormente le autorità locali, le loro organizzazioni rappresentative e i partner della società civile in tutte le fasi del processo di cooperazione (dialoghi e formulazione di documenti strategici, programmazione, attuazione, revisione, valutazione) e di informarne le delegazioni dell'UE per assicurarne l'applicazione;
12. invita la Commissione e il Consiglio a riconoscere le associazioni delle autorità locali del Sud come valida interfaccia tra le autorità locali, da un lato, e i governi degli Stati membri e l'UE dall'altro, per definire le strategie e le modalità di attuazione delle politiche di sviluppo;
13. deplora che finora le autorità locali siano state associate solamente all'attuazione dei progetti e non all'elaborazione delle politiche di sviluppo nei PVS come pure nei paesi ACP, nonostante la revisione dell'Accordo di Cotonou che inserisce al centro del partenariato il dialogo politico con le autorità locali; si impegna, di conseguenza, ad effettuare un monitoraggio politico preciso con le associazioni degli eletti in merito all'attuazione dello strumento SCI sia in seno all'UE che nei PVS, segnatamente attraverso un esame dei documenti strategici per paese, e si impegna altresì a informare le autorità locali in merito alle nuove opportunità che sono loro offerte e, in caso di difficoltà in loco create dalle autorità locali, di trasmettere l'informazione alla Commissione;
14. sottolinea al riguardo che la predetta Nota orientativa della Commissione del 23 dicembre 1999 proponeva all'attenzione delle delegazioni di tutti i PVS una guida operativa, in cui indicava chiaramente come coinvolgere le autorità locali e gli attori non statali in ogni fase del processo di cooperazione e raccomandava "la partecipazione a monte degli attori decentrati alla formulazione delle politiche e la programmazione" e che continua a rappresentare un'utile guida per l'attuazione dei nuovi strumenti di sviluppo;
15. si compiace che nella sua suddetta Comunicazione del 25 gennaio 2006 la Commissione ribadisca che le autorità locali sono attori a pieno a titolo dello sviluppo e progetti "il coinvolgimento degli attori non statali e delle autorità locali nel processo di sviluppo, anche attraverso il dialogo ed il sostegno finanziario"; sottolinea che, conformemente alle nuove disposizioni dello strumento SCS, la loro partecipazione all'elaborazione delle strategie nazionali e dei programmi geografici sarà indispensabile, in quanto è qui che si definiscono gli orientamenti politici della cooperazione europea; deplora di conseguenza che in questa stessa Comunicazione la Commissione limiti la possibilità di partecipazione delle autorità locali e la consideri secondaria, secondo il principio della sussidiarietà rispetto ai programmi geografici; ritiene pertanto che la cooperazione delle amministrazioni locali con il governo centrale accrescerà l'efficacia dell'aiuto allo sviluppo e consentirà di rendere più efficace l'impiego delle risorse assegnate oltre a far pervenire l'aiuto ai più bisognosi;
16. sottolinea la necessità di instaurare un dialogo e una consulta permanente tra l'UE e le autorità locali e le loro associazioni rappresentative a tutti i livelli - nazionale, regionale, mondiale -, in particolare associandole a titolo di osservatori alle istanze di dialogo tra l'UE e i paesi partner, quali l'Assemblea parlamentare paritetica e il Consiglio dei Ministri ACP-UE, allo stesso titolo dei rappresentati degli attori non statali;
17. chiede che le autorità locali e le loro associazioni rappresentative possano beneficiare di finanziamenti diretti e appropriati: a) da un lato, nel quadro dei programmi geografici dello strumento DCECI, dato il ruolo svolto nel governo locale e l'importanza della loro partecipazione per la realizzazione degli OSM; b) dall'altro nel quadro del programma tematico "Attori non statali e autorità locali", in quanto il rafforzamento delle loro capacità di dialogo e di partecipazione al processo di cooperazione (organizzazione e rappresentazione, definizione dei meccanismi di consultazione, di dialogo e di lobby) in Europa e nei PVS richiede un sostegno finanziario maggiormente adeguato alle loro nuove responsabilità;
18. chiede pertanto alla Commissione, nel quadro della revisione degli strumenti di sviluppo prevista nel 2008-2009:
- di fare della decentralizzazione e dell'azione delle autorità locali un settore in cui si concentra l'aiuto europeo nei PVS;
- di assegnare una quota significativa degli aiuti di bilancio dell'UE destinati ai PVS per i programmi geografici direttamente alle autorità locali, in consultazione con i governi centrali, al fine di migliorare la gestione degli aiuti nei PVS, rafforzare la democrazia locale e migliorare l'accesso delle popolazioni ai fondi europei, conformemente ai principi sanciti nel Consenso europeo per lo sviluppo,
- di aumentare la dotazione della linea di bilancio relativa al programma tematico "Attori non statali e autorità locali", considerato il ruolo globale che questi ultimi svolgono nel conseguimento degli OSM, in particolare il ruolo delle autorità locali nella fornitura di servizi pubblici locali,
- di velocizzare gli aiuti destinati allo sviluppo delle capacità del governo locale dei paesi ACP e allo scambio di informazioni in base all'Accordo di Cotonou, specie attraverso la Piattaforma di governo locale dei paesi ACP e i suoi aderenti, inclusa la rapida esecuzione della richiesta di fondi sostenuta dal comitato degli ambasciatori ACP nell'ottobre 2003;
- di sostenere, nel caso in cui la decentralizzazione non sia un aspetto cruciale, l'azione delle autorità locali attraverso un sostegno alla politica di decentralizzazione del paese, sia in termini di capacità, di disponibilità di fondi, di aiuti di bilancio, di sostegni legislativi o di altro tipo;
- di mettere a punto dei meccanismi idonei a dare una caratteristica territoriale all'aiuto settoriale, affinché le autorità locali possano svolgere il ruolo che loro spetta attraverso le leggi sul decentramento, in quanto possiedono un plusvalore per l'attuazione dei programmi settoriali, segnatamente nei settori della salute, dell'istruzione e dei servizi pubblici essenziali, ma attualmente ne sono spesso escluse;
19 sottolinea l'importanza di un dialogo strutturato tra le autorità locali europee e le istituzioni comunitarie, come definito dallo strumento DCECI, affinché le autorità locali europee dispongano di un quadro nel quale possano cooperare e dialogare efficacemente con le istituzioni e gli altri attori dello sviluppo;
20. chiede alla Commissione di istituire un partenariato con una piattaforma di associazioni rappresentative delle autorità locali attive nel settore della cooperazione, sul modello di Concord (Confederazione europea delle ONG operanti nel settore dell'emergenza e dello sviluppo), per favorire il dialogo e la cooperazione con le istituzioni europee, coordinare la cooperazione tra le autorità locali e assisterle nell'attuazione delle politiche di sviluppo, e in particolare rafforzare le capacità dei suoi membri;
21 chiede alla Commissione di istituire un osservatorio mondiale della democrazia locale e della decentralizzazione, in partenariato con le organizzazioni delle autorità locali, al fine di:
- assicurare il monitoraggio della partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione con l'UE (dialogo politico, formulazione delle strategie di sviluppo, programmazione, attuazione, valutazione) e informare le Istituzioni sulle difficoltà incontrate in loco,
- definire una cartografia mondiale della governance locale in cui figurino i progetti, gli attori, i bilanci utilizzati dalle autorità locali in tutto il mondo al fine di facilitare il coordinamento, la coerenza e le sinergie tra i diversi partner della governance locale,
- creare strumenti di informazione e di sostegno per la partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione europea, come informazioni aggiornate sulle nuove opportunità loro offerte successivamente alla riforma delle sovvenzioni, aiuti tecnici alla presentazione di offerte e di proposte, ecc.;
- monitorare e analizzare il rispetto delle norme sulla democrazia e i diritti dell'uomo, specie quelle aventi un nesso specifico con la democrazia locale e il buon governo come sancite dalle relative norme della CE e dalle norme di diritto internazionale, ad esempio quelle dell'ONU, dell'Unione Africana, del Commonwealth ecc.;
22. chiede alla Commissione di promuovere azioni di carattere strutturale tese a incentivare e sostenere la decentralizzazione e il rafforzamento delle capacità locali nei paesi partner, coniugate a una maggiore democratizzazione e partecipazione dei cittadini;
23. propone di utilizzare i meccanismi di revisione delle strategie di cooperazione, compresa quella dell'Accordo di Cotonou, per verificare i progressi nella partecipazione delle autorità locali ai processi di cooperazione e per vigilare affinché siano eliminati gli ostacoli giuridici, politici e organizzativi alla partecipazione delle autorità locali al processo di cooperazione;
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24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri.
MOTIVAZIONE
I poteri locali hanno maturato una notevole esperienza in tutti i settori dello sviluppo urbano nell'arco di oltre trent'anni. Le loro azioni di cooperazione in tutto il mondo hanno dato risultati eccellenti. Essi dispongono di bilanci sempre più importanti e continuano a diversificare e ad aumentare le loro attività. Costituiscono pertanto una rete amplissima di solidarietà, che si estende ai cinque continenti. In particolare, però, il loro valore aggiunto consiste nel fornire un aiuto maggiormente in sintonia con le aspettative della popolazione del luogo, poiché i poteri locali sono più prossimi ai cittadini di quanto lo siano lo Stato o i finanziatori internazionali e hanno pertanto la possibilità di verificare l'impatto locale delle strategie di sviluppo nazionali e internazionali. Non si possono fornire aiuti efficaci e realizzabili senza tenere conto dei beneficiari e delle loro esigenze.
I- I poteri locali: i parenti poveri dello sviluppo
Nonostante tale bilancio positivo, i poteri locali si trovano dinanzi a un paradosso: le loro competenze nell'ambito dello sviluppo sono raramente valorizzate o conosciute e il loro ruolo, a metà strada tra lo Stato e la società civile, non viene compreso appieno. La Commissione europea ha sempre adottato un atteggiamento ambiguo nei confronti del ruolo dei poteri locali nell'ambito della sua politica di sviluppo, sia per mantenere buoni rapporti diplomatici con gli Stati terzi, sia per accelerare l'esborso di fondi, poiché la consultazione richiede tempo.
Tuttavia, le città hanno saputo imporsi, nel corso degli anni, come partner essenziali dello sviluppo:
1945: alcune città francesi iniziano a cooperare con città tedesche
1960: le città dell'Europa occidentale moltiplicano gli scambi con le città dell'Est
1970: le città si impegnano in azioni di solidarietà con località africane
1975: la Commissione finanzia "microrealizzazioni" basate sull'iniziativa di comunità locali nei paesi ACP
1989: la convenzione di Lomé IV con i paesi ACP introduce un approccio innovativo, vale a dire la cooperazione decentrata. Si tratta di una diversa forma di cooperazione: lo Stato mantiene un ruolo centrale, ma le scelte politiche e l'attuazione degli aiuti coinvolgono i poteri locali e la società civile, che si trasformano da semplici beneficiari in partner politici a pieno titolo, quantomeno sulla carta, poiché nella realtà essi si limitano spesso al ruolo tradizionale di beneficiari degli aiuti e di committenti.
1992: la Commissione crea una linea di bilancio per la cooperazione decentrata, al fine di estendere l'approccio della cooperazione decentrata a tutti i paesi in via di sviluppo
1994: adozione della Carta del congresso dei poteri locali e regionali d'Europa da parte del Comitato dei ministri
1995: avvio del programma URBAL per finanziare progetti tra città europee e città dell'America latina (54 milioni di euro per il periodo 1995-2004), di Asia URBS (43 milioni di euro per il periodo 1995-2004) e di MED-URBS
1998: il Parlamento conferisce alla cooperazione decentrata una base giuridica, con il regolamento riguardante la cooperazione decentrata
2000: avvio dei programmi ACCESS e CARDS per il risanamento delle strutture danneggiate dai conflitti nei paesi dell'Europa centrale e orientale
Giugno 2000: l'accordo di Cotonou inserisce il dialogo politico con gli attori non statali dei paesi beneficiari al centro del partenariato e li coinvolge in ogni fase della cooperazione
2005: l'accordo di Cotonou rivisto attribuisce esplicitamente ai poteri locali il ruolo di partner a pieno titolo e non di semplici beneficiari
Novembre 2005: il Consenso europeo ratifica tale sviluppo e fa della titolarità e della partecipazione i principi chiave dell'UE, incoraggiando una partecipazione attiva delle autorità locali
2007: il nuovo strumento di sviluppo costituisce un notevole progresso per i poteri locali; questi ultimi sono riconosciuti come partner politici nei paesi del Sud e beneficiano di un programma tematico.
II- La sfida della riforma degli aiuti allo sviluppo
2007: il nuovo strumento di sviluppo costituisce un notevole progresso per i poteri locali
1. Sono riconosciuti come partner politici: nei paesi del Sud, sono coinvolti sin dalla fase di dialogo politico nell'elaborazione dei documenti strategici per paese (DSP) e dei programmi tematici, nonché nella loro attuazione e valutazione.
2. Beneficiano di un programma tematico che ne rafforza le capacità nei paesi del Sud, ne promuove l'organizzazione e la cooperazione con gli altri soggetti dello sviluppo e consente loro di stabilire, in Europa, un dialogo strutturato con le istituzioni europee.
3. Una quota massima del 15% di tale programma tematico (vale a dire 35 milioni di euro all'anno per il periodo 2007-2013) sarà assegnata direttamente ai poteri locali che ne faranno richiesta.
Dal 2005 l'UE, al pari dell'ONU, riconosce i poteri locali come attori fondamentali della cooperazione allo sviluppo, quantomeno in teoria. La presente relazione intende analizzare questo nuovo rapporto di partenariato e accertarsi che i progressi previsti si realizzino in concreto.
III- Perché i poteri locali sono partner indispensabili per garantire aiuti adeguati, efficaci e realizzabili?
· Uno spazio di dialogo tra Stato e popolazioni alla base: i rappresentanti dei poteri locali, che nella maggior parte dei casi sono stati eletti dalla popolazione dell'intero territorio, si trovano nella posizione ideale per rappresentare la società civile. In effetti, essendo più vicini ai cittadini, possono farsi portavoce delle loro rivendicazioni. Con i mezzi adeguati, i poteri locali potrebbero attuare una politica di prossimità, comunicare le aspettative quotidiane della popolazione e colmare il divario che separa i cittadini dallo Stato, in particolare gli abitanti delle regioni più remote.
· Una competenza indispensabile nel settore urbano: mentre lo Stato ha un approccio nazionale e quindi globale alle sfide, i poteri locali possono mettere a frutto le conoscenze dei problemi urbani specifici del territorio che amministrano. I poteri locali dispongono già di un effetto leva fondamentale nella lotta contro la povertà e le disuguaglianze. Dove hanno avuto l'opportunità di intervenire, hanno dimostrato un valore aggiunto essenziale per la soluzione dei problemi dello sviluppo locale.
· Un contro-potere: le autorità locali rimettono in discussione i buoni rapporti politici in loco tra la delegazione della Commissione e il governo attuale, che non accetta di vedere le proprie prerogative ridotte a vantaggio di rappresentanti eletti, che talvolta si collocano al di fuori del loro circolo di clientelismo. In Europa, la convinzione prevalente è che i partiti politici siano garanti della democrazia, ma, nei paesi terzi, l'Unione tratta soltanto con il governo centrale. Il coinvolgimento dei poteri locali può contribuire alla democratizzazione della gestione degli aiuti a livello locale.
IV- Azioni che la Commissione deve intraprendere
L'audizione del 3 ottobre 2006 sul ruolo dei poteri locali nello sviluppo è stata ricca di proposte politiche: ecco una sintesi dei 5 principali percorsi di partenariato proposti dai partecipanti e dai deputati europei.
Percorso n. 1 Come coinvolgere i poteri locali nel dialogo politico sulla concessione degli aiuti europei nei paesi del Sud?
La Commissione ha ribadito l'esigenza di un coinvolgimento dei poteri locali a partire dal dialogo politico e dalla definizione e valutazione degli aiuti europei. Poiché il Parlamento detiene ormai un ruolo di controllo dei documenti strategici per paese (DSP), i quali definiscono la politica di sviluppo della Commissione in ogni paese del Sud, la commissione per lo sviluppo si è impegnata a informare l'associazione mondiale CGLU (Città e governi locali uniti) e quella europea CCRE (Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa) in merito all'ordine del giorno della politica europea. Dal canto suo, la CGLU si impegna a eseguire sopralluoghi per accertarsi che i poteri locali siano coinvolti nella consultazione, come proposto dalla Commissione. Laddove ciò non avvenisse, potrà riferire alla commissione per lo sviluppo, che si rivolgerà alla Commissione europea.
Percorso n. 2 Rendere il decentramento un settore della concentrazione finanziaria degli aiuti europei nei paesi in via di sviluppo
Questa idea riassume la questione politica centrale che emerge dall'audizione. L'insieme degli intervenuti l'ha approvata, compresa la stessa Commissione, i rappresentanti dei poteri locali e i deputati europei presenti. La relazione chiede pertanto:
1) di trasformare il decentramento e l'azione dei poteri locali in un settore di concentrazione degli aiuti europei nei paesi in via di sviluppo;
2) che una percentuale significativa degli stanziamenti di bilancio dell'UE per i paesi in via di sviluppo sia assegnata direttamente ai poteri locali per evitare che i governi centrali gestiscano tutti i fondi europei. Ciò consentirebbe una migliore gestione degli aiuti nei paesi in via di sviluppo, una maggiore democrazia locale e un più agevole accesso delle popolazioni ai fondi europei, conformemente ai principi sanciti dal consenso europeo in materia di sviluppo. In effetti, il 15% dei programmi tematici non può bastare alle autorità locali dei paesi in via di sviluppo per garantire i servizi pubblici alle popolazioni a livello locale;
3) qualora il decentramento non sia un settore di concentrazione, di sostenere l'azione dei poteri locali tramite un appoggio alla politica di decentramento del paese, indipendentemente dalle capacità, dalla disponibilità di fondi, dal sostegno di bilancio o legislativo, ecc.;
4) di attuare meccanismi volti a territorializzare gli aiuti settoriali, affinché le autorità locali possano svolgere il ruolo attribuito loro dalla legge di decentramento: le autorità locali possiedono un valore aggiunto nella realizzazione dei programmi settoriali, in particolare negli ambiti della sanità, dell'istruzione, dei servizi pubblici essenziali, benché attualmente ne siano spesso esclusi.
Percorso n. 3 In Europa: un dialogo strutturato con le Istituzioni europee
I poteri locali europei devono rafforzare il dialogo con le istituzioni europee. Occorre identificare con chiarezza quali sono i soggetti con cui le istituzioni europee possono dialogare: l'associazione CCRE (Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa) per il dialogo istituzionale europeo, l'associazione CGLU (Città e Governi locali uniti) per informare il Parlamento di quanto avviene in loco e per mantenere i contatti con i poteri locali del Sud.
Percorso n. 4 Aiuti per il pagamento del 15% concesso ai poteri locali
Si tratta di una questione strategica, poiché il 15% è l'importo massimo concesso ai poteri locali che siano in grado di utilizzarlo. La CGLU potrebbe fornire una consulenza tecnica ai poteri locali, ad esempio per rispondere agli inviti a presentare proposte.
Percorso n. 5 Riconoscimento europeo del ruolo dei poteri locali nella realizzazione degli OSM (Obiettivi di sviluppo del Millennio)
Al ritmo attuale di realizzazione degli OSM, ci vorranno 110 anni per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2015 ... Sarebbe quindi opportuno esercitare pressioni affinché l'UE riconosca il ruolo indispensabile dei poteri locali nella realizzazione degli OSM.
Per conseguire tali obiettivi, la relazione invita la Commissione a creare un osservatorio mondiale della governance locale per:
a) garantire che sia dato un seguito alla partecipazione dei poteri locali al processo di cooperazione con l'UE (dialogo politico, formulazione delle strategie di sviluppo, programmazione, attuazione, valutazione) e per informare le istituzioni delle difficoltà incontrate in loco;
b) definire una cartografia mondiale della governance locale che recensisca i progetti, gli attori, i bilanci stanziati dai poteri locali in tutto il mondo e agevoli il coordinamento, la coerenza e la sinergia tra i diversi partner del governo locale;
c) creare strumenti di informazione e di sostegno per la partecipazione dei poteri locali al processo di cooperazione europea, come ad esempio informazioni aggiornate sulle nuove opportunità loro offerte dalla riforma delle sovvenzioni, aiuti tecnici alla presentazione di offerte e di proposte, ecc.
PROCEDURA
Titolo |
I poteri locali e la cooperazione per lo sviluppo
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Numero di procedura |
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Commissione competente per il merito |
DEVE 28.9.2006 |
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Commissione(i) competente(i) per parere |
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Pareri non espressi |
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Cooperazione rafforzata |
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Relatore(i) |
Pierre Schapira |
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Relatore(i) sostituito(i) |
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Esame in commissione |
19.12.2006 |
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Approvazione |
28.2.2007 |
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Esito della votazione finale |
+ - 0 |
30 0 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Margrietus van den Berg, Josep Borrell Fontelles, Danutė Budreikaitė, Marie-Arlette Carlotti, Corina Creţu, Nirj Deva, Koenraad Dillen, Hélène Goudin, Filip Kaczmarek, Glenys Kinnock, Maria Martens, Luisa Morgantini, José Javier Pomés Ruiz, Miguel Portas, Horst Posdorf, Toomas Savi, Pierre Schapira, Frithjof Schmidt, Jürgen Schröder, Feleknas Uca, Luis Yañez-Barnuevo García, Anna Záborská |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Fiona Hall, Alain Hutchinson, Jan Jerzy Kułakowski, Miguel Angel Martínez Martínez, Manolis Mavrommatis, Atanas Paparizov, Elena Valenciano Martínez-Orozco, Anne Van Lancker, Ralf Walter |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
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Deposito |
1.3.2007 |
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Osservazioni (disponibili in una sola lingua) |
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