RELAZIONE sulle isole e le limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale

2.3.2007 - (2006/2106(INI))

Commissione per lo sviluppo regionale
Relatore: Francesco Musotto

Procedura : 2006/2106(INI)
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A6-0044/2007
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A6-0044/2007
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulle isole e le limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale

(2006/2106(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visti i regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali per il periodo 2007-2013,

–   vista la decisione del Consiglio 2006/702/CE del 6 ottobre 2006 sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione[1],

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo di Siviglia del 21-22 giugno 2002,

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 14 e 15 dicembre 2006;

–   vista la sua risoluzione del 2 settembre 2003 sulle regioni strutturalmente svantaggiate (isole, regioni montane, regioni a bassa densità di popolazione) nel contesto della politica di coesione e delle sue prospettive istituzionali[2],

–   visto il parere del Comitato delle regioni del 13 marzo 2002 sui problemi delle regioni insulari nell'Unione europea nel contesto dell'allargamento[3],

     visto il parere del Comitato delle regioni del 7 luglio 2005 in merito alla revisione degli orientamenti in materia di aiuti di stato a finalità regionale[4],

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per lo sviluppo regionale (A6‑0044/2007),

A. considerando che il Parlamento europeo ha di frequente richiamato l'attenzione sulla difficile situazione delle isole che soffrono di un accumulo di svantaggi e ha sottolineato la necessità di aiutarle a superare tali difficoltà e a ridurre le disparità regionali,

B.  considerando che i concetti di ultraperifericità e insularità non dovrebbero essere confusi anche se molte regioni ultraperiferiche sono anche delle isole; che le disposizioni specifiche dell'articolo 299 del trattato CE, che hanno costituito una solida base giuridica per le misure da adottare al fine di fornire un'effettiva compensazione per assistere le regioni ultraperiferiche, devono essere distinte dalle disposizioni dell'articolo 158 del trattato CE e dalla Dichiarazione sulle regioni insulari figurante nel trattato di Amsterdam, che non sono mai state soggette a norme di attuazione, e che ciò ha provocato uno squilibrio nello sviluppo economico tra il centro dell'Unione, da un lato, e le isole nella sua periferia, dall'altro,

C. considerando che la coesione, in quanto uno degli obiettivi fondamentali dell'UE, mira ad assicurare uno sviluppo policentrico e armonioso riducendo le disparità regionali ed eliminando gli ostacoli allo sviluppo, compresi gli ostacoli che sono connessi con gli handicap naturali e geografici,

D. considerando che il principio di coesione territoriale è stato ulteriormente consolidato nei regolamenti sui Fondi strutturali 2007-2013 e che tale principio costituisce parte integrante della politica di coesione che dovrebbe essere mantenuta e rafforzata in futuro e che ha come obiettivo l'integrazione policentrica del territorio dell'UE onde garantire la parità di opportunità per tutte le regioni e le loro popolazioni,

E.  considerando che l'immigrazione illegale dal mare è uno dei principali problemi cui si trova confrontata l'UE e che nel corso dello scorso anno la pressione migratoria è stata particolarmente intensa alle frontiere marittime esterne dell'UE, e in particolare nelle isole del Mediterraneo, che sono chiamate a sostenere un onere del tutto sproporzionato, semplicemente a causa della loro situazione geografica,

F.  considerando che il Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles il 14 e 15 dicembre 2006 ha sottolineato che l'immigrazione deve essere affrontata in modo globale e che gli sforzi compiuti sinora devono essere raddoppiati, in particolare in alcune delle regioni insulari dell'Unione, dato che costituiscono le frontiere marittime e le rotte dei flussi migratori dell'UE,

1.  ritiene che l'insularità costituisca nel contempo una caratteristica geoculturale, che potrebbe eventualmente essere sfruttata mediante una strategia per lo sviluppo, e un handicap permanente che rende la situazione ancora più difficile per quanto riguarda la competitività di queste regioni;

2.  riconosce che varie disposizioni concrete a favore delle regioni strutturalmente svantaggiate sono state inserite nei regolamenti sui Fondi strutturali 2007-2013; deplora tuttavia che il Consiglio non abbia accolto altre importanti proposte del Parlamento, come la possibilità di aumentare il tasso di cofinanziamento per le zone che hanno più di un handicap geografico o naturale;

3.  invita la Commissione, per quanto riguarda il periodo di programmazione 2007-2013 concernente i programmi operativi delle regioni insulari, comprese quelle dell'obiettivo 2, a esplorare ogni via che offra a tali regioni la possibilità di attuare misure relative alle opere infrastrutturali che sono così tanto necessarie;

4.  si compiace per l'accento posto negli orientamenti strategici della Commissione in materia di coesione 2007-2013 sulla dimensione territoriale della politica di coesione; rileva in particolare che il sostegno alla diversificazione economica nelle zone con svantaggi naturali figura tra le priorità del prossimo periodo di programmazione; sollecita pertanto le autorità di gestione degli Stati membri interessati a tenere pienamente conto di questa priorità in sede di preparazione dei loro quadri strategici di riferimento nazionali e programmi operativi;

5.  invita la Commissione a prestare particolare attenzione alla situazione delle isole e delle altre regioni strutturalmente svantaggiate e ad affrontarla nella Quarta relazione sulla coesione;

6.  invita la Commissione, nel contesto del programma di lavoro della Rete europea di osservazione sulla pianificazione spaziale (ESPON), a prestare particolare attenzione alla situazione delle regioni e delle isole in particolare, che sono gravate da handicap naturali; ritiene che una solida e approfondita conoscenza della situazione delle isole sia fondamentale se si vuole tener conto in modo soddisfacente delle loro caratteristiche particolari; sollecita gli Stati membri a istituire meccanismi specifici che consentano la raccolta di dati pertinenti relativi alle isole a livello locale, che saranno in seguito trasmessi a ESPON;

7.  invita la Commissione ad aggiornare le informazioni statistiche ottenute durante tutti gli studi del 2003 relativi alle isole; ritiene che ulteriori lavori dovrebbero essere orientati verso la definizione di indicatori statistici più pertinenti meglio atti a fornire un chiaro quadro statistico del livello di sviluppo e una comprensione soddisfacente delle regioni con handicap geografici e naturali, in particolare di quelle in cui si registra un accumulo di difficoltà, quali le catene montane, gli arcipelaghi e i casi di doppia insularità; sottolinea che tali indicatori dovrebbero altresì consentire una migliore valutazione delle differenze tra tali regioni e il resto dell'UE nonché una valutazione delle disparità esistenti in seno a tali regioni; invita la Commissione a registrare e a riferire in merito a tali indicatori su base regolare, fornendo altresì esempi delle migliori prassi;

8.  riconosce il fatto che la Commissione evidenzia la situazione speciale delle isole e delle regioni periferiche negli orientamenti sugli aiuti regionali nazionali 2007-2013 e negli orientamenti sugli aiuti di Stato e sui capitali di rischio per le piccole e medie imprese; ritiene tuttavia che, per affrontare in modo più soddisfacente gli svantaggi permanenti di tali territori, le politiche di aiuti di Stato esistenti e future dovrebbero essere attuate con maggiore flessibilità, in mancanza della quale si verificherebbero inaccettabili distorsioni di mercato nell'UE; invita la Commissione a esaminare il suo approccio in modo da tenere meglio conto del bisogno delle isole di usufruire dell'accesso al mercato unico alle stesse condizioni delle regioni continentali; ritiene a tale riguardo che migliori collegamenti di trasporto dovrebbero costituire una priorità in tale settore, soprattutto nel caso di porti e aeroporti;

9.  esorta la Commissione a studiare la possibilità di consentire la concessione di aiuti di Stato alle regioni insulari dove i costi per il combustibile e l'energia hanno chiaramente conseguenze negative sulla competitività delle comunità locali; rileva in particolare che fluttuazioni significative del costo dei carburanti possono rendere considerevolmente più oneroso il trasporto tra le regioni insulari e l'Europa continentale; ritiene che, nei suoi prossimi orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale, un regime che consente aiuti operativi dovrebbe essere esteso a tutte le regioni insulari che non sono Stati insulari o isole interne;

10. invita la Commissione a effettuare e a presentare al Parlamento, su base regolare, uno studio riguardante la "valutazione delle esigenze speciali"delle regioni insulari che tenga conto delle questioni di particolare interesse per le isole e proponga misure per affrontarle; ritiene che tale valutazione dovrebbe essere incentrata in particolare sull'impatto dell'attuazione della politica regionale sulle isole, compresi i livelli d'investimento, l'espansione dell'attività economica, la disoccupazione, le infrastrutture di trasporto (in particolare, porti e aeroporti), le pressioni ambientali e il livello complessivo d'integrazione economica e sociale delle isole nell'ambito del mercato unico;

11. chiede agli Stati membri di assicurare una protezione efficace delle peculiarità ambientali, culturali e sociali delle regioni insulari tramite misure come l'elaborazione di adeguati piani di sviluppo regionali e il controllo delle costruzioni e dell'attività edilizia e, inoltre, ad adottare, in cooperazione con la Commissione, programmi integrati di conservazione del patrimonio culturale e delle risorse ambientali;

12. approva l'approccio transettoriale all'attuazione delle politiche comunitarie, quale illustrato nel Libro verde della Commissione intitolato "Verso la futura politica marittima dell'Unione: oceani e mari nella visione europea" e insiste affinché tale approccio venga applicato soprattutto alle isole che costituiscono una parte fondamentale della dimensione marittima europea; invita la Commissione a estendere l'approccio transettoriale ad altre politiche affinché queste ultime tengano conto delle circostanze specifiche delle regioni insulari sostenendo in tal modo la loro capacità di integrare pienamente e cogliere i benefici del mercato interno e della strategia di Lisbona;

13. richiama in particolare l'attenzione sulle isole lontane dai grandi centri abitati le quali, per questo motivo, incontrano difficoltà in materia di accesso e di prestazione di servizi e hanno costi più elevati, in particolare per quanto riguarda i trasporti, e si trovano quindi in una situazione di svantaggio competitivo;

14. incoraggia gli sforzi compiuti ai fini di una politica marittima comunitaria olistica, che verrà estesa oltre le frontiere legali dell'UE e stabilirà, in tal modo, grazie all'ubicazione geopolitica vantaggiosa delle isole comunitarie, forti relazioni commerciali, economiche e politiche nonché una cooperazione tecnica (scambio di conoscenze e di esperienze) con i paesi limitrofi sulla base del diritto marittimo internazionale, del rispetto e dei benefici reciproci;

15. ritiene che le isole registrino costi pro capite più elevati della media in relazione alle infrastrutture di trasporto e ambientali nonché alle loro esigenze energetiche e che spesso incontrano maggiori difficoltà ad attuare alcune parti dell'acquis che può non aver tenuto pienamente conto delle loro specificità; invita pertanto la Commissione ad adottare un approccio più flessibile nei confronti delle isole nella formulazione delle politiche e in materia di legislazione la cui applicazione può essere particolarmente difficile per le isole;

16. chiede alla Commissione di costituire, in seno alla Direzione generale della politica regionale, un'unità amministrativa per le isole, sulla falsariga dell'unità amministrativa esistente per le regioni ultraperiferiche, al fine di garantire che nella definizione della politica destinata alla realizzazione della coesione sociale, economica e territoriale e nelle misure di attuazione applicabili in particolare nei settori dei trasporti, dell'energia, dell'approvvigionamento di risorse idriche adeguate, della sorveglianza delle regioni di confine e della tutela del fragile ambiente insulare si tenga sistematicamente conto delle peculiarità e dei bisogni delle isole nonché della loro popolazione permanente e stagionale;

17. auspica che la Commissione si avvalga maggiormente della possibilità, offerta dal trattato CE, di adeguare le politiche comunitarie che potrebbero avere ripercussioni negative sullo sviluppo economico, sociale e territoriale di queste regioni al fine di porre rimedio, per quanto possibile, ai principali problemi specifici che gravano su ogni regione o gruppo di regioni insulari;

18. ritiene che occorra prestare particolare attenzione ai settori di attività economica maggiormente prevalenti nelle isole, segnatamente l'agricoltura, la pesca, il turismo e l'artigianato; invita pertanto la Commissione ad assicurare che le sue iniziative tengano sempre più conto delle esigenze specifiche delle isole in questi settori;

19. invita la Commissione a esaminare quali adeguamenti è necessario apportare al test per gli aiuti statali "Investitore di mercato" in modo da riflettere la realtà della vita nelle isole e in altre regioni ultraperiferiche dove può essere impossibile trovare e valutare un investitore di mercato in quanto potrebbe non esservi nessun investitore in tale zona; è altresì molto improbabile raggiungere il livello medio di rendimento per un settore specifico in considerazione delle piccole dimensioni e della perifericità dei mercati, rendendo pertanto tale test insoddisfacente per le isole ultraperiferiche;

20. invita la Commissione a esaminare in particolare le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle regioni insulari e soprattutto l'aggravamento dei problemi esistenti, come la siccità, nonché a promuovere, di concerto con gli Stati membri, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie adeguate o di altre misure per far fronte a tali problemi;

21. invita la Commissione a riesaminare le condizioni per i contratti pubblici in materia di trasporti al fine di rimuovere eventuali ostacoli relativi agli obblighi di prestazione di servizi pubblici in modo da facilitare i collegamenti di trasporto con le regioni insulari;

22. invita la Commissione a dare priorità alla sicurezza energetica delle isole e ai finanziamenti destinati allo sviluppo e alla realizzazione di progetti per la produzione di energia avvalendosi delle nuove tecnologie e di fonti energetiche rinnovabili nonché a promuovere l'uso efficiente dell'energia nel rispetto della tutela dell'ambiente e della conservazione delle bellezze naturali;

23. incoraggia le comunità insulari a utilizzare le Euroregioni o reti europee analoghe per gestire la cooperazione interregionale e lo scambio di buone prassi nonché per realizzare progetti transfrontalieri e una migliore integrazione delle comunità insulari nelle aree economiche circostanti;

24. incoraggia le comunità insulari a fare uso degli strumenti finanziari e di gestione Jaspers (Assistenza congiunta ai progetti nelle regioni europee) e Jeremie (Risorse europee congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese) al fine di sfruttare le risorse disponibili per lo sviluppo regionale e di promuovere la crescita delle micro, delle piccole e delle medie imprese incoraggiando la diversificazione delle economie insulari e promuovendo la crescita fondamentale mediante lo sviluppo sostenibile; incoraggia inoltre l'attuazione, ai livelli locale, regionale, nazionale ed europeo dell'iniziativa "Legiferare meglio" allo scopo, tra l'altro, di semplificare i requisiti amministrativi, soprattutto per quanto riguarda la presentazione e la valutazione delle domande di aiuto finanziario;

25. riconosce i risultati positivi raggiunti per quanto riguarda l'impiego, per la prima volta, delle risorse europee per i controlli alle frontiere e accoglie con favore la recente proposta della Commissione di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere (COM(2006)0401) allo scopo di fornire una rapida assistenza tecnica e operativa a qualsiasi Stato membro che la richieda; ritiene tuttavia che le attività di tali squadre saranno efficaci solamente se le loro competenze saranno definite con debito riferimento alla sfera di competenza di un'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (Frontex); invita la Commissione a esaminare la necessità di creare un corpo europeo di guardie costiere per assistere contestualmente tali regioni e gli Stati membri nella sorveglianza delle frontiere esterne dell'UE;

26. ribadisce il suo sostegno alle iniziative e alle attività attuate da Frontex e chiede che tale agenzia controlli, su base continua, l'impatto dell'immigrazione illegale sulle comunità insulari; esorta la Commissione e Frontex a intervenire tempestivamente a sostegno delle isole al fine di alleviare l'immediata pressione ad affrontare tale problema assicurando nel contempo il debito rispetto dei diritti umani; esorta il Consiglio e la Commissione a garantire che siano messe a disposizione le risorse necessarie per un intervento rapido ed efficace; sottolinea inoltre l'importanza di un coordinamento e di una cooperazione più forti e più stretti tra le isole nonché la necessità di un maggiore coinvolgimento da parte di tali regioni nella lotta contro l'immigrazione illegale;

27. invita la Commissione a prestare particolare attenzione allo sviluppo della banda larga e a promuovere misure per risolvere le difficoltà specifiche connesse con la fornitura di servizi nelle regioni insulari, quali i servizi per la salute e di telemedicina, di e‑government e di assistenza ai cittadini;

28. ritiene che il turismo rappresenti per la maggior parte delle isole una risorsa primaria per la creazione di ricchezza che ha un'influenza diretta sulla crescita di altri settori (agricoltura, commercio, servizi, pesca) e che sia quindi imperativo realizzare una politica integrata atta ad assicurare la sostenibilità del turismo insulare; è dell'avviso che tale politica debba essere accompagnata da una campagna di informazione europea ben organizzata indirizzata ai cittadini europei che preveda la creazione di un marchio di qualità e di origine insulare, nonché dall'emergenza o dall’ulteriore sviluppo di altri settori di attività nelle isole; invita la Commissione, alla luce di detto obiettivo, ad effettuare un'analisi transettoriale prestando particolare attenzione alle possibilità di promozione del turismo sostenibile nell'ambito delle strategie regionali delle isole che sono lontane dai centri abitati;

29. propone alla Commissione e alle altre istituzioni di designare il 2010 come Anno europeo delle isole;

30. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

Traduzione esterna

  • [1]  GU L 291 del 21.10.2006, pag. 11.
  • [2]  GU C 76 E del 25.3.2004, pag. 39.
  • [3]  GU C 192 del 12.8.2002, pag. 42.
  • [4]  GU C 31 del 7.2.2006, pag. 25.

MOTIVAZIONE

1. Introduzione

Con l’allargamento dell’Unione e l’estensione delle sue frontiere esterne dal mare di Barent al Mediterraneo e dall’oceano Indiano all’Atlantico, diventa evidente l’importanza delle isole per tutte le principali politiche comunitarie. Tuttavia, nonostante la posizione “di prima linea” rivestita dalle isole in termini di coesione territoriale, relazioni esterne, cooperazione transfrontaliera, turismo e cultura, finora l’Unione ha fatto pochi sforzi per adeguare le sue politiche tenendo conto delle singolari difficoltà che molte, se non tutte, le isole devono affrontare, per competere con successo con i territori della terraferma.

Tali difficoltà rientrano in due categorie distinte. Innanzitutto quelle che differenziano le isole tra loro: cinque regioni insulari[1] hanno una popolazione che supera le 500.000 unità (Sicilia, Sardegna, isole Canarie, isole Baleari e Réunion) e rappresentano il 75% della popolazione isolana europea[2]; delle restanti, sette sono a livello NUTS 3 e sei hanno una popolazione inferiore ai 100.000 abitanti. Dimensioni relative e posizione geografica incideranno quindi chiaramente sia sulle reali possibilità di sviluppo economico, che sui tipi di prodotti e di attività svolte. Allo stesso modo, la distribuzione delle fasce di età nella società locale ha effetti diretti sugli oneri sociali e sulle statistiche di disoccupazione. Ad esempio, nell’isola di Réunion la popolazione è in crescita e per il 35% è costituita da ragazzi di età inferiore ai 15 anni, mentre nel nord dell’Egeo il 25% della popolazione è ultrasessantenne. Ancora, mentre alcune isole assistono ad un aumento demografico, altre, come le isole occidentali della Scozia, risentono di un elevato tasso di emigrazione. Le differenze climatiche dovute alla posizione geografica stimolano fortemente la differenziazione dei prodotti agricoli.

Pertanto come possono isole dalle caratteristiche tanto differenti pretendere di essere trattate come una classe di regioni a sé stante che merita una particolare considerazione? La risposta va cercata nella seconda categoria di difficoltà condivise dalla maggioranza, se non dalla totalità delle isole.

Un elenco non esaustivo potrebbe comprendere i seguenti fattori:

Ø prezzi più elevati dovuti all’interazione di mercati prigionieri e costi di trasporto supplementari;

Ø salari bassi dovuti alla presenza di una domanda di lavoro eccedentaria rispetto alle opportunità lavorative;

Ø difficoltà di accesso al mercato unico;

Ø scarsezza di materie prime (spesso importate);

Ø maggiori costi energetici;

Ø terreno spesso difficile (montagnoso);

Ø mancanza di infrastrutture;

Ø emigrazione e immigrazione;

Ø limitata varietà di attività (spesso limitate a agricoltura, pesca e turismo);

Ø vulnerabilità a rischi ambientali suscettibili di aver un impatto sul turismo (tsunami, cicloni, terremoti, fuoriuscite di petrolio, conflitti regionali).

In genere le crisi economiche colpiscono più duramente le economie insulari rispetto alle regioni della terraferma interessate dallo stesso problema. Ciò è dovuto al fatto che le loro economie sono caratterizzate dalla dipendenza da un numero limitato di attività che riflette la scarsezza dello loro risorse. Ne consegue che la loro capacità di reagire positivamente ai cambiamenti economici è fortemente limitata e la soluzione spesso catastrofica. Pertanto, sulla terraferma il declino di un determinato settore di attività può essere facilmente compensato dal mercato del lavoro di una regione confinante, mentre su un’isola, qualsiasi grave crisi dell’attività predominante si rifletterà nelle statistiche di disoccupazione o nel fenomeno dell’emigrazione.

Inoltre, molte isole, persino quelle che risentono di un elevato livello di disoccupazione, possono avere la necessità di appaltare servizi che la popolazione locale non è in grado di fornire. Medici, infermieri e ingegneri dovranno compensare gli svantaggi della vita insulare, tra cui salari bassi, servizi sanitari e strutture educative di qualità inferiore, con vantaggi intangibili come clima, ambiente e stile di vita. Nel soppesare pro e contro, le aziende continentali potrebbero mostrarsi reticenti ad investire, nonostante i salari più bassi o il minor costo della terra, se tali elementi vengono valutati unitamente ai costi supplementari sostenuti nell’acceso al mercato unico o a istituti di ricerca, università e nello stabilire contatti con settori industriali simili o collegati.

2. Le regioni ultraperiferiche e il resto

Occorre effettuare una distinzione tra le misure destinate alle isole in generale e quelle mirate alle regioni ultraperiferiche. Nel 2002 il Consiglio europeo di Siviglia[3] ha invitato la Commissione europea a proporre un approccio coerente e globale per affrontare i problemi specifici delle regioni ultraperiferiche (che incidentalmente erano passati in primo piano con l’adesione di Spagna e Portogallo)[4]. Nell’ambito della revisione della politica strutturale a seguito dell’allargamento, la Commissione ha identificato tre aree di azione prioritarie: competitività, accessibilità e forme di compensazione per altre limitazioni. Pertanto, grazie al sostegno del Parlamento europeo, le nuove normative prevedono un aumento dei livelli di intervento a favore di queste regioni. Con l’adozione del nuovo articolo 299, paragrafo 2, le isole e le regioni ultraperiferiche, 6 delle quali sono isole, rientrano ora in un quadro giuridico distinto. Nel caso di isole che non fanno parte delle regioni ultraperiferiche, occorre notare che le disposizioni adottate ad Amsterdam non sono mai state applicate. A seguito di contestazioni, il trattato di Nizza ha ribadito la necessità di misure specifiche a favore delle regioni insulari, “nei limiti delle risorse di bilancio disponibili”.

Nonostante gli sforzi profusi attraverso la politica regionale, la posizione relativa delle regioni insulari nella classificazione del PIL regionale è rimasta quasi del tutto invariata negli ultimi venti anni. Gli Stati membri hanno in generale riconosciuto la natura specifica di tali territori, come attestato dallo status politico-amministrativo loro accordato, in virtù del quale 15 regioni isolane godono attualmente di uno status specifico.

In prima istanza alcune regioni insulari, a causa della particolare posizione da esse occupata nell’ambito della costituzione dei paesi di appartenenza, furono in grado negoziare condizioni particolari al momento dell’adesione del loro paese all’Unione; e ciò si verificato per numerose isole facenti parte del territorio nazionale di Francia, Danimarca, Olanda, Spagna, Portogallo, Finlandia o Gran Bretagna. Altre, che non erano in possesso dei necessari strumenti giuridici, non furono in grado di influenzare i negoziati. Ne derivò un elevato livello di eterogeneità, che in alcuni casi ha comportato situazioni totalmente differenti anche all’interno di uno stesso Stato membro.

Quanto agli Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013, vanno accolti favorevolmente i numerosi riferimenti alle isole in essi contenuti, e in particolare le disposizioni concesse alle isole più piccole (dalla popolazione inferiore ai 5000 abitanti). Occorre tuttavia lamentare fortemente la mancanza di flessibilità nel campo degli aiuti operativi, e in particolare di quelli volti a bilanciare i costi supplementari legati ai trasporti, soprattutto in ragione del fatto che essa viene accettata nel caso di aree scarsamente popolate.

3. Altre politiche dell’UE

A. Trasporti ed energia. La liberalizzazione del trasporto aereo e marittimo intrapresa negli anni ’90 è un elemento cruciale per le isole. La relativa legislazione riconosce precisamente le specificità delle isole, in particolare per quanto riguarda gli obblighi relativi ai servizi pubblici e, ove possibile, prevedendo una procedura di gara a livello europeo per gli appalti. La gara d’appalto aperta è in parte criticata dalle organizzazioni isolane, che ne contestano l’eccessiva apertura e l’impossibilità di consentire un certo livello di protezionismo per le industrie locali[5]. Critiche più severe vengono invece rivolte al limite di 5 anni imposto agli appalti per servizi pubblici, ritenuto troppo breve per consentire alle aziende di recuperare gli investimenti effettuati (ma, ancora una volta, ciò vale anche altrove). Le fluttuazioni demografiche stagionali, in aumento in molte regioni insulari, rendono necessario un ampio miglioramento delle infrastrutture per i trasporti. Tale necessità viene riconosciuta nel Libro verde sulla politica marittima redatto dalla Commissione ed ha costituito la considerazione principale al momento della proposta degli investimenti nell’aeroporto di Palermo, ad esempio.

Le fluttuazioni dei costi energetici hanno un effetto diretto sulle isole e questo non è soltanto vero per i costi di trasporto, che possono avere un effetto limitante sul numero di turisti che desiderano visitarle in un determinato anno, ma anche sui costi di produzione delle PMI che cercano di competere con aziende continentali dall’attività simile. Benché anche queste ultime possano essere colpite dalle stesse fluttuazioni, l’effetto negativo complessivo sulla loro attività sarà minore. Tale fenomeno è dimostrato dal fatto che, in generale, le strutture per la generazione di energia elettrica della terraferma funzionano a regime pressoché pieno per 12 mesi l’anno, mentre gli impianti situati sulle isole potrebbero funzionare a pieno regime soltanto durante la stagione turistica. Tuttavia tali apparenti svantaggi possono talvolta essere ampiamente bilanciati da vantaggi insiti: negli ultimi anni le risorse energetiche situate vicino alle isole, come ad esempio le risorse petrolifere del mare del Nord, hanno rappresentato un beneficio considerevole per le isole Orcadi e Shetland.

La possibilità di sfruttare i vantaggi naturali offerti dalle isole nella generazione di forme di energia rinnovabile dipende anche dalla loro relativa esposizione ai venti, dalle condizioni del mare, dall’esposizione solare e dalla relativa facilità e dal basso costo della fornitura di energia generata sulla terraferma. Nel valutare i vantaggi dello sviluppo di tali tipo di impianti, è necessario tenere conto delle conseguenze ambientali che qualsiasi impianto può avere sulle bellezze naturali dell’area interessata e dei concomitanti effetti sul commercio turistico.

B. Turismo e cultura. Il turismo è l’attività dominante nella maggior parte delle isole europee. Oltre ad avere effetti sia diretti che indiretti sull’economia locale (settore edile, programmi infrastrutturali nonché località turistiche, alberghi, ristoranti ecc.), esso ha anche un impatto diretto e indiretto negativo sulle risorse naturali dell’ambiente[6] o, ancora una volta, sui servizi[7]. Le recenti tendenze del turismo indicano una propensione a soggiorni più brevi in una determinata area. Conseguentemente, i costi di trasporto diventano uno dei fattori principali nella scelta della destinazione. Una riduzione dei costi di trasporto è pertanto fondamentale nel determinare le condizioni che consentono alle destinazioni turistiche delle isole di restare competitive. Una dei principali elementi di attrazione del turismo nelle isole europee è la varietà di culture. Ciò non si riflette soltanto nei monumenti storici e nei capolavori architettonici unici nel loro genere che questi luoghi offrono al visitatore, ma anche nello stile di vita e nella mentalità o modalità di comunicazione che gli abitanti hanno sviluppato per far fronte a difficoltà e vantaggi specifici loro imposti dall’habitat insulare. Tali peculiarità culturali esistono certamente anche in molte regioni continentali, ma sulle isole tali differenze rispetto alla cultura della terraferma sono spesso più marcate proprio a causa della distanza che le separa da quest’ultima. È importante che tali differenze siano salvaguardate dalla, talvolta schiacciante, influenza dei visitatori stagionali.

Con il generale invecchiamento della popolazione europea si manifesta una seconda tendenza che aggrava il costo dei servizi, cioè il moltiplicarsi delle seconde residenze. Anche se queste hanno spesso un effetto benefico sulla comunità locale nella misura in cui la loro costruzione e manutenzione crea occupazione, esse sono spesso di proprietà di persone in pensione. L’aumento del numero di anziani nelle comunità di piccole dimensioni comporta un aumento del numero e della qualità dei servizi sanitari che devono essere resi disponibili. Nel caso delle isole tali costi supplementari non possono essere facilmente condivisi con altre comunità confinanti.

C. Cambiamento climatico. Il cambiamento climatico costituisce una grande minaccia per l’intero pianeta; tuttavia, a causa delle loro relative dimensioni, della posizione geografica e spesso del rilievo, le isole si trovano in prima linea di fronte a minacce come innalzamento del livello del mare, tsunami, perdita di ecosistemi marini, inondazioni, attività navali, progetti di acquicoltura e ingegneria marina come l’installazione di dispositivi per lo sfruttamento dell’energia delle onde e delle maree. Si prevede che entro il 2020 metà delle regioni paludose d’Europa scompariranno. Negli ultimi dieci anni si è assistito ad un incremento del 33% della spesa per la protezione delle coste[8]. Nel 2006 la Commissione ha proposto una direttiva sulla valutazione e la gestione delle alluvioni[9] sulla quale la nostra commissione ha espresso un parere.

D. Sicurezza, affari interni e relazioni esterne. Affermare che le isole non svolgono un ruolo centrale nella difesa delle frontiere esterne dell’Europa vorrebbe dire ignorare la storia. Per la loro posizione fisica offrono servizi indispensabili agli Stati di appartenenza e all’intera Unione. Ad esempio effettuano il monitoraggio dello spazio marittimo e aereo ben oltre i confini del continente europeo e ciò è particolarmente importante nel caso dei territori ultraperiferici che offrono all’Unione aperture verso altri continenti e mari, oltre alla possibilità di sfruttare potenziali grandi risorse naturali come la pesca, il petrolio e, ancora, le energie rinnovabili.

In quanto frontiere esterne dell’Unione, molte isole svolgono un ruolo significativo nella lotta al traffico illegale di droga, esseri umani e riciclaggio di denaro sporco e qualsiasi indebolimento della fondamentale base economica, sociale o politica delle regioni più esposte sarebbe inevitabilmente accusata dai territori continentali.

E. Immigrazione clandestina. L’immigrazione clandestina è una delle principali difficoltà che l’Unione deve affrontare e certamente, come si è visto di recente, le isole sono impegnate in prima linea nella difesa da questo problema. Lampedusa, Malta, le isole Canarie e le isole di Capo Verde, risentono tutte del peso dell’immigrazione illegale. Soltanto quest’anno le isole Canarie, appartenenti alla Spagna, hanno accolto 10.000 emigrati, cioè il doppio rispetto al 2005. Certamente l’Unione sta affrontando il problema con il ricorso a pattugliamenti marini congiunti e bisogna ammettere che sono stati effettuati notevoli progressi nello sviluppo di un sistema integrato di gestione delle frontiere europee, comprendente l’istituzione di FRONTEX[10] e la creazione di un codice comunitario di norme che disciplinano la circolazione delle persone attraverso le frontiere. La presidenza finlandese ha recentemente proposto l’adozione di una strategia per la gestione delle frontiere dell’UE.

Per quanto tali iniziative allevino la pressione immediata legata alla gestione di tale problema garantendo al tempo stesso il necessario rispetto dei principi dei diritti umani e della dignità personale, esse costituiscono un grosso onere per le limitate risorse delle isole interessate. Chiaramente, ad un primo livello, la responsabilità ricade su uno degli Stati membri. Tuttavia, come è stato riconosciuto, non dovrebbero accadere che alcuni Stati membri siano gravati da un carico eccessivo unicamente a causa della loro posizione geografica. I problemi riscontrati da Spagna, Italia e Grecia hanno una dimensione europea che rende necessaria una risposta a livello comunitario. Come sottolineato dal vicepresidente della Commissione Franco Frattini, tali problemi richiedono una “solidarietà di azione” per la quale sono necessarie risorse considerevoli. In tale contesto il relatore plaude alla decisione della Commissione di istituire quattro fondi[11] dalla notevole dotazione finanziaria che trasformino il concetto di “solidarietà di azione” in una realtà visibile.

4. Disponibilità di dati e utilizzo di indicatori diversi dal PIL

Il PIL pro capite e il tasso di disoccupazione sono considerati indicatori insufficienti per la misurare della situazione socioeconomica delle regioni insulari, in quanto il PIL è suddiviso in base a categorie NUTS che generano notevoli distorsioni. Esso non si basa su territori uniformi e causa discriminazioni a danno delle regioni più piccole. Inoltre, penalizza territori caratterizzati da notevoli fenomeni migratori, trasferimenti pubblici e trasferimenti di fondi privati.

Le isole risentono di una forte dipendenza dal settore pubblico: in più della metà di esse quest’ultimo rappresenta più del 25% dei posti di lavoro occupati. Conseguentemente, il costo pro capite dei servizi essenziali (sanità, istruzione, servizi per le infrastrutture di trasporto) è notevolmente maggiore. Benché tale situazione garantisca efficacemente la distribuzione di salari e ricchezze, essa tende a frenare lo sviluppo del settore privato.

I suoi limiti sono tuttavia stati almeno riconosciuti dal Libro verde sulla politica marittima pubblicato dalla Commissione[12], nel quale si afferma: “Anche se il PIL è tradizionalmente utilizzato come indicatore della produzione economica, è ora comunemente accettato che la sua crescita non rifletta il benessere sociale.”; nel documento si legge inoltre che “La Commissione è del parere che si dovrebbe realizzare uno studio esaustivo per elaborare tali stime.[13]

Fino a molto poco tempo fa, l’inadeguatezza degli indicatori utilizzati per valutare le economie insulari era mascherata dal fatto che una larga maggioranza di esse ricevevano la massima assistenza come regioni dell’obiettivo 1. Tuttavia, il continuo allargamento, con i suoi concomitanti effetti statistici, ha sottolineato la necessità di indicatori statistici più mirati per misurare le esigenze delle regioni insulari. La Commissione europea è consapevole di tale problema da tempo e nel 2003 ha commissionato numerosi studi sulla situazione delle regioni colpite da handicap naturali. Purtroppo da allora non è stato fatto alcun ulteriore sforzo in termini di aggiornamento o utilizzo dei dati statistici. Alla luce di questo, il relatore raccomanda vivamente che il programma di lavoro ESPON dedichi una speciale attenzione alla situazione delle regioni che risentono di vincoli naturali e delle isole in particolare. Sarebbe possibile orientare l’attività nelle seguenti direzioni:

v definizione di indicatori statistici più adatti a fornire una soddisfacente comprensione delle realtà della regioni interessate, soprattutto in casi che presentano più difficoltà come catene montuose o arcipelaghi;

v valutazione delle differenze esistenti tra tali regioni e il resto della Comunità;

v controllo degli effetti delle politiche comunitarie sulle economie e società locali.

5. governance

Molti temi che interessano tutte le regioni dell’UE richiedono una risposta a molti livelli di governo, da quello nazionale a quello regionale e infine locale. A causa del loro isolamento e del territorio dalle dimensioni limitate la capacità di risposta delle isole deve essere particolarmente rapida ed efficace. A tal proposito, il relatore apprezza che la Commissione europea abbia riconosciuto il carattere insoddisfacente dell’approccio settoriale a lungo predominante nell’attuazione delle politiche comunitarie e accoglie favorevolmente l’impostazione trans-settoriale adottata dal Libro verde della Commissione sulla politica marittima.

In tale contesto il relatore propone l’istituzione di un inter-gruppo parlamentare competente per le isole, che dovrebbe trattare questioni come:

· il miglioramento delle politiche esistenti nella loro attuazione nelle regioni isolane;

· il coordinamento di azioni volte a presentare emendamenti legislativi che garantiscano che le specificità delle isole siano prese in considerazione.

6. Aiuti statali

Come regola generale gli aiuti di Stato sono incompatibili con il mercato unico. Tuttavia, come spiegato sopra, alcune regioni le cui caratteristiche strutturali permanenti ne frenano lo sviluppo possono e devono godere di un’assistenza che consenta loro di competere con successo con le più fortunate regioni continentali. Se tali svantaggi sono di natura permanente (terreno accidentato, distanza dalla terraferma, costi di trasporto aggiuntivi) anche l’assistenza concessa attraverso fondi strutturali dovrebbe avere carattere permanente, non temporaneo, ed gradualmente ridotta in un determinato periodo di tempo. Un esempio calzante è dato dal caso delle regioni ultraperiferiche[14]. Le particolari difficoltà riscontrate da ogni isola, gruppo di isole o effettivamente da tutte le isole considerate come un unico gruppo, devono essere considerate caso per caso, e cosa ancor più importante, politica per politica. In tale contesto, al fine di stimolare le economie insulari, sarebbe utile valutare la possibilità di concedere aiuti di Stato nel settore dei trasporti e dell’energia, poiché le recenti fluttuazioni dei prezzi energetici hanno avuto un impatto sfavorevole sulla competitività dei prodotti isolani. Gli orientamenti per il periodo 2007-2013 riconoscono l’importante ruolo che gli aiuti di Stato possono svolgere nell’aiutare le regioni a superare le limitazioni legate a svantaggi immutabili, a condizione che non causino distorsioni della concorrenza. In tale contesto viene sottolineata la posizione delle isole e rafforzata la loro ammissibilità condizionale. Tuttavia gli aiuti di Stato per grandi progetti infrastrutturali sono ancora inammissibili, nonostante il Parlamento abbia espresso un auspicio contrario. Per quanto riguarda le isole, è evidente la necessità di permettere tale assistenza al fine di migliorare i trasporti e i collegamenti.

7. Cooperazione transfrontaliera

Come osservato nella recente relazione di questa commissione sulle euroregioni, la maggioranza delle isole europee, in ragione della loro posizione geografica, occupano un posto di primo piano nelle relazioni esterne dell’UE. Per una volta tale fattore gioca a loro favore nella misura in cui consente una loro piena partecipazioni a progetti transfrontalieri sia all’interno che all’esterno dell’Unione. Secondo il relatore le euroregioni svolgono un ruolo importante sia nei progetti di scambio delle migliori prassi locali che nella cooperazione transfrontaliera e sono particolarmente utili nel contesto delle isole.

  • [1]  Escluse quelle che costituiscono Stati.
  • [2]  Fonte Eurisles
  • [3]  21-22 giugno 2002.
  • [4]  Programma di soluzioni specifiche per ovviare alla lontananza e all’insularità (POSEI);
    POSEIDON (1989); POSEICAN (1991);
    dichiarazione del trattato di Maastricht sulle regioni ultraperiferiche;
    articolo 299, paragrafo 2, del trattato di Amsterdam.
  • [5]  Tale critica può essere mossa da qualsiasi regione, a prescindere dalla sua natura specifica.
  • [6]  Come ad esempio le riserve di acqua dolce.
  • [7]  Ospedali, in particolare per gli anziani, generazione di energia elettrica, telecomunicazioni, incremento dell’urbanizzazione, smaltimento dei rifiuti.
  • [8]  La spesa prevista dal Libro verde sulla politica marittima è aumentata da 2,5 miliardi di euro nel 1986 a 3,2 miliardi nel 2006.
  • [9]  COM(2006)0015.
  • [10]  Frontex (Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne).
  • [11]  Il Fondo europeo per l’integrazione, il Fondo europeo per il ritorno, il Fondo europeo per i rifugiati, e il Fondo europeo per la gestione delle frontiere esterne.
  • [12]  COM(2006)0275.
  • [13]  Statistiche ambientali e socioeconomiche specificamente mirate alle coste; cfr. la politica della Commissione per le zone costiere.
  • [14]  Cfr. paragrafo 30 degli Orientamenti.

PROCEDURA

Titolo

Le isole e le limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale

Numero di procedura

2006/2106(INI)

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

REGI
18.5.2006

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula



 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione


 

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula


 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Francesco Musotto
2.5.2006

 

Relatore(i) sostituito(i)

 

 

Esame in commissione

6.11.2006

19.12.2006

 

 

 

Approvazione

27.2.2007

Esito della votazione finale

+

-

0

41

1

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Stavros Arnaoutakis, Elspeth Attwooll, Tiberiu Bărbuleţiu, Jean Marie Beaupuy, Antonio De Blasio, Gerardo Galeote, Eugenijus Gentvilas, Ambroise Guellec, Pedro Guerreiro, Zita Gurmai, Marian Harkin, Jim Higgins, Filiz Husmenova, Alain Hutchinson, Mieczysław Edmund Janowski, Gisela Kallenbach, Tunne Kelam, Evgeni Kirilov, Constanze Angela Krehl, Jamila Madeira, Mario Mantovani, Sérgio Marques, Miguel Angel Martínez Martínez, Lambert van Nistelrooij, Jan Olbrycht, Maria Petre, Markus Pieper, Bernard Poignant, Elisabeth Schroedter, Stefan Sofianski, Catherine Stihler, Margie Sudre, Oldřich Vlasák

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Brigitte Douay, Den Dover, Emanuel Jardim Fernandes, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Francesco Musotto, Ljudmila Novak, Francisca Pleguezuelos Aguilar

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Simon Busuttil, Wolf Klinz, Thomas Wise

Deposito

2.3.2007

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)