RELAZIONE sugli Accordi di partenariato economico
27.3.2007 - (2005/2246(INI))
Commissione per il commercio internazionale
Relatore: Robert Sturdy
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sugli Accordi di partenariato economico
Il Parlamento europeo,
– viste le sue risoluzioni del 13 dicembre 2001 sulla riunione dell'OMC in Qatar[1], del 25 settembre 2003 sulla Quinta Conferenza ministeriale dell'OMC di Cancún[2], del 12 maggio 2005 sulla valutazione del ciclo di negoziati di Doha a seguito della decisione del Consiglio generale dell'OMC del 1° agosto 2004[3], del 6 luglio 2005 sull'Appello mondiale alla lotta contro la povertà: Fare della povertà un elemento del passato[4], del 1° dicembre 2005 sulla preparazione della Sesta conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio a Hong Kong[5], del 23 marzo 2006 sull'impatto sullo sviluppo degli accordi di partenariato economico (APE)[6], del 4 aprile 2006 sulla valutazione del round di Doha a seguito della Conferenza ministeriale dell'OMC a Hong Kong[7], del 1° giugno 2006 su commercio e povertà: definire politiche commerciali per massimizzare il contributo del commercio alla riduzione della povertà[8], e del 7 settembre 2006 sulla sospensione dei negoziati sull'agenda di Doha per lo sviluppo[9],
– vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, approvata a Barbados il 23 novembre 2006, sulla revisione dei negoziati sugli Accordi di partenariato economico (APE),
– vista la dichiarazione di Città del Capo, adottata all'unanimità dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 21 marzo 2002, in cui si sollecita l'instaurazione di parametri di sviluppo che consentano di valutare l'andamento e l'esito dei negoziati commerciali ACP-UE,
– vista la dichiarazione della sessione annuale 2006 della Conferenza parlamentare sull'OMC, adottata a Ginevra il 2 dicembre 2006,
– vista la sua posizione del 9 marzo 2005 sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all'applicazione di uno schema di preferenze tariffarie generalizzate[10],
– visto il regolamento (CE) n. 980/2005 del Consiglio, del 27 giugno 2005, relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate[11],
– visto l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 (Accordo di Cotonou),
– viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 10 e 11 aprile 2006 e del 16 ottobre 2006 e le conclusioni del Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, del 13 luglio 2005, recante la proposta di dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione dal titolo: "La politica di sviluppo dell'Unione europea – Il consenso europeo" (COM(2005)0311),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo "The trade and development aspects of EPA negotiations" (SEC(2005)1459),
– visto l'Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GATT), in particolare l'articolo XXIV,
– vista la dichiarazione ministeriale della quarta sessione della Conferenza ministeriale dell'OMC, adottata a Doha il 14 novembre 2001,
– vista la decisione adottata dal Consiglio generale dell'OMC il 1° agosto 2004,
– vista la dichiarazione ministeriale della sesta sessione della Conferenza ministeriale dell'OMC, adottata a Hong Kong il 18 dicembre 2005,
– viste la relazione e le raccomandazioni della task force sugli aiuti al commercio, approvate dal Consiglio generale dell'OMC il 10 ottobre 2006,
– vista la relazione Sutherland sul futuro dell'OMC,
– vista la Dichiarazione del Millennio, adottata dalle Nazioni Unite l'8 settembre 2000, in cui sono fissati gli Obiettivi di sviluppo del Millennio quali criteri definiti collettivamente dalla comunità internazionale per eliminare la povertà,
– visto l'esito del Vertice mondiale 2005 delle Nazioni Unite,
– vista la relazione della task force del Progetto del Millennio delle Nazioni Unite, diretta dal professor Jeffrey Sachs, dal titolo "Investing in Development: a practical plan to achieve the Millenium Development Goals" (Investire nello sviluppo: un piano pratico per conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio),
– visto il comunicato di Gleneagles, rilasciato l'8 luglio 2005 dal Gruppo degli Otto (G8) riunito a Gleneagles,
– vista la relazione della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) dal titolo "The Least Developed Countries 2006: Developing Productive Capacities" (I paesi meno sviluppati 2006: sviluppare le capacità produttive),
– vista la relazione economica sull'Africa per il 2004 della Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Africa dal titolo "Unlocking Africa's Trade Potential" (Liberare il potenziale commerciale dell'Africa),
– visti gli orientamenti ACP per i negoziati sugli accordi di partenariato economico, approvati dal Consiglio dei ministri ACP il 27 giugno 2002 a Punta Cana (Repubblica dominicana), e la decisione relativa ai negoziati sugli APE e alla partecipazione al sistema commerciale internazionale, approvata dal terzo Vertice dei capi di Stato e di governo degli ACP riuniti a Nadi (Isole Figi) il 19 luglio 2002,
– vista la dichiarazione del quarto Vertice dei capi di Stato e di governo ACP, tenutosi a Maputo (Mozambico) il 23 e 24 giugno 2004, relativa alla dimensione dello sviluppo economico,
– vista la dichiarazione dell'81a sessione del Consiglio dei ministri ACP svoltasi a Bruxelles il 21 e 22 giugno 2005,
– vista la decisione n. 2/LXXXIII/06 della 83a sessione del Consiglio dei ministri ACP svoltasi a Port Moresby (Papua Nuova Guinea) dal 28 al 31 maggio 2006,
– vista la dichiarazione a conclusione del quinto Vertice dei capi di Stato e di governo ACP tenutosi a Khartoum (Sudan) l'8 dicembre 2006,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per il commercio internazionale (A6-0084/2006),
A. considerando che le attuali relazioni commerciali dell'Unione europea con i paesi ACP, che accordano loro un accesso preferenziale ai mercati dell'Unione europea su una base di non reciprocità, non sono conformi alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC),
B. considerando che l'Accordo di Cotonou indica l'intenzione delle parti di concludere nuovi accordi commerciali compatibili con le regole dell'OMC, rimuovendo progressivamente gli ostacoli al commercio tra di loro e rafforzando la cooperazione in tutti i settori legati al commercio e allo sviluppo,
C. considerando che i negoziati non progrediscono allo stesso ritmo nelle sei regioni, destando in tal modo la preoccupazione che essi non saranno conclusi in tutte le regioni prima della fine del 2007,
D. considerando la diffusa preoccupazione per il fatto che i negoziati non sono avanzati come avrebbero dovuto in questa fase del processo negoziale,
E. considerando che i ritardi sono dovuti essenzialmente all'incapacità di entrambe le parti di presentare e di rispondere tempestivamente alle proposte,
F. considerando che un'altra deroga formale dell'OMC sarebbe costosa sul piano politico e difficile da ottenere,
G. considerando che in molti paesi ACP il basso livello di informazione e di partecipazione al processo APE a livello nazionale è preoccupante,
H. considerando che l'assenza di progressi nei negoziati sull'agenda di Doha per lo sviluppo in seno all'OMC rende più difficili i negoziati sugli APE,
I. considerando che entrambe le parti concordano sulla centralità della "dimensione dello sviluppo" negli APE, ma che i negoziatori non sono finora riusciti ad accordarsi su una definizione comune di tale concetto,
J. considerando che è essenziale che gli APE contribuiscano allo sviluppo economico e sociale sostenibile e alla riduzione della povertà nei paesi ACP,
K. considerando che in un mondo sempre più globalizzato l'erosione delle preferenze è inevitabile,
L. considerando che l'iniziativa "Tutto tranne le armi" non ha finora prodotto un aumento significativo delle esportazioni dei paesi meno sviluppati (PMS) verso l'Unione europea, il che dimostra che la liberalizzazione delle tariffe doganali e delle quote, da sola, non rende più competitivi i paesi poveri,
M. considerando che una maggiore reciprocità tra l'Unione europea e i paesi ACP dovrebbe stimolare la competitività dei paesi ACP, ma che probabilmente danneggerà le industrie non competitive e le economie fragili,
N. considerando che le configurazioni degli APE non sono sempre in linea con i dispositivi di integrazione economica regionale esistenti,
O. considerando che l'agricoltura è il motore dello sviluppo nella maggior parte dei paesi ACP e che, affinché gli APE diventino strumenti di sviluppo, essi devono affrontare le sfide cui è confrontato il settore agricolo nei paesi ACP,
P. considerando che la creazione di un vero e proprio mercato regionale costituisce una base essenziale per la buona riuscita dell'attuazione degli APE; considerando che un'integrazione regionale vera e propria rappresenta una base importante per lo sviluppo economico e sociale dei paesi ACP, come affermato nell'accordo di Cotonou,
Q. considerando che l'aumento degli scambi intraregionali, come previsto dagli APE, è ostacolato da infrastrutture intraregionali deboli e da un'ampia gamma di ostacoli non tariffari al commercio,
R. considerando che l'incapacità delle task force preparatorie regionali di svolgere le loro funzioni ha ostacolato i negoziati e ha messo in dubbio la futura efficacia dei meccanismi di monitoraggio collegati agli APE,
S. considerando che la mancanza di dati nell'analisi delle economie dei paesi ACP ha reso molto difficile la realizzazione di valutazioni complete dell'impatto degli APE,
T. considerando che il miglioramento delle regole commerciali deve essere accompagnato da un maggiore sostegno all'assistenza in materia commerciale,
U. considerando che gli aiuti al commercio sono destinati a sostenere la capacità dei paesi in via di sviluppo di trarre vantaggio dalle nuove opportunità commerciali,
V. considerando che è necessario trovare una soluzione alla questione dell'adeguamento dei costi relativi alla preparazione e all'attuazione della liberalizzazione richiesta nel quadro degli APE,
W. considerando che, conformemente all'articolo 37, paragrafo 4, dell'Accordo di Cotonou, le parti procedono ad un esame ufficiale completo degli accordi previsti per tutti i paesi, per accertarsi che non sia necessario un periodo di preparativi o negoziati supplementare, e considerando che tale esame deve portare a una valutazione critica dei negoziati in corso sugli APE,
1. ritiene che gli APE debbano essere concepiti quali strumenti di sviluppo e che essi debbano contribuire a una maggiore crescita economica, all'integrazione regionale e alla riduzione della povertà;
2. ribadisce il parere che, se concepiti in modo appropriato, gli APE rappresentano un'opportunità per rilanciare le relazioni commerciali ACP-UE, promuovere la diversificazione economica e l'integrazione regionale dei paesi ACP e ridurre la povertà in tali paesi;
3. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire la coerenza politica per lo sviluppo; sottolinea che il "consenso europeo sullo sviluppo" (Dichiarazione sulla politica di sviluppo), in particolare il paragrafo 36, fornisce orientamenti ai negoziatori degli APE; esorta a tale riguardo la Commissione ad aderire ai principi di asimmetria e flessibilità;
4. riconosce l'importanza che i paesi ACP assumano pienamente le loro responsabilità nel processo di partenariato economico e promuovano le riforme necessarie per adeguare le strutture economiche e sociali agli accordi; esorta i governi dei paesi ACP ad applicare le norme di buon governo, anche ricorrendo all'assistenza tecnica offerta dallo strumento "Aiuti al commercio";
5. ricorda che, al termine dei negoziati sugli APE, nessun paese ACP dovrebbe trovarsi, dal punto di vista delle sue relazioni commerciali, in una situazione più sfavorevole dopo il 2007 rispetto a quella degli accordi attuali;
6. esprime preoccupazione per l'andamento lento dei negoziati e per la conseguente mancanza di progressi tangibili, per cui molte questioni critiche devono ancora essere oggetto di discussione o di accordo;
7. esorta i negoziatori a intensificare i loro sforzi per portare a termine i negoziati prima della fine del 2007; esorta la Commissione a dar prova di maggiore flessibilità nei confronti delle preoccupazioni dei paesi ACP;
8. invita la Commissione a non esercitare pressioni indebite e, qualora i negoziati non siano terminati al 1° gennaio 2008, a impegnarsi a livello di OMC per tentare di evitare l'interruzione delle attuali esportazioni dei paesi ACP verso l'Unione europea, in attesa di una soluzione definitiva;
9. chiede una maggiore trasparenza per quanto riguarda i progressi e i contenuti dei negoziati; invita tutte le parti a garantire che i parlamentari e le altre parti interessate dei paesi ACP e dell'Unione europea siano consultati sui negoziati sugli APE, al fine di giungere a una corretta attuazione degli accordi;
10. chiede alla Commissione di fare tutto il possibile per rilanciare i negoziati sull'agenda di Doha per lo sviluppo e per garantire che gli accordi di liberalizzazione promuovano lo sviluppo nei paesi poveri;
11. è convinto che gli APE dovrebbero essere complementari, e non costituire un'alternativa, rispetto a un accordo sull'agenda di Doha per lo sviluppo e che una conclusione favorevole allo sviluppo degli APE potrebbe essere un primo passo verso un accordo multilaterale incentrato sullo sviluppo;
12. riconosce che l'accesso preferenziale al mercato non si è dimostrato uno strumento atto, da solo, a promuovere lo sviluppo dei paesi ACP, e sottolinea che, per conseguire tale obiettivo, è indispensabile varare misure di accompagnamento che consentano di incrementare la competitività dei paesi ACP;
13. chiede un pieno accesso al mercato in esenzione da dazi doganali e da contingenti per i paesi ACP, nonché regole di origine semplificate, liberalizzate e più flessibili negli APE rispetto a quelle previste dall'iniziativa "Tutto tranne le armi", che tengano conto delle differenze a livello di sviluppo industriale tra l'Unione europea e i paesi ACP come pure tra i paesi ACP stessi;
14. chiede che il ritmo, il calendario e la portata della liberalizzazione siano graduali e flessibili, al fine di migliorare l'integrazione regionale e la competitività dei paesi ACP e di garantire che sia data priorità agli obiettivi in materia di sviluppo, quali la prevenzione degli impatti sociali negativi, in particolare nei confronti delle donne;
15. esorta i paesi ACP a risolvere urgentemente il problema dell'appartenenza a gruppi regionali che si sovrappongono;
16. invita i negoziatori a sviluppare una strategia intesa a diversificare, ammodernare e incrementare la competitività dei paesi ACP, in particolare nel settore agricolo, che vada quindi oltre l'accesso al mercato;
17. riconosce che sono essenziali efficaci meccanismi di salvaguardia che consentano alle regioni ACP di contrastare il forte incremento delle importazioni dall'Unione europea, in particolare per quanto riguarda i prodotti agricoli;
18. chiede all'Unione europea di promuovere il commercio equo quale strumento per migliorare le condizioni dei produttori su piccola scala ed emarginati e dei lavoratori indigenti;
19. ricorda ai negoziatori che nel quadro del miglioramento delle strategie di competitività agricola nei paesi ACP va attribuita una debita importanza alla sicurezza alimentare;
20. sottolinea che è essenziale garantire che i paesi ACP conservino il diritto di tutelare alcuni prodotti sensibili;
21. riconosce che le valutazioni d'impatto sostenibile (VIS) non hanno avuto effetti significativi sui negoziati e invita la Commissione a chiarire e a rivedere il legame tra le VIS e le posizioni negoziali, in modo da dare alle parti interessate l'opportunità di essere ascoltate;
22. chiede che sia creato un meccanismo di controllo appropriato e trasparente a livello regionale e nazionale, con un'influenza e un ruolo chiari, al fine di monitorare l'impatto degli APE, con una maggiore responsabilizzazione dei paesi ACP e un'ampia consultazione delle parti interessate;
23. invita il Consiglio e la Commissione a precisare in quale misura il finanziamento della "dimensione dello sviluppo" degli APE sarà disponibile successivamente al decimo Fondo europeo di sviluppo (FES);
24. accoglie con favore la conclusione del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 16 ottobre 2006, secondo cui una quota sostanziale dell'impegno della Comunità e degli Stati membri ad aumentare l'assistenza in materia commerciale fino a 2 miliardi di euro entro il 2010 deve essere assegnata ai paesi ACP, pur deplorando che tali risorse non siano interamente addizionali rispetto alle risorse del FES, ed esorta la Commissione e gli Stati membri a chiarire i termini esatti di detti impegni, in modo tale da garantire che l'assistenza non sia subordinata al risultato dei negoziati sugli APE, e a mirare a un significativo incremento dell'importo degli aiuti al commercio disponibili a fronte dell'aumento della domanda da parte dei paesi ACP;
25. appoggia l'invito formulato dal Consiglio alla Commissione e agli Stati membri ad appoggiare come priorità immediata l'attuazione degli impegni di riforma relativi agli APE e chiede impegni concreti, da assumersi prima della conclusione dei negoziati APE, che siano dettagliati, quantificati e specificamente relativi agli APE e che affrontino sia l'assistenza in materia commerciale che i costi degli adeguamenti connessi con gli APE;
26. chiede che il supporto agli APE sia coordinato e collegato al quadro integrato rafforzato di aiuti multilaterali al commercio;
27. insiste sul fatto che, conformemente ai principi di Parigi sull'efficacia degli aiuti, gli aiuti devono essere orientati anche alla domanda, e invita pertanto i paesi ACP a presentare, eventualmente con un'appropriata assistenza da parte dell'Unione europea, proposte dettagliate e indicanti i costi relative alle modalità e alle finalità dei finanziamenti supplementari legati agli APE, in particolare per quanto riguarda i quadri regolamentari, le misure di salvaguardia, la facilitazione degli scambi, il supporto all'adeguamento alle norme internazionali in materia sanitaria e fitosanitaria e di proprietà intellettuale, e la composizione dei meccanismi di controllo degli APE;
28. chiede alla Commissione di fornire, se richiesto, un'assistenza tecnica aggiuntiva ai paesi ACP per i negoziati commerciali;
29. invita la Commissione a prestare, se richiesto, assistenza ai paesi ACP che decidono di attuare programmi di riforma fiscale;
30. rileva i bassi livelli di riscossione delle imposte in molti paesi ACP e chiede di sostenere maggiormente le riforme fiscali e le misure di prevenzione dell'evasione fiscale nel quadro di una strategia volta a ridurre al minimo l'impatto della perdita dei proventi doganali;
31. ricorda che i paesi ACP sono spesso fortemente dipendenti dai prodotti di base e chiede all'Unione europea di sviluppare strumenti più efficaci a sostegno dell'adeguamento e della diversificazione della produzione, come pure dello sviluppo delle industrie di trasformazione e delle PMI nei paesi ACP;
32. comprende la riluttanza dei paesi ACP a negoziare su base bilaterale le cosiddette questioni di Singapore che sono state stralciate dai negoziati multilaterali e riconosce che spetta ai gruppi regionali ACP valutare i benefici per lo sviluppo di eventuali accordi su dette questioni, ricordando tuttavia i vantaggi, in termini di sviluppo, che tali questioni possono comportare;
33. è del parere che accordi in materia di investimenti, concorrenza e appalti pubblici, inseriti in un quadro appropriato e accompagnati da un quando regolamentare credibile, possano contribuire a raggiungere gli obiettivi comuni di buon governo e trasparenza, creando un contesto che dovrebbe permettere il rafforzamento del partenariato pubblico-privato, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture chiave;
34. esprime delusione per il fatto che finora non è stata sufficientemente sfruttata l'opportunità offerta dall'esame di coinvolgere i parlamentari e le altre parti interessate; ritiene che la partecipazione di importanti parti interessate e di rappresentanti della società civile aggiungerebbe a tale processo una cruciale dimensione concreta a pragmatica;
35. riconosce le responsabilità sociali e ambientali delle imprese e degli investitori stranieri nei confronti delle comunità e delle società in cui investono; ritiene che vadano incoraggiati e agevolati le attività commerciali e i contatti d'investimento interpersonali, al fine di ottimizzare i vantaggi economici e sociali di una maggiore liberalizzazione;
36. esorta la Commissione e i paesi ACP a utilizzare la revisione degli APE come un'opportunità di discutere apertamente gli ostacoli al completamento dei negoziati e di formulare proposte specifiche per superarli;
37. ricorda le richieste espresse dai paesi ACP in numerose sedi di trovare alternative agli APE, ma constata la mancanza di richieste ufficiali da parte dei paesi ACP, conformemente all'articolo 37, paragrafo 6, dell'Accordo di Cotonou;
38. chiede alla Commissione, conformemente all'articolo 37, paragrafo 6, dell'Accordo di Cotonou, qualora i paesi ACP diversi dai paesi meno avanzati non fossero in grado di concludere accordi di partenariato economico, di esaminare tutte le alternative possibili intese a offrire a tali paesi un nuovo quadro commerciale equivalente alle condizioni esistenti e conforme alle norme dell’OMC;
39. chiede alla Commissione di presentare proposte di alternative orientate allo sviluppo che offrano più del semplice accesso al mercato, come nel caso dell'iniziativa "Tutto tranne le armi" e dell'SPG+;
40. invita la Commissione a promuovere, nell'ambito dei negoziati commerciali degli APE, le norme sociali e il lavoro dignitoso;
41. chiede alla Commissione di chiarire le implicazioni in termini di aiuti al commercio e di sostegno connesso agli APE per i paesi che decidono di non concludere questo tipo di accordi;
42. invita la Commissione e il Consiglio a semplificare e a ridurre l'onere burocratico legato ai requisiti del FES e a migliorare la formazione sulle procedure relative al FES nei paesi ACP, al fine di massimizzare l'impiego delle risorse esistenti;
43. ricorda che i negoziati bilaterali sul commercio dei servizi dovrebbero rispettare il diritto dei paesi di regolamentare liberamente i servizi pubblici e chiede a entrambe le parti di riconoscere che quadri regolamentari solidi costituiscono un elemento essenziale di qualsiasi processo di liberalizzazione;
44. invita l'Unione europea a non inserire negli APE disposizioni che creino ulteriori ostacoli all'accesso ai medicinali essenziali e a utilizzare il sistema degli APE per aiutare i paesi ACP ad attuare le forme di flessibilità previste dalla dichiarazione di Doha;
45. sottolinea che l'aspetto regionale degli APE è essenziale per potenziare non solo gli scambi nord-sud bensì anche gli scambi sud-sud; ritiene che l'Europa non abbia prestato sufficiente attenzione a questa problematica e che il perseguimento di una siffatta integrazione intraregionale rivesta probabilmente maggiore rilevanza dell'avvio di un programma per l'integrazione interregionale;
46. chiede un sistema di composizione delle controversie per gli APE che sia sufficientemente semplice ed efficiente sul piano dei costi per intervenire tempestivamente allorché le parti non ottemperino ai loro impegni;
47. chiede che siano formulate proposte appropriate per rispondere alle preoccupazioni dei paesi ACP per quanto concerne il modo 4 del GATS;
48. riconosce che le elevate norme fitosanitarie e altre norme sanitarie e ambientali dell'Unione europea possono ostacolare le esportazioni dei paesi ACP, in particolare per quanto riguarda i prodotti agricoli, e invita la Commissione e gli Stati membri ad aiutare i paesi ACP a elaborare programmi idonei per conformarsi tempestivamente a queste norme;
49. invita la Commissione ad adottare l'iniziativa e a mobilitare il sostegno internazionale per una revisione o un chiarimento dell'articolo XXIV dell'Accordo GATT per quanto concerne gli accordi di libero scambio tra parti con differenti livelli di sviluppo;
50. chiede alla Commissione di effettuare analisi sistematiche, nel corso dei negoziati e successivamente alla loro conclusione, dell'impatto sociale degli APE sulle categorie più a rischio, inclusi i giovani e le donne nei paesi ACP;
51. riconosce l'importanza del controllo parlamentare per contribuire al buon governo, alla responsabilità e alla trasparenza;
52. chiede che venga istituita una commissione parlamentare di controllo sugli APE, in seno all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e non come istituzione aggiuntiva, con il compito di controllare e di esaminare pubblicamente l'impatto dell'attuazione degli APE sul commercio e sullo sviluppo, di migliorare la coerenza politica per lo sviluppo e di mettere a punto meccanismi volti a garantire un obbligo di rendicontazione e di relazione periodica in merito al contributo dato dagli APE allo sviluppo equo e sostenibile;
53. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri e dei paesi ACP, al Consiglio ACP-UE e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.
Traduzione esterna
- [1] GU C 177 E del 25.7.2002, pag. 290.
- [2] GU C 77 E del 26.3.2004, pag. 393.
- [3] GU C 92 E del 20.4.2006, pag. 397.
- [4] GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 397.
- [5] GU C 285 E del 22.11.2006, pag. 32.
- [6] GU C 292E dell'1.12.2006, pag. 121.
- [7] GU C 293E del 2.12.2006, pag. 155.
- [8] P6_TA(2006)0242.
- [9] P6_TA(2006)0350.
- [10] GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 145.
- [11] GU L 169 del 30.6.2005, pag. 1.
MOTIVAZIONE
La presente relazione si prefigge di essere costruttiva, realistica ed equilibrata. Il relatore ha cercato di concentrarsi sul fatto che gli accordi di partenariato economico (APE) fra l'Unione europea e i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) stanno per essere conclusi, la compatibilità con le norme dell’OMC è importante e la riduzione della povertà, lo sviluppo sostenibile e la progressiva integrazione dei paesi ACP nell'economia mondiale[1] devono rappresentare l'obiettivo di tutti gli APE.
La maggior parte delle discussioni su commercio e sviluppo mostrano una spaccatura su due fronti. Anni di contrasti sui meriti della liberalizzazione e degli scambi commerciali liberi non hanno agevolato i progressi in ambito negoziale. Pur trattandosi di discussioni interessanti, è fondamentale concentrare l'attenzione su come le belle parole di Cotonou saranno applicate nell'ambito degli APE. Nelle questioni relative al commercio e allo sviluppo, "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi".
I negoziati sugli accordi di partenariato economico sono stati caratterizzati da sfiducia e disaccordo sui modi per rendere il commercio uno "strumento di sviluppo". Sono stati commessi degli errori sia sugli approcci negoziali sia riguardo all'avvio di negoziati ad ampio spettro e di portata ambiziosa. Non sempre si è dato adeguatamente ascolto alle voci di coloro che saranno interessati dagli APE, né tanto meno è stato quantificato per intero l’impatto di tali accordi sui paesi ACP.
Difficoltà
Le difficoltà di negoziare un accordo di "partenariato" fra partner così diversi e in merito a questioni controverse e complesse risultano evidenti. La scarsità di informazioni economiche dettagliate e i limiti di capacità produttiva dei paesi ACP, unitamente alla rigidità istituzionale dell’Unione europea – in cui la DG Sviluppo della Commissione è competente per i finanziamenti e la DG Commercio è competente per i negoziati – hanno contribuito a creare un ambiente negoziale molto diverso da quello di un normale accordo commerciale di libero scambio. L’incapacità della Commissione di collocare la "dimensione dello sviluppo" in posizione abbastanza centrale all'interno dei negoziati APE ha rappresentato un grave ostacolo ai progressi nell'ambito dei colloqui in materia. L'incapacità dei paesi ACP di illustrare nel dettaglio cosa vogliano esattamente nel quadro della "dimensione dello sviluppo" oltre alle richieste non stimate di ulteriore sostegno finanziario, hanno reso difficile per le parti interessate prendere atto della posizione della Commissione che chiedeva accordi di partenariato economico "pro-sviluppo". Ciò è ancora più vero dal momento che gli strumenti istituiti al fine di garantire negoziati "pro-sviluppo" o non hanno funzionato o hanno perso credibilità.
Visto che da un lato la Commissione protesta perché i paesi ACP continuano soltanto a chiedere maggiori finanziamenti, mentre i paesi ACP si lamentano perchè la Commissione non capisce le loro esigenze, dando l'idea di un matrimonio in crisi, è possibile che ci si trovi di fronte a un partenariato con problemi di comunicazione. L'Unione europea stanzia già ingenti risorse a favore degli aiuti allo sviluppo nei paesi ACP e gli importi sono in aumento. Tuttavia, la retorica della Commissione a favore dello sviluppo nel contesto degli accordi di partenariato economico non è stata creduta. Resta l'impressione che l'Unione europea stia imponendo accordi di libero scambio deleteri per i paesi ACP, dicendo una cosa in pubblico e chiedendone un'altra in privato.
Le esperienze passate di molti paesi ACP hanno indotto a essere scettici sul fatto che facendo quanto richiesto dai paesi donatori si possa ridurre la povertà[2]. Qualsiasi accordo di partenariato economico siglato da un gruppo regionale deve risultare politicamente attraente sia nel breve che nel lungo periodo. Non basterà la promessa di vantaggi economici in un lontano futuro, se perdura la sensazione che un APE imponga la liberalizzazione senza aggiungere altri vantaggi se non quelli già disponibili per i paesi meno sviluppati nell’ambito dell’iniziativa "Tutto tranne le armi".
Suggerimenti concreti
Norme d'origine semplificate, liberalizzate e più flessibili, misure di protezione, meccanismi di risoluzione delle controversie e sistemi di controllo attuabili, regolati da norme trasparenti e che consentano di intervenire qualora i cambiamenti apportati dagli APE abbiamo effetti dannosi sui settori economici dei paesi ACP: ecco gli aspetti concreti che occorre opportunamente inserire nel quadro dei negoziati. Generalmente i colloqui commerciali vanno a rilento fino a poco prima della scadenza, quando improvvisamente qualcosa si mette in moto. Nel caso specifico, non sarà utile ricorrere a una simile tattica, perché i vantaggi devono risultare chiari prima della firma degli APE, onde dissipare i timori che i paesi ACP siano sopraffatti in cambio di un grosso assegno di denaro riciclato.
I paesi ACP hanno ragione a domandarsi se le proposte della Commissione contribuiranno al loro sviluppo secondo i modi che essi desiderano e se le promesse di assistenza finanziaria aggiuntiva si riferiscano a risorse realmente aggiuntive. Tuttavia, se si intende giungere a una positiva conclusione degli accordi, occorrono impegno e responsabilità maggiori riguardo ai risultati dei negoziati, più di quanto non sia accaduto nel corso del loro svolgimento.
Il relatore è del parere che una commissione parlamentare di controllo sugli APE potrebbe contribuire al raggiungimento di tale obiettivo e la collocazione adeguata di tale funzione di controllo è l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE. Si tratta di un'Assemblea in cerca di uno di scopo, mentre gli APE sono un partenariato con responsabilità democratica e problemi di credibilità. L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE è collegata all’Accordo di Cotonou, che a differenza di quanto necessario per il controllo sugli APE, si concluderà nel 2020. Ciò potrebbe suggerire la creazione di un'ulteriore istituzione, soluzione che non condurrebbe a un uso efficace delle risorse. Il relatore chiederà il sostegno del Parlamento per fare in modo che vi sia un reale controllo parlamentare su una specifica versione linguistica dei testi APE, ma ritiene che i dettagli sulle modalità di coordinamento del controllo APE da parte dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE vadano stabiliti dai funzionari dell'Unione europea e dei paesi ACP insieme a rappresentanti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.
Un maggiore contributo degli attori non statali e delle altre parti interessate, nonché un’analisi più sistematica degli effetti sociali degli APE, contribuiranno a creare quel rapporto di partenariato autentico, necessario nel monitoraggio degli APE, che è finora mancato.
Risorse aggiuntive
È evidente che per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti introdotti dagli accordi di partenariato economico saranno necessarie risorse aggiuntive. Per compensare le perdite sulle entrate tariffarie e per aiutare i paesi ACP a trarre vantaggio dall'accesso al mercato, è necessario prevedere un'adeguata applicazione di misure quali il progressivo aumento delle agevolazioni degli scambi, l'assistenza tecnica e il sostegno ai produttori ACP per aiutarli a rispettare le norme dell'Unione europea. Ciò richiede, in primo luogo, maggiori sforzi per garantire che gli stanziamenti già promessi siano utilizzati in modo efficace e tempestivo. Bisognerebbe dare priorità al miglioramento delle procedure relative al Fondo europeo di sviluppo (FES), unitamente alle richieste di risorse aggiuntive. L'Unione europea deve rispondere di tutte le sue azioni in materia di aiuti allo sviluppo e non può promettere importi non giustificati per periodi non definiti in assenza di obiettivi manifesti. Tuttavia, l'Unione europea deve lavorare per garantire maggiore sostegno ai progetti destinati ad aumentare la competitività e la crescita dei paesi ACP senza ridurre le spese per sanità e istruzione. Il sospetto che le risorse già destinate siano riclassificate come "aiuti al commercio" e il fatto che gli Stati membri non abbiano chiarito in che modo il sostegno bilaterale, da cui devono arrivare le risorse aggiuntive rispetto al FES, verrà coordinato con il sostegno APE, hanno aggravato i sospetti dei paesi ACP sulla possibilità che in pratica non saranno disponibili così tante risorse come quelle che ora risultano sulla carta.
Conclusioni
La presente relazione rappresenta un tempestivo richiamo alla Commissione, per ricordarle che la scadenza del 1° gennaio 2008 si sta avvicinando rapidamente, e manifesta preoccupazione in merito a quanto rimane ancora da fare. Ad alcuni seri interrogativi in merito alla capacità e alla propensione di molti paesi ACP ad attuare le ambiziose proposte introdotte dalla Commissione sarà improbabile trovare una risposta prima della fine del 2007.
Il riesame previsto all’articolo 37, paragrafo 4, dell’Accordo di Cotonou era teso a valutare se si disponesse di un lasso di tempo adeguato a concludere i negoziati prima della scadenza. Considerato che tale riesame si è dimostrato incompleto e che non sono state consultate tutte le parti interessate, compresi gli attori non statali e i parlamentari[3], risulta ancora più urgente adottare una seconda risoluzione del Parlamento europeo in cui si esprima preoccupazione per la lentezza dei progressi in sede di colloqui, con particolare riferimento alla scadenza dei negoziati. In tutte le regioni tale obiettivo è considerato, nel migliore dei casi, come estremamente ambizioso. Dal momento che nessuno ha interesse a ottenere un accordo forzato, i problemi di base, che fin da principio hanno reso così difficile ottenere progressi in seno ai negoziati APE, non si risolveranno convergendo verso un'altra deroga alle norme OMC. Riguardo alla questione della scadenza, come nel caso della graduale liberalizzazione, occorre raggiungere un equilibrio. Senza una scadenza o un calendario riguardante la liberalizzazione si perde lo slancio necessario a prendere decisioni difficili, ma se le parti sono obbligate a passi troppo rapidi è verosimile che l'impatto sullo sviluppo risulti negativo.
Nessuno sa cosa accadrà a livello OMC, se il 1° gennaio 2008 sei accordi di partenariato economico, nuovi di zecca, non faranno il loro ingresso nel mondo del commercio mondiale. Nel caso alcune regioni avessero bisogno di più tempo, il relatore è del parere che non si dovrebbe recare danno alle esportazioni ACP verso l’Unione europea in attesa di un accordo definitivo. Le parti interessate devono continuare a negoziare per raggiungere un'intesa sugli APE che determini vantaggi reciproci e che favorisca lo sviluppo dei paesi ACP. Sotto l’osservazione dei parlamentari e delle altre parti interessate e tramite una maggiore consultazione degli stessi, dobbiamo arrivare alla firma degli APE, che sono parte di una strategia coordinata a favore dello sviluppo dei paesi ACP. Ma tale risultato non può essere imposto. Per essere efficaci, gli APE devono essere un partenariato autentico.
- [1] Articolo 1, paragrafo 2 dell’Accordo di Cotonou.
- [2] Negli anni '80 e '90 molti dei paesi ACP hanno avuto l’impressione che i programmi di liberalizzazione commerciale non fossero quel travolgente successo previsto dalle organizzazioni internazionali e dai governi donatori. Il fatto che la percentuale relativa ai paesi ACP nell’ambito del commercio mondiale sia scesa dall’8% del 1980 al 3% del 2005 rende comprensibile tale scetticismo, sebbene sia difficile individuare con esattezza fino a che punto la responsabilità di tale calo sia attribuibile alla politica commerciale.
- [3] Come richiesto a Port Moresby dal Consiglio dei Ministri ACP-UE
PROCEDURA
Titolo |
Accordi di partenariato economico |
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Numero di procedura |
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Commissione competente per il merito |
INTA |
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Commissione(i) competente(i) per parere |
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Pareri non espressi |
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Cooperazione rafforzata |
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Relatore(i) |
Robert Sturdy |
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Relatore(i) sostituito(i) |
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Esame in commissione |
3.10.2006 |
23.1.2007 |
27.2.2007 |
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Approvazione |
21.3.2007 |
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Esito della votazione finale |
+ : – : 0 : |
21 6 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Kader Arif, Graham Booth, Carlos Carnero González, Christofer Fjellner, Béla Glattfelder, Eduard Raul Hellvig, Jacky Henin, Syed Kamall, Ģirts Valdis Kristovskis, Caroline Lucas, Marusya Ivanova Lyubcheva, Erika Mann, David Martin, Georgios Papastamkos, Godelieve Quisthoudt-Rowohl, Tokia Saïfi, Peter Šťastný, Robert Sturdy, Daniel Varela Suanzes-Carpegna, Zbigniew Zaleski |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Jean-Pierre Audy, Panagiotis Beglitis, Danutė Budreikaitė, Albert Deß, Elisa Ferreira, Małgorzata Handzlik, Jens Holm, Eugenijus Maldeikis, Zuzana Roithová |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Sepp Kusstatscher, Corien Wortmann-Kool |
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Deposito |
27.3.2007 |
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Osservazioni (disponibili in una sola lingua) |
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