RELAZIONE sul Kashmir: situazione attuale e prospettive future
25.4.2007 - (2005/2242(INI))
Commissione per gli affari esteri
Relatrice: Baroness Nicholson of Winterbourne
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sul Kashmir: situazione attuale e prospettive future
Il Parlamento europeo,
– viste le sue recenti risoluzioni sul Jammu e Kashmir, in particolare la risoluzione del 29 settembre 2005 sulle relazioni UE-India: una partnership strategica[1], del 17 novembre 2005 sull'accesso degli aiuti umanitari nel Kashmir[2], del 18 maggio 2006 sulla relazione annuale sui diritti dell'uomo nel mondo 2005 e sulla politica dell'UE in materia[3], del 28 settembre 2006 sulle relazioni economiche e commerciali dell'Unione europea con l'India[4], del 22 aprile 2004 sull'accordo di cooperazione CE-Pakistan[5] e del 22 aprile 2004 sulla situazione dei diritti dell'uomo e della democrazia nella Repubblica islamica del Pakistan[6],
– viste tutte le risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su tale questione fra il 1948 e il 1971[7],
– viste le preoccupazioni riguardo alle violazioni dei diritti umani in Kashmir espresse da vari gruppi di lavoro e relatori del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, e della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani che lo ha preceduto, nonché dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani,
– visto il Trattato per le acque dell'Indo del 1960,
– vista la relazione sulle visite nel Jammu e Kashmir della sua delegazione ad hoc, approvata dalla commissione per gli affari esteri nel novembre 2004,
– visto il sisma devastante che ha colpito il Jammu e Kashmir l'8 ottobre 2005,
– vista la risoluzione n. A/RES/60/13 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 14 novembre 2005, in cui vengono encomiati i governi e le popolazioni che hanno partecipato agli interventi di soccorso e agli sforzi di ricostruzione in seguito al sisma,
– vista la visita del Presidente della Repubblica islamica del Pakistan, Pervez Musharraf, alla commissione per gli affari esteri, del 12 settembre 2006,
– visto il 7° Vertice UE-India svoltosi il 13 ottobre 2006 a Helsinki,
– visti i rinnovati sforzi di pace compiuti nel Kashmir dopo l'entrata in vigore dell'accordo di tregua nel 2003, seguiti dall'impegno del Presidente Musharraf, del gennaio 2004, a non utilizzare il territorio del Pakistan per azioni di terrorismo transfrontaliero e la visione lungimirante del Primo ministro indiano Manmohan Singh, secondo cui "le frontiere non possono essere soppresse ma andrebbero rese inutili", nonché il nuovo ciclo di colloqui di pace, avviato il 17 gennaio 2007,
– viste la recente proposta del Presidente Musharraf volta a risolvere il conflitto in Kashmir, incentrata su quattro punti (il mantenimento degli attuali confini del Jammu e Kashmir, la libera circolazione delle persone attraverso la Linea di controllo (LdC), la demilitarizzazione scaglionata e l'autogoverno con un meccanismo di sorveglianza congiunto che rappresenti l'India, il Pakistan e i kashmiri) nonché la proposta del Primo ministro Singh in vista di un trattato onnicomprensivo di pace, sicurezza e amicizia,
– vista la visita in Pakistan del ministro degli Esteri indiano Pranab Mukherjee, iniziata il 13 gennaio 2007, durante la quale sono stati firmati quattro accordi volti a creare fiducia,
– viste la relazione n. 125 sull'Asia del Gruppo internazionale di crisi, dell'11 dicembre 2006, e le relazioni sui diritti dell'uomo della Freedom House, di Human Rights Watch e del Dipartimento di Stato USA,
– viste le visite effettuate nel giugno 2006 dalla relatrice del Parlamento su entrambi i lati della LdC,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A6‑0158/2007),
A. considerando che il territorio conteso che in passato costituiva il Principato di Jammu e Kashmir è attualmente diviso in varie parti, amministrate dalla Repubblica dell'India, dalla Repubblica islamica del Pakistan e dalla Repubblica popolare cinese, e che esso ha una popolazione totale di 13,4 milioni di abitanti,
B. considerando che la maggior parte del Jammu e Kashmir, in particolare il Gilgit e Baltistan, è colpita da una povertà e da un'incuria estreme, presenta enormi lacune in termini di alfabetizzazione e nozioni di calcolo, e di accesso alle cure sanitarie, una mancanza di strutture democratiche nonché ingenti carenze per quanto riguarda lo Stato di diritto e il sistema giudiziario; considerando che l'intero territorio del Jammu e Kashmir subisce un declino economico senza pari,
C. considerando che il problema delle risorse idriche è tra i fattori che contribuiscono ad esacerbare la disputa fra Pakistan e India sulla questione del Jammu e Kashmir, e che esso rappresenta un elemento importante ai fini di qualsiasi soluzione definitiva del conflitto,
D. considerando che il Jammu e Kashmir ha rappresentato una fonte di conflitto per quasi 60 anni, periodo costellato da conflitti armati fra l'India, il Pakistan e la Cina; che tale disputa è costata presumibilmente più di 80 000 vite; che i conflitti fra l'India e il Pakistan coinvolgono ora il terrorismo internazionale; che la Cina, l'India e il Pakistan sono potenze nucleari, sebbene né l'India né il Pakistan abbiano firmato il trattato di non proliferazione nucleare,
E. considerando che vi sono numerose prove del fatto che per molti anni il Pakistan ha fornito addestramento, armi, finanziamento e asilo ai militanti del Kashmir, ignorando la loro responsabilità nelle atrocità commesse nel territorio del Kashmir sotto amministrazione indiana; che tuttavia, secondo i rapporti del governo indiano, dall'11 settembre 2001 le infiltrazioni di militanti nel territorio del Jammu e Kashmir amministrato dall'India sono notevolmente diminuite,
F. considerando che, dal novembre 2003, lungo la LdC è in vigore il cessate il fuoco e che, nonostante talune infrazioni, esso continua ad essere rispettato,
G. considerando che il cessate il fuoco ha permesso all'India e al Pakistan di avviare un dialogo sulla questione del Jammu e Kashmir – dialogo che prosegue e che comincia ora a riportare un modesto successo – e che è attuata una serie di misure miranti a rafforzare la fiducia (CBM) come parte del processo di pace; considerando che la popolazione del Kashmir si sta adoperando per raccogliere i benefici di tali misure e che le sta attualmente mettendo in atto a livello locale; considerando che i kashmiri del versante cinese restano esclusi dal processo,
H. considerando che il comunicato congiunto India-Pakistan sul Kashmir, emesso al termine della visita in India del Presidente Musharraf dell'aprile 2005, ha contribuito a rafforzare il processo di ravvicinamento dei due paesi, in particolare ribadendo l'irreversibilità del processo di pace ed evidenziando una soluzione non militare per il conflitto in Kashmir,
I. considerando che lo sviluppo economico è indispensabile per costruire l'infrastruttura fisica e sociale, e per migliorare il potenziale produttivo del Jammu e Kashmir; che la dichiarazione congiunta UE-Pakistan dell'8 febbraio 2007 rappresenta una nuova tappa positiva nel rafforzamento delle relazioni fra i due paesi e che entrambe le parti sono ansiose di procedere con la messa in atto dell'accordo di cooperazione di terza generazione, nella convinzione che esso possa contribuire a promuovere lo sviluppo socioeconomico e la prosperità in Pakistan; che l'Unione europea e il Pakistan hanno ribadito il loro impegno in vista di una risoluzione pacifica dei contrasti, in conformità del diritto internazionale, degli accordi bilaterali e dei principi della Carta delle Nazioni Unite,
J. considerando che l'attuale, ampio accordo di cooperazione di terza generazione CE-India, in vigore dal 1994, ha come base istituzionale una dichiarazione politica congiunta, che ha fissato incontri ministeriali annuali e aperto la strada ad un ampio dialogo politico,
K. considerando che la mattina dell'8 ottobre 2005 un sisma di magnitudo 7,6 della scala Richter – a memoria d'uomo il terremoto più devastante che abbia interessato più paesi – ha colpito una vasta area che va dall'Afghanistan all'India passando per il Pakistan, devastando però soprattutto la regione del Jammu e Kashmir, con perdite ingenti nell'Azad Jammu e Kashmir (AJK) e nella Provincia della Frontiera del Nord Ovest del Pakistan (NWFP),
L. considerando che nell'AJK il sisma ha causato in pochi istanti oltre 75 000 vittime, che sono poi diventate 88 000, 6 000 delle quali nel Jammu e Kashmir indiano; che sul versante pakistano esso ha causato decine di migliaia di feriti e milioni di sfollati, costretti a sopravvivere con il minimo indispensabile e senza una dimora fissa, un lavoro, cure sanitarie e istruzione; che decine di città e villaggi sono state in parte o totalmente distrutte, l'agricoltura è stata devastata, l'ambiente contaminato e che i livelli di sviluppo hanno subito una grave battuta d'arresto,
M. considerando che sia le forze armate nazionali che i gruppi armati dell'opposizione coinvolti nella disputa del Kashmir dovrebbero rispettare le Convenzioni di Ginevra del 1949 e il diritto umanitario internazionale in vigore, che vietano gli attacchi contro i civili, e che le gravi violazioni di tali disposizioni costituiscono crimini di guerra che gli Stati sono tenuti a perseguire,
N. considerando che negli ultimi dieci anni più di 2 000 soldati hanno perso la vita sul ghiacciaio del Siachen e che il cessate il fuoco in vigore nella regione del Siachen dal novembre 2005 va accolto con favore,
Introduzione
1. sottolinea che l'India, il Pakistan e la Cina (cui il Pakistan ha ceduto la regione del Trans-Karakorum nel 1963) sono partner importanti dell'Unione europea, e che l'India gode dello status di partner strategico; ritiene che un costante impegno dei governi di India e Pakistan, che coinvolga le persone che vivono in tutte le parti dell'ex Principato, rappresenti il miglior modo per trovare congiuntamente una soluzione al perdurante conflitto lungo la LdC; ritiene tuttavia che l'Unione europea possa apportare il proprio contributo, viste le sue passate esperienze positive di risoluzione dei conflitti in un contesto multietnico, multinazionale e multiconfessionale; propone pertanto che la presente risoluzione, ma anche qualsiasi riunione che possa derivarne, siano parte di un'esperienza condivisa, da cui anche l'Unione europea può trarre insegnamento; ribadisce l'importanza del sostegno costante dell'UE a India e Pakistan nella messa in atto del processo di pace del 2004;
2. richiama l'attenzione sul fatto che l'India è la più grande democrazia laica del mondo e che ha sviluppato strutture democratiche a tutti i livelli, mentre il Pakistan tuttora non applica pienamente la democrazia dell'AJK e deve ancora compiere passi avanti in direzione della democrazia nel Gilgit e Baltistan; osserva che entrambi i paesi sono potenze nucleari al di fuori del trattato di non proliferazione nucleare; sottolinea che, mentre la dottrina nucleare dell'India poggia sul principio del "no first use", il Pakistan deve ancora prendere un impegno di questo tipo; osserva altresì che il Presidente Musharraf non è stato in grado di tener fede all'impegno assunto nel 1999, allorché affermò che le forze armate non avevano alcuna intenzione di restare al potere più a lungo di quanto fosse assolutamente necessario per preparare la strada ad una vera democrazia in Pakistan;
3. invita i rappresentanti dei governi di India e Pakistan a cogliere l'opportunità offerta dalle dichiarazioni del Primo ministro indiano e del Presidente pakistano per imprimere un nuovo slancio alla ricerca di opzioni atte a potenziare l'autogoverno, la libertà di movimento, la demilitarizzazione e la cooperazione intergovernativa su questioni come l'acqua, il turismo, il commercio e l'ambiente, e per promuovere progressi reali nella ricerca di una soluzione al conflitto del Kashmir;
4. constata che l'impatto del sisma sulla popolazione dell'AJK ha fortemente aggravato il problema delle già scarse risorse per soddisfare le necessità e ha considerevolmente deteriorato il potenziale rafforzamento delle istituzioni e delle capacità; esorta l'Unione europea ad aiutare e a sostenere i kashmiri a tale riguardo;
5. esorta i governi di Pakistan e India a risolvere, nel modo più pacifico possibile, le importantissime questioni in materia di diritto rivierasco riguardanti i principali corsi d'acqua superiori e l'uso dei fiumi che attraversano il Jammu e Kashmir (Indo, Jhelum, Chenab, Ravi, Beas e Sutlej), con riferimento al meccanismo vigente, previsto dal trattato del 1960 per le acque dell'Indo; sottolinea tuttavia che, come ad esempio nel caso della modernizzazione della diga di Mangla, le questioni riguardanti l'approvvigionamento idrico per l'agricoltura, il settore della pesca, il bestiame e la popolazione locale devono continuare ad essere una priorità;
6. rileva l'importanza dell'acqua, della sicurezza e di un approvvigionamento energetico sostenibile e sicuro per la stabilità e la crescita della regione nonché l'esigenza di sviluppare progetti idroelettrici e di irrigazione; ritiene indispensabile che i governi di Pakistan e India proseguano il loro dialogo costruttivo e consultino i rappresentanti dei kashmiri sulle questioni in materia di diritto rivierasco, e li esorta ad adottare un approccio olistico in ordine alle risorse idriche, riconoscendo il nesso fondamentale fra acqua, terra, utilizzatori locali, ambiente e infrastrutture;
7. sottolinea che l'antica cultura del Jammu e Kashmir è un esempio di patrimonio comune condiviso dall'India e dal Pakistan; riconosce e apprezza il pluralismo, il multiculturalismo, il carattere multiconfessionale e le tradizioni secolari dei popoli del Jammu e Kashmir, mantenuti in vita nella parte indiana del Jammu e Kashmir;
Situazione politica: le aspirazioni della popolazione
8. elogia e sostiene l'India e il Pakistan per le iniziative di pace in corso e accoglie con favore il fatto che i colloqui bilaterali, interrotti per tre mesi dopo gli attentati di Bombay del luglio 2006, siano ripresi; sottolinea la necessità che la regione, l'Unione europea e la comunità internazionale sostengano detti colloqui e che vi sia un ulteriore rafforzamento degli scambi concernenti la risoluzione del conflitto, assicurando così un futuro prospero per la popolazione del Jammu e Kashmir e i suoi vicini;
9. ha accolto molto favorevolmente le misure miranti a rafforzare la fiducia messe a punto dall'India e dal Pakistan, che si stanno traducendo, da entrambe le parti, in una certa qual diminuzione della tensione e dei sospettie che hanno permesso, da un lato e dall'altro, la riunificazione delle famiglie dopo anni di separazione; sottolinea che i governi di India e Pakistan dovrebbero compiere grandi sforzi per coinvolgere la popolazione del Kashmir nella risoluzione delle questioni fondamentali;
10. richiama l'attenzione sul fatto che, a seguito della situazione umanitaria successiva al sisma, la popolazione ordinaria del Kashmir sta ora beneficiando sempre più del processo di pace, attraverso gli scambi che hanno luogo e l'impegno politico dei governi sia indiano che pakistano a favore della libera circolazione (per quanto ancora limitata) di persone, beni e servizi fra i due lati della LdC;
11. sottolinea che le crisi e i conflitti degli ultimi anni hanno rafforzato, e non diminuito, l'utilità delle Nazioni Unite e che queste ultime continuano ad essere un importante forum per il dialogo e la diplomazia; ricorda l'elevato numero di risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Kashmir fra il 1948 il 1971, risoluzioni che hanno cercato di incoraggiare sia il governo dell'India che quello del Pakistan a prendere tutte le misure in loro potere per migliorare la situazione e che hanno espresso la convinzione che una risoluzione pacifica del conflitto rappresenti il modo migliore per promuovere gli interessi della popolazione del Jammu e Kashmir, dell'India e del Pakistan; conclude, alla luce di tutto quanto precede e delle successive violazioni di più punti stabiliti nelle varie risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che i presupposti per il ricorso al plebiscito attualmente non sono soddisfatti;
12. ribadisce che, ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 1, del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite, tutti i popoli hanno il diritto inalienabile di autodeterminazione, in virtù del quale possono decidere liberamente del loro status politico e perseguire liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale; ribadisce che, ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 3, ciascuno degli Stati che sono parte del Patto deve promuovere la realizzazione del diritto all'autodeterminazione e rispettare tale diritto, in conformità delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite; osserva ciononostante che tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite sul Kashmir trattano esplicitamente e riconoscono unicamente il diritto dell'ex Principato del Jammu e Kashmir di diventare parte integrante dell'India o del Pakistan; accoglie con favore, nell'ottica di risolvere definitivamente il conflitto del Kashmir – cosa che porterebbe enormi vantaggi all'intera regione – le nuove idee che sono attualmente all'esame nel quadro del Dialogo composito e delle tavole rotonde dell'India (nel cui contesto la riapertura del dialogo da parte del governo indiano con la Conferenza dei partiti per la libertà (APHC) è accolta con particolare favore) e, segnatamente, le idee volte a rendere le frontiere permanentemente irrilevanti, ad instaurare un sistema di autogoverno e a prendere misure istituzionali per una gestione mista e cooperativa; incoraggia con determinazione sia l'India che il Pakistan ad esaminare ulteriormente tali concetti nel quadro di discussioni comuni e con i kashmiri sui due lati della LdC e nel Gilgit e Baltistan;
13. deplora il perdurare della situazione politica e umanitaria in tutte e quattro le parti del Jammu e Kashmir; si compiace tuttavia del ruolo del processo di pace composito, che permette di dirigersi verso una soluzione sostenibile per i kashmiri, basata sulla democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali; sostiene l'approccio della "seconda via" come anche un dialogo più ampio, che coinvolga personalità eminenti, universitari e altri esperti provenienti da tutte le parti del Kashmir, dall'India e dal Pakistan, che formulino suggerimenti pratici in vista di una cooperazione più stretta; si congratula con l'India e il Pakistan per il fatto di riunire tali gruppi e propone che l'Unione europea offra il proprio aiuto concreto ogniqualvolta è invitata a farlo da entrambe le parti e nel quadro del processo di pace composito;
14. deplora tuttavia che il Pakistan sia ripetutamente venuto meno all'impegno di introdurre strutture democratiche serie e rappresentative nell'AJK; constata in particolare la continua mancanza di rappresentanti kashmiri all'Assemblea nazionale del Pakistan, il fatto che l'AJK sia governato attraverso il ministero degli Affari del Kashmir a Islamabad, che il Consiglio del Kashmir sia composto perlopiù da funzionari pakistani e che il segretario generale, l'ispettore generale di polizia, il controllore generale e il ministro delle finanze siano tutti pakistani; disapprova la disposizione della Costituzione provvisoria del 1974 che vieta qualsiasi attività politica che non riconosca l'appartenenza del Jammu e Kashmir al Pakistan e obbliga qualsiasi candidato a un seggio al parlamento dell'AJK a firmare una dichiarazione di lealtà in tal senso; è preoccupato quanto al fatto che la regione del Gilgit e Baltistan non dispone di alcuna forma di rappresentanza democratica;
15. riconosce che il Pakistan si trova in una situazione particolarmente complessa e subisce pressioni provenienti da direzioni diverse; ciononostante:
– deplora fermamente che la mancanza di una volontà politica sufficiente per far fronte alle necessità essenziali, di partecipazione politica e dello Stato di diritto nell'AJK si siano tradotti, dopo il sisma, in una situazione disperata per le donne;
– ricorda la firma dell'accordo di cooperazione di 3a generazione CE-Pakistan nel 2001, il cui articolo 1 prevede il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici quale elemento essenziale, e sollecita l'Unione europea a fare quanto le compete per garantire che detti principi siano osservati al momento di dare esecuzione all'accordo; è quindi particolarmente preoccupato in relazione al fatto che la popolazione del Gilgit e Baltistan sia sotto la diretta amministrazione dell'esercito e non goda di alcuna democrazia;
– vede nell'approvazione del progetto di legge sulla protezione delle donne, inteso a riformare le ordinanze Hudood sull'adulterio e lo stupro, basate sulla Sharia, un passo positivo in direzione di una maggiore protezione dei diritti delle donne in Pakistan, e apprezza l'impegno espresso dal Presidente Musharraf e dai parlamentari riformisti a far passare questi cambiamenti nonostante i tentativi volti a farli fallire; sottolinea ciononostante che appare evidente che il Pakistan deve fare di più per mantenere i suoi impegni nel settore dei diritti umani;
– continua ad essere preoccupato quanto alla difficile situazione in cui si trovano tutte le minoranze della regione;
16. esorta il Pakistan a rivedere il proprio concetto di responsabilità democratica, di diritti delle minoranze e di diritti della donna nell'AJK, elementi che, come ovunque altrove, sono fondamentali per migliorare le condizioni della popolazione e per affrontare la minaccia del terrorismo;
17. esprime preoccupazione quanto alla mancanza di libertà di espressione nell'AJK, ai presunti casi di tortura e di maltrattamenti, di discriminazione nei confronti dei profughi provenienti dal Jammu e Kashmir sotto amministrazione indiana e di corruzione tra i funzionari governativi; invita il governo del Pakistan a garantire che la popolazione dell'AJK possa esercitare i propri diritti fondamentali, civili e politici, senza costrizioni e paura;
18. invita inoltre il Pakistan a garantire lo svolgimento di elezioni libere ed eque nell'AJK, tenuto conto del fatto che le elezioni generali dell'11 luglio 2006 sono state contrassegnate da frodi e brogli elettorali su grande scala, e che i candidati che rifiutavano di schierarsi a favore dell'adesione del Kashmir al Pakistan non hanno potuto candidarsi; invita altresì il Pakistan ad organizzare, per la prima volta, elezioni nel Gilgit e Baltistan;
19. esorta i governi di Pakistan e India a trasformare il cessate il fuoco in vigore dal 2003 nella regione del Siachen in un accordo di pace duraturo, in quanto su questo campo di battaglia che è il più alto del mondo muoiono ogni anno più soldati per ragioni climatiche che di conflitto armato;
20. invita l'Unione europea a sostenere l'India e il Pakistan nella negoziazione di una zona di completo disimpegno nella regione del Siachen, che non porti pregiudizio alla posizione delle due parti, in particolare offrendo assistenza nella fornitura di tecnologie di controllo e di procedure di verifica;
21. invita i gruppi militanti armati a proclamare un cessate il fuoco seguito dal disarmo, dalla smobilitazione e da un processo di reintegrazione; invita i governi di Pakistan e India ad agevolare detto cessate il fuoco;
22. incoraggia il governo Pakistano a chiudere i siti web e le riviste dei militanti; suggerisce ai governi indiano e pakistano di esaminare la possibilità di introdurre una legge contro i discorsi che spronano all'odio;
23. constata che il Jammu e Kashmir amministrato dall'India gode di uno statuto speciale ai sensi dell'articolo 370 della Costituzione indiana, che garantisce alla regione un'autonomia maggiore rispetto ad altri Stati dell'Unione; si compiace delle recenti iniziative adottate nel Jammu e Kashmir per rafforzare la democrazia (ne è prova il tasso di affluenza alle urne del 75% nelle ultime elezioni locali) e dei passi compiuti dal Primo ministro Singh per riaprire il dialogo con l'APHC; osserva tuttavia che nella realtà pratica permangono delle lacune per quanto riguarda i diritti dell'uomo e la democrazia diretta, come dimostra ad esempio il fatto che tutti i candidati a funzioni nel Jammu e Kashmir (come in altri Stati) devono firmare una dichiarazione di lealtà nei confronti della Costituzione dello Stato del Jammu e Kashmir, che afferma l'integrità dell'India; sollecita la commissione nazionale indiana per i diritti dell'uomo (NHRC) ad esercitare pienamente il proprio mandato per quanto concerne qualsiasi violazione, sospetta o comprovata, e la esorta, onde poterle attribuire una credibilità ancora maggiore, a rimediare all'assenza di esperti in materia di diritti dell'uomo nel proprio consiglio di amministrazione; attende con impazienza maggiori progressi in tale ambito e risultati positivi dalle nuove leggi sul lavoro infantile, sulle condizioni della donna e contro la violenza; prende atto con preoccupazione delle informazioni secondo cui numerosi kashmiri sarebbero detenuti senza essere stati debitamente processati; deplora le violazioni documentate dei diritti umani da parte dell'esercito indiano, soprattutto in considerazione del fatto che gli omicidi e gli stupri continuano in un'atmosfera di impunità; nota con preoccupazione che la NHRC non può, ai sensi del proprio statuto, indagare sugli abusi dei diritti umani perpetrati dalle forze di sicurezza indiane; ritiene tuttavia incoraggiante la raccomandazione fatta dalla NHRC secondo cui l'esercito deve nominare ufficiali di alto grado che controllino l'applicazione dei diritti umani fondamentali e il rispetto dello Stato di diritto nelle proprie unità militari, raccomandazione che viene osservata; prende atto dell'impegno assunto dal governo indiano nel settembre 2005 a non tollerare le violazioni dei diritti umani; sollecita il Lok Sabha a prevedere di modificare la legge sulla protezione dei diritti umani in modo da consentire alla NHCR di indagare in modo indipendente sui presunti abusi da parte di membri delle forze armate;
24. si compiace in tale contesto delle dichiarazioni del Primo ministro Singh, il quale chiede tolleranza zero per le violazioni dei diritti umani nel Kashmir, ed invita il governo indiano a porre fine a tutte le prassi di omicidi extragiudiziari, scomparse di persone, torture e detenzioni arbitrarie nel Jammu e Kashmir;
25. invita l'India e il governo dello Stato del Jammu e Kashmir ad abrogare tutte le disposizioni giuridiche che forniscono un'immunità effettiva ai membri delle forze armate e a creare una commissione d'inchiesta indipendente e imparziale sulle gravi violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario da parte delle forze di sicurezza indiane dall'inizio del confitto;
26. sollecita i governi di India e Pakistan a consentire alle organizzazioni internazionali dei diritti umani (quali Freedom House, Amnesty International e Human Rights Watch) di accedere immediatamente e senza restrizioni a tutto il territorio dell'ex Principato al fine di indagare sulla situazione in materia di diritti umani e di elaborare regolarmente relazioni indipendenti sull'argomento; sollecita entrambi i governi ad impegnarsi pubblicamente a cooperare pienamente con dette organizzazioni internazionali dei diritti umani;
27. riconosce le difficili condizioni di vita di taluni gruppi, come i Pandit della Valle del Kashmir, fatti sfollare a forza; esorta ad affrontare la discriminazione nei confronti di questi e di altri gruppi, soprattutto sul mercato del lavoro; propone che tali gruppi si dotino di commissioni costituite di rappresentanti da loro eletti, assicurandosi che le donne e le persone sotto i 25 anni siano adeguatamente rappresentate;
28. suggerisce che l'India esamini il successo ottenuto con l'istituzione nel Ladakh dell'"Autonomous Hill Council", nel 1993; auspica che la strada commerciale Kargil-Skardu possa essere ripristinata quale parte del processo di applicazione delle misure miranti a rafforzare la fiducia e che la regione del Ladakh e quelle settentrionali, attualmente divise, siano collegate da punti di attraversamento analoghi a quelli già creati altrove lungo la LdC;
29. si compiace in particolare del generale aumento del numero dei visti rilasciati per viaggiare fra l'India e il Pakistan, e della riapertura della linea di autobus Srinigar-Muzaffarabad; nota che, in base agli ultimi dati, il suo uso è stato limitato a meno di 400 persone per le due parti della LdC; invita le autorità indiane e pakistane a diminuire le restrizioni relative al rilascio dei permessi di viaggio;
30. si congratula con l'India per gli sforzi compiuti a favore dello sviluppo socioeconomico del Jammu e Kashmir attraverso pacchetti speciali di misure per lo Stato, l'accento posto sulla creazione di posti di lavoro e provvedimenti destinati a promuovere il turismo nel Jammu e Kashmir, e propone di esaminare il modo in cui il (futuro) partenariato UE-India potrà contribuire alla creazione di posti di lavoro basati sulle qualifiche, soprattutto per le donne e i giovani; incoraggia l'Unione europea ad appoggiare le iniziative delle ONG locali, consistenti in progetti volti a creare capacità produttive e di commercializzazione incentrati sulle donne; ritiene che l'Unione europea potrebbe affrontare il problema delle pari opportunità aumentando gli scambi di prodotti che tradizionalmente forniscono sostentamento alle donne, quali i tessili e l'artigianato, e facilitando gli scambi di servizi nei settori che impiegano le donne; raccomanda che le relazioni economiche fra Unione europea e Pakistan vengano rafforzate in modo analogo;
Lotta contro il terrorismo
31. riconosce che, se non viene posto fine al terrorismo, non ci può essere un autentico progresso verso una soluzione politica o nel miglioramento della situazione economica della popolazione in tutto il Jammu e Kashmir; prende atto che, pur essendo stato registrato durante gli ultimi cinque anni un calo costante nel numero delle vittime degli attacchi terroristici, le attività dei gruppi terroristici in costante mutamento, quali il Lashkar-e-Taiba e l'Harakat ul-Mujahedeen, che hanno le loro basi nell'AJK, hanno causato centinaia di morti nel Jammu e Kashmir amministrato dall'India e altrove;
32. deplora le violazioni documentate dei diritti umani da parte del Pakistan, anche nel Gilgit e Baltistan dove nel 2004 avrebbero avuto luogo violenti tumulti, e i fin troppo frequenti incidenti di terrore e violenza provocati da gruppi di militanti armati; sollecita il Pakistan a rivedere il suo concetto di diritti fondamentali quali la libertà di espressione, la libertà di associazione e la libertà di culto nell'AJK e nel Gilgit e Baltistan, e prende atto con preoccupazione dei casi di tortura e detenzione senza un giusto processo denunciati da associazioni dei diritti umani come Amnesty International; esorta fermamente tutte le parti in causa a fare il possibile per porre fine a tali violazioni; si compiace dell'impegno pubblicamente contratto dal Pakistan di frenare l'infiltrazione, attraverso la LdC, di militanti che operano fuori del territorio controllato dal paese, ma ritiene che quest'ultimo debba adottare misure molto più severe ed efficaci; sollecita un impegno continuo e determinato del Presidente Musharraf per combattere il terrorismo, impegno che, com'è risaputo, comporta sfide enormi; approva e sostiene l'invio di aiuti multilaterali e bilaterali degli Stati membri dell'Unione europea per assistere il Pakistan nella sua lotta contro il terrorismo e nel suo deciso tentativo di migliorare le condizioni di vita degli abitanti dell'AJK e del Gilgit e Baltistan; invita inoltre il governo pakistano e gli Stati membri dell'Unione europea ad intensificare gli sforzi volti ad individuare e ad arrestare le potenziali reclute terroriste che giungono in Pakistan dagli Stati membri dell'Unione europea; si compiace che sia stato recentemente creato dai due governi un comitato congiunto – il meccanismo congiunto India-Pakistan sul terrorismo – per combattere il terrorismo e condividere informazioni, e prende atto che la prima riunione del gruppo si è tenuta il 6 marzo 2007 a Islamabad;
33. sostiene con fermezza le raccomandazioni del Gruppo internazionale di crisi dell'11 dicembre 2006, che invitano il Pakistan a disarmare gli attivisti, a chiudere i campi di formazione dei terroristi, a porre fine al reclutamento e all'addestramento di terroristi nel suo territorio, e a far cessare il flusso di denaro e di armi destinato ai talebani e ad altri attivisti stranieri o locali in territorio pakistano;
34. riconosce e sostiene l'aspirazione della popolazione del Kashmir a vedere ridotta significativamente la presenza militare sui due lati della LdC; fa tuttavia notare che una smilitarizzazione effettiva può avere luogo solo in parallelo con un'azione efficace volta a neutralizzare la minaccia di infiltrazioni, nel Jammu e Kashmir, di gruppi di attivisti operanti al di fuori del Pakistan, e in parallelo con misure miranti a rafforzare la fiducia e consistenti, ad esempio, nel porre fine alle recriminazioni reciproche, nel rendere pienamente operativi la linea di autobus Srinagar-Muzaffarabad, i collegamenti commerciali e le comunicazioni, e nel porre in atto altre misure definite di comune accordo con i kashmiri di entrambi i lati, e osserva l'impatto positivo che ciò avrà sulla salute mentale e il senso di sicurezza di tale popolo, in particolare nei bambini e nei giovani; sottolinea che solo iniziative nuove, rivolte al futuro, potrebbero attivare un circolo virtuoso;
Misure miranti a rafforzare la fiducia
35. accoglie favorevolmente i segni più recenti dei rinnovati sforzi – compresi notevoli cambiamenti politici – compiuti dai governi pakistano e indiano per risolvere la controversia del Kashmir;
36. si compiace in particolare delle iniziative prese a favore del ricongiungimento delle famiglie divise dalla LdC, con l'apertura di cinque punti di attraversamento della stessa; è cosciente del fatto che l'apertura di tali punti di attraversamento è stata molto lenta e non adeguata all'urgenza della situazione in loco; incoraggia ed auspica tuttavia una maggiore frequenza degli attraversamenti; vorrebbe inoltre che tale possibilità fosse estesa a tutti i cittadini, da entrambi i lati, e raccomanda all'India e al Pakistan di mettere a punto misure per facilitare tutti gli spostamenti, sia in seno all'ex Principato che a livello internazionale, avvalendosi di procedure amministrative e consolari accelerate;
37. ritiene essenziale aumentare la frequenza degli scambi lungo la LdC, a tutti i livelli della società civile e in tutti i campi; propone l'elaborazione di programmi di scambio fra associazioni di giuristi, scuole e università, compresa un'università comune con un campus da entrambi i lati della linea di separazione; propone, per contribuire a ridurre il livello di reciproco sospetto tra gli eserciti delle due parti, l'avvio di un dialogo fra i militari;
38. raccomanda di esaminare la costituzione di una cellula comune di monitoraggio India-Pakistan per la condivisione dei dati sui fenomeni meteorologici e sull'attività sismica, in modo da poter dare un allarme tempestivo sulle catastrofi naturali che possono avere origine da entrambi i lati della LdC;
39. raccomanda, a livello politico, la creazione di una commissione parlamentare mista indopakistana intesa a rafforzare gli scambi e il dialogo parlamentari; analogamente, propone la creazione di gruppi di lavoro misti in seno alle autorità governative locali, per esaminare questioni relative al commercio e al turismo;
40. incoraggia le imprese dell'Unione europea a riconoscere il potenziale di tutto il Kashmir in termini di investimenti e di turismo, e, in particolare, l'esistenza di una manodopera fortemente motivata; suggerisce che le imprese europee costituiscano joint venture con società locali e che siano creati regimi assicurativi di investimento per incrementare la fiducia degli investitori; invita tutte le parti a sostenere e a favorire la rappresentanza delle camere di commercio rispettive alle fiere commerciali internazionali nell'Unione europea, onde permettere loro di promuovere i loro prodotti destinati all'esportazione;
41. sostiene ulteriormente l'appello lanciato al Pakistan di sviluppare le risorse umane investendo nell'istruzione superiore, comprese le scuole professionali e i collegi tecnici nelle zone sotto amministrazione federale, anche nelle aree del Gilgit e Baltistan del Kashmir;
42. fa osservare che l'India è il maggiore beneficiario del Sistema delle preferenze generalizzate (SPG); sollecita la Commissione a riesaminare automaticamente l'SPG+ e altre misure commerciali appropriate non appena si verificano disastri naturali di vaste proporzioni, come i terremoti; accoglie favorevolmente l'impegno preso da tutti gli Stati dell'Asia del sud nel quadro dell'Associazione per la cooperazione regionale dell'Asia del sud (SAARC) di adoperarsi in modo efficace per fare della Zona di libero scambio dell'Asia del sud una realtà politica ed economica che massimizzerà i vantaggi per le tre parti del Jammu e Kashmir, e invita il governo del Pakistan a porre termine al sistema della "lista positiva"; si compiace del fatto che, sebbene gli scambi commerciali fra i due paesi abbiano fluttuato nel corso degli ultimi 10 anni, il livello globale degli scambi ufficiali fra India e Pakistan sia passato da 180 milioni di dollari USA nel 1996 a 602 milioni di dollari USA nel 2005, e che questa tendenza abbia la possibilità di continuare e debba essere incoraggiata, visto che il livello elevato del commercio informale indica la presenza di un potenziale commerciale latente fra i due paesi;
43. sottolinea il notevole potenziale del turismo ai fini di un rafforzamento dell'economia locale; esorta pertanto i governi degli Stati membri dell'Unione europea a seguire da vicino la situazione della sicurezza nella regione, con lo scopo di fornire informazioni e consigli di viaggio aggiornati e coordinati a quanti desiderano visitare il Jammu e Kashmir;
Impatto del sisma dell'8 ottobre 2005
44. insiste sul fatto che il sisma ha avuto un impatto enorme sulla vita dei kashmiri, da entrambi i lati della LdC, e che la gravissima situazione umanitaria ha deteriorato la fragile capacità istituzionale nel territorio dell'AJK e della NWFP; sottolinea che attualmente la sopravvivenza quotidiana è di gran lunga la principale priorità per la popolazione;
45. deplora il fatto che, oltre alle ingenti perdite di vite umane, l'AJK abbia subito danni materiali incalcolabili alle infrastrutture (ospedali, scuole, edifici pubblici, vie di comunicazione) e a quelli che in molti casi erano istituzioni e servizi di base già fragili;
46. è profondamente rattristato per il fatto che il sisma ha avuto un impatto sproporzionato sui bambini: 17 000 vittime, in base ai dati dell'UNICEF; è fortemente preoccupato quanto alle notizie relative ad un traffico di bambini venutosi a creare dopo il sisma e invita il governo del Pakistan ad affrontare specificamente la questione dei diritti e della protezione dei bambini nell'AJK e nel Gilgit e Baltistan, nonché ad affrontare il traffico di bambini con più efficacia;
47. richiama l'attenzione sulla drammatica situazione degli sfollati interni e delle persone che si trovano in una situazione di bisogno grave e persistente come conseguenza del sisma; plaude, in mancanza di una convenzione sui diritti degli sfollati interni, agli "orientamenti dell'ONU", che offrono la base per una risposta umana ai trasferimenti forzati, che rappresentano un'insidiosa aggressione ai diritti dell'uomo, e chiede che tutte le autorità competenti che hanno un interesse nel Kashmir rispettino tali principi; invita il governo del Pakistan a fare tutto ciò che è in suo potere per attribuire, al più presto, terre agli abitanti di quei villaggi che sono scomparsi negli smottamenti, affinché possano ricostituirsi in quanto villaggi e ricostruire strutture abitative permanenti; raccomanda vivamente all'Unione europea di prestare un'attenzione costante ai principi di cui sopra, nonché a questioni più ampie di democrazia, giustizia e diritti umani nelle quattro parti del Kashmir; osserva che i campi profughi di lunga permanenza, da entrambi i lati della LdC, dovrebbero essere smantellati e che si dovrebbe riservare un'attenzione adeguata alla protezione, alle necessità e all'integrazione sociale dei loro occupanti, i quali dovrebbero essere autorizzati a fare rientro a casa o essere reinsediati in modo permanente; rileva che la comunità internazionale dovrebbe offrire assistenza a tal fine;
48. evidenzia che il disastro ha interessato una regione già indebolita dai conflitti e dal terrorismo, in cui le istituzioni fondamentali e la stabilità regionale sono state costantemente minate dalla criminalità organizzata e dall'infiltrarsi, attraverso la LdC, di reti di islamisti radicali che sfruttano il territorio accidentato;
49. è costernato nel constatare che le condizioni di vita di base della popolazione dell'AJK, che erano già ridotte al minimo prima del sisma (cibo, acqua, alloggi, servizi igienici, scuole e ambulatori a malapena adeguati), sono considerevolmente peggiorate a seguito di quest'ultimo; sollecita le autorità interessate, mentre milioni di persone vivono nell'indigenza, a concentrare tutte le loro energie sulla lotta contro la corruzione, che ha ingiustamente sviato il flusso dei finanziamenti dai beneficiari cui era destinato, nonché sulle fastidiose affermazioni secondo cui le organizzazioni terroristiche messe al bando dalle Nazioni Unite opererebbero nella zona dell'AJK colpita dal sisma; invita la Commissione, i governi degli Stati membri, i governi di India e Pakistan e le agenzie di aiuto a continuare a concentrarsi sui bisogni essenziali delle vittime del terremoto;
50. constata che la portata e l'impatto del terremoto hanno avuto un effetto ben maggiore sul lato pakistano della LdC, devastando tutta una parte delle infrastrutture del governo locale e ritardando inevitabilmente i servizi necessari per far fronte all'emergenza; esprime apprezzamento ai governi, agli eserciti e alle popolazioni locali di entrambi i lati della LdC per il loro impegno, la loro determinazione e la loro disponibilità a rispondere alle molteplici sfide che il sisma ha determinato;
Risposta al sisma dell'8 ottobre 2005
51. riconosce che la comunità internazionale, l'India e il Pakistan hanno reagito in modo rapido e positivo al sisma, tenuto conto delle circostanze: i contatti al più alto livello fra India e Pakistan sono stati stabiliti immediatamente e le ONG nazionali e locali hanno risposto in modo adeguato, cooperando con le amministrazioni locali e centrali; raccomanda all'Unione europea di considerare favorevolmente ulteriori richieste di assistenza supplementare per la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma e chiede alla Commissione di fornire informazioni aggiornate sulle richieste già presentate a tale riguardo;
52. prende atto con preoccupazione del fatto che la valutazione preliminare dei danni e dei fabbisogni preparata dalla Banca asiatica di sviluppo e dalla Banca mondiale, cui la Commissione ha contribuito, stimi al 29% la perdita totale di occupazione o di mezzi di sopravvivenza a seguito del terremoto, con ripercussioni su circa 1,64 milioni di persone, metà delle quali di età stimata inferiore ai 15 anni; si compiace del progetto della Commissione "Sostegno al Pakistan per la tempestiva ripresa e ricostruzione dopo il terremoto", dotato di 50 milioni di EUR; sottolinea che tale progetto dovrebbe concentrarsi, nel breve periodo, sulla protezione dei più vulnerabili, sul ripristino dell'attività economica nelle zone colpite, inclusa la ripresa delle piccole imprese e la sostituzione dei beni perduti in agricoltura, creando opportunità occupazionali mediante programmi di formazione e di potenziamento delle competenze; raccomanda che, nel medio e lungo termine, le misure volte a ricostruire e a garantire la sopravvivenza includano i microfinanziamenti e la promozione delle competenze, e sollecita la Commissione a sostenere strategie di questo tipo nel lungo termine;
53. si congratula con tutti coloro che, nei campi di raccolta dei sopravvissuti, hanno contribuito ad individuare le esigenze in fatto di salute pubblica e a soddisfarle; constata che, nonostante le sfide rappresentate dall'approvvigionamento di acqua potabile pulita e dalla fornitura di servizi igienici adeguati nelle situazioni post catastrofe, non sono scoppiate epidemie di malattie trasmissibili con l'acqua; si congratula con il governo pakistano per aver fornito alloggio e provviste a più di due milioni di sfollati al fine di sostenerli durante l'inverno e si congratula con l'India che ora rialloggia le 30 000 persone che si sono ritrovate senza tetto sul lato indiano della LdC; è preoccupato in relazione alle informazioni secondo cui migliaia di persone vivrebbero tuttora nelle tende, come ha potuto osservare la delegazione del Parlamento per le relazioni con la SAARC in visita nell'AJK dal 15 al 22 dicembre 2006;
54. osserva che, nei giorni che sono seguiti al disastro, il Pakistan ha creato una Commissione federale di soccorso incaricata di coordinare le operazioni di ricerca, salvataggio e assistenza; deplora tuttavia che il Pakistan non abbia potuto accettare gli elicotteri offerti dall'India a causa della cittadinanza dei piloti, né la proposta di intraprendere operazioni di soccorso comuni lungo la LdC, di inviare gruppi di soccorso medico e di riparare le infrastrutture di telecomunicazione, tutte misure che avrebbero potuto contribuire in modo significativo a ridurre il numero delle vittime; si rammarica, pertanto, che il sisma non sia stato l'occasione per mostrare la volontà politica di dare la priorità ai bisogni umanitari della popolazione del Kashmir e di superare le divergenze politiche;
55. si compiace dell'assistenza finanziaria offerta con tanta rapidità dagli Stati vicini del Pakistan (India, Cina, Iran, Afghanistan) e, ad un livello regionale più ampio, dalla Turchia e dall'Organizzazione della Conferenza islamica (OCI), nonché da tutta la comunità internazionale; si congratula con la Commissione europea, in particolare con la DG ECHO già presente in Pakistan, per la sua risposta immediata ed efficace; esorta i donatori a consegnare quanto prima l'assistenza promessa;
56. si congratula in particolare con la Commissione per il suo programma di finanziamento rinnovabile in risposta al sisma, programma che ha fornito 48,6 milioni di EUR e che viene eseguito in compartecipazione con le ONG, la Croce Rossa e le agenzie delle Nazioni Unite; chiede un costante impegno dell'Unione europea in vista della ricostruzione in Kashmir;
57. deplora che il governo pakistano abbia insistito affinché tutte le etichette indiane venissero rimosse dall'aiuto umanitario fornito dall'India prima della sua distribuzione;
58. evidenzia il fatto che, nei giorni successivi al sisma, la reazione, inizialmente esitante, dell'esercito pakistano ha creato un grande vuoto in termini di copertura delle necessità, vuoto di cui hanno approfittato sul terreno organizzazioni militanti come la Jamaat-i-Islami e la Jamaat-ud-Dawa, ribattezzata Lakshar-e-Tayyaba (riconosciuta come organizzazione terroristica e, in quanto tale, messa al bando dal governo Musharraf nel 2002), che si sono rapidamente trasformate, de facto, in fornitori di cibo, alloggio e istruzione per i bambini, e assistenza per le vedove; è molto preoccupato in relazione al fatto che ciò abbia potuto rafforzare, agli occhi della popolazione locale, la credibilità di questo tipo di gruppi polarizzatori, compromettendo ulteriormente qualsiasi opportunità per un'autentica rappresentanza democratica;
59. esorta i governi di India e Pakistan, così come la comunità internazionale, a fare il possibile per applicare misure di sicurezza e controllare da vicino l'utilizzo delle risorse concesse;
60. si compiace vivamente dell'accordo storico del 2 maggio 2006, volto a rianimare gli scambi commerciali attraverso la LdC che separa le regioni divise del Jammu e Kashmir, grazie all'avvio di un servizio di trasporto su camion sul tragitto Srinagar-Muzaffarabad, nonché di un secondo servizio di pullman attraverso il Kashmir inteso a collegare Poonch nel Jammu e Kashmir con Rawalakot nell'AJK; suggerisce la creazione di una rete stradale tra Jammu e Sialkot e il Gilgit e Baltistan; suggerisce altresì l'introduzione di un collegamento ferroviario tra Jammu e Srinagar, e il miglioramento della strada che collega le due città; si compiace dell'impegno assunto il 23 maggio 2006 dal Primo ministro Singh di creare le condizioni per una maggiore libertà di scambio e di circolazione con confini meno rigidi onde creare un clima favorevole in vista della risoluzione della questione del Kashmir; esorta fermamente le due parti ad aumentare con rapidità il volume degli scambi ufficiali; esorta altresì a pervenire rapidamente ad un accordo sulle modalità del trasporto stradale di merci, mettendo l'accento su una semplificazione massima di tali modalità; suggerisce l'elaborazione di un piano di sviluppo commerciale integrato, con parecchie unità di trasformazione di prodotti agricoli, catene del freddo, servizi di piccoli container e servizi di autotrasporto;
Conclusioni
61. esorta l'Unione europea e le sue istituzioni a far sì che la drammatica situazione della popolazione del Jammu e Kashmir non venga dimenticata e ad assicurare che i programmi di aiuto e gli altri programmi di assistenza siano elaborati ed eseguiti nella prospettiva di creare istituzioni e di una ricostruzione a lungo termine;
62. sottolinea che, come dimostra l'esperienza della stessa Unione europea, il rafforzamento degli scambi commerciali bilaterali è uno degli elementi chiave che consentono di migliorare le relazioni fra paesi; ritiene che, nel caso del Jammu e Kashmir, gli scambi attraverso la LdC siano di particolare importanza per generare crescita economica e sviluppo, nonché per sbloccare il potenziale economico della regione; raccomanda di attribuire la priorità ai progetti di sviluppo dei trasporti e delle infrastrutture;
63. sostiene fermamente il proseguimento delle iniziative da parte delle istituzioni politiche di entrambe le parti, a tutti i livelli, ed esorta queste ultime ad attribuire la priorità alle necessità, sia materiali che istituzionali, della popolazione del Kashmir, cosicché i suoi svantaggi politici, economici, sociali e culturali possano essere colmati; raccomanda all'Unione europea di tenersi a disposizione per far fronte alle richieste dell'uno o dell'altro governo;
64. riconosce la validità del lavoro intrapreso dalle delegazioni della Commissione a Islamabad e New Delhi;
65. constata che i disastri naturali creano talvolta le condizioni politiche per il ripristino della pace, che la natura non conosce frontiere e che soltanto se compiono insieme un'azione sostenibile il Pakistan e l'India possono offrire alla popolazione del Kashmir la speranza di ricostruirsi un futuro;
66. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea, ai governi della Repubblica dell'India, della Repubblica islamica del Pakistan, alle autorità competenti o ai governi del Jammu e Kashmir sotto amministrazione indiana e pakistana, alla Repubblica popolare cinese e alle Nazioni Unite.
Traduzione esterna
MOTIVAZIONE
Contesto
1. Da oltre cinquant'anni, la difficile situazione in cui versa la popolazione del Kashmir preoccupa la comunità internazionale. A causa di un'imprevista conseguenza dello smembramento del subcontinente indiano, lo storico principato di Jammu e Kashmir – un tempo indipendente e ricco di bellezze naturali – è stato suddiviso tra la Repubblica Islamica del Pakistan e la Repubblica dell'India. Tale divisione, nata dal conflitto, è costata la vita a migliaia di persone e ha prodotto centinaia di migliaia di profughi, molti dei quali sono fuggiti negli Stati membri dell'UE e nell'America del Nord. Costoro non sono rimasti in silenzio, ma hanno invocato la riunificazione del loro amato paese e delle loro famiglie, chiedendo che si ponesse definitivamente fine al conflitto. Nel contempo, l'Unione europea, pur non essendo stata invitata a mediare, si è interessata maggiormente a tutte le questioni che riguardano il subcontinente, vista la crescente importanza di tale regione.
2. A seguito della suddivisione, la Valle del Kashmir, il Jammu, il Ladakh e il ghiacciaio del Siachen sono stati annessi alla Repubblica indiana, con il nome di Stato di Jammu e Kashmir. La Repubblica Islamica del Pakistan ha invece ottenuto il controllo dell'Azad Jammu e Kashmir (AJK) e dei distretti di Gilgit e Baltistan, questi ultimi rinominati "Territori del Nord", in piccola parte ceduti dal Pakistan alla Repubblica Popolare della Cina nel 1963.
3. Successivamente, India e Pakistan hanno combattuto tre guerre per il controllo del Kashmir e vasti contingenti militari sono permanentemente di stanza su entrambi i lati del confine stabilito dagli accordi bilaterali del 1972 e noto come "linea di controllo".
La politica dell'UE e la presente relazione
4. La UE sostiene con forza l'integrazione regionale, la liberalizzazione degli scambi e la cooperazione economica e ha stipulato accordi di cooperazione sia con l'India, attualmente il più grande Stato democratico del mondo, e il Pakistan, divenuto un alleato chiave, vista la diatriba sui confini con l'Afghanistan e l'importanza della lotta contro il terrorismo. Sia India che Pakistan sono potenze nucleari. Il Parlamento europeo è estremamente interessato a tutti gli aspetti che riguardano tali paesi, motivo per cui è stata redatta la presente relazione.
5. La relatrice ha visitato ambedue le sponde della linea di controllo e ha avuto un'intensa serie di consultazioni con esponenti politici di ogni livello (sia al governo che all'opposizione) e in particolare con la Conferenza di tutti i partiti Hurriyat (APHC), ma anche con rappresentanti della società civile, del mondo accademico, delle imprese, delle commissioni per i diritti umani, della diplomazia a livello internazionale e dell'esercito, nonché con persone che vivono nelle strutture per "migranti" e campi profughi, rappresentanti del Consiglio, della Commissione e di ambasciate e numerosi cittadini dell'UE originari del Kashmir. La relatrice ha ricevuto ragguagli alquanto esaustivi dai militari di entrambe le fazioni e considerevole assistenza da parte delle delegazioni della Commissione di Nuova Delhi e Islamabad.
6. Negli ultimi mesi, molti altri membri del Parlamento europeo hanno effettuato visite ufficiali e non ufficiali nel paese, raccogliendo così un corpus di ulteriori informazioni utili per la presente relazione.
Il processo di pace
7. Nonostante il fosco scenario delle persistenti ostilità, cui il mondo esterno ha assistito negli ultimi mesi, significativi progressi verso una soluzione definitiva e pacifica del conflitto sono stati compiuti dai governi dell'India e del Pakistan, con la collaborazione trasversale di ampi settori della popolazione del Kashmir su entrambi i lati della linea di controllo e nelle capitali.
8. Gli sviluppi immediati delle tavole rotonde organizzate in India dal Primo ministro Singh hanno contribuito a ridurre il dissenso relativamente alla questione dei confini. I cinque gruppi di lavoro istituiti a seguito della prima tavola rotonda stanno coinvolgendo tutte le parti interessate – benché alcune componenti irriducibili della Conferenza di tutti i partiti Hurriyat (APHC) si siano rifiutate di prendere parte alle riunioni – affinché promuovano, fra l'altro, la possibilità di una maggiore autodeterminazione nel prossimo futuro.
9. Nonostante l'esistenza, in Pakistan, di talune voci di dissenso a livelli molto alti (sia nell'esercito che nell'amministrazione), il Presidente Musharraf, il Primo ministro e il ministro degli Esteri hanno compiuto passi rilevanti e si sono mostrati aperti allo sviluppo di opportunità comuni.
10. La relazione sostiene pienamente il conseguente dialogo composito e permanente India-Pakistan, che ha dato luogo ad una serie di misure volte a creare fiducia, le quali hanno peraltro permesso a numerose famiglie divise di attraversare la linea di controllo e riunirsi per la prima volta dopo 60 anni.
11. La UE ha accolto calorosamente il comunicato congiunto India-Pakistan sul Kashmir emesso nell'aprile 2005, che ha contribuito a rafforzare l'evoluzione in corso e ha ribadito l'irreversibilità del processo di pace, l'obiettivo di una soluzione non militare al conflitto del Kashmir e i successivi progressi nell'ambito del dialogo.
12. La relazione invita l'UE a continuare a sostenere in ogni modo tali importanti iniziative, che possono estendere la pace a una regione molto più vasta e consolidare organizzazioni quali la SAARC e la SAFTA, con le quali l'UE collabora intensamente.
13. La relazione sottolinea altresì l'elevato valore che il PE attribuisce alla democrazia e ai diritti umani per l'intera popolazione della regione, soprattutto per le vittime del terremoto del 2005 nel Kashmir che ha prodotto un numero elevato di profughi e migranti, e per coloro che non possono esercitare le loro libertà fondamentali e beneficiare della democrazia.
Jammu e Kashmir
14. Nonostante il processo di pace, l'India è tuttora criticata per via della sua consistente presenza militare sulla linea di controllo e accusata di ripetute violazioni dei diritti umani, come documentano molte relazioni ufficiali (e personali) pervenute al PE. Le prove dell'esistenza di almeno un campo di addestramento per terroristi in quella regione rendono più difficile valutare dall'esterno le reali esigenze di difesa, soprattutto considerata la presenza di Al-Qaeda in quella zona. La relazione riconosce e giudica positivo il fatto che lo Stato di Jammu e Kashmir si trovi all'interno della secolare democrazia multireligiosa e multietnica dell'India, ma sottolinea che garantire il rispetto dei diritti umani per tutti, nonostante il conflitto in corso, è fondamentale.
15. La relatrice desidera richiamare l'attenzione sull'esistenza, ormai da molto tempo, dei campi profughi nella regione del Kashmir amministrata dall'India e lanciare un appello affinché venga regolarizzata la situazione degli abitanti di quei campi, che ormai sono divenuti di fatto veri e propri villaggi, anche se privi di uno status ufficiale. Ciò potrebbe in qualche modo contribuire a dare una prospettiva di vita a migliaia di giovani, ai quali occorre garantire il futuro che è stato negato ai loro genitori a causa della storica divisione del paese. Naturalmente, tale concetto si applica anche al Pakistan.
16. Ciononostante, la costituzione dell'India e quella del Pakistan differiscono alquanto in termini di libertà fondamentali e di diritti concessi alle donne, ai bambini e alle minoranze, fattore di cui la relazione tiene pienamente conto.
Azad Jammu e Kashmir
17. Pur deprecando il protrarsi della grave situazione politica e umanitaria in tutti i quattro distretti di Jammu e Kashmir, la relazione richiama in particolare l'attenzione sul deficit democratico nell'Azad Jammu e Kashmir e nel Gilgit e Baltistan, dove il Pakistan è venuto deplorevolmente e costantemente meno al proprio obbligo di creare strutture democratiche valide e rappresentative. La relatrice non ritiene convincente la tesi, spesso reiterata dal Pakistan, secondo cui l'assenza di una rappresentanza del Kashmir presso l'Assemblea nazionale pakistana riflette il fatto che il Pakistan non considera il Kashmir parte della propria federazione, dal momento che il diritto pakistano è in vigore, con qualche occasionale modifica, in tutto l'Azad Jammu e Kashmir e nel Gilgit e Baltistan, in virtù della legge di adattamento del 1° gennaio 2005.
18. Tuttavia, alquanto più significativo appare il fatto che l'Azad Jammu e Kashmir sia governato tramite il ministero per il Kashmir di Islamabad, che il Consiglio del Kashmir sia dominato da funzionari provenienti dal Pakistan e che alcuni esponenti chiave, quali il segretario generale dell'Azad Jammu e Kashmir, il capo della polizia, il ragioniere generale e il segretario alle finanze, siano tutti pakistani. Né si può dimenticare la Costituzione provvisoria del 1974, che vieta qualsiasi attività politica in contrasto con la dottrina vigente nel territorio di Jammu e Kashmir facente parte del Pakistan. La cosiddetta "Legge costituzionale provvisoria" del 1974 ha consentito l'istituzione di molte delle strutture che formano uno Stato autonomo, compresa un'assemblea legislativa eletta tramite consultazioni elettorali periodiche, un primo ministro a capo della maggioranza politica di tale assemblea, un presidente eletto a suffragio indiretto, una magistratura indipendente e amministrazioni locali. Ma si tratta di disposizioni prive di efficacia: i poteri dello Stato restano saldamente in mano al Consiglio dell'Azad Jammu e Kashmir, presieduto dal Primo ministro del Pakistan e costituito in maggioranza da membri del suo governo o di sua nomina. Oltre a ciò, in virtù dell'articolo 56 del testo della costituzione provvisoria di Jammu e Kashmir (redatto a Islamabad dal ministro federale della Giustizia e da quello per il Kashmir), il governo pakistano può destituire qualsiasi governo eletto nell'Azad Kashmir, indipendentemente dall'appoggio di cui esso gode all'interno dell'Assemblea legislativa dello stesso Azad Jammu e Kashmir. Inoltre, come in tutto il territorio pakistano, il Consiglio nazionale islamico dispone di un'autorità prevalente in merito a qualsiasi tipo di legislazione.
Gilgit e Baltistan
19. Per quanto sia grave la situazione nell'Azad Jammu e Kashmir, quella del Gilgit e Baltistan è infinitamente peggiore. Questa zona – la più settentrionale del Kashmir amministrato dal Pakistan – non gode di alcuno status ufficiale o parvenza di rappresentanza democratica.
20. Il Gilgit e Baltistan (rinominato "Territori del Nord" dai pakistani) è governato dal Pakistan. Il Pakistan, secondo il quale l'intera regione di Jammu e Kashmir rientra nel territorio conteso, non ha formalmente proceduto all'annessione dei Territori del Nord. In tal modo, essi non sono né una provincia del Pakistan né parte dell'Azad Jammu e Kashmir. Il consiglio dei Territori del Nord, istituito tempo addietro e millantato come una sorta di "assemblea provinciale", di fatto maschera una totale assenza di identità costituzionale o di diritti civili.
21. La popolazione viene tenuta in condizioni di povertà, analfabetismo e arretratezza. La mancanza perfino dei beni più essenziali è facilmente riscontrabile raffrontando i 25 piccoli ospedali della regione, nei quali lavorano 140 medici (il che si traduce in 1 medico ogni 6 000 persone), con gli 830 ospedali e i 75 000 medici operanti nel resto del Pakistan. Il tasso complessivo di alfabetizzatone è del 33%, con indicatori del livello di istruzione femminile particolarmente bassi. Nel Gilgit e Baltistan esistono soltanto 12 scuole medie e due università regionali, senza alcun istituto di istruzione postlaurea. L'esistenza di un'unica fonte di lavoro, il turismo, a parte il settore pubblico, comporta ovvi problemi. Alcuni abitanti riescono a ottenere un impiego pubblico, ma costoro percepiscono fino al 35% in meno rispetto ai lavoratori non originari del luogo. Non esiste alcun servizio di radiodiffusione a livello locale.
22. Il disastroso terremoto del 2005 non ha fatto altro che esacerbare tali problematiche. Sarebbe del tutto irresponsabile non richiamare l'attenzione su tale situazione o non porre l'accento sul perdurare delle ingiustizie. Per questo motivo, la relazione sottolinea con forza la necessità che il Pakistan riveda il proprio concetto di responsabilità democratica e affronti il problema di soddisfare i bisogni della popolazione nelle zone poste (almeno di fatto) sotto il suo controllo.
La questione del plebiscito
23. La relazione sostiene apertamente il processo di pace attualmente in corso tra Pakistan e India come unica via percorribile.
24. Il Pakistan continua a fare riferimento a vecchie risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU relative al Kashmir per corroborare la propria tesi, secondo la quale si dovrebbe indire un plebiscito per decidere se il Jammu e Kashmir riunificato debba "aderire" all'India o al Pakistan. Tuttavia, la relazione indica che le condizioni stabilite dall'ONU per un siffatto plebiscito non sono state o non possono più essere rispettate dal Pakistan, in quanto la situazione si è modificata.
Conclusioni
In conclusione, la relazione riconosce il patrimonio storico-culturale unico degli abitanti del Kashmir, e la relatrice desidera esprimere tutta la propria ammirazione per la tenacia dimostrata da questa popolazione. Dopo decenni di conflitti e tragedie in una regione così bella e ricca di storia del subcontinente indiano, è incoraggiante assistere all'incontro tra le due grandi potenze, India e Pakistan, e i popoli del Kashmir e constatare che una soluzione pacifica non solo è all'orizzonte, ma sta attualmente prendendo forma, secondo quello che per il Parlamento europeo è un processo consueto che sottoscrive appieno.
Annex
List of UN resolutions on Kashmir (1948-1971)
Resolution 38 (1948) adopted by the United Nations Security Council (hereafter referred to as the Security Council) at its 229th Meeting held on 17 January 1948;
Resolution 39 (1948) adopted by the Security Council at its 230th Meeting held on 20 January 1948;
Draft Resolution presented by the President of the Security Council and the Rapporteur on 6 February 1948;
Resolution 47 (1948) adopted by the Security Council at its 286th Meeting held on 21 April 1948;
Resolution 51 (1948) adopted by the Security Council at its 312th Meeting held on 3 June 1948;
Resolution adopted by the United Nations Commission for India and Pakistan on 13 August 1948;
Resolution adopted by the United Nations Commission for India and Pakistan on 5 January 1949;
Proposal in respect of Jammu and Kashmir made by General A.G.L. McNaughton, President of the Security Council of the United Nations on 22 December 1949;
Resolution 80 (1950) adopted by the Security Council at its 470th Meeting held on 14 March 1950;
Resolution 91 (1951) adopted by the Security Council at its 539th Meeting held on 30 March 1951;
Resolution 96 (1951) adopted by the Security Council al its 566th Meeting held on 10 November 1951;
Resolution 98 (1952) adopted by the Security Council at its 611th Meeting held on 23 December 1952;
Resolution 122 (1957) adopted by the Security Council at its 765th Meeting held on 24 January 1957;
Draft Resolution presented by Australia, Cuba, U.K. and U.S.A. on 14 February 1957;
Resolution 123 (1957) adopted by the Security Council at its 774th Meeting held on 21 February 1957;
Draft Resolution presented by Australia, Columbia, Philippines on 16 November 1957;
Resolution 126 (1957) adopted by the Security Council at its 808th Meeting held on 2 December 1957;
Draft Resolution submitted by Ireland to the Security Council on June 22, 1962;
Statement of the President of the Security Council (French Representative) made on the 18 May 1964 at the 1117th Meeting of the Council (Document No. S/PV. 1117, dated the 18 May l964) summarizing the conclusion of the debate on Kashmir;
Resolution 209 (1965) adopted by the Security Council at its 1237th Meeting held on 4 September 1965;
Resolution 210 (1965) adopted by the Security Council at its 1238th Meeting held on 6 September 1965;
Resolution 211 (1965) adopted by the Security Council at its 1242nd Meeting held on 20 September 1965;
Resolution 214 (1965) adopted by the Security Council at its 1245th Meeting held on 27 September 1965;
Resolution 215 (1965) adopted by the Security Council at its 1251st Meeting held on 5 November 1965;
Resolution 303 (1971) adopted by the Security Council at its 1606th Meeting held on 6 December 1971;
Question considered by the Security Council at its 1606th, 1607th and 1608th Meetings held on 4, 5 and 6 December 1971;
Resolution 307 (1971) adopted by the Security Council at its 1616th Meeting held on 21 December 1971.
PROCEDURA
Titolo |
Kashmir: situazione attuale e prospettive future |
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Numero di procedura |
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Commissione competente per il merito |
AFET |
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Commissione(i) competente(i) per parere |
- |
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Pareri non espressi |
- |
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Cooperazione rafforzata |
- |
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Relatore |
Baroness Nicholson of Winterbourne |
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Relatore sostituito |
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Esame in commissione |
28.11.2006 |
24.1.2007 |
26.2.2007 |
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Approvazione |
21.3.2007 |
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Esito della votazione finale |
+ : 60 – : 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Vittorio Agnoletto, Roberta Alma Anastase, Robert Atkins, Panagiotis Beglitis, Monika Beňová, André Brie, Philip Claeys, Simon Coveney, Véronique De Keyser, Hanna Foltyn-Kubicka, Michael Gahler, Bronisław Geremek, Alfred Gomolka, Richard Howitt, Jana Hybášková, Anna Ibrisagic, Bogdan Klich, Helmut Kuhne, Vytautas Landsbergis, Eugen Mihăescu, Philippe Morillon, Pasqualina Napoletano, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Baroness Nicholson of Winterbourne, Raimon Obiols i Germà, Cem Özdemir, Janusz Onyszkiewicz, Justas Vincas Paleckis, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, Tobias Pflüger, João de Deus Pinheiro, Mirosław Mariusz Piotrowski, Hubert Pirker, Michel Rocard, Raül Romeva i Rueda, Libor Rouček, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jacek Saryusz-Wolski, Marek Siwiec, István Szent-Iványi, Charles Tannock, Inese Vaidere, Geoffrey Van Orden, Ari Vatanen, Kristian Vigenin, Jan Marinus Wiersma |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Laima Liucija Andrikienė, David Casa, Giulietto Chiesa, Alexandra Dobolyi, Andrew Duff, Carlo Fatuzzo, Kinga Gál, David Hammerstein Mintz, Tunne Kelam, Evgeni Kirilov, Jo Leinen, Yiannakis Matsis, Doris Pack, Inger Segelström, Adrian Severin, Jean Spautz, Csaba Sándor Tabajdi |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Sharon Bowles, Philip Bushill-Matthews, Roger Helmer, Sajjad Karim, Elizabeth Lynne, David Martin, Gérard Onesta, Ria Oomen-Ruijten |
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Deposito |
25.4.2007 |
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Osservazioni (disponibili in una sola lingua) |
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