RELAZIONE sugli obiettivi di sviluppo del Millennio - bilancio intermedio

11.6.2007 - (2007/2103(INI))

Commissione per lo sviluppo
Relatrice: Glenys Kinnock


Procedura : 2007/2103(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A6-0220/2007

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sugli obiettivi di sviluppo del Millennio - bilancio intermedio

(2007/NNNN(INI))

Il Parlamento europeo,

–      vista la Dichiarazione del Millennio adottata l'8 settembre 2000, che enuncia gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) in quanto criteri stabiliti congiuntamente dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,

–      viste le successive relazioni sullo sviluppo umano a cura del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP),

–      vista la sua risoluzione del 12 aprile 2005 sul ruolo dell'Unione europea nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM)[1],

–      viste la Dichiarazione di Roma sull'armonizzazione, adottata il 26 febbraio 2003 al termine del Forum ad alto livello sull'armonizzazione, e la Dichiarazione di Parigi sull'efficacia dell'aiuto, adottata il 2 marzo 2005 al termine del Forum ad alto livello in materia di attuazione, allineamento dell'aiuto e risultati (in appresso "la Dichiarazione di Parigi"),

–      vista la dichiarazione congiunta del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: "Il consenso europeo" (in appresso "il consenso europeo per lo sviluppo"), firmata il 20 dicembre 2005[2],

–      vista la comunicazione della Commissione intitolata "Strategia dell'Unione europea per l'Africa: verso un patto euroafricano per accelerare lo sviluppo dell'Africa" (COM(2005)0489),

–      vista la sua risoluzione del 17 novembre 2005 su una strategia di sviluppo per l'Africa[3],

–      visto il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo[4],

–      viste le relazioni annuali del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'attuazione della Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, l'ultima delle quali risale al luglio 2006,

–      vista la relazione "Investing in Development: A Practical Plan to Achieve the Millennium Development Goals" (Investire nello sviluppo: un piano pratico per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio) elaborata dalla Task Force per il progetto Millennio delle Nazioni Unite guidata dal professor Jeffrey Sachs,

–      vista la relazione 2002 sui paesi meno sviluppati presentata dall'UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, intitolata "Sfuggire alla trappola della povertà",

–      viste le relazioni annuali dell'UNICEF sulla condizione dell'infanzia nel mondo e vista la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, del 1989,

–      vista la relazione della Commissione sugli obiettivi di sviluppo del Millennio 2000-2004 (SEC(2004)1379),

–      viste le relazioni annuali di monitoraggio della Banca mondiale (Global Monitoring Reports), l'ultima delle quali è stata pubblicata nell'aprile 2007,

–      vista la relazione 2006 sulla cooperazione allo sviluppo a cura dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la cui ultima versione è stata pubblicata nel marzo 2007[5],

–      viste le dichiarazioni finali e le conclusioni di varie conferenze internazionali, fra cui, in particolare, la Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo tenutasi a Monterrey nel 2002, il Vertice mondiale tenutosi a New York nel 2005, il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nel 2002, la terza Conferenza delle Nazioni Unite sui paesi meno sviluppati tenutasi a Bruxelles nel 2001, la quarta Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio tenutasi a Doha nel 2001, la Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo (ICPD) tenutasi al Cairo nel 2004, la sessione straordinaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi nel 1999 per valutare i risultati conseguiti nella realizzazione degli obiettivi dell'ICPD ("Cairo + 5") e il Forum mondiale sull'istruzione tenutosi a Dakar nel 2000,

–      viste le riserve nazionali espresse da alcuni Stati membri dell'UE nelle dichiarazioni finali e nelle conclusioni delle suddette conferenze,

–      visti gli impegni assunti dall'UE durante il Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 in vista della Conferenza di Monterrey,

–      visti gli impegni assunti in occasione del Vertice del G8 svoltosi nel 2005 a Gleneagles e concernenti l'entità e la qualità degli aiuti e gli aiuti a favore dell'Africa subsahariana,

–      vista la quarta relazione di valutazione del secondo gruppo di lavoro del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, dedicata al bilancio 2007 del cambiamento climatico: impatto, adattamento e vulnerabilità (in appresso "la quarta relazione di valutazione sul cambiamento climatico"),

–      visto il testo definitivo del Rapporto Stern sull'impatto economico del cambiamento climatico,

–      viste le conclusioni cui giungono l'UNDP, il progetto Millennio delle Nazioni Unite e la Banca mondiale nella loro relazione 2006 sull'energia e gli obiettivi di sviluppo del Millennio,

–      visti gli articoli da 177 a 181 del trattato che istituisce la Comunità europea,

–      vista la comunicazione della Commissione intitolata "Gli aiuti dell'UE: dare di più, meglio e più rapidamente" (COM(2006)0087),

–      vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo intitolata "Rafforzare l'impatto europeo: un quadro comune per l'elaborazione dei documenti di strategia nazionale e la programmazione pluriennale comune" (COM(2006)0088),

–      vista la comunicazione della Commissione intitolata "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio – finanziamento dello sviluppo ed efficacia degli aiuti" (COM(2005)0133),

–      viste le conclusione del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 10 e 11 aprile 2006 per quanto riguarda il finanziamento dello sviluppo e l'efficacia degli aiuti dell'UE,

–      vista la comunicazione della Commissione intitolata "Codice di condotta dell'UE in materia di divisione dei compiti nell'ambito della politica di sviluppo" (COM(2007)0072),

–      vista la sua risoluzione del 6 aprile 2006 sull'efficacia degli aiuti e sulla corruzione nei paesi in via di sviluppo[6],

–      vista la sua risoluzione del 15 febbraio 2007 sull'aiuto di bilancio a favore dei paesi in via di sviluppo[7],

–      visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–      vista la relazione della commissione per lo sviluppo (A6‑0220/2007),

A.    rilevando che il 2007 rappresenta il giro di boa rispetto alla data fissata per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (2015) e offre dunque un'opportunità eccezionale per procedere a un inventario di quanto resta ancora da fare,

B.    considerando che nell'Africa subsahariana molti paesi non stanno rispettando i tempi e non raggiungeranno alcuno degli obiettivi di sviluppo del Millennio, e che anche in molti paesi a reddito medio vi sono regioni e gruppi etnici composti da milioni di persone i cui progressi sono insoddisfacenti,

C.    considerando che il Consiglio dell'Unione europea ha improntato i lavori del Vertice del G8 svoltosi a Gleneagles nel luglio 2005 stabilendo, nel maggio 2005, che entro il 2015 lo 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) sarebbe stato destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS), e considerando che l'aumento degli aiuti è una condizione fondamentale per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio,

D.    considerando che secondo il DAC, il Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE, la cancellazione del debito può essere conteggiata ai paesi donatori come contributo APS, sebbene non rappresenti un trasferimento di nuove risorse dai paesi donatori ai paesi beneficiari,

E.    considerando che la riduzione del debito è una delle finalità perseguite nel quadro dell'OSM 8, che mira specificamente ad affrontare in modo globale i problemi di indebitamento dei paesi in via di sviluppo attraverso misure nazionali e internazionali intese a rendere il debito sostenibile a lungo termine,

F.    compiacendosi del fatto che 24 paesi, 18 dei quali in Africa, hanno beneficiato di una cancellazione del debito, ma rilevando che restano necessari molti altri interventi di questo tipo,

G.    considerando che per raggiungere l'obiettivo di sviluppo relativo all'istruzione di base è necessario un aiuto pubblico allo sviluppo dell'ordine di 6,9 miliardi di euro l'anno, laddove l'APS globale in tale ambito si aggira attualmente su 1,6 miliardi di euro, cui l'UE contribuisce con 800 milioni di euro,

H.    considerando che i finanziamenti necessari per raggiungere l'obiettivo di sviluppo relativo alla sanità sono stimati in 21 miliardi di euro l'anno, che i finanziamenti attuali coprono solo il 36% del fabbisogno e che anche anticipando l'aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo dell'UE, nel 2010 i fondi disponibili corrisponderanno solo al 41% dei 21 miliardi di euro necessari, con un buco nei finanziamenti di 11,9 miliardi di euro l'anno,

I.     considerando che, nonostante i notevoli progressi compiuti di recente per rendere universale l'istruzione di base, 77 milioni di bambini in età scolare non frequentano ancora la scuola, e che non è stato raggiunto l'obiettivo di correggere entro il 2005 lo squilibrio di genere nelle scuole elementari,

J.     considerando che i tre OSM del settore sanitario, concernenti la mortalità infantile, la mortalità materna e la lotta contro l'AIDS/HIV, la TBC e la malaria, rientrano fra gli obiettivi che hanno le minori probabilità di essere raggiunti entro il 2015,

K.    considerando che secondo il rapporto 2006 dell'ONU sugli obiettivi di sviluppo del Millennio, nonostante i progressi registrati in alcuni paesi, il tasso d'infezione da AIDS/HIV continua ad aumentare, che le persone infette sono passate da 36,2 milioni nel 2003 a 38,6 milioni nel 2005 (di cui la metà sono donne) e che i decessi riconducibili all'AIDS sono ugualmente aumentati nel 2005, nonostante un maggiore accesso alle terapie antiretrovirali,

L.    deplorando il fatto che, attualmente, oltre il 90% dei fondi per la ricerca medica viene speso per malattie che colpiscono solo il 10% della popolazione mondiale e considerando che, se è vero che i sistemi di brevetto possono aver funzionato come incentivo per la R&S nei paesi sviluppati, ciò non è avvenuto per le malattie trascurate di cui soffrono i poveri,

M.   considerando che, secondo varie stime, nei paesi in via di sviluppo mancano circa due milioni di insegnanti e più di quattro milioni di operatori sanitari e che, nella maggior parte dei casi, non esistono strategie di formazione e assunzione,

N.    dichiarandosi allarmato per la lentezza dei progressi nella lotta contro la malnutrizione e per il fatto che il 27% dei bambini è malnutrito e che il 53% dei decessi di bambini di età inferiore a cinque anni è imputabile alla malnutrizione,

O.    considerando che, sebbene secondo l'UNDP almeno 19 paesi abbiano completato la valutazione dei propri bisogni rispetto agli OSM e altri 55 vi stiano procedendo, nessun paese africano a basso reddito sta attuando le strategie in questione,

P.    deplorando il fatto che dall'indagine di riferimento realizzata nel 2006 per monitorare l'attuazione della dichiarazione di Parigi sono emersi risultati deludenti per quanto riguarda il rispetto degli impegni in materia di armonizzazione, allineamento e titolarità,

Q.    riconoscendo che la Commissione, il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Svezia, l'Irlanda, la Danimarca e la Germania stanno aumentando la quota degli aiuti erogati attraverso il sostegno di bilancio generale,

R.    considerando che la qualità dell'aiuto allo sviluppo è importante quanto la sua entità, tenuto conto della capacità di assorbimento dei paesi,

S.    considerando che i progressi nel raggiungimento degli OSM richiedono azioni radicali per affrontare la cause strutturali della povertà e che sono necessari sistemi commerciali giusti ed equi, basati su un insieme di regole, intesi a promuovere gli scambi e a correggere gli squilibri nel commercio mondiale, in particolare per quanto riguarda l'Africa,

T.    considerando che, nella sua risoluzione sul commercio equo e solidale e lo sviluppo del 6 luglio 2006[8], il Parlamento ha riconosciuto il ruolo del commercio equo per migliorare i mezzi di sostentamento dei piccoli agricoltori e dei piccoli produttori nei paesi in via di sviluppo, in quanto rappresenta un modello sostenibile di produzione che garantisce un reddito al produttore,

U.    considerando che la concessione di un maggiore sostegno al settore privato, in particolare alle piccole e medie imprese, è una delle chiavi per lo sviluppo e la creazione di nuovi mercati così come per la creazione di posti di lavoro,

V.    considerando che il raggiungimento degli OSM è una delle priorità dell'UE e che l'ONU ha riconosciuto il ruolo essenziale delle comunità locali per la realizzazione di questi obiettivi,

W.   considerando che nel mondo circa due miliardi di persone non hanno accesso ai moderni vettori energetici e che nessun paese è riuscito a ridurre sostanzialmente la povertà senza aumentare considerevolmente il consumo energetico,

X.    considerando che il rapporto Stern sull'impatto economico del cambiamento climatico e la quarta relazione di valutazione sul cambiamento climatico hanno dimostrato inequivocabilmente che il cambiamento climatico si ripercuote più gravemente sui paesi in via di sviluppo e che per molte delle comunità più vulnerabili del mondo esso è già una realtà,

Y.    considerando che, secondo le stime preliminari della Banca mondiale, saranno necessari dai 10 ai 40 miliardi di USD l'anno per rendere lo sviluppo dei paesi più poveri "a prova di clima", mentre i contributi al Fondo di adattamento previsto dalla convenzione sul clima non superano i 150-300 milioni di USD l'anno,

Z.    considerando che il 9% della popolazione dei paesi in via di sviluppo vive in Stati fragili interessati da conflitti, ma che in questi paesi si concentrano il 27% delle persone estremamente povere, quasi un terzo della mortalità infantile e il 29% dei dodicenni che non hanno completato l'istruzione di base,

AA. ritenendo che una buona governance e una migliore capacità istituzionale sono essenziali per garantire ai cittadini infrastrutture, sicurezza e i servizi sociali fondamentali,

AB. riconoscendo che la realizzazione degli OSM non rappresenterebbe solo un gigantesco passo avanti per la riduzione della povertà e della sofferenza nel mondo, ma servirebbe anche a dimostrare la capacità del sistema internazionale di fissare e perseguire obiettivi concreti nella prospettiva di un partenariato globale,

AUMENTARE PROGRESSIVAMENTE L'AIUTO

1.     sottolinea che lo scopo primario della cooperazione allo sviluppo è e deve essere la lotta alla povertà; fa rilevare tuttavia che questa lotta non si limita alla crescita materiale e che quindi lo sviluppo della democrazia, la promozione dei diritti umani fondamentali, lo stato di diritto e i principi di giustizia, equità, trasparenza e responsabilità devono essere sempre temi centrali di qualsiasi cooperazione in materia;

2.     ricorda che nel 2005 i paesi del G8 si sono impegnati a Gleneagles a raddoppiare entro il 2010 gli aiuti a favore dell'Africa subsahariana ed esprime disappunto per il fatto che nel 2006, secondo quando indicato dall'OCSE, l'aiuto pubblico allo sviluppo per l'Africa subsahariana, esclusa la cancellazione del debito, è rimasto immutato;

3.     sottolinea che, per onorare gli impegni finanziari assunti nei confronti dell'Africa, i donatori del G8 dovranno stanziare ciascuno, entro il 2010, altri 15 miliardi di euro rispetto al livello dell'aiuto nel 2004, ma che sinora essi sono lontani da tale obiettivo;

4.     plaude al passo compiuto da molti Stati membri dell'UE che hanno cancellato il debito dei paesi in via di sviluppo; esprime tuttavia il timore che queste misure di cancellazione del debito abbiano gonfiato artificialmente di circa il 30%, nel 2006, i dati relativi agli aiuti UE, il che significa che l'anno scorso gli Stati membri hanno destinato lo 0,31% del RNL all'aiuto vero e proprio, mancando quindi l'obiettivo comune intermedio dello 0,33% del RNL;

5.     invita l'Unione europea e il G8 a scorporare dai dati relativi all'APS la cancellazione e riduzione del debito, conformemente al consenso di Monterrey e alle conclusioni del Consiglio dell'aprile 2006;

6.     deplora il fatto che, a metà del periodo di attuazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio, l'aiuto pubblico allo sviluppo fornito dall'UE-15, espresso in termini di percentuale del RNL, sia sceso dallo 0,44% del 2005 allo 0,43% del 2006;

7.     si compiace del fatto che nel 2006 l'aiuto erogato dalla Commissione sia aumentato del 5,7%, arrivando a 7,5 miliardi di euro, il che riflette il miglioramento della capacità di esborso a fronte dei maggiori impegni assunti nel corso degli ultimi anni;

8.     plaude agli Stati membri che hanno raggiunto o superato l'obiettivo di un rapporto APS/RNL pari allo 0,7% e a quelli che stanno aumentando il livello effettivo dell'aiuto, ma si rammarica del fatto che nel 2006 alcuni dei paesi UE-15 abbiano ampiamente mancato l'obiettivo intermedio dello 0,33%;

9.     osserva che uno dei grandi paesi membri del G8, l'Italia, ha mancato di ampia misura l'obiettivo dello 0,33% e che nel 2006 l'aiuto pubblico italiano è stato pari solo allo 0,2% del reddito nazionale, a seguito di un calo del 30% del livello dell'aiuto vero e proprio;

10.   osserva che nel 2006 il Portogallo, che durante la sua Presidenza ospiterà il vertice UE‑Africa, ha raggiunto solo lo 0,21% per quanto riguarda il rapporto APS/RNL;

11.   osserva che i paesi che hanno maggiormente gonfiato i propri aiuti sono l'Austria (57%), la Francia (52%), l'Italia (44%), la Germania (53%) e il Regno Unito (28%); rileva inoltre che la Germania, che detiene sia la Presidenza dell'UE che quella del G8, non avrebbe raggiunto l'obiettivo di un rapporto APS/RNL pari allo 0,33% se non avesse gonfiato il proprio aiuto;

12.   invita tutti gli Stati membri in difetto a rispettare le promesse fatte a Barcellona, Gleneagles e Monterrey e a impegnarsi immediatamente ad aumentare il volume reale dell'aiuto nel 2007; invita altresì la Commissione a sostenere questi Stati membri nell'accurata pianificazione degli aspetti finanziari e organizzativi dei futuri incrementi del livello degli aiuti, onde garantire il raggiungimento dell'obiettivo intermedio UE per il 2010, che fissa la percentuale dell'aiuto allo 0,56% dell'RNL;  

13.   osserva che la revisione di bilancio che inizierà nel 2008 dovrebbe tener conto del ruolo sempre più importante che l'UE riveste sulla scena mondiale e permettere di aumentare la spesa per lo sviluppo; osserva inoltre che, in questo contesto, l'Unione europea potrebbe decidere di ricorrere a nuove forme di finanziamento degli OSM, ad esempio attraverso la Banca europea per gli investimenti (BEI);

14.   invita la Commissione a prepararsi al fatto che, con grande probabilità, il decimo FES non sarà ratificato da tutti i 27 Stati membri entro il 2010 e a provvedere quindi urgentemente per garantire la disponibilità di fondi nel periodo di transizione (2008‑2010);

15.   esorta la Commissione a continuare a cercare fonti di finanziamento innovative e alternative per garantire il finanziamento dei programmi di sviluppo, sottolineando tuttavia che ciò deve avvenire in aggiunta all'impegno di arrivare a destinare lo 0,7% dell'RNL all'aiuto pubblico allo sviluppo;

16.   sollecita gli Stati membri dell'UE a valutare periodicamente i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi APS e accoglie con favore la proposta della Commissione, in base alla quale gli Stati membri dell'UE dovrebbero definire calendari nazionali per assicurarsi di essere sulla buona strada per realizzare entro il 2010-2015 gli obiettivi APS concordati e per migliorare la prevedibilità a lungo termine degli aiuti;

17.   esorta l'UE e il G8 a riconoscere la crescente importanza di nuovi donatori, in particolare la Cina, e ad avviare con essi un dialogo su strategie e criteri dell'assistenza esterna, inclusa l'importanza di applicare le norme e i criteri concordati a livello internazionale per l'attuazione degli aiuti;

18.   invita i paesi del G8 a svincolare gli aiuti dagli interessi economici nazionali e osserva che, nel loro insieme, i paesi del G8 vincolano attualmente il 29% dei loro aiuti ai paesi in via di sviluppo, contro una media del 24% per la totalità dei donatori;

LA RIDUZIONE DEL DEBITO

19.   sottolinea che probabilmente sarà necessaria la cancellazione integrale del debito di 60 paesi affinché essi abbiano qualche possibilità di raggiungere gli OSM e che vi sono molti altri paesi che hanno bisogno di un'ulteriore riduzione del debito, fra cui una serie di paesi con "debiti odiosi", come ad esempio quelli contratti dall'ex regime sudafricano dell'apartheid;

20.   si compiace di quanto constatato dalla Banca mondiale, e cioè che i paesi beneficiari di una riduzione del debito nel quadro dell'Iniziativa per i paesi poveri fortemente indebitati (PPFI) hanno più che raddoppiato, tra il 1999 e il 2005, la propria spesa per programmi di riduzione della povertà;

21.   esorta i paesi ad adempire ai propri obblighi e a utilizzare in modo trasparente e responsabile i fondi resi disponibili grazie alla riduzione e alla cancellazione del debito; sostiene inoltre che la riduzione del debito dovrebbe essere rifiutata soltanto se il parlamento e le organizzazioni della società civile convengono ampiamente sul fatto che i criteri di trasparenza e responsabilità non sono soddisfatti;

22.   sottolinea che la sostenibilità del debito a lungo termine dipenderà da politiche di credito responsabili, dalla predisposizione di finanziamenti sufficienti, dal mantenimento di sane politiche economiche, da una più rigorosa gestione del debito e da un solido obbligo di rendiconto dinanzi all'opinione pubblica e al parlamento per i prestiti assunti, nonché dall'andamento delle esportazioni, e in particolare dalla loro diversificazione;

23.   esorta gli Stati membri che vincolano la riduzione del debito a condizioni strutturali svantaggiose, come le privatizzazioni, le ristrutturazioni settoriali, la liberalizzazione commerciale e finanziaria e il rispetto degli obiettivi macroeconomici del Fondo monetario internazionale (FMI), a porre fine a tale prassi,

24.   invita tutti i donatori e i creditori a rendere facilmente disponibili e accessibili nei paesi partner tutte le informazioni riguardanti i prestiti e la cancellazione del debito e a insistere affinché la stessa trasparenza valga anche per i creditori commerciali;

25.   esorta gli Stati membri a lottare contro la corruzione attraverso interventi "sul fronte dell'offerta", indagando, perseguendo in giudizio e iscrivendo su una lista nera i corruttori, nonché a proteggere i paesi poveri dai "fondi avvoltoio";

26.   invita la Banca mondiale ad accordare maggiori finanziamenti agevolati ai paesi impegnati a conseguire gli OSM;

FINANZIARE LO SVILUPPO UMANO E SOCIALE

27.   sollecita l'UE ad accrescere i propri impegni in termini di aiuto pubblico allo sviluppo per il settore dell'istruzione, allo scopo di colmare il deficit di finanziamenti di 5,3 miliardi di euro, ed esprime il proprio apprezzamento alla Commissione per gli sforzi intrapresi onde ottenere maggiori impegni dai donatori, visto che il problema principale con cui si scontra l'iniziativa rapida Education for All – Fast Track Initiative (FTI) è la mancanza di finanziamenti esterni; deplora tuttavia il fatto che, sebbene gli impegni assunti in occasione della conferenza dei donatori svoltasi a Bruxelles il 2 maggio 2007 dovrebbero consentire la scolarizzazione di un milione di bambini, altri 76 milioni di bambini continueranno a non ricevere un'istruzione;

28.   invita l'UE ad aumentare il proprio contributo all'APS globale destinato alla sanità, che attualmente è del 6,6%, per contribuire a ovviare al deficit di finanziamenti di 11,9 miliardi di euro l'anno rispetto al totale di 21 miliardi di euro stimato necessario per coprire il fabbisogno finanziario nel settore della sanità a livello mondiale; sollecita un sostegno costante, certo e più marcato a favore del Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria;

29.   invita l'Unione africana (UA) a continuare a sostenere la dichiarazione di Abuja del 2001, la quale ribadisce che i paesi dovrebbero destinare almeno il 15% del proprio bilancio alla sanità, ma deplora il fatto che solo due Stati africani abbiano mantenuto tale impegno;

30.   sottolinea che nell'ultimo decennio i governi dei paesi in via di sviluppo hanno compiuto reali progressi per quanto concerne l'aumento degli investimenti nel settore sanitario e dell'istruzione, ma che in alcuni casi le promesse non sono state mantenute; esorta tali governi a fissare un calendario per raggiungere l'obiettivo di investire almeno il 20% del bilancio pubblico nell'istruzione e il 15% nella sanità;

31.   invita la Corte dei conti a verificare nel 2008, attraverso un audit, il rispetto dell'impegno assunto nell'ambito del DCI di destinare entro il 2009 il 20% dell'intero aiuto allo sviluppo della Comunità alla sanità di base e all'istruzione elementare e secondaria;

LE PRIORITÀ IN MATERIA DI SVILUPPO UMANO E SOCIALE

32.   sottolinea che è prioritario garantire l'accesso all'istruzione di base ai bambini "difficili da raggiungere", come quelli che vivono in Stati fragili interessati da conflitti o in regioni remote o i bambini affetti da disabilità, provenienti da famiglie cronicamente povere o emarginati per motivi etnici;

33.   esorta l'UE a occuparsi urgentemente dell'istruzione negli Stati fragili interessati da conflitti, che attualmente percepiscono meno di un quinto degli aiuti mondiali per l'istruzione, nonostante in essi viva più della metà dei bambini del mondo esclusi dall'istruzione, e invita in particolare l'Ufficio per gli aiuti umanitari della Commissione (ECHO) a seguire orientamenti chiari per quanto riguarda il sostegno ECHO all'istruzione in situazioni di emergenza;

34.   invita l'UE ad assistere i paesi nello sviluppo di capacità nazionali per verificare i risultati dell'apprendimento, al fine di garantire che un accesso più vasto all'istruzione comporti anche un'istruzione di qualità;

35.   deplora il fatto che praticamente nessun paese africano sia a buon punto rispetto alla realizzazione degli OSM in materia di sanità infantile e materna;

36.   osserva che, per quanto riguarda la mortalità infantile, i progressi sono più lenti che rispetto ad altri OSM, nonostante la disponibilità di interventi semplici e poco costosi che potrebbero salvare milioni di bambini all'anno; sottolinea inoltre che la terapia di reidratazione orale, le zanzariere trattate con insetticidi, l'allattamento al seno e gli antibiotici comuni per le malattie respiratorie potrebbero evitare circa il 63% dei casi di mortalità infantile;

37.   ritiene che le infrastrutture per l'assistenza sanitaria necessitino di finanziamenti stabili e a lungo termine a carico del bilancio dello Stato, nonché di aiuti internazionali, onde assicurare la realizzazione degli OSM in ambito sanitario quali, ad esempio, la riduzione della mortalità infantile attraverso un rafforzamento della copertura immunitaria, la riduzione della mortalità materna mediante un migliore accesso a professionisti qualificati, il sostegno alla ricerca e allo sviluppo di nuove diagnosi e terapie nonché l'accesso alle stesse, la disponibilità di acqua potabile e di infrastrutture igienico-sanitarie e la realizzazione di progressi significativi per conseguire, entro il 2010, l'obiettivo dell'accesso universale alla prevenzione, alla cura, all'assistenza e al sostegno nel caso dell'HIV/AIDS, della malaria, della tubercolosi e di altre patologie, anche per le popolazioni emarginate e per quelle che sono più esposte alle malattie infettive;

38.   chiede alla comunità di donatori internazionali di coadiuvare i paesi in via di sviluppo nell'elaborazione e nell'attuazione di programmi d'azione generali in materia di sanità, affrontando problemi quali la necessità di garantire un finanziamento sostenibile per le infrastrutture e le retribuzioni in campo sanitario, di investire maggiormente nella formazione e di evitare un'eccessiva "fuga di cervelli" dovuta all'emigrazione di operatori sanitari altamente qualificati;

39.   accoglie con favore la dichiarazione di Johannesburg della terza sessione ordinaria della Conferenza dei ministri della Sanità dell'Unione africana, svoltasi dal 9-13 aprile 2007 e concernente il rafforzamento dei sistemi sanitari ai fini dell'equità e dello sviluppo, che considera un'iniziativa importante per il raggiungimento degli OSM in ambito sanitario; invita l'UE a sostenere gli Stati membri dell'UA nella realizzazione dei programmi che si richiamano a tale dichiarazione;

40.   sollecita l'UE a mantenere un ruolo di capofila per quanto riguarda gli sforzi intesi a promuovere i diritti inerenti alla salute sessuale e riproduttiva, confermando i livelli di finanziamento per l'attuazione del programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD); deplora il fatto che nell'Africa subsahariana si registri il tasso più elevato di mortalità materna, unitamente al tasso più basso al mondo di ricorso alla contraccezione (19%), e che il 30% dei casi di mortalità materna nel continente sia imputabile ad aborti in condizioni insicure;

41.   rileva che le Nazioni Unite prevedono di fissare un nuovo obiettivo nell'ambito dell'OSM 5 relativo all'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva; prende atto pertanto del Piano d'azione di Maputo per l'attuazione del quadro di orientamento continentale 2007-2010 per la salute sessuale e riproduttiva e i diritti ad essa connessi, approvato dalla sessione speciale della Conferenza dei ministri della Sanità dell'Unione africana svoltasi dal 18 al 22 settembre 2006 (Piano d'azione di Maputo);

42.   sottolinea la pressante necessità di affrontare il problema della violenza di genere in tutte le sue manifestazioni, dal momento che la violenza ha un impatto sull'accesso delle bambine all'istruzione e sulla loro salute, oltre ad essere una delle principali cause della pandemia dell'HIV, e quindi a costituire un ostacolo significativo nel cammino verso una maggiore uguaglianza di genere nei paesi in via di sviluppo;

43.   invita la Commissione ad accrescere il proprio impegno nella lotta contro l'HIV/AIDS nei paesi in via di sviluppo e a garantire alle popolazioni più colpite un sempre maggiore accesso, a prezzi abbordabili, ai mezzi e alle politiche di prevenzione, ai trattamenti antiretrovirali e a servizi di assistenza sanitaria (infrastrutture, personale e medicamenti) adeguati alla domanda crescente;

44.   rileva che tutti gli OSM dipendono in maniera cruciale dall'arresto dell'epidemia dell'AIDS e invita la Commissione ad attribuire la massima priorità alla battaglia contro questa pandemia mondiale, patrocinando una risposta più incisiva e completa; rileva che tale risposta deve assicurare l'accesso universale alle misure di prevenzione e cura esistenti, come pure prevedere investimenti adeguati nello sviluppo di un'ampia gamma di tecnologie preventive, tra cui i microbiocidi e i vaccini, e l'accesso universale alle stesse; invita l'UE a farsi promotrice di una maggior partecipazione dell'industria, di un miglior coordinamento dello sforzo scientifico, nonché di politiche e programmi volti ad accelerare la sperimentazione di nuovi vaccini e biocidi;

45.   invita l'Unione europea a stanziare maggiori fondi per assicurare che i progressi nella ricerca di base e nella biomedicina si traducano in nuovi farmaci, vaccini e diagnosi accessibili per le malattie trascurate, a sostenere le fasi di sviluppo della R&S e ad assicurare che le popolazioni dimenticate possano avvalersi dei nuovi prodotti;

46.   chiede all'Unione europea di appoggiare la piena attuazione della Dichiarazione di Doha sull'accordo TRIPS e la sanità pubblica, resa dalla Conferenza ministeriale dell'OMC del 9-14 novembre 2001, e di garantire che i medicinali abbiano prezzi accessibili per i paesi in via di sviluppo che adottano misure in ottemperanza a tale dichiarazione; chiede inoltre all'Unione di prestare assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo per l'attuazione di misure a favore della salute pubblica nell'ambito del diritto dei brevetti;

47.   sottolinea la necessità di una revisione generale dei sistemi esistenti che non riescono a risolvere il problema dell'accesso ai medicinali, il che implica la presentazione di raccomandazioni all'OMC per modificare le norme che disciplinano l'esportazione di medicinali secondo il regime della licenza obbligatoria e che sono conosciute come "la decisione del 30 agosto";

48.   sottolinea che, in base ad alcune stime, per garantire a tutti assistenza sanitaria e istruzione occorre assumere 2 milioni di insegnanti e oltre 4 milioni di operatori sanitari e investire annualmente 10 miliardi di euro nella formazione e nella retribuzione di insegnanti e operatori sanitari di qualità;

49.   invita i governi dei paesi poveri ad assicurare una retribuzione decorosa agli operatori sanitari e agli insegnanti in servizio, di concerto con le loro organizzazioni sindacali;

50.   invita i governi dei paesi poveri a garantire una rappresentanza e una vigilanza parlamentare e civica nel controllo dei servizi pubblici e ad agevolare la partecipazione della società civile e degli enti locali alle attività di pianificazione e alle procedure di bilancio a livello locale e nazionale, inclusi gli accordi e i contratti conclusi con i donatori;

51.   sottolinea che in alcuni paesi il tasso di malnutrizione è in aumento e che, stando alle previsioni, nel 2015 vi saranno nell'intera Africa circa 3,7 milioni di bambini malnutriti in più rispetto ad oggi; invita pertanto l'Unione europea a esaminare la situazione e a valutare se i propri investimenti indiretti permettano di affrontare efficacemente tale problema;

52.   invita i donatori dell'Unione europea a cominciare sin d'ora a riferire in merito ai progressi compiuti nel settore della sicurezza alimentare, delle reti di sicurezza e protezione sociale, della governance, dell'approvvigionamento idrico, delle infrastrutture igienico-sanitarie e della sanità servendosi degli indicatori convenuti a livello internazionale in materia di nutrizione;

LA QUALITÀ DELL'AIUTO E LA CENTRALITÀ DELLA LOTTA CONTRO LA POVERTÀ NELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

53.   insiste sulla necessità che la Commissione e gli Stati membri utilizzino il codice di condotta per il coordinamento tra i donatori per garantire che la spesa e i programmi in materia di sanità e istruzione siano meglio coordinati e assicurare che l'attenzione sia maggiormente focalizzata sui paesi "dimenticati" dagli aiuti (i cosiddetti aid-orphan countries), tra cui i paesi in crisi e gli Stati fragili;

54.   sollecita tutti gli Stati membri a dare piena attuazione alla Dichiarazione di Parigi per migliorare l'efficacia degli aiuti; sottolinea la necessità che l'Unione europea compia ulteriori sforzi in materia di responsabilità reciproca, "gestione autonoma" dello sviluppo da parte dei paesi partner e riforma dell'assistenza tecnica, giacché in questi tre ambiti gli Stati membri del DAC hanno ottenuto risultati carenti secondo la recente indagine di riferimento dell'OCSE sull'attuazione della dichiarazione di Parigi;

55.   invita l'Unione europea ad aiutare i paesi partner a dotarsi della capacità per portare avanti un processo coerente di gestione dello sviluppo, giacché ciò si conferma indispensabile per garantire che tali paesi gestiscano e conducano in maniera giustamente autonoma il proprio processo di sviluppo;

56.   ritiene che i microfinanziamenti costituiscano uno dei più importanti strumenti di lotta contro la povertà, in quanto consentono ai poveri stessi di partecipare attivamente;

57.   ritiene che occorra riportare al centro della politica di sviluppo della Comunità le priorità di genere e i diritti dei bambini in quanto diritti fondamentali e parte integrante dei criteri di buon governo applicati ai sensi dell'Accordo di Cotonou[9] e di altri testi;

58.   accoglie con soddisfazione il partenariato CE-ONU sull'uguaglianza di genere per lo sviluppo e la pace, inaugurato di recente, inteso a garantire che le questioni di genere non siano ignorate in sede di attuazione e riesame della dichiarazione di Parigi;

59.   ritiene che i documenti strategici per la riduzione della povertà e i documenti strategici per paese siano potenzialmente strumenti importanti per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio, ma che vadano elaborati, attuati, controllati e valutati d'intesa con i parlamenti dei paesi ACP e degli Stati membri, con il Parlamento europeo, la società civile e gli enti locali e che debbano essere maggiormente incentrati sul raggiungimento degli OSM;

60.   esprime preoccupazione per la mancanza di flessibilità riscontrata nella programmazione della Commissione, che all'inizio di un ciclo di programmazione definisce un numero limitato di priorità e non permette successivamente di finanziare nuove tematiche, neppure su richiesta diretta dei governi dei paesi partner;

61.   sottolinea che l'obiettivo a lungo termine della cooperazione allo sviluppo deve consistere nella creazione delle condizioni idonee per uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile; rileva a tale proposito la necessità di promuovere partenariati pubblico-privati per la crescita, che prevedano anche misure di sostegno a favore delle piccole e medie imprese, allo scopo di innalzare la produttività e aumentare l'occupazione;

62.   sottolinea l'elevato potenziale degli investimenti diretti esteri per lo sviluppo, la crescita economica sostenibile, il trasferimento di know-how, l'imprenditoria e la tecnologia e la creazione di posti di lavoro; evidenzia a tale proposito l'importanza che rivestono condizioni d'investimento trasparenti, certe e favorevoli, che riducano al minimo gli oneri burocratici per le imprese, rispettino i diritti di proprietà, promuovano la concorrenza e puntino su sane politiche macroeconomiche;

63.   invita donatori e beneficiari a fornire migliori dati per l'attuazione e il monitoraggio degli obiettivi di sviluppo del Millennio;

64.   invita la Commissione a garantire che, all'atto di utilizzare i finanziamenti per opere d'infrastruttura, l'obiettivo della riduzione della povertà resti al centro di tutti i progetti;

65.   riconosce che gli attuali fondi e strumenti dell'Unione europea, quali lo Strumento per le infrastrutture, il Fondo per l'acqua e il Fondo per l'energia, affrontano problemi importanti, ma si chiede se, presi singolarmente o globalmente, essi rappresentino un sostegno significativo a favore degli OMS;

66.   invita l'UE a potenziare i propri partenariati con i paesi in via di sviluppo in modo atto a favorire la responsabilità e gli obblighi reciproci, fissando parametri di riferimento e scadenze affidabili per l'incremento dell'APS, onde consentire ai paesi beneficiari di pianificare l'aumento degli investimenti pubblici;

67.   sottolinea che occorre fare tutto il possibile per conseguire gli obiettivi di sviluppo del Millennio, il che richiede la più ampia collaborazione possibile tra gli interessati, in particolare con i parlamenti nazionali, la società civile e le autorità locali dei paesi in via di sviluppo, nonché con i partner privati;

68.   confida nella possibilità di raggiungere un accordo, in sede di elaborazione della strategia congiunta Africa-UE, che riconosca l'importanza fondamentale di conseguire gli obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015;

Il SOSTEGNO DI BILANCIO GENERALE

69.   insiste sulla necessità che l'Unione europea e i governi dei paesi partner garantiscano che il sostegno di bilancio sarà sempre erogato sotto forma di aiuti settoriali specifici - in cui gli stanziamenti sono destinati a un determinato settore di spesa -, nonché sulla necessità che vengano utilizzati obiettivi connessi con la povertà che misurino direttamente gli effetti delle politiche, piuttosto che le entrate e le uscite di bilancio, e che vengano posti in essere meccanismi e strumenti di verifica atti a garantire che una percentuale adeguata degli aiuti a sostegno del bilancio generale venga impiegata per esigenze di base, in particolare la sanità e l'istruzione; sottolinea che tutto ciò deve essere accompagnato da un sostegno alla creazione di capacità e insiste affinché lo 0,5% del sostegno di bilancio concesso sia riservato esclusivamente agli organismi di sorveglianza della società civile;

70.   invita l'Unione europea ad appoggiare una gestione del sostegno di bilancio generale coerente con gli OSM, ai vari livelli del potere esecutivo e legislativo, e a incoraggiare il controllo del sostegno di bilancio da parte dei parlamenti, della società civile e degli enti locali, onde assicurare un solido e chiaro collegamento tra sostegno di bilancio e conseguimento degli OSM;

71.   chiede che i parlamenti nazionali e la società civile partecipino a un efficace controllo di bilancio, mediante sistemi di tracciatura della spesa pubblica (PETS) con un confronto dettagliato fra "entrate" e "uscite", in base ai criteri del Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE;

72.   chiede all'Unione europea di incrementare la quota degli aiuti erogati sotto forma di un sostegno di bilancio diretto a quei paesi che hanno dato prova di buongoverno e che rispettano i diritti dell'uomo e i principi democratici;

73.   sottolinea che il sostegno di bilancio, nella sua forma comune, è sostanzialmente un tipo di accordo a breve termine tra donatori e governi che di rado ha una durata superiore ai tre anni; invita pertanto i donatori a prolungare la durata dei propri impegni, seguendo eventualmente le linee proposte dalla Commissione per i cosiddetti "contratti OSM", che comportano impegni di sei anni e indicazioni chiare sui termini e le modalità di sospensione dell'aiuto;

74.   invita i paesi a concentrarsi sulle implicazioni del sostegno di bilancio generale per la parità e i rapporti di genere, in quanto un incremento generale dei finanziamenti non risolve necessariamente il problema delle disparità di accesso e di status dei gruppi emarginati, tra cui le donne e i disabili;

LA GOVERNANCE

75.   rammenta che l'accordo di Cotonou prevede un quadro per il dialogo tra l'Unione europea e i paesi ACP sulle questioni relative alla governance e invita l'Unione a rafforzare tale quadro piuttosto che introdurre nuove iniziative, strategie e politiche;

76.   deplora che lo strumento della Commissione per la governance, presentato come incentivo per il sostegno di bilancio, riduca gli OSM a un solo indicatore su 23, mentre altri indicatori, quali la liberalizzazione del commercio, la lotta al terrorismo e l'immigrazione, non sono rilevanti per l'attuazione degli OMS; ritiene che lo strumento per la governance debba concentrarsi sull'impegno del paese partner a dare attuazione agli OMS;

77.   esorta la Commissione a cogliere l'occasione offerta dalla revisione del profilo di governance nel 2008 per ascoltare il parere dei parlamenti e delle organizzazioni della società civile dell'Europa e dell'Africa, come pure degli Stati membri e dei governi africani, e per adeguare di conseguenza il proprio approccio alla governance;

PACE E SICUREZZA

78.   ricorda l'importanza fondamentale della pace e della sicurezza per il conseguimento degli OSM ed esorta pertanto l'Unione europea ad adoperarsi affinché le sue politiche di sviluppo abbiano un impatto positivo sul processo di costruzione della pace;

79.   rammenta l'impegno di integrare la nozione di sensibilità ai conflitti in tutte le politiche e in tutti gli strumenti dell'UE, come auspicato nel programma di Göteborg del 2001 sulla prevenzione dei conflitti violenti, e invita l'Unione europea a dare attuazione ai meccanismi recentemente adottati in materia di prevenzione dei conflitti, quali la strategia UE sulle armi leggere e di piccolo calibro (SALW), il quadro comunitario di orientamento per la riforma del settore della sicurezza e il progetto comune dell'UE per il disarmo, la smobilitazione e la reintegrazione (DSR);

80.   si compiace del fatto che l'80% dei governi di tutto il mondo è ormai favorevole a un trattato sul commercio delle armi ed esorta l'Unione europea a svolgere il proprio ruolo nell'assicurare la conclusione di un trattato internazionale giuridicamente vincolante;

SCAMBI COMMERCIALI

81.   invita l'UE a seguire una strategia coerente per quanto riguarda la propria politica commerciale, la politica della pesca, la politica di cooperazione allo sviluppo e la PAC, onde evitare impatti negativi diretti o indiretti sull'economia dei paesi in via di sviluppo;

82.   sottolinea che la liberalizzazione degli scambi commerciali può rappresentare uno dei più efficaci fattori di crescita economica, sebbene debba essere affiancata, a livello nazionale, da politiche sociali e di ridistribuzione della ricchezza onde ridurre la povertà;

83.   richiama l'attenzione sulle promesse fatte in occasione del round di Doha sullo sviluppo e sulla necessità di regimi commerciali internazionali giusti ed equi, basati su un insieme di norme e intesi a correggere gli squilibri del commercio mondiale, specialmente nel caso dell'Africa; invita l'Unione europea a impegnarsi al massimo per sbloccare lo stallo dei negoziati in ambito OMC;

84.   prende atto delle valutazioni della presidenza del round di Doha attualmente arenatosi, secondo la quale, per agevolare la conclusione di un accordo amichevole, l'Unione europea deve prevedere una riduzione del 70% delle sue sovvenzioni all'esportazione di prodotti agricoli, che perturbano gli scambi commerciali, mentre occorre trovare un accordo anche sulla riduzione delle sovvenzioni e dei dazi doganali affinché i negoziati possano concludersi entro la fine del 2007;

85.   è del parere che il commercio equo costituisca un strumento importante per promuovere uno sviluppo sostenibile, che garantisca un giusto reddito ai produttori dei paesi in via di sviluppo; invita la Commissione a rispondere alla risoluzione del Parlamento europeo sul commercio equo e lo sviluppo con una raccomandazione a sostegno di questo tipo di commercio, come enunciato ai paragrafi 1 e 2 di tale risoluzione;

86.   invita la Commissione a fare in modo che i suoi accordi commerciali contribuiscano alla realizzazione degli OSM, invece di ostacolarla, garantendo in particolare che gli accordi di partenariato economico (APE) costituiscano strumenti per lo sviluppo dei paesi ACP e l'eliminazione della povertà;

87.   ritiene che le disposizioni in materia di proprietà intellettuale - in particolare le disposizioni TRIPS Plus che vanno al di là dell'accordo TRIPS, quali l'esclusività dei dati e le limitazioni dei motivi di ricorso alle licenze obbligatorie - vadano escluse dai negoziati sugli accordi APE e ALS;

88.   ritiene che tutti i paesi ACP debbano avere l'esplicito diritto di scegliere se estendere i negoziati al di là del commercio delle merci; invita la Commissione a garantire che i diritti di proprietà intellettuale e le questioni dette "di Singapore" (politica di concorrenza, appalti pubblici e investimenti) non figurino all'ordine del giorno dei negoziati se i paesi ACP non desiderano trattare su tali tematiche;

89.   prende atto di recenti studi dell'UNCTAD e altri, secondo cui le liberalizzazioni commerciali su larga scala nei paesi meno sviluppati hanno avuto scarsi effetti sugli obiettivi di riduzione duratura e sostanziale della povertà ed hanno invece contribuito a un peggioramento delle ragioni di scambio dei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli africani; invita l'Unione europea ad avviare un'onesta campagna a lungo termine volta ad accrescere realmente la capacità di esportazione di tali paesi attraverso la promozione dell'assistenza tecnica per sviluppare le norme fisiosanitarie, il diritto di proprietà, le competenze imprenditoriali e i programmi per la creazione di valore aggiunto;

90.   chiede alla Commissione di adeguare per quanto possibile le sue politiche in materia di cooperazione e scambi commerciali allo scopo di aiutare i governi dei paesi in via di sviluppo a mantenere e a sviluppare i servizi pubblici, in particolare quelli che garantiscono l'accesso di tutta la popolazione all'acqua potabile, ai servizi sanitari, all'istruzione e ai trasporti;

91.   esige che si tenga pienamente conto del fatto che i paesi ACP sono spesso fortemente dipendenti dalle materie prime, che a loro volta sono particolarmente sensibili alle oscillazioni dei prezzi e alle impennate dei dazi; sottolinea l'importanza della diversificazione e dello sviluppo dell'industria di trasformazione e della piccola e media industria nei paesi in questione;

92.   sottolinea l'importanza di creare capacità per gli scambi commerciali e la necessità di risorse supplementari da parte dell'Unione europea per rafforzare la capacità dei paesi ACP di identificare le proprie necessità e definire le proprie strategie, di negoziare e di favorire l'integrazione regionale, al fine di promuovere la diversificazione e di prepararsi alla liberalizzazione rafforzando la produzione, l'offerta e le capacità commerciali e compensando nel contempo i costi di adattamento, nonché per migliorare la loro capacità di attrarre investimenti;

93.   invita la Commissione a potenziare l'assistenza commerciale onde sostenere la creazione di capacità, che rappresenta un elemento indispensabile affinché i paesi più poveri possano far fronte all'accresciuta concorrenza derivante dalla liberalizzazione dei mercati;

94.   insiste sulla necessità che le risorse finanziarie destinate agli aiuti al commercio integrino quelle stanziate nell'ambito del decimo FES, conformemente alle richieste dei paesi ACP di finanziare l'adeguamento degli APE indipendentemente dal decimo FES e in aggiunta ad esso;

Il CAMBIAMENTO CLLIMATICO

95.   esorta l'Unione europea a continuare a svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere strategie più ecologiche ed efficienti per uno sviluppo sostenibile a bassa emissione di carbonio;

96.   richiama l'attenzione sul fatto che le comunità indigenti dei paesi in via di sviluppo sono quelle che hanno contribuito in minor misura al cambiamento climatico ma che risentiranno più pesantemente dei suoi effetti; invita l'UE a stanziare congrue risorse per consentire ai paesi in via di sviluppo di far fronte all'innalzamento del livello dei mari e alla maggiore intensità e frequenza di fenomeni meteorologici estremi, quali siccità, tempeste, alluvioni, ecc., nonché alle crisi sanitarie, alimentari e idriche che ne conseguirebbero, che metterebbero a repentaglio lo sviluppo e potrebbero determinare migrazioni di ampia portata e costituire minacce per la sicurezza;

97.   chiede all'Unione europea di stanziare congrui finanziamenti per consentire ai paesi poveri di adattarsi al cambiamento climatico e sottolinea che tali risorse non possono essere semplicemente prelevate dalle dotazioni attualmente destinate all'aiuto, ma che dovrebbe trattarsi di pagamenti aggiuntivi e compensativi; ritiene inoltre che una parte sostanziale dei proventi ottenuti dalla messa all'asta delle quote nell'ambito del sistema europeo degli scambi di emissioni e dalla carbon tax vada utilizzata per finanziare lo sviluppo pulito dei PVS;

98.   sottolinea che l'adeguamento non va affrontato soltanto in quanto problema umanitario o in quanto priorità nel mero ambito della convenzione sul clima; fa rilevare che la riduzione dei rischi e le misure dette di "climate proofing", intese a ridurre l'impatto climatico, devono essere integrate nell'agenda generale dello sviluppo, inclusi i documenti strategici per la riduzione della povertà e i documenti strategici per paese;

99.   invita l'Unione europea a introdurre misure d'urgenza per consentire ai paesi poveri di produrre tecnologie brevettate di sviluppo ecologico, per contribuire ad affrontare la povertà energetica e ovviare al problema del rapido incremento delle emissioni nei paesi in via di sviluppo;

100. sottolinea che, sebbene gli OSM non facciano specificamente riferimento all'energia, la fornitura ai poveri di moderni servizi energetici è una premessa fondamentale per il conseguimento di tali obiettivi; rileva che in numerosi paesi in via di sviluppo i requisiti per lo sviluppo delle tecnologie delle energie rinnovabili sono ottimi e che ciò rappresenta una soluzione efficace per far fronte al vertiginoso aumento del prezzo del petrolio e soddisfare il fabbisogno energetico, evitando nel contempo ripercussioni climatiche negative; deplora che l'Unione europea non abbia stanziato risorse finanziarie sufficienti per raccogliere la sfida posta dalla povertà energetica; sottolinea a tale proposito la necessità di intensificare il flusso degli aiuti, come pure di garantire un maggior sostegno agli investimenti privati nelle tecnologie legate alle fonti rinnovabili;    

L'AGENDA POST-OSM

101. sottolinea che raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio significa ridurre della metà, entro un decennio, la percentuale di quanti vivono in condizioni di povertà, il che rappresenta un enorme successo, ma che, nondimeno, centinaia di milioni di persone tra le più povere e le più vulnerabili continueranno ad essere imprigionate nella morsa della povertà cronica;

102. chiede all'Unione europea di fissare una data per la conclusione di un accordo su una strategia per l'eradicazione della povertà dopo il 2015;

103. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati, all'Unione interparlamentare, alle Nazioni Unite e al Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE.

Traduzione esterna

  • [1]  GU C 33 E del 9.2.2006, pag. 311.
  • [2]  GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
  • [3]  Testi approvati, P6_TA(2005)0445.
  • [4]  GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41.
  • [5]  Pubblicata nel marzo 2007, numero ISBN 9789264031050.
  • [6]  Testi approvati, P6_TA(2006)0141.
  • [7]  Testi approvati, P6_TA(2007)0043.
  • [8]  Testi approvati, P6_TA(2006)0320.
  • [9]  Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonu il 23 giugno 2000 (GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3), quale modificato dall'Accordo firmato a Lussemburgo il 25 giugno 2005 (GU L 209 dell'11.8.2005, pag. 27).

MOTIVAZIONE

INTRODUZIONE

Gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) costituiscono traguardi tempificabili e misurabili del partenariato globale. Ma mentre in molte parti del mondo si registrano rilevanti progressi verso il raggiungimento degli OSM, l'Africa subsahariana è da questo punto di vista gravemente in ritardo sulla tabella di marcia, e si presenta come la regione più povera del mondo.

AIUTI

Nel 2005 l'UE a 15 si è impegnata a portare il livello dell'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) allo 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) entro il 2015, fissando come obiettivo intermedio il raggiungimento dello 0,56% entro il 2010. La metà almeno dell'incremento risultante da tale operazione (da 26,5 miliardi a 50 miliardi di euro) è da destinarsi all'Africa. Nella sua valutazione della strategia comunitaria per l'Africa, la Commissione europea ha già indicato che questi obiettivi saranno raggiunti.

Va osservato che nel 2005 l'APS è stato eccezionalmente elevato per via delle operazioni di alleggerimento del debito avviate dal Club di Parigi. Nel 2006 l'aiuto bilaterale all'Africa subsahariana è salito in termini reali del 23%, passando così a 21 miliardi di euro; tuttavia, se si omette dal conteggio la riduzione del debito operata nei confronti della Nigeria, risulta che l'aiuto alla regione è cresciuto del 2% soltanto. Di fatto, le convenzioni di calcolo utilizzate dall'OCSE consentono ai donatori di conteggiare come aiuto il valore nominale del condono, anche se in realtà l'alleggerimento del debito non costituisce un trasferimento di nuove risorse per lo sviluppo. In linea con il Consenso di Monterrey, la riduzione del debito andrebbe stornata da tutte le cifre intese a fornire una rappresentazione chiara dei livelli di aiuto effettivo nei confronti dell'Africa.

È chiaro che gli OSM potranno essere raggiunti soltanto se i paesi più poveri tra quelli in via di sviluppo riceveranno un aiuto migliore e più consistente che possa integrare la mobilizzazione delle risorse interne di quei paesi. È necessario spingere l'ONU, l'Unione Africana, il G8 e l'UE a confrontarsi con le stime attuali, dalle quali emerge che per raggiungere il livello di 18,7 miliardi di euro in risorse reali per l'Africa entro il 2010, i donatori dovrebbero preventivare aumenti nell'ordine di 3,7 miliardi di euro l'anno.

È richiesto inoltre un maggiore impegno a onorare l'accordo della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti, poiché ciò garantirebbe finanziamenti essenziali e prevedibili a lungo termine.

Un altro fattore da considerare è il numero sempre maggiore di paesi donatori non appartenenti al Comitato per gli aiuti allo sviluppo (CAS), tra cui la Russia, la Cina e gli Stati membri della UE non facenti parte del CAS. Bisogna tenere conto del loro coinvolgimento e in particolare dell'influenza di alcuni di questi paesi sulla governance, sulla politica economica e sulla trasparenza.

MAGGIORI RISORSE PER LO SVILUPPO

A partire dal 2008, quando si procederà a una revisione fondamentale della spesa comunitaria, occorrerà prendere in debita considerazione il tema della spesa nel campo dello sviluppo.

Bisogna studiare fonti di finanziamento innovative da utilizzarsi in alternativa e in aggiunta all'APS. Attraverso le obbligazioni dello Strumento internazionale di finanziamento per le vaccinazioni (IFFIm) sono stati raccolti 0,75 miliardi di euro a favore del programma di vaccinazioni messo in atto dalla GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunisation). La Francia, che ha introdotto il contributo sui biglietti aerei, prevede di ricavare con questo sistema 187 milioni di euro all'anno. Otto paesi africani e quattro paesi sviluppati hanno già compiuto i primi passi per introdurre un'analoga tassazione sui voli aerei.

Poiché il bilancio UE e il 10° FES, fissati ormai sino al 2013, presentano incrementi soltanto marginali, è probabile che l'aumento dei finanziamenti dovrà essere convogliato attraverso i pacchetti di aiuti bilaterali degli Stati membri, il che implica una riduzione proporzionale dell'ammontare degli aiuti comunitari relativamente agli aiuti forniti ai singoli Stati membri della UE. Gli Stati membri devono sviluppare strategie che consentano loro di convogliare maggiori risorse finanziarie attraverso la Commissione. Una proposta in tal senso è stata quella di creare un fondo speciale OSM che si occupi di attività tese a ridurre la povertà in tutti i paesi poveri e che sia amministrato in modo trasparente e responsabile.

ALLEGGERIMENTO DEL DEBITO

La promessa formulata a Gleneagles di condonare il 100% del debito dei paesi poveri fortemente indebitati (HIPC) è stata mantenuta. La Sierra Leone è stato il diciassettesimo paese, alla fine del 2006, a raggiungere il punto di completamento dell'iniziativa HIPC. Otto paesi si trovano attualmente al punto di decisione dell'iter e altri otto al punto di predecisione. Lo sgravio del debito ha permesso, in Africa, di reindirizzare 420 milioni di euro verso iniziative di spesa sociale, come l'eliminazione delle tasse scolastiche in diversi paesi.

COMMERCIO

L'Unione africana ha invitato la comunità internazionale a istituire "sistemi di scambio equi e giusti per agevolare l'accesso ai mercati". Viste le negoziazioni dell'UE nell'ambito del ciclo di Doha a favore della creazione di un unico blocco commerciale, risulta chiara la forte capacità dell'Europa di influire sui cambiamenti in questo ambito.

A livello internazionale e a livello dei negoziati per gli accordi di partenariato economico (EPA), è necessario affrontare i problemi che riguardano le condizioni per l'accesso ai mercati, le barriere tecniche al commercio e le norme di origine restrittive, così come i pesanti vincoli alle capacità.

CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti del clima dell'ONU (IPCC) ha rilevato che i paesi più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico sono quelli più poveri, nonostante essi abbiano contribuito in misura marginale a questo specifico problema ambientale.

L'UE ha già affermato il proprio impegno a ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2020, una percentuale che potrà raggiungere il 30% se vi sarà un sostegno nella stessa direzione da parte di altre nazioni industrializzate. Tra il 2000 e il 2005 i donatori hanno incrementato i finanziamenti ai programmi ambientali, ma è necessario rafforzare progressivamente tale impegno al fine di permettere ai paesi poveri e vulnerabili di adattarsi all'innalzamento del livello del mare, alle privazioni, a una maggiore siccità e a condizioni meteorologiche estreme. L'UE dovrebbe altresì collaborare con i paesi in via di sviluppo per realizzare iniziative tese alla mitigazione degli effetti, sostenendo il trasferimento di tecnologie efficienti e pulite per il risparmio energetico e gli investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di carbonio.

ACCESSO ALL'ISTRUZIONE

Stando alla Banca mondiale, i progressi compiuti verso il conseguimento dell'OSM sull'istruzione universale sono incoraggianti, ma per realizzare l'obiettivo entro il 2010 è necessaria l'iscrizione scolastica di altri 50 milioni di bambini africani. Il primo obiettivo OSM sulla parità di genere (colmare il divario di genere), fissato per il 2006, e non è stato raggiunto.

Sia l'UNESCO sia l'FTI o "Fast Track Initiative", l'iniziativa di promozione accelerata dell'istruzione della Banca mondiale, fanno osservare che le strategie devono poter garantire l'accesso al diritto all'istruzione di base ai bambini "difficili da raggiungere"; in questa categoria sono inclusi i bambini disabili, quelli che vivono in regioni periferiche, che provengono da famiglie cronicamente povere o che sono esclusi dall'istruzione a causa dell'etnia.

La qualità dell'istruzione va migliorata. A tale proposito si segnala il monito dell'UNESCO che afferma che per assicurare un'istruzione elementare universale di qualità occorre far crescere il numero degli insegnanti di scuola primaria nell'Africa subsahariana da 2,4 a 4 milioni entro il 2015. Sono altresì necessarie iniziative, da sostenersi a livello internazionale, per aiutare i paesi a costruire la capacità nazionale di seguire e di monitorare i risultati di apprendimento.

I partner internazionali devono ora adoperarsi per colmare il divario esistente fra i finanziamenti a livello mondiale, che si attesta attualmente a circa 5,3 miliardi di euro all'anno. Dobbiamo complimentarci con la Commissione perché nel maggio 2007 riunirà tutti i donatori comunitari con l'obiettivo di definire gli impegni a favore dell'istruzione di base.

ACCESSO ALL'ASSISTENZA SANITARIA DI BASE E LOTTA ALLE MALATTIE

Il numero di cure fornite per determinate malattie è in aumento ma la lotta alla riduzione delle malattie infantili e della mortalità materna procede in modo estremamente lento a causa della forte debolezza dei sistemi sanitari. Milioni di bambini muoiono nonostante sia possibile il ricorso a interventi semplici, economici e preventivi. Allo stesso modo, milioni di donne muoiono di parto o per cause legate alla gravidanza. In Africa, 1 su 6 gestanti rischiano il decesso: un dato scioccante.

Ad aggravare tali problemi si aggiunge anche la migrazione degli operatori sanitari africani. Oxfam ha calcolato che in 12 paesi dell'Africa subsahariana solo il 10 percento della popolazione è coperto dagli operatori della sanità.

Tra il 1990 e il 2002, la spesa sanitaria complessiva è passata dal 4,1 al 5,6% del PIL, ma in alcuni paesi si è registrata una stagnazione della spesa nazionale se non addirittura un'inversione di rotta. Per raggiungere gli OSM legati alla sanità, è necessario colmare ancora un importante deficit rispetto alle esigenze di finanziamento, che la Banca mondiale ha stimato in modo prudente essere comprese tra 18,7 e 37,5 miliardi di euro all'anno. Ancora una volta, il Global Fund chiede l'impegno a un finanziamento sostanziale, prevedibile e a lungo termine.

Oltre il 90% delle risorse sanitarie è impiegato attualmente per curare malattie che interessano il dieci percento soltanto della popolazione mondiale. Se nei paesi sviluppati i sistemi brevettuali hanno fornito un incentivo alla ricerca e allo sviluppo, per le malattie "dimenticate" che affliggono i poveri questo modello non ha funzionato.

Nel 2000-2001 ad Abuja, i governi Africani hanno promesso di spendere almeno il 15% dei rispettivi bilanci per obiettivi legati all'assistenza sanitaria. Da allora, solo un numero esiguo di paesi africani ha posto il sistema sanitario nell'agenda del proprio programma per lo sviluppo e due soltanto, il Botswana e il Gambia, hanno dato concretizzazione agli impegni di Abuja.

UN APPROCCIO AL CONSEGUIMENTO DEGLI OSM BASATO SUI DIRITTI

Il rapporto 2006 sullo sviluppo mondiale affronta il tema dell'equità e dello sviluppo definendo l'ineguaglianza di genere come "trappola archetipica dell'ineguaglianza". Tale ineguaglianza si rispecchia nel ritardo che si registra tra donne e ragazze rispetto a molti degli OSM. La discriminazione radicata nei confronti delle donne continua a costituire uno dei maggiori ostacoli a quel tipo di progresso che dovrebbe consentire la realizzazione degli OSM.

L'Unione africana ha sottoscritto la Carta dei diritti della donna in Africa. Dal canto suo, l'UE si è impegnata a promuovere l'uguaglianza di genere in tutte le sue azioni, anche nelle iniziative di cooperazione allo sviluppo. La stessa UE ha altresì firmato la Dichiarazione di Pechino, e tutti gli Stati membri sono vincolati dalla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW).

Salvare la vita delle donne significa assicurare loro l'accesso universale all'assistenza nel campo della salute riproduttiva, alla pianificazione famigliare, all'assistenza prenatale e postnatale. L'UE deve onorare gli impegni assunti alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del Cairo e deve continuare a indicare la via verso il riconoscimento dei diritti in materia di riproduzione e di sessualità, mantenendo costanti i livelli di finanziamento per tutta la gamma dei servizi afferenti a questo ambito.

Così come i diritti di genere, anche i diritti dei bambini e dei disabili sono tematiche a carattere trasversale, che dovrebbero essere tenute in considerazione in tutte le politiche e i programmi.

PACE E SICUREZZA

In molti paesi il processo di realizzazione degli OSM legati alla pace e alla sicurezza non registra alcun progresso; si tratta, in generale, di nazioni che sono uscite da un conflitto o che sono afflitte da una situazione di crisi. Migliorare il coordinamento della sicurezza, degli sforzi di stabilizzazione, delle politiche e delle operazioni umanitarie con iniziative di sviluppo a lungo termine è essenziale tanto quanto l'esigenza di attivare meccanismi per la prevenzione dei conflitti.

È necessario che l'UE sostenga il consolidamento della pace, ma non solo; l'Unione deve attivarsi urgentemente sul tema delle armi di piccolo calibro, anche appoggiando il trattato sul commercio internazionale di armi.

GOVERNANCE

Al vertice del gennaio 2007, l'Unione africana ha approvato la Carta sulla democrazia, le elezioni e la governance. La stessa Unione ha inoltre istituito il Meccanismo africano di revisione tra pari (African Peer Review Mechanism). È necessario fare di più in questo ambito, ma intanto il Ghana e il Rwanda, per esempio, hanno reagito alle rispettive revisioni e si stanno attivando in merito. Occorre che si crei un sostegno alla partecipazione civile e parlamentare e alla partecipazione delle donne alla vita politica. La corruzione rimane un problema ma va comunque osservato, a tale proposito, che l'Iniziativa trasparenza delle industrie estrattive (Extractive Industries Transparency Initiative) rappresenta un notevole passo avanti.

L'UE sosterrà una serie di programmi di governance nell'ambito della Strategia UE-Africa; l'Accordo di partenariato di Cotonou fa della governance una responsabilità condivisa.

SOSTEGNO DI BILANCIO

Negli ultimi anni gli aiuti di bilancio ai paesi ACP hanno rappresentato quasi un quarto della somma degli aiuti comunitari; con il 10° FES, la Commissione intende tuttavia portare questa quota a oltre il 50%. È importante quindi che siano istituiti meccanismi e strumenti di monitoraggio affinché i fondi che confluiscono nel bilancio generale vadano direttamente a sostegno degli sforzi posti in campo per raggiungere gli OSM.

I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di un sostegno per consolidare la propria capacità di realizzare un processo coerente di gestione dello sviluppo. Uno dei nodi centrali del problema, specialmente in Africa, è legato alla capacità di assorbimento: è importante riconoscere la centralità della capacità rispetto al conseguimento degli OSM.

I donatori devono inoltre finanziare il potenziamento della capacità parlamentare di esaminare i bilanci e le politiche dei relativi governi. Occorre inoltre una maggiore vigilanza da parte dell'Assemblea parlamentare paritetica (APP), il cui ambito di lavoro comprende i rapporti contrattuali e giuridicamente vincolanti fra i parlamentari del PE e quelli dei paesi ACP.

STRATEGIE NAZIONALI TESE AL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OSM

Secondo l'UNDP, sono almeno 19 i paesi che hanno completato la valutazione del fabbisogno in ordine agli OSM; altri 55 vi stanno lavorando. Ad oggi, tuttavia, non un solo paese a basso reddito in Africa ha ricevuto il sostegno promesso dalla comunità internazionale per attuare queste strategie.

L'UE, l'ONU e le Istituzioni finanziarie devono sostenere i governi affinché le loro attuali strategie di sviluppo [come ed esempio i Programmi strategici di riduzione della povertà (PRSP)] siano allineate con gli OSM attraverso ampi processi partecipativi e devono onorare gli impegni ad appoggiare il potenziamento di questi nell'ambito delle strategie di sviluppo nazionali.

LA CENTRALITÀ DELLA LOTTA ALLA POVERTÀ NELLA COOPERAZIONE COMUNITARIA ALLO SVILUPPO

Il consenso europeo in materia di sviluppo (articolo 19 dell'Accordo di Cotonou) e lo strumento per la cooperazione allo sviluppo (DCI) pongono entrambi la riduzione e lo sradicamento della povertà come obiettivo primario della cooperazione comunitaria con i paesi in via di sviluppo. Il Parlamento europeo giudica preoccupante il fatto che nel 2005 gli aiuti comunitari al trasporto e ad altri progetti per le infrastrutture ammontassero a circa 817 milioni di euro contro una spesa per l'educazione e la salute rispettivamente di 185 e di 239 milioni di euro – anche se è comunque difficile fare un'analisi della spesa effettiva in questi settori nel contesto del sostegno di bilancio. È importante che il finanziamento comunitario al settore dei trasporti abbia un chiaro nesso con la riduzione della povertà.

Vi è un altro aspetto preoccupante: mentre il sostegno comunitario pone fra i criteri di erogabilità i diritti umani e la democrazia, esistono altri elementi che fanno confluire nel processo di programmazione interessi europei di natura economica e geopolitica. Le politiche di sviluppo nazionali e regionali devono essere definite democraticamente dalle popolazioni, alle quali i rispettivi governi sono chiamati a rendere conto tramite le istituzioni democratiche, e non improntate su una condizionalità orientata agli interessi strategici dei donatori.

Il Parlamento europeo desidera un FES più flessibile ed adattabile, soprattutto alla luce del fatto che gli OSM non sono, a loro volta, immutabili.

COORDINAMENTO DEI DONATORI

Il Codice di condotta della UE circa la suddivisione dei compiti in materia di cooperazione allo sviluppo arriva al momento opportuno e ha la possibilità di migliorare il coordinamento tra la Commissione e gli Stati membri. Rimane tuttavia da vedere quanto può effettivamente essere efficace un codice che è caratterizzato dalla non obbligatorietà.

L'AGENDA POST-OSM

Anche se gli impegni relativi agli OSM dovessero essere assolti, milioni di persone cronicamente povere continuerebbero ad essere escluse dagli interventi. L'evoluzione di una strategia globale per l'eliminazione della povertà richiede tempo: la UE dovrebbe mettere in atto, entro il 2010, una strategia tesa ad affrontare il problema.

CONCLUSIONE

Con la cancellazione del 100% del debito multilaterale si è assistito a una vera e propria svolta ma sul tema degli aiuti è necessario un cambio di marcia perché pur considerando l'eliminazione del debito, la crescita degli aiuti europei non è sufficiente a permettere di onorare gli impegni di Gleneagles. Gli avanzamenti in materia di scambi rimangono deludenti, soprattutto se si considera che una modifica delle norme commerciali sarebbe più utile a chi è afflitto dalla povertà che non una quintuplicazione degli aiuti.

Nel 2005 migliaia di nostri cittadini hanno sfilato nei cortei, uniti nel dire "sradichiamo la povertà" (Make Poverty History) e Oxfam ha dichiarato che sono già percepibili "importanti miglioramenti nella vita delle persone più povere del mondo". È ora di riconoscere che si è verificato un cambiamento sociale e politico e che vi è un'intesa sempre più ampia rispetto al fatto che non si deve invocare la beneficenza, bensì la giustizia.

PROCEDURA

Titolo

Obiettivi di sviluppo del Millennio - bilancio intermedio

Numero di procedura

2007/2103(INI)

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

DEVE
6.6.2007

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula

FEMM


6.6.2007

INTA


6.6.2007

 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

FEMM
8.5.2007

INTA
7.5.2007

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Glenys Kinnock
28.2.2007

 

Relatore(i) sostituito(i)

 

 

Esame in commissione

11.4.2007

2.5.2007

4.6.2007

5.6.2007

 

Approvazione

5.6.2007

Esito della votazione finale

+

-

0

18

10

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Margrete Auken, Margrietus van den Berg, Josep Borrell Fontelles, Danutė Budreikaitė, Corina Creţu, Nirj Deva, Alexandra Dobolyi, Fernando Fernández Martín, Filip Kaczmarek, Glenys Kinnock, Maria Martens, Luisa Morgantini, José Javier Pomés Ruiz, Miguel Portas, Horst Posdorf, José Ribeiro e Castro, Toomas Savi, Frithjof Schmidt, Jürgen Schröder, Feleknas Uca, Johan Van Hecke, Luis Yañez-Barnuevo García, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Miguel Angel Martínez Martínez, Manolis Mavrommatis, Pasqualina Napoletano, Anne Van Lancker, Ralf Walter

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

Deposito

11.6.2007

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)