RELAZIONE sulla situazione attuale delle relazioni UE-Africa

10.10.2007 - (2007/2002(INI))

Commissione per lo sviluppo
Relatrice: Maria Martens

Procedura : 2007/2002(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A6-0375/2007

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla situazione attuale delle relazioni UE-Africa

(2007/2002(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visti la Dichiarazione e il piano d'azione elaborati al Vertice Africa-Europa svoltosi al Cairo il 3-4 aprile 2000 sotto l'egida dell'Organizzazione dell'Unità africana e dell'UE,

–   visto il Piano strategico 2004-2007 della Commissione dell'Unione africana (CUA), approvato il 7 luglio 2004 al terzo Vertice dei Capi di Stato e di governo africani svoltosi ad Addis Abeba (Etiopia),

–   visto il "Progetto di strategia congiunta UE-Africa" approvato in occasione dell'ottava riunione della troika ministeriale UE-Africa, svoltasi il 15 maggio 2007 a Bruxelles[1],

–   vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, del 27 giugno 2007, intitolata "Dal Cairo a Lisbona – Il partenariato strategico UE-Africa" (COM(2007)0357),

–   visto il documento congiunto Commissione/Segretariato del Consiglio, del 27 giugno 2007, intitolato "Oltre Lisbona: far funzionario il partenariato strategico UE-Africa" (SEC(2007)0856),

–   visto il Piano strategico 2006-2010 "Un'Africa, una voce" del Parlamento panafricano (PAP), approvato nel novembre 2005,

–   visto il documento di lavoro sulla visione condivisa di una strategia Unione africana-Unione europea della CUA[2],

–   visto l'accordo di partenariato tra i membri del Gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, firmato a Cotonou il 23 giugno 2003[3] e modificato dall'accordo che modifica l'accordo di partenariato, firmato a Lussemburgo il 25 giugno 2005[4] ("accordo di Cotonou"),

–   visto il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo[5] (Strumento per la cooperazione allo sviluppo (SCS)),

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 12 ottobre 2005, intitolata "Strategia dell'Unione europea per l'Africa: verso un patto euroafricano per accelerare lo sviluppo dell'Africa" (COM(2005)0489),

–   vista la sua risoluzione del 17 novembre 2005 su una strategia di sviluppo per l'Africa[6],

–   viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" (CAGRE) del 21 e 22 novembre 2005 sulla strategia dell'UE per l'Africa[7],

–   viste le conclusioni della quinta riunione della troika ministeriale UE-Africa, svoltasi il 2 dicembre 2005 a Bamako (Mali)[8],

–   visto il testo "L'Unione europea e l'Africa: verso un partenariato strategico", approvato dal Consiglio europeo nella riunione del 15 e 16 dicembre 2005 a Bruxelles[9],

–   vista la relazione congiunta del 12 ottobre 2006 sui progressi compiuti nell'attuazione della strategia dell'UE per l'Africa, presentata dalla Commissione e dal Segretariato generale del Consiglio al CAGRE,

–   visti i risultati e le conclusioni della consultazione delle organizzazioni della società civile africana sulla strategia congiunta UA-UE per lo sviluppo dell'Africa, organizzata dalla CUA ad Accra (Ghana) il 26-28 marzo 2007[10],

–   vista la dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: "Il consenso europeo", firmata il 20 dicembre 2005[11],

–   viste le successive relazioni sullo sviluppo umano elaborate dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo,

–   viste le sue risoluzioni del 12 aprile 2005 sul ruolo dell'Unione europea nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM)[12] e del 20 giugno 2007 sugli obiettivi di sviluppo del Millennio – bilancio intermedio[13],

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 12 aprile 2005, intitolata "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio – Il contributo dell'Unione europea" (COM(2005)0132),

–   vista la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000, che stabilisce gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) quali criteri fissati congiuntamente dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,

–   vista la relazione della Commissione internazionale sull'Intervento e la sovranità degli Stati intitolata "La responsabilità di proteggere" del dicembre 2001[14],

–   visto il piano d'azione di Maputo per l'attuazione del quadro di politica continentale per la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti 2007-2010, adottato dalla Sessione speciale dell'Unione africana (UA), Conferenza dei ministri della salute, il 18-22 settembre 2006 a Maputo, Mozambico,

–   vista la richiesta di un intervento accelerato per l'accesso universale ai servizi in materia di HIV e AIDS, tubercolosi e malaria in Africa, adottata durante il Vertice speciale dell'UA sull'HIV e l'AIDS, la tubercolosi e la malaria il 2-4 maggio 2006 ad Abuja, Nigeria,

–   vista la Quarta relazione di valutazione del Gruppo di lavoro II al Gruppo di esperti intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dal titolo "Impatti, adeguamenti e vulnerabilità",

–   vista la relazione del 2005 sulla valutazione dell'ecosistema per il Millennio, che studia l'uso e lo sfruttamento di una serie di risorse naturali del pianeta,

–   visti i risultati della consultazione pubblica sulla strategia congiunta UE-Africa organizzata su richiesta della Commissione europea e della CUA dal Centro europeo per la gestione della politica di sviluppo[15],

–   visti gli articoli 177-181 del trattato CE,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per gli affari esteri (A6‑0375/2007),

A. considerando che il contesto internazionale è notevolmente cambiato dal 2000 con la comparsa di sfide globali quali la sicurezza umana e le migrazioni, il cambiamento climatico e la desertificazione, la gestione sostenibile dei beni pubblici, la lotta alla povertà e le pandemie, la nascita dell'UA e l'ampliamento dell'UE,

B.  considerando che, in occasione della quinta riunione della troika ministeriale UE-Africa svoltasi il 2 dicembre 2005 a Bamako, la parte africana si è compiaciuta della Strategia UE 2005 per l'Africa e le due parti hanno convenuto di trasformarla in una strategia congiunta Africa-UE tale da riflettere le esigenze e le aspirazioni dei rispettivi popoli, e di elaborare un piano d'azione per la sua attuazione,

C. considerando che, nel documento di lavoro sopra menzionato su una strategia congiunta UA-UE[16] il Consiglio esecutivo dell'Unione africana osserva che dovrebbe essere chiaro che l'obiettivo di una strategia congiunta non può essere la convalida dell'attuale strategia dell'UE per l'Africa, ma deve mirare invece a proporre una nuova strategia congiunta che possa riflettere le aspirazioni riunite di entrambe le parti",

D. considerando pertanto che lo scopo della strategia congiunta dovrebbe consistere nell'elaborare una visione politica comune e impostazioni pratiche in vista del futuro partenariato tra l'UE e l'Africa, sulla base del rispetto reciproco, degli interessi e dei valori comuni e del principio di titolarità,

E.  considerando la disponibilità di entrambe le parti a ridefinire il partenariato congiunto che sembra derivare da una maggiore consapevolezza del fatto che l'Africa e l'Europa non sono più necessariamente partner preferenziali esclusivi,

F.  considerando che la succitata relazione congiunta sui progressi compiuti nell'attuazione della strategia dell'UE per l'Africa non è stata elaborata sulla base di una valutazione esterna indipendente,

G. considerando che l'Africa è il continente più povero del pianeta e il solo in cui la povertà è aumentata negli ultimi 25 anni,

H. considerando che i firmatari del succitato piano d'azione elaborato al Vertice Africa-Europa svoltosi al Cairo il 3-4 aprile 2000 "deplorano il fatto intollerabile che oltre la metà di tutti gli africani vivano attualmente in condizioni di assoluta povertà, e decidono di intensificare la lotta contro la povertà"; considerando che la responsabilità primaria di ridurre la povertà spetta a ogni singolo paese, ma che ciò non diminuisce l'importanza della dimensione internazionale della lotta contro la povertà,

I.   considerando che il Parlamento europeo ha istituito nel 2006 una delegazione ad hoc per le relazioni con il PAP e che il PAP ha istituito nel 2007 un comitato ad hoc per le relazioni con il Parlamento europeo,

J.   considerando che i parlamenti di entrambe le Unioni, quali attori primari del processo di sviluppo, devono partecipare attivamente alle strategie e ai piani d'azione riguardanti le popolazioni che rappresentano,

K. considerando che la maggior parte dei paesi africani sono membri del gruppo ACP e firmatari dell'Accordo di Cotonou,

L.  considerando che l'Africa ribadisce la propria volontà di essere trattata come un'entità unica e di essere sostenuta nel suo processo di integrazione panafricana, comprendente l'Africa settentrionale, l'Africa subsahariana e l'Africa australe, e considerando che l'Unione africana ha istituito il proprio programma strategico per lo sviluppo dell'Africa,

M. considerando che, nell'ambito del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile svoltosi a Johannesburg nel 2002, i governi hanno concordato che il buon governo dovrebbe basarsi su politiche sane in materia ambientale, sociale ed economica, su istituzioni democratiche che rispondano alle esigenze di tutta la popolazione, sui diritti umani e lo Stato di diritto, su misure contro la corruzione, sulla parità di genere e su un ambiente favorevole agli investimenti,

N. considerando che è d'importanza fondamentale ricorrere nella strategia comune a un approccio olistico ai diritti umani, anche per quanto concerne i diritti economici, sociali e culturali,

O. considerando che le istituzioni dell'UA sono relativamente recenti e non presentano ancora il medesimo livello di integrazione, organizzazione ed efficienza delle istituzioni dell'UE,

P.  considerando che l'efficacia e la responsabilità reciproca implicano risorse finanziarie prevedibili e a lungo termine, chiari scadenzari e il rispetto degli impegni da entrambe le parti,

Q. considerando che troppo spesso la responsabilità passa direttamente dagli esecutivi nazionali ai partner di sviluppo, circonvenendo così qualsiasi tipo di approvazione parlamentare (nonché consultazione della società civile e delle autorità locali) per quanto concerne gli accordi internazionali,

R.  considerando che il contributo storico dell'Africa alle cause del cambiamento climatico è irrisorio mentre, in quanto continente, deve soffrirne le conseguenze in modo estremamente grave; reputa che, secondo le proiezioni IPCC, tra i 75 e i 250 milioni di persone in Africa saranno esposte entro il 2020 a sempre maggiore scarsità delle risorse idriche e, in alcuni paesi, entro la stessa data, le attività agricole dipendenti dall'acqua piovana saranno ridotte del 50%,

S.  considerando che il depauperamento delle risorse naturali africane costituisce una grave minaccia per la riduzione della povertà e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio,

T.  considerando che l'Africa fornisce al mondo un'ampia gamma di servizi di ecosistema , compreso lo stoccaggio del carbone grazie alle sue foreste tropicali, senza ricevere la debita compensazione,

Processo, struttura e principi della strategia congiunta

1.  si compiace del summenzionato progetto, approvato dalla troika ministeriale il 15 maggio 2007, in quanto primo sforzo comune verso l'elaborazione di una strategia congiunta;

2.  deplora il fatto che la strategia UE 2005 per l'Africa sia stata approvata senza una consultazione approfondita delle istituzioni dell'UA, dei governi e dei parlamenti africani, e senza alcuna partecipazione della società civile europea e africana e delle autorità locali; osserva, a tale riguardo, che tale strategia detta i temi principali affrontati nel progetto di nuova strategia congiunta, correndo così il rischio di tralasciare altre questioni importanti per lo sviluppo sostenibile dell'Africa; auspica che la nuova strategia proposta deriverà da una consultazione approfondita delle istituzioni dell'UA;

3.  deplora il fatto che le scadenze stabilite dalla Commissione e dal Consiglio dell'UE nonché dalla CUA e dal Consiglio esecutivo dell'UA per l'istituzione e l'approvazione della strategia congiunta abbiano posto gravi limiti al processo, e prende atto del fatto che la sfida di garantire la piena partecipazione dei parlamenti e degli attori non statali e delle autorità locali andrebbe tenuta presente in tutte le fasi di adozione, attuazione, monitoraggio e valutazione della strategia congiunta in quanto il Vertice di Lisbona andrebbe considerato come una pietra miliare nell'ambito di un processo più lungo e aperto;

4.  si compiace dell'affermazione della Commissione secondo cui "il Parlamento ha chiaramente un ruolo importante da svolgere nel processo" e della sua promessa di "tenere il Parlamento regolarmente informato dei progressi compiuti nell'elaborazione della strategia congiunta", nonché della sua esortazione al Parlamento "a partecipare alle discussioni e anzi a prendere l'iniziativa"; osserva, tuttavia, che il calendario dei negoziati è stabilito dalla Commissione europea e dalla CUA e auspica pertanto che la Commissione europea adotti misure concrete per associare il Parlamento europeo e il PAP, a seguito della preparazione della strategia congiunta nonché alle sue fasi di adozione e attuazione;

Visione e principi condivisi

5.  concorda con la dichiarazione del Consiglio esecutivo dell'UA sulla visione: "L'Africa e l'Europa condividono una visione dello sviluppo, della pace, della sicurezza e della prosperità che pone le persone al centro delle loro azioni. Tale visione poggia su un partenariato basato sul rispetto reciproco, su un interesse comune e su uno scopo condiviso che impegna ambedue le regioni ad approfondire l'integrazione regionale quale mezzo per conseguire lo sviluppo economico e sociale. Esse condividono altresì una visione del miglioramento della democrazia, del buon governo e dei diritti umani quali valori universali per la promozione dello sviluppo e il rafforzamento della cooperazione, in un contesto di rispetto della solidarietà e dell'indivisibilità dei due continenti";

6.  ricorda che l'aiuto umanitario è uno dei mezzi di cui la comunità internazionale dispone per contribuire alla protezione delle popolazioni minacciate e sottolinea la preoccupazione dell'UE di non restare inerte di fronte a tali violazioni del diritto umanitario internazionale; fa appello a un dibattito politico approfondito tra gli Stati membri e le istituzioni europee sul diritto, ovvero il dovere, di ingerenza in caso di violazioni gravi anche dei diritti dell'uomo, tenendo anche conto delle conclusioni e delle raccomandazioni della suddetta relazione della Commissione internazionale sull'Intervento e la sovranità degli Stati intitolata "La responsabilità di proteggere";

7.  rileva che tale visione condivisa e tali principi di base dovrebbero altresì comprendere il rispetto dello Stato di diritto, nonché della democrazia partecipativa, del pluralismo e delle libertà fondamentali – tutti valori riconosciuti nella Dichiarazione del Cairo del 2000;

8.  si compiace degli obiettivi elencati nel succitato progetto della troika del 15 maggio 2007: (i) un partenariato politico UE-Africa, (ii) la continua promozione della pace, della sicurezza, dello sviluppo sostenibile, dei diritti umani e dell'integrazione regionale e continentale in Africa al fine di conseguire gli OSM, (iii) una risposta comune alle sfide globali, e (iv) un "partenariato incentrato sulle persone"; insiste perché tali obiettivi siano effettivamente il riflesso delle priorità espresse dagli africani e ricorda che, comunque, lo sviluppo costituisce l'obiettivo principale e prioritario di tale strategia;

9.  invita la Commissione a chiarire nell'ambito dell'accordo di Cotonou in che modo la nuova strategia verrà recepita nei documenti di strategia per paese e nei programmi indicativi nazionali e regionali e in che modo i possibili nuovi elementi emergenti dalla definizione della nuova strategia congiunta nel dicembre 2007 influenzeranno tali documenti strategici e programmi indicativi;

10. deplora che il contributo della Commissione e del Consiglio alla strategia non contenga una delle principali richieste formulate dall'Africa e cioè trattare l'Africa come un'unica entità; osserva a tale proposito che dovrebbe applicarsi un approccio "continente a continente" a livello di dialogo e negoziato politico, senza che ciò impedisca un approccio differenziato a livello di attuazione delle misure decise; chiede che l'UE riveda e adatti i propri strumenti di cooperazione allo sviluppo affinché siano adeguati a questa nuova richiesta politica dell'UA e appoggi pienamente il processo di integrazione politica ed economica dell'Africa a livello continentale;

11. invita l'UE a prevedere una nuova dotazione finanziaria panafricana programmabile e prevedibile nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo (FES), degli strumenti tematici DCI e dei fondi dello Strumento europeo per la politica di vicinato (SEPV) al fine di finanziare e sostenere l'attuazione di tale nuova strategia;

12. deplora il fatto che la strategia congiunta non faccia alcun riferimento al Piano strategico 2004-2007 della Commissione dell'Unione africana, ed esorta la Commissione europea a imperniare le azioni che intende intraprendere sul sostegno – a livello politico, finanziario, logistico, tecnico e delle risorse umane – alle istituzioni dell'Unione africana nonché alle iniziative e alle priorità da loro elaborate, piuttosto che a proporre nuove iniziative avviate dai donatori e strutture parallele;

13. afferma che le due parti devono dar prova di responsabilità in termini di contributo, dialogo e obbligo di rendiconto reciproco; al riguardo, insiste sul fatto che la strategia deve altresì tenere presente che le parti sono pari sul piano dei diritti e delle responsabilità, ma non sul piano del livello d'integrazione e della disponibilità e del livello di sviluppo delle loro risorse finanziarie, tecniche e umane, e che la strategia deve essere attuata in modo realistico, ragion per cui è necessario definire i termini "partenariato" e "titolarità" nel contesto di tale realtà;

Struttura: i quattro settori prioritari di azione

14. insiste sul fatto che lo sviluppo equo e sostenibile e l'eradicazione della povertà devono costituire un impegno condiviso e l'obiettivo primordiale della cooperazione UE-Africa e la base di qualunque combinazione di politiche, e sottolinea il ruolo centrale degli OSM, che offrono un quadro definito globalmente per tale obiettivo;

15. ritiene che la strategia congiunta debba anche evidenziare il ruolo svolto dalle donne, dai giovani e dalle organizzazioni della società civile nei processi di sviluppo in Africa;

16. invita la Commissione a garantire la coerenza tra questa nuova strategia e le altre politiche europee che potrebbero avere un impatto negativo sulla promozione di un nuovo partenariato strategico tra l'UE e l'Africa, in particolare le politiche commerciali, ambientali, della migrazione e agricola; rileva che il dialogo politico tra l'UE e l'Africa dovrebbe affrontare tali questioni;

Pace e sicurezza

17. è favorevole ad un'impostazione globale nei confronti dei conflitti e delle situazioni conflittuali, basata sul concetto della responsabilità di proteggere e comprendente la prevenzione, la risoluzione e la gestione dei conflitti nonché la ricostruzione;

18. è convinto che la pace sia fondamentale quale primo passo verso uno sviluppo politico, economico e sociale e che lo sviluppo economico sostenibile ed equo sia un presupposto essenziale per una pace duratura;

19. ritiene che la politica di prevenzione dei conflitti sia un presupposto fondamentale per una pace duratura e chiede una strategia comune UA/UE per affrontare le cause strutturali dei conflitti attuando una politica di sviluppo sostenibile al fine di far fronte alle necessità di base della popolazione africana e di combattere la disoccupazione e le ingiustizie sociali ed economiche;

20. ricorda che la situazione degli Stati fragili deve essere affrontata con un approccio sensibile ai conflitti, che tenga conto della promozione della sicurezza umana e affronti l'economia politica del conflitto e le fonti di disuguaglianza e discriminazione, per poter raggiungere una pace e una sicurezza sostenibili; chiede una maggiore coerenza nelle politiche dell'UE, ad esempio dando seguito agli impegni esistenti, ma anche facendo del codice di condotta UE sull'esportazione di armi una posizione comune giuridicamente vincolante della PESC e accelerando l'applicazione della strategia UE per combattere l'accumulo e il traffico illeciti di piccole armi e di armi leggere (SALW); sottolinea al riguardo quanto sia importante prevenire i conflitti invece che limitarsi a risolverli; fa appello all'aiuto internazionale per creare osservatori regionali su base geografica capaci di individuare eventuali peggioramenti delle tensioni interetniche, interreligiose o interlinguistiche e di allertare la comunità internazionale per quanto riguarda situazioni in Africa che possano sfociare nella violenza;

21. sollecita la Commissione europea e le delegazioni dell'UE a essere particolarmente vigili e ad allertare in tempo la comunità internazionale dinanzi a tensioni etniche e religiose nel continente;

22. ritiene che l'attuale codice di condotta dell'UE contro il commercio illegale di armi debba essere reso più rigoroso in modo da far fronte alla proliferazione delle armi piccole e leggere che perpetua sanguinosi conflitti in molti paesi in via di sviluppo; ritiene che la strategia congiunta debba promuovere la lotta contro il traffico di armi;

23. riconosce che paesi già fragili saranno ulteriormente colpiti dal cambiamento climatico; sottolinea che, nel contesto dei partenariati UE-Africa nei settori del cambiamento climatico e dell'energia, è necessario sviluppare un approccio globale all'adattamento al cambiamento climatico in relazione alle attinenti implicazioni di sicurezza, comprese una maggiore prevenzione delle calamità e una migliore governance e prevenzione dei conflitti;

24. concorda sul fatto che il Fondo per la pace in Africa debba essere potenziato, e incoraggia il ricorso ad altri meccanismi civili per contribuire a tale Fondo con finanziamenti più cospicui, flessibili e sostenibili; sottolinea che la politica di sviluppo costituisce uno di diversi strumenti volti ad affrontare le cause prime dell'insicurezza, ma che non dovrebbe essere subordinata alla politica in materia di sicurezza; ricorda al riguardo che i criteri stabiliti dal Comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE/CAS) per poter beneficiare di Aiuti ufficiali allo sviluppo (ODA) sono attualmente troppo ampi per garantire che taluni tipi di spesa non siano destinati a bisogni diversi da quelli specificamente attinenti alla lotta contro la povertà e alla concessione di un aiuto reale e sottolinea che il FES non è una fonte adeguata per il futuro finanziamento del Fondo per la pace in Africa;

25. rileva l'importanza di una democrazia sostenibile caratterizzata dal buon governo e da elezioni democratiche, che deve comprendere un sostegno al potenziamento della capacità parlamentare, incoraggiando in particolare la cooperazione tra il Parlamento europeo, il PAP e i parlamenti regionali africani, e fornendo sostegno all'organizzazione della società civile e la partecipazione delle autorità locali al dialogo politico, segnatamente promuovendo la cooperazione e gli scambi tra organizzazioni della società civile africana ed europea;

26. chiede in tale contesto di promuovere le attività di osservazione delle elezioni portate avanti sia dall'UE che dall'UA, nonché da altri organismi regionali africani, e sottolinea la necessità di un'ulteriore cooperazione fra tali missioni di osservazione delle elezioni;

27. sottolinea l'importanza di un controllo democratico delle forze armate; invita al riguardo l'UE ad accelerare i propri sforzi nel campo della riforma del settore della sicurezza (RSS), in particolare attuando pienamente i documenti di programmazione della Commissione e del Consiglio sull'RSS;

28. chiede che nella strategia congiunta siano inserite disposizioni volte a lottare contro l'impunità; sollecita, al riguardo, il rafforzamento dei sistemi giuridici e giudiziari africani nonché dei meccanismi di controllo democratico di tali sistemi, conformemente ai diritti dell'uomo per consentire loro di processare in Africa i responsabili di gravi crimini; sottolinea al riguardo i notevoli progressi realizzati grazie all'instaurazione di una giurisdizione internazionale;

29. invita tutti gli attori coinvolti nella promozione della pace e della sicurezza in Africa ad adottare una prospettiva di genere e ad aumentare la rappresentanza delle donne in tutte le fasi del processo decisionale concernente situazioni di risoluzione dei conflitti, comprese tutte le missioni di pace civili e militari; sollecita gli Stati membri dell'UE ad attuare pienamente la risoluzione del 31 ottobre 2000 del Consiglio di sicurezza ONU su Donne, pace e sicurezza (S/RES/1325);

30. incoraggia ad adoperarsi perché le Nazioni Unite prevedano una definizione di risorse che alimentano i conflitti al fine di combattere in modo più efficace le economie di guerra;

31. chiede che l'attenzione ai conflitti sia inserita in tutti gli obiettivi della strategia: non solo nelle questioni attinenti alla pace e alla sicurezza, ma anche in quelle riguardanti il commercio, la gestione delle risorse naturali, il cambiamento climatico e altri elementi chiave dello sviluppo;

32. chiede l'inclusione di un impegno a concordare un'azione internazionale per far fronte al commercio illecito di risorse naturali in quanto elemento scatenante di conflitti, compresa la definizione di risorse che alimentano i conflitti; chiede la nomina di un gruppo di esperti per mettere a punto approcci multilaterali a tale questione;

Governance, compresi i diritti umani e lo Stato di diritto e obbligo di rendiconto reciproco

33. ricorda che il concetto di governance, nonché gli indicatori utilizzati per valutarlo, non può essere imposto da attori esterni, ma deve svilupparsi nell'ambito di un partenariato con gli attori locali ed essere fondato su valori comuni e norme riconosciute a livello internazionale;

34. sottolinea l'importanza del buongoverno e di elezioni democratiche; chiede un maggiore sostegno ad azioni per il potenziamento delle capacità destinate ai parlamentari e alle organizzazioni della società civile, in particolare al fine di garantire il controllo di bilancio e la lotta contro la corruzione;

35. ribadisce il suo sostegno alla richiesta, espressa dall'Assemblea parlamentare paritetica (APP) ACP-UE nel corso della sua nona sessione dell'aprile 2005, che una quota adeguata degli stanziamenti del FES sia utilizzata per l'educazione e la formazione politica dei parlamentari e dei leader politici, economici e sociali, nell'interesse di un rafforzamento sostenibile del buon governo, dello Stato di diritto, delle strutture democratiche, e dell'interazione tra governo e opposizione nel quadro di democrazie pluralistiche basate su libere elezioni; è del parere che tali fondi dovrebbero essere utilizzati per l'istituzione di scuole di pubblica amministrazione e per l'educazione politica dei parlamentari, delle autorità locali e delle persone che occupano posizioni di responsabilità in seno alle associazioni e ai partiti politici;

36. concorda che il rafforzamento della governance nei paesi africani è una priorità; rileva tuttavia che la governance deve essere migliorata da entrambe le parti – da parte europea va migliorato in particolare l'obbligo di rendiconto sugli impegni relativi all'aiuto e a un maggior coordinamento dei donatori per tenere meglio conto dei cosiddetti "orfani degli aiuti"; sottolinea che i parlamenti nazionali e continentali, gli attori non statali e gli enti locali devono svolgere un ruolo importante in tale ambito;

37. si compiace dell'avvio del dialogo UE-UA sui diritti umani nel settembre 2007; auspica che, nel tempo, esso si sviluppi in una vera e propria piattaforma che affronti urgenti questioni attinenti ai singoli paesi e che, al contempo, offra l'opportunità all'UE e ai partner africani di individuare le aree di preoccupazione comune e di coordinare le loro azioni nell'ambito del Consiglio ONU sui diritti umani e di altri organismi delle Nazioni Unite;

38. ribadisce la sua richiesta alla Commissione e al Consiglio di ricevere informazioni regolari sul contenuto e i risultati dei dialoghi UE in materia di diritti umani e sulle consultazioni con paesi terzi, con particolare attenzione al dialogo UE-UA in materia di diritti umani;

39. sottolinea il ruolo degli organismi interparlamentari di collegamento tra il Parlamento europeo e i parlamenti africani – ad esempio l'Assemblea parlamentare comune ACP-UE e l'Assemblea parlamentare comune Euromed – nel promuovere la pace e la sicurezza, il buon governo e la democrazia, nonché nel costituire efficaci piattaforme per la cooperazione e per l'esame di questioni di interesse comune;

40. sollecita un dialogo permanente tra l'UE e l'Africa sulla governance e sull'istituzione di piattaforme di dialogo a diversi livelli, affinché il dialogo non sia interrotto in caso di disaccordo o crisi politica;

41. sottolinea che le ONG sono attori legali dello sviluppo che forniscono contributi significativi in settori quali la governance, la pace e la soluzione dei conflitti, la fornitura di servizi sociali, i diritti umani, la parità di genere, la riduzione della povertà e il trasferimento di conoscenze; sottolinea che il principio della consultazione delle ONG alla formulazione politica e ai processi di attuazione nonché alla definizione dell'agenda per lo sviluppo dovrebbe essere fatto proprio dal partenariato UE-Africa;

42. invita a sostenere maggiormente le iniziative africane esistenti, come il Meccanismo africano di valutazione inter pares (APRM), che costituisce il maggiore sforzo finora compiuto dai leader africani per migliorare la governance sul continente, e i vari strumenti istituiti dall'Unione africana, che aiuteranno l'Africa ad appropriarsi meglio del processo;

43. esprime una profonda preoccupazione per il fatto che i "profili di governance" elaborati dalla Commissione per ciascun paese ACP al fine di orientare la programmazione dell'aiuto allo sviluppo in ordine ai 2,7 miliardi di euro di stanziamenti supplementari a titolo del decimo FES, siano stati elaborati senza alcun elemento partecipativo; prende atto che l'ammissibilità dei paesi beneficiari agli stanziamenti supplementari è stata valutata in base a un insieme di criteri relativi, per esempio, alle migrazioni, alla liberalizzazione degli scambi e alla lotta contro il terrorismo, ma che soltanto un criterio era direttamente collegato agli OSM; è costernato dal fatto che i "profili" delineati dalla Commissione rischino di privare di significato il processo APRM e che, soltanto dopo il completamento della programmazione degli stanziamenti supplementari, la Commissione proponga di lanciare, al di fuori del processo APRM, un "forum sulla governance" e che "onde facilitare un sostegno più efficace all'architettura della governance panafricana (...) l'UE esaminerà nuove vie per assicurare un finanziamento della Comunità e degli Stati membri"; chiede alla Commissione di consultare e informare il Parlamento europeo e il Consiglio sul seguito e l'utilizzazione di tali stanziamenti onde far sì che siano assegnati ad iniziative in materia di governance in modo da sostenere il programma di governance dell'UA e il processo APRM;

44. insiste sul fatto che il concetto di obbligo di rendiconto reciproco significa anche che l'Unione europea deve affrontare il problema della propria incoerenza nei vari accordi di cooperazione e strumenti finanziari europei, nonché il problema della mancanza di armonizzazione tra i vari attori comunitari (gli Stati membri, la Commissione e i suoi vari servizi) e che le Istituzioni europee dovrebbero esplicitamente assumere le proprie responsabilità sullo stato di avanzamento afferente nelle loro valutazioni;

45. insiste sul fatto che, in quanto parte delle succitate relazioni, tanto l'UE quanto i partner africani dovrebbero riconoscere gli obblighi di rispettare, proteggere ed applicare i diritti umani nelle loro politiche e prassi di sviluppo e di investimento sul piano internazionale;

46. esorta la Commissione e il Consiglio a proseguire i lavori sulla Coerenza delle politiche per lo sviluppo per quanto riguarda le politiche UE non attinenti allo sviluppo quali il commercio, l'agricoltura, la pesca, la migrazione (fuga dei cervelli), il commercio di armi, ecc;

47. rileva l'importanza di un controllo parlamentare dei documenti strategici geografici; si compiace pertanto della decisione del Consiglio di trasmettere il progetto dei documenti strategici per paese (DSP) concernenti gli ACP all'APP ACP-UE "per conoscenza", ma osserva che questo è soltanto un primo passo e che i parlamenti dovrebbero poter esercitare un pieno controllo su tali documenti di programmazione;

48. osserva che un partenariato rafforzato UE-Africa dovrebbe comportare l'appoggio allo sviluppo del ruolo dell'Africa sulla scena mondiale e la formazione di alleanze euro-africane su questioni quali il cambiamento climatico e la desertificazione, il commercio e la governance dell'architettura dello sviluppo internazionale, comprese le istituzioni finanziarie internazionali,

49. nota che occorre coerenza fra tutti gli aspetti del partenariato UE-Africa e che gli obiettivi del partenariato energetico devono essere sviluppati in linea con gli obiettivi del partenariato di governance democratica e quelli dei partenariati sulla pace e la sicurezza;

50. esorta la Commissione a ricorrere al proprio programma di sostegno all'Unione africana per ampliare l'accesso dei parlamenti africani, delle autorità locali e degli attori non statali al dialogo politico in seno all'Unione africana, e a destinare parte dei 55 milioni di euro specificamente al rafforzamento del Parlamento panafricano;

51. concorda con il PAP sul fatto che sia urgentemente necessario potenziare il ruolo e le capacità, compresa l'autonomia finanziaria della Corte di giustizia africana nonché della Commissione africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ed accrescere il numero di Stati membri dell'UA che hanno ratificato il protocollo relativo all'istituzione della Corte e prefiggersi di concedere alle persone e alle ONG un accesso diretto alla medesima e chiede alle Commissioni di presentare proposte tendenti alla soddisfazione di tale necessità essenziale;

52. sottolinea la forte esigenza di integrare i diritti umani in tutti gli organi dell'UA onde garantire che vengano sfruttate appieno tutte le opportunità di affrontare il problema delle violazioni dei diritti umani;

53. invita ad includere azioni nella strategia congiunta in materia di promozione del consolidamento della pace e della giustizia internazionale e di lotta contro il crimine internazionale conformemente al diritto internazionale, dichiarando che l'UE e gli Stati membri si prefiggeranno di condividere con gli Stati africani la loro esperienza nell'adozione dei necessari adeguamenti giuridici richiesti per aderire allo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale e, pertanto, forniranno assistenza tecnica e stabiliranno una stretta cooperazione volta ad effettuare le modifiche legislative e costituzionali necessarie per aderire allo Statuto di Roma ed attuarlo;

54. sottolinea che i partenariati volti a rafforzare la governance a livello locale e nazionale devono includere il rafforzamento delle capacità per tenere presenti i fattori relativi al cambiamento climatico nei processi nazionali di presa di decisione, rafforzando la partecipazione a livello dei negoziati internazionali sul clima e in seno alle istituzioni multilaterali e migliorando la gestione del rischio e le strategie di prevenzione delle catastrofi;

Crescita economica, commercio e integrazione regionale

55. sottolinea che l'aiuto allo sviluppo costituisce una condizione preliminare necessaria ma non sufficiente per combattere la povertà, e che soltanto lo sviluppo economico, sociale e ambientale equo e sostenibile a lungo termine e la crescita economica basati sul lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità umana possono consentire a un paese di iniziare a salire la scala dello sviluppo e alla sua popolazione di uscire gradualmente dalla povertà, a condizione che tale crescita sia accompagnata dalle giuste politiche interne e internazionali sociali ed ambientali e che le politiche commerciali internazionali portino alla creazione di detto contesto;

56. è convinto che una strategia congiunta UE/Africa dovrebbe essere basata su una politica di sviluppo sostenibile che tenga presenti le reali necessità della popolazione africana e che si prefigga di garantire un salario dignitoso per i piccoli coltivatori, aumentare la produzione locale, garantire la sicurezza alimentare e la vita rurale, creare mercati domestici e regionali per lottare contro la povertà in Africa;

57. ritiene che la strategia congiunta dovrebbe tenere presente l'impatto devastante del cambiamento climatico sui paesi africani ed invita, pertanto, l'UA e l'UE a porre al suo centro il cambiamento climatico;

58. riconosce che gli investimenti pubblici e privati stranieri potrebbero promuovere lo sviluppo; ribadisce tuttavia, che affinché la crescita economica abbia un effetto di riduzione della povertà, essa dovrebbe trasformarsi in maggiori opportunità di lavoro dignitoso e a lungo termine presso le comunità locali;

59. si rammarica che - benché la riduzione della povertà e il conseguimento degli OSM entro il 2015 restino giustamente la prima priorità - i punti essenziali della troika non contengano proposte concrete per promuovere la crescita, attraverso la promozione delle piccole e medie imprese e degli investimenti stranieri diretti, diritti di proprietà rafforzati e la riduzione degli oneri amministrativi;

60. esorta l'Unione europea ad assicurarsi che le organizzazioni di credito come la Banca europea degli investimenti (BEI) e il Centro per lo sviluppo delle imprese (CSI) agevolino le piccole e medie imprese in Africa e rispettino i principi disposti nel Riesame della Banca mondiale sulle industrie estrattive del 2004 riguardante il buon governo nello sfruttamento delle risorse naturali; ritiene che si dovrebbe accordare maggiore attenzione al settore informale, e che si dovrebbe estendere e promuovere la pratica della microfinanza, per renderlo altresì uno strumento per il rafforzamento del ruolo della donna e la sua integrazione sociale;

61. ribadisce che la liberalizzazione degli scambi commerciali rappresenta uno degli incentivi più efficaci per conseguire la crescita economica e il progresso politico e sociale; la ritiene indispensabile per ridurre la povertà e la considera un importante catalizzatore per uno sviluppo duraturo e su scala mondiale;

62. ricorda che gli accordi di partenariato economico (APE) devono essere concepiti e negoziati tanto come accordi di sviluppo quanto come accordi commerciali, ossia essi devono essere fondati sui principi dell'asimmetria a favore delle regioni ACP, del sostegno all'integrazione regionale ACP, dell'attuazione di un quadro solido ed affidabile per la promozione del commercio e degli investimenti nelle regioni ACP e dell'instaurazione e del consolidamento dei mercati regionali preliminarmente a qualsiasi apertura del mercato all'UE;

63. riconosce che gli APE possono diventare un importante strumento per il commercio e l'integrazione regionale in Africa purché il loro contenuto sia in pieno accordo con gli obiettivi della politica di sviluppo, ma soltanto a condizione che siano "rispettosi dello sviluppo", consentendo deroghe e lunghi periodi di transizione, se necessario, affinché i produttori e le industrie nazionali possano adattarsi alle nuove situazioni del mercato;

64. è convinto che la Strategia congiunta dovrebbe incoraggiare il dialogo volto ad esaminare la coerenza tra gli APE e l'accordo commerciale con l'Africa settentrionale in modo che essi possano diventare elementi di base dell'integrazione continentale africana;

65. sollecita un'impostazione differenziata basata sulla diversificazione, che sostenga le migliori prassi esistenti che garantiscono condizioni lavorative dignitose nei paesi in via di sviluppo, quali quelle del movimento internazionale del commercio equo e che sostenga le comunità economiche regionali (CER) esistenti in Africa e che consenta all'integrazione panafricana di seguire il proprio ritmo e il proprio calendario; sottolinea che il rafforzamento del commercio Sud-Sud è essenziale, unitamente alla promozione dell'integrazione regionale e al mantenimento dei più alti livelli d'investimento provenienti sia dall'interno sia dall'esterno dell'Africa; sottolinea, tenendo tutto ciò presente, la necessità di un maggiore sostegno tecnico volto ad aumentare la capacità dell'Africa di produrre una maggiore varietà di beni e servizi;

66. insiste sul fatto che le CER dovrebbero essere i pilastri del processo d'integrazione africano e della creazione di un mercato panafricano e che non dovrebbero trattare soltanto direttamente con l'Europa: gli APE non dovrebbero arrecare pregiudizio all'agenda d'integrazione regionale della stessa Africa bensì dovrebbero costituire strumenti per l'integrazione e il commercio Sud-Sud; invita, pertanto, l'UE a rispettare il processo d'integrazione dell'Africa quale fissato dal trattato di Abuja del giugno 1991 che istituisce la Comunità economica africana, che prevede la creazione di una Comunità economica africana mediante un processo graduale ottenuto con il coordinamento, l'armonizzazione e l'integrazione progressiva delle attività delle CER esistenti e future in Africa;

67. prende atto che la povertà in Africa è un fenomeno prevalentemente rurale - oltre il 70% della popolazione più povera dell'Africa dipende dall'agricoltura per la propria sussistenza ed alimentazione - ciononostante gli aiuti allo sviluppo per l'agricoltura stando decrescendo; plaude, pertanto, a tutte le ulteriori iniziative atte ad aumentare la costruzione di capacità nel settore agricolo africano, per esempio sostenendo le banche dei semi e la ricerca sulla diversificazione dei raccolti; chiede che le esportazioni locali a valore aggiunto si conformino al principio "Tutto tranne le armi";

68. ricorda l'importanza che rivestono per lo sviluppo il buon governo e la trasparenza nello sfruttamento delle risorse naturali; ricorda che il settore delle risorse può diventare un atout nello sviluppo sostenibile soltanto se le sue incidenze negative sul piano sociale ed ambientale sono ridotte al minimo e se i suoi costi e benefici sono equamente condivisi tra la popolazione; chiede a tutti i partner dell'UE, dell'Africa e ad altri come la Cina di rafforzare i loro sforzi a tal fine; chiede ai paesi africani di garantire che le entrate servano altresì a diversificare la loro economia e a sviluppare le attività economiche a un livello superiore della catena di produzione che vada al di là della mera estrazione di risorse naturali;

69. plaude all'iniziativa della Commissione di lanciare un partenariato UE-Africa sull'energia, riconoscendo che le entrate derivanti dalle fonti di energia sostenibile adeguatamente utilizzate possono fungere da motore per la crescita economica e lo sviluppo; sottolinea che la prima priorità del partenariato dev'essere quella di fornire energia a un costo abbordabile onde ridurre la povertà, in base all'efficienza e a fonti di energia rinnovabili anziché quello di garantire l'approvvigionamento energetico dell'Europa;

70. sottolinea che la realizzazione della crescita economica e dello sviluppo a lungo termine necessita l'attuazione di una strategia globale per invertire l'attuale sfruttamento intensivo delle risorse naturali dell'Africa; sottolinea, in particolare l'urgente necessità di arrestare la deforestazione in corso e di sopprimere gli incentivi che incoraggiano la distruzione delle foreste; a tale riguardo, invita l'UE a introdurre crediti di carbonio per la foresta tropicale e l'uso delle terre nel sistema comunitario di scambio di quote di emissioni e a prevedere misure incitative per la rigenerazione degli ecosistemi degradati;

Investire nelle persone

71. osserva che la priorità dell'Africa in qualunque partenariato è imperniata sullo sviluppo socioeconomico della sua popolazione;

72. ricorda che gli obiettivi di sviluppo non saranno conseguiti se l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne non sono realizzati; prende atto che l'UE ha ribadito nei suoi documenti strategici fondamentali il proprio impegno a favore dell'uguaglianza di genere e che la stessa UA ha assunto impegni ambiziosi in materia che dovrebbero fungere da base per il partenariato; sottolinea, pertanto, che la Strategia congiunta dovrebbe contribuire all'integrazione della dimensione di genere e all'attuazione di misure specifiche concrete volte a rafforzare il ruolo delle donne;

73. sottolinea l'importanza di proteggere le bambine e di fare opera di sensibilizzazione sui matrimoni precoci, gli stupri, le molestie sessuali a scuola e la vulnerabilità delle ragazze alla propagazione dell'HIV/AIDS;

74. rileva che l'impegno internazionale attuale nei confronti dell'istruzione e della sanità per tutti deve essere integrato espressamente nella strategia congiunta; prende atto che la salute e l'istruzione dovrebbero essere al centro di qualsiasi strategia di sviluppo a favore dei poveri;

75. ritiene che i sistemi sanitari deboli, compresa la crisi delle risorse umane, siano un ostacolo notevole alla realizzazione degli OSM in materia di salute e sottolinea che il rafforzamento dei sistemi sanitari deve essere un elemento essenziale della strategia congiunta, compreso il riconoscimento dell'importante ruolo svolto dai fornitori privati di servizi sanitari, come le organizzazioni locali, nel sostenere la fornitura di servizi sanitari, in particolare nelle zone d'accesso difficile e tra le popolazioni più marginalizzate e vulnerabili;

76. osserva che il 63% alla popolazione mondiale infettata dal virus HIV vive in Africa e che, in taluni paesi africani, l'aspettativa media di vita diminuisce considerevolmente a causa della pandemia dell'AIDS; sottolinea, pertanto, che la strategia congiunta dovrebbe includere l'accesso universale in Africa ai servizi di lotta contro l'HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria, segnatamente l'accesso universale ai servizi di prevenzione, di trattamento di assistenza e di sostegno, dato che tali malattie hanno un pesante impatto sullo sviluppo economico e sociale in Africa;

77. sottolinea che le donne e le ragazze sono particolarmente vulnerabili alle infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l'HIV/AIDS, e alle malattie puerperali che risultano in un'elevata mortalità materna e neonatale; invita, pertanto, ad includere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) nella strategia congiunta, conformemente al succitato piano d'azione di Maputo per la messa in atto operativa del quadro politico continentale per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi 2007-2010;

78. constata che la contraffazione di medicinali in Africa, riguardante principalmente affezioni mortali come la malaria, la tubercolosi e l'HIV/AIDS, costituisce un flagello in crescita che mette in pericolo la vita di milioni di persone; incoraggia l'Unione europea e i paesi interessati ad adottare misure, segnatamente giuridiche e penali, per lottare contro tale flagello;

79. sottolinea che si dovrebbe accordare particolare attenzione alle popolazioni vulnerabili, come gli sfollati all'interno dei loro paesi ed i rifugiati; sottolinea, pertanto, che i servizi sanitari, compresi quelli di salute riproduttiva e di forniture sanitarie, dovrebbero essere assicurati anche durante le crisi umanitarie;

80. sottolinea l'importanza di rafforzare l'aiuto al NEPAD (Nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa), quale principale iniziativa africana a favore dello sviluppo sostenibile;

81. insiste sul fatto che l'agricoltura e la sicurezza alimentare dovrebbero rivestire la massima importanza per la strategia congiunta, e sottolinea che le politiche dell'UE, in particolare in materia di sovvenzioni, non devono ostacolare l'agricoltura e la sicurezza alimentare in Africa; chiede, pertanto, che la strategia sostenga l'accresciuta competitività e produttività dell'agricoltura africana, anche nell'ambito del ciclo di Doha per lo sviluppo; esorta ulteriormente l'UE ad apportare il suo concorso finanziario al Programma agricolo globale dell'Africa adottato dall'UA e dal NEPAD;

82. sottolinea la necessità d'incoraggiare i metodi agricoli sostenibili, anche in relazione al fenomeno inquietante e sempre più grave della desertificazione; ricorda, a tal riguardo, che se si vuole che la crescita abbia un'incidenza positiva sulla povertà, è necessario che sia generalizzata, orientata ai piccoli proprietari e che porti a maggiori opportunità di lavoro;

83. insiste sul fatto che la desertificazione e l'accesso all'acqua per tutti dovrebbero rivestire la massima importanza per la strategia congiunta; esprime preoccupazione, in particolare, per le molteplici conseguenze negative della desertificazione, segnatamente sulla sicurezza alimentare, le migrazioni, i rifugiati e gli sfollati all'interno del proprio paese;

84. sottolinea che l'Africa è il continente, secondo le previsioni, che soffrirà più duramente delle conseguenze del cambiamento climatico e, pertanto, esorta l'Unione europea, l'Unione africana e i loro Stati membri, nonché gli investitori e gli attori imprenditoriali a riconoscere la loro responsabilità per il cambiamento climatico, e li invita ad elaborare una strategia di sviluppo rispettoso dell'ambiente al fine di rovesciare la situazione, incluso un quadro finanziario per l'adeguamento ambientale; chiede inoltre all'UE di apportare il suo sostegno finanziario al piano d'azione dell'UA adottato nel gennaio 2007;

85. plaude all'iniziativa della Commissione di lanciare un partenariato UE-Africa sul cambiamento climatico nonché un'Alleanza mondiale per la lotta contro il cambiamento climatico; a tale riguardo, sottolinea che l'UE deve assicurare un finanziamento significativo a favore delle misure di adeguamento nei paesi africani; sottolinea altresì che l'adeguamento non deve essere trattato unicamente come questione umanitaria; pone l'accento sul fatto che le misure di riduzione dei rischi e di resistenza all'impatto climatico devono essere integrate nelle questioni di sviluppo prioritarie, anche nei documenti strategici per la lotta contro la povertà e nei documenti strategici per paese;

86. raccomanda che la strategia congiunta affronti le cause prime della migrazione e presti particolare attenzione ai diritti e all'integrazione dei migranti e alla questione della fuga dei cervelli, in particolare nel settore della salute, proponendo soluzioni pratiche per migrazioni circolari coronate da successo; sottolinea che limitare la migrazione verso l'UE non dovrebbe essere considerato come una condizione per la concessione di aiuti o come una strategia di sviluppo;

87. ritiene che la cultura sia un elemento chiave del dialogo interculturale e dell'intesa interreligiosa, del sentimento d'identità nazionale e regionale, dello sviluppo di una forte base sociale e costituisca un fondamento sicuro della solidarietà tra i popoli, e che, pertanto, un'agenda di sviluppo sostenibile debba includere la cultura;

88. ritiene che, dal momento che in una serie di paesi africani il debito rappresenta ancora un grave onere che contrasta ogni sforzo di sviluppo, lo sgravio del debito dovrebbe essere considerato caso per caso ed essere subordinato al rafforzamento del buon governo, delle politiche economiche, alla gestione del debito e, segnatamente, alla sua non riconduzione sistematica presso altri prestatori;

89. riconosce l'utilità e la pertinenza del sostegno al bilancio che permette, segnatamente, di favorire il miglioramento dei servizi sociali di base contribuendo, al contempo, a rafforzare la struttura degli Stati africani; invita, tuttavia, alla prudenza per quanto riguarda l'erogazione di aiuti sotto forma di sostegno al bilancio; insiste sul fatto che il sostegno al bilancio deve essere trattato separatamente per ciascun paese in funzione della sua situazione particolare, e che non conviene agli Stati fragili o ai paesi in situazione di conflitto; sollecita l'istituzione di indicatori per lo sviluppo umano e sociale, per la formazione del bilancio di genere e per l'istruzione e la sanità; al riguardo incoraggia la Commissione a proseguire l'elaborazione della sua proposta di "contratto OSM" con i previsti beneficiari del sostegno al bilancio; insiste sul fatto che il sostegno al bilancio deve essere accompagnato dal rafforzamento della capacità dei parlamenti, delle corti dei conti nazionali, delle autorità locali e della società civile di monitorare il processo, in modo da evitare che servizi sociali di base si ritrovino privi di risorse; propone che il sostegno al bilancio non sostituisca il sostegno a taluni settori chiave dello sviluppo, come l'istruzione e la salute, o settori che rischiano di essere marginalizzati dai governi beneficiari;

90. sottolinea che lo sviluppo sostenibile è unicamente possibile se rappresenta uno sviluppo per tutti, compresi donne e gruppi minoritari o vulnerabili;

91. sottolinea l'importanza del sostegno dell'UE a favore di strategie volte a rafforzare il ruolo delle donne, anche appoggiando il microcredito nonché i programmi di salute sessuale e riproduttiva, che sono decisivi nella lotta contro l'HIV/AIDS;

Attuazione e monitoraggio

92. chiede alla Commissione e al Segretariato generale del Consiglio di inviare tutte le ulteriori relazioni sullo stato di avanzamento per quanto riguarda l'attuazione della strategia europea per l'Africa anche al Parlamento europeo; chiede anche informazioni sul versamento e l'utilizzazione dei fondi supplementari pari a 2,7 miliardi di euro previsti a titolo del 10° FES assegnati alle "iniziative di governance" stabilite dalla Commissione per ogni paese ACP;

93. chiede alla Commissione di presentargli una relazione sull'utilizzazione e la riprogrammazione del 9° FES per l'attuazione della strategia europea per l'Africa; raccomanda una valutazione indipendente dell'attuazione di tale strategia; invita la Commissione a proporre un meccanismo congiunto di attuazione e di valutazione della nuova strategia congiunta, tanto sul piano tecnico quanto politico, che includa tutti gli strumenti finanziari comunitari per lo sviluppo a tutti i livelli;

94. si compiace dell'intenzione dell'Unione europea e dell'Unione africana di progettare un piano d'azione per il primo periodo della strategia congiunta; rileva che tale piano deve prevedere un finanziamento concreto e indicatori misurabili a tutti i livelli di attuazione (locale, nazionale, regionale e continentale) e che riguardino tutti i pertinenti strumenti finanziari di cooperazione, che rendano il monitoraggio più facile e trasparente; sottolinea il fatto che il monitoraggio parlamentare, delle autorità locali e della società civile devono far parte del processo di monitoraggio ufficiale;

95. chiede alla Commissione di garantire che qualsiasi quadro di monitoraggio includa il monitoraggio degli attuali impegni dell'UA e dell'UE, quali gli OSM, il summenzionato Trattato di Cotonou, l'Invito ad agire di Abuja e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;

96. raccomanda che la strategia faccia esplicitamente riferimento a una strategia comunicativa volta a sensibilizzare il pubblico sulle azioni governative e trasmetterne le reazioni dello stesso in modo che i governi siano in presa diretta con i loro elettori riguardo a tali politiche;

97. raccomanda che la strategia crei lo spazio politico necessario all'instaurazione di un autentico ed efficace dialogo tra i cittadini mediante un finanziamento appropriato e garanzie d'indipendenza pubblica, e che essa metta a punto meccanismi che permettano alla società civile e agli attori non statali di partecipare ai processi governativi di presa di decisione e di rendere le autorità responsabili dinanzi ai cittadini;

98. invita la Commissione ad indicare come intende finanziare la nuova strategia e il relativo piano d'azione; prende atto che il 10° FES, il programma geografico per il Sudafrica e i programmi tematici DCI ed ENPI sono gli unici fondi importanti disponibili per l'attuazione della strategia congiunta; esorta la Commissione a garantire la coerenza nell'attuazione di tali strumenti di cooperazione e la strategia congiunta; chiede alla Commissione d'informare il Parlamento europeo e il Parlamento panafricano durante tutte le fasi operative (programmazione, identificazione, stima, esecuzione finanziaria e valutazione);

99. raccomanda che il primo piano d'azione comprenda una dotazione finanziaria specifica per le istituzioni panafricane, le attività da attuare a livello panafricano e i nuovi partenariati (iniziative di Lisbona); insiste inoltre sul fatto che i parlamenti nazionali, regionali e continentali devono essere espressamente considerati come beneficiari dell'aiuto;

100. plaude al fatto che il Consiglio abbia costituito un gruppo di lavoro ad hoc che include esperti degli Stati membri interessati per coordinare le posizioni degli Stati membri sulle questioni coperte dalla strategia congiunta, e chiede alla Commissione e al Consiglio di presentargli periodicamente una relazione sulle attività di tale gruppo di lavoro;

101. afferma che i due parlamenti continentali, in quanto importanti istituzioni di governance, devono essere attori di primo piano nel seguito della strategia congiunta e che anche le autorità locali e gli attori non statali, come l'ECOSOCC dell'Unione africana e l'ECOSOC, suo omologo europeo, devono altresì essere coinvolti;

102. è pertanto determinato a monitorare da vicino, unitamente al Parlamento panafricano, l'attuazione della strategia congiunta e dei piani d'azione; chiede pertanto l'istituzione di una delegazione parlamentare mista PE-PAP quale forum di discussione democratica delle questioni concernenti le relazioni tra i nostri popoli;

103. è determinato a garantire, unitamente alle organizzazioni panafricane,la coerenza tra la politica di cooperazione allo sviluppo ed altri settori della politica dell'UE che abbiano ripercussioni sui paesi in via di sviluppo in Africa;

104. ritiene che il controllo parlamentare e l'approvazione dell'insieme delle misure di aiuto allo sviluppo debbano costituire un requisito per il versamento dei fondi;

105. decide di organizzare, unitamente al PAP, un evento parlamentare congiunto che preceda il secondo Vertice UE-Africa previsto per il dicembre 2007 a Lisbona;

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106. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Commissione dell'Unione africana, al Consiglio esecutivo dell'Unione africana, al Parlamento panafricano, al Consiglio dei Ministri ACP e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.

Traduzione esterna

  • [1]  Documento del Consiglio 9678/07.
  • [2]  Pubblicato nelle conclusioni della consultazione della società civile africana "Consultazione delle organizzazioni della società civile africana sulla strategia congiunta UA-UE per lo sviluppo dell'Africa – Posizioni e conclusioni della riunione, organizzata dalla CUA il 26-28 marzo 2007 ad Accra (Ghana)".
  • [3]  GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.
  • [4]  GU L 209 dell'11.8.2005, pag. 27.
  • [5]  GU L 3178 del 27.12.2006, pag. 41.
  • [6]  GU C 280 E del 18.11.2006, pag. 475.
  • [7]  Documento del Consiglio 14172/05, pag. 24.
  • [8]  Documento del Consiglio 15389/05.
  • [9]  Documento del Consiglio 15961/05.
  • [10]  "Consultazione delle organizzazioni della società civile africana sulla strategia congiunta UA-UE per lo sviluppo dell'Africa – Posizioni e conclusioni della riunione, organizzata dalla CUA il 26-28 marzo 2007 ad Accra (Ghana)".
  • [11]  GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
  • [12]  GU C 33 E del 9.2.2006, pag. 311.
  • [13]  Testi approvati, P6_TA(2007)0274.
  • [14]  http://www.iciss.ca/pdf/Commission-Report.pdf
  • [15]  "Consultazione pubblica sulla strategia congiunta UE-Africa – Progetto di relazione sulla consultazione internet, 5 febbraio-19 aprile 2007, presentata alla Conferenza: 'La società civile e la strategia congiunta UE-Africa', organizzata il 23-24 aprile 2007 a Bad Honnef (Germania)".
  • [16]  Pubblicato nelle conclusioni della consultazione della società civile africana "Consultazione delle organizzazioni della società civile africana sulla strategia congiunta UA-UE per lo sviluppo dell'Africa – Posizioni e conclusioni della riunione, organizzata dalla CUA il 26-28 marzo 2007 ad Accra (Ghana)".

MOTIVAZIONE

1. Introduzione / contesto: perché una nuova strategia per l’Africa?

Nonostante il Parlamento europeo avesse accolto favorevolmente gli obiettivi della strategia UE per l’Africa 2005, ovvero migliorare e intensificare le relazioni fra l’UE e l’Africa utilizzando un approccio completamente africano, si trattava comunque di un documento europeo unilaterale che mancava di rispettare un principio fondamentale già sottolineato nella dichiarazione adottata durante il primo vertice UE-Africa, svoltosi al Cairo nell’aprile 2000: la strategia non era stata infatti elaborata “in uno spirito di uguaglianza, rispetto, alleanza e cooperazione”.

Un altro difetto della strategia 2005 è stata la mancanza di consultazione parlamentare, anche a livello europeo. Malgrado il Parlamento europeo avesse approvato una relazione di Maria Martens sulla strategia, le sue osservazioni non sono state tenute in considerazione nel corso del processo di elaborazione.

Durante la riunione ministeriale UE-Africa di Bamako del dicembre 2005, la Commissione dell’Unione africana ha salutato la strategia UE per l’Africa come base per una strategia comune Africa-UE e ha proposto di elaborare un piano d’azione per la sua attuazione. È stato così avviato un dialogo tra Unione europea e Unione africana, da cui sta oggi emergendo una nuova strategia comune UE-Africa.

Quest’ultima dovrebbe essere accolta favorevolmente per una serie di ragioni. Dalla dichiarazione del Cairo del 2000 le relazioni tra UE e Africa hanno percorso un lungo cammino. In particolare, la nascita dell’Unione africana e delle sue istituzioni è stata una pietra miliare nella promozione di visioni, principi e di uno sviluppo di matrice africana ed è tempo che l’UA e l’UE definiscano e perfezionino insieme il loro partenariato. Il graduale rafforzamento delle istituzioni dell’UA deve essere riconosciuto e incoraggiato. Anche l’UE si è trasformata: ha quasi raddoppiato le proprie dimensioni e ha assunto nuove sfide.

Inoltre, il mondo intero è cambiato e oggi ci troviamo di fronte a una serie di nuovi problemi e sfide globali – connessi alla sicurezza, ai cambiamenti climatici, al commercio e all’immigrazione – che incidono sulle relazioni tra UE e Africa.

D’altro canto, alcuni fattori sono rimasti invariati. L’Africa subsahariana continua ad essere la regione più povera del mondo e molti paesi africani sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia fissata per conseguire gli Obiettivi di sviluppo del millennio. È evidente che occorre rivedere il dosaggio delle politiche, impiegando un approccio più globale rispetto al passato e concentrandosi non solo sul tradizionale aiuto allo sviluppo ma anche su altri settori di intervento che influiscono o potrebbero influire sullo sviluppo africano.

L’adozione della strategia comune è prevista, insieme a un piano d’azione, nel corso di un secondo vertice UE-Africa che si terrà a Lisbona nel dicembre 2007. Un primo passo in tal senso è stato compiuto lo scorso 15 maggio in occasione di una riunione della troika ministeriale UA-UE, che ha adottato un progetto di strategia comune UE-Africa, già di per sé un’impostazione altamente positiva basata sul partenariato.

Tuttavia, si deve ancora tenere conto della dimensione parlamentare nel processo che condurrà all’adozione della strategia e nel seguito che a questa verrà dato, nonché nell’attuazione e nel monitoraggio a lungo termine della strategia e del partenariato. Questo aspetto non è trattato nel documento del progetto.

2. Principi, obiettivi e visioni su cui si dovrebbe basare la strategia

La nuova strategia si dovrà basare su un insieme di valori, interessi, obiettivi e visioni comuni. Già nella dichiarazione del Cairo del 2000 furono sottolineati una serie di valori condivisi fondamentali, quali i valori “del rafforzamento della democrazia rappresentativa e partecipativa, del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dello stato di diritto, del buon governo, del pluralismo, della pace e della sicurezza internazionali, della stabilità politica e della fiducia tra le nazioni”.

Inoltre, la strategia comune dovrà essere fondata sui principi del partenariato, della titolarità e dell’uguaglianza. La visione alla sua base dovrebbe essere quella di un “partenariato tra pari”, in cui l’adozione delle decisioni avvenga attraverso un dialogo costante basato sui valori suddetti. Realizzare un partenariato autentico significa anche estendere la cooperazione oltre il tradizionale aiuto allo sviluppo, e quindi ad aree di cooperazione che promuovano la crescita, la sicurezza, e di conseguenza lo sviluppo, e affrontare problemi globali di interesse comune.

Per quanto riguarda la titolarità, l’UE deve tenere fede agli impegni sottoscritti a Parigi nel 2005 sostenendo le iniziative e le priorità dell’Unione Africana, inclusi il NEPAD (Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa) e l’Architettura africana di pace e di sicurezza, nonché le organizzazioni per lo sviluppo e l’integrazione regionali.

Il progetto di strategia comune elenca i quattro principali obiettivi del futuro partenariato:

(i) un partenariato politico UE-Africa che consenta di affrontare sfide comuni quali la pace e la sicurezza, l’immigrazione e un ambiente pulito;

(ii) continuare a promuovere la pace, la sicurezza, lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e l’integrazione regionale e continentale in Africa, nonché raggiungere tutti gli Obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015;

(iii) affrontare sfide globali quali i diritti umani, il commercio, l’HIV/AIDS, la malaria, la tubercolosi, i cambiamenti climatici, la sicurezza e la sostenibilità energetica, le questioni connesse alle TIC, la scienza e la tecnologia, il terrorismo e le armi di distruzione di massa;

(iv) un “partenariato basato sulle persone” che preveda la partecipazione di soggetti non statali e coinvolga tutte le parti interessate.

Molti di questi obiettivi dovrebbero essere salutati come base del futuro partenariato. Tuttavia, vi sono sia ridondanze sia lacune. Per esempio, per quale motivo vengono citate le armi di distruzione di massa e non le armi leggere e di piccolo calibro? Sebbene la riduzione della povertà debba certamente rimanere un obiettivo centrale del partenariato e gli Obiettivi di sviluppo del millennio debbano conservare un ruolo importante, tra gli obiettivi centrali non vi dovrebbe essere anche quello di creare crescita per uno sviluppo sostenibile nei paesi africani attraverso il sostegno alle PMI, gli aiuti al commercio ecc.?

Inoltre, nonostante l’obiettivo di creare un “partenariato basato sull’individuo” sia apprezzabile, perché non vi sono rimandi al ruolo dei parlamenti quali principali rappresentanti della popolazione?

3. Contenuto della politica: osservazioni sul progetto della troika

Un gradito e positivo aspetto dei settori prioritari enunciati nel progetto è il fatto che citino alcuni fattori cruciali non contemplati dagli obiettivi illustrati sopra, come le armi leggere e di piccolo calibro, il buon governo e il potenziamento delle istituzioni, i problemi economici, le tradizionali questioni connesse allo sviluppo, quali lo sviluppo umano e sociale, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, nonché aspetti più generali, come l’efficacia degli aiuti e la cancellazione del debito, l’aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo e la promozione della coerenza della politica per lo sviluppo sia nelle politiche dell’UE sia in quelle africane.

3a. Pace e sicurezza

Senza una pace stabile e una sicurezza duratura non può esistere alcuno sviluppo sostenibile. In questo ambito occorre un approccio globale teso ad elaborare strategie che coprano l’intera gamma delle problematiche, dalla prevenzione dei conflitti al mantenimento della pace, alla soluzione dei conflitti e alla ricostruzione.

Il progetto sottolinea l’esigenza di promuovere la sicurezza umana, un aspetto del tutto condivisibile, ma omette di sottolineare la necessità di prestare particolare attenzione alle donne, ai bambini e ad altre categorie particolarmente vulnerabili in situazioni di conflitto.

Un altro aspetto non citato è l’assoluta necessità di combattere le violazioni dei diritti umani e di perseguire, pertanto, una politica di tolleranza zero nei confronti dell’impunità.

3b. Governance, diritti umani e Stato di diritto

La relatrice appoggia pienamente l’attenzione richiamata dal progetto sulla necessità di potenziare le istituzioni, sostenere i programmi di riforme governative concepiti dagli organismi africani, come il Meccanismo africano di valutazione inter pares e la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo, e affrontare il commercio illegale di risorse naturali, tutti fattori essenziali per assicurare la trasparenza e la responsabilità e, in definitiva, anche per combattere la povertà.

La trasparenza e la responsabilità reciproche dovrebbero essere principi fondamentali di un partenariato UE-Africa rafforzato. Cattiva gestione, frodi e corruzione non potranno, e non dovranno, mai essere accettate, ma dovranno essere diligentemente combattute. A questo proposito occorre rafforzare il Meccanismo africano di valutazione inter pares, estendendolo all’intero continente.

3c. Crescita economica e commercio

Solo una crescita economica sostenibile può consentire a un paese di creare uno sviluppo a lungo termine e di affrancarsi gradualmente dalla povertà.

Questo concetto è espresso chiaramente nel progetto di strategia, ma deve essere tradotto in proposte concrete e in azioni volte a favorire la crescita, per esempio attraverso la promozione delle piccole e medie imprese e degli investimenti esteri diretti, attraverso i microcrediti, il rafforzamento dei diritti di proprietà e la riduzione degli oneri amministrativi che gravano sui piccoli imprenditori.

Il commercio può essere un motore molto importante per la crescita economica dei paesi africani, purché sia equo. Pertanto, occorre prendere in considerazione l’intera gamma delle misure relative all’aiuto per il commercio e farne parte integrante della strategia e del piano d’azione. Si deve inoltre affrontare l’esistenza di ostacoli al commercio dei prodotti africani.

Gli accordi di partenariato economico (EPA) continuano ad essere una particolare fonte sia di preoccupazione sia di opportunità. Idealmente, gli EPA potrebbero divenire uno strumento importante per il commercio africano, non solo con l’Europa e altre parti del mondo, ma anche all’interno delle regioni africane. Tuttavia, una condizione essenziale affinché ciò avvenga è che siano “favorevoli allo sviluppo” e prevedano – ove necessario – esenzioni e lunghi periodi di transizione affinché i produttori e le industrie locali si adattino alle nuove situazioni di mercato. Si deve inoltre trovare una soluzione accettabile per tutte le parti al fine di risolvere qualunque incoerenza tra gli EPA e i programmi di integrazione regionale esistenti.

3d. Istruzione e sanità

Ulteriori sforzi – nell’ambito del partenariato UE-Africa ma anche all’interno dei paesi africani – si dovranno compiere nei settori della sanità e dell’istruzione di base. Sanità e istruzione rappresentano quattro degli otto Obiettivi di sviluppo del millennio e ad esse dovrebbe pertanto essere destinata una parte cospicua dei fondi UE – e almeno il 20% dei fondi complessivi – stanziati per l’Africa. Particolare attenzione va rivolta all’uguaglianza di genere, al fine di rafforzare il ruolo delle donne e delle bambine nella società.

3e. Migrazione

Le sfide legate alla migrazione costituiscono una preoccupazione comune per l’Africa e i paesi europei. La relatrice saluta con favore l’intenzione espressa nel progetto di strategia di utilizzare il partenariato per gestire meglio i flussi migratori in uno spirito di responsabilità e di cooperazione comune e di contrastare lo sfruttamento delle persone vulnerabili dando attuazione al piano d’azione UE-Africa per combattere la tratta di esseri umani.

Tuttavia, è importante che la strategia e il piano d’azione affrontino la migrazione alla radice. Un altro problema che va affrontato è quello relativo alla fuga di cervelli.

3f.  Sviluppo sostenibile, ambiente e cambiamento climatico

La relatrice accoglie favorevolmente l’ambizione espressa nel progetto di unire gli sforzi per rispondere ed adattarsi ai cambiamenti climatici e ad altre sfide ambientali globali, quali la desertificazione, il disboscamento, la biodiversità e i problemi legati ai rifiuti tossici, e di integrare la sostenibilità ambientale nell’attuazione delle politiche di sviluppo. Tali ambizioni dovranno essere tradotte in azioni concrete nella strategia e nel piano d’azione finali.

4. Questioni di carattere generale

Le accresciute ambizioni relative a un partenariato più forte devono essere accompagnate da fondi sufficienti. L’esistenza di vari strumenti finanziari diversi tra loro richiede un approccio coerente, ma è altresì necessario un pacchetto finanziario panafricano.

Infine, qualunque nuovo elemento introdotto nel partenariato UE-Africa attraverso la strategia dovrà essere debitamente integrato nei futuri documenti di strategia nazionale e regionale e nei programmi indicativi nazionali.

PARERE della commissione per gli affari esteri (13.9.2007)

destinato alla commissione per lo sviluppo

sulla situazione attuale delle relazioni UE-Africa
(2007/2002(INI))

Relatore per parere: Michel Rocard

SUGGERIMENTI

La commissione per gli affari esteri invita la commissione per lo sviluppo, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  sottolinea che la maggior parte dei paesi africani versa in gravi condizioni e che dinanzi a tale situazione la comunità internazionale è troppo moderata;

2.  si rammarica che ancora troppo spesso la Comunità internazionale reagisce con indifferenza dinanzi ai conflitti africani, incluso i mezzi di informazione; pertanto constata con soddisfazione che nel 2005 l'Unione europea ha riconosciuto come prioritario lo sviluppo dell'Africa e il Consiglio si è impegnato a destinare agli aiuti almeno lo 0,7% del PIL entro il 2015; auspica di poterne verificare la realizzazione concreta;

3.  chiede che vengano prese misure energiche e che si proceda verso un efficace sistema di sanzioni internazionali così da porre fine all'impunità nella regione nonché alle violazioni dei diritti dell'uomo e del diritto internazionale inerente ai conflitti armati, che regola gli attacchi contro le popolazioni civili, le truppe di pace e i collaboratori di organizzazioni umanitarie;

4.  reputa sia un errore pensare che l'accesso dei prodotti africani ai mercati mondiali è la chiave per lo sviluppo del continente; ritiene pertanto che una protezione provvisoria e settoriale della produzione africana in determinati settori possa essere fondamentale per la crescita delle economie nazionali e locali; ritiene tuttavia che l'obiettivo da conseguire debba essere l'apertura del commercio e l'aumento degli scambi commerciali;

5.  riconosce che il maggiore coinvolgimento nel commercio internazionale rappresenta una parte essenziale della strategia di sviluppo per l'Africa, segnatamente per quanto concerne il conseguimento degli obiettivi del Millennio per lo sviluppo, tenendo conto delle caratteristiche regionali specifiche;

6.  sollecita l'abolizione di tutti i sussidi per l'esportazione di prodotti agricoli che falsano la concorrenza, in modo tale che l'Africa possa avere maggiori opportunità di sviluppare pienamente il proprio potenziale commerciale; sollecita l'Europa a continuare i propri sforzi verso un sistematico smantellamento delle barriere tariffarie che proteggono i suoi mercati;

7.  ribadisce che la liberalizzazione degli scambi commerciali rappresenta uno degli incentivi più efficaci per conseguire non solo la crescita economica ma anche il progresso politico e sociale; la ritiene indispensabile per ridurre la povertà e la considera un importante catalizzatore per uno sviluppo duraturo e su scala mondiale;

8.  sollecita la Commissione europea e le delegazioni dell'UE a essere particolarmente vigili e ad allertare in tempo la comunità internazionale dinanzi a tensioni etniche e religiose nel continente;

9.  ritiene che sia necessario un rafforzamento dell'attuale codice di condotta dell'UE contro il commercio illegale di armi in modo da contrastare la proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro, che perpetuano sanguinosi conflitti in molti paesi del sud;

10. insiste sul fatto che la democrazia e il rispetto dei diritti umani possono concretizzarsi solo nella pratica e che ciò è essenziale per consolidare una cultura politica duratura; rileva pertanto che la condizionalità degli aiuti internazionali deve poggiare in primo luogo sul buon governo, la sicurezza dei cittadini, la libertà di espressione, la libertà di stampa, l'indipendenza del potere giudiziario e la supervisione delle forze di polizia da parte del potere giudiziario;

11. sostiene che la creazione di piccole imprese rappresenta la chiave per lo sviluppo del continente; reputa che il sistema di microcrediti sia un modo efficace per sostenere le microimprese e stimolare i consumi; è del parere che l'utilizzo di microcrediti dovrebbe estendersi ulteriormente, per favorire la creazione di ampie reti di piccole imprese;

12. sottolinea al riguardo l'importanza essenziale anche del potenziamento del commercio sud-sud, oltre alla promozione dell'integrazione regionale e alla presenza di maggiori investimenti provenienti dall'interno e dall'esterno dell'Africa; rileva in proposito anche la necessità di un maggiore sostegno tecnico finalizzato ad aumentare la capacità dell'Africa di produrre una più ampia gamma di beni e servizi;

13. sollecita la Commissione europea a fare in modo che il dialogo politico non sia confinato a livello governativo ma veda anche il coinvolgimento dei parlamenti e delle organizzazioni della società civile;

14. sottolinea l'importanza della cooperazione regionale per conseguire la sicurezza, lo sviluppo economico e la stabilità politica; ritiene che Commissione europea debba stimolare la cooperazione regionale e che un importante ruolo in questo processo vada riservato all'Unione africana.

PROCEDURA

Titolo

Situazione attuale delle relazioni UE-Africa

Numero di procedura

2007/2002(INI)

Commissione competente per il merito

DEVE

Parere espresso da
  Annuncio in Aula

AFET

18/1/2007

Cooperazione rafforzata – annuncio in Aula

 

Relatore per parere
  Nomina

Michel Rocard

27/2/2007

Relatore per parere sostituito

 

Esame in commissione

5/6/2007

11/9/2007

 

 

 

Approvazione

12/9/2007

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

51

5

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Vittorio Agnoletto, Roberta Alma Anastase, Robert Atkins, Christopher Beazley, Angelika Beer, Bastiaan Belder, Monika Beňová, André Brie, Cristian Silviu Buşoi, Santos, Marco Cappato, Véronique De Keyser, Hanna Foltyn-Kubicka, Michael Gahler, Jas Gawronski, Alfred Gomolka, Klaus Hänsch, Anna Ibrisagic, Jelko Kacin, Ioannis Kasoulides, Metin Kazak, Vytautas Landsbergis, Francisco José Millán Mon, Ria Oomen-Ruijten, Justas Vincas Paleckis, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, Tobias Pflüger, João de Deus Pinheiro, Hubert Pirker, Samuli Pohjamo, Michel Rocard, Raül Romeva i Rueda, Libor Rouček, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jacek Saryusz-Wolski, György Schöpflin, István Szent-Iványi, Antonio Tajani, Charles Tannock, Inese Vaidere, Geoffrey Van Orden, Jan Marinus Wiersma, Josef Zieleniec

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Laima Liucija Andrikienė, Alexandra Dobolyi, Carlo Fatuzzo, Milan Horáček, Anneli Jäätteenmäki, Tunne Kelam, Jaromír Kohlíček, Erik Meijer, Nickolay Mladenov, Rihards Pīks, Aloyzas Sakalas

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Eduard Raul Hellvig, Bilyana Ilieva Raeva

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

...

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

3.10.2007

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

28

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Margrete Auken, Thijs Berman, Josep Borrell Fontelles, Marie-Arlette Carlotti, Thierry Cornillet, Nirj Deva, Alexandra Dobolyi, Alain Hutchinson, Romana Jordan Cizelj, Filip Kaczmarek, Glenys Kinnock, Maria Martens, Gay Mitchell, Luisa Morgantini, Miguel Portas, Horst Posdorf, Toomas Savi, Frithjof Schmidt, Jürgen Schröder, Luis Yañez-Barnuevo García, Anna Záborská, Jan Zahradil

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Milan Gaľa, Miguel Angel Martínez Martínez, Manolis Mavrommatis, Atanas Paparizov, Anne Van Lancker, Gabriele Zimmer

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale