RELAZIONE su nuove prospettive per lo Spazio europeo della ricerca

8.1.2008 - (2007/2187(INI))

Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia
Relatore: Umberto Guidoni

Procedura : 2007/2187(INI)
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A6-0005/2008
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

su nuove prospettive per lo Spazio europeo della ricerca (2007/2187(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il Libro verde della Commissione del 4 aprile 2007, intitolato "Nuove prospettive per lo Spazio europeo della ricerca" (COM(2007)0161),

–   visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione (SEC(2007)0412), a corredo del suddetto Libro verde della Commissione,

–   vista la decisione n. 1982/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, concernente il Settimo programma quadro della Comunità europea in materia di attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)[1] (PQ7),

–   vista la decisione del Consiglio 2006/973/CE, del 19 dicembre 2006[2], concernente il programma specifico "Persone" che attua il PQ7,

–   vista la sua risoluzione del 24 maggio 2007 dal titolo "Mettere in pratica la conoscenza: un'ampia strategia dell'innovazione per l'Europa"[3],

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e i pareri della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e della commissione per lo sviluppo regionale (A6‑0005/2008),

A. considerando che il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha confermato l'obiettivo di creare uno Spazio europeo della ricerca (SER),

B.  considerando che il Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2000 ha fissato l'obiettivo di portare la spesa globale per la R&S, entro il 2010, al 3% del PIL dell'UE (2/3 del quale dovrebbero provenire dal settore privato),

C. considerando che il PQ7 è volto a sostenere la creazione del SER,

D. considerando che la creazione del SER dovrebbe essere accompagnata dalla creazione di uno Spazio europeo dell'insegnamento superiore e di uno Spazio europeo dell'innovazione, completando in tal modo i tre lati del cosiddetto "triangolo della conoscenza",

E.  considerando che il SER comprende essenzialmente tre aspetti principali: un mercato interno per la ricerca, in cui possano circolare liberamente i ricercatori, la tecnologia e le conoscenze, un effettivo coordinamento a livello UE di attività, programmi e politiche nazionali e regionali di ricerca e il finanziamento e l'attuazione di iniziative a livello UE,

F.  considerando che sono necessari maggiori sforzi, soprattutto in materia di coordinamento, per tutte le dimensioni della ricerca UE: persone, infrastrutture, organizzazioni, finanziamento, comunicazione delle conoscenze e cooperazione globale, allo scopo di superare la frammentazione della ricerca nell'UE e realizzare il potenziale dell'UE in questo settore,

G. considerando che le possibilità occupazionali e le condizioni di lavoro non sono tali da favorire l'integrazione dei giovani, uomini e donne, nel settore della ricerca, con conseguente spreco di risorse umane assai preziose,

H. considerando che il finanziamento della R&S nell'UE è ancora molto lungi dall'obiettivo di Lisbona pari al 3% del PIL,

J.   considerando che è necessaria una visione più ampia relativamente alla creazione del SER, che coinvolga tutti i soggetti interessati,

K. considerando che le donne continuano ad essere sottorappresentate in gran parte dei settori della scienza e dell'ingegneria e nei posti di responsabilità,

L.  considerando che il contributo del settore privato dell'Unione europea alla R&S è arretrato rispetto a quello dei suoi concorrenti diretti,

La creazione di un mercato del lavoro unico dei ricercatori

1.  accoglierebbe con favore una definizione comune delle carriere nel settore della ricerca e l'istituzione di un sistema di informazione sull'occupazione dei ricercatori e sulle prassi di ricerca in tutta l'Europa e ritiene che ciò contribuirà a far raggiungere all'UE i massimi livelli in materia di ricerca;

2.  deplora che i dati relativi alla spesa per la ricerca e lo sviluppo rivelano che la media UE è di appena l'1,84% del PIL rispetto al 2,68% negli USA e al 3,18% in Giappone e che le spese variano dallo 0,39% in Romania e lo 0,4% a Cipro al 3,86% in Svezia; sottolinea l'importanza di incrementare la spesa media nonché il volume della spesa in taluni Stati membri; evidenzia l'importanza di focalizzare meglio la ricerca diversificata e gli sforzi di sviluppo in tutta l'Unione, in particolare allo scopo di facilitare la transizione verso l'economia digitale; ritiene che ciò sia fondamentale ai fini della creazione di condizioni idonee per la realizzazione di un'economia basata sulla conoscenza come richiesto nella strategia di Lisbona;

3.  esorta gli Stati membri e le regioni a definire strategie per lo sviluppo delle risorse umane e materiali nell'ambito della ricerca e dell'innovazione che trattino di punti quali, ad esempio, il miglioramento e la fornitura di infrastrutture per la ricerca, una maggiore mobilità per i ricercatori grazie a un rafforzato sostegno finanziario, iniziative locali per attirare i ricercatori, l'eliminazione di ogni ostacolo giuridico, amministrativo e linguistico, gli scambi di personale e garanzia di accesso per tutti, in particolare donne e giovani;

4.  appoggia vivamente la Carta europea dei ricercatori e il Codice di condotta per la loro selezione, quali strumenti atti ad accrescere l'attrattiva del SER per i ricercatori; invita la Commissione a comunicare il livello di attuazione della Carta e del Codice di condotta negli Stati membri;

5.  sottolinea la necessità di definire ed introdurre un unico modello europeo di carriera nell'ambito della ricerca come pure di instaurare un sistema integrato di informazione sulle offerte di posti di lavoro e sui contratti di formazione in materia di ricerca in Europa; ritiene che sia essenziale creare un mercato unico del lavoro per i ricercatori;

6.  sottolinea l'importanza di aprire totalmente le procedure di selezione e di promozione dei ricercatori e di renderle trasparenti; chiede agli Stati membri di garantire un maggior equilibrio tra uomini e donne nelle giurie di selezione e di promozione;

7.  deplora il fatto che il deflusso netto transatlantico di investimenti in materia di R&S sta ancora aumentando; sottolinea l'importanza di impedire ulteriori deflussi di ricercatori europei competenti; chiede l'adozione di idonee misure per trattenere e far rientrare i ricercatori nell'UE, in particolare assicurando ampie prospettive di carriera e condizioni di lavoro attraenti sia per gli uomini che per le donne;

8.  è favorevole al progetto di aumentare la mobilità geografica dei ricercatori oltre a quella intersettoriale (vale a dire tra le università e le organizzazioni di ricerca e tra il mondo accademico e quello delle imprese), allo scopo di realizzare la condivisione delle conoscenze e promuovere il trasferimento di tecnologia; invita, a tal fine, la Commissione e gli Stati membri ad arricchire i programmi post-laurea e di dottorato, incoraggiando una supervisione comune della ricerca nei vari paesi, e a considerare il lancio di borse e di programmi di formazione postdottorato basandosi sul programma Erasmus che ha registrato un notevole successo;

9.  sottolinea che un mercato interno ben funzionante è importante per un positivo sviluppo del SER e che la libera circolazione dei ricercatori costituisce, in particolare, un fattore essenziale; deplora che i ricercatori continuino a incontrare ostacoli che ne impediscono la mobilità all'interno dell'UE; sollecita misure per migliorare la libera circolazione dei ricercatori, in particolare eliminando tutte le altre restrizioni transitorie alla libera circolazione dei lavoratori nonché rafforzando l'infrastruttura di ricerca dell'UE; è favorevole alla creazione dell'Istituto europeo per l'innovazione e la tecnologia (EIT);

10. ritiene che l'accesso dei ricercatori all'UE non dovrebbe essere ostacolato dalle attuali barriere nazionali, come uno scarso riconoscimento e portabilità dei diritti sociali acquisiti, svantaggi fiscali e difficoltà nel trasferire le famiglie; sollecita gli Stati membri a concepire la loro legislazione nazionale sull'impiego pubblico in modo tale che i ricercatori degli Stati membri e dei paesi terzi abbiano condizioni di lavoro analoghe e non siano scoraggiati dall'accettare lavoro di ricerca;

11. ricorda che un mezzo per accrescere la mobilità dei ricercatori potrebbe essere quello di instaurare un sistema di buoni in materia di ricerca, che potrebbe essere utilizzato dai ricercatori in altri Stati membri o negli istituti e nelle università che li accolgono assicurando quindi risorse finanziarie supplementari per promuovere la ricerca vera e propria che attiri i ricercatori stranieri; ritiene che ciò non soltanto accrescerebbe l'interesse degli istituti di ricerca e delle università ad accogliere ricercatori stranieri e ad attrarre gli scienziati più bravi, ma contribuirebbe altresì alla creazione di centri di eccellenza, permettendo ai programmi e agli istituti di ricerca più attrattivi di richiamare un maggior numero di ricercatori, migliorandone le condizioni economiche; è del parere che tale aiuto supplementare alla mobilità dei ricercatori dovrebbe integrare gli attuali regimi di finanziamento della mobilità e che il finanziamento potrebbe essere concesso a titolo dei programmi "Cooperazione" e "Capacità";

12. evidenza, in particolare, la necessità di accordare sostegno ai giovani ricercatori, in modo da garantire che continuino a ricevere borse di studio quando cambiano sede di lavoro all'interno dell'UE;

13. è convinto che il quadro regolamentare comunitario in materia di libera circolazione dei ricercatori in seno al SER debba essere rafforzato, onde facilitare il rilascio di visti e di permessi di lavoro per i cittadini di paesi terzi;

14. ritiene necessario introdurre misure specifiche atte a promuovere una maggiore partecipazione delle donne a tutte le attività di ricerca, allo scopo di aumentare in modo significativo la percentuale di donne che decidono di lavorare nel settore della ricerca;

15. è convinto che il minore interesse manifestato dalle giovani generazioni per gli studi scientifici e tecnologici sia strettamente legato all'assenza di cooperazione tra il settore privato e quello accademico; invita, pertanto, gli Stati membri e la Commissione ad intensificare gli sforzi per promuovere regimi di collaborazione tra questi due settori;

16. invita a realizzare scambi di esperienze tra gli Stati membri in modo da sviluppare un approccio coerente nel promuovere la partecipazione dei disabili alla ricerca finanziata dalla Comunità ed un aumento della percentuale di disabili che iniziano e proseguono carriere di ricerca;

17. ritiene altresì che i poteri pubblici, gli istituti di ricerca e le imprese debbano promuovere misure atte a conciliare la vita professionale e la vita privata;

18. invita la Commissione a indagare le modalità che consentano di migliorare l'insegnamento delle materie scientifiche nell'UE a tutti i livelli dell'istruzione; si rammarica per la mancanza di risorse umane nella ricerca e sviluppo in numerosi Stati membri, che può essere attribuito al sempre minore interesse tra le giovani generazioni a seguire studi scientifici e a lavorare nel settore scientifico; propone, pertanto, il lancio di iniziative volte a familiarizzare gli allievi ai lavori di ricerca in laboratorio e sul terreno; propone, inoltre, la promozione di metodi attivi ed investigativi di insegnamento che ricorrano all'osservazione e alla sperimentazione nonché l'attuazione di programmi di scambio professori-ricercatori e il sostegno delle autorità locali e regionali ai metodi di formazione innovativi; è del parere che la rapida evoluzione della scienza rischi di creare un profondo divario tra il cittadino e la ricerca scientifica e tecnologica; ritiene che sia necessario promuovere e sostenere il dialogo tra gli scienziati e la società e che, pertanto, gli scienziati debbano rendere i risultati della propria ricerca comprensibili a tutti e alla portata di tutti;

19. ritiene che sarebbe opportuno migliorare le condizioni sociali dei ricercatori creando opportunità occupazionali per i loro partner e fornendo assistenza per la ricerca di strutture di assistenza o strutture scolastiche per i figli;

Lo sviluppo di infrastrutture di ricerca di livello mondiale

20. si compiace dei progressi compiuti in materia di sviluppo di infrastrutture di ricerca mediante l'adozione della "Roadmap" per il Foro strategico europeo per le infrastrutture di ricerca (FSEIR); ritiene tuttavia che occorra prevedere l'inserimento di nuovi strumenti e infrastrutture attualmente sviluppati dagli Stati membri, unitamente alle infrastrutture identificate dall'FSEIR;

21. chiede che siano concessi finanziamenti alle nuove infrastrutture di ricerca paneuropee soltanto qualora non esistano infrastrutture nazionali di pari valore che forniscano analoghe opportunità di accesso ai ricercatori di altri Stati membri;

22. evidenzia il ruolo e l'importanza delle organizzazioni che effettuano ricerca nel panorama della ricerca europea, oltre alle università e alle agenzie che finanziano la ricerca; invita la Commissione a stabilire una certa collaborazione con le agenzie nazionali, le università e le organizzazioni che effettuano ricerca in Europa, in associazione con le autorità regionali, prima di adottare una politica comune e un piano di attuazione;

23. invita la Commissione a proporre un quadro giuridico per facilitare la creazione e il funzionamento di grandi organizzazioni e infrastrutture comunitarie di ricerca e ad esaminare la partecipazione delle istituzioni e degli accordi europei esistenti, come l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN), l'Agenzia spaziale europea (ASE) nonché l'Accordo europeo per lo sviluppo della fusione (EFDA), evitando però trattati intergovernativi per attuare tali organizzazioni;

24. raccomanda, nel contempo, che gli organi di paesi con settori di ricerca meno dinamici, ma dotati di un adeguato potenziale di ricerca, siano pienamente coinvolti nel processo di creazione di un'infrastruttura di ricerca paneuropea;

25. ritiene che, allo scopo di assicurare operazioni a lungo termine e un miglioramento continuo, i processi di approvazione delle grandi infrastrutture di ricerca dovrebbero riguardare l'R&S, l'informatica e i fondi operativi;

26. riconosce che l'EIT rappresenterà un importante fattore per rafforzare l'infrastruttura di ricerca dell'UE;

27. esorta la Commissione ad appoggiare le organizzazioni che effettuano ricerca, le università e le agenzie che finanziano la ricerca sia a costituire la loro forza che a collegare le loro risorse nella costruzione del SER, con l'obiettivo di conseguire la leadership globale nelle principali aree scientifiche;

Il rafforzamento degli enti di ricerca

28. riconosce l'importanza della dimensione regionale del SER e ritiene che lo sviluppo di cluster regionali sia un importante strumento per conseguire una massa critica, riunendo università, enti di ricerca e l'industria e creando centri europei di eccellenza; ritiene che i programmi "Potenziale di ricerca" e "Regioni di conoscenza" nonché i Fondi strutturali che promuovono la ricerca e il potenziale innovativo delle regioni debbano essere considerati come un contributo chiave agli obiettivi del PQ7;

29. sottolinea l'importanza dei punti di contatto nazionali e regionali nel rafforzare l'impatto dei programmi quadro e chiede, dal canto loro, una maggiore cooperazione;

30. invita la Commissione a stabilire un Forum europeo con una rappresentanza nazionale di alto livello, inclusi i consigli nazionali di ricerca, cui sia affidata la missione di identificare, sviluppare e sostenere le principali iniziative di ricerca paneuropee, come pure un sistema comune di revisione scientifica e tecnica per sfruttare meglio i risultati dei programmi europei; ritiene che sarebbe utile realizzare un sistema affidabile di convalida delle conoscenze e dei metodi di analisi, controllo e certificazione e collegare i centri di eccellenza nell'UE;

31. chiede alla Commissione di garantire la piena complementarità tra le reti di eccellenza e le comunità virtuali di ricerca, specificandone obiettivi, norme di funzionamento e di finanziamento;

32. invita la Commissione a promuovere ulteriormente gli appalti pubblici per sostenere l'R&S a livello UE, facendo un uso più coerente degli strumenti e delle risorse pubbliche;

33. accoglie favorevolmente l'iniziativa concernente la Carta europea per l'utilizzo della proprietà intellettuale avanzata da enti pubblici di ricerca e università, sostenuta dal Consiglio europeo di Bruxelles del 21 e 22 giugno 2007, purché conduca a una serie utilizzabile di norme che, in particolare, tengano presenti le necessità dell'elaborazione e del trasferimento delle conoscenze scientifiche;

34. ricorda il ruolo delle piccole e medie imprese (PMI) come enti di ricerca; ritiene che sia necessario rafforzare, a livello europeo, la loro partecipazione alle attività di R&S, conformemente all'obiettivo di destinare almeno il 15% del bilancio del PQ7 alle PMI;

35. ritiene che la ricerca di rilievo debba essere strettamente collegata all'innovazione; è quindi convinto che si dovrebbero prevedere misure concrete che favoriscano la creazione di uno Spazio europeo della ricerca e dell'innovazione pienamente integrato;

La condivisione delle conoscenze

36. ritiene che gli investimenti a livello di infrastrutture, funzionalità ed iniziative informatiche di riferimento incrociato abbiano consentito notevoli miglioramenti nella diffusione e nell'utilizzo delle informazioni scientifiche e che la Dichiarazione di Berlino sul libero accesso alla conoscenza delle discipline scientifiche e umanistiche sia un esempio di come Internet abbia creato opportunità di sperimentazione con i nuovi modelli; sottolinea l'importanza di rispettare la libertà di scelta e i diritti di proprietà intellettuale degli autori (DPI), garantendo la continuazione della revisione di qualità inter pares e preservando in modo sicuro ed affidabile il lavoro che viene valutato, ed incoraggia le parti a collaborare mediante progetti pilota, al fine di valutare l'impatto e la sostenibilità di modelli alternativi, quali lo sviluppo del libero accesso;

37. condivide il concetto di "innovazione aperta" promosso dalla Commissione, secondo il quale i settori pubblico e privato diventano partner a pieno titolo e condividono le conoscenze purché venga sviluppato un sistema equilibrato ed equo tra il libero accesso ai risultati scientifici e l'uso di detti risultati da parte del settore privato (equa condivisione della conoscenza); ritiene che dovrebbe essere ufficialmente riconosciuta la regola di un compenso finanziario corretto ed equo per l'uso della conoscenza pubblica da parte dell'industria;

38. è fermamente convinto che l'incertezza giuridica e i costi eccessivi attualmente imposti nell'ambito dei DPI contribuiscano alla frammentazione degli sforzi di ricerca in Europa; esorta, pertanto, la Commissione a procedere ad una valutazione di impatto dei vari strumenti giuridici che possono essere utilizzati per ridurre gli ostacoli che si frappongono al trasferimento delle conoscenze nell'ambito del SER; rileva che le invenzioni regolarmente brevettate possono costituire un'importante fonte di conoscenza e che la legislazione sulla protezione dei DPI, compreso il diritto europeo in materia di brevetti, non può costituire un ostacolo alla condivisione delle conoscenze; richiama l'attenzione sull'importanza di istituire un brevetto comunitario nonché un sistema giudiziario per i brevetti europei di alta qualità, efficiente in termini di costi e favorevole all'innovazione, che rispetti le competenze della Corte di giustizia delle Comunità europee; prende atto della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio intitolata "Migliorare il sistema dei brevetti in Europa" (COM(2007)0165); osserva che il risultante quadro giuridico fornirà migliori incentivi per il coinvolgimento delle imprese private nella ricerca e rafforzerà la posizione degli innovatori europei a livello internazionale;

39. invita la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, a stabilire un Forum europeo che permetta di coordinare i processi di partecipazione della società civile a livello europeo e nazionale al dibattito sulla scienza, sulla ricerca e sulla tecnologia;

40. ritiene che, nel contesto del SER, le capacità dei centri comuni di ricerca (CCR) debbano essere sfruttate come strutture scientifiche e tecniche indipendenti e neutrali di alto livello che forniscano alle istituzioni UE un'esperienza comune e sostengano i processi decisionali su questioni fondamentali (ad esempio, qualità della vita, sicurezza degli alimenti, ambiente, protezione dei consumatori);

41. è convinto che, con un rinnovato impegno a sostegno e ad incoraggiamento delle loro attività concentrate sull'ottimizzazione dei benefici derivanti dalle loro strutture, i CCR potrebbero anche svolgere un importante ruolo nel promuovere "opportunità veramente europee" nel settore della formazione e della mobilità dei giovani ricercatori;

L'ottimizzazione dei programmi e delle priorità di ricerca

42. ritiene opportuno attuare il principio della reciproca apertura dei programmi nazionali a partecipanti di altri Stati membri, in quanto ciò rappresenterebbe un passo verso lo scambio di informazioni sui programmi nazionali esistenti e incoraggerebbe la valutazione delle attività nazionali di ricerca da parte di organismi internazionali;

43. osserva che vari Stati membri - in particolare quelli con strutture meno sviluppate di R&S - temono una fuga dei cervelli all'interno dell'UE; chiede misure per evitarlo, facendo in modo che le politiche nazionali di ricerca siano complementari anziché in concorrenza reciproca, in particolare allo scopo di promuovere il coordinamento delle risorse e impedire la loro duplicazione e dispersione;

44. ritiene che valga la pena studiare le potenzialità offerte dal meccanismo detto "a geometria variabile" che rappresenta un mezzo idoneo per sviluppare un'adeguata flessibilità nella realizzazione dei programmi tematici;

45. sottolinea la necessità di rafforzare la complementarità tra la promozione della ricerca a livello UE e nazionale;

46. è convinto che l'apertura dei programmi nazionali di ricerca e del loro finanziamento a tutti i ricercatori degli Stati membri dovrebbe iniziare innanzitutto nel settore della ricerca fondamentale o della cosiddetta ricerca di frontiera;

47. osserva che le autorità locali e regionali dovrebbero impegnarsi a creare un contesto favorevole alla ricerca e fornire un significativo contributo alla realizzazione del SER; ritiene che ciò potrebbe essere realizzato mediante programmi comunitari di finanziamento come il PQ7, ma che occorra anche compiere considerevoli progressi mediante programmi adottati di comune accordo e finanziati con i Fondi strutturali; ritiene, in particolare, che il potenziale della R&S delle regioni "scientificamente più deboli" necessiti di essere rafforzato attraverso un uso combinato dei fondi strutturali e del PQ7, come pure di investimenti nazionali e regionali, in modo da far fronte in modo efficace, tra l'altro, alle esigenze locali in materia di una ricerca il cui motore sia la società;

48. osserva che gli obiettivi della strategia di Lisbona non possono essere raggiunti senza un notevole aumento del coinvolgimento del settore privato nelle attività di ricerca; chiede alla Commissione di intraprendere azioni per ampliare gli incentivi concessi al settore privato per investire e partecipare alla ricerca; condivide l'opinione secondo cui è necessario sviluppare un ruolo guida dell'Europa nei mercati ad alto utilizzo di tecnologia, sostenuto da elevati livelli di protezione dei DPI; è dell'avviso che sia importante a tal fine ampliare i partenariati pubblici e privati nell'ambito di mercati ben funzionanti;

49. esorta vivamente gli Stati membri a garantire il finanziamento ottimale delle attività di ricerca nazionali e regionali definite nei programmi operativi, nonché ad assicurare la cooperazione e un efficace scambio di buone pratiche fra le regioni; constata che gli esempi di buone pratiche, efficaci in una regione, non possono essere trasposti senza modifiche in un'altra regione; insiste quindi sul carattere specifico della valutazione a livello regionale sulla base di indicatori affidabili, trasparenti e accettati da tutti;

50. sottolinea l'importanza di sbloccare il potenziale di ricerca di tutte le regioni europee in quanto mezzo atto ad accrescere la competitività della ricerca europea;

51. ritiene che occorra aggiornare forme e strumenti di cooperazione e adattarli agli obiettivi del SER; raccomanda che iniziative come la cooperazione europea nel settore della ricerca scientifica e tecnologica (COST) e la rete paneuropea per la R&S orientata al mercato industriale (EUREKA) vengano sviluppate ulteriormente;

52. riconosce il ruolo che le Reti di eccellenza stanno svolgendo nella creazione del SER mediante l'integrazione sostenibile, evitando così la frammentazione degli sforzi in materia di ricerca, ed esorta la Commissione a continuare a sostenere le reti di successo in modo da conseguire tale obiettivo;

53. sottolinea come una cooperazione mirata in materia di R&S possa contribuire ad accrescere le opportunità mondiali per le attività di R&S condotte a livello europeo; esorta pertanto a integrare i sistemi di ricerca nazionali e regionali nelle reti europee ed extraeuropee, garantendo al contempo la coerenza dei programmi di ricerca nazionali e regionali e le priorità di interesse europeo, come l'EIT; a tale riguardo, esorta la Commissione a riconoscere l'importanza per la coesione territoriale delle scienze regionali e territoriali, tenendo particolarmente conto dei lavori del Programma ESPON 2013 (Rete europea di monitoraggio dell'assetto territoriale); ritiene che la cooperazione territoriale debba essere promossa come mezzo per raggiungere una massa critica e preparare l'internazionalizzazione; esorta pertanto gli Stati membri ad eliminare gli ostacoli amministrativi transfrontalieri che si frappongono alla cooperazione tra gli istituti per la conoscenza; raccomanda il metodo aperto di coordinamento per raffrontare le migliori pratiche nazionali in tale settore;

54. ritiene che sia necessario un più ampio approccio per definire le priorità delle decisioni strategiche sul finanziamento pubblico e che le piattaforme tecnologiche europee e le iniziative tecnologiche comuni, fra l'altro, trarrebbero vantaggio da una più forte partecipazione delle organizzazioni pubbliche e private, come le università, le organizzazioni che effettuano ricerca e le PMI, ai fini dello sviluppo di strategie a lungo termine; sottolinea la necessità di incrementare gli investimenti destinati al settore R&S e di promuovere l'innovazione in Europa; si richiama in tale contesto alla combinazione dell'Agenda territoriale europea e degli obiettivi di Lisbona ripresi negli orientamenti strategici per la politica di coesione, essendo entrambi presupposti per garantire la competitività; sottolinea la necessità di combinare l'approccio top down del SER con l'approccio bottom up della politica regionale; sottolinea la necessità di iniziative volte a migliorare il coordinamento delle attività e dei programmi di ricerca come le piattaforme tecnologiche europee e il programma ERA-NET;

55. è convinto che sia opportuno ispirarsi alla lungimiranza e alle agende strategiche elaborate dalla comunità di ricerca al momento della messa a punto dei programmi di lavoro e invita a presentare proposte nel PQ7;

L'apertura verso il mondo: la cooperazione internazionale in materia scientifica e tecnologica

56. ritiene che la cooperazione in materia di R&S possa contribuire a conseguire specifici Obiettivi di sviluppo del Millennio ed è pertanto convinto che sia importante allineare le politiche di cooperazione scientifica dell'UE con la politica estera e con i programmi di aiuto allo sviluppo dell'UE;

57. invita la Commissione a rafforzare la cooperazione in materia di ricerca per promuovere il dialogo, la pace, la sicurezza e lo sviluppo economico e sociale; ritiene che tale cooperazione consentirà inoltre all'UE di affrontare problemi di grande attualità come lo sviluppo regionale sostenibile, la salute, la sicurezza alimentare ed il cambiamento climatico;

58. invita la Commissione ad avviare, attuare e sostenere misure per migliorare il livello di partecipazione degli scienziati dei paesi in via di sviluppo ai progetti internazionali di collaborazione in materia scientifica e di R&S e a promuovere l'accesso, a livello globale, alla proprietà intellettuale esistente; sottolinea l'importanza di attirare ricercatori verso l’UE anche da paesi terzi, soprattutto dai vicini paesi europei, tra l'altro mediante una più rapida trasposizione della direttiva del Consiglio 2005/71/CE del 12 ottobre 2005 concernente una procedura specifica per ammettere i cittadini dei paesi terzi a fini di ricerca scientifica[4], tenendo pienamente conto delle esigenze dei ricercatori; sostiene anche la proposta della Commissione concernente la creazione di un sistema di carte blu che sarebbe di grande valore per le risorse umane nel campo

S&T non coperte dalla direttiva;

59. auspica che il SER attribuisca, nell'ottica della sua apertura sul mondo, un ruolo privilegiato alle regioni ultraperiferiche dell'UE (RUP) e ai paesi e territori d'oltremare (PTOM), al fine di sfruttare i vantaggi e le ricchezze offerti da tali regioni europee o associate, integrandole in azioni di cooperazione scientifica e tecnologica in modo coerente, nel quadro di "reti di eccellenza";

60. ritiene che i paesi confinanti con l'UE e i paesi che sono più allineati con le priorità geopolitiche dell'UE, come quelli del Bacino mediterraneo e dell'Europa orientale, dell'Africa e dell'America Latina, dovrebbero essere incoraggiati a partecipare al SER attraverso un'ulteriore promozione degli accordi di cooperazione scientifica e tecnologica; ritiene che i paesi che sono maggiormente allineati con le priorità geopolitiche dell'UE, come quelli del bacino del Mediterraneo, dovrebbero essere incoraggiati a partecipare a un "SER di più ampia portata" che possa estendere gradualmente i suoi piani di coordinamento, principi di condivisione delle conoscenze e mobilità dei ricercatori oltre ai rigidi confini dell'UE e dei suoi paesi associati;

o

o        o

61. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

Traduzione esterna

  • [1]  GU L 412 del 30.12.2006, pag. 1.
  • [2]  GU L 54 del 22.2.2007, pag. 91.
  • [3]  Testi adottati, P6_TA(2007)0212.
  • [4]  GU L 289 del 3.11.2005, pag. 15.

MOTIVAZIONE

Ricerca, società e crescita economica

Il ruolo della scienza e della tecnologia nella società è stato fortemente influenzato dall'opinione che vede nella ricerca e sviluppo (R&S) principalmente uno strumento di concorrenza economica: la ricerca è utile soltanto se è in grado di promuovere l'innovazione. Questa analisi tende a favorire la ricerca applicata, invece della ricerca di base, lo sviluppo di nuove tecnologie invece della scoperta di nuove teorie scientifiche, una prospettiva a breve termine invece di un impegno di lungo periodo.

Il dibattito si è concentrato quasi esclusivamente sul valore economico della R&S, con un'attenzione crescente nei confronti degli strumenti di tutela dei diritti di proprietà intellettuale (DPI). Negli ultimi anni, il sistema dei DPI è stato interessato da profondi cambiamenti: ambiti sempre più ampi di conoscenze protette e concessione di una gamma più vasta di diritti ai titolari dei brevetti. Gli elementi brevettabili si sono ampliati, fino a includere il software e le banche dati (riguardanti la genetica e la geofisica) ed è stata coinvolta persino la scienza di base (come la matematica e la biologia)[1].

Tuttavia, esistono due posizioni contrastanti sull'argomento. Da un lato, è necessario garantire incentivi agli investitori: se non si protegge il rendimento economico dell'autore, vi è il rischio che l'innovazione subisca un rallentamento. Dall'altro lato, un ampliamento dei DPI può creare ostacoli indesiderati alla diffusione della conoscenza, la quale costituisce l'ingrediente di base dell'innovazione. Un'estensione eccessiva dei brevetti potrebbe indurre una distorsione delle risorse stanziate per l'innovazione tecnica: gli investimenti finiscono nei settori dove i rendimenti per i privati sono maggiori, piuttosto che in quelli di maggiore interesse per la società nel suo complesso[2].

Il relatore ritiene sia importante ritornare alla missione principale della ricerca scientifica: la creazione di nuove conoscenze[3]. Occorre riesaminare un preconcetto diffuso, secondo il quale tra R&S e innovazione esiste un rapporto lineare. Di fatto esistono delle correlazioni, che però comportano livelli di complessità più elevati e che potenzialmente riguardano settori ben al di fuori del regno della scienza. Pertanto, la percezione della ricerca come una sorta di "panacea" per risolvere i problemi economici e sociali deve essere modificata.

D'altro canto, non possiamo immagine di lasciare la R&S esclusivamente nelle mani di scienziati che lavorano nella loro "torre d'avorio". Benché non porti direttamente a dividendi economici visibili e immediati, la R&S è un fattore fondamentale per la creazione della società della conoscenza in Europa.

Esistono prove convincenti del fatto che le ricerche finanziate dal settore pubblico generano notevoli benefici sociali. Tuttavia, tali benefici sono spesso minimi, eterogenei, difficili da caratterizzare e da misurare e soprattutto indiretti. La ricerca pubblica deve essere considerata soprattutto come una fonte di nuove idee, metodi e, soprattutto, un mezzo per formare le persone a risolvere problemi complessi.

Purtroppo non esistono modelli semplici per descrivere la natura dei benefici della ricerca pubblica ed è ancora più difficile stabilire la quantità delle risorse e i settori in cui investire, anche perché esistono notevoli differenze tra i vari paesi e campi. La letteratura disponibile indica che il finanziamento della ricerca, come molti altri settori a finanziamento pubblico (come la sicurezza e la difesa), non è facile da giustificare esclusivamente in termini di "benefici economici misurabili".

La necessità di una governance nella ricerca

I governi UE hanno stabilito l'ambiziosa agenda di Lisbona, che sottolinea il ruolo fondamentale di una transizione all'economia della conoscenza al fine di garantire una crescita sostenibile, maggiori e migliori posti di lavoro e una più forte coesione sociale.

Tali ambizioni e visioni del futuro sono essenziali se si vuole che la politica europea rifletta le più preoccupazioni principali della società. Tuttavia, il ruolo che la R&S può svolgere in tale processo sarà limitato, se numerosi fattori essenziali, che attualmente impediscono all'Europa di sviluppare appieno il suo potenziale nel settore scienza e tecnologia (S&T), non saranno affrontati adeguatamente.

Il relatore ritiene che le performance di innovazione dell'Europa, e quindi il suo potenziale di crescita, dipendano dallo sviluppo di un "sistema equilibrato" di produzione e di distribuzione della conoscenza. Il ruolo della Commissione e degli Stati membri, quindi, consiste nell'investire in capitale umano, intensificare le relazioni e ottimizzare il flusso della conoscenza. L'Europa deve cercare criteri alternativi per misurare l'efficacia degli strumenti di politica, prestando un'attenzione particolare all'effetto catalizzante del sostegno pubblico, noto anche come "addizionalità comportamentale"[4].

Un fattore che contribuisce alla debolezza dell'Europa nel settore S&T è la mancanza di investimenti sufficienti in R&S[5]. Se l'Europa intende raccogliere le difficili sfide economiche, sociali e ambientali dell'inizio del 21° secolo, deve aumentare la spesa per la ricerca.

Le decisioni adottate al Consiglio europeo di Lisbona nel 2000 sono state una reazione alle preoccupazioni in merito al livello inadeguato di investimenti europei a favore dell'economia della conoscenza e ciò è stato messo ulteriormente in evidenza al vertice di Barcellona nel 2002, quando l'UE si è posta l'obiettivo di raggiungere un'intensità di R&S del 3% entro il 2010. Tuttavia, la crescita nella spesa europea per la R&S dal 2000 a oggi è stata insufficiente a raggiungere tale obiettivo[6].

Tuttavia, il divario in termini di spesa rispetto ai suoi concorrenti dipende in gran parte dalla R&S finanziata dall'industria. Le inefficienze del mercato impediscono al settore privato di investire in ricerca a un livello ottimale da un punto di vista sociale. I governi hanno un ruolo importante da svolgere: fornendo incentivi e condizioni che incoraggino maggiori investimenti privati nella R&S e intervenendo per sostenere la R&S nei casi in cui le aziende, da sole, non lo farebbero.

In particolare, però, il ruolo dei governi consiste nella creazione di condizioni che consentano di formare nuove conoscenze e di metterle a disposizione dell'intera società. Di fatto, le conoscenze e l'innovazione possiedono le caratteristiche di "bene pubblico", ossia dovrebbero essere accessibili a tutti i membri della società[7].

"La necessità di un sostegno pubblico alla ricerca deriva anche dalla natura sistemica dell'innovazione e dall'importanza di investire in capitale umano e in reti per assicurare l'assorbimento della conoscenza. Il processo di produzione della conoscenza è molto più complesso di quanto suggerisca il modello lineare. Esistono molti effetti di retroazione tra le varie fasi del processo di innovazione, che si può rappresentare meglio come un sistema in cui le relazioni istituzionali e i flussi di conoscenza tra gli attori rivestono un'importanza critica."[8]

"Sullo sfondo di risorse limitate per la R&S, è diventato ancora più importante assicurare che i fondi scarsi siano spesi nel modo più efficiente possibile. Tuttavia, gli effetti già negativi degli investimenti nella ricerca relativamente bassi dell'Europa (...) sono esacerbati da una serie di carenze strutturali intrinseche del sistema europeo di R&S. Queste debolezze sistemiche fanno sì che l'Europa sia un luogo meno allettante per gli investitori in R&S e i ricercatori e genera una dispendiosa frammentazione degli sforzi di ricerca.

Al centro del problema si trova la questione della governance della ricerca in Europa. In particolare, sorge la questione di come ripartire al meglio le competenze politiche e le risorse tra i vari livelli organizzativi della pubblica autorità – locale/regionale, nazionale e dell'UE."[9]

Contributo dello Spazio europeo della ricerca (SER)

Nell'UE si diffonde la consapevolezza della necessità di organizzare meglio i sistemi di governance plurilivello per la ricerca, al fine di assicurare maggiori complementarità tra le politiche, ridurre la frammentazione dei finanziamenti ed evitare la duplicazione degli sforzi.

Emerge, inoltre, una maggiore regionalizzazione. Il successo di zone quali Silicon Valley e Cambridge ha convinto i governi della necessità di creare un numero maggiore di questi cluster innovativi della conoscenza.

"D'altro canto, (...) si è avuta una crescita significativa nell'ambito e nella portata del livello di intervento dell'UE. Dal primo Programma quadro, nel 1984, la politica di ricerca europea ha ampliato sia le sue ambizioni, sia il suo bilancio. (...) Tuttavia, (...) le politiche di ricerca e di innovazione hanno continuato a essere perseguite in gran parte in parallelo – a livello nazionale, dell'UE e regionale – portando a quello che qualcuno ha definito un "vuoto di governo", ossia una situazione di scarsa integrazione e coordinamento tra questi diversi livelli."[10]

A differenza degli Stati Uniti e del Giappone, la ricerca europea è ancora un "puzzle" di sistemi pubblici nazionali. le attività nazionali, disciplinate da 27 strutture legislative, normative e finanziarie diverse, sono ancora intraprese, nella maggior parte dei casi, in maniera indipendente le une dalle altre[11] [12].

L'UE contribuisce già a integrare il finanziamento della ricerca collaborativa transnazionale prevista ai sensi dei PQ. Tuttavia, il sostegno finanziario che l'UE è in grado di offrire oggi è limitato. Gli sforzi comunitari rappresentano la 28a politica di ricerca che, con un bilancio di solo il 6% circa dei finanziamenti pubblici, non è sufficientemente dinamica per produrre un effetto di reale integrazione delle politiche nazionali.

L'iniziativa dello Spazio europeo della ricerca (SER) è stata avviata nel marzo 2000 per affrontare tali problemi, ma nonostante i progressi compiuti in questi anni, è mancato un maggiore coordinamento e una maggiore cooperazione in tutta Europa.

"Si sarebbero dovuti creare maggiori legami tra i diversi soggetti (autorità pubbliche, aziende, università, istituti di ricerca) a tutti i livelli politici (regionale, nazionale, comunitario, intergovernativo) nel sistema europeo della ricerca."[13]

D'altro canto, il contesto si è evoluto notevolmente dal 2000:

- la globalizzazione ha subito un'accelerazione e la conoscenza è un elemento chiave di questa nuova dinamica globale. Una quota sempre maggiore di R&S si localizzerà all'esterno dell'Europa[14]e considerate le tendenze attuali, la quota di ricerca europea rappresenterà, un giorno, meno del 10% della produzione mondiale di conoscenza.

- Varie sfide socioeconomiche sono diventate ancora più complesse (maggiori disparità socioeconomiche, cambiamenti climatici, invecchiamento, rischi di malattie infettive) ed esiste un consenso sul fatto che occorrano azioni concertate più incisive a livello UE e globale, in particolare nell'ambito della scienza e della tecnologia.

- Il panorama della ricerca europea si è evoluto con il lancio del 7° PQ, che contiene nuove misure quali il Consiglio europeo della ricerca (CER), ma anche attraverso varie misure specifiche nell'ambito del SER, oltre alla maggiore diversità di culture scientifiche emersa in seguito l'allargamento dell'Unione[15].

L'UE ha una lunga tradizione di eccellenza nella R&S, ma questa eccellenza è spesso frammentata in tutta Europa, dove l'80% della ricerca pubblica è condotta a livello nazionale, principalmente nell'ambito di programmi di ricerca nazionali o regionali. Troppo spesso, ciò significa che il potenziale di ricerca UE non viene sfruttato appieno. 

Il Libro verde della Commissione definisce problemi cruciali che interessano tutte le dimensioni del SER:

- la creazione di un "mercato interno" per la ricerca (uno spazio per la libera circolazione delle conoscenze, dei ricercatori e della tecnologia) al fine di aumentare la cooperazione, stimolare l'innovazione e conseguire una migliore allocazione delle risorse.

Bisogna favorire lo sviluppo di una politica di ricerca europea profondamente radicata nella società europea. Essa dovrebbe sostenere progressi in settori di grande importanza per l'opinione pubblica, quali la salute, l'energia e i cambiamenti climatici.

- Occorre una ristrutturazione del tessuto della ricerca in Europa per conseguire un equilibrio tra competizione e cooperazione e per sviluppare l'eccellenza a livello mondiale.

- La ricerca europea deve beneficiare appieno della diversità dell'Europa, che è stata arricchita dai recenti allargamenti dell'Unione.

Questi problemi dovrebbero essere al centro del dibattito istituzionale e pubblico, al fine di preparare le iniziative per il 2008, mentre si avvicina il riesame del primo ciclo triennale della strategia di Lisbona rinnovata e il lancio del secondo ciclo.

Benché gli obiettivi originari del SER restino validi ancora oggi, occorre adottare un approccio più dinamico.[16] "A tale scopo, quello che occorre non è rafforzare in maniera frammentata l'efficacia e l'impatto, bensì far sì che l'efficacia e l'impatto siano le priorità primarie (...) le azioni andrebbero adottate dove sono maggiormente efficaci. Ciò significa una riattribuzione delle responsabilità e presuppone di superare la struttura esistente del sistema europeo della ricerca (...)."[17]

"Questo "nuovo corso" richiederebbe un approccio maggiormente ambizioso nei confronti della realizzazione dello Spazio europeo della ricerca. (...) A differenza dell'iniziativa SER originaria, esso non promuove semplicemente la creazione di legami tra gli attuali soggetti europei nel settore S&T, ciascuno con un proprio ruolo e responsabilità già definiti. (...) È soprattutto importante mantenere un atteggiamento aperto nei confronti dell'esito di tale dibattito e dell'indagine. Potrebbe significare l'espansione delle attività nazionali o regionali in alcuni settori. Potrebbe portare a un aumento delle azioni a livello dell'UE in altri. Potrebbe persino far nascere la necessità di creare nuove istituzioni europee comuni nel settore S&T"[18], prendendo ad esempio organizzazioni come il CERN e l'ESA, che costituiscono storie esemplari di successo.

"Il nuovo corso significherebbe preparare queste decisioni insieme, sulla base di prove solide e condivise, e affrontare coraggiosamente"[19] le sfide. La capacità dell'Unione europea di affrontare tali sfide potrebbe segnare una nuova fase per la ricerca europea.[20]

  • [1]   The increased economic value of IPR´s has lead to a significant increment of patents: the number of requests at the European Patent Office increased from 70,000, in 1990, to 129,000 in 2000; the same happened in US were patents increased from 62,000, in 1980, to 90,000, in 1990, and 166,000 on 2001. Also the relative controversies for patents and copyrights increased, at least in the United States.
  • [2]  In the Ocse meeting of January 2004, was stated that the IPR’s system should not reduce access to new knowledge. Governments were asked to adopt appropriate measures to guarantee that scientific data from public financed research were made available to everyone
  • [3]  "...universities and the endowed research institutes must furnish both the new scientific knowledge and the trained research workers. These institutions are uniquely qualified by tradition and by their special characteristics to carry on basic research. They are charged with the responsibility of conserving the knowledge accumulated by the past, imparting that knowledge to students, and contributing new knowledge of all kinds. It is chiefly in these institutions that scientists may work in an atmosphere which is relatively free from the adverse pressure of convention, prejudice, or commercial necessity. At their best they provide the scientific worker with a strong sense of solidarity and security, as well as a substantial degree of personal intellectual freedom. All of these factors are of great importance in the development of new knowledge, since much of new knowledge is certain to arouse opposition because of its tendency to challenge current beliefs or practice. Industry is generally inhibited by preconceived goals, by its own clearly defined standards, and by the constant pressure of commercial necessity. Satisfactory progress in basic science seldom occurs under conditions prevailing in the normal industrial laboratory..." (Vannevar Bush, The Endless Frontier, 1945).
  • [4]  Muldur, U., Corvers, F., Delanghe, H., Dratwa, J., Heimberger, D., Sloan, B., Vanslembrouck, S., "A new Deal for an Effective European Research Policy - The Design and Impacts of the 7th Framework Programme", 2006.
  • [5]  The United States and Japan not only invest more of their GDP in R&D than the EU (2.67% and 3.20% respectively in 2003 compared with 1.90% for the EU), but have also increased their R&D intensity since the mid-1990s, leaving Europe seriously lagging behind.
  • [6]  Between 2000 and 2003 the average annual growth of EU-25 R&D intensity was just 0.7%, a trend which, if continued, would lead to an intensity of only about 2.2 % in 2010.
  • [7]  Muldur, U., Corvers, F., Delanghe, H., Dratwa, J., Heimberger, D., Sloan, B., Vanslembrouck, S., "A new Deal for an Effective European Research Policy - The Design and Impacts of the 7th Framework Programme", 2006.
  • [8]  Idem, p. 48.
  • [9]  Idem, p. 51.
  • [10]  Muldur, U., Corvers, F., Delanghe, H., Dratwa, J., Heimberger, D., Sloan, B., Vanslembrouck, S., "A new Deal for an Effective European Research Policy - The Design and Impacts of the 7th Framework Programme", 2006.
  • [11]  The example of basic research illustrates these issues. Its funding is dispersed across the Union, and consequently, many projects lack the necessary critical mass. The amount spent by Johns Hopkins University on basic research exceeds the individual efforts of 18 EU MS’s, and is greater than the combined efforts of the 10 new MS’s.
  • [12]  Muldur, U., Corvers, F., Delanghe, H., Dratwa, J., Heimberger, D., Sloan, B., Vanslembrouck, S., "A new Deal for an Effective European Research Policy - The Design and Impacts of the 7th Framework Programme", 2006.
  • [13]  Idem, p. 263.
  • [14]  China and India have emerged as global S&T actors. India increased its R&D spending threefold over the last decade, building on average economic growth of 8% since 2003. China is one of the world's largest spenders and it is expected to catch up with the EU by 2009 in terms of R&D intensity (since 2004, is producing 3 times more engineers than the US and has the same number of full time researchers as all EU MS’s together) .
  • [15]  With the access of Romania and Bulgaria, the EU population has raised to around 490 million people, the world's third largest population area after China and India. The EU is the world's leading market in terms of demand for knowledge-intensive products. Studies have shown that demand for such products is a major driver of R&D location and investment decisions. The problem is, however, that a single EU market for S&T intensive products does not exist yet. Several barriers persist: different national legislation, different technical standards, specificities in local markets, etc.
  • [16]  Muldur, U., Corvers, F., Delanghe, H., Dratwa, J., Heimberger, D., Sloan, B., Vanslembrouck, S., "A new Deal for an Effective European Research Policy - The Design and Impacts of the 7th Framework Programme", 2006, p. 263, p. 264.
  • [17]  Muldur, U., Corvers, F., Delanghe, H., Dratwa, J., Heimberger, D., Sloan, B., Vanslembrouck, S., "A new Deal for an Effective European Research Policy - The Design and Impacts of the 7th Framework Programme", 2006, p. 264.
  • [18]  Idem, p. 266.
  • [19]  Idem.
  • [20]  Idem.

PARERE della commissione per il mercato internoe la protezione dei consumatori (29.11.2007)

destinato alla commissione per l'industria, la ricerca e l'energia

su nuove prospettive per lo spazio europeo della ricerca
(2007/2187 (INI))

Relatore per parere: Bill Newton Dunn

SUGGERIMENTI

La commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori invita la commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  accoglie con favore il Libro Verde della Commissione intitolato Nuove prospettive per lo Spazio europeo della ricerca (COM(2007)0161); sottolinea che la creazione dello Spazio europeo della ricerca (SER) è di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione;

2.  rileva che un mercato interno ben funzionante è importante per un efficace sviluppo del SER e in particolare che la libera circolazione dei ricercatori costituisce un fattore essenziale; deplora che i ricercatori continuano a incontrare ostacoli che impediscono la loro mobilità in seno all'UE; sollecita misure per migliorare la libera circolazione dei ricercatori, in particolare abrogando tutte le rimanenti restrizioni transitorie alla libera circolazione dei lavoratori nonché rafforzando le infrastrutture UE per la ricerca; è favorevole alla creazione dell'Istituto tecnologico europeo;

3.  deplora che il deflusso netto transatlantico di investimenti in materia di R&S stia ancora aumentando; sottolinea l'importanza di impedire ulteriori deflussi di ricercatori europei competenti; chiede misure idonee per trattenere e far ritornare i ricercatori nell'UE, in particolare assicurando migliori prospettive di carriera e condizioni di lavoro attraenti sia per gli uomini che per le donne;

4.  sottolinea l'importanza di attirare ricercatori verso l’UE anche da paesi terzi, soprattutto dai vicini paesi europei, tra l'altro mediante una più rapida trasposizione della direttiva del Consiglio 2005/71/CE del 12 ottobre 2005 concernente una procedura specifica per ammettere i cittadini dei paesi terzi a fini di ricerca scientifica[1], tenendo pienamente conto delle esigenze dei ricercatori; sostiene anche la proposta della Commissione concernente la creazione di un sistema di carte blu che sarebbe di grande valore per le risorse umane nel campo di S&T non coperte dalla direttiva;

5.  richiama l'attenzione sull'estrema importanza di istituire un brevetto comunitario nonché un sistema giudiziario per i brevetti europei di alta qualità, efficiente in termini di costi e favorevole all'innovazione, che rispetti le competenze della Corte di giustizia delle Comunità europee; prende atto della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio intitolata Migliorare il sistema dei brevetti in Europa (COM(2007)0165); osserva che il risultante quadro giuridico fornirà migliori incentivi per il coinvolgimento delle imprese private nella ricerca e rafforzerà la posizione degli innovatori europei a livello internazionale;

6.  sottolinea l'importanza di un quadro giuridico per la proprietà intellettuale delle pubblicazioni scientifiche che assicuri un miglior accesso all'informazione scientifica sostenendo al contempo il ruolo importante svolto dalle imprese dell'Unione nelle pubblicazioni scientifiche;

7.  deplora che i dati relativi alla spesa per la ricerca e lo sviluppo rivelano che la media UE è di appena l'1,84% del PIL rispetto al 2,68% negli USA e al 3,18% in Giappone e che le spese variano dallo 0,39% in Romania e lo 0,4% a Cipro al 3,86% in Svezia; sottolinea l'importanza di incrementare la spesa media nonché il volume delle spese in taluni Stati membri; sottolinea l'importanza di focalizzare meglio la ricerca diversificata e l'impegno di sviluppo in tutta l'Unione, in particolare allo scopo di facilitare la transizione verso l'economia digitale; osserva che ciò è fondamentale per la creazione di condizioni idonee per la realizzazione di un'economia basata sulla conoscenza come è stato chiesto nella strategia di Lisbona;

8.  osserva che numerosi Stati membri - in particolare quelli con strutture meno sviluppate di R&S - temono una fuga dei cervelli all'interno dell'UE; chiede misure per impedire che ciò avvenga facendo in modo che le politiche nazionali di ricerca siano complementari piuttosto che in concorrenza tra di esse, in particolare allo scopo di promuovere il coordinamento delle risorse e impedirne la duplicazione e dispersione;

9.  osserva che i consumatori sono una delle forze di maggiore importanza del mercato che, mediante l'esercizio della scelta, possono generare incentivi per l'innovazione; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare ulteriori misure per stimolare i dibattiti pubblici sull'importanza del SER;

10. osserva che gli obiettivi della strategia di Lisbona non possono essere raggiunti senza un notevole aumento del coinvolgimento delle imprese private nelle attività di ricerca; chiede alla Commissione di intraprendere azioni per ampliare gli incentivi concessi alle imprese private per investire e partecipare alla ricerca; sostiene che sia necessario sviluppare un ruolo guida dell'Europa nei mercati ad alto utilizzo di tecnologia, sostenuto da alti livelli di protezione della proprietà intellettuale; è dell'avviso che sia importante a tal fine ampliare i partenariati pubblici e privati nell'ambito di mercati ben funzionanti;

11.  ai fini di stimolare le innovazioni, richiama l'attenzione sugli enormi potenziali disponibili utilizzando gli appalti pubblici per promuovere nuovi prodotti e servizi; ritiene che, nell'ambito del SER, le organizzazioni di ricerca dovrebbero essere incoraggiate a collaborare strettamente con le autorità pubbliche e a partecipare a contratti di sviluppo;

12. sottolinea il ruolo specifico e importante delle PMI per il raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona mediante l'attiva partecipazione e lo sviluppo del SER; è soddisfatto che la Commissione abbia proposto incentivi per la partecipazione delle PMI ai processi di trasferimento di tecnologia in Europa;

13. sottolinea la necessità di rafforzare il coordinamento tra programmi nazionali e regionali di ricerca e incoraggia la Commissione a collaborare strettamente con tutti gli interessati per assicurare una maggiore coerenza della ricerca sulle questioni di interesse europeo.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

27.11.2007

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

370

0

 

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Charlotte Cederschiöld, Corina Creţu, Mia De Vits, Janelly Fourtou, Vicente Miguel Garcés Ramón, Evelyne Gebhardt, Malcolm Harbour, Anna Hedh, Iliana Malinova Iotova, Pierre Jonckheer, Kurt Lechner, Lasse Lehtinen, Toine Manders, Arlene McCarthy, Nickolay Mladenov, , Catherine Neris, Bill Newton Dunn, Zita Pleštinská, Zuzana Roithová, Leopold Józef Rutowicz, Heide Rühle, Christel Schaldemose, Andreas Schwab, Eva-Britt Svensson, Alexander Stubb, Marianne Thyssen, Horia-Victor Toma, Jacques Toubon

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Emmanouil Angelakas, André Brie, Wolfgang Bulfon, Ieke van den Burg, Colm Burke, Giovanna Corda, András Gyürk, Filip Kaczmarek, Manuel Medina Ortega

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Roland Gewalt

  • [1]  GU L 289 del 3.11.2005, pag. 15.

PARERE della commissione per lo sviluppo regionale (18.12.2007)

destinato alla commissione per l'industria, la ricerca e l'energia

su nuove prospettive per lo Spazio europeo della ricerca
(2007/2187(INI))

Relatore per parere: Miroslav Mikolášik

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo regionale invita la commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  sottolinea il ruolo fondamentale delle regioni nello sviluppare e strutturare lo Spazio europeo della ricerca e nel contribuire a superare la frammentazione delle attività di ricerca pubblica in Europa;

2.  si rallegra per il fatto che una delle principali innovazioni del trattato di Lisbona è il riconoscimento dello Spazio europeo della ricerca quale mezzo per raggiungere gli obiettivi dell'Unione europea in materia di R&S; fa riferimento al Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo e alle misure che rientrano nell'ambito di tale programma quali le Iniziative tecnologiche congiunte, la rete di infrastrutture paneuropee di ricerca e l'iniziativa Regioni della conoscenza e mette in evidenza la necessità di migliorare i partenariati pubblico/privato per promuovere le relazioni tra imprese e istituti di ricerca e sviluppare la crescita regionale;

3.  esorta gli Stati membri e le regioni a definire strategie per lo sviluppo delle risorse umane e materiali nell'ambito della ricerca e dell'innovazione che trattino di punti quali, ad esempio, il miglioramento e la fornitura di infrastrutture per la ricerca, una maggiore mobilità per i ricercatori grazie a un rafforzato sostegno finanziario, iniziative locali per attirare i ricercatori l'abolizione di ogni barriera giuridica, amministrativa e linguistica, gli scambi di personale e garanzia di accesso per tutti (in particolare donne e giovani); appoggia altresì le iniziative quali la Carta europea del ricercatore e il Codice di condotta per l'assunzione dei ricercatori, come pure le attività dei centri regionali di mobilità e di accoglienza dei ricercatori; esorta gli Stati membri a offrire ai ricercatori migliori condizioni di lavoro, prendendo le dovute misure per permettere a questi ultimi di conciliare la vita professionale con la vita privata;

4.  constata l'importanza delle strutture scolastiche e in particolare delle università e degli istituti di insegnamento superiore nonché il loro ruolo essenziale nella promozione della ricerca e dei mestieri della ricerca, dell'innovazione e del trasferimento di tecnologie, segnatamente al livello regionale; insiste altresì sull'importanza delle collettività territoriali nella diffusione della cultura scientifica e della promozione del dialogo scienza-società; insiste quindi sulla necessità che le autorità pubbliche competenti investano in tali settori al fine di rafforzare gli strumenti di ricerca e di migliorare le infrastrutture;

5.  invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere lo sviluppo di centri di ricerca accademica e scientifica, aggregati di ricerca e di trasferimento di tecnologia nonché di centri di eccellenza, tutti di portata regionale, incoraggiando al contempo una più stretta cooperazione paneuropea fra gli stessi centri; insiste a tale riguardo che occorre prestare attenzione anche ai progetti più piccoli nelle regioni meno favorite e a incoraggiare una struttura decentralizzata; invita inoltre gli Stati membri e le regioni a incentivare la condivisione della conoscenza fra i centri - in particolare attraverso la mobilità dei ricercatori - e a sviluppare reti e comunità di ricerca virtuali;

6.  auspica che lo Spazio europeo della ricerca attribuisca, nell'ottica della sua apertura sul mondo, un ruolo privilegiato alle regioni ultraperiferiche dell'UE (RUP) e ai paesi e territori d'oltremare (PTOM), al fine di sfruttare i vantaggi e le ricchezze offerti da tali regioni europee o associate, integrandole in azioni di cooperazione scientifica e tecnologica in modo coerente, nel quadro di "reti di eccellenza";

7.  raccomanda agli Stati membri di garantire il finanziamento ottimale delle attività di ricerca nazionali e regionali definite nei programmi operativi, nonché di assicurare la cooperazione e un efficace scambio di buone prassi fra le regioni; constata che gli esempi di buone prassi, efficaci in una regione, non possono essere trasposti senza modifiche in un'altra regione; insiste quindi sul carattere specifico della valutazione a livello regionale sulla base di indicatori affidabili, trasparenti e accettati da tutti;

8.  sottolinea la necessità di incrementare gli investimenti destinati al settore R&S e di promuovere l'innovazione in Europa; fa riferimento in tale contesto alla combinazione dell'Agenda territoriale europea e degli obiettivi di Lisbona ripresi negli orientamenti strategici per la politica di coesione, essendo entrambi presupposti per garantire la competitività; sottolinea la necessità di combinare l'approccio top down dello Spazio europeo della ricerca con l'approccio bottom up della politica regionale; sottolinea la necessità di iniziative volte a migliorare il coordinamento delle attività e dei programmi di ricerca come le piattaforme tecnologiche europee e il programma ERA-NET;

9.  insiste inoltre sulla necessità di coordinare, ai livelli nazionale e regionale, i finanziamenti previsti dai programmi-quadro per la ricerca e dai Fondi strutturali, tenendo nel contempo conto delle priorità specifiche delle reti regionali alle quali tali fondi sono destinati;

10. sottolinea come una cooperazione mirata in materia di R&S possa contribuire ad accrescere le opportunità mondiali per le attività di R&S condotte a livello europeo; esorta pertanto a integrare i sistemi di ricerca nazionali e regionali nelle reti europee ed extraeuropee, garantendo al contempo la coerenza dei programmi di ricerca nazionali e regionali e le priorità di interesse europeo, come l'Istituto europeo per la tecnologia e l'innovazione; a tale riguardo esorta la Commissione a riconoscere l'importanza per la coesione territoriale delle scienze regionali e territoriali, tenendo particolarmente conto dei lavori del Programma ESPON 2013 ; ritiene che la cooperazione territoriale debba essere promossa come mezzo per raggiungere una massa critica e preparare l'internazionalizzazione; esorta pertanto gli Stati membri ad abolire le barriere amministrative transfrontaliere che ostacolano la cooperazione tra gli istituti per la conoscenza; raccomanda il metodo aperto di coordinamento per raffrontare le migliori prassi nazionali in tale settore;

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

18.12.2007

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

45

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Emmanouil Angelakas, Stavros Arnaoutakis, Elspeth Attwooll, Jean Marie Beaupuy, Rolf Berend, Wolfgang Bulfon, Bairbre de Brún, Petru Filip, Gerardo Galeote, Iratxe García Pérez, Eugenijus Gentvilas, Ambroise Guellec, Gábor Harangozó, Marian Harkin, Filiz Hakaeva Hyusmenova, Mieczysław Edmund Janowski, Rumiana Jeleva, Gisela Kallenbach, Tunne Kelam, Evgeni Kirilov, Miloš Koterec, Constanze Angela Krehl, Jamila Madeira, Mario Mantovani, Miroslav Mikolášik, Lambert van Nistelrooij, Jan Olbrycht, Maria Petre, Markus Pieper, Pierre Pribetich, Wojciech Roszkowski, Elisabeth Schroedter, Grażyna Staniszewska, Catherine Stihler, Margie Sudre, Kyriacos Triantaphyllides, Vladimír Železný

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Jan Březina, Brigitte Douay, Den Dover, Emanuel Jardim Fernandes, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Zita Pleštinská, Samuli Pohjamo, Grażyna Staniszewska, Iuliu Winkler,

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

19.12.2007

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

43

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Šarūnas Birutis, Jan Březina, Renato Brunetta, Jerzy Buzek, Pilar del Castillo Vera, Jorgo Chatzimarkakis, Giles Chichester, Dragoş Florin David, Den Dover, Lena Ek, Nicole Fontaine, Adam Gierek, Umberto Guidoni, Fiona Hall, David Hammerstein, Rebecca Harms, Gunnar Hökmark, Mary Honeyball, Ján Hudacký, Romana Jordan Cizelj, Pia Elda Locatelli, Angelika Niebler, Reino Paasilinna, Atanas Paparizov, Anni Podimata, Miloslav Ransdorf, Vladimír Remek, Herbert Reul, Mechtild Rothe, Paul Rübig, Catherine Trautmann, Claude Turmes, Nikolaos Vakalis, Alejo Vidal-Quadras

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Danutė Budreikaitė, Joan Calabuig Rull, Edit Herczog, Toine Manders, Lambert van Nistelrooij, Pierre Pribetich, Dirk Sterckx, Silvia-Adriana Ţicău, Vladimir Urutchev

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale