RELAZIONE sul futuro demografico dell'Europa
30.1.2008 - (2007/2156(INI))
Commissione per l'occupazione e gli affari sociali
Relatrice: Françoise Castex
Relatrice per parere (*)
Karin Resetarits, commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
(*) Commissione associata – articolo 47 del regolamento
- PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
- MOTIVAZIONE
- PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere(*)
- PARERE della commissione per i problemi economici e monetari
- PARERE della commissione per lo sviluppo regionale
- PARERE della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni
- ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sul futuro demografico dell'Europa
Il Parlamento europeo,
– vista la sua risoluzione del 14 marzo 1997 sulla relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla situazione demografica nell'Unione europea (1995)[1],
– vista la sua risoluzione del 12 marzo 1998 sulla "relazione demografica 1997" della Commissione[2],
– vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2000 sulla comunicazione della Commissione "Verso un'Europa di tutte le età - promuovere la prosperità e la solidarietà tra le generazioni"[3],
– vista la comunicazione della Commissione "La risposta dell'Europa all'invecchiamento della popolazione mondiale - promuovere il progresso economico e sociale in un mondo che invecchia - un contributo della Commissione europea alla seconda assemblea mondiale sull'invecchiamento" (COM(2002)0143),
– visto il Patto europeo per la gioventù adottato dal Consiglio europeo di Bruxelles il 22 e 23 marzo 2005,
– visto il Libro verde della Commissione "Una nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici" (COM(2005)0094),
– vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sulle sfide demografiche e la solidarietà fra le generazioni[4],
– vista la sua risoluzione del 6 settembre 2006 sul modello sociale europeo del futuro[5],
– vista la comunicazione della Commissione "Il futuro demografico dell'Europa - trasformare una sfida in un'opportunità" (COM(2006)0571),
– vista la comunicazione della Commissione "Promuovere la solidarietà tra le generazioni" (COM(2007)0244,
– visto il parere del Comitato economico e sociale europeo “La famiglia e l'evoluzione demografica”, del 14 marzo 2007[6], e la sua proposta centrale consistente nella la stipula di un patto europeo per la famiglia tra gli Stati membri,
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione "L'Avenir démographique de l'Europe: faits et chiffres" (SEC(2007)0638),
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e i pareri della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, della commissione per i problemi economici e monetari, della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e della commissione per lo sviluppo regionale (A6‑0024/2007),
A. considerando che la demografia è il risultato congiunto di vari fattori, tra i quali la natalità, la speranza di vita e i flussi migratori; che i tassi attuali delineano all'orizzonte 2050 cambiamenti demografici considerevoli negli Stati membri dell'Unione che comporteranno tra l'altro un invecchiamento della popolazione europea, la cui età media potrebbe passare da 39 anni nel 2004 a 49 anni nel 2050,
B. considerando che questi cambiamenti demografici potrebbero, secondo le stime della Commissione, modificare in profondità la struttura della popolazione e la piramide delle età; che il numero dei giovani di età compresa fra 0 e 14 anni passerà da 100 milioni (indice 1975) a 66 milioni nel 2050, che la popolazione in età lavorativa raggiungerà i 331 milioni verso il 2010 per poi diminuire costantemente (circa 268 milioni nel 2050), che a fronte di un aumento della speranza di vita di 6 anni per gli uomini e di 5 anni per le donne nel periodo 2004-2050, il numero degli anziani di oltre 80 anni passerà dal 4,1% nel 2005 all'11,4% nel 2050,
C. considerando la media europea del tasso di dipendenza anziani (il numero di persone con più di 65 anni diviso per il numero di persone fra i 14 e i 65 anni) passerebbe dal 25% del 2004 al 53% nel 2050,
D. considerando tuttavia che l’indice di dipendenza economica (numero di persone economicamente inattive, come pensionati, bambini e giovani scolarizzati diviso per il numero di persone economicamente attive in età lavorativa) è molto più importante dell’indice di dipendenza degli anziani per stimare i costi che la popolazione inattiva comporta per la società;
E. considerando che i cambiamenti demografici incidono gravemente sulla spesa pubblica, che secondo le previsioni aumenterà del 10% tra il 2004 e il 2050;
F. considerando che le modifiche demografiche non dovrebbero interessare il volume totale della popolazione europea entro il 2050 bensì comporteranno squilibri territoriali significativi, in quanto già ora talune regioni dell'Unione sono caratterizzate da una massiccia emigrazione di giovani, soprattutto ragazze; considerando altresì che l'importanza relativa della popolazione europea a livello mondiale passerà dal 15% di un secolo orsono al 5% nel 2050; considerando che tali cambiamenti toccano in modo molto diversificato le regioni dell’UE, alcune delle quali registrano un'emigrazione netta e già un numero sproporzionatamente alto di anziani, mentre altre con un’immigrazione netta non sono ancora interessate da questo processo di invecchiamento della società grazie all'immigrazione di giovani,
G. considerando che l’infertilità è una delle cause di declino demografico e che dovrebbe essere riconosciuta in quanto problema di salute pubblica e problema sociale che tocca sia gli uomini che le donne; ricorda alla Commissione che nel 2005 il Parlamento aveva lanciato un appello ad intervenire in materia di infertilità e demografia, invitandola a presentare raccomandazioni in merito,
H. considerando l'immigrazione come un elemento positivo della composizione della popolazione europea; che, se l'Unione desidera evitare un forte calo della sua popolazione in età lavorativa a partire dal 2017, dovrà perlomeno mantenere il saldo positivo netto di 2 milioni di immigrati nel 2004-2005, per rallentare il calo della popolazione in età lavorativa,
I. considerando che l’immigrazione costituisce una soluzione solo parziale e a breve termine ai cambiamenti demografici in Europa, che richiedono impegni da parte degli Stati membri per assicurare il rispetto del principio di parità di genere nei settori pubblico e privato, per proteggere la maternità, fornire sostegno sociale ed economico alle famiglie e adottare misure che garantiscano una migliore conciliazione tra vita familiare e lavorativa per gli uomini e le donne,
J. considerando che la disabilità è fortemente connessa all’età e che la probabilità di soffrire di disturbi o disabilità è maggiore per gli anziani,
Osservazioni generali
1. prende nota con preoccupazione delle proiezioni demografiche nella prospettiva del 2050; sottolinea tuttavia che le previsioni su 50 anni non sono previsioni irreversibili bensì costituiscono dei seri segnali d'allarme di cui tener conto per preparare, sin d'ora, le risposte di domani, mantenere la competitività, un'economia sostenibile, la coesione sociale, la solidarietà tra le generazioni e il modello sociale europeo; ritiene che la prospettiva di una contrazione demografica entro il 2050 possa implicare una riduzione della pressione sull'ambiente e offrire un’opportunità di sviluppo sostenibile, che a sua volta richiede politiche proattive per adattare di conseguenza l’assetto territoriale, gli alloggi, i trasporti e tutti gli altri tipi di infrastrutture;
2. ricorda, in primo luogo, che le due principali cause dei cambiamenti demografici, ovvero il calo del tasso di natalità e l'invecchiamento della popolazione, sono frutto del progresso; che la maggiore speranza di vita è la conseguenza diretta dei progressi nella scienza, nell'igiene e nel livello di vita; che il controllo della fertilità da parte della donna è il risultato della sua emancipazione e va di pari passo con l'aumento del livello d'istruzione delle giovani donne e con la partecipazione delle donne alla vita attiva e alle responsabilità pubbliche; ritiene che tutto questo vada considerato come una conquista irreversibile per l'umanità;
3. riconosce che una società che pone i minori al centro delle sue politiche è il presupposto fondamentale per un aumento del tasso di natalità; insiste sulla necessità di creare un ambiente favorevole alla famiglia e di migliorare le condizioni di vita delle famiglie e dei minori nonché di creare i presupposti per la realizzazione delle effettive aspirazioni delle famiglie;
4. sottolinea che il tasso medio di natalità (1,5%) anormalmente basso nell'Unione non è imputabile alla sola volontà delle donne, né riflette le aspirazioni dei cittadini europei a fondare una famiglia; ritiene che questo calo allarmante di natalità sia pertanto legato alla difficoltà di conciliare vita professionale e vita familiare (mancanza di strutture di custodia per i bambini in tenera età, sostegni socioeconomici alle famiglie e all'occupazione delle donne);
5. ribadisce che l'uso di alcol e di droga tra i giovani rappresenta un rischio di rilevanza pubblica avente enormi ripercussioni a livello demografico in quanto provoca una diminuzione della capacità di lavoro, di creare una famiglia, ecc; raccomanda pertanto l'istituzione di programmi quadro mirati ad obiettivi specifici per la prevenzione dell'uso di alcol e di droga e per superare la dipendenza da tali sostanze tra i giovani;
6. ritiene che la maggiore speranza di vita sia un dato positivo e che debba essere considerato tale; chiede pertanto all'Unione di assicurare che gli Stati membri si premuniscano contro il rischio di povertà dei pensionati cui mancano i mezzi per permettersi un alloggio, curarsi e giungere al termine della vita in maniera dignitosa;
7. incoraggia misure globali contro la discriminazione in quanto la questione dello sviluppo demografico dell'Europa non può essere disgiunta dal problema dei gruppi vulnerabili che vivono ai margini della società e che soffrono una dura povertà, spesso ritenuta una loro colpa, con ripercussioni non solo sui figli ma anche sulle generazioni future;
8. richiama l’attenzione sulle situazioni di maltrattamento e di mancanza di cure cui sono vittime le persone anziane nella propria famiglia o negli istituti di accoglienza; chiede instantemente agli Stati membri e alla Commissione di adoperarsi maggiormente affinché sia meglio conosciuta la portata dei maltrattamenti degli anziani nell'Unione europea; prende atto delle stime secondo cui una percentuale che va fino al 10% degli anziani soffre, prima della morte, di una forma di abuso fisico, finanziario o psicologico; invita gli Stati membri e la Commissione a sviluppare l’informazione, i sistemi di allerta e le sanzioni contro questo tipo di maltrattamenti; accoglie con favore il progetto della Commissione di redigere una comunicazione sui maltrattamenti inflitti agli anziani nel 2008; chiede che tale comunicazione offra lo spunto per elaborare una strategia globale intesa a mettere a punto una vasta campagna di sensibilizzazione e di azione in tale settore (formazione di prestatari, definizione delle norme di qualità, sanzioni contro i maltrattamenti);
9. lamenta che finora non siano state prese misure adeguate per preparare l'Unione a questa sfida prevedibile da molti anni; lamenta in particolare che gli obiettivi della strategia di Lisbona e gli impegni del Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002 a favore della custodia dei bambini, dell'occupazione per le persone di oltre 55 anni, di una migliore conciliazione tra vita familiare e lavorativa e della partecipazione delle donne alla vita attiva non siano stati mantenuti dalla maggior parte degli Stati membri dell’Unione e che l’Unione nel suo insieme sia ancora lontana dalla realizzazione di questi obiettivi;
10. chiede agli Stati membri di adottare misure volte alla creazione di strutture di custodia dei bambini e di altre persone non autosufficienti, di buona qualità e a prezzi accessibili, conformemente agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Barcellona nel 2002, coi quali gli Stati membri sono invitati a creare entro il 2010 strutture che consentano di accogliere almeno il 90% dei bambini di età compresa tra i tre anni e l'inizio della scolarità obbligatoria ed almeno il 33% dei bambini di età inferiore a tre anni; sottolinea che tali misure devono essere tali da consentire ai genitori di adeguare la propria partecipazione al mercato del lavoro in funzione del loro ritmo di vita;
11. ritiene che gli obiettivi dell’Unione non debbano limitarsi al raggiungimento degli obiettivi di Barcellona relativi alle strutture di accoglienza dei bambini; ritiene che tali strutture debbano essere considerate servizi universali, a disposizioni di tutti quanti ne necessitino;
12. sottolinea il fatto che molte piccole imprese sono scarsamente preparate alle sfide di una forza lavoro più anziana e possono necessitare dell'assistenza degli Stati membri a tale riguardo;
13. accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di proseguire il lavoro di riflessione su questa grande sfida; incoraggia la Commissione a sostenere, a livello regionale e locale, l'individuazione e lo scambio di buone pratiche e a cogliere l'occasione per procedere a innovazioni nell'Unione; condivide il suo approccio globale nei confronti della sfida demografica nonché i cinque orientamenti chiave miranti ad un patto di solidarietà tra le generazioni, i generi e i territori; ricorda che per affrontare con successo le sfide demografiche, gli Stati membri devono attuare in modo efficace la strategia di Lisbona e stabilire uno stretto coordinamento tra le politiche macroeconomiche e le politiche sociali affinché la crescita, la competitività e la produttività del sistema economico dell'Unione rispondano alle sfide dell'invecchiamento demografico e permettano agli Stati membri di adempiere agli obblighi che incombono loro, pianificando politiche innovative nei settori delle finanze pubbliche, dei servizi sanitari, dei servizi d'interesse generale (SIG), dell'immigrazione e dell'integrazione;
La sfida del rinnovamento demografico
14. riconosce che la maternità costituisce una delle scelte più intime ma, tenuto conto delle differenze nei tassi di natalità da 1,25 a 2,0 a seconda degli Stati membri, ritiene che sia possibile modificare le curve di natalità con politiche pubbliche concertate, che creino un ambiente materiale e psicologico favorevole alla famiglia e all'infanzia; che tali misure siano attuate, conformemente ai principi perorati dal Comitato economico e sociale europeo nella sua proposta di patto europeo per la famiglia, nel lungo termine e offrano il quadro di stabilità e di protezione necessario alla decisione di parentalità;
15. invita gli Stati membri ad ispirarsi alle migliori pratiche per quanto riguarda la durata dei congedi di maternità che variano, a seconda degli Stati membri, da 14 a 28 settimane, nonché per quanto riguarda i congedi parentali, le cure e l'accompagnamento prenatale, la garanzia di remunerazione durante la gravidanza e la reintegrazione nello stesso posto di lavoro; auspica altresì che gli Stati membri adottino misure e prevedano sanzioni contro la violenza e i maltrattamenti domestici;
16. ricorda le discriminazioni di cui sono vittime le donne sotto il profilo delle condizioni di lavoro e della diffidenza dei datori di lavoro nei confronti del loro desiderio di maternità; ricorda che le donne sono sottoccupate nonostante le loro qualifiche e che il livello del loro reddito è inferiore alle media dei salari di riferimento e pregiudizievole alla loro indispensabile indipendenza economica; invita gli Stati membri a dare la debita attuazione alla direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego[7] e a trasporre la direttiva 92/85/CE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento[8]; chiede agli Stati membri di adottare, nel quadro di quest'ultima direttiva, misure contro i datori di lavoro che discriminano direttamente o indirettamente le lavoratrici che desiderano la maternità;
17. invita gli Stati membri a promuovere misure fiscali che stimolino l'aumento del tasso di natalità e richiama l'attenzione sulla necessità di garantire alle donne, dopo il parto, una protezione e un sostegno specifici, in particolare alle giovani madri sole, tenuto conto del crescente numero di famiglie monoparentali, il cui capofamiglia è nell'85% dei casi una donna e che, più delle altre, sono soggette a un maggiore rischio di povertà;
18. sostiene che gli Stati membri dovranno adottare misure legislative adeguate in modo che per le donne che lavorano la procreazione non comporti una prospettiva di disoccupazione, povertà ed emarginazione; sostiene l'opportunità di motivare le donne che lavorano, future madri, nonché di adottare misure contro i datori di lavoro che non assumono le donne che desiderano diventare madri o che le minacciano direttamente o indirettamente per evitare le maternità;
19. richiama l'attenzione sulla necessità di una spesa pubblica dedicata all'infanzia e alle famiglie numerose, in particolare per la fornitura di servizi di sostegno alla custodia di bambini e la protezione delle madri isolate e delle famiglie monoparentali particolarmente minacciate dall'esclusione sociale, l'isolamento e la povertà; sottolinea che tali prestazioni rivestono interesse generale e contribuiscono a creare posti di lavoro e a sviluppare l'economia locale e regionale; invita la Commissione a valorizzare gli esempi di migliori pratiche nelle regioni di taluni Stati membri;
20. raccomanda di conseguenza di conciliare gli investimenti pubblici e privati nel settore dell'assistenza all'infanzia e nel sistema di istruzione prescolare;
21. sottolinea che un adeguato accesso ai servizi di custodia dei bambini e di assistenza agli anziani, ai disabili e ad altre persone non autosufficienti è essenziale per consentire una partecipazione completa ed equa di uomini e donne al mercato del lavoro, con un impatto positivo sul livello di assistenza informale disponibile nelle famiglie;
22. ricorda che il dialogo sociale ha permesso di concludere accordi in materia di congedo parentale e di tempo parziale, oggetto delle direttive 96/34/CE[9] e 97/81/CE[10]; invita gli Stati membri e la Commissione a garantire l'applicazione di tale normativa, tenendo conto del principio di sussidiarietà;
23. invita gli Stati membri a facilitare l'affidamento a famiglie di accoglienza dei bambini vittime di maltrattamenti, orfani o allevati da istituzioni specializzate; chiede una riflessione a livello europeo sulle procedure di adozione dei bambini originari di Stati membri o di paesi terzi come pure che le regole nazionali e internazionali siano rispettate e, ove necessario, modificate nel rispetto dell'infanzia; chiede la massima vigilanza verso tutte le forme di maltrattamento e di tratta di esseri umani;
24. sottolinea che i modelli familiari stanno cambiando; chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di tenere seriamente conto di tale realtà all'atto di elaborare e attuare le loro politiche;
25. sottolinea la necessità di migliorare la legislazione europea a favore della protezione della paternità; chiede alla Commissione di proporre raccomandazioni specifiche al fine di favorire il coinvolgimento dei padri nella vita familiare sviluppando il diritto ai congedi di paternità; invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere i diritti dei padri per quanto concerne l'educazione e l'affidamento dei figli, in particolare in caso di separazione e di divorzio, al fine di sviluppare la parità di genere nella società europea;
26. invita la Commissione a prendere in considerazione il delicato problema della sterilità che riguarda le donne, coniugate o meno, o le coppie; chiede che la sterilità sia oggetto di una raccomandazione specifica affinché tutti gli Stati membri la riconoscano e il suo trattamento medico e psicologico sia rimborsato; chiede che la questione dell'adozione sia trattata congiuntamente a quella della sterilità e che la possibilità di adottare sia proposta alle coppie, in ogni momento del trattamento, come alternativa al trattamento stesso; invita altresì gli Stati membri ad aumentare l'età per l'adozione legale;
27. rileva che l'infertilità è una patologia riconosciuta dall'OMS, suscettibile di avere gravi conseguenze, come la depressione; sottolinea che la sterilità è in aumento e colpisce attualmente circa il 15% delle coppie; invita pertanto gli Stati membri a garantire il diritto delle coppie all'accesso universale alla procreazione medicalmente assistita, adottando misure volte a ridurre i relativi ostacoli finanziari e di altro tipo;
28. incoraggia gli Stati membri a individuare e a scambiare le buone pratiche a favore delle famiglie, dei sistemi di sussidi familiari nonché dei servizi sociali d'interesse generale di protezione e assistenza alle madri e all'infanzia; invita gli Stati membri a concedere un aiuto mirato ai giovani genitori che proseguono la loro formazione e i loro studi;
29. invita gli Stati membri a riconoscere, nel contesto delle loro misure di promozione dell'istituto della famiglia, il valore sociale, economico e formativo del lavoro informale svolto dalla famiglia nell'assistenza all'infanzia e alle persone non autosufficienti, esaminando la possibilità di riconoscere la durata del servizio, la sicurezza sociale e i diritti pensionistici a coloro che svolgono tale lavoro informale;
30. invita gli Stati membri ad adottare azioni positive a favore della genitorialità, come diritti supplementari alla pensione e sgravi fiscali per la creazione di asili nido aziendali, nonché ad attivarsi per uno scambio delle migliori prassi in materia;
La sfida delle risorse umane
31. nota che di fronte allo squilibrio fra popolazione attiva e non attiva provocato dai cambiamenti demografici, l'Unione presenta importanti margini di progressione occupazionale grazie al lavoro delle donne, dei giovani, degli anziani e dei disabili; deplora pertanto che la Commissione e il Consiglio abbiano soppresso senza sostituirlo il quarto pilastro dalle linee direttrici per l'occupazione relative all'accesso delle donne al mercato del lavoro e alla conciliazione tra vita familiare e vita professionale, e che tali misure non siano più al centro dei programmi di riforma attuati su scala internazionale; auspica che la piena occupazione divenga un obiettivo a breve termine nel quadro della revisione della Strategia di Lisbona nel 2008;
32. invita gli Stati membri a dare priorità, soprattutto in collaborazione con le parti sociali, al miglioramento del tasso d'occupazione delle donne e delle persone con un background di immigrazione;
33. sollecita una riforma della gestione attuale delle risorse umane in Europa che, a causa della sottoccupazione dei giovani con meno di 25-30 anni e dei non più giovani con oltre 55 anni, fa sì che la vita attiva di gran parte della popolazione sia di circa 30 anni;
34. chiede un approccio globale e qualitativo delle risorse umane e propone di definire un "ciclo della vita attiva" coniugando la formazione, l'apprendimento permanente e la valorizzazione delle conoscenze e delle qualifiche formali ed informali, come anche delle carriere, dall'inizio alla fine della vita lavorativa;
35. sottolinea che il concetto di "ciclo della vita attiva" presuppone una chiara definizione del percorso professionale che includa il primo ingresso nella vita attiva, indipendentemente dal tipo di contratto (CDI, CDD, tirocinio, lavoro assistito, ecc.) e i trasferimenti da un impiego all'altro, attraverso la riqualificazione accompagnata dalla copertura sociale e dai contributi pensionistici; ricorda che il concetto di "ciclo della vita attiva" presuppone altresì che ai lavoratori sia riconosciuta l'esperienza acquisita durante gli impieghi precedenti ai fini dell'avanzamento professionale;
36. ritiene che le eventuali misure che saranno adottate per favorire lo sviluppo demografico debbano tener conto dell'aumento della produttività di tutta la popolazione attiva e che, di conseguenza, non solo è importante il numero di persone attive rispetto a quello di persone inattive, ma bisogna anche tener conto dell'aumento della produttività;
37. sollecita una dialogo approfondito con le parti sociali, le imprese, il mondo accademico, le organizzazioni non governative (ONG) e i mezzi di informazione per prepararsi a questi cambiamenti demografici; sottolinea che in futuro gli aumenti di produttività dipenderanno principalmente dagli investimenti nella ricerca e nello sviluppo e nelle innovazioni tecnologiche; insiste sulla necessità vitale per le imprese di anticipare i loro bisogni in materia di competenze tramite una gestione lungimirante degli impieghi e delle carriere, nonché mediante investimenti nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, al fine di coadiuvare i dipendenti nel miglioramento delle loro competenze;
38. chiede misure concrete per favorire un prolungamento dell'attività lavorativa degli anziani che abbia la funzione di trasferire le competenze acquisite con l'esperienza professionale ai giovani, ai lavoratori e agli imprenditori;
39. incoraggia gli investimenti nell'istruzione e nella formazione per aumentare il livello di preparazione di base di tutti, garanzia della loro capacità di adattamento futura e di riconversione mediante l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita nonché lo sviluppo di misure di sostegno all'inserimento professionale iniziale dei giovani e al reinserimento professionale dei lavoratori anziani e dei gruppi di persone vulnerabili e di accompagnamento dei percorsi professionali lungo tutto l'arco della vita attiva;
40. propone, sulla base della contrattazione collettiva autonoma o in consultazione con i comitati aziendali, di diminuire quanto prima il ricorso delle imprese ai prepensionamenti conformemente alle tradizioni degli Stati membri ed invita questi ultimi a promuovere il ruolo dei lavoratori anziani e ad incoraggiare la loro occupazione; riconosce, tuttavia, che per i lavoratori anziani che non desiderano più svolgere una funzione a tempo pieno a motivo del carattere usurante del loro lavoro, si possono esplorare possibilità di tempo parziale, orario di lavoro modificato, telelavoro e lavoro condiviso e creare una forma innovativa di pensionamento progressivo onde limitare gli effetti dello stress da pensionamento;
41. invita la Commissione e gli Stati membri a proporre incentivi intesi a favorire l'accesso dei giovani al mercato del lavoro, incoraggiando ad esempio i lavoratori che hanno raggiunto l'età di pensionamento ad assistere i giovani lavoratori, attraverso il "job-sharing" e il lavoro a tempo parziale, al fine di facilitare il passaggio da una generazione all'altra;
42. chiede una riforma radicale della gestione delle carriere dei salariati anziani, attualmente penalizzati dopo i 50 anni, mediante discriminazioni all'assunzione o un accesso limitato alla formazione, in particolare nelle nuove tecnologie, il non riconoscimento dell'esperienza acquisita e la rarità delle promozioni professionali; ricorda che le restrizioni basate sull'età in materia di formazione professionale sono discriminatorie e invita gli Stati membri ad informarne chiaramente i datori di lavoro e i formatori; chiede a tal fine l'immediata trasposizione e l'applicazione effettiva della direttiva 2000/78/CE[11] che dichiara illegale la discriminazione fondata sull'età nei settori della formazione e dell'occupazione; ritiene, al di là della questione dell'accesso alle competenze, che i lavoratori anziani richiedano spesso un'assistenza nei settori più personali relativi al lavoro quali le tecniche di manutenzione, l'acquisizione della fiducia in se stessi e la redazione di un curriculum vitae; invita gli Stati membri a prendere in considerazione la diffusione di informazioni sull'occupazione destinate specificamente ai lavoratori anziani e a lanciare un maggior numero di programmi governativi miranti a promuovere l'occupazione degli anziani; invita la Commissione a garantire un monitoraggio e a intervenire presso gli Stati membri che mantengono nella loro legislazione discriminazioni fondate su un handicap o sull'età;
43. invita la Commissione a vigilare e a intervenire nei confronti degli Stati membri che mantengono nella loro legislazione discriminazioni per inabilità e per età, in contrasto con i trattati e con la Carta dei diritti fondamentali che avrà valore legale in tutto il territorio dell'Unione a decorrere dal 1° gennaio 2009, affinché procedano velocemente alla loro abrogazione;
44. invita la Commissione a raccogliere dati statistici disaggregati concernenti le varie fasce d'età in funzione dei diversi problemi incontrati e delle molteplici forme di discriminazione basate sull'età;
45. ribadisce che gli anziani non rappresentano un gruppo omogeneo e sottolinea, in particolare, che le donne anziane e gli anziani che appartengono a minoranze etniche possono subire una discriminazione multipla;
46. sottolinea che il lavoro a tempo parziale rappresenta uno strumento intermedio utile ai fini del reinserimento sul mercato del lavoro; incoraggia gli Stati membri a sostenere in particolare le imprese più piccole nella promozione di pratiche lavorative flessibili e a tempo parziale; ribadisce nuovamente il valore positivo del lavoro a tempo parziale per i lavoratori anziani che possono non desiderare un'occupazione a tempo pieno;
47. invita gli Stati membri a promuovere il ruolo dei lavoratori anziani all'interno del mercato del lavoro sottolineando i benefici che derivano dalla loro occupazione e incoraggiando i datori di lavoro ad adottare prassi lavorative flessibili che sollecitino i lavoratori anziani a reinserirsi sul mercato del lavoro;
48. chiede alla Commissione di realizzare uno studio basato su dati disaggregati per genere sui vantaggi fiscali e sugli ostacoli esistenti relativi alle condizioni occupazionali concentrandosi sull'invecchiamento demografico;
49. chiede instantemente alla Commissione e agli Stati membri di migliorare l'accesso all'apprendimento permanente;
50. ricorda che il principio dell'età legale per il pensionamento costituisce una conquista dei modelli sociali europei e una garanzia contro un prolungamento obbligatorio della vita attiva oltre limiti ragionevolmente accettabili;
51. sottolinea l'enorme disparità tra uomini e donne per quanto riguarda l'importo medio della pensione come conseguenza dell'interruzione di carriera per assolvere a responsabilità familiari connesse con i bambini o i genitori anziani; chiede agli Stati membri di adottare misure affinché l'interruzione dell'attività professionale per maternità e congedi parentali cessi di rappresentare una penalizzazione nel calcolo dei diritti pensionistici delle donne; incoraggia gli Stati membri a prevedere bonifici nelle pensioni in funzione del numero di bambini allevati e a riconoscere il ruolo dell'assistenza alla persona nella società;
52. invita gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per ammodernare i sistemi di protezione sociale, in particolare i regimi pensionistici, per assicurare la loro sostenibilità finanziaria e consentire loro di assorbire gli effetti dell'invecchiamento della popolazione; sottolinea che è opportuno accordare un'attenzione particolare alla situazione delle donne anziane, maggiormente vulnerabili sotto il profilo dell'isolamento e della povertà;
53. invita la Commissione a effettuare un'analisi comparata dei diversi sistemi pensionistici e di protezione sociale delle donne in ogni Stato membro al fine di individuare le migliori prassi per sviluppare l'occupazione delle donne nonché di agevolare la conciliazione tra vita familiare e vita professionale;
54. chiede instantemente alla Commissione e agli Stati membri di affrontare con urgenza la questione degli aiuti all'occupazione, considerato l'aumento dell'età pensionabile previsto in molti Stati membri;
55. ritiene tuttavia che le aspettative e la qualità della vita delle persone oltre i 65 anni siano considerevolmente migliori rispetto al passato e chiede pertanto agli Stati membri e alle parti sociali di promuovere, e non di impedire, la fissazione di norme ed accordi che consentano di prolungare, conformemente alla volontà dei lavoratori, la vita lavorativa oltre i 65 anni con agevolazioni fiscali e sociali tanto per il lavoratore quanto per l'impresa;
56. invita gli Stati membri ad attuare misure che consentano di conciliare l'occupazione e l'avanzamento professionale delle donne con gli obblighi famigliari e a lottare contro la discriminazione e gli stereotipi di cui le donne sono ancora vittime sul mercato del lavoro e nel settore dell'istruzione; ricorda il principio dell'uguaglianza tra uomini e donne e la parità di retribuzione a parità di lavoro sullo stesso posto di lavoro come principio intangibile del modello sociale europeo;
57. chiede quindi misure in materia di diritto del lavoro per abolire definitivamente questa forma di discriminazione, in particolare le differenze salariali tra uomini e donne, nonché l'integrazione della prospettiva di genere nei bilanci pubblici;
58. ricorda che un buon ambiente di lavoro è un fattore di produttività importante; chiede agli Stati membri di promuovere azioni sul luogo di lavoro intese a ridurre il rischio di nocumento dei lavoratori anziani, compresi interventi volti a migliorare l'ambiente lavorativo a livello psico-sociale e fisico, modifiche dei contenuti e dell'organizzazione del lavoro, il miglioramento generale della salute, del benessere e delle capacità di lavoro dei dipendenti nonché il potenziamento delle loro attitudini e competenze; invita le imprese a investire nella prevenzione degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, nella medicina del lavoro, nell'igiene e nel dialogo sociale;
59. sottolinea che è essenziale che il luogo di lavoro venga reso accessibile e quindi sicuro per i lavoratori più anziani e quelli con disabilità, attraverso la disponibilità di strutture ragionevoli, di attrezzature speciali adattate alle loro necessità e ai loro bisogni individuali; sottolinea, inoltre, che un ambiente accessibile consente agli anziani di continuare una vita autonoma, risparmiando così risorse pubbliche destinate all'assistenza in istituti;
60. invita gli Stati membri ad introdurre il diritto a chiedere un lavoro flessibile o part-time non solo per i genitori ma anche per i lavoratori più anziani che possono a loro volta avere responsabilità di assistenza;
61. sottolinea il ruolo delle piccole e medie imprese (PMI) come fondamentali creatrici di occupazione nell'Unione europea;
62. prende atto che il settore dei servizi è quello in cui si registra la maggiore presenza di donne, immigrati e lavoratori anziani; chiede un urgente completamento del mercato interno dei servizi;
La sfida della solidarietà fra le generazioni e i territori
63. ricorda che il principio di solidarietà fra le generazioni, principio di eccellenza dei modelli sociali europei, si fonda sul fatto che la popolazione attiva si fa carico dei redditi di sostituzione, ovvero dei costi per la protezione e la salute della popolazione non attiva (bambini, giovani, persone dipendenti e anziani); insiste affinché il principio di solidarietà venga mantenuto nonostante il prevedibile squilibrio demografico;
64. sottolinea l'importanza dell'intervento attivo dei pubblici poteri, in particolare mediante la presenza di servizi sociali d'interesse generale (SSIG) sia presso le famiglie e i minori in bassa età che per l'accoglienza e il rimborso delle spese mediche degli anziani e di tutte le persone non autosufficienti; considera che l'accesso a tali servizi costituisca un diritto fondamentale; invita la Commissione a garantire la sicurezza giuridica delle SSIG nel diritto comunitario che garantisca l'accesso universale e il principio di solidarietà;
65. sottolinea l’importanza dello scambio di informazioni e di migliori pratiche tra Stati membri su come i sistemi sanitari possano prepararsi alla domanda accresciuta di una popolazione che sta invecchiando, particolarmente alla luce del fatto che l'invecchiamento demografico avrà conseguenze ragguardevoli in termini di inasprimento della spesa sanitaria dovuto all’aumento marcato delle disabilità e delle malattie tra gli anziani, in particolare tra quelli di età molto avanzata (gli ultraottantenni), che rappresenteranno il segmento di popolazione in più rapida crescita nei decenni a venire;
66. invita la Commissione e gli Stati membri ad applicare misure più rigorose contro il mancato pagamento delle tasse e dei contributi per l'assistenza sociale al fine di garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici; ritiene che gli Stati membri dovrebbero seguire politiche in materia di occupazione attive e efficaci e li sollecita a offrire sistemi flessibili e a prevedere la possibilità di una scelta personale in merito all'età di pensionamento (oltre l'età minima) attraverso incentivi rivolti ai lavoratori che decidono di continuare a lavorare più a lungo;
67. osserva che, tenuto conto della conclamata mobilità dei lavoratori europei e della segmentazione dei mercati del lavoro, è importante approfondire la conoscenza reciproca dei vari regimi pensionistici e garantire la possibilità di trasferire la pensione da un regime nazionale all'altro, sia esso pubblico, privato o mutualistico;
68. ricorda l'enorme contributo fornito dagli anziani alla coesione sociale e all'economia e che la loro partecipazione attiva alla solidarietà familiare e intergenerazionale rafforza il ruolo di ridistribuzione delle risorse in seno alla cerchia familiare; ritiene, d'altro lato, che la loro partecipazione alle attività di volontariato debba essere facilitata ed incoraggiata nel quadro dell'economia sociale mediante contropartite finanziarie; ritiene infine che il loro consumo di beni e servizi, tempo libero, cure e benessere costituisca un settore economico in espansione ed una nuova ricchezza chiamata "oro grigio"; invita pertanto gli Stati membri a promuovere e a sviluppare la partecipazione economica e sociale degli anziani, vigilando in particolare sul loro benessere fisico e le loro buone condizioni di vita sociale e finanziaria;
69. invita gli Stati membri a promuovere il ruolo degli anziani per mantenere la solidarietà tra le generazioni e incoraggia gli Stati membri, in collaborazione con i partner a livello locale, a facilitare la loro partecipazione ad attività volontarie di natura didattica, culturale o imprenditoriale;
70. sottolinea l'importanza del lavoro volontario come accesso al reinserimento di molte persone sul mercato del lavoro; invita i governi a facilitare l'impegno degli anziani nel lavoro volontario in cambio di contropartite;
71. ricorda che i SSIG, segnatamente per l'accoglienza, la salute, l'educazione dei bambini facilitano l'integrazione dei genitori nel mercato del lavoro e contribuiscono alla lotta contro la povertà, in particolare nel caso di famiglie monoparentali; è convinto che tali servizi siano essenziali perché l'Unione possa rispondere alle sfide demografiche; d'altra parte, creando occupazione, i SSIG stimolano lo sviluppo economico locale e regionale e contribuiscono alla competitività dell'Unione; da questo punto di vista ritiene indispensabile realizzare un lavoro di identificazione dei SSIG economici (SSIEG) e di valutazione del loro impatto sociale ed economico; chiede la creazione di indicatori di qualità per misurare i progressi sugli obiettivi di Barcellona; sottolinea che i SSIEG a favore delle persone anziane e non autosufficienti devono essere oggetto della stessa attenzione e dello stesso trattamento;
72. sottolinea che nelle regioni in declino demografico il settore del volontariato e le reti sociali contribuiscono in larga misura a soddisfare i bisogni della popolazione locale, ma non possono sostituire il ruolo essenziale svolto dalle autorità pubbliche nel fornire servizi di interesse generale nelle regioni; ritiene che questo impegno civico debba essere riconosciuto e che i suoi protagonisti vadano incoraggiati a fungere da interlocutori nell'ambito della politica regionale; ribadisce che, così facendo, vengono posti in essere processi di apprendimento che consentono alle regioni di far fronte alle sfide del cambiamento demografico;
73. incoraggia gli Stati membri e le autorità regionali a utilizzare a questo scopo i fondi strutturali; invita la Commissione a sostenere, nel quadro della cooperazione territoriale (articolo 7, paragrafo 3 del regolamento del Consiglio (CE) n. 1083/2006, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione[12] , lo scambio di esperienze tra regioni in cui "l'economia d'argento" svolge già un ruolo importante o lo svolgerà in futuro;
74. sollecita un ampio dibattito sul diritto a una pensione dignitosa per tutti, che è la condizione per la solvibilità, la dignità e l'inclusione sociale degli anziani; ricorda il grande contributo che gli anziani possono apportare alla coesione sociale attraverso il volontariato e l'assistenza familiare;
75. invita gli Stati membri a una riflessione coordinata sulle possibili riforme che potrebbero garantire la sostenibilità nel tempo dei sistemi pensionistici e di protezione sociale;
76. invita gli Stati membri, ove non abbiano già provveduto ad individuare il collegamento tra l'erogazione delle pensioni e gli incentivi al lavoro, segnatamente per quanto riguarda il lavoro flessibile, a prendere in esame la questione al fine di sopprimere i disincentivi al lavoro;
77. rileva che l'invecchiamento della società europea presenta notevoli disparità regionali, che i dati nazionali relativi ai cambiamenti demografici nascondono realtà locali variegate, per cui è talvolta difficile individuare i bisogni di infrastrutture e trasferimenti finanziari necessari da parte dei governi centrali; invita la Commissione a contribuire al miglioramento della qualità e dell'affidabilità dei dati statistici relativi alle tendenze demografiche e chiede alla Commissione e agli Stati membri di accelerare maggiormente il processo della libera circolazione di tutti i lavoratori nell'Unione allargata prima del 2014;
78. invita la Commissione e gli Stati membri a considerare la dimensione generazionale nella solidarietà tra le regioni d'Europa e a tener conto delle vaste conseguenze territoriali delle varie tendenze demografiche in atto nell'Unione; sottolinea che tali conseguenze sono importanti in materia di alloggi e infrastrutture, in particolare nelle zone urbane che subiranno probabilmente una crescita ed una forte concentrazione di popolazione migrante; sottolinea altresì i bisogni specifici in materia di investimenti nei servizi di prossimità a livello locale nelle regioni in fase di invecchiamento onde tener conto dei bisogni degli anziani e garantire loro quanto più a lungo possibile l'autonomia e l'indipendenza; propone che l'attribuzione dei fondi strutturali e le possibilità offerte dal FSE di mobilizzare il capitale sociale locale a titolo della prestazione tengano conto di tali bisogni di investimento; chiede il loro mantenimento dopo il 2013; richiama l'attenzione sul fatto che le regioni d'emigrazione debbano prendere misure intese a mantenere un equilibrio demografico naturale mediante investimenti a favore dell'occupazione, della formazione e dell'accesso ai servizi pubblici;
79. incoraggia gli Stati membri a promuovere i progetti intergenerazionali, in cui gli anziani lavorano con i giovani per condividere competenze e acquisire nuove conoscenze; invita la Commissione ad agevolare lo scambio di buone pratiche in tale settore;
80. chiede agli Stati membri di assistere le regioni interessate dall'emigrazione netta garantendo un alto livello di servizi di interesse generale (come l’istruzione, compresi l’insegnamento prescolare e i servizi per l’infanzia, i servizi sociali e sanitari e i servizi postali), di accessibilità (ad esempio, trasporti pubblici, infrastrutture di trasporto e reti di telecomunicazione) e di tutelare la partecipazione economica e le competenze (ad esempio mediante la formazione, compresi metodi di apprendimento durante tutto l'arco della vita, investimenti nelle nuove tecnologie ed il loro uso); chiede instantemente che le condizioni di base per il conseguimento di questi obiettivi siano adeguate ai bisogni locali e agli operatori locali e che sia migliorata la loro capacità di adattamento; richiama in particolare l'attenzione sulla situazione delle isole, delle zone di frontiera, delle regioni di montagna e delle altre aeree lontane dai centri popolati;
81. accoglie con favore la proposta concernente l'istituzione di un Fondo di integrazione europeo; sollecita le autorità competenti nazionali, regionali e locali responsabili dell'elaborazione e della gestione della politica di coesione e della politica di sviluppo a collaborare ancora più strettamente per incoraggiare le persone a trasferirsi nelle regioni rurali scarsamente popolate, migliorando le condizioni di vita e di lavoro in tali regioni;
82. plaude al fatto che la Commissione, nella quarta relazione sulla coesione sociale ed economica, ha identificato il crescente squilibrio demografico come una delle sfide cui si trova confrontata; attende con interesse i risultati delle consultazioni sociali e la definizione del ruolo della politica regionale nella lotta contro gli effetti negativi del cambiamento demografico nel prossimo periodo di programmazione;
83. ricorda agli Stati membri i molteplici svantaggi di cui risentono i volontari che provvedono all'assistenza familiare, in particolare i più anziani tra loro, e suggerisce di offrire un maggiore sostegno a questi gruppi per consentire loro di superare i numerosi ostacoli all'occupazione;
84. ritiene che nei quartieri urbani poveri e nelle zone suburbane e rurali sfavorite le tendenze demografiche determineranno probabilmente uno spopolamento, con un impatto decisivo sull'edilizia abitativa e le infrastrutture;
85. invita gli Stati membri ad aumentare la disponibilità di alloggi adeguati per le famiglie, in particolare per le famiglie monoparentali e le persone anziane, ad esempio attraverso "progetti intergenerazionali", nel quadro dello sviluppo e dell'assetto urbani;
86. sottolinea che gli squilibri demografici a livello mondiale rischiano di accentuare le differenze di sviluppo e le pressioni migratorie; invita la Commissione e gli Stati membri a integrare questi elementi nelle loro politiche di immigrazione in un'ottica di co-sviluppo;
La sfida dell'immigrazione integrata
87. rileva che il ricorso all'immigrazione è, e continuerà ad essere, un elemento della demografia dell'Unione nonché un apporto positivo dal punto di vista economico, sociale e culturale; chiede pertanto alla Commissione, agli Stati membri e alle parti sociali di sviluppare un approccio sereno e ragionato dell'immigrazione in modo da contrastare le opinioni e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti e promuovere la completa ed effettiva integrazione dei migranti nella società;
88. riconosce tuttavia che l'immigrazione offre in particolare alle regioni a forte emigrazione anche la possibilità di frenare l'impatto negativo del cambiamento demografico e chiede pertanto agli Stati membri di riconoscere l'integrazione dei migranti come una misura politica strategicamente importante;
89. ritiene opportuno rafforzare le politiche di integrazione negli Stati membri al fine di facilitare lo stabilimento dei migranti nell'Unione; plaude pertanto alla decisione 2007/435/CE del Consiglio, del 25 giugno 2007, che istituisce il Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di paesi terzi per il periodo 2007-2013 nell'ambito del programma generale "Solidarietà e gestione dei flussi migratori"[13] e confida nel fatto che esso contribuirà a favorire l'integrazione sociale ed economica dei migranti nell'Unione;
90. sottolinea la necessità di definire le politiche in materia di immigrazione e di coordinarle fra gli Stati membri con il duplice scopo di rispondere alle necessità del mercato del lavoro e di finanziare i sistemi pensionistici nazionali garantendo agli immigrati parità di condizioni di vita e di lavoro; chiede alla Commissione di studiare e di presentare nei tempi più brevi una strategia e misure specifiche per l'immigrazione economica;
91. sottolinea l'urgenza di armonizzare le politiche di immigrazione degli Stati membri al fine di garantire una migliore integrazione degli immigrati nella società e nell'economia ufficiale, garantire la loro sicurezza giuridica e sociale, segnatamente lottando risolutamente conto le organizzazioni clandestine e sanzionando i datori di lavoro che si avvalgono del lavoro illegale senza criminalizzare gli immigrati clandestini; accoglie con favore l'iniziativa europea contro il lavoro illegale e lo sfruttamento e le condizioni di vita indegne di cui sono vittime i migranti clandestini;
92. riconosce il ruolo specifico svolto dalle città in questo contesto, giacché la maggioranza degli immigrati si stabilisce in ambito urbano, e sottolinea la necessità che la Commissione e gli Stati membri tengano conto dell'impatto esercitato dalle politiche d'immigrazione sulle città e associno queste ultime alla definizione e attuazione delle politiche connesse all'immigrazione; prende atto con interesse del processo "Integrating Cities" varato nel 2006 dalla Commissione, della rete EUROCITIES e della Dichiarazione di Milano, sottoscritta il 6 novembre 2007, nella prospettiva di garantire la prosecuzione del dialogo sull'attuazione dei principi di base comuni in materia di integrazione a livello delle città;
93. richiama l'attenzione sul fatto che l'immigrazione legale deve giovare all'Unione, al migrante stesso e ai paesi d'origine; invita la Commissione e gli Stati membri a diversificare i regimi previsti per i lavoratori migranti di paesi terzi, dal contratto di lavoro temporaneo a contratti di media e lunga durata, onde rispondere sia ai bisogni del mercato del lavoro che a scelte di vita diverse; invita pertanto gli Stati membri a rafforzare le misure concernenti l'integrazione sociale e civile degli immigrati; chiede che i lavoratori migranti possano, dopo un certo periodo di residenza, optare per il regime permanente;
94. accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea e degli Stati membri mirante a prendere in considerazione la dimensione mondiale dell'immigrazione e le conseguenze della migrazione economica nell'Unione ai fini dello sviluppo dei paesi d'origine; sottolinea la necessità di tenere conto del rischio di fuga di cervelli nei paesi d'origine dei migranti; invita la Commissione e gli Stati membri a prendere misure efficaci, in collaborazione con i paesi terzi interessati, per lottare contro tale fenomeno;
95. insiste affinché la dimensione umana dell'immigrazione non soccomba a considerazioni strettamente economiche e affinché la scelta del ricongiungimento familiare resti una possibilità aperta per i migranti che lo desiderino; sollecita una stretta collaborazione fra le politiche europee dell'immigrazione e quelle dell'occupazione, degli affari sociali, dell'istruzione e della politica regionale;
96. ricorda che le rimesse degli immigrati in Europa rappresentano un importante sistema di finanziamento dell'esistenza quotidiana degli anziani nei paesi in via di sviluppo;
97. sottolinea che la politica d'immigrazione deve essere impostata in senso antidiscriminatorio e mirare a una maggiore parità giuridica, sociale e societale tanto per i migranti già presenti in Europa che per quelli che arriveranno in futuro;
98. ritiene che i familiari che accompagnano il lavoratore migrante debbano ottenere un permesso di soggiorno e, se necessario, un permesso di lavoro;
99. sottolinea il ruolo importante delle donne migranti e invita gli Stati membri ad assegnare loro il posto che meritano nelle politiche d'integrazione e a garantire pienamente i loro diritti;
100. invita gli Stati membri a iscrivere all'ordine del giorno di una prossima riunione al vertice uno scambio di opinioni sui cambiamenti demografici e sulle buone prassi emerse in settori come l'invecchiamento attivo, l'occupazione giovanile, le politiche della famiglia e l'integrazione dei migranti;
101 saluta l'impegno della Commissione di presentare ogni due anni una relazione di verifica concertata con il Forum demografico europeo; auspica che tale relazione misuri anche l'impatto delle politiche attuate negli Stati membri nei settori in questione; accoglie con favore l'impegno della Commissione di dedicare ogni due anni un capitolo della sua relazione all'infertilità e di includervi un capitolo concernente la preparazione dell'Unione europea ai cambiamenti demografici; incoraggi la Commissione ad attuare un sistema di indicatori inteso a monitorare e ad analizzare l'evoluzione demografica nei vari Stati membri e nell'Unione;
102. constata che il futuro demografico dell'Europa pone problemi nuovi per quanto riguarda i meccanismi democratici e i canali attraverso cui la voce della pluralità delle sue componenti può trovare ascolto e peso sul piano della decisione politica; ritiene che il problema centrale, in una società sempre più anziana, è la questione della rappresentanza politica dei minori, che rappresentano il futuro comune, e quindi politico, della comunità, i quali attualmente non hanno alcuna voce e peso sul piano delle decisioni; constata che, per ragioni diverse, si pone un problema di ascolto della voce degli immigrati, sia degli adulti che dei loro figli; ritiene che la questione della voce e della rappresentanza politica dei gruppi sociali che oggi ne sono privi, in particolare i minorenni, rappresenti un nodo fondamentale che richiede un dibattito ampio e approfondito;
103. incoraggia la Commissione e gli Stati membri a contribuire alla sensibilizzazione dei cittadini dell'Unione quanto alle sfide demografiche in Europa, ad esempio lanciando campagne e progetti pilota sul tema;
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104. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, ai parlamenti nazionali e alla Commissione.
Traduzione esterna
- [1] GU C 115 del 14.4.1997, pag. 238.
- [2] GU C 104 del 6.4.1998, pag. 222.
- [3] GU C 232 del 17.8.2001, pag. 381.
- [4] GU C 292 E dell'1.12.2006, pag. 131.
- [5] GU C 305 E del 14.12.2006, pag. 141.
- [6] GU C 161 del 13.7.2007, pag. 66.
- [7] GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.
- [8] GU L 348 del 28.11.1992, pag. 1.
- [9] Direttiva 96/34/CE del Consiglio, del 3 giugno 1996, concernente l'accordo quadro sul congedo parentale concluso dall'UNICE, dal CEEP e dalla CES, GU L 145 del 19.6.1996, p. 4.
- [10] Direttiva 97/81/CE del Consiglio, del 15 dicembre 1997, relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo parziale concluso dall'UNICE, dal CEEP e dalla CES, GU L 14 del 20.1.1998, p. 9.
- [11] Direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
- [12] GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25. Regolamento emendato dal regolamento (CE) n. 1989/2006 (GU L 411 del 30.12.2006, pag. 6).
- [13] GU L 168 del 28.6.2007, pag. 18.
MOTIVAZIONE
Da diversi anni il calo della natalità, associato a un aumento costante e regolare della speranza di vita disegna, all'alba del 2050, un cambiamento profondo nella struttura della popolazione e della piramide delle età nell'Unione europea.
In base alle proiezioni, i cambiamenti demografici saranno caratterizzati da un invecchiamento globale della popolazione, da un calo della popolazione in età lavorativa e da un aumento dell'indice di dipendenza giovani-anziani.
L'Unione europea potrebbe allora trovarsi ad affrontare una perdita di competitività e una flessione della crescita rispetto a regioni del mondo in cui si registra un incremento demografico notevole. Lo squilibrio demografico produrrebbe, inoltre, effetti sostanziali sul finanziamento della protezione sociale e sull'equilibrio dei regimi pensionistici.
Le problematiche legate a tali cambiamenti demografici non sono nuove. L'Unione europea ha fornito una prima serie di risposte in occasione dei vertici europei di Lisbona e di Barcellona, ma gli impegni assunti non sono stati mantenuti fino in fondo.
Nella comunicazione "Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità", la Commissione rilancia la riflessione in maniera costruttiva e propone cinque orientamenti di lavoro:
- per il rinnovamento demografico;
- per una vita attiva più lunga e di qualità;
- per un'Europa più produttiva ed efficiente;
- per una migliore integrazione dei migranti;
- per garantire la protezione sociale e la solidarietà tra le generazioni.
La relatrice appoggia l'approccio positivo della Commissione e iscrive le sue proposte nell'ambito dei diversi assi di orientamento della comunicazione.
La relazione definisce un obiettivo principale per l'Unione europea: per far fronte a questi cambiamenti demografici occorre preservare la competitività economica, garantendo nel contempo il modello sociale europeo a lungo termine.
A tale scopo, è necessario sviluppare politiche nuove:
- a favore dell'infanzia e delle pari opportunità professionali tra uomini e donne, per avviare un rinnovamento demografico;
- nell'istruzione e nella gestione previsionale dei posti di lavoro e delle carriere per ottimizzare le risorse umane;
- attraverso nuove risorse finanziarie, che garantiscano la solidarietà tra le generazioni e tra i territori;
- attraverso un approccio sereno e ragionato nei confronti dell'immigrazione, al fine di vincere la scommessa dell'integrazione.
PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere(*) (18.12.2007)
destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali
sul futuro demografico dell'Europa
(2007/2156(INI))
Relatrice per parere(*): Karin Resetarits
(*) Procedura con le commissioni associate – Articolo 47 del regolamento
SUGGERIMENTI
La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per l'occupazione e gli affari sociali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. sottolinea che i flussi migratori a livello mondiale hanno e continueranno ad avere notevoli ripercussioni nei paesi di destinazione e di partenza; sottolinea che, per l'UE, l'impatto degli immigrati sull'invecchiamento della popolazione dell'UE dipende dalla piena integrazione economica, sociale e politica dei migranti, indipendentemente dallo Stato membro in cui si stabiliscono; sottolinea il ruolo importante delle donne migranti e invita gli Stati membri ad assegnare loro il posto che meritano nelle politiche d'integrazione e a garantire pienamente i loro diritti;
2. ricorda che le politiche volte a consentire ad entrambi i genitori di conciliare la vita familiare e la vita professionale, a tutelare la maternità e il rispetto del principio di parità di genere nella sfera pubblica e in quella privata sono i soli strumenti che possono contribuire a contrastare a lungo termine il calo della natalità;
3. riconosce che una società che pone i minori al centro delle sue politiche è il presupposto fondamentale per un aumento del tasso di natalità; insiste sulla necessità di creare un ambiente favorevole alla famiglia e di migliorare le condizioni di vita delle famiglie e dei minori nonché di creare i presupposti per la realizzazione delle effettive aspirazioni delle famiglie;
4. raccomanda la promozione di una politica sociale specifica volta all'insegnamento di un comportamento parentale responsabile;
5. sollecita quindi misure equilibrate di bilancio per consentire un accesso non discriminato all'istruzione a tutti i livelli, le pari opportunità per uomini e donne nonché misure di sostegno alle famiglie e ai minori, di assistenza all'infanzia e di tutela delle madri sole;
6. favorisce lo sviluppo di una vasta gamma di incentivi per permettere alle madri e ai loro partner di conciliare la vita professionale e quella familiare;
7. si compiace di qualsiasi azione di assistenza ai genitori che lavorano e invita a riconoscere il lavoro svolto in ambito familiare dai genitori, in particolare dalle madri;
8. rileva il fatto che molte persone soffrono per una mancanza di figli indipendente dalla loro volontà; invita pertanto gli Stati membri a adottare misure armonizzate che permettano di semplificare e di accelerare le procedure di adozione dei minori, garantendo il rispetto dei diritti di questi ultimi, e ad elevare i limiti di età per l'adozione in modo tale che anche le persone anziane possano procedere legalmente all'adozione; sottolinea che la maturità può rappresentare un vantaggio per l'educazione di un bambino con una vita sofferta alle spalle;
9. invita la Commissione a riconoscere che lo scarso tasso di natalità e l'aumento della sterilità sono i fattori che maggiormente contribuiscono al declino demografico;
10. rileva che la sterilità è una patologia riconosciuta dall'OMS, suscettibile di avere gravi conseguenze, come la depressione; sottolinea che la sterilità è in aumento e colpisce attualmente circa il 15% delle coppie; invita pertanto gli Stati membri a garantire il diritto delle coppie all'accesso universale alla procreazione medicalmente assistita, adottando misure volte a ridurre i relativi ostacoli finanziari e di altro tipo;
11. invita gli Stati membri ad applicare le norme che prevedono congedi di maternità/paternità retribuiti in occasione della nascita di un figlio e a promuovere il ricorso al diritto al congedo parentale equamente ripartito tra le donne e gli uomini; esorta gli Stati membri, in questo senso, a lottare contro i pregiudizi economici, sociali e culturali in materia di diritto al congedo di paternità; invita la Commissione a rivedere la direttiva 96/34/CE relativa al congedo parentale;
12. invita gli Stati membri a adottare azioni positive a favore della genitorialità, come diritti supplementari alla pensione e sgravi fiscali per la creazione di asili nido aziendali, nonché ad attivarsi per uno scambio delle migliori prassi in materia;
13. ricorda che le azioni positive volte a promuovere l'accesso all'occupazione e la carriera avranno un impatto sulla genitorialità;
14. sottolinea che i modelli familiari stanno cambiando; chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di tenere seriamente conto di tale realtà all'atto di elaborare e attuare le loro politiche;
15. rileva che non è stata raggiunta la parità di trattamento tra donne e uomini sul mercato del lavoro in quanto le donne continuano ad essere assunte per coprire posti di lavoro mal retribuiti e che non corrispondono alle loro qualifiche, e che le donne sostengono gran parte delle responsabilità familiari senza alcuna contropartita; rileva inoltre che non si è riusciti a creare condizioni di lavoro adeguate alle madri e a consentire alle donne di tornare a lavorare dopo un periodo di maternità o di congedo parentale il che potenzia drasticamente la denatalità; invita, in particolare, in questo contesto gli Stati membri a implementare adeguatamente la direttiva del Consiglio 75/117/CEE del 10 febbraio 1975 sull'applicazione del principio della parità delle retribuzioni tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile;
16. invita gli Stati membri a rivedere i propri sistemi fiscali e ad applicare aliquote fiscali basate sui diritti individuali; raccomanda lo sviluppo di sistemi di sicurezza sociale favorevoli ai minori e alle famiglie;
17. sottolinea che la disparità constatata, a livello salariale, tra gli uomini e le donne e il continuo ricorso al lavoro femminile per coprire posti di lavoro mal retribuiti e che non corrispondono alle qualifiche possedute, sono elementi che pregiudicano l'indipendenza economica delle donne, la quale influisce direttamente sulla loro decisione di avere dei figli;
18. chiede che uno dei criteri della parità tra gli uomini e le donne sia quello di garantire alle donne il diritto di riprendere il lavoro dopo un congedo di maternità o un congedo parentale e che di tali congedi si tenga conto ai fini del computo dei diritti alla pensione di vecchiaia e dell'anzianità;
19. chiede quindi misure in materia di diritto del lavoro per abolire definitivamente questa forma di discriminazione, in particolare le differenze salariali tra uomini e donne, nonché l'integrazione della prospettiva di genere nei bilanci pubblici; esorta altresì gli Stati membri a promuovere l'equa ripartizione delle responsabilità familiari tra uomini e donne, in particolare attraverso campagne di sensibilizzazione, nonché a favorire un ricorso più frequente al congedo parentale da parte degli uomini;
20. sottolinea la necessità di adottare politiche per conciliare la vita lavorativa e quella privata non solo a favore dei lavoratori, ma anche dei giovani che frequentano ancora corsi di istruzione superiore e professionale o di formazione, per consentire loro di conciliare le proprie ambizioni di studenti e aspirazioni familiari;
21. esorta gli Stati membri a riconoscere il valore educativo, sociale, umano ed economico del lavoro informale svolto all'interno della famiglia occupandosi dei figli o delle persone dipendenti, in particolare garantendo i diritti alla pensione e alla sicurezza sociale, nonché a adottare le misure necessarie per valorizzare sul mercato del lavoro le competenze informali così acquisite;
22. sottolinea che la necessità di creare le condizioni favorevoli perché le coppie abbiano il numero di figli che desiderano costituisce uno dei presupposti dell'esistenza e dello sviluppo di tutte le società, date in particolare le sfide sociali ed economiche conseguenti alla riduzione del tasso di natalità, per cui vanno sostenute la maternità e la paternità; raccomanda l'istituzione di sistemi di protezione sociale a favore dei minori e delle famiglie nonché il rimborso, tra l'altro, delle spese sostenute per l'assistenza all'infanzia e l'applicazione di aliquote IVA ridotte su tutti i prodotti destinati all'infanzia;
23. invita gli Stati membri a promuovere misure fiscali che stimolino l'aumento del tasso di natalità e richiama l'attenzione sulla necessità di garantire alle donne, dopo il parto, una protezione e un sostegno specifici, in particolare alle giovani madri sole, tenuto conto del crescente numero di famiglie monoparentali, il cui capofamiglia è nell'85% dei casi una donna e che, più delle altre, sono soggette a un maggiore rischio di povertà;
24. ritiene che, nel quadro del diritto del lavoro, dovrebbero essere adottate misure specifiche per eliminare ogni forma di discriminazione indiretta a motivo delle responsabilità parentali dei lavoratori;
25. ritiene necessario impiegare finanziamenti del Fondo sociale e strutturale anche per la creazione di ambienti di vita consoni alla famiglia, sia in campagna che in città;
26. invita gli Stati membri ad aumentare la disponibilità di alloggi adeguati per le famiglie, in particolare per le famiglie monoparentali e le persone anziane, ad esempio attraverso "progetti intergenerazionali", nel quadro dello sviluppo e dell'assetto urbani;
27. chiede centri flessibili di assistenza all'infanzia per tutti i bambini e altri servizi per la famiglia a prescindere dalla situazione economica dei genitori, al fine di garantire la massima parità di opportunità ai bambini stessi; in questo modo i genitori potranno scegliere liberamente come meglio conciliare vita familiare e vita professionale;
28. rileva che l'aumento puramente quantitativo dei centri di assistenza all'infanzia, previsto tra gli obiettivi di Barcellona, non è sufficiente e che è necessario soprattutto diversificare l'offerta e migliorare la qualità; ritiene indispensabile tener conto delle esigenze dei genitori che scelgono liberamente di occuparsi dei propri figli all'interno della famiglia; chiede agli Stati membri di adottare misure volte alla creazione di centri di assistenza all'infanzia e ad altre persone non autosufficienti, di buona qualità e a prezzi accessibili, conformemente agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Barcellona nel 2002, per cui gli Stati membri sono invitati a creare entro il 2010 strutture che consentano di accogliere almeno il 90% dei bambini di età compresa tra i tre anni e l'inizio della scuola obbligatoria ed almeno il 33% dei bambini di età inferiore a tre anni; sottolinea che tali misure devono essere tali da consentire ai genitori di adeguare la propria partecipazione al mercato del lavoro in funzione del loro ritmo di vita;
29. raccomanda di conseguenza di conciliare gli investimenti pubblici e privati nel settore dell'assistenza all'infanzia e nel sistema di istruzione prescolare;
30. ritiene che i familiari che accompagnano il lavoratore migrante debbano ottenere un permesso di soggiorno e, se necessario, un permesso di lavoro;
31. invita la Commissione a effettuare un'analisi comparata dei diversi sistemi pensionistici e di protezione sociale delle donne in ogni Stato membro al fine di individuare le migliori prassi per sviluppare l'occupazione delle donne nonché di agevolare la conciliazione tra vita familiare e vita professionale;
32. sottolinea la necessità di riesaminare, alla luce dell'evoluzione demografica e della tendenza generale alla revisione dei sistemi pensionistici, l'efficacia e l'opportunità dei regimi che prevedono l'uscita anticipata delle donne dal mercato del lavoro vigenti nei vari Stati membri;
33. invita gli Stati membri a adottare le misure necessarie per ammodernare i sistemi di protezione sociale, in particolare i regimi pensionistici, per assicurare la loro sostenibilità finanziaria e consentire loro di assorbire gli effetti dell'invecchiamento della popolazione; sottolinea che è opportuno accordare un'attenzione particolare alla situazione delle donne anziane, maggiormente vulnerabili sotto il profilo dell'isolamento e della povertà;
34. propone che gli Stati membri istituiscano e sovvenzionino "centri intergenerazionali", dove persone anziane retribuite accolgono i minori e ne curano l'istruzione;
35. raccomanda alla Commissione la riapertura della sua unità "Childcare Network", nell'ambito della direzione generale competente, al fine di contribuire allo scambio delle migliori prassi per far fronte alle sfide demografiche;
36. ritiene che il lavoratore migrante debba avere gli stessi vantaggi e gli stessi diritti e doveri dei cittadini del paese d'accoglienza;
37. invita gli Stati membri a dare priorità, soprattutto in collaborazione con le parti sociali, al miglioramento del tasso d'occupazione delle donne e delle persone con un background di immigrazione;
38. constata che la natalità aumenta nelle società che garantiscono a tutti i cittadini diritti economici e sociali che offrono sicurezza a tutti;
39. ritiene che le eventuali misure che saranno adottate per favorire lo sviluppo demografico debbano tener conto dell'aumento della produttività di tutta la popolazione attiva e che, di conseguenza, non solo è importante il numero di persone attive rispetto a quello di persone inattive, ma bisogna anche tener conto dell'aumento della produttività;
40. chiede instantemente che le persone di origine etnica diversa non siano mai utilizzate per ammortizzare gli shock economici.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
17.12.2007 |
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Esito della votazione finale |
+ : – : 0 : |
180 9
|
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Edit Bauer, Emine Bozkurt, Hiltrud Breyer, Edite Estrela, Věra Flasarová, Claire Gibault, Zita Gurmai, Esther Herranz García, Piia-Noora Kauppi, Pia Elda Locatelli, Doris Pack, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Zita Pleštinská, Christa Prets, Karin Resetarits, Eva-Britt Svensson, Anne Van Lancker, Anna Záborská |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Gabriela Creţu, Iratxe García Pérez, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Donata Gottardi, Anna Hedh, Kartika Tamara Liotard, Marusya Ivanova Lyubcheva, Maria Petre |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Manolis Mavrommatis, Paul Rübig |
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PARERE della commissione per i problemi economici e monetari (19.12.2007)
destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali
sul futuro demografico dell'Europa
(2007/2156(INI))
Relatrice per parere: Bilyana Ilieva Raeva
SUGGERIMENTI
La commissione per i problemi economici e monetari invita la commissione per l'occupazione e gli affari sociali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. sostiene la Commissione per quanto riguarda la creazione di una strategia demografica di lungo termine a livello UE; sottolinea che la soluzione prescelta deve prevedere elementi di finanza pubblica, politiche adeguate per la crescita economica, l'occupazione e il mercato del lavoro, politiche effettive di sostegno al rinnovamento demografico, politiche nel settore dell'istruzione e della formazione lungo tutto l'arco della vita e delle cure sanitarie, e deve prendere in esame le diverse prassi riguardanti la sicurezza sociale negli Stati membri;
2. ricorda che gli Stati membri devono adempiere agli impegni presi nel quadro del patto di crescita e di stabilità per superare le sfide demografiche;
3. è preoccupato per il previsto aumento delle spese collegate all'invecchiamento demografico e alle sue conseguenze, che mette un'enorme pressione sulla sostenibilità delle finanze pubbliche degli Stati membri; invita questi ultimi a modernizzare i regimi pensionistici (basati sui contributi, di tipo professionale e privato) sviluppando nuovi prodotti finanziari per le prestazioni di lungo termine; si compiace del ricorso a diversi strumenti finanziari, pur sottolineando l'esigenza di condizioni di sicurezza e trasparenza per i risparmiatori e gli investitori;
4. invita gli Stati membri a prendere in considerazione incentivi fiscali per le imprese che occupano lavoratori più anziani in modo da alleggerire l'onere, da una parte, sulla spesa pubblica, e dall'altra sui lavoratori sotto forma di sgravio fiscale per il reddito marginale percepito in aggiunta alle rispettive pensioni in modo da agevolarne la permanenza volontaria sul mercato del lavoro; sollecita gli Stati membri ad adottare politiche flessibili per chi abbandona il mercato del lavoro introducendo pratiche di formazione continua;
5. chiede alla Commissione di svolgere uno studio basato su dati disaggregati per genere sui vantaggi fiscali e sugli ostacoli esistenti relativi alle condizioni occupazionali concentrandosi sull'invecchiamento demografico;
6. invita la Commissione e gli Stati membri ad accelerare ancora il processo di libertà di circolazione di tutti i lavoratori all'interno dell'Unione europea ampliata anche prima del 2014;
7. ricorda che ampliare il numero dei posti di lavoro è una delle massime priorità; invita la Commissione e gli Stati membri a proporre incentivi e condizioni favorevoli per agevolare l'accesso dei giovani nel mercato del lavoro sostenendo ad esempio il tutorato tra i lavoratori che abbiano raggiunto l'età pensionabile e i giovani lavoratori mediante la compartecipazione del posto di lavoro e regimi part-time, una partecipazione più intensiva alla formazione extra-moenia, più posti di lavoro part-time e telelavoro per i giovani e per le persone che devono prendersi cura della famiglia;
8. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure più severe contro l'evasione in materia sia fiscale sia di versamento dei contributi della sicurezza sociale garantendo così la sostenibilità dei regimi pensionistici; ritiene che il rapporto tra le indennità sociali a titolo di disoccupazione e il livello salariale minimo in taluni Stati membri sia troppo basso e possa nuocere all'occupazione potenziale; sollecita gli Stati membri a adottare regimi flessibili e consentire possibilità di scelta personale per quanto riguarda l'età pensionabile (al di là della soglia minima di età) mediante incentivi per i lavoratori che decidono di continuare a lavorare ancora e disincentivi per il prepensionamento non dovuto a motivi di salute;
9. sottolinea la necessità di definire e coordinare le politiche di immigrazione tra gli Stati membri col duplice obiettivo di rispondere alle necessità del mercato del lavoro e di finanziare i sistemi pensionistici nazionali garantendo agli immigrati pari condizioni di vita e di lavoro; chiede alla Commissione di studiare e presentare al più presto una strategia e misure specifiche relative all'immigrazione economica;
10. invita gli Stati membri a concentrarsi sull'impatto dell'evoluzione demografica sull'economia reale nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di riforma tenendo presente la nuova fase della strategia di Lisbona e coordinando da vicino le politiche macroeconomiche in modo che la crescita, la competitività e la produttività della UE possano far fronte alle sfide demografiche; chiede alla Commissione di fissare criteri riferendosi alle prassi ottimali dei paesi le cui strategie economiche e sociali hanno avuto maggiore successo nei confronti delle sfide demografiche.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
19.12.2007 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
34 1 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Mariela Velichkova Baeva, Zsolt László Becsey, Pervenche Berès, Slavi Binev, Sebastian Valentin Bodu, Sharon Bowles, Udo Bullmann, Jonathan Evans, Elisa Ferreira, José Manuel García-Margallo y Marfil, Donata Gottardi, Gunnar Hökmark, Karsten Friedrich Hoppenstedt, Guntars Krasts, Kurt Joachim Lauk, Andrea Losco, Astrid Lulling, Gay Mitchell, John Purvis, Alexander Radwan, Bernhard Rapkay, Heide Rühle, Antolín Sánchez Presedo, Olle Schmidt, Peter Skinner, Margarita Starkevičiūtė, Cornelis Visser, Sahra Wagenknecht |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Jorgo Chatzimarkakis, Daniel Dăianu, Werner Langen, Gianni Pittella, Bilyana Ilieva Raeva, Andreas Schwab |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Theodor Dumitru Stolojan |
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PARERE della commissione per lo sviluppo regionale (20.12.2007)
destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali
sul futuro demografico dell'Europa
(2007/2156(INI))
Relatrice per parere: Elisabeth Schroedter
SUGGERIMENTI
La commissione per lo sviluppo regionale invita la commissione per l'occupazione e gli affari sociali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. ritiene che i cambiamenti demografici avversi che hanno attualmente luogo rappresentano gravi problemi e sfide per l'Unione europea, i governi degli Stati membri e le autorità regionali; sottolinea che le crisi che tali cambiamenti possono generare potrebbero portare allo smantellamento di numerose politiche europee, compresa la politica di coesione e che per reagire in modo appropriato a questa sfida, è necessaria un'analisi completa delle cause ed eventuali conseguenze delle crisi, con particolare riferimento alla loro influenza sulla politica regionale;
2. constata che il cambiamento demografico ha gravi ripercussioni nelle singole regioni e necessita di diverse strategie di adattamento a seconda che si tratti di una regione di migrazione o di una regione in declino demografico; rileva che la qualità della vita viene definita in modo diverso nelle regioni in declino demografico, prevalentemente rurali, rispetto alle regioni con una popolazione in crescita, per cui ritiene che siano necessarie strategie di sostegno differenziate;
3. prende atto tuttavia della situazione di talune regioni ultraperiferiche come la Guyana e l’isola della Riunione che, nonostante saldi migratori nettamente opposti registrano entrambe una forte crescita demografica contrassegnata da tassi di natalità di gran lunga più elevati della media UE e da una popolazione che, anche se non immune dalla tendenza all'invecchiamento, è molto più giovane di quella nel resto dell'UE, rendendo pertanto necessaria l'adozione di un'impostazione differenziata;
4. constata che tutte le regioni, anche quelle interessate dall'emigrazione, dispongono di svariati potenziali specifici; chiede che venga data loro la possibilità di avvalersi al massimo di questi potenziali nell'interesse del proprio benessere regionale; invita pertanto gli Stati membri e le autorità regionali ad annettere priorità, nel quadro delle loro politiche regionali, alle strategie di sviluppo autonomo di queste regioni, perché l'esperienza dimostra che ne possono scaturire impulsi per i cicli economici locali e regionali, per cui le regioni in declino demografico diventano nuovamente attraenti;
5. constata che, soprattutto nelle regioni in declino, le azioni infrastrutturali innovative e decentrate, combinate a un alto livello d'impegno civico, migliorano la qualità della vita e rappresentano fattori di stabilità economica e di coesione anche per i giovani; chiede agli Stati membri, in cooperazione con le autorità regionali e locali, che questi piani di sviluppo siano oggetto di programmi di sostegno; invita la Commissione e gli Stati membri a creare opportunità nelle regioni in calo demografico per la cooperazione tra imprese, settore pubblico, scuole ed università allo scopo di creare sistemi di innovazione regionale e per la partecipazione alle reti nazionali e internazionali di competenze;
6. osserva che l'aumento costante degli anziani con le loro esigenze specifiche in termini di prodotti e servizi può fornire un nuovo impulso economico per lo sviluppo regionale, che può a sua volta aprire la via per un nuovo potenziale nelle regioni con un numero crescente di anziani; sottolinea che tale situazione può essere considerata un'opportunità per creare nuovi posti di lavoro in un mercato crescente per nuovi prodotti e servizi che migliorano la qualità della vita degli anziani, per promuovere la crescita economica e per migliorare la competitività dell'UE nell'ambito della c.d. 'economia d'argento"; incoraggia gli Stati membri e le autorità regionali a utilizzare a questo scopo i fondi strutturali e invita la Commissione a sostenere, nel contesto della cooperazione territoriale (Articolo 7, paragrafo 3 del regolamento del Consiglio (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione[1] , lo scambio di esperienze tra regioni in cui "l'economia d'argento" già svolge un ruolo importante o lo svolgerà in futuro;
7. sottolinea che nelle regioni in declino demografico il settore del volontariato e le reti sociali contribuiscono in larga misura a soddisfare i bisogni della popolazione locale, ma non possono sostituire il ruolo essenziale svolto dalle autorità pubbliche nel fornire servizi di interesse generale nelle regioni; ritiene che questo impegno civico debba essere riconosciuto e che i suoi protagonisti vadano incoraggiati a fungere da interlocutori nell'ambito della politica regionale; ribadisce che, così facendo, vengono posti in essere processi di apprendimento che consentono alle regioni di far fronte alle sfide del cambiamento demografico;
8. chiede agli Stati membri di assistere le regioni interessate dall'emigrazione netta garantendo un alto livello di servizi di interesse generale (come l’istruzione, compresi l’insegnamento prescolare e i servizi per l’infanzia, i servizi sociali e sanitari e i servizi postali), e di accessibilità (ad esempio, trasporti pubblici, infrastrutture di trasporto e reti di telecomunicazione) e di tutelare la partecipazione economica e le competenze (ad esempio mediante la formazione, compresi metodi di apprendimento durante tutto l'arco della vita e l’uso di investimenti nelle nuove tecnologie); chiede che le condizioni di base per il conseguimento di questi obiettivi siano adeguate ai bisogni locali e agli operatori locali e che sia migliorata la loro capacità di adattamento; richiama in particolare l'attenzione sulla situazione delle isole, delle zone di frontiera, delle regioni di montagna e delle altre aeree lontane dai centri popolati;
9. accoglie con favore la proposta concernente l'istituzione di un Fondo di integrazione europeo; sollecita le autorità competenti nazionali, regionali e locali responsabili dell'elaborazione e della gestione della politica di coesione e della politica di sviluppo a collaborare ancora più strettamente per incoraggiare le persone a trasferirsi nelle regioni rurali con popolazioni in declino, migliorando le condizioni di vita e di lavoro in tali regioni;
10. plaude al fatto che la Commissione, nella quarta relazione sulla coesione sociale ed economica, ha identificato il crescente squilibrio demografico come una delle sfide cui si trova confrontata; attende con interesse i risultati delle consultazioni sociali e la definizione del ruolo della politica regionale nella lotta contro gli effetti negativi del cambiamento demografico nel prossimo periodo di programmazione;
11. sollecita inoltre che vengano colte le occasioni nell'ambito della politica regionale per cofinanziare varie attività volte a far fronte alla sfida del cambiamento demografico durante l'attuale periodo di programmazione;
12. propone alla Commissione di promuovere, nel quadro della cooperazione territoriale, reti europee in cui le autorità regionali e locali e gli attori della società civile possano imparare dalle reciproche esperienze nel risolvere i problemi posti dal cambiamento demografico.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
18.12.2007 |
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Esito della votazione finale |
+ : – : 0 : |
39 0 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Emmanouil Angelakas, Stavros Arnaoutakis, Elspeth Attwooll, Jean Marie Beaupuy, Rolf Berend, Wolfgang Bulfon,, Bairbre de Brún, Petru Filip, Gerardo Galeote, Iratxe García Pérez, Eugenijus Gentvilas, Ambroise Guellec, Gábor Harangozó, Marian Harkin, Filiz Hakaeva Hyusmenova, Mieczysław Edmund Janowski, Rumiana Jeleva, Gisela Kallenbach, Tunne Kelam, Evgeni Kirilov, Miloš Koterec, Constanze Angela Krehl, Jamila Madeira, Mario Mantovani, Miroslav Mikolášik, Lambert van Nistelrooij, Jan Olbrycht, Maria Petre, Markus Pieper, Pierre Pribetich, Wojciech Roszkowski, Elisabeth Schroedter, Grażyna Staniszewska, Catherine Stihler, Margie Sudre, Kyriacos Triantaphyllides |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Jan Březina, Brigitte Douay, Den Dover, Emanuel Jardim Fernandes, Samuli Pohjamo, Nikolaos Vakalis, Iuliu Winkler |
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- [1] GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25. Regolamento emendato dal regolamento (CE) n. 1989/2006 (GU L 411 del 30.12.2006, pag. 6).
PARERE della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (21.11.2007)
destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali
sul futuro demografico dell'Europa
(2007/2156(INI))
Relatrice per parere: Magda Kósáné Kovács
SUGGERIMENTI
La commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni invita la commissione per l'occupazione e gli affari sociali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
Il ruolo dell'immigrazione
1. ritiene che i cambiamenti demografici in corso nell'UE, l'invecchiamento della popolazione e le esigenze del mercato del lavoro richiedano una politica di immigrazione coerente e uniforme a livello europeo; sottolinea che l'immigrazione legale dovrebbe recare benefici sia all'Unione europea sia ai paesi di origine; sollecita gli Stati membri a definire una politica comune in materia di immigrazione legale così come auspicato dal Parlamento nella sua risoluzione del 26 settembre 2007[1], in particolare per quanto riguarda una definizione chiara di migranti economici, di permessi combinati di soggiorno e di lavoro e della possibilità per i migranti di trasferire i propri diritti sociali;
2. ritiene opportuno rafforzare le politiche di integrazione negli Stati membri dell'UE al fine di facilitare lo stabilimento dei migranti nell'Unione europea; plaude pertanto alla decisione 2007/435/CE del Consiglio, del 25 giugno 2007, che istituisce il Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di paesi terzi per il periodo 2007-2013 nell'ambito del programma generale "solidarietà e gestione dei flussi migratori"[2] e confida nel fatto che esso contribuirà a favorire l'integrazione sociale ed economica dei migranti nell'UE;
Le famiglie e i bambini
3. concorda sul fatto che, oltre all'immigrazione legale, l'aumento del tasso di natalità costituisce una priorità; sottolinea che tale priorità può essere perseguita mediante politiche familiari e sociali efficaci nel lottare contro la povertà di alcune famiglie, riducendo il numero di bambini a rischio di povertà e promuovendo le pari opportunità;
4. ritiene che, al fine di promuovere le pari opportunità tra uomini e donne e di garantire il diritto dei minori alla famiglia e alla protezione, siano necessari un'organizzazione più equilibrata e flessibile del lavoro e della vita familiare e servizi sociali migliori; occorre tuttavia tenere conto del diverso ruolo degli uomini e delle donne nella società;
5. ritiene che le politiche della famiglia condotte dagli Stati membri debbano tra l'altro mirare a ridurre la disparità delle opportunità offerte ai cittadini con e senza figli, ad assicurare ai genitori la disponibilità di servizi di assistenza sotto forma di educazione e custodia per i bambini più piccoli e di custodia e supervisione per quelli più grandi, e a offrire a uomini e donne migliori possibilità per quanto concerne l'apprendimento permanente e il raggiungimento di un equilibrio tra vita privata e vita professionale;
6. invita gli Stati membri a utilizzare più attivamente i Fondi strutturali europei per dare attuazione a varie politiche della famiglia, compresa la promozione delle pari opportunità e della conciliazione tra vita familiare e vita professionale ai livelli nazionale, regionale e locale;
Discriminazione nei confronti dei lavoratori anziani
7. valuta positivamente il fatto che la speranza di vita dei cittadini europei si sia allungata in modo significativo e che di conseguenza il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani sia aumentato rapidamente dal 2000 in poi; invita gli Stati membri a sviluppare politiche e a scambiare le migliori prassi a favore dell'occupazione dei lavoratori anziani;
8. ricorda che la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro vieta le discriminazioni basate sull'età nel settore dell'occupazione e offre agli Stati membri la possibilità di adottare misure positive per prevenire le discriminazione e promuovere le pari opportunità;
9. condanna fermamente i pregiudizi discriminatori che i lavoratori anziani possono dover affrontare; invita gli Stati membri a promuovere l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e a lanciare campagne d'informazione rivolte ai datori di lavoro sui vantaggi derivanti dall'assunzione di lavoratori anziani;
10. invita la Commissione a raccogliere dati statistici disaggregati concernenti le varie fasce d'età in funzione dei diversi problemi incontrati e delle molteplici forme di discriminazione basate sull'età;
11. esorta la Commissione a estendere il campo d'applicazione della direttiva 2000/78/CE a settori diversi dall'occupazione e dalle condizioni di lavoro.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
20.11.2007 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
37 1 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Philip Bradbourn, Kathalijne Maria Buitenweg, Giuseppe Castiglione, Giusto Catania, Carlos Coelho, Panayiotis Demetriou, Bárbara Dührkop Dührkop, Armando França, Roland Gewalt, Elly de Groen-Kouwenhoven, Jeanine Hennis-Plasschaert, Lívia Járóka, Ewa Klamt, Magda Kósáné Kovács, Wolfgang Kreissl-Dörfler, Esther De Lange, Roselyne Lefrançois, Sarah Ludford, Dan Mihalache, Javier Moreno Sánchez, Bogusław Rogalski, Martine Roure, Inger Segelström, Søren Bo Søndergaard, Károly Ferenc Szabó, Vladimir Urutchev, Manfred Weber, Tatjana Ždanoka |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Edit Bauer, Simon Busuttil, Gérard Deprez, Sophia in 't Veld, Ona Juknevičienė, Sylvia-Yvonne Kaufmann, Mary Lou McDonald, Marianne Mikko, Hubert Pirker |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Louis Grech |
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- [1] P6_TA-PROV(2007)0414.
- [2] GU L 168 del 28.6.2007, pag. 18.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
23.1.2007 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
35 11 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Jan Andersson, Edit Bauer, Emine Bozkurt, Iles Braghetto, Philip Bushill-Matthews, Alejandro Cercas, Ole Christensen, Derek Roland Clark, Luigi Cocilovo, Jean Louis Cottigny, Harald Ettl, Richard Falbr, Carlo Fatuzzo, Ilda Figueiredo, Stephen Hughes, Karin Jöns, Ona Juknevičienė, Jan Jerzy Kułakowski, Jean Lambert, Raymond Langendries, Bernard Lehideux, Elizabeth Lynne, Thomas Mann, Ana Mato Adrover, Maria Matsouka, Elisabeth Morin, Csaba Őry, Siiri Oviir, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Pier Antonio Panzeri, Rovana Plumb, Bilyana Ilieva Raeva, Elisabeth Schroedter, José Albino Silva Peneda, Kathy Sinnott, Gabriele Stauner, Ewa Tomaszewska, Anne Van Lancker, Gabriele Zimmer |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Françoise Castex, Donata Gottardi, Monica Maria Iacob-Ridzi, Anna Ibrisagic, Dieter-Lebrecht Koch, Roberto Musacchio, Agnes Schierhuber |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
[Mihael Brejc] |
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