RELAZIONE sulla relazione 2007 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

4.3.2008 - (2007/2268(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Erik Meijer

Procedura : 2007/2268(INI)
Ciclo di vita in Aula

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla relazione 2007 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

(2007/2268(INI))

Il Parlamento europeo,

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco del 19-20 giugno 2003, nelle quali è stato promesso ai paesi dei Balcani occidentali che aderiranno all'Unione europea,

–   viste le risoluzioni 817 e 845 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1993,

–   viste la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere all'ex Repubblica iugoslava di Macedonia lo status di paese candidato all'adesione all'UE e le conclusioni della Presidenza dei Consigli europei del 15-16 giugno 2006 e del 14-15 dicembre 2006,

–   visto l'accordo interinale del 1995 tra la Repubblica ellenica e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia,

–   viste le conclusioni della Quarta riunione del Consiglio di stabilizzazione e associazione UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia del 24 luglio 2007,

–   vista la decisione 2006/57/CE del Consiglio, del 30 gennaio 2006, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato europeo con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia[1],

–   vista la relazione 2007 della Commissione sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (SEC(2007)1432,

–   vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2006 sulla comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2006-2007[2],

–   vista la sua risoluzione del 12 luglio 2007 sulla relazione 2006 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia[3],

–   viste le raccomandazione della commissione parlamentare mista UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia del 29-30 gennaio 2007 e del 26-27 novembre 2007,

–   vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2007 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di facilitazione del rilascio dei visti per soggiorni di breve durata tra la Comunità europea e la ex Repubblica iugoslava di Macedonia[4],

–   vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2007 sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di riammissione fra la Comunità europea e la ex Repubblica iugoslava di Macedonia[5],

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A6‑0059/2008),

A. considerando che sebbene all'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sia stato concesso lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea già nel 2005, a tutt'oggi non è stata stabilita una data per l'avvio dei negoziati di adesione; considerando che il protrarsi di questa situazione aggiunge frustrazione e incertezza visto il ritmo sostenuto di riforme intraprese ultimamente dalle autorità di Skopje;

B.  considerando che la dichiarazione congiunta UE-Balcani occidentali, approvata all'unanimità da tutti i Ministri degli affari esteri degli Stati membri dell'Unione europea e dai Ministri degli affari esteri dei paesi dei Balcani occidentali, l'11 marzo 2006 a Salisburgo, ribadisce l'importanza di relazioni di buon vicinato e la necessità di trovare soluzioni reciprocamente accettabili alle questioni pendenti con i paesi vicini,

C. considerando che uno Stato membro – la Grecia – e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sono impegnati in un processo negoziale sotto l'egida delle Nazioni Unite, mirato a trovare una soluzione per il nome del paese candidato che sia accettabile per entrambe le parti,

1.  accoglie con favore il rinnovato consenso politico sull'adesione del paese all'Unione europea e i notevoli sviluppi positivi dall'ultima relazione sui progressi compiuti dal paese, pubblicata dalla Commissione nel novembre 2007;

2.  accoglie con favore l'approvazione della legge sui pubblici ministeri e della legge sul Consiglio dei pubblici ministeri, come pure della legge sul comitato per le relazioni intercomunitarie, che elenca le leggi da approvare secondo la regola della doppia maggioranza (principio Badinter), e la decisione sulla nomina definitiva del Consiglio giudiziario;

3.  si compiace dell'istituzione del Consiglio nazionale per l'integrazione europea, che mira a raggiungere un sostegno trasversale ai partiti per le riforme connesse all'Unione europea e che è presieduto dal leader dell'opposizione, quale importante forza trainante del processo di adesione all'Unione europea; rileva che il Consiglio nazionale definisce le priorità istituzionali del paese nella fase preparatoria del processo negoziale, assegnando con precisione le necessarie risorse istituzionali, umane e di bilancio; incoraggia il governo e il parlamento a mantenere il ritmo della riforma e a portare avanti un dialogo sostenuto, regolare e costruttivo fra tutte le parti interessate, in uno spirito di cooperazione e di consenso sulle questioni chiave dell'agenda europea del paese;

4.  plaude ai continui sforzi e alle realizzazioni del governo e del parlamento quanto all'attuazione dell'accordo quadro di Ohrid e al maggior riconoscimento del carattere multietnico dello Stato; si compiace dell'impegno del governo e del parlamento a promuovere ulteriormente le relazioni interetniche, che ha portato all'adozione di atti legislativi, come gli emendamenti alla legge sulle festività generali approvati l'8 febbraio 2007 che stabiliscono le varie festività etniche e religiose, e alla destinazione di maggiori stanziamenti di bilancio alla promozione dei valori e delle tradizioni culturali di comunità non maggioritarie; rileva la necessità di migliorare la rappresentanza equa di membri di gruppi non maggioritari, in particolare nell'amministrazione pubblica, nella polizia e nelle forze armate, e plaude al raggiungimento di un accordo sulla scelta di 45 progetti di legge che potranno essere approvati esclusivamente con la maggioranza Badinter;

5.  rileva che il rinnovato slancio politico sull'integrazione europea dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia deriva da un forte impegno di tutte le forze politiche; si compiace del dialogo regolare e intenso portato avanti dai leader dei quattro principali partiti politici (VMRO-DPMNE, SDSM, DPA e DUI), che è sfociato nell'adozione di alcune leggi, nonché di misure attinenti a un'ulteriore integrazione nell'Unione europea;

6.  accoglie inoltre con favore l'assunzione nel servizio pubblico di un maggior numero di appartenenti alle minoranze etniche, conformemente all'accordo quadro di Ohrid, ed esprime l'auspicio che tale accordo continui ad essere attuato coerentemente;

7.  loda l'impegno dei leader dei principali partiti politici rappresentati in parlamento a continuare a lavorare per realizzare progressi nelle restanti questioni in relazione alle quali esistono ancora differenze, come l'uso delle lingue e il pacchetto sociale per le vittime del conflitto del 2001;

8.  si compiace dei notevoli progressi realizzati nel 2007 nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione , come pure nella lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di sostanze stupefacenti; invita il governo a proseguire con l'attuazione della legislazione anticorruzione e della riforma giudiziaria, portando a un rafforzamento dell'indipendenza e della capacità complessiva del sistema giudiziario;

9.  si congratula con il governo per i progressi realizzati in campo economico, pur mantenendo la stabilità macroeconomica; accoglie favorevolmente la politica fiscale e il rafforzamento della disciplina fiscale che hanno prodotto un aumento delle entrate di bilancio dello Stato; si compiace del miglioramento del contesto imprenditoriale e delle azioni mirate a ridurre gli ostacoli giuridici e amministrativi alla costituzione di nuove imprese;

10. attende con interesse l'approvazione della nuova legge bancaria in linea con l'acquis comunitario; rileva l'importanza di approvare una nuova legge sulla Banca nazionale nel 2008, rafforzando l'indipendenza di tale istituto e le capacità amministrative di supervisione;

11. è preoccupato per il tasso di disoccupazione ancora elevato ed esorta il governo ad affrontare tale problema; constata in particolare la situazione nei villaggi al confine con il Kosovo, dove è cruciale risolvere il problema della disoccupazione per offrire alla popolazione locale l'opportunità di un reddito legale;

12. ribadisce la necessità di un'applicazione sostenibile dell'accordo quadro di Ohrid quale strumento per promuovere la costruzione della fiducia a livello transnazionale, il che costituisce un elemento chiave per la stabilità della regione;

13. ricorda che la legge sull'uso delle bandiere delle comunità del 2005 permette a una comunità minoritaria che costituisce la maggioranza nell'ambito di un comune di utilizzare la propria bandiera; constata con precisione che la sentenza della Corte costituzionale del 24 ottobre 2007 ha confermato il diritto di una comunità a issare la propria bandiera accanto alla bandiera statale e ha anche esteso il diritto di utilizzare una bandiera etnica a tutte le comunità presenti in un comune, nonché ha affermato il diritto delle persone di etnia albanese di utilizzare la bandiera dello Stato albanese come simbolo etnico; sottolinea che la Corte ha altresì cercato di chiarire i limiti a tale diritto segnalando di ritenere che le bandiere dello Stato e delle comunità hanno significati diversi e concludendo che le bandiere delle comunità non possono essere esposte permanentemente, ad esempio durante le visite ufficiali di Stato o sugli edifici pubblici; invita tutte le parti a discutere della questione nello spirito dell'accordo quadro di Ohrid e delle norme internazionali;

14. si compiace dell'azione avviata dal governo per reagire rapidamente alle raccomandazioni contenute nella relazione sui progressi compiuti pubblicata dalla Commissione europea nel 2007 e per adottare il piano nazionale rivisto concernente l'adozione dell'acquis in linea con le priorità del proposto partenariato per l'adesione del 2008;

15. si compiace dell'attività svolta dalla pubblica amministrazione in preparazione del processo negoziale per l'adesione all'Unione europea; invita le autorità a portare avanti la riforma della pubblica amministrazione, al fine di garantire la sua depoliticizzazione, professionalità, competenza ed efficienza, e ad astenersi da qualsiasi azione che possa pregiudicare la capacità amministrativa che è già stata creata;

16. considera una sfida comune per tutte le forze politiche ed etniche all'interno dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia dimostrare che a partire da ora il paese è esente da conflitti, che sono giudicati negativamente sul piano interno e internazionale, che vanno al di là della normale dialettica politica, tra cui il boicottaggio delle istituzioni democratiche dello Stato, dimostrando così che il paese è maturo per il processo di integrazione in seno all'Unione europea;

17. sostiene l'iniziativa del Centro per la democrazia e la riconciliazione nell'Europa sudorientale, con sede a Salonicco, e della Fondazione Soros, di pubblicare sia in albanese che in macedone i testi sulla storia dei Balcani destinati agli insegnanti di storia e agli alunni della scuola secondaria e di redigerli in modo che inglobino diversi punti di vista sul passato comune e forniscano una prospettiva equilibrata, promuovendo al contempo la riconciliazione;

18. osserva che il proposta di legge sulla revisione del codice elettorale, che prevederebbe un ampliamento del Parlamento di 13 seggi a favore della rappresentanza delle piccole minoranze etniche come pure dei cittadini residenti all'estero, è stato esaminato il 27 settembre 2007; esprime preoccupazione per il fatto che la legge proposta avrebbe l'effetto di eludere il ricorso alla regola della maggioranza Badinter prevista dall'accordo quadro di Ohrid; sottolinea che il rispetto del principio "pacta sunt serranda" è cruciale per rafforzare la fiducia reciproca; ritiene pertanto auspicabile raggiungere un ampio consenso, anche con la partecipazione dei rappresentanti albanesi, su un'eventuale revisione della legge elettorale, e confida che si procederà a ulteriori consultazioni a tal fine;

19. richiama l'attenzione sulle persistenti discriminazioni nei confronti della comunità rom, soprattutto in materia di istruzione, protezione sociale, sanità, alloggi e occupazione; auspica che la strategia nazionale per i rom sia attuata quanto prima conformemente ai suoi proclamati obiettivi;

20. accoglie con favore l'entrata in vigore degli accordi di facilitazione del rilascio dei visti e di riammissione con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia; osserva, tuttavia, che l'accesso ai paesi dell'Unione europea presenta tuttora grandi idfficoltà per i cittadini della Macedonia e, in generale, per i cittadini dei paesi dei Balcani occidentali; sottolinea che il paese deve beneficiare di norme sull'accesso equivalenti a quelle applicate alla Croazia; appoggia pertanto l'avvio da parte della Commissione europea, il 20 febbraio 2008, di un dialogo sulla liberalizzazione dei visti mirante a definire una tabella di marcia con l'obiettivo ultimo di un regime di esenzione dal visto e invita la Commissione a compiere ogni sforzo necessario per concludere rapidamente questo dialogo;

21. prende atto, a tale riguardo, dell'introduzione da parte del governo di passaporti con caratteristiche di sicurezza biometriche, della creazione del Sistema nazionale d'informazione sui visti e del Centro visti, nonché dell'attuazione del Sistema integrato di gestione delle frontiere;

22. plaude all'adozione della nuova legge sullo status legale delle chiese, delle comunità religiose e degli istituti religiosi, che entrerà in vigore a partire dal maggio 2008, e che porrà definitivamente fine alle proteste delle piccole comunità religiose, in particolare quelle che negli ultimi decenni sono sorte o hanno conosciuto un'espansione a seguito dell'invio di missionari stranieri dall'estero o a seguito della separazione da chiese esistenti, circa il fatto che esse non possono costruire, possedere o utilizzare edifici da impiegare come luoghi di preghiera;

23. plaude alla partenza positiva della seconda fase del decentramento fiscale nel luglio 2007, allorché 42 su 84 comuni hanno aderito al processo e altri 9 comuni si sono aggiunti;

24. segnala che sono state adottate misure supplementari per promuovere i diritti della donna e, specificatamente, le pari opportunità; insiste tuttavia sulla necessità di rafforzare la protezione delle donne contro tutte le forme di violenza;

25. ricorda l'auspicabilità di salvaguardare l'indipendenza della radiotelevisione pubblica, conformemente alla legge sulle attività radiotelevisive adottata nel novembre 2005, nei confronti degli organi dello Stato e di dare spazio all'esistente diversità di opinioni evitando che altri mezzi di informazioni subiscano ostacoli a causa dell'interferenza delle autorità; sollecita le autorità a garantire il rispetto delle norme dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa volte a impedire la recrudescenza dell'"incitamento all'odio", in particolare nei mezzi d'informazione, contro Stati limitrofi;

26. ricorda che una promozione unilaterale di determinati mezzi di informazione, ad esempio mediante campagne governative ed annunci di aziende pubbliche, si traduce in una distorsione concorrenziale nel settore dei mezzi d'informazione e penalizza, tra l'altro, i mezzi d'informazione critici nei confronti del governo;

27. plaude all'avvio dei preparativi dell'applicazione della legge sulla polizia, la cui applicazione piena ed efficace è una sfida cruciale e costituisce una priorità chiave dell'associazione europea;

28. constata che l'impegno in relazione alla tutela della qualità dell'acqua deve essere intensificato in base alla nuova normativa sulle acque; ricorda in particolare la grande necessità di proteggere la qualità delle acque e di controllare l'inquinamento del fiume Vardar, che bagna la maggior parte del paese e che prosegue, trasportando residui pericolosi, nel territorio greco con il nome di Axíos, nonché i laghi transfrontalieri di Ohrid, Prespa e Doirani, e sottolinea la necessità di concludere e garantire l'effettiva applicazione dei pertinenti accordi bilaterali con gli Stati vicini di Albania e Grecia;

29. riconosce che l'adozione della legge sulla politica in materia di rifiuti ha portato ad alcuni progressi per quanto riguarda la gestione dell'amianto, della raccolta dei rifiuti e dei rifiuti di policlorobifenile (PCB) e di materie prime grezze;

30. fa osservare che l'approccio globale nei confronti dell'ambiente può essere migliorato e rivolge un appello alle autorità dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia affinché continuino l'impegno per allineare la sua legislazione ambientale con le norme vigenti dell'UE;

31. rileva che il 7 novembre 2007 si è svolta una vasta operazione di polizia attorno al villaggio di Brodec, a nord di Tetovo, con lo scopo di catturare numerosi presunti criminali, in cui sei membri della cosiddetta "banda di Brodec" sono stati uccisi, e che altri tredici persone del villaggio sono detenute dal Ministero dell'interno; osserva che a Brodec sono state reperite armi leggere e pesanti, fra cui vari pezzi di artiglieria e lanciamissili; riconosce che, secondo la missione di monitoraggio dell'UE e l'OSCE, l'operazione è stata effettuata in modo professionale ed efficace, senza vittime fra la polizia o i civili; plaude al fatto che il governo ha affermato pubblicamente che ricostruirà la moschea e altre infrastrutture danneggiate; esprime preoccupazione per le notizie apparse secondo cui i detenuti sarebbero stati maltrattati allorché erano agli arresti; chiede al proposito al Mediatore di investigare appieno i fatti e sottolinea che qualsiasi questione in sospeso relativa all'operazione della polizia a Brodec deve essere analizzata in modo aperto, trasparente e legale;

32. plaude ai progressi realizzati nel settore della legislazione relativa ai diritti di proprietà intellettuale, ma sottolinea che sono necessari ulteriori sforzi per garantire l'attuazione della legislazione adottata;

33. accoglie con favore l'attiva partecipazione dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia al processo di cooperazione nell'Europa sud-orientale e il suo contributo alla creazione del Consiglio di cooperazione regionale; si compiace inoltre della sua posizione costruttiva sullo status del Kosovo; esprime tuttavia preoccupazione per i ritardi nella demarcazione tecnica dei confini con il Kosovo e ritiene che tale questione dovrebbe procedere come previsto nella proposta presentata da Martti Ahtisaari, ex inviato speciale delle Nazioni Unite per la definizione dello status del Kosovo; accoglie favorevolmente la cooperazione attiva con il Kosovo nei settori del commercio, delle dogane e della cooperazione di polizia e il fatto che, al tempo stesso, vengono mantenute relazioni di buon vicinato con la Serbia; accoglie con favore la firma di accordi di libero scambio con quei due paesi limitrofi e raccomanda una politica analoga nelle relazioni con l'Albania, la Bulgaria e la Grecia, segnatamente nel settore dei trasporti e delle comunicazioni;

34. accoglie con favore il contributo fornito dal paese alla missione Althea dell'Unione europea in Bosnia e Erzegovina, riconosce il suo ruolo per quanto riguarda la stabilità regionale ed esprime le sue sentite condoglianze al paese e alle famiglie degli 11 operatori di pace che sono morti tragicamente nello scontro di un elicottero militare macedone il 12 gennaio 2008;

35. si rammarica della firma e della ratifica da parte dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia dell'accordo bilaterale di immunità con le autorità statunitensi, che concede ai cittadini di tale paese l'esenzione dalla giurisdizione del Tribunale penale internazionale dell'Aia; sottolinea che tale atto è contrario alle norme e alle politiche dell'Unione europea, che sono tutte mirate a sostenere il Tribunale penale internazionale, come pure ai principi guida dell'Unione europea relativi agli accordi bilateri di immunità; invita il governo e il parlamento della Macedonia a uniformare la legislazione del paese ai principi e alle norme degli Stati membri dell'Unione europea;

36. constata che sono necessari ulteriori investimenti nello sviluppo dei collegamenti delle infrastrutture del paese con i suoi vicini, al fine di contribuire allo sviluppo economico e alla stabilità della regione nel suo complesso, ed invita il governo a completare rapidamente gli ultimi collegamenti ferroviari tra Skopje e Sofia;

37. accoglie con favore il rafforzamento della cooperazione bilaterale e dei contatti tra i popoli tra l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Grecia; rileva con soddisfazione che, dall'approvazione della summenzionata risoluzione del Parlamento del 12 luglio 2007, si sono tenuti colloqui bilaterali nella regione, sotto l'egida delle Nazioni Unite e con l'assistenza dell'inviato speciale Matthew Nimitz, al fine di individuare una soluzione reciprocamente accettabile alla controversia sorta in merito al nome del paese; prende atto della proposta dell'Inviato speciale, del 19 febbraio 2008, e si compiace del fatto che entrambi i paesi hanno accettato la proposta quale base per ulteriori discussioni; invita entrambe le parti a intensificare gli sforzi per risolvere la questione che, in alcun caso, deve diventare un ostacolo all'adesione dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia a organizzazioni internazionali, come previsto dall'accordo interinale del 1995, che è tuttora in vigore;

38. ricorda le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del dicembre 2007 e sottolinea l'importanza della cooperazione regionale, dei rapporti di buon vicinato e della necessità di trovare soluzioni condivisibili in merito alle questioni in sospeso nel processo di avvicinamento all'Unione europea;

39. sostiene gli sforzi profusi dal governo dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia per istituire commissioni congiunte sull'istruzione e la storia con i vicini Stati membri dell'Unione europea, al fine di rivedere eventuali discrepanze e interpretazioni storiche erronee suscettibili di causare disaccordi, e sollecita le autorità a commemorare insieme ai paesi vicini il patrimonio storico e culturale comune dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia;

40. constata che, sebbene il paese abbia compiuto progressi significativi dal 2005, anno in cui ha ottenuto lo status di paese candidato, dei tre paesi candidati è l'unico con cui non siano ancora in corso negoziati di adesione; ritiene auspicabile che si ponga fine a questa situazione eccezionale; invita l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia a garantire che siano avviate le riforme necessarie; esorta la Commissione europea, dando seguito della sua comunicazione sui Balcani occidentali, a definire un insieme di parametri il cui raggiungimento da parte del paese porterà all'apertura dei negoziati di adesione prima della fine del 2008, il che rafforzerà ulteriormente la stabilità e la prospettiva europea dei Balcani occidentali;

41. accoglie con favore i preparativi del governo per l'attuazione dello Strumento di preadesione (IPA) facilitando la firma dell'accordo di finanziamento per l'IPA 2007 e dell'accordo quadro per il periodo 2007-2013; ribadisce l'importanza dell'IPA per la preparazione della futura adesione all'Unione europea; chiede al governo e alla Commissione di accelerare i lavori preparatori in modo tale da consentire una sollecita attuazione di un sistema decentrato per la gestione dello SPA cosicché si creai maggiore efficienza e padronanza locale del processo;

42. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo e al parlamento dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

Traduzione esterna

MOTIVAZIONE

1. Le priorità della seconda relazione annuale

Il 12 luglio 2007 l'assemblea plenaria ha approvato la prima relazione annuale sullo Stato candidato all'adesione designato dall'Unione europea, e dalla maggior parte dei suoi Stati membri, come "ex Repubblica iugoslava di Macedonia" e denominato nella propria costituzione "Repubblica di Macedonia".

La relazione affrontava una lunga serie di questioni, quali i problemi ambientali, i rapporti tra datore di lavoro e lavoratori e il servizio radiotelevisivo pubblico. Tuttavia, più che su questi e altri punti, l'attenzione era allora focalizzata su tre temi principali: la posizione della vasta comunità albanese, le relazioni con la Grecia, paese con cui l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia confina a sud, e la data di inizio dei negoziati di adesione all'Unione europea. Nell'ultimo anno questi tre argomenti hanno attirato ancora più attenzione. Inoltre, le prime due questioni influiscono notevolmente sulla terza. Nella seconda relazione annuale viene data priorità alla ricerca di progressi in ciascuna di queste tre aree.

2. I rapporti tra l'ex Iugoslavia e l'Unione europea

Fra il 1957 e il 1991 le Comunità europee (da cui discende l'Unione europea) e i loro Stati membri hanno sempre mantenuto buone relazioni con l'ex Repubblica federale socialista di Iugoslavia. I rapporti erano alquanto diversi rispetto a quelli con altri paesi dell'Europa centrale e orientale governati da partiti sedicenti comunisti e separati dall'Europa occidentale e meridionale da una "cortina di ferro". Nessuno si aspettava una minaccia militare proveniente dalla Iugoslavia. Il paese rimase estraneo alla "guerra fredda", instaurò contatti intensi con il terzo mondo e attirò l'attenzione internazionale mediante un attivo coinvolgimento dei lavoratori nella democrazia industriale. Tra le aziende situate nell'Europa occidentale e meridionale e quelle iugoslave si sviluppò una cooperazione transfrontaliera su vasta scala. Un numero relativamente elevato di cittadini iugoslavi era in condizione di poter visitare i paesi dell'Europa occidentale e meridionale o di andarvi a lavorare a lungo termine. Per molte persone residenti in altri paesi la Iugoslavia (in particolare la regione alpina, la costa e il lago di Ohrid) rappresentava una rinomata destinazione turistica. Inoltre, nel settore del commercio e dei trasporti, il paese costituiva un importante collegamento tra la Grecia e altri Stati membri delle Comunità europee. Se la Iugoslavia non si fosse disgregata, probabilmente l'intero paese avrebbe aderito all'Unione europea, forse anche prima di molti degli attuali Stati membri. L'adesione, che in un primo tempo appariva probabile, è stata seriamente ritardata non tanto dalla dissoluzione stessa del paese, quanto piuttosto dalle atrocità che l'hanno accompagnata. Il territorio corrispondente all'ex Iugoslavia (e alla vicina Albania) è oggi completamente circondato da Stati membri dell'Unione europea.

3. Il mantenimento dei progressi raggiunti in qualità di paese candidato all'adesione

Con l'ampio allargamento del 2004, soltanto la Slovenia (delle ex repubbliche iugoslave) è entrata a far parte dell'Unione europea. I negoziati con la Croazia, paese candidato all'adesione, proseguono in maniera soddisfacente e la loro conclusione, a seguito della quale, nell'arco di pochi anni, il paese diverrà il 28° Stato membro, dovrebbe avvenire nel 2009.

Anche l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia gode dello status di paese candidato all'adesione dal 2005 e auspica che il processo di adesione si possa concludere con la stessa tempistica della Croazia. Solo la sua posizione nel sud dell'ex Iugoslavia, che è sempre stato caratterizzato da un'economia più debole rispetto al nord, potrebbe comportare complicazioni e ritardi nella conclusione dei negoziati.

Il riconoscimento dello status di paese candidato all'adesione ha posto l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia in una posizione di vantaggio rispetto ad altri Stati successori della Iugoslavia, segnatamente il Montenegro, la Bosnia ed Erzegovina e la Serbia. Ciò è ancora più vero nel caso della provincia autonoma del Kosovo, che si considera indipendente dagli anni '90, non è governabile dalla Serbia dalla guerra del 1999 e nel 2008 dovrebbe ottenere il riconoscimento internazionale di Stato indipendente al quale aspira da 17 anni. Sinora, agli Stati successori della Iugoslavia che non hanno ottenuto lo status di paesi candidati all'adesione all'Unione europea sono stati offerti soltanto accordi di stabilizzazione e di associazione, con la prospettiva (dal Consiglio europeo di Salonicco del 2003) a più lungo termine dell'adesione. Il punto, adesso, è se l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia saprà conservare il vantaggio di cui gode sugli altri Stati successori della Iugoslavia grazie al riconoscimento dello status di paese candidato all'adesione. Nel frattempo, si parla di concedere alla Serbia il medesimo status. Tuttavia, l'importanza di tale riconoscimento non è chiara, dato che nel corso degli ultimi due anni i previsti negoziati di adesione con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia non sono iniziati. Il paese si è così ritrovato in una posizione anomala rispetto agli altri due Stati candidati all'adesione. Sono stati, infatti, avviati negoziati non solo con la Croazia, ma anche con la Turchia che, però, inizialmente non appare in grado di soddisfare i requisiti che, in una fase successiva, determineranno il risultato finale. Il rinvio subito è visto con estremo disappunto nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Se i negoziati non inizieranno in tempi brevi, vi è il rischio che l'importanza attribuita allo status di paese candidato all'adesione venga considerevolmente intaccata non soltanto per l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ma anche per altri paesi che desiderano ottenere questo status.

4. La ridotta capacità di assorbimento e di integrazione dell'UE

Immediatamente dopo la fine della guerra fredda (1989), l'estensione della cooperazione, all'epoca limitata all'Europa occidentale e meridionale, a Stati considerati appartenenti all'"altra parte" attirò una notevole attenzione e approvazione. Oltre ai leader politici, anche l'opinione pubblica si lasciò convincere dell'importanza di allargare la Comunità a un gran numero di nuovi Stati membri. Il considerevole prestigio all'epoca associato alla realizzazione di un allargamento a est su vasta scala è oggi svanito. L'opinione pubblica è diventata più critica e si attende che l'attenzione si concentri sulla risoluzione dei problemi ritenuti una conseguenza dei precedenti allargamenti. Gli aspiranti Stati membri, giudicati in modo più severo, devono pagare il prezzo per quello che non ha funzionato durante il precedente allargamento. Una valutazione obiettiva dei pro e dei contro per l'Unione europea e i suoi attuali Stati membri è oggi molto più importante di quanto non lo fosse in passato. I problemi e i costi previsti possono divenire un pretesto per non avere fretta nel procedere con l'allargamento. Nel frattempo, l'indicazione di date definitive per l'adesione di aspiranti Stati membri e la simultanea ammissione di un cospicuo numero di Stati rappresentano un tabù e ogni paese viene valutato criticamente sulla base dei propri meriti.

Inoltre, esistono adesso due scuole di pensiero contrastanti per quanto riguarda gli Stati successori dell'ex Iugoslavia:

a)        prima che possa essere concessa l'adesione all'Unione europea, occorre trovare una soluzione duratura ai problemi che affliggono questi paesi, con particolare riferimento ai rapporti esistenti tra i membri delle diverse comunità etniche all'interno del paese e alle relazioni con i paesi limitrofi;

b)        l'adesione all'Unione europea deve essere concessa con urgenza ed è considerata la migliore garanzia di pace, democrazia, stabilità e sviluppo economico, poiché si prevede che l'Unione europea possa contribuire in misura importante alla soluzione dei problemi, compresi quelli riguardanti i rapporti tra le comunità e con gli Stati confinanti.

5. Diversità etnica e conflitto d'interessi

La regione che all'inizio del XX secolo era conosciuta con il nome di Macedonia, che in seguito alla dissoluzione dell'impero Ottomano venne spartita tra la Iugoslavia, la Grecia e la Bulgaria, era caratterizzata da una grande diversità di popoli. Nella parte settentrionale della Macedonia, nel territorio dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, la comunità più vasta parla la variante macedone del ceppo linguistico slavo. Tuttavia, nella parte nord-occidentale del paese, gli abitanti di lingua albanese sono in maggioranza e costituiscono circa un quarto della popolazione. Sono presenti anche minoranze più piccole, quali i rom, i turchi e i valacchi.

In altri stati successori della Iugoslavia la diversità etnica, presente in misura inferiore, ha portato negli anni '90 a violenti conflitti e pulizia etnica. In confronto alla Croazia, alla Bosnia ed Erzegovina e alla Serbia (in particolare al Kosovo), nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia la situazione è rimasta ordinata e pacifica. Dopo un conflitto armato di breve durata nell'Albania nord-occidentale, è stato raggiunto un accordo sul decentramento del governo locale e, al posto della dominazione slava, l'enfasi si sta spostando sempre più verso il carattere multietnico dello Stato.

Già prima del conflitto del 2001, nel governo dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia era rappresentato un partito della comunità albanese. Nello scorso governo questo ruolo è stato ricoperto dall'Unione democratica per l'integrazione (DUI), emersa dal conflitto del 2001 e divenuta nel frattempo il partito più grande, nonché il partito di maggioranza, tra i cittadini di lingua albanese. Il fatto che attualmente il maggiore partito di questa comunità abbia responsabilità di governo soltanto a livello locale ha generato tensioni. Nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia – a differenza di Stati multilingue come il Belgio, la Spagna, il Regno Unito e l'Italia – non esiste un livello intermedio di amministrazione tra le autorità locali e il governo nazionale in cui un grande partito potente a livello regionale possa detenere il ruolo dominante. Il DUI chiede di partecipare al governo a livello nazionale, denunciando che gli interessi della popolazione di etnia albanese non vengono tenuti nella considerazione dovuta in base all'accordo quadro di Ohrid del 2001. In segno di protesta, il partito ha boicottato le sedute parlamentari fino al raggiungimento di un accordo con il più grande partito di governo, il VMRO-DPMNE, sull'approvazione a maggioranza qualificata ("maggioranza Badinter") di un pacchetto di 45 progetti di legge.

6. La fine della controversia con la Grecia

La Grecia, Stato membro dell'Unione europea, ha fortissimi interessi nel suo vicino settentrionale. Le imprese greche sono i più importanti investitori stranieri nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Grecia è un sostenitore di un rapido allargamento dell'Unione europea ai paesi confinanti e vicini. Per anni la Grecia si è rifiuta di utilizzare il nome "Macedonia" per indicare il suo vicino settentrionale divenuto indipendente nel 1991 nel timore di rivendicazioni su parte del territorio greco, facendo esclusivo riferimento a "Skopje" (dal nome della capitale) o alla "FYROM (abbreviazione inglese di ex Repubblica iugoslava di Macedonia) e sottolineando che, all'interno dell'ex Regno di Iugoslavia (1929-1941), la zona era nota come provincia di Vardarska.

La posizione della Grecia si sta ora modificando notevolmente. Viene infatti riconosciuto che il paese con cui confina a nord fa parte di un'area un tempo designata Macedonia e che i suoi abitanti si identificano con quel nome. Il 14 ottobre 2007 il quotidiano di Atene "Kathimerini" ha pubblicato un'intervista al Ministro degli affari esteri greco Dora Bakoyannis in cui si afferma che quest'ultima sta perseguendo un accordo rapido e definitivo che includa l'utilizzo del nome "Macedonia". La Grecia propende ora per un nome composto, reciprocamente accettabile, da cui si evinca che la denominazione non si riferisce alla Macedonia nella sua totalità, ma alla sola parte settentrionale ed elevata attualmente governata dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia). I sondaggi di Matthew Nimetz a nome delle Nazioni Unite sono ripresi nel dicembre 2007 con una visita nelle due capitali. La questione del nome si potrebbe risolvere prima che, nel corso del 2008, qualunque decisione sull'adesione alla NATO dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia possa generare nuovi motivi di discordia nella zona. L'accordo sul nome potrebbe inoltre accelerare il proseguimento del processo di adesione all'Unione europea, anche perché è prevedibile che, da quel momento in poi, la Grecia ne diventi un importante sostenitore.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

27.2.2008

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

56

5

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Monika Beňová, Elmar Brok, Colm Burke, Véronique De Keyser, Giorgos Dimitrakopoulos, Hanna Foltyn-Kubicka, Michael Gahler, Georgios Georgiou, Bronisław Geremek, Maciej Marian Giertych, Ana Maria Gomes, Alfred Gomolka, Klaus Hänsch, Richard Howitt, Jana Hybášková, Anna Ibrisagic, Metin Kazak, Maria Eleni Koppa, Helmut Kuhne, Joost Lagendijk, Vytautas Landsbergis, Johannes Lebech, Emilio Menéndez del Valle, Francisco José Millán Mon, Philippe Morillon, Pasqualina Napoletano, Vural Öger, Cem Özdemir, Justas Vincas Paleckis, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, Hubert Pirker, Samuli Pohjamo, Bernd Posselt, Michel Rocard, Raül Romeva i Rueda, Libor Rouček, Jacek Saryusz-Wolski, György Schöpflin, Hannes Swoboda, Charles Tannock, Geoffrey Van Orden, Ari Vatanen, Kristian Vigenin, Zbigniew Zaleski, Josef Zieleniec

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Mariela Velichkova Baeva, Cristian Silviu Buşoi, Giulietto Chiesa, Andrew Duff, Árpád Duka-Zólyomi, David Hammerstein, Evgeni Kirilov, Jaromír Kohlíček, Erik Meijer, Nickolay Mladenov, Borut Pahor, Józef Pinior, Antolín Sánchez Presedo, Inger Segelström, Marcello Vernola

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Renate Weber