RELAZIONE sul commercio di materie prime e prodotti di base
8.4.2008 - (2008/2051(INI))
Commissione per il commercio internazionale
Relatore: Jens Holm
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sul commercio di materie prime e prodotti di base
Il Parlamento europeo,
– viste le sue risoluzioni del 3 settembre 2002 sul commercio e lo sviluppo ai fini dell’eliminazione della povertà[1], del 30 gennaio 2003 sulla fame nel mondo e l'eliminazione delle barriere agli scambi con i paesi più poveri[2], del 10 aprile 2003 sulla crisi del mercato internazionale del caffè[3], del 1° giugno 2006 su commercio e povertà: definire politiche commerciali per massimizzare il contributo del commercio alla riduzione della povertà[4], del 15 febbraio 2007 sulle ripercussioni economiche dell'aumento del prezzo del petrolio[5], del 22 maggio 2007 sull'Europa globale – aspetti esterni della competitività[6], del 23 maggio 2007 sugli aiuti al commercio dell'Unione europea[7], e del 29 novembre 2007 sul commercio e il cambiamento climatico[8],
– visti la Dichiarazione del Millennio dell’8 settembre 2000, che enuncia gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) quali criteri definiti di concerto dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà, e il riesame e aggiornamento della stessa al vertice mondiale 2005 delle Nazioni Unite tenutosi dal 14 al 16 settembre 2005,
– viste le relazioni dei tre gruppi di lavoro del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) intitolate “Climate change 2007: The Physical Science Basis” (cambiamento climatico 2007: fondamento nella scienza fisica), “Climate change 2007: Impacts, Adaptation and vulnerability” (cambiamento climatico 2007: impatti, adattamento e vulnerabilità) e “Climate change 2007: Mitigation of Climate change” (cambiamento climatico 2007: mitigazione del cambiamento climatico), tutte pubblicate nel 2007,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo intitolata “Catene di prodotti agricoli di base, dipendenza e povertà – Proposta di piano d’azione a livello di UE” (COM(2004)0089),
– viste le comunicazioni della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, intitolate "Europa globale: competere nel mondo – Un contributo alla strategia per la crescita e l’occupazione dell’UE" (COM(2006)0567) e "Europa globale: un partenariato rafforzato per assicurare l'accesso ai mercati per gli esportatori europei" (COM(2007)0183),
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo intitolata “Competitività delle industrie dei metalli: un contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione” (COM(2008)0108),
– viste la dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d’azione adottata il 15 settembre 1995 alla quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne,
– vista la relazione dell’Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) intitolata “Livestock's Long Shadow” (La lunga ombra del bestiame), pubblicata nel 2006,
– visti i lavori della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) e l'imminente Conferenza internazionale UNCTAD XII, programmata per il periodo 20-25 aprile 2008 ad Accra, Ghana,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni intitolata “Strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali”, pubblicata il 21 dicembre 2005 (COM(2005)0670),
– vista la dichiarazione del vertice del G8 su "Crescita e responsabilità nell'economia mondiale", firmata a Heiligendamm il 7 giugno 2007, in particolare il capitolo sulla "Responsabilità rispetto alle materie prime: trasparenza e crescita sostenibile", secondo cui ai fini della crescita, della stabilità e dello sviluppo sostenibile nel mondo è fondamentale che i mercati siano liberi, trasparenti e aperti,
– vista la quarta relazione del gruppo ad alto livello sulla competitività, l’energia e l’ambiente, dell'11 giugno 2007, che appoggia lo sviluppo di una politica sulle materie prime basata su un mercato globale delle materie prime che sia libero, equo e ben funzionante e ricorra alla politica commerciale, in particolare ad accordi internazionali multilaterali e bilaterali, al fine di assicurare che l'UE e i paesi terzi appoggino mercati aperti e senza distorsioni,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per il commercio internazionale (A6-0134/2008),
A. considerando che per materie prime e prodotti di base si dovrebbero intendere prodotti alimentari agricoli, prodotti di base agricoli, metalli, minerali e prodotti energetici, utilizzati come fattori di input nel processo industriale, siano essi trasformati, grezzi o riciclati, come il materiale di scarto,
B. considerando che l'economia dell’UE dipende in misura considerevole dalle importazioni di materie prime da paesi terzi e che l'accesso alle materie prime svolge un ruolo cruciale per la competitività dell'UE,
C. considerando che il recente aumento dei prezzi delle materie prime si è tradotto in un'assenza di crescita economica nell'Unione europea e minaccia la competitività dell'UE,
D. considerando che per il futuro si prevede un ulteriore aumento della domanda mondiale di materie prime; considerando che tale aumento sarà dovuto alla crescita economica nelle economie emergenti,
E. considerando che nel passato le variazioni a breve termine dei prezzi delle materie prime e dei prodotti di base hanno dimostrato una volatilità estrema che è andata addirittura peggiorando col tempo, registrando fasi di sovrapproduzione seguite da periodi di penuria, ma che si prevede che in futuro i prezzi si assesteranno su livelli più elevati,
F. considerando che i recenti aumenti dei prezzi sui mercati internazionali non dovrebbero celare il fatto che i prezzi delle materie prime e dei prodotti di base, rispetto a quelli dei manufatti, sono stati caratterizzati da una tendenza a lungo termine verso il ribasso,
G. considerando che tali aumenti di prezzi, in particolare se praticati a fini industriali da economie emergenti, hanno posto sfide alla competitività del settore manifatturiero dell'UE e hanno sollevato problemi a più lungo termine relativi alla sicurezza dell'approvvigionamento di materie prime,
H. considerando che per 95 dei 141 paesi in via di sviluppo i prodotti di base rappresentano almeno il 50% dei proventi da esportazione,
I. considerando che l’Unione europea è uno dei più importanti concorrenti nel commercio internazionale di materie prime e prodotti di base, soprattutto come importatore netto di materie prime,
J. considerando che l'Unione europea, a causa delle caratteristiche della struttura industriale europea, è fortemente dipendente dalle importazioni di materie per la sua competitività e per il suo sviluppo economico,
K. considerando che vi sono molti esempi di politiche e misure introdotte dai paesi terzi, nonché una tendenza a creare ostacoli all'accesso libero ed equo alle materie prime nelle economie emergenti, che producono l'effetto di limitare l'accesso delle industrie dell'UE alle materie prime e ai prodotti di base,
L. considerando che il rafforzamento della ricerca e dell'innovazione svolge un ruolo importante per la promozione dell'approvvigionamento sostenibile di materie prime,
M. considerando che i sistemi STABEX, SYSMIN e FLEX riflettono gli sforzi attuali e passati dell’Unione europea volti a sostenere i paesi in via di sviluppo colpiti dall’instabilità dei prezzi e dei redditi,
N. considerando che i recenti aumenti dei prezzi sui mercati internazionali di materie prime e prodotti di base sono dovuti a un aumento significativo della domanda proveniente da paesi emergenti come la Cina, l’India e il Brasile, al cambiamento delle condizioni meteorologiche, a pratiche restrittive adottate da taluni paesi esportatori e a una forte espansione del mercato di agrocarburanti e della produzione di bestiame, nonché a speculazioni di borsa,
O. considerando che le donne rappresentano una maggioranza significativa della popolazione mondiale povera, la cui sopravvivenza e il cui sostentamento spesso dipendono dall’acquisto, dalla produzione e dalla trasformazione di materie prime e prodotti di base,
P. considerando che la comunità internazionale ha affermato la necessità di uno sforzo internazionale per eliminare la povertà attraverso le mete concrete enunciate negli OSM, che dovrebbero essere realizzate entro il 2015; considerando che occorre prestare sufficiente attenzione all’importanza vitale dei prodotti di base per i paesi in via di sviluppo,
Q. considerando che lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali potrebbe ridurre la povertà e favorire la crescita economica se accompagnato dalla promozione del buon governo; considerando che una gestione carente degli affari pubblici in paesi ricchi di risorse naturali potrebbe risultare anche in povertà, corruzione e conflitti,
R. considerando che si stanno verificando cambiamenti climatici e che questi sono imputabili all’attività umana; considerando che l’estrazione, la produzione e la trasformazione di materie prime e prodotti di base si traducono in emissioni considerevoli di gas serra; considerando che per affrontare tale problema l’industria dell’UE è confrontata a restrizioni sempre maggiori a detrimento della sua competitività,
S. considerando che attualmente l’Unione europea non offre una strategia coerente per far fronte alle sfide poste alla competitività della sua economia da un’accresciuta concorrenza nell’accesso alle materie prime;
Sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime per l’UE e garanzia di accesso alle materie prime sui mercati mondiali
1. riconosce che l’accesso alle materie prime e ai prodotti di base è di importanza vitale per l’economia dell’UE, data la sua mancanza di offerta interna di numerose materie prime;
2. rileva con preoccupazione le previsioni di aumento della domanda di materie prime nei mercati mondiali; esprime preoccupazione per la limitata capacità di prospezione nel prossimo futuro; rileva la debole partecipazione delle imprese europee alla prospezione di materie prime in paesi terzi;
3. esprime preoccupazione per la tendenza a limitare il libero accesso alle materie prime in paesi terzi mediante misure che provocano distorsione della concorrenza; riconosce tuttavia il diritto dei paesi di limitare l’accesso alle proprie materie prime per motivi ambientali o per far fronte, quando necessario, a carenze critiche di approvvigionamento; ritiene che tale diritto debba essere esercitato in concomitanza con altre misure nazionali
4. esprime preoccupazione per le attività di investimento che mirano a migliorare l’accesso alle materie prime senza ottemperare né alle norme di concorrenza libera e leale né ai principi di buon governo e sostenibilità;
5. chiede alla Commissione di promuovere gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per il riciclaggio di materie prime e l’utilizzo efficace ed economico di materie prime; chiede alla Commissione e agli Stati membri di attribuire più importanza a questo obiettivo nelle loro attività di ricerca;
6. sollecita la Commissione ad occuparsi della questione dell’accesso libero ed equo ai mercati delle materie prime nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC); chiede alla Commissione di perseguire attivamente l’obiettivo dell’eliminazione multilaterale delle misure aventi effetti di distorsione sugli scambi nel settore delle materie prime, sempre nel pieno rispetto delle restrizioni dettate da motivi legati allo sviluppo dei paesi meno sviluppati;
7. chiede alla Commissione di attribuire maggiore importanza alla questione dell’accesso libero e non discriminatorio ai mercati delle materie prime in tutti i negoziati bilaterali sugli accordi di libero scambio o sulle adesioni all’OMC; ritiene che l’abolizione di tutte le misure aventi effetti di distorsione sugli scambi nel settore delle materie prime costituisca un obiettivo importante in tutti gli eventuali accordi, nel pieno rispetto degli obiettivi di sviluppo; sottolinea che tale obiettivo costituirà un importante criterio di valutazione di tutti gli eventuali accordi del Parlamento europeo;
8. chiede alla Commissione di includere la questione delle materie prime nella strategia di accesso al mercato; accoglie con favore la consultazione sull'approvvigionamento di materie prime; invita la Commissione a elaborare una strategia coerente sull'approvvigionamento di materie prime; chiede di venire associato a tutte le fasi di queste attività;
Far sì che i paesi in via di sviluppo e in particolare quelli meno sviluppati beneficino delle materie prime
9. deplora che molti dei paesi in via di sviluppo e in particolare quelli meno sviluppati siano stati relegati a produrre ed esportare materie prime e prodotti di base i cui prezzi, soggetti a volatilità, sono diminuiti nel lungo termine, il che costituisce un grave ostacolo alla riduzione delle povertà e alla realizzazione degli OSM, ma riconosce che l’aumento dei prezzi dei prodotti di base ha contribuito a migliorare significativamente i conti esteri di alcuni paesi in via di sviluppo che dipendono dai prodotti di base; sottolinea le opportunità che rappresentano per i paesi produttori la prospezione e la gestione proprie dei depositi di materie prime qualora siano rispettate le norme fondamentali di trasparenza e concorrenza leale;
10. invita la Commissione a perseguire l’effettiva eliminazione delle cause delle distorsioni sollevando con fermezza tali questioni in sede di consultazioni e negoziati bilaterali e a promuovere lo sviluppo di nuove norme OMC a livello multilaterale;
11. appoggia gli sforzi in atto nei paesi in via di sviluppo e in particolare in quelli meno sviluppati volti a diversificare la loro economia e a sviluppare attività economiche legate a fasi più avanzate del processo produttivo, comprendenti anche le fasi di trasformazione e commercializzazione, per aumentare la qualità, la produttività e la produzione di beni con un valore aggiunto più elevato; sollecita la Commissione a sostenere strategie nazionali di sviluppo e diversificazione dei prodotti di base, se necessario ricorrendo al sostegno del Fondo europeo per lo sviluppo;
12. ritiene che l’istituzione di quadri economici regionali e il rafforzamento della cooperazione regionale tra paesi in via di sviluppo rivestano la massima importanza per lo sviluppo economico sostenibile di tali paesi; sottolinea a questo proposito l’importanza degli scambi sud-sud per lo sviluppo economico di tali paesi;
13. ritiene che a lungo termine la cooperazione economica regionale e commerciale dovrebbe essere incoraggiata e potrebbe portare ad accordi di libero scambio; rileva nel contempo che in diversi contesti regionali gli accordi di libero scambio incontrano difficoltà; ritiene che l'accordo di libero scambio EuroMed dovrebbe essere una priorità, vista l'importanza degli scambi di materie prime in questa regione;
14. incoraggia i paesi in via di sviluppo e in particolare quelli meno sviluppati ad aumentare gli investimenti necessari e a consolidare la diversificazione economica attraverso il rafforzamento dell’infrastruttura e della capacità istituzionale e la promozione del buon governo nella gestione dello sviluppo economico, nonché ad agevolare l’ingresso e la distribuzione nei mercati locali di prodotti di piccoli produttori, il che favorirebbe anche l’integrazione regionale e le economie di scala; sollecita la Commissione a ricorrere agli aiuti per il commercio quale importante strumento di sviluppo e a potenziare i meccanismi esistenti per il trasferimento di tecnologia, in particolare come modo per far fronte al cambiamento climatico; chiede alla Commissione di promuovere la trasparenza dei redditi derivanti da materie prime attraverso programmi come l'iniziativa per la trasparenza dell'industria estrattiva (EITI);
15. incoraggia la Commissione e le imprese dell’UE a promuovere e a investire nel trasferimento di tecnologie ecocompatibili;
16. riconosce che i negoziati in merito all'agenda di Doha per lo sviluppo (DDA) ridurrebbero notevolmente l'aumento delle tariffe; rileva che l’Unione europea ha già ridotto gradualmente le sue tariffe sui prodotti agricoli provenienti dai paesi meno sviluppati (attraverso l'iniziativa "tutto fuorché le armi") e da molti paesi ACP (attraverso gli accordi di partenariato economico) e sostiene i paesi in via di sviluppo nell'identificare e applicare regole concernenti i prodotti speciali e meccanismi efficaci di salvaguardia ai fini della sostenibilità dei loro mercati e della loro produzione;
17. chiede agli Stati membri dell’Unione europea nonché ai partner del mondo intero, incluse le economie emergenti, di ratificare le norme fondamentali del lavoro dell’Organizzazione internazionale del lavoro e gli orientamenti in materia dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, specialmente per quanto riguarda la prospezione e la lavorazione di materie prime; ritiene che la partecipazione della società civile e dei parlamenti nazionali sia di importanza cruciale per raggiungere uno sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale e socioeconomico;
18. invita la Commissione ad attuare una strategia completa ed equilibrata in materia di accesso alle materie prime tenendo conto degli interessi dell'industria UE e dei paesi in via di sviluppo;
19. chiede alla Commissione di riesaminare il suo regime di finanziamenti compensativi, FLEX, per garantirne la capacità di risposta e l’efficacia nel sostegno ai paesi in via di sviluppo e in particolare a quelli meno sviluppati; ritiene che sia necessaria l’adozione di misure pertinenti a livello nazionale al fine di appoggiare il lavoro svolto dall’UNCTAD;
20. invita la Commissione a raccogliere dati e ad elaborare statistiche sugli scambi internazionali di materie prime e di prodotti di base aventi luogo in termini reali; ritiene che vi sia la necessità di avere un quadro chiaro dei flussi commerciali globali di prodotti di base e di materie prime non falsato da transazioni puramente speculative in modo da valutare meglio le misure di politiche economica;
21. riconosce che la liberalizzazione del commercio di prodotti alimentari agricoli e di prodotti di base agricoli ha esposto a molte nuove sfide i piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo e in particolare in quelli meno sviluppati; ritiene che, essendo quella dei piccoli agricoltori una categoria ampiamente rappresentata dalle donne, tale liberalizzazione possa avere su queste ultime un effetto negativo sproporzionato se esse non sono in grado di far fronte alla concorrenza esterna;
22. appoggia i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi volti ad assicurare l’accesso delle popolazioni locali agli alimenti; ritiene che occorra rafforzare ulteriormente uno spazio politico reale al fine di applicare norme e misure nazionali miranti allo sviluppo di questo settore e che occorra altresì dare sostegno alle le donne, sulle quali ricade maggiormente la responsabilità di alimentare le famiglie e le comunità locali;
23. invita il Consiglio e la Commissione ad assicurare che gli accordi multilaterali, regionali e bilaterali firmati dall’Unione europea siano conformi agli obiettivi di sviluppo sostenibile; invita la Commissione ad adottare le misure legislative necessarie per garantire l’integrazione delle sue valutazioni d'impatto per la sostenibilità (SIA) nell’elaborazione della politica commerciale dell’UE, in particolare da una prospettiva di clima, di genere e di sviluppo sostenibile;
24. plaude all'annuncio della Commissione di presentare una comunicazione nel 2008 volta a migliorare, a livello UE e internazionale, le condizioni di accesso sostenibile ai minerali e alle materie prime secondarie;
25. rileva la posizione sempre più critica riguardo ai benefici economici e ambientali della produzione di agrocarburanti; invita la Commissione a incoraggiare la ricerca e l'innovazione sull'approvvigionamento sostenibile di materie prime puntando sull'estrazione e sullo sfruttamento efficaci delle risorse, sull'utilizzo efficace delle materie e sul recupero dei materiali fuori uso;
26. ritiene che l'estrazione, la raccolta e la produzione di materie prime e di prodotti di base dovrebbe essere conforme al principio di sostenibilità, che rispetta i processi naturali degli ecosistemi invece di alterarli;
27. sollecita la Commissione a intensificare i suoi sforzi per ottenere un accordo internazionale sulle risorse legate a conflitti, il cui obiettivo primario sia la proibizione totale del commercio di risorse che alimenta conflitti armati o ne è il risultato; insiste al contempo sulla messa a punto di una regolamentazione che proibisca la vendita e la commercializzazione nell’Unione europea di risorse legate a conflitti e sollecita tutti i paesi partecipanti al commercio di diamanti ad aderire totalmente al sistema di certificazione del processo di Kimberley per il commercio internazionale di diamanti grezzi; invita a promuovere la trasparenza mettendo in atto l’EITI e altre iniziative;
28. rinnova il suo appello alla Commissione e al Consiglio affinché promuovano il commercio equo e altre iniziative commerciali oggetto di controllo indipendente che contribuiscono a innalzare gli standard sociali e ambientali mediante il sostegno a produttori piccoli e marginalizzati dei paesi in via di sviluppo; incoraggia le autorità pubbliche nell’Unione europea a integrare i criteri di commercio equo e di sostenibilità nelle loro gare pubbliche d’appalto e nelle loro politiche di acquisto;
29. esprime preoccupazione per il fatto che una parte crescente delle risorse del pianeta è utilizzata per l’allevamento del bestiame; ricorda la relazione della FAO “'Livestock's Long Shadow”, del novembre 2006, la quale stima che l’industria della produzione di carne e allevamento di bestiame è responsabile per il 18% delle emissioni complessive mondiali di gas serra nonché per la deforestazione nei paesi in via di sviluppo; chiede alla Commissione di adottare le misure necessarie in questo settore e di porre in essere meccanismi di incentivo per evitare la deforestazione nel quadro dei negoziati internazionali sul clima;
30. ritiene che l’EITI, volta a rafforzare la governance migliorando la trasparenza e la responsabilizzazione nel settore estrattivo, debba essere attuata a livello mondiale, al fine dare ai paesi in via di sviluppo migliori opportunità di ricevere una contropartita equivalente al valore delle risorse naturali;
31. sottolinea che il prezzo elevato del petrolio rafforza la necessità di un'impostazione urgente e diversa nella politica energetica, che miri a migliorare l'efficienza energetica e ad aumentare l’utilizzo di altre fonti energetiche, ivi comprese quelle rinnovabili;
32. è consapevole del fatto che i cambiamenti climatici colpiranno in misura maggiore le comunità che sono già confrontate a significativi problemi sociali ed economici; sa che le donne rappresentano un gruppo particolarmente vulnerabile; incoraggia gli sforzi di adattamento realizzati a livello locale mediante il sostegno finanziario e tecnico internazionale;
33. teme che la Cina non consenta alle imprese straniere di avere una partecipazione maggioritaria in settori come l'acciaio e abbia introdotto diversi meccanismi che limitano l'esportazione di materie prime e di metalli o fornisca aiuti pubblici al loro acquisto da fonti esterne; riconosce che tali prassi pongono gravi difficoltà all'industria dell’UE e devono essere combattute con tutti gli strumenti disponibili, ivi compreso il dialogo rafforzato;
34. fa osservare che la nuova politica commerciale di alcuni paesi emergenti, in particolare la Cina, che cercano materie prime in tutto il mondo, in particolare in Africa, ha un’incidenza negativa di rilievo sull'accesso dell'Unione europea ai prodotti di base in questo continente, visto che l'impostazione, fondata su una relazione da Stato a Stato, si disinteressa della questione dei diritti dell'uomo, della responsabilità sociale delle imprese e delle norme sociali e ambientali;
35. si compiace dell'iniziativa della Commissione annunciata nella suddetta comunicazione (COM(2008)0108) di continuare ad utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare le prassi commerciali che violano gli accordi commerciali internazionali;
36. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e alle pertinenti organizzazioni internazionali come l’UNCTAD, l'OMC, la Banca mondiale, il Fondo comune per i prodotti di base e la FAO.
Traduzione esterna
- [1] GU C 272 E del 13.11.2003, pag. 277.
- [2] GU C 39 E del 13.2.2004, pag. 79.
- [3] OJ C 64 E del 12.3.2004, pag. 607.
- [4] GU 298 E, dell’8.12.2006, pag. 261.
- [5] GU 287 E, del 29.11.2007, pag. 548.
- [6] Testi approvati, P6_TA(2007)0196.
- [7] Testi approvati, P6_TA(2007)0203.
- [8] Testi approvati, P6_TA(2007)0576.
MOTIVAZIONE
Gli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) sottoscritti dalle Nazioni Unite nel 2000 costituivano un impegno carico di speranza assunto dai leader mondiali nei confronti dei paesi poveri. Entro 15 anni si intendeva conseguire otto obiettivi volti a migliorare notevolmente la situazione della popolazione e dei paesi più poveri del mondo. Lo scopo era eliminare la povertà estrema e promuovere l'uguaglianza di genere, garantire l'istruzione primaria a tutti i bambini e porre fine alla diffusione dell’AIDS. Ai vari obiettivi vennero assegnati indicatori numerici per una valutazione continua dei progressi compiuti.
Nel 2005 era trascorso un terzo del periodo di tempo fissato per il raggiungimento degli obiettivi ed era quindi giunto il momento di effettuare una prima valutazione del lavoro svolto. Nel settembre di quell’anno le Nazioni Unite si sono riunite per una sessione speciale, da cui è emerso che, nonostante fossero stati compiuti alcuni passi avanti, erano ancora necessari notevoli sforzi per raggiungere gli obiettivi entro la data prevista, in particolare nei paesi più poveri del mondo.
Il conseguimento degli obiettivi del millennio dipende da una serie di fattori, che evidenziano la necessità di intraprendere iniziative internazionali e al tempo stesso di attuare misure a livello nazionale in seno ai vari paesi. In altri termini, manca probabilmente un unico sistema collaudato a cui i leader mondiali possono ricorrere per eliminare la povertà.
Il rapido cambiamento climatico costituisce la minaccia più grande al raggiungimento degli OSM. Sebbene il mondo industrializzato sia responsabile per la maggior parte delle ormai note emissioni di gas serra, sono i paesi in via di sviluppo quelli maggiormente colpiti. Inondazioni, siccità e drastici mutamenti del clima sono già conseguenze concrete del riscaldamento del pianeta.
Nel novembre 2007, il Gruppo di esperti intergovernativo sull’evoluzione del clima (GIEC) ha indicato nell’ultima parte della sua quarta relazione di valutazione che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 25-40% entro il 2020, percentuale che è stata nuovamente ribadita a Bali nel dicembre dello stesso anno. Tutti i settori della politica devono essere armonizzati per attuare le misure necessarie a ottenere una drastica riduzione di tali emissioni. Anche la politica commerciale deve assumersi la sua parte di responsabilità, mirando a ridurre le emissioni superflue e formulando strumenti politici che agevolino il commercio dei “beni verdi” (nuove tecnologie intelligenti ecc.). Nella lotta al cambiamento climatico l’UE deve assumere un ruolo di guida.
Tuttavia, in larga misura ciò dipende dai finanziamenti e dall’accesso alle varie risorse, che può essere reso possibile tramite trasferimenti internazionali dalle aree più ricche a quelle più povere sotto forma di aiuto e adeguate iniziative di sviluppo. Dipende altresì dalla cancellazione su vasta scala dei debiti dei paesi poveri. Ciò che si richiede oggi agli Stati Uniti, all’Unione europea e ad altri paesi ricchi non è una nuova retorica e nuove promesse, ma che le promesse già fatte vengano mantenute. Questo rappresenterebbe una vera e propria iniezione di fiducia per tutti i soggetti impegnati a livello mondiale nel raggiungimento degli obiettivi.
Un altro passo decisivo sarebbe quello di creare e migliorare le condizioni per generare ricchezza e risorse a livello locale nei paesi in via di sviluppo. È proprio in queste zone che sta emergendo la consapevolezza dell’importanza cruciale che il commercio di materie prime riveste per lo sviluppo. L’economia di molti di questi paesi dipende oggi fortemente dalle esportazioni di una o poche materie prime, come caffè o cacao.
I prezzi di questi prodotti sono rimasti invariati per un periodo, soprattutto se confrontati con l’andamento dei prezzi dei prodotti industriali o dei beni di investimento. Ciò significa che per molti paesi in via di sviluppo le entrate provenienti dalle esportazioni dei prodotti sono diminuite, a fronte di un parallelo aumento dei prezzi delle importazioni.
Oltre alla generale stagnazione dei prezzi, un’altra caratteristica molto importante del commercio di materie prime è la sensibilità a breve termine dei prezzi verificatasi in diversi mercati, che in alcuni casi ha determinato vertiginosi aumenti o diminuzioni del prezzo nell’arco di pochi mesi. Tale sensibilità è in parte dovuta alle difficoltà di produzione legate al cambiamento delle condizioni atmosferiche e/o alle innovazioni tecnologiche che hanno cambiato i sistemi di produzione o di trasporto.
Per un paese in via di sviluppo, nel quale una quota significativa delle entrate statali dipende dalle esportazioni di una o di poche materie, simili fluttuazioni brusche dei prezzi e dei guadagni possono essere fonte di seri problemi, con effetti a catena sulla pianificazione nazionale e la spesa pubblica del paese. Inoltre, possono altresì complicare la programmazione o la previsione degli investimenti per i produttori primari.
I prezzi delle materie prime hanno iniziato a salire notevolmente solo negli ultimi anni, una tendenza in gran parte causata dal forte aumento della domanda da parte delle economie emergenti come la Cina, dai problemi di produzione legati al cambiamento climatico e dall’uso di biocarburanti o di cereali per l’alimentazione del bestiame.
Nonostante ciò, le prospettive per il futuro sono incerte. Se l’economia statunitense entrasse in un periodo di recessione o se l’industria cinese incorresse ripetutamente in situazioni di stallo, la situazione potrebbe cambiare rapidamente, con conseguenze anche per il commercio di materie prime. Rapidi cambiamenti possono anche essere causati dalle attuali speculazioni sulle materie prime operate sui mercati internazionali, che possono far salire o scendere i prezzi dei singoli beni.
Dal punto di vista dello sviluppo, il commercio di materie prime sta sollevando una serie di questioni urgenti, tra cui la continua necessità di stabilizzare le entrate a dispetto delle fluttuazioni dei prezzi e, quindi, aumentare la prevedibilità nei paesi produttori. A tal fine possono essere utilizzati diversi strumenti politici, tra cui la creazione di un sistema finanziario internazionale per la stabilizzazione delle entrate nei singoli paesi esportatori. In tale settore un’importante esperienza può essere acquisita dal sistema FLEX predisposto dall’UE con l’intento di fornire sostegno ai paesi ACP, nonché dal lavoro svolto dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) e da altri soggetti.
Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è la necessità di ridurre la dipendenza dalle esportazioni di materie prime, incrementando la diversificazione dell’economia nei singoli paesi in via di sviluppo. Sistemi di produzione più avanzati, che consentirebbero la trasformazione e la produzione di beni con un valore aggiunto superiore, potrebbero generare maggiore ricchezza e rendite più prevedibili. A tale riguardo, occorre incentivare maggiormente le strategie locali di diversificazione e l’integrazione e gli investimenti regionali.
L’agricoltura, in particolare, svolge in tal senso un ruolo cruciale. In molti paesi poveri, essa rappresenta la principale industria, creando occupazione di ogni tipo e provvedendo al fabbisogno interno della popolazione. Gli investimenti e le iniziative nel settore agricolo possono avere conseguenze importanti per tutta l’economia sociale dei paesi in via di sviluppo, nonché per le donne, il cui ruolo è spesso determinante nell’agricoltura indigena.
Rimangono appena sette anni per raggiungere gli OSM del 2015. Il tempo sta per scadere e il continuo lavoro di sviluppo è gravato dai rischi derivanti dal cambiamento climatico. Sono necessari ulteriori sforzi e maggiori risorse. A tal fine sono necessarie sia la cooperazione internazionale sia la capacità di agire a livello nazionale. Ma i rapidi cambiamenti che si stanno verificando sui mercati internazionali delle materie prime evidenziano la necessità di agire con una prospettiva di sviluppo sostenibile e di solidarietà globale
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
27.3.2008 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
23 1 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Daniel Caspary, Françoise Castex, Christofer Fjellner, Béla Glattfelder, Ignasi Guardans Cambó, Jacky Hénin, Syed Kamall, Marusya Ivanova Lyubcheva, Erika Mann, David Martin, Vural Öger, Georgios Papastamkos, Peter Šťastný, Robert Sturdy, Gianluca Susta, Iuliu Winkler |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Jean-Pierre Audy, Harlem Désir, Jens Holm, Sajjad Karim, Rovana Plumb, Zuzana Roithová, Zbigniew Zaleski |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Sepp Kusstatscher |
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