RELAZIONE sulle missioni di osservazione elettorale dell'UE: obiettivi, prassi e sfide future
9.4.2008 - (2007/2217(INI))
Commissione per gli affari esteri
Relatori: Véronique De Keyser, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
Relatore per parere (*):
Jürgen Schröder, commissione per lo sviluppo
(*) Procedura con le commissioni associate – articolo 47 del regolamento
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sulle missioni di osservazione elettorale dell'UE: obiettivi, prassi e sfide future
Il Parlamento europeo,
– viste la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, in particolare l'articolo 25,
– visti la Convenzione europea per la protezione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, gli impegni dell'OSCE stabiliti a Copenaghen nel 1990 e in occasione del Vertice di Istanbul del 1999, in cui tutti i paesi dell'OSCE si sono impegnati ad invitare alle loro elezioni osservatori internazionali, e segnatamente l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR), nonché la Carta africana sui diritti dell'uomo e dei popoli e la Convenzione americana sui diritti dell'uomo,
– visti la Dichiarazione di principi per l'osservazione elettorale internazionale e il Codice di condotta per gli osservatori elettorali internazionali, celebrati alle Nazioni Unite a New York il 27 ottobre 2005,
– visti tutti gli accordi tra l'UE e i paesi terzi, nonché le clausole in materia di diritti dell'uomo e democrazia contenute in tali accordi,
– visti gli articoli 3, 6 e 11 del trattato UE e gli articoli 3, 177, 179 e 181 A del trattato CE,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, proclamata a Strasburgo il 12 dicembre 2007,
– visto il regolamento (CE) n. 1889/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo[1] (EIDHR),
– vista la comunicazione della Commissione in materia di assistenza e monitoraggio delle elezioni da parte dell'UE, dell'11 aprile 2000,
– vista la sua risoluzione del 15 marzo 2001 sulla comunicazione della Commissione in materia di assistenza e monitoraggio delle elezioni da parte dell'UE[2],
– visti gli orientamenti dell'UE sul monitoraggio delle elezioni[3] e gli orientamenti dell'UE sui criteri comuni per la selezione degli osservatori elettorali[4],
– visto il documento del Consiglio sull'assistenza e il monitoraggio delle elezioni[5],
– vista la sua risoluzione del 25 aprile 2002 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sul ruolo dell'Unione europea nella promozione dei diritti umani e della democratizzazione nei paesi terzi[6],
– viste le relazioni annuali dell'UE sui diritti umani,
– viste le sue relazioni annuali sui diritti dell'uomo nel mondo,
– vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE del 21 novembre 2007 su elezioni e processi elettorali nei paesi ACP-UE[7],
– viste le decisioni della Conferenza dei presidenti dell'8 novembre 2001, con cui si istituisce il Gruppo di coordinamento elettorale[8], del 12 maggio 2005 sull'attuazione delle disposizioni che disciplinano le missioni di osservazione elettorale,[9] del 21 settembre 2006, con cui si dà attuazione alle disposizioni che disciplinano il lavoro delle delegazioni,[10] e dell'8 giugno 2006 sugli orientamenti per le delegazioni di osservazione elettorale del Parlamento europeo[11],
– viste le dichiarazioni preliminari e le relazioni definitive delle missioni di osservazione elettorale dell'UE (MOE-UE) nonché le relazioni delle sue delegazioni di osservazione elettorale,
– viste le relazioni annuali del Gruppo di coordinamento elettorale,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per lo sviluppo(A6‑0138/2008),
A. considerando che le elezioni devono essere organizzate in conformità di norme riconosciute a livello internazionale,
B. considerando che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo stabilisce che il diritto a eleggere liberamente i rappresentanti prescelti attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed uguale, ed a voto segreto, è un diritto di cui tutti i cittadini devono godere, diritto altresì sancito in tutti gli altri principali strumenti internazionali e regionali in materia di diritti dell'uomo e che rappresenta un elemento essenziale della vera democrazia, alla cui difesa l'Unione europea si è impegnata nei suoi trattati,
C. considerando che l'osservazione elettorale contribuisce alla promozione e alla protezione globale dei diritti umani fondamentali e, più in particolare, dei diritti civili e politici; che un autentico processo elettorale democratico presuppone il rispetto della libertà di espressione e mezzi di informazione liberi, il rispetto dello Stato di diritto, il diritto di creare partiti politici e di concorrere per cariche pubbliche, la non discriminazione e uguali diritti per tutti i cittadini, nonché altri diritti dell'uomo e libertà fondamentali che tutti i paesi dell'OSCE si sono impegnati a proteggere e a promuovere,
D. considerando che l'osservazione elettorale internazionale mira a rafforzare la legittimità del processo elettorale, ad accrescere la fiducia del pubblico nelle elezioni, a scoraggiare ed eventualmente a denunciare le frodi elettorali nonché a fornire analisi e relazioni e a formulare raccomandazioni per il miglioramento di tutti gli aspetti del processo elettorale, in piena collaborazione con il paese ospite, per la risoluzione di possibili conflitti e per la protezione dei diritti umani e della democrazia in generale,
E. considerando che l'osservazione elettorale nelle nuove democrazie emergenti è una priorità dell'Unione europea, il che dimostra l'impegno di quest'ultima ad assistere le nuove democrazie e i nuovi paesi nel loro avanzamento verso la democrazia e la costruzione di strutture democratiche solide,
F. considerando che, come indicato nella risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sulla cooperazione ACP-UE e la partecipazione ai processi elettorali nei paesi ACP nonché sul ruolo dell'Assemblea paritetica, approvata il 1° aprile 1999 a Strasburgo[12], la riduzione della povertà, obiettivo principale della politica di sviluppo dell'Unione europea, richiede l'esistenza di una democrazia partecipativa e di governi responsabili e non corrotti,
G. considerando che, come sottolineato nell'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000[13] (Accordo di Cotonou), il partenariato tra gli Stati ACP e l'UE deve sostenere attivamente la promozione dei diritti dell'uomo, i processi di democratizzazione, il consolidamento dello Stato di diritto e il buon governo,
H. considerando che nel 2005, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, sono stati adottati una Dichiarazione di principi per l'osservazione elettorale internazionale e un Codice di condotta per gli osservatori elettorali internazionali, cui hanno aderito sia la Commissione che il Parlamento, come pure 32 altre organizzazioni internazionali, governative e non governative,
I. considerando che fra i principi messi in risalto in tale Dichiarazione rientrano la piena copertura, l'indipendenza e l'imparzialità, la trasparenza e la pubblicità, la professionalità, l'analisi e la consulenza, il rispetto della sovranità del paese ospite, inclusa la necessità di ricevere un invito ad osservare le elezioni, la cooperazione fra le diverse organizzazioni di osservatori e la non legittimazione dei processi elettorali chiaramente non democratici;
J. considerando che, dall'adozione della soprammenzionata comunicazione della Commissione dell'11 aprile 2000, più di 50 missioni di osservazione elettorale dell'UE sono state effettuate in 32 paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina; considerando altresì che è tuttavia degno di nota il fatto che nei paesi del sud del Mediterraneo sia stato effettuato un numero ben inferiore di missioni di osservazione elettorale,
K. considerando che a titolo dell'EIDHR più di 30 milioni di euro vengono messi a disposizione ogni anno per le missioni di osservazione elettorale dell'UE,
L. considerando che, in un paese determinato in cui si sono svolte elezioni, un parlamento democraticamente eletto ha un valore limitato se non gode di poteri significativi e se è dominato dall'esecutivo,
M. considerando che nel settore dell'osservazione elettorale da parte dell'UE dovranno ancora essere affrontate, in futuro, alcune sfide fondamentali, tra cui la crescente rilevanza della votazione elettronica,
N. considerando che la suddetta comunicazione della Commissione dell'11 aprile 2000 ha rappresentato un momento decisivo nell'impostazione dell'UE in materia di osservazione elettorale, in quanto ha stabilito una metodologia globale, che copre l'intero processo elettorale, dalla fase preelettorale a quella postelettorale, che si è rivelata un grande successo ed ha fatto dell'UE un'organizzazione guida nel settore dell'osservazione elettorale internazionale,
O. considerando che lo spiegamento di missioni di osservazione elettorale dell'UE è un elemento essenziale della politica estera di quest'ultima e costituisce in particolare, insieme all'assistenza elettorale, uno strumento fondamentale per il sostegno elettorale nel contesto dell'impegno dell'UE in vista della promozione dei valori della democrazia, dello sviluppo e della pace,
P. considerando che la riuscita dei processi elettorali può avere luogo solo nel contesto di valori democratici da tempo radicati, tenendo conto della necessità di costruire un consenso europeo sulla promozione della democrazia nell'ambito di una società che preveda la sensibilizzazione degli elettori e l'educazione civica, solidi meccanismi di sostegno dei diritti dell'uomo, l'esistenza di una società civile indipendente e pluralista, e il rispetto della separazione dell'assemblea legislativa dall'esecutivo;
Q. considerando che l'osservazione elettorale è un processo a lungo termine che include tre periodi, ossia la fase preelettorale, il giorno delle elezioni e la fase postelettorale, e che ciascuno di questi periodi va analizzato con rigore e imparzialità sulla base di dati di prima mano,
R. considerando che l'osservazione di questi tre periodi, anche se può essere condotta da osservatori differenti, richiede complementarità e un coordinamento adeguato,
S. considerando che il valore aggiunto offerto dai parlamentari e dagli ex parlamentari nell'osservazione elettorale è incontestabile e complementare a quello offerto dalle missioni di osservazione elettorale dell'UE, ma non può di per sé garantire un giudizio rigoroso del processo elettorale,
T. considerando che il Parlamento svolge un ruolo fondamentale nelle missioni di osservazione elettorale dell'UE, in quanto un membro del Parlamento europeo è nominato osservatore capo e nella maggior parte dei casi una delegazione di osservazione elettorale di deputati al Parlamento europeo è pienamente integrata nella struttura della MOE-UE,
U. considerando che alle missioni di osservazione elettorale dell'UE deve essere dato un seguito più coerente e globale, sul piano sia tecnico che politico,
V. considerando che, sebbene sia essenziale mantenere la politica delle missioni di osservazione elettorale dell'UE in condizioni che consentano lo svolgimento dei compiti in modo imparziale, globale e sicuro per il personale coinvolto, l'Unione europea non deve omettere di pronunciarsi sulla condotta di elezioni in circostanze in cui dette condizioni non sussistono,
1. conferma la sua determinazione a contribuire al rafforzamento dei processi democratici accrescendo il suo coinvolgimento nell'osservazione elettorale, nel seguito da dare alle MOE-UE e nella costruzione delle capacità parlamentari;
2. ritiene che lo svolgimento di elezioni, pur non potendo considerarsi in assoluto l'unico indicatore di democrazia, abbia comunque un effetto positivo sul processo di democratizzazione in termini di miglioramento delle libertà civili, a condizione che vengano assicurati il pluralismo politico, la libertà di riunione e associazione, la libertà di espressione, la parità di accesso ai media, elezioni segrete e rispetto dei diritti umani;
3. sottolinea che l'osservazione elettorale nelle nuove democrazie emergenti dovrebbe continuare ad essere una priorità, dal momento che, generalmente, detti Stati possono beneficiare maggiormente dell'osservazione internazionale delle elezioni e delle raccomandazioni che ne derivano;
4. deplora che l'UE sia ancora priva di una strategia comune e globale per la promozione della democrazia ed esorta tutte le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a continuare negli sforzi volti a rendere possibile l'adozione di tale strategia; sollecita a tale proposito tutte le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a decidere di instaurare un Consenso europeo sulla democrazia;
5. ritiene, alla luce di quanto detto, che l'osservazione elettorale rappresenti solo un primo passo verso la democrazia e debba essere integrata da altre attività adeguatamente finanziate e da misure postelettorali per la promozione della democrazia, specialmente attraverso lo sviluppo di capacità a livello di parlamenti nazionali, partiti politici, amministrazione pubblica, attori non statali e società civile, nonché attraverso la promozione dei diritti umani e del buon governo; chiede pertanto il mantenimento del massimale di bilancio del 25% dell'EIDHR, stabilito dalla Commissione per le missioni di osservazione elettorale dell'UE, durante i sette anni del quadro finanziario 2007-2013; chiede alla Commissione di riservare una parte di tale finanziamento di bilancio ad attività preparatorie preelettorali, tra cui la formazione di osservatori locali, l'educazione degli elettori e altre attività che sono essenziali per l'organizzazione a lungo termine di elezioni libere ed eque;
6. rende omaggio all'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE, il cui lavoro pionieristico ha ampiamente ispirato la metodologia dell'UE sull'osservazione elettorale;
7. ribadisce il ruolo importante delle missioni di osservazione elettorale dell'ODIHR nell'area OSCE, dove l'Unione europea non effettua di norma missioni di osservazione delle elezioni; si congratula con l'ODIHR per la qualità del suo lavoro, che ha fortemente ispirato la metodologia dell'UE in materia di osservazione elettorale e il suo attaccamento ad elevati standard di trasparenza e indipendenza; esprime la propria preoccupazione dinanzi alle dichiarazioni e alle azioni di alcuni paesi dell'OSCE, che rimettono in questione il mandato dell'ODIHR, compromettendo l'efficacia, il finanziamento e l'indipendenza delle sue missioni; invita i paesi dell'OSCE e il Consiglio europeo a sostenere la posizione dell'ODIHR quale principale organo di osservazione elettorale dell'area OSCE; condanna in particolare la recente imposizione, da parte di alcuni paesi dell'OSCE, di restrizioni alla durata delle MOE, nonché il rifiuto di concedere i visti agli osservatori, ovvero i ritardi nel rilascio degli stessi, che hanno messo l'ODIHR nell'impossibilità di adempiere al suo mandato;
8. accoglie con favore il positivo contributo delle missioni di osservazione elettorale dell'UE al rafforzamento dei processi democratici, alla promozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, del buon governo e dello Stato di diritto e in particolare al rafforzamento dei processi elettorali a livello mondiale;
9. ricorda le conclusioni del seminario di Commissione/Parlamento svoltosi l'11 settembre 2007 secondo cui, per motivi di metodologia, identità e visibilità, le MOE-UE devono continuare ad operare indipendentemente da altri osservatori internazionali e nazionali; ritiene che ciò non precluda tuttavia una cooperazione regolare e stretta con altre organizzazioni di osservatori in loco, né un ulteriore sostegno da parte dell'UE al rafforzamento delle capacità di organismi di osservazione nazionali e regionali;
10. sottolinea il successo della metodologia dell'UE, ma invita la Commissione a migliorare e aggiornare ulteriormente tale metodologia includendo prassi consolidate e affrontando le nuove sfide;
11. sottolinea che tale successo ha fatto dell'UE l'organizzazione guida nel settore dell'osservazione elettorale internazionale e che la particolare attenzione alla professionalità delle missioni di osservazione elettorale dell'UE contribuisce in modo rilevante all'emergere di un gran numero di esperti elettorali altamente qualificati e competenti; sottolinea inoltre che la professionalità delle missioni di osservazione elettorale dell'UE permette all'Unione di contribuire maggiormente ad inculcare una consapevolezza duratura dei vari elementi che costituiscono un processo elettorale democratico; ritiene a tale riguardo che si potrebbe prevedere, per gli ex deputati, un'esperienza in qualità di osservatori di medio e lungo termine;
12. invita la Commissione a prendere misure appropriate per rafforzare ulteriormente l'adeguata partecipazione delle organizzazioni della società civile e degli osservatori locali ai processi elettorali;
13. sottolinea l'importanza che gli osservatori a breve e lungo termine dell'UE si astengano da comportamenti che potrebbero essere percepiti dalle popolazioni locali come condiscendenti, altezzosi o irrispettosi della cultura locale; ritiene che, in tale contesto e se del caso, gli osservatori dell'UE dovrebbero mettersi in contatto con gli osservatori locali;
14. è favorevole alla prassi consolidata di nominare i deputati al Parlamento europeo osservatori capo delle missioni di osservazione elettorale dell'UE, chiede che il processo di nomina sia chiaro e trasparente onde garantire la credibilità dell'osservatore capo e sottolinea che, anche se per tutta la durata del loro mandato lavorano a stretto contatto con la Commissione e altre istituzioni dell'UE, i deputati dovrebbero sempre mantenere un'indipendenza chiara e ben definita, senza alcuna interferenza;
15. accoglie con favore la politica in materia di parità di genere adottata quale parte di questa metodologia nella selezione degli osservatori, incluso l'osservatore capo, indipendentemente dalla difficoltà della missione;
16. è del parere che la conoscenza della lingua in uso nel paese in cui si svolgono le elezioni (ad esempio, in Bolivia, lo spagnolo) dovrebbe essere un criterio indicativo da seguire per la nomina degli osservatori, dal momento che la capacità di comunicare direttamente con la popolazione locale rende più facile per gli osservatori stessi venire a conoscenza della situazione sociale e politica del paese;
17. è del parere che nel periodo preelettorale, dopo le riunioni con i candidati e i funzionari della commissione elettorale, gli osservatori dovrebbero poter incontrare altri gruppi nel paese in cui si svolgono le elezioni;
18. accoglie con favore l'esperienza positiva delle sue delegazioni di osservazione elettorale nel quadro delle missioni di osservazione elettorale dell'UE, cui forniscono un importante valore aggiunto conferendo legittimità alle loro conclusioni e rafforzando la loro visibilità e la loro accettazione, ma sottolinea che la credibilità di queste conclusioni dipende dalla rigorosa applicazione della metodologia nel corso dell'intero processo di osservazione;
19. si compiace del lavoro svolto dall'Associazione degli ex deputati del Parlamento europeo, congiuntamente agli ex deputati del parlamento canadese e all'Associazione statunitense degli ex deputati del Congresso, nella fondazione dell'Istituto internazionale degli osservatori elettorali (IEMI); rileva che i membri di detto Istituto hanno osservato numerose elezioni e sottolinea che tutti gli attuali deputati al Parlamento europeo saranno un giorno ex deputati e che le loro competenze risulteranno molto preziose ai fini dell'ulteriore sviluppo del processo democratico;
20. invita tutti i deputati del Parlamento europeo che partecipano alle delegazioni di osservazione elettorale a continuare a seguire gli orientamenti stabiliti per tali delegazioni; sottolinea l'importanza del Codice di condotta per gli osservatori elettorali, che si applica anche ai deputati del Parlamento europeo;
21. riconosce che in più occasioni le delegazioni di osservazione elettorale del Parlamento europeo non avevano un numero sufficiente di membri e decide che in casi di questo tipo può essere utile ricorrere ad ex deputati per raggiungere il numero richiesto; sollecita le autorità politiche competenti del Parlamento europeo a seguire tale suggerimento;
22. sottolinea che le delegazioni di osservatori dei gruppi politici non rappresentano il Parlamento e invita tali delegazioni a non prendere iniziative che possano pregiudicare la credibilità e visibilità delle delegazioni ufficiali di osservazione elettorale del Parlamento europeo e delle missioni di osservazione elettorale dell'UE;
23. rileva che il coordinamento tra le istituzioni dell'UE e in seno alla Commissione è stato in generale positivo, ma deplora che in alcuni casi si sia avuta una grave mancanza di coesione, il che rende necessari ulteriori miglioramenti;
24. sottolinea in particolare l'importanza di coordinare tutte le dichiarazioni pubbliche relative ai risultati delle missioni di osservazione elettorale dell'UE e di evitare la pubblicazione di qualsiasi dichiarazione prima della presentazione, da parte della missione in questione, della sua dichiarazione preliminare; mette in risalto il ruolo fondamentale svolto, in termini di visibilità e credibilità, dalla conferenza stampa, quando la dichiarazione preliminare è presentata per la prima volta; chiede che sia i comunicati stampa che il resoconto dei risultati seguano un calendario che tenga conto delle sensibilità elettorali sul terreno;
25. propone, al fine di migliorare le relazioni tra il Parlamento e il Consiglio, che quest'ultimo partecipi alle riunioni del Gruppo di coordinamento elettorale e che il Parlamento riceva lo status di osservatore alle riunioni del gruppo di lavoro del Consiglio sui diritti umani (COHOM);
26. invita la Commissione a valutare, durante la negoziazione degli accordi di associazione o dei partenariati strategici, in che modo includere la fattibilità dell'osservazione dei processi elettorali nei paesi del sud del Mediterraneo e del Medio Oriente;
27. ritiene che la sfida fondamentale da affrontare consista nel garantire alle missioni di osservazione elettorale dell'UE un seguito efficace e orientato ai risultati, e che sia necessario fare una distinzione tra seguito tecnico e seguito politico, in cui dovrebbero essere coinvolti a tutti i livelli le istituzioni dell'UE e gli Stati membri;
28. suggerisce che la messa in atto delle raccomandazioni formulate dalle missioni di osservazione elettorale dell'UE sia seguita da vicino, in particolare là dove l'assistenza elettorale non è fornita;
29. chiede a tutte le istituzioni dell'UE, in particolare al Consiglio e ai governi degli Stati membri, di includere i risultati e le raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale dell'UE nei loro dialoghi politici con i paesi interessati, nonché nelle loro iniziative, dichiarazioni, risoluzioni, prese di posizione e ulteriori azioni;
30. invita in particolare la Commissione ad includere le raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale dell'UE in tutti i piani d'azione relativi ai paesi della politica europea di vicinato in cui si effettuano missioni di osservazione elettorale;
31. chiede alla Commissione di utilizzare appieno queste raccomandazioni di lungo periodo nel momento in cui elabora i Programmi d'azione annuali/Documenti strategici per paese nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo e degli strumenti finanziari esterni dell'UE, in particolare il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo[14] e il regolamento (CE) n. 1638/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 2006, recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato[15];
32. condanna gli esempi passati di prassi consistenti nell'adozione di un atteggiamento lassista nei confronti di paesi severamente criticati dalle missioni di osservazione elettorale dell'UE riguardo al processo elettorale; deplora d'altro canto che le elezioni democratiche non siano sempre legittimate dall'UE e ritiene che queste incoerenze pregiudichino la fragile idea di democrazia in tali paesi, nonché l'immagine dell'UE;
33. invita la Commissione a valutare attentamente i risultati di ciascuna missione di osservazione elettorale dell'UE, a trarne le dovute lezioni e a definire con chiarezza nelle relazioni finali i limiti metodologici di ciascuna missione; invita inoltre la Commissione a compiere ogni sforzo possibile per garantire che le conquiste democratiche delle missioni di osservazione elettorale dell'UE (metodologia, prassi tecniche, mezzi di bilancio, strutture elettorali ecc.) non vengano rimesse in discussione o annullate una volta concluso il processo elettorale;
34. chiede alla Commissione di analizzare la possibilità di organizzare missioni specializzate che seguano taluni aspetti chiave del processo elettorale, come la definizione del quadro giuridico elettorale, la registrazione degli elettori nonché le lamentele e i ricorsi postelezioni, che in alcuni casi non sono coperti adeguatamente dalle missioni di osservazione elettorale dell'UE;
35. raccomanda l'avvio di un dialogo politico nei casi in cui le raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale dell'UE non sono poste in atto;
36. suggerisce, in linea con quanto precede, che il Parlamento europeo sia presente in occasione dell'apertura di un nuovo parlamento la cui elezione è stata sottoposta a osservazione e che la cooperazione con detto parlamento appena eletto sia rafforzata;
37. raccomanda l'attuazione di una strategia specifica di sostegno ai parlamenti neoeletti in modo democratico, nell'interesse di un consolidamento duraturo della democrazia, dello stato di diritto e del buon governo;
38. propone che, a tal fine, il Parlamento esperisca modalità per assistere i parlamenti neoeletti nello svolgimento del loro lavoro, con particolare riferimento ai paesi in via di sviluppo;
39. propone alla Commissione di istituire altri meccanismi per il monitoraggio dei processi elettorali nei casi in cui non sia possibile l'invio di una MOE-UE a pieno titolo; invita la Commissione e il Consiglio a tenersi pronti a rilasciare dichiarazioni pubbliche forti e tempestive in relazione alle elezioni svoltesi in tali circostanze;
40. ritiene che, per quanto concerne il seguito tecnico, l'assistenza alle elezioni costituisca l'impegno strategico a lungo termine necessario per tutto il ciclo elettorale, che può interagire nel modo migliore con le missioni di osservazione elettorale dell'UE, e ritiene che si debba prestare speciale attenzione al rafforzamento dell'indipendenza e della legittimità degli organi di gestione elettorale, come anche al sostegno all'istituzione di una commissione elettorale permanente piuttosto che di una commissione ad hoc;
41. sottolinea che, in quanto istituzione europea democraticamente eletta, il Parlamento svolgerà un ruolo speciale nel seguito politico delle missioni di osservazione elettorale dell'UE e in particolare nel processo di costruzione delle capacità parlamentari;
42. chiede che si tenga debitamente conto, laddove possibile, del valore aggiunto fornito dalla consultazione, cooperazione e condivisione delle conoscenze tra le delegazioni e missioni parlamentari del Parlamento e degli ACP nel più ampio contesto dell'azione esterna dell'UE e in relazione ad altre missioni di osservazione nazionali e internazionali; propone la creazione di gruppi di lavoro allo scopo di far beneficiare i partner dell'Unione africana, nel quadro della nuova strategia UE-Africa, delle competenze e dell'esperienza in materia di osservazione elettorale, così come l'Unione europea ha beneficiato della metodologia e dell'esperienza di lavoro dell'ODIHR/OSCE;
43. chiede che siano analizzate le condizioni in cui potrebbero essere organizzate delegazioni di osservazione elettorale congiunte di breve termine con i membri dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) e dell'Assemblea parlamentare eurolatinoamericana (EUROLAT);
44. raccomanda l'organizzazione periodica di missioni di osservazione congiunte ACP-UE in occasione di elezioni nell'Unione europea;
45. è del parere che la votazione elettronica sta già svolgendo e svolgerà sempre più un ruolo fondamentale nei processi elettorali, dando luogo ad un nuovo tipo di frode elettorale; sollecita la Commissione a prendere le misure del caso in vista di un'osservazione affidabile di questo tipo di votazione e a formare in modo adeguato gli osservatori per tale scopo;
46. chiede l'adozione da parte del Parlamento di una relazione annuale sulle missioni di osservazione elettorale dell'UE;
47. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai Copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, al Presidente dell'Assemblea parlamentare euromediterranea, ai Copresidenti dell'Assemblea parlamentare eurolatinoamericana, al Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE e al Direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani.
Traduzione esterna
- [1] GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1.
- [2] GU C 343 del 5.12.2001, pag. 270.
- [3] Decisione del Consiglio 9262/98 – PESC 157 – COHOM 6, 3.6.1998.
- [4] Decisione del Consiglio 8728/99 – PESC 165 – COHOM 4, 28.5.1999.
- [5] Documento del Consiglio 9990/01 – PESC 236 – DEVGEN 103 – COHOM 17, 26.6.2001.
- [6] GU C 131 E del 5.6.2003, pag. 147.
- [7] ACP-UE/100.123/07/def.
- [8] PE 309.025/BUR.
- [9] PE 349.329/CPG/DEF.
- [10] PE 375.270/CPG/Riv. 1
- [11] PE 375.117/CPG.
- [12] GU C 271 del 24.9.1999, pag. 57.
- [13] GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.
- [14] GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41.
- [15] GU L 310 del 9.11.2006, pag. 1.
MOTIVAZIONE
Missioni di osservazione elettorale dell'UE: obiettivi, prassi e sfide future
Introduzione
Le elezioni da sole non equivalgono alla democrazia ma rappresentano comunque una componente essenziale di ogni sistema democratico nonché uno dei diritti umani fondamentali. L'osservazione elettorale internazionale è uno degli strumenti impiegati per sostenere i processi elettorali nell'ambito della promozione della democrazia, e lo straordinario sviluppo di tale prassi negli ultimi anni ha portato all'adozione della Dichiarazione di principi per l'osservazione elettorale internazionale (in prosieguo la "Dichiarazione"), approvata dalla Commissione nel novembre 2005 e dal Parlamento nel maggio 2007.
L'Unione europea ha iniziato a servirsi di osservatori elettorali in occasione delle prime elezioni parlamentari multipartitiche in Russia del 1993 e ha proseguito nel proprio impegno per tutti gli anni Novanta. Ciononostante, è stato solo in seguito alla pubblicazione della comunicazione della Commissione in materia di assistenza e monitoraggio delle elezioni da parte dell'UE che si è introdotta una metodologia completa per le osservazioni elettorali. Tale comunicazione è stata valutata e approvata dal Parlamento con la sua risoluzione del marzo 2001, la quale indica le principali linee inerenti la partecipazione del Parlamento nel settore.
Le missioni di osservazione elettorale dell'UE nel contesto della politica estera comunitaria
La promozione della democrazia è l'obiettivo centrale della politica estera comunitaria e le missioni di osservazione elettorale dell'UE si sono rivelate un efficace strumento in questo ambito. Tale successo ha trasformato l'UE in un'organizzazione leader nel campo dell'osservazione elettorale internazionale e ne ha inoltre accresciuto il prestigio in qualità di attore globale. Purtroppo, però, l'UE non è ancora riuscita ad adottare una strategia comune per la promozione della democrazia all'estero e la mancanza di una strategia simile limita chiaramente l'efficacia delle missioni di osservazione elettorale dell'UE. Risulta pertanto essenziale che tutte le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri continuino gli sforzi per rendere possibile l'approvazione di una strategia organica comunitaria per la promozione della democrazia.
È altrettanto importante non fare dell'osservazione elettorale l'unico punto focale. Le elezioni sono essenziali, ma non sono l'unico elemento della democrazia e spazio e finanziamenti sufficienti dovrebbero essere garantiti anche allo svolgimento di attività volte a rinforzare gli altri aspetti della governabilità democratica. Per tale motivo, la prassi di limitare le spese per le missioni di osservazione elettorale dell'UE a un 25% del bilancio EIDHR (approssimativamente 40 milioni di euro all'anno) dovrebbe essere rispettata.
Metodologia
La comunicazione della Commissione in materia di assistenza e monitoraggio delle elezioni da parte dell'UE si è ispirata fortemente alla metodologia applicata dall'OSCE/ODIHR, una delle prime organizzazioni a considerare seriamente l'esecuzione professionale di osservazioni elettorali. Al giorno d'oggi, entrambe le organizzazioni condividono un approccio comune, collaborano strettamente e hanno messo in atto un proficuo scambio di esperienze e operatori.
Secondo tale approccio comune l'osservazione elettorale è un processo a lungo termine che va ben oltre il giorno stesso delle elezioni e le fasi preelettorali e postelettorali. La metodologia comunitaria, inoltre, si conforma ampiamente ai principi della "Dichiarazione". L'UE effettua osservazioni esclusivamente su richiesta del paese ospitante. Le missioni di osservazione elettorale dell'UE garantiscono una copertura e una valutazione complete e sono indipendenti e imparziali. A ciò si aggiungono la garanzia di un elevato grado di trasparenza e pubblicità e l'esecuzione di analisi e consulenze valide. L'UE cerca poi di stabilire una buona collaborazione con altre organizzazioni coinvolte nell'osservazione elettorale.
Nessuna missione di osservazione elettorale dell'UE, poi, viene effettuata in paesi in cui sussistono le condizioni per cui la presenza dell'UE potrebbe essere interpretata come legittimazione di un processo elettorale chiaramente non democratico. Questo è stato inizialmente il caso delle elezioni in Pakistan nel 2008, dato che l'UE ha rifiutato di organizzare una missione di osservazione elettorale fintanto che il presidente Musharraf non avesse revocato lo stato di emergenza da lui stesso dichiarato. Le missioni di osservazione elettorale dell'UE sono realizzate da professionisti esperti e appositamente formati e contribuiscono pertanto in maniera significativa all'emergere di esperti elettorali altamente qualificati.
La Commissione ha peraltro adottato la prassi di designare un deputato del Parlamento europeo come osservatore capo delle missioni di osservazione elettorale dell'UE al fine di garantire alle missioni stesse una solida leadership e visibilità. Gli osservatori capo dovrebbero cooperare con la Commissione, le altre istituzioni comunitarie e i membri della missione per l'intera durata del mandato. Ciononostante, dovrebbero mantenersi in una posizione di chiara e netta indipendenza, senza interferenze.
Per le proprie missioni di osservazione elettorale l'Unione europea ha altresì seguito una politica per la parità di genere, in particolare per quanto riguarda la selezione degli osservatori (incluso l'osservatore capo), indipendentemente dalla complessità della missione. Ciò deve essere considerato come un fattore estremamente positivo.
Nel complesso, la metodologia dell'UE sull'osservazione elettorale può ritenersi un grande successo. La comunicazione della Commissione sulla quale si basa ha tuttavia compiuto otto anni e la Commissione dovrebbe considerarne una possibile revisione e aggiornamento al fine di includervi le prassi consolidate (come quelle basate sulla "Dichiarazione") e affrontare sfide future.
Il ruolo del Parlamento
Per quanto riguarda l'organizzazione interna, nel novembre del 2001 il Parlamento ha istituito il Gruppo di coordinamento elettorale, incaricato di coordinare tutte le attività di osservazione elettorale e fissare le priorità per l'osservazione elettorale.
In quanto organo parlamentare eletto dell'UE, la comunicazione della Commissione ha previsto un ruolo speciale per il Parlamento. La sua partecipazione a questa politica fornisce alle missioni di osservazione elettorale un valore aggiunto politico, aumentandone la visibilità e incrementando il livello di attenzione dei media e del pubblico. Ovviamente il Parlamento dovrebbe inviare delegazioni per l'osservazione parlamentare nell'ambito delle missioni a lungo termine, dato che solo tali missioni consentono di fornire un giudizio complessivo e rigoroso su un processo elettorale.
Il ruolo degli eurodeputati, tuttavia, differisce necessariamente da quello degli altri osservatori a breve termine dato che, in quanto parlamentari eletti, essi sono in grado di fornire una prospettiva particolare e un'esperienza che può portare ad accurate valutazioni politiche di un determinato processo elettorale.
Nel complesso, l'esperienza della partecipazione del Parlamento alle missioni di osservazione elettorale è estremamente positiva, ma alcuni aspetti possono essere ulteriormente migliorati. Un aspetto importantissimo è ad esempio il livello inadeguato di osservanza degli orientamenti stabiliti dalla Conferenza dei presidenti da parte degli europarlamentari partecipanti. In passato si sono infatti verificati esempi inopportuni di deputati europei che non hanno dato prova della necessaria imparzialità richiesta a un osservatore elettorale. In futuro, i deputati europei che vorranno prendere parte a queste delegazioni dovranno attenersi strettamente agli orientamenti stabiliti.
Un aspetto sempre più controverso è poi rappresentato dal ruolo delle delegazioni di osservazione dei gruppi politici del Parlamento. Sebbene i gruppi politici siano liberi di inviare delegazioni per osservare le elezioni in paesi terzi e operare secondo il proprio programma stabilito, le attività di tali delegazioni non dovrebbero compromettere la credibilità e la visibilità della delegazione per l'osservazione elettorale ufficialmente inviata dal Parlamento nonché quella della missione di osservazione elettorale dell'UE stessa.
Relazioni interistituzionali
Le missioni di osservazione elettorale dell'UE si svolgono nell'ambito del pilastro comunitario e coinvolgono pertanto tutte le istituzioni dell'UE e gli Stati membri, incluse le delegazioni della Commissione e le missioni diplomatiche degli Stati membri nei paesi di accoglienza. Nell'ambito di tale politica è la Commissione a svolgere il ruolo principale, dato che è incaricata della pianificazione e dell'attuazione delle missioni di osservazione elettorale dell'UE. Il Consiglio viene consultato attraverso il COHOM, i gruppi di lavoro geografici e la commissione per i diritti umani, mentre il Parlamento attraverso il Gruppo di coordinamento elettorale.
Nell'insieme, il coordinamento a livello comunitario è stato in generale positivo. Un ottimo esempio è l'organizzazione di seminari e conferenze congiunte, quali il seminario congiunto Commissione-Parlamento del settembre 2007 sull'osservazione elettorale dell'UE.
Tale coordinamento, tuttavia, è stato vittima di gravi incoerenze in passato. Un aspetto principale è la necessità di coordinare tutte le dichiarazioni pubbliche relative ai risultati delle missioni di osservazione elettorale dell'UE, visto il loro fondamentale impatto sull'efficacia, la credibilità e la visibilità delle missioni stesse. A tale proposito la conferenza stampa, in occasione della quale i risultati preliminari dovrebbero essere dichiarati per la prima volta, è stata riconosciuta come momento cruciale. Purtroppo non sempre questo si è verificato. La missione di osservazione elettorale in Togo nel 2007, ad esempio, è stata gravemente compromessa dal comunicato stampa di commento alle elezioni pubblicato dalla Commissione alcune ore prima dello svolgimento della conferenza stampa ufficiale di Lomé.
È altresì necessaria una consultazione rafforzata fra le istituzioni: in particolare, il Consiglio dovrebbe prendere regolarmente parte alle riunioni del Gruppo di coordinamento elettorale e al Parlamento dovrebbe essere concesso lo stato di osservatore al COHOM.
Seguito
Il seguito dato alle missioni di osservazione elettorale è in molti casi ancora insufficiente e incoerente e questo limita l'impatto e l'efficacia delle stesse. Alla luce di quanto espresso, alcuni esempi passati hanno dimostrato che l'UE e gli Stati membri hanno mantenuto relazioni commerciali ordinarie con Stati i cui processi elettorali erano stati duramente criticati da una missione di osservazione elettorale dell'UE. Un esempio deplorevole si è registrato dopo le elezioni del 2005 in Etiopia quando, nonostante la violenta soppressione dell'opposizione e i numerosi arresti, l'UE ha mancato di invocare l'articolo 96 dell'accordo di Cotonou.
Al contrario, processi elettorali considerati democratici e conformi agli standard internazionali dalle missioni di osservazione elettorale dell'UE sono stati invece criticati dall'UE e dagli Stati membri. Questo è stato il caso delle elezioni legislative del 2006 a Gaza e in Cisgiordania.
Tali incoerenze sono deplorevoli e compromettono gravemente la fragile idea di democrazia in questi paesi e l'immagine dell'Unione europea in qualità di attore globale. Le azioni di seguito restano pertanto la sfida principale da affrontare e, a tal proposito, sarà necessario effettuare una distinzione netta fra il seguito tecnico e il seguito politico.
Innanzitutto, il modello attuale non copre interamente tutti gli aspetti delle elezioni. Non sempre i processi di definizione del quadro giuridico elettorale o di registrazione degli elettori nonché le lamentele elettorali e i ricorsi riescono ad essere esaurientemente coperti da missioni di osservazione elettorale della durata di tre mesi circa. Per risolvere tale questione, la Commissione dovrebbe mettere in atto una procedura di risposta standard che preveda il ricorso a missioni specializzate per analizzare questi aspetti specifici del processo elettorale.
Per quanto riguarda il seguito tecnico, l'assistenza elettorale rimane la migliore forma per garantire un impegno strategico a lungo termine durante l'intero ciclo elettorale interagendo al meglio con le missioni di osservazione elettorale dell'UE. Alla luce di ciò, oltre all'osservazione, l'UE ha dimostrato una notevole attenzione verso la metodologia dell'assistenza, stanziando notevoli somme per ulteriori finanziamenti: oltre 400 milioni di euro dal 2000. Particolare attenzione deve essere rivolta al rafforzamento dell'indipendenza e della credibilità degli organi di gestione delle elezioni (EMB), i quali svolgono un ruolo essenziale nell'aumentare la fiducia del pubblico nelle elezioni e potrebbero contribuire alla riduzione della violenza postelettorale.
Ciononostante, in alcune occasioni la causa all'origine di cattive prassi elettorali è politica, non tecnica. È in casi simili che il seguito a livello politico può avere un impatto e tutte le istituzioni dovrebbero trasmettere un messaggio comune e coordinato.
Il Consiglio e la Commissione dovrebbero includere i risultati ottenuti dalle missioni di osservazione elettorale dell'UE nel dibattito politico con il paese interessato e non dovrebbero mancare di fare riferimento a tali risultati nelle proprie dichiarazioni e affermazioni. Il Parlamento, a sua volta, dovrebbe continuare a includere tali risultati nelle sue risoluzioni. Un'esperienza positiva in questo senso è rappresentata dalle tempestive dichiarazioni del Parlamento e del Consiglio in seguito alle elezioni del 2007 in Kenia, le quali fanno ampiamente riferimento ai risultati della missione di osservazione elettorale dell'UE.
Inoltre, è evidente che il valore di elezioni parlamentari democratiche è limitato se l'istituzione eletta non gode del necessario potere ed è dominata dall'esecutivo. Per questo motivo, il Parlamento dovrebbe agire risolutamente per svolgere un importante ruolo nel campo della realizzazione delle istituzioni parlamentari.
Un'ulteriore e importante tendenza per le prassi future dovrebbe essere l'organizzazione di delegazioni di osservazione elettorale congiunte con i membri omologhi dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, dell'APEM e dell'EuroLat. Ciò aumenterebbe il livello di reciproca comprensione, agevolerebbe lo scambio di esperienza e rinforzerebbe lo sviluppo delle capacità parlamentari.
PARERE della commissione per lo sviluppo (*) (4.3.2008)
destinato alla commissione per gli affari esteri
sulle missioni di osservazione elettorale dell'Unione europea: obiettivi, pratiche e sfide future
(2007/2217(INI))
Relatore per parere(*): Jürgen Schröder(*) Procedura con le commissioni associate - Articolo 47 del Regolamento
SUGGERIMENTI
La commissione per lo sviluppo invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
A. considerando che, come indicato nella risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sulla cooperazione ACP-UE e la partecipazione ai processi elettorali nei paesi ACP nonché sul ruolo dell'Assemblea paritetica, approvata il 1° aprile 1999 a Strasburgo[1], la riduzione della povertà, obiettivo principale della politica di sviluppo dell'Unione europea, richiede l'esistenza di una vera e propria democrazia partecipativa e di governi responsabili e non corrotti,
B. considerando che, come sottolineato nell'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000[2] (Accordo di Cotonou), il partenariato sostiene attivamente la promozione dei diritti dell'uomo, i processi di democratizzazione, il consolidamento dello Stato di diritto e il buon governo,
1. ritiene che lo svolgimento di elezioni, pur non potendo considerarsi in assoluto l'unico indicatore di democrazia, abbia comunque un effetto positivo sul processo di democratizzazione in termini di miglioramento delle libertà civili, a condizione che vengano assicurati il pluralismo politico, la libertà di riunione e associazione, la libertà di espressione, la parità di accesso ai media, elezioni segrete e rispetto dei diritti umani;
2. sottolinea che le attività di osservazione elettorale dell'Unione europea si possono considerare uno strumento a pieno titolo dell'azione esterna dell'UE solo se risultano strutturalmente collegate ad un'azione generale dell'UE destinata ad un paese o ad una regione particolari e se tutte le politiche esterne dell'UE sono coerenti con l'obiettivo di democratizzazione e costruzione istituzionale; è anche di importanza fondamentale che la loro preparazione, inclusa la formazione di osservatori, e il loro seguito, compreso il monitoraggio della misura in cui il governo locale tiene conto delle raccomandazioni della Missione di osservazione elettorale (MOE) dell'UE, risultino adeguati;
3. sottolinea che le MOE dell'UE devono essere indipendenti e professionali e insiste sul fatto che devono essere libere di svolgere il proprio lavoro senza essere soggette a pressioni o a interferenze politiche da parte della Commissione o degli Stati membri; rileva che, nell'assolvimento del suo mandato, una MOE dell'UE giudica il processo elettorale e non il suo esito; insiste sul fatto che le MOE dell'UE devono restare separate e distinte dall'attività diplomatica dell'Unione europea prima e dopo le elezioni;
4. sottolinea l'importanza che gli osservatori a breve e lungo termine dell'UE si astengano da comportamenti che potrebbero essere percepiti dalle popolazioni locali come condiscendenti, altezzosi o irrispettosi della cultura locale; rileva che, in tale contesto e se del caso, gli osservatori dell'UE dovrebbero mettersi in contatto con gli osservatori locali;
5. ritiene che in pratica il compito di assicurare un seguito alle MOE possa essere assolto garantendo che le raccomandazioni contenute nelle relazioni finali elaborate dalle MOE dopo le elezioni siano tenute in debita considerazione nel processo di individuazione delle aree concrete di sostegno dell'UE a favore di un determinato paese; chiede alla Commissione di utilizzare appieno queste raccomandazioni di lungo periodo nel momento in cui elabora i Programmi d'azione annuali/Documenti strategici per paese nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo e degli strumenti finanziari esterni dell'UE, in particolare il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo[3] e il regolamento (CE) n. 1638/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 2006, recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato[4];
6. è fermamente convinto che le attività di osservazione elettorale dell'UE possano essere efficaci solo se accompagnate da adeguate politiche di sviluppo a lungo termine e da un deciso e cospicuo sostegno dell'Unione europea al rafforzamento dei meccanismi di democrazia politica in vigore, specialmente attraverso lo sviluppo di capacità a livello di parlamenti nazionali, partiti politici, amministrazione pubblica, attori non statali e società civile, nonché la promozione dei diritti umani e del buon governo;
7. raccomanda l'attuazione di una strategia specifica di sostegno ai parlamenti neoeletti in modo democratico nell'interesse di un consolidamento duraturo della democrazia, dello stato di diritto e del buon governo;
8. propone che, a tal fine, il Parlamento esperisca modalità per assistere i parlamenti neoeletti nello svolgimento del loro lavoro, con particolare riferimento ai paesi in via di sviluppo;
9. riconosce l'esistenza di una cooperazione proficua tra il Parlamento e la Commissione nel campo dell'osservazione elettorale e sottolinea l'importanza del Codice di condotta per gli osservatori elettorali che si applica anche ai deputati al Parlamento europeo; chiede che vengano individuati strumenti appropriati per rafforzare ulteriormente il ruolo che i deputati al PE, in quanto democraticamente legittimati e in possesso di un'esperienza specifica in materia, svolgono nel controllo delle elezioni da parte dell'UE, nonché per migliorare la cooperazione fra le istituzioni e gli Stati membri, fra le istituzioni stesse nonché fra le MOE dell'UE e altre MOE nazionali e internazionali, affinché possano parlare con una sola voce per rafforzare il messaggio sui risultati elettorali;
10. chiede che si tenga debitamente conto, laddove possibile, del valore aggiunto fornito dalla consultazione, cooperazione e condivisione delle conoscenze tra le delegazioni e missioni parlamentari del Parlamento e degli ACP nel più ampio contesto dell'azione esterna dell'UE e in relazione ad altre missioni di osservazione nazionali e internazionali;
11. ricorda le conclusioni del seminario di Commissione/Parlamento dell'11 settembre 2007 secondo cui, per motivi di metodologia, identità e visibilità, le MOE dell'UE devono continuare ad operare indipendentemente da altri osservatori internazionali e nazionali; ciò non preclude tuttavia una cooperazione regolare e stretta con altre organizzazioni di osservatori in loco, né un ulteriore sostegno da parte dell'UE al rafforzamento delle capacità di organismi di osservazione nazionali e regionali;
12. sottolinea il contributo decisivo che le missioni parlamentari organizzate sotto l'egida del Parlamento o congiuntamente con l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE apportano alla politica di osservazione elettorale dell'UE grazie alla loro credibilità democratica e alla loro esperienza specifica, che aumentano il prestigio politico delle missioni stesse;
13. raccomanda l'organizzazione periodica di missioni di osservazione congiunte ACP-UE in occasione di elezioni nell'Unione europea;
14. rileva che la votazione elettronica costituisce uno sviluppo recente delle procedure elettorali ed ha un notevole impatto sulle valutazioni dell'osservazione elettorale; chiede quindi alla Commissione di mettere a punto orientamenti per l'osservazione di questo tipo particolare di votazione che è stata realizzata in diversi paesi del mondo.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
3.3.2008 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
20 0 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Thijs Berman, Danutė Budreikaitė, Ryszard Czarnecki, Nirj Deva, Alain Hutchinson, Romana Jordan Cizelj, Glenys Kinnock, Maria Martens, Luisa Morgantini, Horst Posdorf, Pierre Schapira, Frithjof Schmidt, Jürgen Schröder, Johan Van Hecke |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
John Bowis, Fiona Hall, Manolis Mavrommatis, Csaba Őry, Ralf Walter |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Glyn Ford |
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
2.4.2008 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
60 0 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Roberta Alma Anastase, Bastiaan Belder, André Brie, Elmar Brok, Colm Burke, Marco Cappato, Giorgos Dimitrakopoulos, Hélène Flautre, Hanna Foltyn-Kubicka, Michael Gahler, Bronisław Geremek, Maciej Marian Giertych, Alfred Gomolka, Klaus Hänsch, Richard Howitt, Jana Hybášková, Jelko Kacin, Ioannis Kasoulides, Metin Kazak, Maria Eleni Koppa, Helmut Kuhne, Vytautas Landsbergis, Johannes Lebech, Francisco José Millán Mon, Philippe Morillon, Pasqualina Napoletano, Annemie Neyts-Uyttebroeck, null Nicholson of Winterbourne, Raimon Obiols i Germà, Vural Öger, Ria Oomen-Ruijten, Cem Özdemir, Justas Vincas Paleckis, Béatrice Patrie, Alojz Peterle, Hubert Pirker, Samuli Pohjamo, Michel Rocard, Raül Romeva i Rueda, Libor Rouček, Christian Rovsing, Katrin Saks, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jacek Saryusz-Wolski, György Schöpflin, Inese Vaidere, Ari Vatanen, Kristian Vigenin, Zbigniew Zaleski, Josef Zieleniec |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Laima Liucija Andrikienė, Giulietto Chiesa, Árpád Duka-Zólyomi, Milan Horáček, Marie Anne Isler Béguin, Tunne Kelam, Doris Pack, Aloyzas Sakalas, Antolín Sánchez Presedo, Csaba Sándor Tabajdi, Luis Yañez-Barnuevo García |
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