RELAZIONE sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni

9.12.2008 - (2008/2118(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatrice: Anna Záborská

Procedura : 2008/2118(INI)
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A6-0492/2008
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni

(2008/2118(INI))

Il Parlamento europeo,

–    vista la relazione mondiale sullo sviluppo umano 1995 dedicata alla "Rivoluzione della parità tra i sessi"[1] del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PSNU),

–    vista la risoluzione del Consiglio e dei ministri incaricati dell'occupazione e della politica sociale, riuniti in sede di Consiglio il 29 giugno 2000, concernente la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini all'attività professionale e alla vita familiare,

–    vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2000 sulla comunicazione della Commissione dal titolo "Verso un'Europa per tutte le età - Promuovere la prosperità e la solidarietà tra le generazioni"[2],

–    vista la comunicazione della Commissione del 18 marzo 2002 dal titolo "La risposta dell'Europa all'invecchiamento della popolazione mondiale – Promuovere il progresso economico e sociale in un mondo che invecchia – Contributo della Commissione europea alla seconda Assemblea mondiale sull'invecchiamento" (COM(2002)0143),

–    vista la sua risoluzione del 9 marzo 2004 sulla conciliazione della vita professionale, familiare e privata[3],

–    visto il patto europeo per la gioventù approvato dal Consiglio europeo riunito il 22 e 23 marzo 2005 a Bruxelles,

–    visto il Libro verde della Commissione del 16 marzo 2005 dal titolo "Far fronte ai cambiamenti demografici - Una nuova solidarietà tra le generazioni" (COM(2005)0094),

–    vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sulle sfide demografiche e la solidarietà tra le generazioni[4],

–    vista la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2006 dal titolo "Il futuro demografico dell'Europa - Trasformare una sfida in opportunità" (COM(2006)0571),

–    vista la sua risoluzione del 19 giugno 2007 su un quadro regolamentare per misure di conciliazione della vita familiare e del periodo di studi per le giovani donne nell'Unione europea [5],

–    vista la comunicazione della Commissione del 10 maggio 2007 dal titolo "Promuovere la solidarietà tra le generazioni" (COM(2007)0244),

–    visto il parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione dal titolo "Promuovere la solidarietà tra le generazioni"[6],

–    vista la sua risoluzione del 27 settembre 2007 sulla parità tra uomini e donne nell'Unione europea - 2007[7],

–    visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo "Il futuro demografico dell'Europa: fatti e cifre" (SEC(2007)0638),

–   vista la sua risoluzione del 21 febbraio 2008 sul futuro demografico dell'Europa[8],

–    vista la sua risoluzione del 3 settembre 2008 sulla parità tra uomini e donne - 2008[9],

–    visto l'articolo 45 del regolamento,

–    vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6‑0492/2008),

Osservazioni principali della vita di tutti i giorni

A.  considerando che la strategia di Lisbona mira a integrare il 60% delle donne capaci di lavorare nel mercato dell'occupazione; che gli sforzi relativi alla sfida demografica cercano di promuovere un maggior tasso di natalità per far fronte alle esigenze del futuro; che la parità tra i sessi e l'equilibrio tra vita professionale e vita privata restano al centro del dibattito sulle mutazioni demografiche riconoscendo la diversità degli schemi familiari nel XXI secolo; che queste due politiche pubbliche concernono la stessa popolazione femminile, vale a dire le donne di età compresa tra i 18 e i 49 anni, considerata sia come forza di lavoro sia in quanto nume tutelare, cioè madre che accoglie la vita, mette al mondo dei figli e li alleva assieme al loro padre, ma anche figlia che può prendersi cura degli anziani dipendenti o disabili; constatando che occorre ormai articolare le varie politiche non solo in funzione del rendimento professionale dei lavoratori, ma anche del loro ruolo sociale e della loro posizione nella cellula familiare;

B.   considerando che gli obiettivi quantitativi e qualitativi della strategia di Lisbona e le nuove linee guida integrate per la crescita e l’occupazione - per quanto riguarda in particolare l’occupazione delle donne in generale e degli adulti - sono determinati dalla consapevolezza della insostenibilità dello spreco di queste risorse umane e del loro potenziale, nonché dei rischi per la tenuta dei sistemi pensionistici e previdenziali,

C.  considerando che divari tra donne e uomini persistono in tutti gli altri aspetti della qualità dell'ambiente di lavoro, come ad esempio nella conciliazione della vita professionale con quella privata, e che il tasso di occupazione delle donne con figli a carico è appena del 62,4% contro il 91,4% degli uomini; considerando che il 76,5% dei lavoratori a tempo parziale sono donne,

D.  considerando che le donne e gli uomini sono uguali in termini di dignità umana e che hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri,

E    considerando i dati, forniti nella summenzionata comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2006, secondo cui nei paesi e nelle regioni ad alto tasso di occupazione femminile e dotati di sistemi di protezione sociale la natalità è più elevata,

F.   considerando che il principio della parità di trattamento fra donne e uomini comporta il divieto di qualunque discriminazione diretta o indiretta basata sul genere e soprattutto sulla maternità, sul fatto di avere responsabilità familiari o sullo stato civile,

G.  considerando che le cure, da secoli prodigate dalle donne sono ancora troppo spesso considerate come "non lavoro" e non hanno ancora trovato né una qualificazione né una definizione generalmente riconosciute,

H.  considerando che la parità di trattamento tra gli uomini e le donne è un principio alla base del sistema giuridico e in quanto tale deve essere tenuto in considerazione e osservato ogniqualvolta le leggi vengono interpretate e applicate,

I.    considerando che le tre sfide principali dell’Unione europea – cambiamenti demografici, globalizzazione e cambiamenti climatici – impongono una solidarietà intergenerazionale basata su un patto ampio tra generazioni, ma anche tra generi e genti, in una visione di rinnovata fiducia nel futuro,

J.    considerando che questo patto è intrinsecamente collettivo, di macrolivello e si fonda sulla libertà di scelta delle persone, in particolare delle donne, cui va riconosciuto il diritto di avere il numero di figli desiderato e nel contempo di svolgere, nelle diverse fasi della vita, l’attività desiderata con reversibilità della scelta e senza subire discriminazioni, formando ciò parte integrante dei diritti di cittadinanza,

K.  considerando che alla base del patto tra generi, generazioni e persone deve stare la possibilità di organizzare la propria vita lavorativa e privata, vale a dire di conciliare le esigenze economiche e produttive del lavoro professionale con la facoltà di scegliere tempi e impegni, dentro a un quadro di diritti e di responsabilità definiti per via legislativa e contrattuale,

L.   considerando che la responsabilità reciproca tra generazioni richiede un approccio attivo da parte dei pubblici poteri e un'implicazione di tutti gli attori sociali al fine di garantire servizi di interesse generale di qualità e sistemi di previdenza e di sicurezza sociale adeguati e sufficienti,

M   considerando che la presenza delle donne nel mercato del lavoro professionale è collegata a cambiamenti culturali e a riforme orientate ad attuare politiche di conciliazione tra vita professionale, familiare e personale e politiche di redistribuzione dei ruoli; che queste politiche riguardano aspetti diversi ma profondamente correlati che vanno dalla riduzione temporanea dell’orario di lavoro, mediante la messa in rete dei servizi alla persona, passando attraverso la trasformazione del contratto di lavoro a tempo pieno in contratto a tempo parziale al ricorso ai congedi (di maternità, paternità, parentali, familiari),

N.  considerando che i servizi di assistenza alla persona – destinati ai bambini così come agli anziani non autosufficienti o malati – possono a loro volta essere collettivi (pubblici, privati, misti) e individuali (colf, baby-sitter, badanti, etc.),

O.  considerando che i cambiamenti demografici hanno un notevole impatto sulla vita personale e lavorativa delle persone; che la scarsità di servizi, livelli retributivi bassi, lento inserimento nel mercato del lavoro subordinato, lunga successione di contratti a termine, incentivi insufficienti per le giovani coppie sono tra le ragioni che inducono i giovani a posporre nel tempo la creazione di un nucleo familiare e la procreazione; che la rigidità dell’organizzazione del lavoro e la difficoltà di reinserimento dopo un periodo di lavoro a domicilio rendono difficile assumere liberamente le scelte di conciliazione come anche quelle di alternanza tra lavoro professionale e lavoro familiare,

P.   considerando che le varie forme assunte dalle solidarietà intrafamiliari, il cui costo è impossibile da calcolare e che attengono alle responsabilità familiari, e gli ostacoli di varia natura incontrati in questo settore, in particolare l'obbligo di dover scegliere tra due ipotesi di un'alternativa non riconosciuta equivalente sul piano economico, ostacolano l'attuazione di una vera politica che dovrebbe articolarsi tra assistenti professionali, volontariato e famiglie;

Q.  ricordando che la non discriminazione fondata sul sesso riguarda in primo luogo e di solito non solo le donne/madri ma anche gli uomini/padri; che qualsiasi azione politica in tale settore non può più concentrarsi unicamente sulla donna e che le politiche europee e nazionali dovrebbero d'ora in poi prendere in considerazione le esigenze e le facoltà degli uomini/padri in tale settore,

R.   considerando che è necessario aprire una riflessione sulla nozione di discriminazione, in tema di lavoro a domicilio, legata alla fruizione di congedi di maternità, di paternità, parentali e familiari, per verificare se si tratta di forme di discriminazione basate sul sesso; che è necessario definire, a livello europeo, la nozione di discriminazione multipla,

S.   ricordando che il concetto di solidarietà tra le generazioni non si limita soltanto alle cure ai figli, ma riguarda altresì la responsabilità nei confronti degli anziani e non autosufficienti e contribuisce alla promozione delle capacità umane dei cittadini nonché al rispetto della dignità umana e alla sua promozione tre le generazioni future;

T.   constatando l'esistenza tra la popolazione europea di una "generazione sandwich" costituita da donne nell'età di mezzo, che si contraddistingue spesso per il fatto di cumulare il ruolo di madre con lo status di figlia che ha a carico persone anziane e non autosufficienti e il ruolo di lavoratrice integrata nel mercato del lavoro subordinato,

U.  considerando i lavori degli economisti e dei demografi, che mettono in luce attraverso modelli economici e matematici il valore economico della produzione domestica realizzata prevalentemente dalle donne, soprattutto per quanto riguarda il lavoro domestico, l'educazione dei figli, l'accoglienza delle persone non autosufficienti a prescindere dalla loro età o dal loro stato di dipendenza e ancora l'animazione di reti di solidarietà tra le generazioni;

V.  considerando che l’apporto delle donne al PIL sarebbe ancora più elevato se il loro lavoro non retribuito venisse contabilizzato, sulla base di ricerche da tempo svolte dagli economisti e dai demografi,

W. considerando che le scienze economiche annettono attualmente un'importanza crescente alla creazione di ricchezza nazionale attraverso l'economia domestica,

X.  considerando che i prestatori di cure e assistenza a domicilio rimangono discriminati per via del mancato conteggio dei loro anni di lavoro ai fini pensionistici e di altri diritti,

Y.  considerando che l'indigenza non deve rappresentare un fattore discriminante nell'ambito della solidarietà tra le generazioni e che anche le famiglie più povere intrattengono legami e espletano attività di solidarietà intergenerazionale,

Z.   ricordando che la discriminazione molteplice delle donne/madri e degli uomini/padri nel riconoscimento ufficiale del loro lavoro informale è legata a un insieme di fattori giuridici, sociali ed economici che vanno al di là del mero principio "a lavoro uguale, salario uguale" e che consiste soprattutto nel fatto che le donne/madri e gli uomini/padri sono obbligati a dover scegliere un'occupazione formalizzata per la semplice ragione del mancato riconoscimento del lavoro domestico, nonostante che l'occupazione formalizzata sia esposta al divario di retribuzione e perturbi l'equilibrio tra la realizzazione del progetto familiare e le ambizioni professionali,

AA. considerando che è necessario trasmettere un'immagine realistica delle persone anziane al fine di superare stereotipi negativi,

AB. considerando che le donne rappresentano la grande maggioranza della popolazione che invecchia e che la differenza di retribuzione tra uomini e donne nel corso della loro vita attiva si ripercuote negativamente sulle loro pensioni,

Riconoscimento del lavoro compiuto all'esterno del mercato dell'occupazione formalizzato

AC. considerando che la persona che dedica il suo tempo e le sue facoltà all'accoglienza e all'educazione dei figli o a farsi carico di una persona anziana dovrebbe avere un riconoscimento da parte della società e che tale obiettivo potrebbe essere raggiunto conferendole diritti propri, in particolare in materia previdenziale e pensionistica,

AD. considerando che il ruolo educativo dei genitori nei confronti dei figli e dei figli nei confronti delle persone anziane e non autosufficienti e il ruolo delle donne e degli uomini in quanto badanti di anziani e non autosufficienti è essenziale per il progresso del bene comune e dev'essere riconosciuto come tale per le politiche trasversali anche per le donne e gli uomini che scelgono liberamente di dedicarvisi pienamente o parzialmente,

Ruolo particolare dei "giovani pensionati"

AE. considerando che le persone di oltre cinquant'anni soffrono del mancato riconoscimento delle loro capacità professionali, che si esprime in particolare attraverso un tasso di disoccupazione maggiore tra questa popolazione,

AF. considerando che in numerosi Stati membri sono state attuate politiche di prepensionamento che hanno portato a creare una categoria di "giovani pensionati" che assai spesso, malgrado si trovino all'esterno del mercato del lavoro formalizzato, sono portatori di saperi, di competenze e di conoscenze necessarie al progresso della società e che occorre pertanto coinvolgerli grazie a politiche particolari calibrate su questo gruppo,

AG. considerando che la solidarietà tra le generazioni deve innanzitutto diventare un legame sociale per il bene di tutti, in quanto ogni generazione possiede qualcosa da tramandare,

AH. considerando che la maternità e l’utilizzo dei congedi da parte delle persone che lavorano sono ancora purtroppo fonte ricorrente e diffusa di inaccettabili discriminazioni,

AI. considerando che, a partire dall’ottobre del 2003, la Commissione europea ha aperto una consultazione con le parti sociali sul tema della conciliazione tra vita professionale, familiare e personale, consultazione che è arrivata alla seconda fase e si basa sull’importanza di concepire le politiche e gli strumenti che consentano di saldare un lavoro di qualità con le responsabilità di donne e di uomini nel lavoro a domicilio,

AJ. considerando che quasi sempre le politiche e gli strumenti di conciliazione tra vita professionale, familiare e personale – dal lavoro a tempo parziale ai congedi o ai servizi – sono percepiti come destinati esclusivamente alle donne piuttosto che a un'equilibrata ripartizione delle responsabilità,

AK.  considerando le proposte della Commissione sul miglioramento del congedo di maternità e della protezione della maternità nel lavoro autonomo,

AL. considerando inoltre che, tenuto conto dell'allungamento della durata della vita e al fine di consentire ai "giovani pensionati" che lo desiderino di conservare la loro integrazione sociale e la loro indipendenza finanziaria nei confronti delle proprie famiglie, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero promuovere politiche che consentano ai senior di mantenere il loro lavoro o di ritornare sul mercato del lavoro, soprattutto attraverso misure riguardanti il cumulo tra pensione e redditi da lavoro;

Responsabilità particolare nei confronti degli uomini/padri

AM. considerando il ruolo importante degli uomini nella realizzazione di un'autentica parità,

AN.  considerando che è importante valorizzare il ruolo rivestito dal padre nella trasmissione di un'immagine positiva della donna/madre,

AO.  facendo proprie le conclusioni della prima conferenza europea sul tema della paternità organizzata dalla presidenza austriaca del Consiglio a Vienna il 15 e 16 settembre 2004,

Stabilire condizioni favorevoli alla libera scelta che conduca all'equilibrio tra progetti familiari e ambizioni professionali

AP. considerando i principi di flessicurezza declinati al femminile, così come delineati nella risoluzione del Parlamento europeo del novembre 2007 e considerando che nella maggior parte delle regioni europee le ristrutturazioni degli orari di lavoro non sembrano essere di grande aiuto per le persone che hanno figli e che i dipendenti con figli a carico hanno minori possibilità di occupare posti di lavoro con orari flessibili rispetto a quelli senza figli[10],

AQ.  considerando che i progetti familiari, la vita privata e le ambizioni professionali possono essere integrati in modo armonioso solo nel caso in cui le persone interessate sono sul piano socio-economico, realmente libere di scegliere e godono del sostegno fornito dall'adozione di decisioni politiche e economiche a livello europeo e nazionale, senza che ne derivi uno svantaggio e sempreché siano disponibili le infrastrutture indispensabili,

AR. considerando che esiste il rischio di lavoro a tempo parziale "forzato" in particolare per le donne/madri, scelta che viene loro spesso imposta a causa della mancanza di strutture accessibili per la custodia dei bambini, così come esiste il rischio di diniego di trasformazione del lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale, finalizzato a rendere difficile se non impossibile la conciliazione tra vita professionale, vita familiare e vita personale,

Rendere visibile la creazione invisibile di ricchezze nazionali

1.   invita gli istituti di statistica degli Stati membri a valutare la possibilità di integrare in seno al sistema di contabilità nazionale il valore, ripartito per sesso, del lavoro invisibile nel settore della solidarietà tra le generazioni e il suo contributo al PIL nazionale;

2.   valuta positivamente la succitata comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2006 e le sue conclusioni orientate a migliorare la qualità della vita per tutti, in un contesto più favorevole alla libera realizzazione dei progetti familiari, mettendo l'accento sulla parità tra uomini e donne, nell'ambito degli obiettivi della strategia di Lisbona;

3.   ritiene fondamentale il contributo delle famiglie alla società e di conseguenza necessario il loro sostegno, evitando che sul singolo nucleo familiare ricada il peso delle sfide e dei cambiamenti in atto, sì da farne il principale ammortizzatore sociale disponibile di fronte alla disoccupazione, alla malattia, alla disabilità, e teatro di violenza;

4.   sottolinea che è necessario trovare soluzioni adeguate, di medio e lungo periodo, per evitare che per giovani e per donne si prospetti una inadeguatezza delle pensioni con conseguente maggiore rischio di povertà;

5.   osserva che nei vari paesi dell'Unione europea il numero dei nuclei familiari aumenta progressivamente, mentre se ne riduce l'ampiezza (famiglie monoparentali), che un numero crescente di bambini vive in famiglie ricomposte, che aumentano le adozioni di bambini non europei e che l'immigrazione si accompagna all'ingresso di nuove e diverse culture familiari;

6.   chiede di dedicare attente analisi alle ricerche che suggeriscono di passare dal contratto di lavoro al contratto di attività, in modo da tener conto della mobilità, dell'alternanza, dei cicli di vita e delle discontinuità tra lavoro professionale, autonomo e subordinato, formazione e lavoro a domicilio;

7.   chiede alle strutture e agli enti di ricerca di investire di più e meglio negli aspetti legati al miglioramento ecologico dei prodotti destinati all'infanzia, alla non autosufficienza e complessivamente all'uso domestico;

8.   chiede di trovare modalità che impediscano nel mercato del lavoro professionale ricadute negative sull'occupazione delle donne derivanti da interventi di sostegno, valorizzazione e valutazione del lavoro a domicilio, con particolare attenzione alla situazione dei paesi che già presentano un alto tasso di lavoro informale, di economia sommersa e di lavoro nero; chiede pertanto che si valuti l'impatto sulla società e sull'occupazione femminile delle misure di riconoscimento del lavoro a domicilio, anche sottoforma di computo figurativo ai fini pensionistici;

9.   sollecita Eurostat a valutare la possibilità di sviluppare misurazioni capaci di porre in luce il valore del lavoro invisibile nel settore della solidarietà tra le generazioni e il suo contributo al PIL dell'Unione e a collaborare strettamente a tal fine con la Banca mondiale, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e l'Ufficio internazionale del lavoro (UIL);

10. invita la Commissione a presentare iniziative concrete per avvalorare le competenze acquisite nell'esercizio dei compiti educativi, di servizio alle persone non autosufficienti e di gestione domestica, in modo che tali competenze possano essere prese in considerazione al momento del reinserimento nel mercato del lavoro; ricorda come la valutazione delle competenze trasversali sia parte fondamentale del cosiddetto "bilancio di competenze", secondo le migliori tradizioni delle sperimentazioni nazionali sui sistemi di incrocio tra domanda e offerta di lavoro;

11. invita la Commissione a condurre una campagna di sensibilizzazione e a varare progetti pilota che favoriscano la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini all'attività professionale e alla vita familiare;

12. esorta inoltre gli Stati membri a considerare orari flessibili di lavoro per i genitori (in seguito a libera scelta) e orari flessibili per le strutture di custodia per l'infanzia, per aiutare sia le donne che gli uomini a meglio conciliare la vita professionale con quella familiare;

13. invita gli Stati membri a prendere i provvedimenti necessari per il riconoscimento del lavoro informale e invisibile svolto nel settore della solidarietà tra le generazioni dalle donne/madri e degli uomini/padri, sul piano giuridico, sociale e economico (in particolare in materia di sicurezza sociale, di status professionale, di redditi e di pari opportunità tra uomini e donne);

14. invita gli esperti in scienze sociali ed economiche nonché in giurisprudenza, come pure in filosofia, antropologia, neuroscienze, scienze dello sviluppo del bambino e geriatria/gerontologia, ad elaborare una definizione più chiara delle varie denominazioni al fine di facilitarne la comprensione e limitarne gli abusi potenziali; raccomanda il varo di un programma di ricerca trasversale su scala europea volto a studiare le forme, l'intensità e le motivazioni interne della partecipazione al lavoro informale che non è ancora ufficialmente riconosciuto nell'animazione delle reti tra le generazioni nonché nella concessione di un finanziamento apposito; invita la Commissione e gli Stati membri a far uso dei risultati raggiunti per elaborare politiche migliori al riguardo;

15. invita la Commissione a promuovere negli Stati membri, a titolo di scambio delle migliori prassi, il modello del CESU (Chèque emploi service universel) destinato a facilitare i servizi di assistenza alla persona, che rappresenta attualmente uno dei migliori esempi di buone prassi da diffondere ed incoraggiare in tutti gli Stati membri;

16. chiede alla Commissione di monitorare le migliori prassi in materia di custodia e di farle conoscere in tutti gli Stati membri, al fine di dimostrare il ruolo centrale che svolgono i/le badanti nel campo della solidarietà tra le generazioni e di incoraggiare l'attuazione di una strategia per i/le badanti negli Stati membri;

17. chiede alla Commissione e agli Stati membri di tenere conto del formidabile potenziale rappresentato dai "giovani pensionati" sia dal punto di vista sociale che economico ed esorta la Commissione e gli Stati membri a favorire tutte le politiche di solidarietà intergenerazionale orientate al volontariato, attraverso l'integrazione dei senior in strutture associative o ONG,

Promuovere l'equilibrio tra progetti familiari e ambizioni professionali

18. invita gli Stati membri a sostenere e promuovere i programmi operativi varati dalla Commissione a titolo di Alleanza europea per le famiglie; chiede alla Commissione di intensificare lo sviluppo di strumenti destinati a sistematizzare lo scambio di buone prassi e la ricerca in tale settore;

19. invita i pubblici poteri a prendere i provvedimenti necessari per far sì che le lavoratrici madri e i lavoratori padri possano avere il sostegno delle politiche di conciliazione tra vita professionale, vita familiare e vita personale ed avere accesso ai relativi strumenti;

20. chiede agli Stati membri di sviluppare politiche di promozione delle attività multigenerazionali, come i "centri intergenerazionali" dove persone più anziane vengono retribuite per prendersi cura dei bambini;

21. invita gli Stati membri ad accordare la priorità ai regimi dei congedi (congedi parentali, congedo di adozione, congedo di solidarietà) applicabili alle persone che desiderano interrompere l'attività professionale per prendersi cura di una persona non autosufficiente;

22. esorta gli Stati membri a prevedere nelle loro politiche nazionali l'istituzione di un congedo di maternità di un anno, che consenta alle madri che lo desiderino di privilegiare il fondamentale legame relazionale con il loro bambino;

23. ritiene che occorra intervenire per migliorare il trattamento non solo del congedo di maternità, ma anche del congedo di paternità e dei congedi parentali, con particolare riferimento a quelli fruiti dal padre lavoratore, dato che in tutti gli Stati membri solo una piccola percentuale di uomini utilizza i congedi loro destinati;

24. insiste sul fatto che qualsiasi persona desiderosa di interrompere o di ridurre l'attività professionale formale per investirsi nella solidarietà tra le generazioni dovrebbe poter beneficiare di un orario flessibile di lavoro; invita pertanto le piccole e medie imprese a una cooperazione più volontarista e i pubblici poteri a una maggiore elasticità finanziaria nelle loro previsioni di bilancio in materia di aiuti di Stato;

25.  invita la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le parti sociali, ad avviare una revisione delle politiche di conciliazione fra vita familiare e vita professionale:

      -    garantendo che i costi della maternità non gravino sull'azienda, ma sulla collettività al fine di eliminare i comportamenti discriminatori in seno all'azienda e sostenere il rilancio demografico,

      -    migliorando l'accessibilità ai servizi di custodia e assistenza alle persone non autosufficienti (bambini, disabili e persone anziane) e la flessibilità degli stessi e definendo un numero minimo di strutture aperte anche durante la notte al fine di dare risposta sia alle esigenze lavorative che alla salvaguardia della vita privata;

26. accoglie con favore la proposta di dedicare un apposito articolo alla conciliazione tra vita professionale, familiare e personale nella direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro e segnala la necessità di tenerne conto nel momento in cui andrà regolata la durata settimanale dell'orario di lavoro e il lavoro di guardia;

27. chiede agli Stati membri di vigilare affinché qualsiasi persona che abbia sospeso temporaneamente la propria attività professionale per dedicarsi all'educazione dei bambini o per prodigare cure a persone anziane o non autosufficienti possa essere (re)inserita nel mercato del lavoro e mantenere il diritto alla reintegrazione nel suo vecchio posto e alla promozione professionale;

28. rileva che il reddito delle donne rimane l'elemento chiave per la loro autonomia economica e per una maggiore parità tra donne e uomini nella società;

29. insiste sul fatto che occorre rafforzare la solidarietà nei confronti delle generazioni più anziane, ma che essa deve operare anche nei confronti dei figli e dei giovani, in quanto, se da un lato gli anziani trasmettono la saggezza, il know-how e l'esperienza, i giovani dal canto loro sono portatori di energia, dinamismo, gioia di vivere e speranza,

30. considera che la solidarietà tra le generazioni va promossa mediante attente politiche fiscali (sottoforma di trasferimenti, deduzioni e detrazioni), interventi per l'età attiva, politiche abilitative, reti integrate di servizi per l'infanzia, le persone anziane, le persone disabili e non autosufficienti, valutando l'impatto positivo o negativo di talune scelte e sulla conciliazione tra vita professionale, vita familiare e vita personale;

31. rammenta alla Commissione e agli Stati membri che è necessario adottare misure positive a favore delle donne e degli uomini, in particolare al fine di facilitarne il ritorno al lavoro dopo un periodo dedicato alla famiglia (per l'educazione dei bambini e/o per prendersi cura di un genitore malato o disabile), favorendo politiche di (re)integrazione sul mercato del lavoro che consentano loro di ritrovare un'indipendenza finanziaria;

32. fa rilevare che i regimi pensionistici degli Stati membri riconoscono alle donne unicamente diritti derivati basati esclusivamente sulla carriera professionale dei mariti, per cui la maggior parte delle persone anziane che vivono in condizioni di povertà sono donne;

33. esorta gli Stati membri ad affrontare i fattori strutturali che contribuiscono alla disuguaglianza dei regimi pensionistici, fra cui l'organizzazione assistenziale e la conciliazione della vita familiare con quella professionale, le ineguaglianze nel mondo del lavoro, la differenza di retribuzione fra uomini e donne e la discriminazione diretta nel regime pensionistico derivante dal secondo e dal terzo pilastro;

34. invita gli Stati membri a promuovere una politica fiscale che tenga conto degli obblighi finanziari del nucleo familiare, in particolare dei costi della custodia dei bambini e delle persone anziane e non autosufficienti grazie a un regime fiscale o a un sistema di sgravi fiscali;

35. invita gli Stati membri a rivedere il loro sistema impositivo e a stabilire aliquote di tassazione basate sui diritti individuali e chiede conseguentemente l'individualizzazione dei diritti pensionistici e dei diritti previdenziali;

36.  esorta le istituzioni e gli Stati membri, al fine di dare attuazione al principio di parità tra donne e uomini, ad adottare misure specifiche a favore delle donne per rimediare a situazioni manifeste di disuguaglianza di fatto rispetto agli uomini; ritiene che misure di questo tipo, che dovrebbero applicarsi finché persistono tali situazioni, dovrebbero essere ragionevoli e in ogni caso proporzionate agli obiettivi da perseguire;

37. chiede alle autorità nazionali e locali di sviluppare programmi rivolti ai giovani che includano la dimensione intergenerazionale, in modo che le giovani generazioni comprendano che gli attuali livelli di prosperità e di benessere sono dovuti agli sforzi e ai sacrifici delle generazioni precedenti;

38. invita le istituzioni europee e tutte le pubbliche autorità a tenere conto del principio della parità tra donne e uomini in sede di adozione e attuazione di normative o di elaborazione di politiche pubbliche e, in generale, nello svolgimento di ogni loro attività;

39. chiede ai mezzi di comunicazione di prestare costantemente un'attenzione positiva alle relazioni tra le generazioni nell'affrontare le questioni intergenerazionali attraverso dibattiti tra le differenti fasce d'età e, più in generale, rappresentando in maniera positiva il contributo apportato dalle generazioni più anziane alla società;

40. afferma che il principio della parità di trattamento e di opportunità va preso in considerazione nelle politiche economiche, occupazionali e sociali, poiché ciò aiuta a prevenire la segregazione nel mercato del lavoro eliminando le differenze di retribuzione, stimolando fortemente l'imprenditorialità femminile e valorizzando il lavoro svolto dalle donne, segnatamente quello domestico;

41. ritiene essenziale, in considerazione dei cambiamenti dei modelli familiari e del graduale inserimento delle donne nel mondo del lavoro, riformare il tradizionale sistema di assistenza per le persone non autosufficienti; raccomanda che gli Stati membri estendano e rafforzino la protezione offerta dai loro servizi sociali in modo da garantire che il diritto di realizzare le proprie aspirazioni possa sempre essere esercitato in condizioni di uguaglianza e che le persone non autosufficienti spossano ricevere effettiva assistenza;

* * *

42. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato economico e sociale europeo, nonché ai parlamenti e agli organismi statistici degli Stati membri, all'OIL, all'OCSE e al PSNU.

BREVE MOTIVAZIONE

(1) La definizione della nozione di "lavoro" nel quadro della strategia di Lisbona risulta essere inadeguata e verte esclusivamente sul lavoro retribuito formale. Pertanto una parte rilevante del valore aggiunto sociale ed economico negli Stati membri dell’UE non viene riconosciuto.

Le molteplici interpretazioni del concetto di "lavoro" dovrebbero essere adeguate alle nuove esigenze della politica dell’occupazione europea. Il contesto sociale in cui è inserita un’attività determina se quest’ultima può essere riconosciuta quale "lavoro retribuito formale".

La relazione di iniziativa del Parlamento europeo è incentrata sul giusto riconoscimento sociale ed economico delle attività svolte sia dalle donne sia dagli uomini e che non costituiscono "lavoro retribuito formale".

La relatrice insiste sul fatto di riconoscere e integrare nei sistemi di contabilità nazionale (SCN) degli Stati membri, oltre al lavoro retribuito formale tradizionale, anche le numerose forme di lavoro non remunerato effettuato da donne e uomini soprattutto nel settore delle attività di volontariato, del lavoro domestico e familiare.

(2) Il riconoscimento del lavoro non retribuito è una questione di giustizia

"Chi alleva maiali è un membro produttivo della società, chi educa uomini è un membro improduttivo della società". Così sosteneva centocinquant’anni fa l’economista tedesco Friedrich List. Il lavoro non retribuito svolto all’inizio del ventunesimo secolo da donne e uomini in termini di educazione dei figli, assistenza agli anziani a domicilio, nonché di solidarietà tra le generazioni e lavoro per la comunità, non è riconosciuto quale lavoro economico.

Sono discriminati le donne o gli uomini che scelgono liberamente di realizzarsi personalmente investendo nella formazione delle capacità umane delle generazioni future, nell’assistenza alle persone non autosufficienti (a prescindere dalla loro età o grado di autosufficienza) o ancora nel sostegno a reti di solidarietà tra le generazioni[1]. Nessuna statistica degli SCN prende in considerazione questo impegno peraltro tangibile. Gli statistici che si occupano del fattore lavoro lo ignorano. Se non inserito in una statistica, il lavoro informale compiuto dalle donne non viene riconosciuto, benché tutti gli osservatori siano concordi nel confermare la sua esistenza reale nella vita quotidiana.

Il Rapporto mondiale sullo sviluppo umano 1995 dedicato allo studio di "La rivoluzione della parità tra i sessi"[2] inizia con la seguente constatazione: La traduzione in termini monetari del lavoro effettuato dalle donne al di fuori del mercato rappresenta più di una questione di giustizia. (...) Se considerassimo le attività umane come delle transazioni commerciali, stimate in funzione dei salari e delle retribuzioni vigenti, otterremmo delle stime monetarie colossali.[3]

(3) L’approccio economico del premio Nobel Gary Becker

La produzione all’interno delle famiglie rappresenta una componente significativa della produzione economica di un paese. Tuttavia, il lavoro domestico non è incluso tra i beni e i servizi che costituiscono il PIL. Questo comporta una sottovalutazione delle donne sulle quali ricade la maggior parte della produzione domestica. Le famiglie e altri nuclei familiari in pratica sono paragonabili a piccole aziende che producono numerosi beni e servizi utili anche nei paesi più avanzati. Esse si assumono il compito di educare i figli, preparare i pasti, offrire sicurezza, assistere i familiari malati, nonché fornire cure e assistenza alle persone anziane, e svolgere numerosi altri compiti fondamentali. Le donne dedicano più del 70 percento del loro tempo complessivo a tali attività - persino in paesi egualitari come ad esempio la Svezia. ... Alcune esponenti femministe sostengono fermamente che se il PIL prendesse in considerazione il lavoro domestico si aumenterebbe la "consapevolezza" delle donne, in particolare nei paesi meno sviluppati. ... Altre femministe invece non sono favorevoli all’idea di riconoscere in maniera esplicita la produzione delle casalinghe poiché questo interferirebbe con il loro obiettivo di fare in modo che le donne casalinghe abbiano accesso al mercato del lavoro. ... È giunto il momento di riconoscere che il lavoro domestico rappresenta una parte dei beni e dei servizi che generano il PIL. La lunga giornata lavorativa che implica il lavoro domestico mette in evidenza come la produzione all’interno delle famiglie rappresenti una percentuale cospicua della produzione complessiva di un paese. Infine, il lavoro domestico figura nei calcoli del PIL se una famiglia assume una persona responsabile della cura dei bambini, della pulizia della casa e della cucina, mentre non è preso in considerazione se tali compiti sono svolti da un genitore. Le modalità per quantificare e misurare la produzione all’interno delle famiglie sono diverse. ... Il valore del lavoro domestico infatti può essere calcolato mediante i costi generati se, in alternativa al lavoro effettuato dai genitori, si acquistassero servizi sul mercato. ... Il riconoscimento del lavoro domestico nel calcolo del PIL contribuirebbe a migliorare l’autostima delle donne e degli uomini che decidono di restare a casa per prendersi cura dei figli, assistere le persone anziane e svolgere altri lavori domestici. Un tale riconoscimento inoltre fornirebbe un quadro più preciso del PIL e della crescita economica e potrebbe portare a un’interpretazione differenziata della politica statale che determina la suddivisione in lavoro domestico e lavoro retribuito.[4]

(4) Modernizzare le statistiche e adeguare gli SCN: rendere sostenibile il concetto di lavoro e riconoscere il lavoro non retribuito femminile e maschile di solidarietà tra le generazioni

Nell'ambito degli SNC la definizione del lavoro deve essere rivista per integrarvi d’ora innanzi il lavoro non retribuito. La validità delle statistiche potrebbe essere rafforzata grazie a una migliore comprensione delle attività delle donne e del loro comportamento sul mercato del lavoro. Un raffronto il più preciso possibile basato su parametri politicamente neutri che vertano sugli atteggiamenti di uomini e donne nei confronti del lavoro metterebbe in luce i punti di forza e di debolezza delle statistiche e fornirebbe indicazioni valide sugli elementi da migliorare e sulle modalità per ottenere tale risultato.

Un’iniziativa di questo genere sarebbe giustificata anche per altri motivi. Da un lato, gli utenti delle statistiche, quali gli analisti del mercato e i responsabili politici, disporrebbero di informazioni molto più complete, fattore non irrilevante in quanto gli uomini esercitano spesso professioni molto diverse da quelle delle donne e i mutamenti che si verificano nel mercato del lavoro non li coinvolgono allo stesso modo. Dall’altro lato, gli utenti avrebbero la possibilità di comprendere e di analizzare la posizione particolare delle donne, nonché i vincoli propri della loro situazione in opposizione a quella degli uomini. Ciò fornirebbe argomentazioni più valide a favore dell’uguaglianza di genere sul mercato del lavoro. Il contributo delle donne è sistematicamente sottovalutato e falsato, favorendo in tal modo una visione deformata dell’economia di un paese e delle sue risorse umane, e quindi il protrarsi del circolo vizioso della disparità di trattamento tra uomini e donne, aggravata da politiche e programmi inadeguati. È quindi fondamentale stabilire quali elementi debbano contenere le statistiche del lavoro per mettere in evidenza tutte le analogie e differenze che esistono tra la situazione degli uomini e quella delle donne sul mercato del lavoro, con l’intento di offrire alle donne una scelta effettiva senza discriminazioni, secondo le fasce di età e il loro ciclo di vita, e la migliore realizzazione per loro stesse a favore del bene comune della società a ogni livello.

(5) Promuovere la giustizia e la libertà di scelta

La discriminazione multipla nei confronti del lavoro non retribuito è correlata all’opposizione tra la logica del mercato e la logica della natura umana. Secondo la logica economica del mercato, tutti i cittadini in età fertile devono essere integrati nel mercato del lavoro. La logica della natura umana ci insegna tuttavia che un neonato ha semplicemente bisogno della propria madre e del proprio padre per poter sviluppare le sue capacità umane[5]. Le politiche europee non si sono totalmente adattate a queste esigenze pratiche umane. La compatibilità tra la vita professionale e la vita familiare delle famiglie non viene tuttora garantita, questi due spazi e i relativi tempi non sono considerati insieme in maniera globale.

Alle donne e agli uomini è stato concesso di accedere all’attività professionale formalizzata senza che fossero adeguate le modalità di funzionamento delle imprese.

Le diverse alternative attorno alle quali si articola la scelta tra il lavoro formale e quello non retribuito non producono gli stessi effetti nelle loro conseguenze. Da quando le donne e gli uomini vogliono scegliere tra un lavoro formale, denominato comunemente "carriera professionale", e un lavoro non retribuito, come quello generalmente chiamato "promozione delle capacità umane e della solidarietà tra generazioni", la discriminazione multipla latente si incarna nell’obbligo di scegliere tra due alternative che non sono riconosciute come equivalenti sul piano economico[6].

La società è pertanto chiamata a fare in modo che le donne e gli uomini possano liberamente scegliere tra le due possibilità ciascuna delle quali ha la sua ragione di essere, in una visione più ampia di quella del mercato. La sfida si articola attorno all’esigenza di far fronte alla logica economica del mercato libero da ogni obbligo e di promuovere il bene comune e l’avvenire della società imperniato sulla realizzazione della persona umana. Il SCN e il PIL degli Stati membri non contengono nessun indice di felicità e di qualità della vita delle persone nelle loro diverse relazioni sociali. L’aumento del reddito nazionale non si traduce necessariamente in un aumento del benessere collettivo. Non è un caso se le comunità scientifiche delle scienze sociali ed economiche ultimamente si siano tanto interessate a definire un indice che tenga veramente conto del benessere delle persone in ciascun paese[7].

  • [1]  ARN, Christoph, Hausarbeitsethik: Strukturelle Probleme und Handlungsmöglichkeiten rund um die Haus- und Familienarbeit in sozialethischer Perspektive, Verlag Ruegger, Chur/Zürich, 2000; KREBS, Angelika, Arbeit und Liebe. Die philosophischen Grundlagen sozialer Gerechtigkeit, Frankfurt/Main: Suhrkamp, 2002;
  • [2]  http://hdr.undp.org/en/reports/global/hdr1995/chapters/french/ ; notamment chapitre 4
  • [3]  http://hdr.undp.org/en/media/hdr_1995_fr_ensemble.pdf , p. 6
  • [4]  Becker, Gary : Hausarbeit - Das fehlende Stück am ökonomischen Kuchen (veröffentlicht am16.10.1995), in : Die Ökonomik des Alltags. Tübingen: Mohr Siebeck, 1998. (Original: The economics of life. From baseball to affirmative action to immigration law, how real-world issues affect our everyday life, New York :McGraw-Hill, 1997; Einheitssacht. : The economics of life)
  • [5]  Verwiesen sei auf die Arbeit von Donald W. Winnicott. Vgl. DAVIS, Madeleine et WALLBRIDGE, David: Boundary and Space. An introduction to the work of D.W. Winnicott, Brunner/Mazel (New York) and H. Karnac (London), 1981; Französische Übersetzung: Winnicott, Introduction à son oeuvre, Paris: PUF, 1992; Eine zeitgenössische Betrachtung: LIMINSKI, Jürgen und LIMINSKI Martine, Abenteuer Familie: Erfolgreich erziehen: Liebe und was sonst noch nötig ist, Augsburg: Sankt Ulrich, 2002; LIMINSKI, Jürgen, Die verratene Familie. Politik ohne Zukunft, Augsburg: Sankt Ulrich, 2007;
  • [6]  NUSSBAUM, Martha, Women and Human development, The capabilities approach, Cambridge University Press, 2000, Französische Übersetzung: Femmes et développement humain: L'approche des capabilités, Paris: Des femmes - Antoinette Fouque, 2008.
  • [7]  Siehe die jüngsten Arbeiten der Statistiker der Internationalen Arbeitsorganisation und der Weltbank. Im Internet findet sich eine verständlich aufbereitete Website, auf der das statistische Prinzip erklärt wird:   http://swz.salary.com/momsalarywizard/htmls/mswl_momcenter.html

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

2.12.2008

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

14

0

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Edit Bauer, Ilda Figueiredo, Věra Flasarová, Claire Gibault, Lissy Gröner, Urszula Krupa, Pia Elda Locatelli, Astrid Lulling, Siiri Oviir, Zita Pleštinská, Anni Podimata, Teresa Riera Madurell, Raül Romeva i Rueda, Anne Van Lancker, Corien Wortmann-Kool, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Donata Gottardi

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Juan Andrés Naranjo Escobar