RELAZIONE sulla complementarietà e il coordinamento della politica di coesione e delle misure di sviluppo rurale
3.2.2009 - (2008/2100(INI))
Commissione per lo sviluppo regionale
Relatore: Wojciech Roszkowski
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sulla complementarietà e il coordinamento della politica di coesione e delle misure di sviluppo rurale
Il Parlamento europeo,
– visti gli articoli 158 e 159 del trattato CE,
– visto il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione, in particolare l'articolo 9[1],
– visto il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)[2],
– vista la decisione 2006/702/CE del Consiglio del 6 ottobre 2006 relativa agli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione[3],
– vista la decisione 2006/144/CE del Consiglio del 20 febbraio 2006 relativa agli orientamenti strategici della Comunità per lo sviluppo rurale (periodo di programmazione 2007-2013)[4],
– vista l'Agenda territoriale dell'Unione europea e il Primo programma d'azione per l'attuazione dell'Agenda territoriale dell'UE,
– visti i lavori della Commissione in preparazione di un Libro verde sulla coesione territoriale,
– visto lo studio dell'Osservatorio in rete dell'assetto territoriale europeo (ORATE) dal titolo "Il futuro del territorio: scenari territoriali per l'Europa",
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (A6‑0042/2008),
A. considerando che la nozione di zone rurali è stata definita dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e che tale definizione comprende elementi quali la bassa densità demografica e la mancanza di accesso ai servizi, che tale definizione viene utilizzata dalla Commissione per identificare e delineare gli obiettivi di sviluppo di tali zone,
B. considerando che le zone rurali differiscono notevolmente da uno Stato membro all'altro e che mentre in talune regioni degli Stati membri le zone rurali hanno conosciuto una crescita demografica ed economica, gli abitanti di molte di queste zone stanno migrando verso zone urbane o stanno cercando di riqualificarsi, creando così sfide immense per le zone rurali,
C. considerando che le zone rurali coprono fino all'80% del territorio dell'UE,
D. considerando che le zone rurali intermedie, che sono caratterizzate da una struttura economica simile a quella delle aree urbane adiacenti, differiscono dalle zone prevalentemente rurali, periferiche o isolate,
E. considerando che uno degli obiettivi di sviluppo dell'Unione consiste nel promuovere il progresso economico e sociale e un elevato livello di occupazione nonché nel raggiungere uno sviluppo equilibrato e sostenibile,
F. considerando che la coesione economica, sociale e territoriale dell'UE può essere rafforzata attraverso lo sviluppo economico, la promozione delle opportunità occupazionali nelle zone rurali e urbane e garantendo la parità di accesso ai servizi pubblici,
G. considerando che la riforma della politica strutturale per gli anni 2007-2013 ha determinato cambiamenti a livello della struttura dei Fondi e nei criteri di ripartizione degli aiuti a titolo di questa politica, nonché la creazione del nuovo Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) legato alla politica agricola comune (PAC) e sganciato dalla politica di coesione,
H. considerando che già in passato i programmi LEADER hanno dimostrato come si possa promuovere con successo lo sviluppo delle regioni mediante gli strumenti di politica regionale,
I. considerando che è di importanza cruciale per il successo del FEASR assicurare la complementarietà fra le attività cofinanziate dal FEASR e quelle cofinanziate dai Fondi strutturali per far sì che gli aiuti provenienti da vari fondi, in particolare la Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), dai Fondi di coesione (FC) e dal Fondo sociale europeo (FSE) siano adeguatamente coordinati e ne sia garantita la complementarietà,
J. considerando che la creazione del FEASR, la separazione dei finanziamenti di sviluppo regionale dalla politica di coesione e dalla prospettiva più ampia di sviluppo regionale non deve far sì che taluni obiettivi (ad esempio protezione dell'ambiente, trasporti e istruzione) siano doppioni o vengano puramente e semplicemente trascurati,
K. considerando che il costante trasferimento di risorse tra il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e il FEASR porta ad incertezze di pianificazione sia per gli agricoltori che per i promotori di progetti di sviluppo rurale,
L. considerando che a causa delle restrizioni di bilancio c'è il rischio che i mezzi disponibili nell'ambito del FESR vengano utilizzati in gran parte per rafforzare la competitività economica concentrata nei centri urbani più importanti o nelle regioni più dinamiche, mentre le risorse del FEASR sono principalmente destinate al miglioramento della competitività dell'agricoltura - settore che continua a rappresentare il motore dell'economia delle zone rurali - nonché al sostegno delle attività non agricole e dello sviluppo delle PMI in tali aree, donde la necessità di un più stretto coordinamento per assicurare una copertura totale delle aree in questione,
M. considerando che le PMI, e soprattutto le microimprese e le imprese artigiane, svolgono un ruolo essenziale per il mantenimento della vita economica e sociale nelle campagne e per la garanzia della loro stabilità,
N. considerando che gli obiettivi della politica di sviluppo rurale non devono essere in contraddizione con quelli di Lisbona, fintantoché tale sviluppo si basa sul meccanismo della competitività relativa (migliore efficienza dei costi), in particolare nell'industria locale di trasformazione agroalimentare e in relazione allo sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI) e delle infrastrutture e dei servizi come il turismo, l'istruzione o la protezione dell'ambiente,
O. considerando l'opportunità di riconoscere il rapporto naturale che intercorre fra politica agricola e politica di sviluppo rurale e la loro complementarietà,
1. ritiene che i criteri tradizionali utilizzati per distinguere le zone rurali da quelle urbane (più scarsa densità demografica e livello di urbanizzazione) potrebbero non essere sempre sufficienti per dare una visione completa della situazione; ritiene pertanto che si debba esplorare anche la possibilità di aggiungere altri criteri e chiede alla Commissione di presentare un’analisi e proposte concrete in materia;
2. è convinto che, date le disparità considerevoli tra le zone rurali nei vari Stati membri, e poiché rappresentano fino all'80% circa del territorio UE, è necessario adottare ed attuare un approccio adeguato mirato e integrato per il loro sviluppo durevole teso a livellare le disparità esistenti e a promuovere il dinamismo economico delle zone sia urbane che rurali; sottolinea la necessità di destinare adeguati finanziamenti alle azioni corrispondenti;
3. ricorda a tale proposito che tutte le regioni dell'Unione europea nel suo insieme, comprese le zone rurali e remote, dovrebbero in linea di principio beneficiare delle medesime opportunità di sviluppo per evitare di aggravare l'esclusione territoriale delle aree più svantaggiate;
4. sottolinea che in numerose zone rurali le difficoltà di accesso ai servizi pubblici, la mancanza di lavoro e la piramide di età riducono il potenziale di sviluppo soprattutto a favore dei giovani e delle donne;
5. osserva che, in alcune zone, non esistono alternative a determinate forme di produzione agricola, che in molti casi devono essere sostenute a ogni costo per motivi ambientali e di politica regionale, soprattutto in regioni agricole isolate o montane colpite dalla desertificazione;
6. ricorda che il Consiglio europeo di Göteborg il 15 e 16 giugno 2001 ha ampliato gli obiettivi di Lisbona ai concetti di durabilità e di coesione e che la politica di sviluppo rurale mira per l'appunto a pervenire a un'agricoltura sostenibile, al mantenimento di attività rurali non agricole, alla valorizzazione dei potenziali di sviluppo locale, alla protezione dell'ambiente, all'assetto equilibrato dei territori e allo sviluppo delle PMI;
7. è convinto che una corretta attuazione della politica di sviluppo rurale, in vista dello sviluppo sostenibile a lungo termine delle zone rurali, esige che si tenga conto delle risorse naturali e delle specificità delle regioni, tra cui la protezione, il potenziamento e la gestione del patrimonio rurale, e lo sviluppo di collegamenti e interazioni con le zone urbane;
8. sottolinea inoltre l'importanza di valutare aree di attività economica alternativa e le opportunità che derivano da quelle aree per la diversificazione delle attività occupazionali della popolazione;
9. ritiene che, per affrontare le sfide future, le zone rurali necessitino di una politica di sviluppo equilibrata che integri tutti gli attori economici e sociali, comprese le piccole e microimprese attive nei settori della produzione e dei servizi, dato il loro ruolo nello sviluppo locale integrato;
10. ritiene che, per quanto riguarda i nuovi Stati membri, la politica di sviluppo rurale debba essere finalizzata al miglioramento dell'efficienza dell'agricoltura e alla riduzione del divario di sviluppo economico tra campagna e città, sostenendo, tra l'altro, le attività non agricole; obiettivo conseguibile anche tramite i Fondi strutturali;
11. plaude alle ambizioni stabilite durante la Seconda conferenza europea sullo sviluppo rurale svoltasi a Salisburgo nel 2003, ma deplora il fatto che i finanziamenti concessi nel quadro del II pilastro della PAC attraverso le ultime prospettive finanziarie siano stati ridotti in modo significativo, rischiando l'inefficacia e creando una divisione tra agricoltori e residenti rurali;
12. sottolinea l'esigenza di elaborare una strategia di sviluppo rurale coerente a lungo termine, allo scopo di favorire un utilizzo quanto più possibile efficiente ed efficace di tutti i finanziamenti disponibili.
13. invita gli Stati membri e le autorità regionali a formulare in cooperazione con la Commissione e d'intesa con le autorità competenti e le organizzazioni che rappresentano la società civile, una strategia trasparente di sviluppo rurale sostenibile di lungo periodo ai livelli nazionale e regionale intesa a individuare chiaramente le priorità e gli obiettivi in materia di sviluppo rurale e garantire l’adeguamento, il coordinamento e la complementarietà degli aiuti provenienti dalle varie fonti di finanziamento disponibili;
14. invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali ad associare direttamente le organizzazioni rappresentative delle PMI, delle microimprese e delle imprese artigiane all'identificazione di tali priorità, onde rispondere al meglio elle esigenze e alle attese delle imprese;
15. riconosce l'enorme importanza del ruolo di identificazione e soluzione di problemi specifici nelle zone rurali svolto dalla politica di sviluppo rurale e ritiene che l'istituzione del FEASR per il secondo pilastro della PAC rappresenti un tentativo di darsi un’impostazione flessibile, strategica, tematica ed integrata per dare risposta alla diversità di situazioni e di proporzioni delle sfide che le zone rurali dell’UE si trovano ad affrontare, e di semplificare le procedure di finanziamento e far sì che i finanziamenti siano concentrati su queste aree;
16. ricorda che agli Stati membri è stato chiesto di preparare, per il corrente periodo di programmazione, due documenti strategici: un Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale (FEASR) e un Quadro strategico nazionale di riferimento per la politica regionale (Fondi strutturali); ricorda anche che gli Stati membri sono stati invitati ad attivare sinergie e ad istituire meccanismi di coordinamento operativo fra i vari fondi; si rammarica tuttavia che in tale processo ci si sia preoccupati soprattutto di assicurare la delimitazione rispettiva dei vari fondi e programmi anziché attivarne sinergie;
17. ritiene che l’efficienza della politica di sviluppo rurale si potrà ottenere solo se le misure attuate a titolo del FEASR e della politica di sviluppo regionale vengono coordinate e sono complementari, in modo da evitare doppi finanziamenti e lacune; nota con preoccupazione l'insufficiente coordinamento fra codeste azioni nel corso dell’attuale periodo di programmazione nei singoli Stati membri; chiede pertanto alla Commissione di proporre riforme volte a garantire un migliore coordinamento programmatico e una migliore attuazione delle misure cofinanziate nel quadro della politica di coesione e della PAC; riconosce che la riforma post 2013 della PAC e dei Fondi strutturali UE offrirà un’opportunità di riesaminare la relazione tra sviluppo rurale da un lato e politica agricola e politica di coesione dall’altro;
18. riconosce che il ruolo principale della politica di sviluppo rurale è di continuare a mantenere la popolazione nelle campagne con un tenore di vita dignitoso;
19. considera che l'approccio volto a separare lo sviluppo rurale dalla politica di coesione con la creazione del FEASR va sorvegliato da vicino per valutarne il vero impatto sullo sviluppo delle zone rurali; nota che il nuovo sistema è stato introdotto nel 2007 e che è pertanto troppo presto per trarre conclusioni sul futuro di questa politica comunitaria;
20. sottolinea che una delle priorità della politica di sviluppo rurale è di proporre misure che non costringano la gente delle campagne ad abbandonare l'agricoltura e che contribuiscano anche a promuovere la competitività delle imprese, l'agricoltura biologica e ad esempio prodotti e bevande tradizionali di alta qualità;
21. nota con interesse che l'Asse 3 e l'Asse 4 (LEADER) del secondo pilastro della PAC (politica di sviluppo rurale), che rappresentano il 15% del totale della spesa del FEASR, riguardano attività extra-agricole rivolte principalmente alla diversificazione delle economie rurali; ritiene, data la natura degli interventi finanziati a titolo di questi Assi, simili ad alcune azioni finanziate dai Fondi strutturali, che vi sia il rischio di una sovrapposizione di politiche;
22. sottolinea tuttavia la necessità di tener conto soprattutto delle prospettive degli addetti al settore agricolo, che devono restare il target privilegiato delle misure di sostegno a titolo della politica di sviluppo rurale;
23. sottolinea l'importanza del sostegno dato ai giovani agricoltori per farli restare sulla loro terra, anche se non dediti esclusivamente alla produzione agricola, mediante incentivi per lo sviluppo e per altre attività quali l'agriturismo e mediante il rafforzamento delle PMI nelle zone rurali;
24. ritiene che gli obiettivi principali della politica di sviluppo rurale possano essere ottenuti soltanto se questa politica riceve adeguati finanziamenti da utilizzare conformemente alle priorità stabilite per le zone rurali e che i fondi raccolti attraverso la modulazione debbano essere ridistribuiti alle comunità agricole attive;
25. è dell'avviso che il coordinamento della politica strutturale con gli interventi di sviluppo rurale permetta di realizzare progetti ad alto valore aggiunto europeo; vede in tale coordinamento un'opportunità di valorizzazione duratura delle zone rurali, ad esempio tramite interventi infrastrutturali o misure di protezione ambientale;
26. chiede alla Commissione di presentare dati e stime dettagliate relative all'utilizzazione del FEASR e dei Fondi strutturali nelle zone rurali e di esaminare le sinergie realizzabili tra FEASR e Fondi strutturali in termini di finanziamenti disponibili per le zone rurali;
27. invita la Commissione a valutare se i programmi di politica regionale possano permettere di offrire agli agricoltori un reddito certo, ad esempio affidando loro attività di protezione dell'ambiente, di conservazione della natura e di tutela del paesaggio;
28. sottolinea che le principali sfide in materia di coesione territoriale restano lo sviluppo sostenibile, il livello di reddito per abitante, l’accessibilità, l'accesso ai beni e ai servizi pubblici e lo spopolamento delle campagne e che sostenere le attività non agricole nelle regioni rurali costituisce il mezzo più efficace di realizzarli;
29. chiede alla Commissione e agli Stati membri di tenere conto sistematicamente delle zone rurali nelle politiche UE e di offrire adeguato sostegno a progetti di sviluppo del capitale umano, in particolare attraverso l’offerta di opportunità di formazione per imprenditori agricoli e non agricoli nelle zone rurali, con particolare accento sulle giovani donne, con l’obiettivo di promuovere l’occupazione e la creazione di posti di lavoro;
30. sottolinea che lo sviluppo nelle zone rurali richiede una maggiore attenzione e un più forte sostegno per la preservazione del paesaggio naturale ed agricolo, l'ecoturismo, la produzione e l'utilizzo di energia rinnovabile ed iniziative locali come i piani di approvvigionamento locale di prodotti alimentari di qualità e i mercati di agricoltori locali;
31. richiama l’attenzione sul ruolo che svolgono le piccole e medie imprese nello sviluppo rurale e il contributo da esse fornito alla convergenza ai livelli regionale e locale; invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali e locali a porre l'accento sul rafforzamento della competitività assistendo anche altri settori produttivi, ed a incoraggiare lo spirito d'impresa nelle zone rurali sopprimendo segnatamente gli ostacoli amministrativi e giuridici, fornendo infrastrutture IT adeguate e incrementando gli incentivi per l'avvio di nuove attività imprenditoriali e anche per offrire maggiore supporto alle attività non agricole promuovendo la diversificazione economica in queste aree;
32. ancora una volta richiama l'attenzione del Consiglio, della Commissione, degli Stati membri e delle autorità locali sull'immensa posta in gioco rappresentata dall'annunciata scomparsa di diversi milioni di piccole imprese nelle zone rurali con tutte le conseguenze per l'occupazione e dunque per la stabilità delle aree rurali; chiede che vengano adottate misure a tutti i livelli in stretta cooperazione con le parti economiche e sociali;
33. riconosce che le difficoltà connesse all'attuazione dello sviluppo rurale attengono alle interferenze tra le politiche settoriali e la politica di coesione territoriale e tra le loro rispettive dimensioni economiche e sociali, oltre che ai numerosi modelli organizzativi di ripartizione delle competenze e al coordinamento delle azioni a livello degli Stati membri, a questo proposito, sottolinea ancora una volta la necessità di creare sinergie tra il FEASR e i Fondi strutturali e di coesione e chiede alla Commissione di assistere le autorità nazionali, regionali e locali nel rendersi adeguatamente conto delle possibilità offerte da questi strumenti finanziari; chiede agli Stati membri di garantire il dialogo tra autorità di gestione in modo da creare sinergie tra gli interventi dei differenti fondi e potenziarne l’efficacia;
34. è del parere che preliminarmente alla riforma del finanziamento rurale, la Commissione debba svolgere una valutazione dettagliata di tutte le politiche settoriali che hanno un impatto sulle zone rurali, e in particolare la PAC e la politica regionale, nell'ambito della coesione territoriale e che venga definita una serie di buone pratiche attinenti alla politica di sviluppo rurale nel suo insieme;
35. invita il Consiglio a convocare una sessione informale e congiunta dei ministri competenti per l'agricoltura e la politica regionale per discutere sui migliori mezzi di coordinamento tra politica di coesione e misure di sviluppo rurale, e ad invitare a detta sessione gli organi consultivi dell'UE (Comitato delle regioni e Comitato economico e sociale europeo), come pure i rappresentanti delle autorità regionali e locali;
36. chiede alla Commissione di creare un gruppo di lavoro ad alto livello entro il 2011 come parte del controllo dello "stato di salute" della PAC (Health Check) che presenti proposte per garantire il futuro dell'economia rurale e di quanti vivono nelle zone rurali dopo il 2013;
37. invita la Commissione ad istituire o consolidare una reale governance e una partnership a tutti i livelli, coinvolgendo direttamente tutte le parti interessate, comprese le PMI e le microimprese, e le parti economiche e sociali, al fine di definire le priorità di azione più adatte alle esigenze di sviluppo delle zone rurali;
38. osserva che il processo di sviluppo rurale deve essere riconciliato con gli interessi delle aree suburbane e strettamente coordinato con la promozione dello sviluppo urbano, e insiste sul fatto che le sinergie fra politiche di sviluppo rurale ed urbano non sono né adeguate né efficaci;
39. riconosce il potenziale della comunità rurale nell’apportare un contributo positivo all'ambiente attraverso una partecipazione ad attività ecocompatibili e allo sviluppo di fonti energetiche alternative come i biocombustibili, in particolare se si considerano le quattro nuove sfide enunciate nel quadro della verifica dello stato di salute della PAC (Health Check), tra cui la biodiversità e le energie rinnovabili;
40. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
MOTIVAZIONE
La riforma della politica strutturale per il periodo 2007-2013 ha comportato alcune modifiche a livello strutturale dei fondi e dei principi di distribuzione degli aiuti per loro tramite.
La creazione del nuovo Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che sarà d'ora in poi legato alla politica agricola comune (PAC), rappresenta una delle modifiche significative.
Se, nelle prospettive finanziarie per il 2000-2006, i mezzi destinati allo sviluppo rurale (SR) erano legati ai Fondi strutturali e alla politica di coesione, separandoli in questo modo dai mezzi destinati alla PAC, nel nuovo quadro finanziario per il 2007-2013 il FEASR è diventato parte integrante di una rubrica collegata alla PAC e, pertanto, è stato separato dalla politica di coesione.
Nelle intenzioni dei legislatori, il fatto di separare il FEASR dagli altri Fondi strutturali e di collegarlo alla PAC doveva migliorare l'utilizzo degli aiuti provenienti da tali fondi e facilitare l'attuazione di un approccio integrato nelle zone rurali.
La condizione necessaria per garantire il successo di queste modifiche era rappresentata tuttavia dall'adeguato coordinamento degli aiuti provenienti da fondi diversi, in particolare dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), del Fondo di coesione (FC) e del Fondo sociale europeo (FSE) e dalla garanzia che tali fondi si completassero a vicenda.
A seguito di tali modifiche, è opportuno chiedersi se questa separazione dei fondi abbia realmente consentito di migliorare l'efficacia dell'utilizzo dei fondi disponibili.
Il fatto di collegare i fondi della politica agricola comune ai mezzi destinati allo sviluppo rurale (SR) non è che una semplificazione apparente della struttura del bilancio. In realtà, ciò contribuisce a far sì che mezzi destinati a obiettivi non agricoli siano separati dalla politica di coesione e dalla prospettiva più ampia di sviluppo regionale e, di conseguenza, che alcuni obiettivi diano luogo a ripetizioni (ad esempio protezione dell'ambiente o istruzione) o siano semplicemente negati in ciascun ambito.
Tenuto conto delle attuali restrizioni di bilancio, vi è un rischio effettivo che i mezzi disponibili nell'ambito del FESR siano utilizzati in gran parte per lo sviluppo della competitività economica concentrata nei centri urbani più importanti o nelle regioni più dinamiche, mentre le risorse del FEASR sono destinate principalmente al miglioramento della competitività dell'agricoltura.
In queste circostanze, le spese destinate al sostegno delle attività non agricole e dello sviluppo delle PME nelle zone rurali potrebbero trovarsi nel punto di convergenza tra i due fondi, senza essere coperte da nessuno dei due.
La mancanza di mezzi potrebbe essere percepita anche nei servizi pubblici di base e negli investimenti destinati alle infrastrutture nelle zone rurali, ambiti in cui il Fondo di coesione dovrebbe apportare ugualmente il suo contributo.
Alla luce di ciò, l'elaborazione di una strategia trasparente di sviluppo rurale a lungo termine a livello sia nazionale che regionale riveste un'importanza fondamentale se si vogliono identificare chiaramente le priorità e gli obiettivi in materia di sviluppo rurale e, di conseguenza, adattare gli aiuti provenienti da fonti disponibili diverse.
L'associazione del secondo pilastro alle politiche di coesione richiederebbe tuttavia un coordinamento diretto delle azioni su scala nazionale.
È inoltre opportuno prendere in considerazione gli altri fattori che influenzano lo sviluppo e i metodi di finanziamento dello sviluppo rurale.
1. Finora, la nozione di zone rurali non è stata ancora definita in modo preciso. Di conseguenza, quando si parla di sviluppo delle zone rurali, occorre riflettere in che modo debbano essere caratterizzate in relazione alle loro specificità e ai loro obiettivi di sviluppo.
Le zone rurali tradizionali si differenziano dalle zone urbane per la minore densità di popolazione, per la diversa struttura d'impiego, per il reddito inferiore e per l'accesso limitato ai beni pubblici. Dal punto di vista della coesione territoriale, una minore densità di popolazione non dovrebbe rappresentare una caratteristica determinante.
La modernizzazione della struttura sociale, ivi inclusa la struttura d'impiego, costituisce uno degli obiettivi di sviluppo dell'Unione europea. La coesione territoriale può pertanto essere rinforzata mediante il ravvicinamento delle strutture d'impiego nelle zone rurali e urbane. Le principali sfide in materia di coesione territoriale rimangono quindi il livello di reddito e l'accesso ai beni pubblici, mentre il sostegno delle attività non agricole nelle regioni rurali rappresenta il metodo più efficace per realizzare questi obiettivi. I mezzi assegnati allo sviluppo rurale non dovrebbero tuttavia comportare una diminuzione dei mezzi destinati agli aiuti diretti all'agricoltura.
2. Nei prossimi anni, la PAC sarà molto probabilmente soggetta a profonde modifiche. È possibile ritenere che il primo tentativo in questo ambito sia la verifica dello stato di salute della PAC. Finora, i dibattiti sulla struttura della PAC erano guidati soprattutto dall'idea in base alla quale i mezzi assegnati a questa politica mantenevano giustamente le disparità nell'ambito dell'economia dell'Unione e non consentivano di aumentarne la competitività. Nell'ambito dell'attuale politica finanziaria dell'Unione europea, questa idea può forse essere in parte giustificata ma, in realtà, tutto dipende dalle modalità di utilizzo degli aiuti comunitari. Gli obiettivi della politica di sviluppo rurale, in particolare, non devono essere in contraddizione con quelli di Lisbona, anche se questo sviluppo si basa sul meccanismo di competitività relativa (aumento della redditività associato a costi relativamente bassi), in particolare nell'industria locale della trasformazione agroalimentare, nello sviluppo di infrastrutture e servizi quali il turismo, nell'istruzione o nella tutela dell'ambiente.
3. Nell'ambito del FEASR, le seguenti priorità sono state stabilite per il periodo 2007‑2013: 1 - incrementare la competitività dell'agricoltura e della silvicoltura, 2 - proteggere ulteriormente l'ambiente e le zone rurali, 3 - migliorare la qualità della vita e diversificare l'economia nelle zone rurali, 4 - creare competenze locali in materia di impiego e di diversificazione (LEADER). Occorre inoltre chiedersi se il secondo pilastro della PAC debba rimanere un meccanismo "politicamente corretto" di sostegno indiretto all'agricoltura o se debba costituire un flusso di mezzi per beneficiari rurali che non lavorano nel settore agricolo e per beneficiari che, pur rimanendo nelle zone rurali, passerebbero dal settore agricolo ad altre forme di attività professionale. Il mantenimento dello sviluppo rurale nell'ambito della PAC non contribuirebbe forse a privare gli agricoltori dei metodi di finanziamento finora applicati a partire dai fondi comunitari?
4. La definizione dell'importo degli aiuti diretti all'agricoltura (primo pilastro) e del volume del cofinanziamento a partire da risorse nazionali, nel rispetto del carattere comunitario della PAC, rappresenterà uno dei principali punti di disaccordo nei dibattiti sulla PAC. Occorre prestare particolare attenzione alla proposta della Commissione di ridurre i pagamenti diretti alle grandi aziende agricole e di rafforzare il secondo pilastro della PAC, ossia di sviluppare le zone rurali aumentando il tasso della modulazione.
5. Le difficoltà collegate all'attuazione della politica di sviluppo rurale risiedono nelle interferenze tra le politiche settoriali e la politica di coesione territoriale, così come tra le rispettive dimensioni economiche e sociali. Di conseguenza, le azioni intraprese finora pongono l'accento sui divari in termini di competenze e non sulla sinergia delle azioni. L'obiettivo del coordinamento dovrebbe invece essere proprio la sinergia nell'utilizzo dei mezzi. Nei diversi paesi, esistono varie modalità di coordinamento delle azioni in materia di ripartizione dei mezzi destinati allo sviluppo rurale. Al momento attuale è difficile affermare che qualsiasi soluzione nazionale possa rappresentare un modello per gli altri paesi. Pare che la volontà politica sia l'unica chiave di successo in questo ambito, piuttosto che una o l'altra soluzione organizzativa.
Questo è anche il motivo per cui potrebbe essere utile applicare il metodo di coordinamento aperto su scala comunitaria a questo aspetto della cooperazione.
È tuttavia opportuno sottolineare che la politica di sviluppo rurale esercita una notevole influenza sulla coesione territoriale. Per questo non sembra opportuno separare le attività relative allo sviluppo rurale dalla politica di coesione e dalle misure di sviluppo regionale. Questa politica può contribuire, in modo più efficace della PAC, a risolvere alcuni problemi di sviluppo rurale che non riguardano il settore agricolo, almeno in materia di aiuti alla riconversione professionale delle risorse umane verso settori economici più produttivi.
Ciononostante, la politica di sviluppo rurale non potrà essere integrata alla politica di coesione e di sviluppo regionale se gli opportuni fondi non saranno destinati allo sviluppo rurale e non saranno utilizzati in conformità alle priorità stabilite per le zone rurali.
PARERE della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (11.9.2008)
destinato alla commissione per lo sviluppo regionale
sulla complementarietà e il coordinamento della politica di coesione e delle misure di sviluppo rurale
(2008/2100(INI))
Relatore per parere: Bernadette Bourzai
SUGGERIMENTI
La commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale invita la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. ritiene che il riallineamento dei Fondi strutturali sugli obiettivi della strategia di Lisbona per il periodo di programmazione 2007-2013 debba tener conto delle particolarità delle regioni in quanto rischia di avvenire a detrimento degli obiettivi di coesione territoriale e di attenuazione delle disparità regionali;
2. sottolinea che la politica di sviluppo rurale deve affiancare e completare le iniziative della politica agricola comune (PAC), tenendo conto dei suoi obiettivi più generali quali l'incremento della produzione agricola, il sostengo dei redditi agricoli, la stabilizzazione del mercato, la sicurezza dell'approvvigionamento e la sufficienza alimentare;
3. sottolinea che le zone rurali rischiano di adeguarsi con difficoltà a questo nuovo orientamento della politica regionale per via delle loro specifiche caratteristiche: una popolazione che va invecchiando, problemi di accessibilità riconducibili all'inadeguatezza delle reti di comunicazione e trasporto, un esodo rurale persistente, qualifiche meno elevate delle popolazioni rurali, la mancanza di infrastrutture e di servizi pubblici, la pluriattività degli operatori rurali, la mancanza di ingegneria per l'allestimento di progetti e di poli di competenza che raggruppino imprese e istituti di insegnamento e di ricerca;
4. ricorda a tale proposito che tutte le regioni dell'Unione europea nel suo insieme, comprese le zone rurali e remote, dovrebbero in linea di principio beneficiare delle medesime opportunità di sviluppo per evitare di aggravare l'esclusione territoriale delle aree più svantaggiate;
5. sottolinea che in numerose zone rurali le difficoltà di accesso ai servizi pubblici, la mancanza di lavoro e la piramide di età riducono il potenziale di sviluppo e soprattutto le possibilità offerte ai giovani e alle donne;
6. osserva che, in alcune zone, non esistono alternative a determinate forme di produzione agricola, che in molti casi devono essere sostenute a ogni costo per motivi ambientali e di politica regionale, soprattutto in regioni agricole isolate o montane colpite dalla desertificazione;
7. ricorda che il Consiglio europeo di Göteborg il 15 e 16 giugno 2001 ha ampliato gli obiettivi di Lisbona ai concetti di durabilità e di coesione e che la politica di sviluppo rurale mira per l'appunto a pervenire a un'agricoltura sostenibile, al mantenimento di attività rurali non agricole, alla valorizzazione dei potenziali di sviluppo locale, alla protezione dell'ambiente, all'assetto equilibrato dei territori e allo sviluppo delle PMI;
8. sottolinea che uno sviluppo territoriale sostenibile ed equilibrato può essere ottenuto solo nel caso in cui le interazioni tra le zone rurali e i centri urbani (per esempio nei settori della formazione, dell'integrazione, dell'approvvigionamento alimentare, dello smaltimento dei rifiuti, del consumo energetico e della tutela ambientale) si basino su una rappresentazione equilibrata degli interessi dei territori rurali e urbani; sottolinea inoltre che, a tal fine, le relazioni tra città e campagna dovrebbero essere oggetto di programmi specifici;
9. ritiene che, per affrontare le sfide future, le zone rurali necessitino di una politica di sviluppo equilibrata che integri tutti gli attori economici e sociali, comprese le piccole e microimprese attive nei settori della produzione e dei servizi, e tenga conto del loro ruolo nello sviluppo integrato dei territori;
10. ritiene che, per quanto riguarda i nuovi Stati membri, la politica di sviluppo rurale debba essere finalizzata al miglioramento dell'efficienza dell'agricoltura e alla riduzione delle disparità in termini di sviluppo economico esistenti tra campagna e città, sostenendo, tra l'altro, le attività non agricole; tale obiettivo è conseguibile anche tramite i Fondi strutturali;
11. ritiene che il ruolo dell'UE consiste nell'agevolare, soprattutto nei nuovi Stati membri, la ristrutturazione del settore agricolo, lo sviluppo economico e sociale sostenibile e un rapporto equilibrato tra città e campagna;
12. plaude alle ambizioni stabilite durante la seconda conferenza europea sullo sviluppo rurale svoltasi a Salisburgo nel 2003, ma deplora il fatto che i fondi concessi nel quadro del II pilastro della PAC attraverso le ultime prospettive finanziarie siano stati ridotti in modo significativo, rischiando l'inefficacia e creando una divisione tra gli agricoltori e i residenti rurali;
13. è del parere che nei nuovi Stati membri, al fine di permetter loro di consolidare le rispettive strutture agricole, il II pilastro non debba essere consolidato grazie al trasferimento di fondi assegnati al I pilastro, bensì in virtù dei contributi dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione ai programmi di sviluppo rurale;
14. raccomanda alla Commissione di valutare per tutti gli strumenti l'attuazione e l'esecuzione finanziaria della programmazione dei fondi FEASR, FESR e FSE per regione onde verificare che l'attribuzione dei fondi consenta di sviluppare al meglio le zone rurali;
15. ribadisce la richiesta del Parlamento di procedere a un'analisi dettagliata sia dei benefici tratti dai vari attori economici rurali, agricoli e non agricoli, sia dei risultati ottenuti, in particolare in materia di creazione o mantenimento di posti di lavoro; chiede nuovamente alla Commissione di realizzare uno studio dettagliato per regione che consenta di determinare le misure d'accompagnamento a favore di tali attori al fine di definire la nuova politica rurale su basi coerenti;
16. ritiene che sia necessario rafforzare la governance e il partenariato tramite una migliore concertazione tra le autorità pubbliche e tutti i partner economici e sociali a livello europeo, nazionale e locale per la definizione, l'attuazione e il monitoraggio delle politiche rurali territoriali;
17. propone che a partire dal periodo di finanziamento che inizierà nel 2014 si provveda a adeguare meglio i Fondi strutturali agli interessi delle zone rurali e che si trasformi altresì la politica di sostegno nel quadro del II pilastro della PAC, al di là del settore agricolo, in una politica integrata a favore delle zone rurali; chiede che le sinergie tra la PAC e la politica di coesione vengano così rafforzate; riconosce la necessità di un migliore coordinamento di queste due politiche onde favorire sinergie e complementarietà tra la politica regionale e la politica di sviluppo rurale sì da permettere una realizzazione completa e integrata dei loro obiettivi;
18. sottolinea l'esigenza di elaborare una strategia di sviluppo rurale coerente a lungo termine, allo scopo di favorire un utilizzo quanto più possibile efficiente ed efficace di tutti i finanziamenti disponibili.
19. invita la Commissione a creare entro il 2011 nell'ambito dello "stato di salute" della PAC un gruppo di lavoro ad alto livello che presenti proposte per garantire un futuro all'economia rurale e a tutte le popolazioni residenti nelle zone rurali dopo il 2013.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
10.9.2008 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
31 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Bernadette Bourzai, Niels Busk, Luis Manuel Capoulas Santos, Giuseppe Castiglione, Giovanna Corda, Albert Deß, Constantin Dumitriu, Michl Ebner, Ioannis Gklavakis, Lutz Goepel, Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, Esther Herranz García, Lily Jacobs, Elisabeth Jeggle, Heinz Kindermann, Stéphane Le Foll, Mairead McGuinness, Rosa Miguélez Ramos, James Nicholson, Neil Parish, María Isabel Salinas García, Agnes Schierhuber, Willem Schuth, Alyn Smith, Andrzej Tomasz Zapałowski |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Katerina Batzeli, Gábor Harangozó, Astrid Lulling, Hans-Peter Mayer, Catherine Neris, Markus Pieper, Kyösti Virrankoski |
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
20.1.2009 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
46 0 2 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Emmanouil Angelakas, Stavros Arnaoutakis, Elspeth Attwooll, Jean Marie Beaupuy, Rolf Berend, Jana Bobošíková, Victor Boştinaru, Wolfgang Bulfon, Giorgio Carollo, Antonio De Blasio, Gerardo Galeote, Iratxe García Pérez, Eugenijus Gentvilas, Monica Giuntini, Ambroise Guellec, Jim Higgins, Filiz Hakaeva Hyusmenova, Mieczysław Edmund Janowski, Rumiana Jeleva, Gisela Kallenbach, Tunne Kelam, Evgeni Kirilov, Miloš Koterec, Constanze Angela Krehl, Florencio Luque Aguilar, Jamila Madeira, Sérgio Marques, Yiannakis Matsis, Miroslav Mikolášik, James Nicholson, Jan Olbrycht, Maria Petre, Markus Pieper, Pierre Pribetich, Giovanni Robusti, Wojciech Roszkowski, Grażyna Staniszewska, Catherine Stihler, Andrzej Jan Szejna, Oldřich Vlasák, Vladimír Železný |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Domenico Antonio Basile, Brigitte Douay, Madeleine Jouye de Grandmaison, Zita Pleštinská, Samuli Pohjamo, Richard Seeber |
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