RELAZIONE sullo sviluppo delle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro del trattato di Lisbona
13.3.2009 - (2008/2120(INI))
Commissione per gli affari costituzionali
Relatore: Elmar Brok
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sullo sviluppo delle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro del trattato di Lisbona
Il Parlamento europeo,
– visto il Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell’Unione europea allegato al trattato di Amsterdam,
– visto il Protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al trattato di Amsterdam,
– visto il trattato di Lisbona, in particolare l’articolo 12 del trattato sull’Unione europea,
– visto il Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell’Unione europea allegato al trattato di Lisbona, in particolare l'articolo 9,
– visto il Protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al trattato di Lisbona,
– vista la sua risoluzione del 7 febbraio 2002 sulle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro della costruzione europea[1],
– visti gli orientamenti per i rapporti tra governi e parlamenti sugli affari comunitari (standard minimi indicativi) del 27 gennaio 2003 (“Orientamenti parlamentari di Copenaghen”)[2], adottati in occasione della XXVIII Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC),
– visti gli orientamenti per la cooperazione interparlamentare nell’Unione europea del 21 giugno 2008[3],
– viste le conclusioni della XL riunione della COSAC, svoltasi a Parigi il 4 novembre 2008, in particolare il punto 1,
– vista la relazione del novembre 2008 della sottocommissione del Parlamento irlandese sul futuro dell'Irlanda nell'Unione europea, in particolare i paragrafi 29-37 della sintesi, in cui si chiede in modo ampio di rafforzare il controllo parlamentare sui governi nazionali in quanto membri del Consiglio,
– visto l'articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari costituzionali e i pareri della commissione per gli affari esteri e della commissione per lo sviluppo (A6‑0133/2009),
A. considerando che l’ultima risoluzione adottata dal Parlamento europeo sul tema delle relazioni con i parlamenti nazionali risale al 2002 ed è dunque giunto il momento di un riesame,
B. considerando che i cittadini sono direttamente rappresentati a livello di Unione nel Parlamento europeo e che gli Stati membri sono rappresentati nel Consiglio dai rispettivi governi, a loro volta democraticamente responsabili dinanzi ai loto parlamenti nazionali (si veda l’articolo 10, paragrafo 2, del trattato UE nella versione del trattato di Lisbona); che la necessaria parlamentarizzazione dell'Unione europea deve fondarsi pertanto su due pilastri: da un lato l'ampliamento dei poteri del Parlamento europeo per quanto riguarda tutte le decisioni dell'Unione e, dall'altro, il rafforzamento dei poteri dei parlamenti nazionali nei confronti dei rispettivi governi,
C. considerando che in seno alla Convenzione europea si è svolta un'eccellente collaborazione tra i rappresentanti dei parlamenti nazionali e i rappresentanti del Parlamento europeo, nonché tra questi ultimi e i rappresentanti dei parlamenti dei paesi candidati all'adesione,
D. considerando che lo svolgimento di riunioni parlamentari congiunte su tematiche specifiche nel quadro della fase di riflessione si è rivelata utile, e che pertanto si potrebbe ricorrere a tale pratica in caso di convocazione di una nuova convenzione o in occasioni analoghe,
E. considerando che negli ultimi anni le relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali sono migliorate e si sono diversificate, e che si registra un numero crescente di attività sia a livello di assemblee parlamentari che a livello di commissioni parlamentari,
F. considerando che il futuro sviluppo delle relazioni dovrebbe tenere conto dei vantaggi e degli svantaggi delle varie pratiche esistenti,
G. considerando che le nuove competenze accordate ai parlamenti nazionali dal trattato di Lisbona, in particolare riguardo al principio di sussidiarietà, li incoraggiano a partecipare attivamente sin dalle prime fasi al processo di definizione delle politiche a livello di UE,
H. considerando che tutte le forme di cooperazione interparlamentare dovrebbero essere in accordo con due principi basilari: maggiore efficienza e democratizzazione parlamentare,
I. considerando che compito e funzione primari del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali sono la partecipazione al processo decisionale legislativo e il controllo delle scelte politiche, rispettivamente a livello europeo e nazionale; considerando che ciò non rende affatto superflua una stretta cooperazione per il bene comune, specialmente per quanto concerne la trasposizione del diritto dell'UE in diritto nazionale,
J. considerando che è opportuno sviluppare orientamenti politici in base ai quali i rappresentanti e gli organi del Parlamento europeo possano definire le azioni future per quanto concerne le relazioni del PE con i parlamenti nazionali e l'attuazione delle disposizioni del trattato di Lisbona relative ai parlamenti nazionali,
Il contributo del trattato di Lisbona allo sviluppo delle relazioni
1. si compiace che il trattato di Lisbona, che è un "trattato dei parlamenti", preveda per i parlamenti nazionali diritti e doveri che rafforzano il loro ruolo nell’ambito dei processi politici dell’Unione europea; è del parere che essi possano essere divisi in tre categorie:
Informazione in merito:
– alla valutazione delle politiche attuate nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia;
– ai lavori del Comitato permanente per la sicurezza interna;
– alle proposte di modifica dei trattati;
– alle domande di adesione all’Unione;
– alle revisioni semplificate del trattato (con sei mesi di anticipo);
– alle proposte di misure integrative al trattato;
Partecipazione attiva:
– al corretto funzionamento dell’Unione (clausola generale);
– al controllo di Europol ed Eurojust insieme al Parlamento europeo;
– agli accordi su modifiche del trattato;
Opposizione:
– alla legislazione che non rispetta il principio di sussidiarietà, attraverso le procedure del “cartellino giallo” e del “cartellino arancione”;
– alle modifiche del trattato tramite la procedura semplificata;
– alle misure di cooperazione giudiziaria in materia civile (diritto di famiglia);
– alla violazione del principio di sussidiarietà, mediante ricorso davanti alla Corte di giustizia (se consentito dal diritto nazionale);
Relazioni attuali
2. nota con soddisfazione che le sue relazioni con i parlamenti nazionali e i loro membri hanno registrato negli ultimi anni un’evoluzione piuttosto positiva, anche se non ancora sufficiente, in particolare grazie alle seguenti forme di attività congiunta:
– riunioni parlamentari congiunte su tematiche orizzontali che si estendono al di là delle competenze di una sola commissione;
– periodiche riunioni congiunte a livello di commissioni almeno due volte al semestre;
– riunioni interparlamentari ad hoc a livello di commissioni su iniziativa del Parlamento europeo o del parlamento dello Stato membro che detiene la Presidenza del Consiglio;
– riunioni interparlamentari a livello di presidenti di commissioni;
– cooperazione a livello di Presidenti dei parlamenti nell’ambito della Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell'Unione europea;
– visite di membri dei parlamenti nazionali al Parlamento europeo allo scopo di partecipare a riunioni delle commissioni specializzate omologhe;
– incontri nell’ambito dei gruppi politici o dei partiti a livello europeo, in cui si riuniscono politici di tutti gli Stati membri con membri del Parlamento europeo;
Relazioni future
3. è del parere che occorra sviluppare nuove forme di dialogo pre- e post-legislativo fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali;
4. esorta i parlamenti nazionali ad intensificare i loro sforzi al fine di obbligare i governi nazionali a rendere conto del modo in cui gestiscono la spesa dei fondi UE; invita i parlamenti nazionali a controllare la qualità delle valutazioni d’impatto nazionali e il modo in cui i governi nazionali attuano il diritto comunitario nel diritto nazionale e attuano le politiche e i programmi di finanziamento dell'UE a livello di Stato, regioni ed enti locali; chiede ai parlamenti nazionali di verificare in maniera rigorosa le relazioni sui piani d’azione nazionali nel quadro dell’agenda di Lisbona;
5. giudica opportuno offrire sostegno ai parlamenti nazionali nella loro funzione di controllo dei progetti legislativi in fase antecedente all’esame da parte degli organi legislativi dell’Unione, nonché di efficace controllo sui rispettivi governi quando questi agiscono in sede di Consiglio;
6. afferma che le periodiche riunioni bilaterali congiunte fra le commissioni specializzate omologhe e le riunioni interparlamentari ad hoc a livello di commissioni, organizzate su invito del Parlamento europeo, consentono di mantenere un dialogo fin dalle prime fasi dell'elaborazione di atti legislativi o di iniziative politiche, in corso o in programma, e andrebbero pertanto mantenute e sviluppate sistematicamente in una rete permanente di commissioni omologhe; ritiene che tali riunioni possano essere precedute o seguite da incontri bilaterali ad hoc fra le commissioni per affrontare specifiche preoccupazioni nazionali; ritiene che la Conferenza dei presidenti di commissione potrebbe essere incaricata di istituire e coordinare un programma delle attività che le commissioni specializzate svolgono con i parlamenti nazionali;
7. osserva che le riunioni dei presidenti delle commissioni specializzate del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, come le riunioni dei presidenti della commissione per gli affari esteri, della commissione per gli affari costituzionali e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, rappresentano anch'esse, grazie al numero limitato dei partecipanti, uno strumento efficace per condividere informazioni e scambiare opinioni;
8. è del parere che altre forme di cooperazione, diverse da quelle sopra menzionate, potrebbero dare un contributo effettivo alla creazione di uno spazio politico europeo e andrebbero dunque ulteriormente sviluppate e diversificate;
9. accoglierebbe con favore, in tale contesto, talune innovazioni a livello dei parlamenti nazionali, ad esempio concedere ai membri del Parlamento europeo il diritto di essere invitati una volta l'anno a prendere la parola nelle sedute plenarie dei parlamenti nazionali, di partecipare in veste consultiva alle riunioni delle commissioni per gli affari europei, di prendere parte alle riunioni delle commissioni specializzate ogniqualvolta siano in discussione atti legislativi comunitari pertinenti, oppure di partecipare, in veste consultiva, alle riunioni dei rispettivi gruppi politici;
10. raccomanda di concedere un’adeguata dotazione di bilancio all'organizzazione di incontri delle commissioni specializzate con le commissioni omologhe dei parlamenti nazionali, nonché incontri dei relatori del Parlamento europeo con i loro omologhi in seno ai parlamenti nazionali, e raccomanda di esaminare la possibilità di installare le infrastrutture tecniche per lo svolgimento di videoconferenze tra i relatori delle commissioni specializzate dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo;
11. ritiene che un aumento dei poteri dei parlamenti nazionali per quanto concerne il rispetto del principio di sussidiarietà, secondo quanto previsto dal trattato di Lisbona, consentirà di esercitare tempestivamente un’influenza e un controllo sulla legislazione europea, contribuendo a migliorare il processo legislativo e la coerenza della legislazione a livello di UE;
12. fa presente che per la prima volta i parlamenti nazionali acquisiscono un ruolo definito in materia di questioni comunitarie, ruolo che è distinto da quello dei rispettivi governi nazionali e che contribuisce a rafforzare il controllo democratico e ad avvicinare l'Unione ai cittadini;
13. ricorda che il controllo dei parlamenti nazionali sui governi nazionali dev’essere esercitato, prima di tutto, in conformità delle norme costituzionali e delle leggi afferenti;
14. sottolinea che i parlamenti nazionali assolvono un ruolo decisivo in sede di attuazione della legislazione europea, e che sarebbe di primaria importanza un meccanismo per lo scambio delle migliori pratiche al riguardo;
15. osserva, in tale contesto, che la creazione di una piattaforma per lo scambio di informazioni elettroniche fra i parlamenti, il sito web IPEX[4], rappresenta un notevole passo in avanti, dal momento che consente di procedere in tempo reale all'esame dei documenti dell'UE a livello di parlamenti nazionali e di Parlamento europeo nonché, ove necessario, al loro recepimento nel diritto nazionale ad opera dei parlamenti nazionali; considera pertanto essenziale un adeguato finanziamento di tale sistema, sviluppato e gestito dal Parlamento europeo;
16. si propone di seguire in modo più sistematico il dialogo prelegislativo fra i parlamenti nazionali e la Commissione (la cosiddetta “iniziativa Barroso”), al fine di essere informato della posizione dei parlamenti nazionali sin dalla prima fase del processo legislativo; invita i parlamenti nazionali a mettere contemporaneamente a disposizione del Parlamento europeo i pareri che esprimono in tale contesto;
17. si compiace dei progressi registrati negli ultimi anni per quanto riguarda lo sviluppo di una cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel settore degli affari esteri, della sicurezza e della difesa;
18. riconosce che ai parlamenti nazionali spetta un ruolo rilevante nell'alimentare il dibattito nazionale riguardo alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e alla politica europea di sicurezza e di difesa (PESD);
19. constata nuovamente con preoccupazione l'insufficiente responsabilità dinanzi ai parlamenti per quanto riguarda le disposizioni finanziarie relative alla PESC e alla PESD, e osserva che occorre pertanto migliorare la cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali per garantire il controllo democratico di tutti gli aspetti di tali politiche[5];
20. chiede, per motivi di coerenza ed efficienza e per evitare "doppioni", di sciogliere l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO) non appena l'UEO si integrerà pienamente e definitivamente nell'Unione europea con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona;
Il ruolo della COSAC
21. è del parere che in futuro il ruolo politico della COSAC dovrà essere definito in stretta cooperazione fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali e che la COSAC, in conformità al Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell’Unione europea allegato al trattato di Amsterdam, dovrebbe rimanere in primo luogo una sede di scambio d’informazioni e di discussione su questioni politiche generali e sulle migliori pratiche per quanto riguarda il controllo sui governi nazionali[6]; ritiene che le informazioni e le discussioni dovrebbero concentrarsi, in secondo luogo, sulle attività legislative concernenti lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e sul rispetto del principio di sussidiarietà a livello di Unione europea;
22. è determinato a svolgere appieno il proprio ruolo, ad assolvere le proprie responsabilità riguardo al funzionamento della COSAC e a continuare a fornire assistenza tecnica al segretariato della COSAC e ai rappresentanti dei parlamenti nazionali;
23. ricorda che le attività del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali in seno alla COSAC devono essere complementari e non devono essere frammentate o utilizzate abusivamente dall’esterno;
24. è del parere che le proprie commissioni specializzate dovrebbero essere maggiormente coinvolte nelle riunioni della COSAC, sia nella fase di preparazione che in termini di rappresentanza; ritiene che la propria delegazione dovrebbe essere guidata dal presidente della commissione per gli affari costituzionali e dovrebbe includere i presidenti e i relatori delle commissioni specializzate che hanno competenza per le questioni all'ordine del giorno della riunione della COSAC in questione; considera imperativo che la Conferenza dei presidenti e i deputati siano informati dopo ogni riunione circa lo svolgimento e i risultati delle riunioni della COSAC;
25. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
- [1] Risoluzione adottata sulla base della relazione A5-0023/2002 della commissione per gli affari costituzionali (relazione Napolitano) (GU C 284 E del 21.11.2002, pag. 322).
- [2] GU C 154 del 2.7.2003, pag. 1.
- [3] Versione rivista concordata dalla Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell’Unione europea nel corso della sua riunione di Lisbona del 20-21 giugno 2008.
- [4] IPEX: Interparliamentary EU Information Exchange, entrato ufficialmente in funzione nel luglio 2006.
- [5] Accordo interistituzionale tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria (GU C 139 del 14.6.2006, pag. 1) e articolo 28, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea.
- [6] Si vedano i summenzionati orientamenti per i rapporti tra governi e Parlamenti sugli affari comunitari (standard minimi indicativi).
MOTIVAZIONE
I. Lo sviluppo delle relazioni fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali
Fino alle prime elezioni a suffragio universale, le relazioni fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali sono state in un certo senso “fisiologiche”, giacché i membri del PE venivano allora distaccati dai parlamenti nazionali. Con le elezioni dirette tale legame è venuto meno ed è sorta la questione delle modalità possibili e necessarie per organizzare tali relazioni per il futuro. Dopo un periodo di tempo piuttosto lungo, in cui i singoli contatti solo avvenuti in assenza di un quadro regolatore, il trattato di Maastricht ha tentato per la prima volta di strutturare le relazioni reciproche. Due dichiarazioni allegate al trattato sottolineano che i parlamenti nazionali svolgono un ruolo nel processo legislativo comunitario, che devono essere tempestivamente informati dai governi riguardo alle iniziative legislative e che viene offerta una possibilità di collaborazione fra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo.[1] Tale collaborazione può, fra l'altro consistere nell'organizzazione di incontri regolari e nello scambio reciproco di agevolazioni.
Nello stesso periodo è stata istituita la Conferenza degli organi specializzati negli affari comunitari ed europei dei parlamenti nazionali (COSAC), che, con la partecipazione del Parlamento europeo si riunisce ogni sei mesi, in particolare per scambiare esperienze e migliori pratiche rispetto al controllo dei governi nazionali nell’ambito delle questioni di politica europea. La COSAC può presentare “contributi“ al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione, che tuttavia non vincolano i parlamenti interessati. Il Parlamento europeo partecipa inviando una delegazione di sei membri, due dei quali vicepresidenti dell’Ufficio di presidenza, che si interessano in particolare delle relazioni con i parlamenti nazionali.
Il Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali allegato al trattato di Amsterdam ha formalizzato la situazione elevandola al rango di diritto derivante dal trattato. Il Protocollo incoraggia i parlamenti nazionali a intensificare la loro partecipazione alle attività dell’Unione e a formulare i loro pareri sulle questioni che li riguardano in modo particolare. A tal fine è prevista una più rapida trasmissione dei documenti della Commissione e viene fissato un termine di sei settimane prima che il Consiglio possa avviare le discussioni sul testo.
La “dichiarazione sul futuro dell’Unione”, adottata alla conferenza di Nizza, ha stabilito che i parlamenti nazionali prendessero parte a un ampio dibattito, nel corso nel quale occorreva, fra l’altro, chiarire il “ruolo dei parlamenti nazionali nell’architettura europea”. Di conseguenza, uno degli undici gruppi di lavoro della successiva Convenzione europea si è occupato del ruolo dei parlamenti nazionali. Nella sua relazione finale, il gruppo di lavoro ha affermato che i parlamenti nazionali dovrebbero fare quanto in loro potere per esercitare, attraverso i rispettivi governi, la loro influenza sul Consiglio. Il “consolidamento” dell’Unione all'interno degli Stati membri rientra fra le competenze dei parlamenti nazionali. Il rapporto con il Parlamento europeo non è concorrenziale. I ruoli di ciascuno sono diversi e tuttavia essi condividono lo stesso obiettivo di avvicinare i cittadini all'Unione e in tal modo contribuire al rafforzamento della legittimità democratica dell'UE.[2]
Nel 2002 il Parlamento europeo ha dedicato un’ampia relazione[3] ai suoi rapporti con i parlamenti nazionali, in cui si è detto convinto che le preoccupazioni dei parlamenti nazionali riguardo all’Unione europea rendono necessaria una migliore e più chiara definizione delle loro competenze nei confronti dei governi nazionali e dell’Unione europea. In tale contesto si tratta in particolare di prevedere una cooperazione più stretta e più efficace fra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo[4]. La necessaria parlamentarizzazione dell'Unione deve poggiare su due elementi: da un lato l'ampliamento dei poteri del Parlamento europeo per tutte le decisioni dell'Unione e, dall'altro, il rafforzamento dei poteri dei parlamenti nazionali rispetto ai propri governi.[5] Per quanto concerne gli aspetti pratici delle relazioni, il Parlamento europeo propone che la cooperazione tra le commissioni parlamentari nell'insieme dei settori interessati dall'integrazione europea si sviluppi e diventi sistematica, tra l'altro nei settori della politica estera e di sicurezza comune, dell'Unione economica e monetaria, dello spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia e degli affari costituzionali.[6]
Nei Protocolli al trattato costituzionale concernenti il ruolo dei parlamenti nazionali nell’Unione europea e l’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, ai parlamenti nazionali viene per la prima volta concessa la possibilità di esaminare una proposta legislativa alla luce del rispetto del principio di sussidiarietà, laddove partecipi un terzo dei parlamenti nazionali (procedura del “cartellino giallo”). Negli stessi Protocolli allegati al trattato di Lisbona, anche noto come trattato di riforma, tale diritto viene integrato dalla possibilità di respingere una proposta legislativa a maggioranza dei voti espressi nell’ambito dei parlamento nazionali o in sede di Parlamento europeo oppure a maggioranza del 55% dei membri del Consiglio (procedura del “cartellino rosso”). Tale novità interessa anche i rapporti fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, poiché il PE deve rispettare un termine di otto settimane prima di poter concludere le consultazioni sulla proposta e in questo lasso di tempo è tenuto a prendere in esame i pareri motivati che gli vengono trasmessi. Inoltre, il Parlamento europeo deve adeguare il proprio regolamento alla nuova situazione. Facendo emergere anche il significato pratico di questa nuova organizzazione successiva all’entrata in vigore del trattato di Lisbona, si profila un significato “simbolico” da non sottovalutare, poiché per la prima volta i parlamenti nazionali sono ufficialmente riconosciuti quali “attori a livello dell’Unione”.
II. Conclusioni
Quali conclusioni possono emergere dallo sviluppo delle relazioni fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, appena illustrato? Innanzitutto, non esiste più antagonismo. Il Parlamento europeo non si è limitato a mostrare la propria benevolenza nei confronti del ruolo di sempre maggior rilievo dei parlamenti nazionali, ma se ne è fatto anche attivo sostenitore. Inoltre, gli interessati hanno riconosciuto che solo attraverso la complementarietà del proprio operato possono giungere a intensificare il controllo parlamentare sull’esecutivo, sia a livello dell’Unione che a livello degli Stati membri. I membri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali si confrontano con gli stessi ministri, siano essi nella veste di rappresentanti del governo o di rappresentanti del Consiglio. Occorre, dunque, che entrambe le parti evitino la duplicazione delle attività e le rivalità. È necessario che le relazioni si concretizzino in una collaborazione, che deve essere strutturata ma non necessariamente formalizzata. La proposta di risoluzione che precede questo testo contiene al riguardo una serie di suggerimenti concreti. D’altro canto, la collaborazione interparlamentare non può condurre a un’ingerenza nei diritti dei parlamenti per quanto attiene ai loro poteri decisionali. Qualsiasi forma di collaborazione interparlamentare dovrebbe, per propria natura, essere deliberativa, non includere decisioni sugli attuali cicli decisionali dell'Unione ed essere caratterizzata dal reciproco riconoscimento dei parlamenti e dei parlamentari quali specchio della società[7].
- [1] Dichiarazioni n. 13 e n. 14.
- [2] Documento CONV 35302 del 22.10.2002, pagg. 2 e 3.
- [3] Risoluzione del 7.2.2002, relazione A5-0023/2002 della commissione per gli affari costituzionali, relatore Giorgio Napolitano.
- [4] Paragrafo 1 della risoluzione.
- [5] Paragrafo 3 della risoluzione.
- [6] Paragrafo 13 della risoluzione.
- [7] Andreas Maurer, The Lisbon Treaty: New options for and recent trends of interparliamentary cooperation. Discorso tenuto in occasione della conferenza annuale dei corrispondenti del Centro europeo per la ricerca e la documentazione parlamentare, Bruxelles 9 ottobre 2008, pag. 7.
PARERE della commissione per gli affari esteri (24.2.2009)
destinato alla commissione per gli affari costituzionali
sullo sviluppo delle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nell'ambito del trattato di Lisbona
(2008/2120(INI))
Relatore per parere: Andrew Duff
SUGGERIMENTI
La commissione per gli affari esteri invita la commissione per gli affari costituzionali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
– richiamando il parere della commissione per gli affari esteri sul trattato di Lisbona del 22 gennaio 2008,
1. si compiace dei progressi realizzati negli ultimi anni sul fronte dello sviluppo della collaborazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel campo degli affari esteri, della sicurezza e della difesa;
2. rispetta e sostiene il ruolo centrale dei parlamenti nazionali nelle questioni che attengono alla sicurezza nazionale;
3. ritiene che il Parlamento europeo svolga un'importante funzione complementare nell'influenzare, sottoponendo a controlli rigorosi, la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) oggi emergenti, una funzione, questa, che potrà essere rafforzata soltanto lavorando in tandem con i parlamenti nazionali, su una base di comunicazione efficace tra deputati del Parlamento europeo e deputati dei parlamenti nazionali;
4. ribadisce la propria preoccupazione per l'insufficiente controllo parlamentare esercitato sui meccanismi di finanziamento della PESC e della PESD; sollecita una migliore collaborazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali affinché tutti gli aspetti di tali politiche[1] siano assoggettati al controllo democratico;
5. riconosce che ai parlamenti nazionali spetta un ruolo rilevante nel preparare il dibattito nazionale riguardo alla PESC e alla PESD;
6. rileva che le l'articolo 10 del protocollo n. 1 del trattato di Lisbona sul ruolo dei parlamenti nazionali prevede lo svolgimento di conferenze interparlamentari da organizzarsi a cura della Conferenza degli organi specializzati negli affari comunitari (COSAC) onde alimentare il dibattito, in particolare, sulle questioni inerenti alla PESC e alla PESD;
7. sottolinea la necessità per il parlamento della Repubblica ceca di ratificare il trattato di Lisbona, al fine di rafforzare la posizione della PESD e soprattutto la partecipazione delle forze armate ceche in operazioni estere; si rammarica che questa situazione comprometta la posizione della Repubblica ceca in qualità di Stato alla Presidenza dell'UE e pregiudichi la capacità dell'UE di assolvere efficacemente il proprio ruolo di attore globale;
8. attende con interesse di assumere le maggiori responsabilità di bilancio e di controllo che le spetteranno in materia di PESC e di PESD dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, in particolare, la responsabilità di chiedere conto dell'operato dell'Alto Rappresentante/Vicepresidente;
9. chiede che, ai fini della coerenza e dell'efficienza, oltre che per evitare sovrapposizioni, l'Assemblea dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO) venga sciolta in seguito al conseguimento del pieno e definitivo assorbimento dell'UEO nell'Unione europea, successivamente all'entrata in vigore del trattato di Lisbona;
10. sottolinea l'importanza di un ruolo rafforzato del Parlamento europeo in seno all'Assemblea parlamentare della NATO;
11. rileva il crescente numero dei consessi parlamentari multilaterali a livello regionale, quali l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, l'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) e l'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EUROLAT), e chiede una valutazione globale del valore aggiunto di tali istanze, anche a sostegno di tali strutture;
12. sostiene la prassi corrente di organizzare riunioni semestrali dei presidenti delle commissioni pertinenti dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo (conferenza dei presidenti delle commissioni affari esteri, COFACC);
13. propone di rivalorizzare il livello delle attuali conferenze semestrali dei portavoce delle commissioni parlamentari e dei gruppi politici nazionali, in modo che discutano, insieme agli omologhi del Parlamento europeo, in merito a questioni di interesse attuale e futuro nel campo degli affari internazionali e definiscano obiettivi chiari nell'ambito di programmi concreti.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
24.2.2009 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
33 4 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Vittorio Agnoletto, Angelika Beer, Bastiaan Belder, Marco Cappato, Philip Claeys, Maciej Marian Giertych, Ana Maria Gomes, Klaus Hänsch, Maria Eleni Koppa, Vytautas Landsbergis, Francisco José Millán Mon, Pasqualina Napoletano, Janusz Onyszkiewicz, Ioan Mircea Paşcu, João de Deus Pinheiro, Hubert Pirker, Pierre Pribetich, Flaviu Călin Rus, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, György Schöpflin, Geoffrey Van Orden, Andrzej Wielowieyski, Zbigniew Zaleski |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Maria Badia i Cutchet, Andrew Duff, Pierre Jonckheer, Evgeni Kirilov, Alexandru Nazare, Antolín Sánchez Presedo, Jean Spautz |
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Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Carlos Coelho, Pilar del Castillo Vera, Cristina Gutiérrez-Cortines, Manolis Mavrommatis, José Javier Pomés Ruiz, José Ribeiro e Castro, Ewa Tomaszewska |
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- [1] Accordo interistituzionale 2006/C 139/01 e articolo 41, paragrafo 3, del trattato UE, come modificato dal trattato di Lisbona.
PARERE della commissione per lo sviluppo (18.2.2009)
destinato alla commissione per gli affari costituzionali
sullo sviluppo delle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nell'ambito del trattato di Lisbona
(2008/2120(INI))
Relatore per parere: Thijs Berman
SUGGERIMENTI
La commissione per lo sviluppo invita la commissione per gli affari costituzionali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. si compiace del fatto che il controllo democratico dei parlamenti nazionali, basato sul principio di sussidiarietà, migliorerà la coerenza, la trasparenza e la complementarietà tra l'UE e gli Stati membri nel settore della cooperazione allo sviluppo;
2. sottolinea che l'agenda per lo sviluppo, le cui finalità principali sono l'eliminazione della povertà e il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), non potrà che trarre notevole vantaggio da una chiara ripartizione dei compiti e da un coordinamento degli sforzi a livello sia nazionale sia comunitario, come peraltro statuito nella dichiarazione sull'efficacia degli aiuti adottata dal forum di alto livello sull'efficacia degli aiuti tenutosi il 2 marzo 2005 a Parigi;
3. ritiene che i parlamenti nazionali svolgano un ruolo determinante nel rafforzare la legittimità politica dell'azione dell'UE in materia di cooperazione allo sviluppo, giacché il coordinamento degli sforzi comporta migliori risultati e un utilizzo efficiente degli aiuti pubblici allo sviluppo (APS);
4. sottolinea che il trattato di Lisbona apre la strada all'inclusione del Fondo europeo di sviluppo (FES) nel bilancio generale dell'Unione europea senza bisogno di una revisione del trattato stesso; è fermamente convinto che il controllo democratico del FES, sino a quando la sua iscrizione in bilancio non diventerà una realtà, necessiti di un approccio più rigoroso da parte dei parlamenti nazionali degli Stati membri; invita il Consiglio e la Commissione a includere il FES nel bilancio generale dell'Unione europea in occasione della revisione intermedia del 2009, poiché questa iniziativa assicurerà trasparenza e legittimità democratica a una parte rilevante della politica di sviluppo e del bilancio dell'UE;
5. conferma la sua piena disponibilità a collaborare con i parlamenti nazionali al controllo democratico dello strumento per la cooperazione allo sviluppo.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
17.2.2009 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
20 0 3 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Alessandro Battilocchio, Thijs Berman, Thierry Cornillet, Corina Creţu, Alexandra Dobolyi, Fernando Fernández Martín, Alain Hutchinson, Romana Jordan Cizelj, Filip Kaczmarek, Glenys Kinnock, Maria Martens, Gay Mitchell, Luisa Morgantini, José Javier Pomés Ruiz, José Ribeiro e Castro, Toomas Savi, Frithjof Schmidt, Jürgen Schröder, Feleknas Uca |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Miguel Angel Martínez Martínez, Manolis Mavrommatis, Renate Weber, Gabriele Zimmer |
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
9.3.2009 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
21 0 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Enrique Barón Crespo, Bastiaan Belder, Richard Corbett, Jean-Luc Dehaene, Andrew Duff, Anneli Jäätteenmäki, Aurelio Juri, Martin Kastler, Timothy Kirkhope, Jo Leinen, Íñigo Méndez de Vigo, Adrian Severin, József Szájer, Riccardo Ventre, Johannes Voggenhuber, Andrzej Wielowieyski |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Costas Botopoulos, Catherine Boursier, Elmar Brok, Carlos Carnero González, Panayiotis Demetriou, Sirpa Pietikäinen, György Schöpflin |
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