RELAZIONE sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013

21.6.2010 - (2009/2236(INI))

Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale
Relatore: George Lyon


Procedura : 2009/2236(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0204/2010

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013

(2009/2236(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il titolo III del trattato di Lisbona,

–   vista la valutazione sullo stato di salute della politica agricola comune,

–   visto il documento della Commissione "Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020),

–   visto il suo studio sul "Nuovo regime di pagamento unico dopo il 2013: nuovo approccio, nuovi obiettivi",

–   visto il rapporto della Valutazione internazionale delle scienze e tecnologie agricole per lo sviluppo (IAASTD), elaborato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura e dalla Banca mondiale e sottoscritto da 58 paesi,

–   vista la pubblicazione della Commissione "Prospects for agricultural markets and income 2008-2015",

–   visto il documento della Commissione "The CAP in perspective: from market intervention to policy innovation",

–   visto lo studio "Provision of public goods through agriculture in the European Union" dell'Institute for European Environmental Policy,

–   visti il Libro bianco della Commissione dal titolo "L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo" (COM(2009)0147), nonché i documenti di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo "Le problematiche dell'adattamento dell'agricoltura e delle zone rurali europee ai cambiamenti climatici"(SEC(2009)0417) e "Il ruolo dell'agricoltura europea nella mitigazione dei cambiamenti climatici" (SEC(2009)1093),

–   visto lo studio "CAP reform beyond 2013: An idea for a longer view", condotto da Notre Europe,

–   visto il documento di lavoro sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013[1],

–   vista la sua risoluzione del 29 marzo 2007 sull'integrazione dei nuovi Stati membri nella PAC[2],

–   vista la sua risoluzione del 5 maggio 2010 sull'agricoltura dell'Unione e il cambiamento climatico[3],

–   vista la sua risoluzione del 25 marzo 2010 sulla politica di qualità dei prodotti agricoli: quale strategia seguire?[4],

–   visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e il parere della commissione per i bilanci (A7-0204/2010),

A. considerando che l'UE deve continuare a garantire ai suoi cittadini la sicurezza alimentare e a partecipare all'approvvigionamento alimentare globale, cooperando al contempo in una forma migliore e più coordinata con il resto del mondo, in particolare con i paesi in via di sviluppo al fine di contribuire allo sviluppo a lungo termine dei loro settori agricoli in una maniera sostenibile che valorizzi al massimo il know-how locale; considerando che alla luce della situazione attuale, in cui il numero globale di persone che soffrono la fame supera 1 miliardo e nell'Unione europea sono oltre 40 milioni le persone indigenti che non hanno abbastanza da mangiare, è opportuno ricorrere agli sviluppi scientifici laddove questi possano apportare soluzioni adeguate per alleviare la fame nel mondo, in particolare mediante una migliore efficienza delle risorse,

B.  considerando che, secondo le stime della FAO, la domanda globale di prodotti alimentari dovrebbe raddoppiare e la popolazione mondiale dovrebbe aumentare dagli attuali 7 miliardi a 9 miliardi entro il 2050, e che la produzione globale alimentare dovrà crescere di conseguenza esercitando quindi pressione sulle risorse naturali, il che significa che nel mondo si dovranno produrre più derrate alimentari utilizzando però meno acqua, meno terreno, meno energia, meno fertilizzanti e meno pesticidi,

C. considerando che gli obiettivi della PAC, quali elencati all'articolo 39 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), mirano ad aumentare la produttività agricola, assicurando un livello di vita equo per la comunità agricola, stabilizzando i mercati, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti e assicurando prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori; considerando che finora la PAC ha conseguito in ampia misura i suoi obiettivi e ha partecipato agli sforzi volti a favorire l'integrazione dell'UE, la coesione territoriale in Europa e il funzionamento del mercato interno; considerando tuttavia che essa ha contribuito solo parzialmente a uno standard di vita equo per la comunità agricola e non ha ancora conseguito la stabilità del mercato agricolo, in quanto i mercati sono divenuti estremamente volatili, il che pone a rischio la sicurezza alimentare; considerando che si rendono necessari ulteriori sforzi se si vuole che la PAC realizzi i suoi obiettivi preservando al tempo stesso l'ambiente e l'occupazione rurale;

D. considerando che l'agricoltura e la silvicoltura restano settori importanti dell'economia e che, al tempo stesso, forniscono beni pubblici essenziali conservando le risorse naturali e i paesaggi culturali, un presupposto per qualsiasi attività umana nelle zone rurali; considerando che, ai fini del conseguimento degli obiettivi europei in campo climatico ed energetico, in particolare di quelli relativi alle energie rinnovabili da biomassa di origine agricola e forestale, l'agricoltura e la silvicoltura già oggi forniscono il contributo maggiore nell'Unione europea, contributo che deve continuare a crescere in futuro; considerando inoltre che queste fonti di bioenergia consentono altresì di ridurre la dipendenza energetica dell'UE e, in un contesto di prezzi energetici in crescita, di creare nuovi posti di lavoro e di migliorare i redditi nel settore,

E.  considerando che i cittadini dell'UE traggono dalla PAC notevoli benefici in termini di disponibilità e scelta di prodotti alimentari sicuri e di alta qualità a prezzi ragionevoli, sicurezza degli approvvigionamenti, protezione dell'ambiente, creazione di occupazione e misure per combattere il cambiamento climatico,

F.  considerando che a oggi 13,6 milioni di persone sono occupate direttamente nei settori agricolo, forestale e ittico, con altri 5 milioni di addetti che lavorano nell'industria agroalimentare, comparto in cui l'UE è il principale produttore a livello mondiale di prodotti alimentari e bevande; considerando che questo rappresenta l'8,6% dell'occupazione totale dell'UE e costituisce il 4% del PIL dell'UE,

G. considerando che gli ultimi ampliamenti dell'UE (2004 e 2007) hanno aggiunto 7 milioni di agricoltori alla forza lavoro complessiva del settore e che la superficie agricola è aumentata del 40%; considerando che negli ultimi 10 anni il reddito agricolo reale pro capite nell'UE-27 è caduto del 12,2%, diminuendo gradualmente fino ai livelli del 1995; considerando che il reddito medio del settore agricolo nell'UE-27 è meno del 50% del reddito medio nel resto dell'economia, mentre i costi di produzione di beni come i fertilizzanti, l'elettricità e il carburante, hanno toccato il loro livello più alto degli ultimi 15 anni, rendendo molto difficile la prosecuzione della produzione agricola nell'UE,

H. considerando che il 7% degli agricoltori in Europa ha un'età inferiore ai 35 anni, che al contempo quattro milioni e mezzo di agricoltori di età superiore ai 65 anni cesseranno la loro attività entro il 2020 e che il futuro del settore agricolo può essere a rischio se il numero degli agricoltori continua a decrescere,

I.   considerando che l'agricoltura rappresenta la principale copertura del territorio nell'UE, occupando il 47% dell'intera superficie dell'Unione europea; considerando che nell'UE sono presenti 13,7 milioni di aziende agricole che generano oltre 337 miliardi di euro in produzione; considerando che il 15% dei terreni agricoli dell'UE (pari a circa 26 milioni di ettari) è situato in zone montane e che gli svantaggi naturali rendono difficile l'agricoltura in tali zone,

J.   considerando che la dimensione fisica media delle aziende agricole è aumentata a seguito della ristrutturazione del settore, ma che ancora oggi nell'UE prevalgono le aziende piccole, con una grandezza media di 12,6 ettari; considerando che le aziende di sussistenza costituiscono una sfida critica, soprattutto nei nuovi Stati membri, dove l'agricoltura di sussistenza rappresenta la metà della forza lavoro totale, e che le piccole aziende e gli agricoltori che le gestiscono sono particolarmente importanti ai fini della fornitura di beni pubblici extraproduttivi,

K. considerando che la crisi economica ha avuto un grave impatto negativo sull'agricoltura, determinando una diminuzione del reddito pari al 12,2% in media tra il 2008 e il 2009 e l'aumento del tasso di disoccupazione nelle zone rurali lo scorso anno; considerando che un effetto diretto della crisi economica è stata la contrazione del consumo in Europa, sceso in media tra il 2008 e il 2009 del 10,55% e in alcuni Stati membri addirittura oltre il 20%; considerando che altri effetti della crisi economica sono stati il mancato accesso al credito per gli agricoltori e una pressione sulle finanze pubbliche degli Stati membri che ne ha indebolito la capacità di fornire cofinanziamenti,

L.  considerando che la volatilità dei prezzi sui mercati agricoli, nonostante sia una caratteristica permanente, è pesantemente aumentata di recente a causa di una combinazione di fattori – tra cui le condizioni meteorologiche estreme, i prezzi energetici, la speculazione e le variazioni della domanda – e che dovrebbe continuare a crescere, come previsto sia dall'OCSE che dalla FAO, determinando impennate e diminuzioni vertiginose dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati europei; considerando che tra il 2006 e il 2008 i prezzi di vari beni hanno registrato una crescita notevole, alcuni addirittura del 180%, come nel caso dei cereali; considerando che nel 2009 i prezzi dei prodotti lattiero-caseari sono crollati, segnando una flessione media del 40%, e che sono stati colpiti anche altri prodotti, come cereali, frutta e verdura e olio d'oliva, e le oscillazioni estreme dei prezzi hanno avuto conseguenze negative per i produttori e non sempre hanno portato beneficio ai consumatori,

M. considerando che gli indicatori agroambientali evidenziano un importante potenziale per il settore agricolo nello sforzo volto a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, soprattutto per quanto riguarda il sequestro del carbonio, riduzioni dirette delle emissioni nette di gas a effetto serra e la produzione di energia rinnovabile, che assicurano risparmi effettivi delle emissioni; considerando che l'attività agricola praticata in maniera sostenibile è essenziale per la preservazione della biodiversità, per la gestione delle risorse idriche e per la lotta all'erosione del suolo e può essere un fattore chiave nell'affrontare il cambiamento climatico,

N. considerando che le emissioni di gas a effetto serra causate dall'attività agricola (tra cui l'allevamento di bestiame) sono diminuite del 20% tra il 1990 e il 2007 nei 27 Stati membri; considerando che la proporzione di queste emissioni generate dall'agricoltura è scesa dall'11% del 1990 al 9,3% del 2007, a seguito, tra l'altro, di un uso più efficace di fertilizzanti e liquame, delle recenti riforme strutturali della PAC e della graduale attuazione di iniziative agricole e ambientali,

O. considerando che l'UE è diventata un importatore netto di merci agricole con oltre 87,6 miliardi di euro di valore di prodotti importati ogni anno (circa il 20% delle importazioni agricole a livello mondiale); considerando che in alcuni casi la bilancia commerciale si è costantemente spostata a favore di paesi terzi (oggi l'UE importa 9 miliardi di prodotti agricoli da paesi del Mercosur ed esporta nella regione meno di 1 miliardo di euro); considerando che sul versante dei prodotti agricoli l'UE continua a registrare un disavanzo commerciale in crescita,

P.  considerando che l'UE rimane il principale esportatore mondiale di prodotti agricoli (circa il 17% del commercio globale totale); considerando che negli ultimi 10 anni l'UE ha perso una quota significativa di mercato (nel 2000 l'UE rappresentava circa il 19% del commercio mondiale); considerando che l'UE esporta principalmente prodotti trasformati e a elevato valore aggiunto (il 67% di tutte le sue esportazioni agricole),

Q. considerando che i prodotti di alta qualità sono essenziali per il potenziale di produzione ed esportazione dell'Unione europea e rappresentano una quota molto ampia dei suoi scambi internazionali; considerando che l'UE esporta prodotti di alto profilo con considerevole valore economico e, nel caso di prodotti di origine protetta e con indicazione geografica, il valore netto annuo di tali prodotti e alimenti è pari a 14 miliardi di euro (esclusi vini e alcolici, che costituiscono a loro volta una quota significativa delle esportazioni dell'Unione europea); considerando che, per continuare a sviluppare una produzione di alta qualità per rispondere alle aspettative dei consumatori, occorre tenere conto delle necessità specifiche di questi settori onde assicurarne la competitività, ivi compresa la necessità di una tutela più efficace delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine protette dell'UE da parte dei paesi terzi nostri partner commerciali;

R.  considerando che dalle stime del sostegno ai produttori emerge che il sostegno totale all'agricoltura nell'UE sta segnando un graduale decremento dal 2000 ed è oggi paragonabile su base pro capite al livello di sostegno dei principali partner commerciali dell'UE, mentre altri partner commerciali in questi ultimi anni hanno mantenuto e rafforzato sussidi che distorcono il commercio,

S.  considerando che la distribuzione e il livello attuali del sostegno agli Stati membri e agli agricoltori derivano dalla distribuzione e dal livello di tale sostegno in passato, quando il sostegno era accoppiato al tipo e alle dimensioni della produzione e rappresentava una compensazione per le riduzioni di reddito degli agricoltori conseguenti a cali consistenti dei prezzi garantiti; considerando che tale metodo di distribuzione fa nascere in alcuni agricoltori dell'UE un comprensibile senso di ingiustizia e che, oltretutto, il suo mantenimento non è coerente con gli obiettivi futuri della PAC,

T.  considerando che dal 2007 i meccanismi per la modulazione volontaria hanno permesso la ridistribuzione degli aiuti finanziari tra pagamenti diretti e sviluppo rurale, senza tuttavia migliorare la trasparenza, la legittimità e la semplificazione delle risorse finanziarie destinate al settore agricolo,

U. considerando che la quota di spesa della PAC prevista nel bilancio dell'UE si è ridotta costantemente passando da quasi il 75% del 1985 a un previsto 39,3% del 2013; considerando che questo rappresenta meno dello 0,45% del PIL dell'UE; considerando che la flessione della spesa di bilancio sulle misure di mercato è perfino più significativa, ossia dal 74% della spesa totale per la PAC nel 1992 a meno del 10% di oggi; considerando che la spesa per la PAC si è costantemente allontanata dal sostegno di mercato e dalle sovvenzioni alle esportazioni verso pagamenti disaccoppiati e lo sviluppo rurale,

V. considerando che queste riforme hanno comportato una profonda modifica degli strumenti di sostegno all’agricoltura, pur mantenendo i tre principi fondanti della PAC, ossia:

     - un mercato unificato,

     - la preferenza dell'Unione,

     - la solidarietà finanziaria;

W. considerando che la PAC dopo il 2013 dovrà far fronte a numerose sfide e perseguire obiettivi più ampi, per cui è imperativo che le risorse di bilancio dell'UE dedicate alla PAC siano almeno mantenute ai livelli attuali;

X. considerando che il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, rende il quadro finanziario pluriennale (QFP), un atto giuridicamente vincolante che il bilancio annuale deve rispettare,

Y. considerando che la spesa costituita dagli aiuti diretti rappresenta lo 0,38% del PIL dell'UE (nel 2008); considerando che la spesa connessa con la politica di sviluppo rurale costituisce lo 0,11% del PIL dell'UE;

Z.  considerando che gli attuali margini ristretti disponibili nella rubrica 2 a partire dall’esercizio di bilancio 2011 rendono molto difficile per l'Unione rispondere adeguatamente alle crisi di mercato e a inattesi eventi globali e possono privare la procedura annuale di bilancio della sua sostanza,

AA.considerando che l'entrata in vigore del trattato di Lisbona ha dotato il Parlamento europeo del potere di dare forma alla politica agricola dell'Unione, non soltanto per quanto riguarda i programmi agricoli pluriennali ma anche emendando il bilancio agricolo annuale, attribuendo così al Parlamento la responsabilità di garantire una politica agricola comune equa e sostenibile,

AB.considerando che, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, la politica agricola comune è soggetta alla procedura legislativa ordinaria e al Parlamento europeo incombe l'importante responsabilità di contribuire all'adozione di una legislazione sana ed efficace in questo ambito,

AC.considerando che, secondo i dati dell'ultimo Eurobarometro, il 90% dei cittadini dell'UE intervistati ritiene l'agricoltura e le zone rurali elementi importanti per il futuro dell'Europa, l'83% dei cittadini dell'UE intervistati è a favore del sostegno finanziario agli agricoltori e, in media, ritiene che la politica agricola debba continuare a essere decisa a livello europeo,

AD.considerando che gli obiettivi e il contenuto della futura politica agricola comune devono essere oggetto di ampio dibattito pubblico al fine di sensibilizzare maggiormente il pubblico sulla PAC e che è pertanto da apprezzare l'iniziativa della Commissione relativa al dibattito pubblico sul futuro della PAC dopo il 2013,

AE.considerando che la PAC deve mirare al mantenimento e allo sviluppo in Europa di un'agricoltura multifunzionale, sostenibile e praticata sull'intero territorio,

L'evoluzione della PAC: dalla distorsione del mercato all'orientamento al mercato

1.  rammenta che negli ultimi 25 anni la PAC è stata oggetto di riforme radicali, in particolare determinando uno spostamento fondamentale dal sostegno alla produzione al sostegno ai produttori, riducendo i regolari interventi intesi all'acquisto e al dumping di eccedenze europee sui mercati mondiali e rendendo la PAC e gli agricoltori dell'UE più orientati al mercato;

2.  rammenta che la PAC ha svolto un ruolo decisivo nell'aumento della produzione e nel sostentamento alimentare della popolazione europea dopo la seconda guerra mondiale; ricorda altresì che la PAC è stata la prima politica comune della CEE, che ha spianato la via alla cooperazione e integrazione europee in altri settori;

3.  sottolinea che gli strumenti di mercato della PAC specifici a ciascun settore svolgono un ruolo fondamentale e sono oggi utilizzati come reti di sicurezza per contribuire a ridurre la volatilità del mercato onde garantire un certo grado di stabilità agli agricoltori; sottolinea che la mutata politica commerciale non ha portato alla riduzione della dipendenza degli agricoltori dai compratori; rileva inoltre che sin dall'adozione dei pagamenti unici per azienda disaccoppiati si è assistito a un risoluto allontanamento dalle misure distorsive degli scambi, in linea con i requisiti dell'OMC;

4.  rileva che le riforme della PAC avviate nel 1992 e nel 1999 e più in particolare quella del 2003, che è stata sottoposta a revisione durante la valutazione dello stato di salute e che ha introdotto il principio del disaccoppiamento, nonché le varie riforme settoriali, sono state tutte concepite per permettere agli agricoltori dell'UE di rispondere e reagire più adeguatamente ai segnali e alle condizioni di mercato; auspica che questa tendenza si confermi nel prosieguo delle riforme, mentre alcune misure di mercato risultano ancora necessarie alla luce delle caratteristiche specifiche della produzione agricola;

5.  evidenzia che lo sviluppo rurale è ora parte integrante dell'architettura della PAC e dovrebbe rimanere un elemento importante della futura PAC per mezzo di una strategia di sviluppo rurale provvista di opportune risorse che concentri l'attenzione sulle comunità rurali, migliorando l'ambiente, modernizzando e ristrutturando l'agricoltura, rafforzando la coesione nelle zone rurali dell'UE, ridando vita alle zone svantaggiate e a quelle a rischio di abbandono, migliorando la commercializzazione dei prodotti e la competitività e mantenendo l'occupazione e creando nuovi posti di lavoro nelle zone rurali, nonché sulle nuove sfide identificate nella valutazione dello stato di salute, ossia i cambiamenti climatici, le energie rinnovabili, la gestione delle risorse idriche e la biodiversità;

6.  accoglie con favore il riconoscimento del ruolo multifunzionale degli agricoltori nel fornire beni pubblici, ossia nel salvaguardare il nostro ambiente, offrire una produzione alimentare di alta qualità, applicare buone pratiche zootecniche, definire e migliorare la diversità e la qualità dei paesaggi di valore nell'UE, e nel promuovere il passaggio a pratiche agricole più sostenibili, non solo soddisfacendo i requisiti di base per il mantenimento del terreno in buone condizioni agronomiche e ambientali, ma anche raggiungendo standard ancora più elevati grazie a sistemi agroambientali, a un'agricoltura di precisione, a una produzione biologica e a tutte le altre forme di pratiche agricole sostenibili;

7.  ricorda che la PAC è la più integrata di tutte le politiche dell'UE e pertanto rappresenta logicamente la quota maggiore del bilancio dell'Unione europea; riconosce che la sua quota di bilancio ha registrato una flessione costante passando da circa il 75% del bilancio totale dell'UE del 1985 al 39,3% entro il 2013[5], il che rappresenta meno dello 0,45% del PIL totale dell'UE[6], mentre, al tempo stesso, oggi il sostegno è ripartito più diffusamente con i 12 nuovi Stati membri che hanno aderito all'UE;

8.  è dell'avviso, pertanto, che la PAC si sia evoluta, diventando più verde e più orientata al mercato, e che abbia pesantemente ridotto il proprio impatto sui paesi in via di sviluppo, sostenendo al contempo gli agricoltori affinché producano alimenti di alta qualità per i consumatori europei;

Le sfide cui deve rispondere la PAC dopo il 2013

9.  sottolinea che la sicurezza alimentare rimane la sfida centrale dell'agricoltura non solo nell'UE ma a livello mondiale, in particolare nei paesi in via di sviluppo, in quanto si prevede che la popolazione mondiale passerà da 7 a 9 miliardi entro il 2050 e che, secondo la FAO, la domanda di prodotti alimentari raddoppierà entro il 2050 (soprattutto nelle economie emergenti come la Cina o l'India);

10. afferma che l'Europa deve continuare a contribuire all'approvvigionamento alimentare globale per contribuire a soddisfare tale fabbisogno in un contesto di crescente abbandono dell'attività agricola, minori risorse idriche e apporto energetico ridotto a causa dell'impatto del cambiamento climatico, fattori che limiteranno gravemente la capacità europea di aumentare l'approvvigionamento;

11. afferma che l'Europa dovrà contribuire in misura considerevole per soddisfare tale fabbisogno in un contesto di minore disponibilità di terreni, minori risorse idriche e apporto energetico ridotto a causa dell'impatto del cambiamento climatico, fattori che limiteranno gravemente la capacità europea di aumentare l'approvvigionamento;

12. rileva che la crisi energetica globale e l'aumento dei prezzi dell'energia determineranno un innalzamento dei costi della produzione agricola, portando a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e a una crescente volatilità dei prezzi di mercato per agricoltori e consumatori, il che avrà un effetto negativo sulla stabilità dell'approvvigionamento alimentare e inibirà pesantemente la capacità di mantenere e aumentare gli attuali livelli di produzione; ritiene tuttavia che l'autosufficienza energetica del settore agricolo e forestale potrebbe aumentarne la sostenibilità;

13. ritiene che l'agricoltura sia in una buona posizione per contribuire in misura significativa a contrastare il cambiamento climatico continuando a ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra e aumentando il sequestro di carbonio;

14. riconosce che l’agricoltura ha già compiuto progressi notevoli nel ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra e affrontare più generalmente i problemi ambientali (gestione delle risorse idriche, del suolo, della biodiversità, della biomassa, ecc.), ma ritiene che occorra proseguire tali sforzi per rendere compatibili i metodi di produzione con una forma di sviluppo più sostenibile che risulti efficace in termini ambientali e sociali nonché economici;

15. rammenta che occorre soddisfare le aspettative dei consumatori in merito a una sicurezza alimentare garantita, nonché le loro richieste riguardo a norme di qualità più elevate, un migliore benessere degli animali e un valido rapporto costi-benefici;

16. ritiene che la PAC debba continuare a fornire soluzioni e aiuti concreti per contrastare le minacce dell'abbandono della terra, dello spopolamento rurale e dell'invecchiamento della popolazione rurale nell'UE, creando appositi finanziamenti e aiuti a tal fine, onde garantire la sostenibilità a lungo termine delle comunità rurali nell'Unione europea; ritiene pertanto che sia altresì necessario continuare a perseguire uno sviluppo rurale orientato agli obiettivi nel quadro della PAC;

17. ritiene che la PAC debba fornire risposte immediate agli effetti della crisi economica sulle aziende agricole, quali il mancato accesso al credito per gli agricoltori, i vincoli sui redditi agricoli[7] e l'aumento del tasso di disoccupazione rurale;

18. segnala pertanto che le differenze nella capacità degli Stati membri di affrontare la crisi economica possono tradursi in un aumento delle disparità tra le regioni rurali dell'UE;

19. riconosce che la PAC deve tener conto delle differenze strutturali e delle disparità in fatto di esigenze di ammodernamento dell'agricoltura esistenti nell'UE allargata, con l'obiettivo di raggiungere pari livelli di sviluppo e coesione;

20. ritiene che, alla luce di queste sfide, le priorità della PAC del periodo successivo al 2013 dovrebbero essere integrate in una solida politica alimentare e agricola multifunzionale che sia sostenibile, sostenuta adeguatamente e credibile, che invii segnali forti per sostenere con efficacia gli agricoltori in modo mirato e risponda alle preoccupazioni della comunità rurale apportando al contempo benefici alla società in generale;

Necessità di una PAC forte dopo il 2013

Soddisfare le esigenze socioeconomiche

21. è dell'avviso che, alla luce della strategia Europa 2020, occorra una forte e sostenibile politica comune agricola europea che tuteli gli interessi di tutti gli agricoltori europei e offra più ampi benefici alla società; ritiene che tale politica dovrebbe far sì che l'agricoltura svolga il suo ruolo nell'economia europea e assicurare che disponga degli strumenti per competere sui mercati mondiali; ritiene che, per ragioni strategiche, l'UE non possa permettersi di contare su altre parti del mondo per offrire la sicurezza alimentare europea in un contesto di cambiamenti climatici, instabilità politica in determinate regioni del mondo e possibile insorgenza di malattie o di altri eventi potenzialmente dannosi per la capacità produttiva;

22. rammenta che l'agricoltura dell'UE rimane un settore centrale dell'economia dell'UE, in quanto fornisce un importante contributo in termini di PIL dell'UE e di posti di lavoro diretti e indiretti grazie all'effetto moltiplicatore sul mercato dell'industria di alimenti e bevande a monte e a valle; ritiene, pertanto, che un'agricoltura forte e un settore degli alimenti e delle bevande forte siano indissociabili e contribuiscano reciprocamente ai loro successi, in particolare nei mercati delle esportazioni;

23. fa presente che una delle principali ragioni per cui l'UE necessita di una PAC forte è quella di contribuire al mantenimento e allo sviluppo di comunità rurali vitali e dinamiche, fulcro della diversità culturale europea, e che queste ultime sono indispensabili ai fini di uno sviluppo socioeconomico sostenibile ed equilibrato su tutto il territorio europeo; ritiene che a tal fine sia necessario ridurre il divario socioeconomico tra comunità rurali e urbane, al fine di evitare il crescente abbandono delle campagne e lo spopolamento rurale, fenomeni che stanno isolando ulteriormente le zone rurali;

24. sottolinea che è urgentemente necessario attrarre le generazioni più giovani e le donne nelle zone rurali mediante politiche a lungo termine e offrire loro nuove opportunità economiche alternative nell'intento di garantire una popolazione rurale sostenibile; ritiene che occorra esplorare nuove vie per attrarre i giovani, quali la disponibilità di prestiti favorevoli e di crediti per gli investimenti e il riconoscimento delle loro capacità professionali, per assicurare che siano in grado di entrare nell'economia agricola con relativa facilità; prende atto degli ostacoli che i giovani agricoltori si trovano a dover affrontare se desiderano entrare nel settore agricolo, tra cui le spese elevate di avviamento, i costi talvolta proibitivi dei terreni e la difficoltà ad accedere alle opportunità di credito, specialmente in periodi difficili;

25. ritiene che l'aumento della disoccupazione rurale debba essere affrontato preservando i lavori esistenti, incoraggiando i lavori di alta qualità e favorendo opportunità aggiuntive di diversificazione e nuove fonti di reddito;

26. ricorda che, come giustamente suggerisce l'articolo 39 del trattato di Lisbona, l'agricoltura è un settore particolare che soffre di cicli di produzione a lungo termine e di vari tipi di anomalie del mercato quali l'elevata volatilità dei mercati, la grande esposizione alle catastrofi naturali, un alto livello di rischio, la mancanza di elasticità della domanda, e il fatto che gli agricoltori subiscano i prezzi anziché deciderli nella catena di approvvigionamento alimentare;

27. ritiene che per alcuni comparti agricoli, che richiedono notevoli investimenti di capitali nell'arco di cicli produttivi pluriennali (la produzione di latte, agrumi, vino, olive e frutta in generale), occorra porre in essere nuove modalità per la gestione dell'offerta;

28. evidenzia, aspetto della massima importanza, che in futuro la politica agricola europea deve rimanere una politica comune e che solo un regime bilanciato ed equo di sostegno in seno all'UE con una serie comune di obiettivi e norme – sempre riconoscendo la specificità di taluni settori e regioni – può fornire agli agricoltori condizioni opportune nonché un mercato unico funzionante correttamente con eque condizioni competitive per i prodotti agricoli e gli agricoltori all'interno dell'UE, conseguendo in tal modo un migliore rapporto costi-benefici che non mediante una rinazionalizzazione delle politiche agricole nazionali, che potrebbero essere in conflitto tra loro;

29. ritiene che la CAP dovrebbe assicurare la coesistenza di:

–   un’agricoltura a forte valore aggiunto, con prodotti primari e trasformati di alta qualità, che le consenta di avere una posizione forte sui mercati mondiali;

–   un’agricoltura aperta ai mercati regionali;

–   un’agricoltura locale orientata ai mercati locali, tenendo presente che una parte di questa agricoltura è rappresentata da piccoli agricoltori con redditi modesti, i quali, se dovessero abbandonare l'attività agricola, avrebbero grandi difficoltà a trovare una diversa occupazione per motivi di età, qualificazione o scelte di vita, soprattutto in un periodo di recessione e di elevata disoccupazione;

Creare benefici in termini di beni pubblici

30. sottolinea che gli alimenti sono il bene pubblico più importante prodotto dall'agricoltura; riconosce che gli agricoltori forniscono una gamma di beni pubblici per i quali il mercato non li ricompensa; insiste pertanto sul fatto che debbano essere giustamente ricompensati e ulteriormente incentivati a continuare a offrire prodotti sicuri e di qualità più elevata, migliori condizioni relative al benessere degli animali e altri benefici ambientali, oltre a creare più posti di lavoro, per preservare la campagna in tutta Europa;

31. rammenta, pertanto, che se non si mantiene nell'UE un'attività agricola sostenibile (praticabile a lungo termine dal punto di vista economico, sociale e ambientale), si mette a rischio la fornitura di beni pubblici;

32. riconosce che generazioni di agricoltori hanno plasmato i preziosi paesaggi dell'UE e, di conseguenza, devono essere ricompensati affinché continuino a operare in questo senso in modo sostenibile, soprattutto nelle regioni montane e nelle aree svantaggiate sotto il profilo della natura; ritiene che essi contribuiscano attivamente al grande valore culturale e all'attrattiva dell'Europa, fornendo il contesto per un turismo rurale di successo; sottolinea che tale processo va integrato dalla politica regionale europea e dagli strumenti nazionali, onde prefigurare con gli effetti sinergici corrispondenti quelle premesse stabili a livello regionale che sono essenziali per un'agricoltura efficiente;

33. rileva che gli agricoltori hanno il potenziale di fornire altri benefici ambientali rispondenti alle esigenze della società, in particolare la salvaguardia e il ripristino del suolo, una sana gestione e una migliore qualità delle risorse idriche nonché la conservazione della biodiversità dei terreni, e che essi devono essere incoraggiati a procedere in tal senso e sostenere gli investimenti mirati;

34. sottolinea che se la condizionalità per cui la concessione di sostegni diretti è subordinata al rispetto di requisiti regolamentari nonché al mantenimento delle superfici agricole in buone condizioni agronomiche e ambientali è stata necessaria in passato, tale strumento ha cessato di essere quello più idoneo a potenziare al massimo la fornitura di servizi dell'ecosistema da parte degli agricoltori e per rispondere alle nuove sfide ambientali; rileva, inoltre, che l'introduzione della condizionalità ha sollevato una serie di problemi amministrativi e di accettazione da parte degli agricoltori, i quali hanno avuto l'impressione di perdere un certo grado di libertà nel loro lavoro;

35. ritiene che con una migliore formazione e riqualificazione degli addetti all'agricoltura, con un'utilizzazione migliore dei risultati dell'innovazione grazie alla ricerca e sviluppo e con un incremento dell'efficienza nella produzione agricola sarà possibile migliorare notevolmente l'impatto dell'agricoltura sul clima;

36. reputa che, in linea con le ultime ricerche disponibili, in assenza di una politica agricola comune e di una buona prassi agricola, nell'UE si svilupperebbero modi di produzione non sostenibili (estrema intensificazione sui terreni migliori e diffuso abbandono della terra in aree svantaggiate), causando gravi danni all'ambiente; ribadisce che il costo per sostenere una PAC forte è insignificante in confronto ai costi dell'inazione e alle sue impreviste conseguenze negative;

Le nuove priorità della PAC per il XXI secolo

37. ritiene che l'agricoltura sia in una buona posizione per contribuire in misura rilevante alla realizzazione delle priorità della nuova strategia UE 2020, vale a dire affrontare il cambiamento climatico e creare nuovi posti di lavoro tramite una crescita verde e la produzione di energie rinnovabili, continuando al contempo a fornire sicurezza alimentare ai consumatori europei grazie all'offerta di prodotti alimentari sicuri e di elevata qualità;

Una PAC equa

38. ribadisce che l'agricoltura dell'UE deve rimanere competitiva rispetto all'agguerrita concorrenza e alle misure distorsive del commercio da parte di partner commerciali e/o di paesi in cui i produttori non sono soggetti a standard elevati come quelli vigenti nell'UE per quanto riguarda, in particolare, la qualità dei prodotti, la sicurezza alimentare, l'ambiente, la legislazione sociale e il benessere animale; ritiene pertanto che il miglioramento della competitività a diversi livelli (locale, regionale, mercato interno e mercati mondiali) debba ancora essere un obiettivo fondamentale della PAC dopo il 2013 onde garantire la disponibilità per l'UE di un'ampia gamma di prodotti alimentari diversificati di elevato valore e di altri prodotti agricoli che continuino ad acquisire una quota maggiore del mercato mondiale, garantendo scambi equi e prezzi remunerativi per gli agricoltori;

39. ricorda che gli agricoltori dell'UE producono alimenti in conformità delle norme più rigorose in materia di sicurezza, qualità e benessere degli animali, e andrebbero per questo ricompensati; ritiene che le importazioni dai paesi terzi debbano soddisfare, nel rispetto dei diritti e degli obblighi dell'OMC, gli stessi requisiti al fine di assicurare una concorrenza leale e garantire che i consumatori possano operare una scelta consapevole riguardo ai prodotti che acquistano, basandosi tra l'altro su una tracciabilità attendibile; invita la Commissione a garantire gli interessi degli agricoltori europei nel quadro degli accordi commerciali multilaterali e bilaterali che negozia a nome dell'UE;

40. ribadisce che mantenere l'attività agricola in tutta l'Europa è fondamentale per salvaguardare una diversa produzione alimentare locale, garantire il dinamismo socio-economico e l'occupazione rurali, segnatamente nel contesto dell'attuale crisi economica, e prevenire la minaccia dell'abbandono della terra nel territorio rurale dell'UE attraverso una costante protezione dell'ambiente e una gestione del paesaggio; ritiene pertanto che le regioni svantaggiate debbano avere la possibilità di superare gli ostacoli aggiuntivi causati dalla propria particolare situazione e di adottare le misure necessarie per adeguarvisi; ritiene che la sfida specifica dell'agricoltura di sussistenza debba essere affrontata;

41. sottolinea che gli agricoltori hanno bisogno di prospettive d'investimento a lungo termine e di redditi adeguati per svolgere i loro compiti; esorta quindi a garantire che uno degli obiettivi primari della nuova PAC sia un rendimento equo e stabile per la comunità agricola, offrendo un valido rapporto costi-benefici e un equo trattamento a favore dei consumatori, non ultimo aumentando la competitività nel settore agricolo e consentendo agli agricoltori di coprire i loro costi reali e di reagire ai segnali del mercato;

42. invita ad adottare misure volte a rafforzare la capacità gestionale e il potere negoziale dei produttori primari e delle loro organizzazioni nei confronti di altri operatori economici nella catena di approvvigionamento alimentare, e a incoraggiare la costituzione di organizzazioni che rafforzino i legami tra le varie parti interessate all'interno delle filiere in quanto possono migliorare lo scambio di informazioni e contribuire ad allineare l'offerta alle domande dei consumatori; è dell'opinione che tali sviluppi potrebbero migliorare il funzionamento della catena di approvvigionamento alimentare offrendo una maggiore trasparenza dei prezzi dei prodotti alimentari e la possibilità di intervenire per affrontare il problema delle pratiche commerciali sleali, consentendo agli agricoltori di ottenere il valore aggiunto che meritano; ritiene che tali obiettivi possano richiedere un adeguamento o un chiarimento delle norme di concorrenza dell'UE affinché tengano conto delle caratteristiche specifiche dei mercati agricoli, a patto che non ostacolino il corretto funzionamento del mercato unico;

43. ritiene che debbano essere previste misure di mercato flessibili ed efficienti per garantire un'adeguata rete di sicurezza nel quadro della futura PAC al fine di evitare una estrema volatilità dei prezzi di mercato, fornire un maggiore livello di stabilità e risposte rapide ed efficaci alle crisi economiche che sorgono nel settore; ritiene che ciò vada completato da un sistema di gestione del rischio che contribuisca a ridurre al minimo le conseguenze delle calamità naturali e sanitarie;

44. ritiene che, per una più efficiente gestione del mercato e per evitare crisi di sovrapproduzione, sia indispensabile mantenere strumenti specifici di gestione del potenziale di produzione di cui beneficiano certi settori, sulla base di principi equi e non discriminatori;

45. chiede una distribuzione equa dei pagamenti della PAC e insiste sul fatto che sia equa per gli agricoltori dei nuovi e dei vecchi Stati membri;

46. ritiene che ridurre i pagamenti diretti nel quadro del primo pilastro avrebbe conseguenze devastanti, non soltanto per gli agricoltori ma, in egual misura, per lo spazio rurale, per i servizi pubblici collegati all'agricoltura, per i consumatori e per la società, dato che quest'ultima è beneficiaria nel suo complesso; ritiene pertanto che i pagamenti diretti siano essenziali e debbano essere mantenuti, soprattutto per i nuovi Stati membri; attira l'attenzione sull'impatto negativo che l'eventuale riduzione dei fondi destinati alla PAC potrebbe avere per quanto riguarda il valore delle proprietà agricole, con conseguenze nefaste soprattutto per gli agricoltori che hanno contratto prestiti bancari, in particolare nel contesto della crisi economica che ha gravemente colpito l'agricoltura europea;

47. ritiene che per sostenere comunità rurali prospere siano fondamentali aziende agricole redditizie, poiché esse generano occupazione e servizi a livello locale; reputa pertanto che la PAC dovrebbe coinvolgere le comunità locali in modo da creare i necessari presupposti per la loro solidità socio-economica, anche mediante la salvaguardia delle aziende agricole a conduzione familiare e la costante ristrutturazione e modernizzazione delle aziende agricole ove necessario; rammenta che anche le misure di diversificazione e lo sviluppo delle infrastrutture rurali sono importanti a tale riguardo;

Una PAC sostenibile

48. ritiene che l'agricoltura debba svolgere un ruolo guida nell'affrontare il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas a effetto serra, aumentando la capacità di sequestro del carbonio, sviluppando e facendo maggior ricorso alle fonti di energia rinnovabili e ai materiali di origine agricola; è dell'avviso che le considerazioni sul clima debbano essere integrate nelle misure della PAC, se del caso;

49. reputa fondamentale l'efficienza della produzione per una gestione più sostenibile delle scarse risorse e ritiene che gli agricoltori debbano innovare i propri metodi tecnici di produzione usando gli strumenti finanziari, scientifici e tecnici di gestione più efficienti onde contribuire a soddisfare la crescente domanda di prodotti alimentari e di materiali agricoli rinnovabili in un modo più sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale;

50. sottolinea, nel contesto della strategia UE 2020, che la ricerca e lo sviluppo, l'utilizzo delle nuove tecnologie e delle buone pratiche agricole sono importanti al fine di migliorare la competitività e aumentare la produzione riducendo nel contempo l'uso di pesticidi, di fertilizzanti e di risorse limitate come l'acqua e l'energia; ritiene che debbano essere ulteriormente incentivati gli investimenti nell'innovazione agricola, segnatamente tramite la PAC e i programmi quadro di ricerca e sviluppo dell'UE, onde poter gestire le nuove sfide;

51. raccomanda a tal fine la presenza attiva di consulenti agronomi nelle regioni al fine di orientare gli agricoltori nei loro tentativi di fornire beni pubblici ambientali;

52. ritiene che sia necessario introdurre salvaguardie al fine di garantire che la biotecnologia possa continuare ad essere utilizzata in agricoltura senza tuttavia compromettere i metodi di produzione esistenti;

Una PAC verde

53. osserva che il mercato finora non ha ricompensato in modo adeguato gli agricoltori per la protezione dell'ambiente ed altri beni pubblici; ritiene pertanto che la PAC debba porre maggiore accento sulla sostenibilità prevedendo adeguati incentivi economici a favore degli agricoltori per ottimizzare l'offerta di servizi dell'ecosistema e potenziare la sana gestione delle risorse ambientali dei terreni agricoli dell'UE; sottolinea che tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto senza creare un onere finanziario o burocratico supplementare per gli agricoltori;

54. ritiene che, grazie ai miglioramenti dei fattori di produzione legati ai progressi delle conoscenze, gli agricoltori siano in una buona posizione per contribuire alla crescita verde e rispondere alla crisi energetica attraverso lo sviluppo di energia verde in forme quali la biomassa, i rifiuti biologici, il biogas, biocarburanti di seconda generazione ed energia eolica, solare e idrica su piccola scala, il che aiuterà anche a creare nuove opportunità di posti di lavoro verdi;

Una politica comune e semplice

55. ribadisce che è più che mai pertinente una politica agricola comune per garantire la dimensione transfrontaliera dell'approvvigionamento alimentare, del cambiamento climatico, di elevate norme comuni relative alla protezione ambientale, di sicurezza e qualità dei prodotti, di benessere degli animali, in un mercato unico adeguatamente funzionante;

56. ritiene che la nuova PAC, mediante un sistema di sostegno semplificato, debba essere semplice da amministrare e trasparente e debba ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi che gravano sugli agricoltori, specialmente i piccoli produttori, in modo da consentire agli agricoltori di concentrarsi sul loro compito principale che consiste nel fornire prodotti agricoli di alta qualità; ritiene che ciò sia attuabile, tra l'altro optando per l'uso di strumenti che definiscano gli obiettivi e consentano agli agricoltori di scegliere i propri sistemi agricoli per raggiungere tali obiettivi, quali accordi sui risultati, contratti semplici e pagamenti pluriennali;

57. invita a porre in essere strumenti adeguati finalizzati ad illustrare i contenuti della PAC non solo agli agricoltori ma anche a tutti i cittadini europei, comunicando, in maniera trasparente, gli obiettivi da raggiungere, i mezzi disponibili e le attese ricadute positive derivanti dall'attuazione della PAC;

58. ritiene che la Commissione debba adottare un approccio più proporzionato e basato sul rischio per quanto concerne l'applicazione dei controlli regolamentari, la realizzazione delle verifiche di conformità e l'imposizione di correzioni finanziarie;

59. ritiene che la PAC vada concretamente semplificata e che la sua struttura vada articolata in modo tale da evitare che le misure affini siano ripartite tra differenti strumenti politici;

60. esige che il Parlamento europeo sia informato in modo tempestivo e aggiornato sulla situazione effettiva del bilancio agricolo;

Creare una PAC equa, verde e sostenibile

61. si attende, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo di primavera su Europa 2020, che la revisione della PAC fornisca strumenti che consentano una crescita intelligente, inclusiva e verde;

62. riconosce l'ampia gamma di priorità nuove e già esistenti in merito alla PAC e osserva che, quando hanno aderito all'Unione europea, i nuovi Stati membri si aspettavano giustamente di raggiungere, nel tempo, un livello di sostegno PAC paragonabile a quello dei vecchi Stati membri; chiede, al fine di raccogliere pienamente le nuove sfide e realizzare le priorità di una PAC riformata, che gli importi destinati alla PAC nel bilancio 2013 siano almeno mantenuti nel prossimo periodo di programmazione finanziaria;

63. invita a dotare il bilancio della PAC di un meccanismo di flessibilità di fine anno che consenta di riportare e riassegnare l'anno successivo gli importi sottoutilizzati;

64. esprime tuttavia preoccupazione per il fatto che, se la PAC ha troppe priorità, le limitate risorse finanziarie disponibili saranno sottoposte a eccessive pressioni e non permetteranno quindi di conseguire risultati concreti, in particolare nel settore della produzione alimentare;

65. ribadisce la necessità di non rinazionalizzare la PAC e ritiene pertanto che il sostegno diretto essenziale debba essere completamente finanziato a titolo del bilancio dell'UE, rifiutando quindi qualsiasi altro cofinanziamento che potrebbe arrecare danno a una concorrenza leale all'interno del mercato unico dell'Unione europea;

66. chiede un'equa distribuzione dei fondi della PAC agli agricoltori nell'UE; ricorda che per rispettare la diversità dell'agricoltura in seno all'UE, si devono trovare criteri oggettivi per stabilire un sistema equo di distribuzione; rileva che i pagamenti diretti contribuiscono alla fornitura di beni pubblici, alla stabilità del reddito degli agricoltori e alla copertura dei rischi, controbilanciando in parte gli standard elevati e socialmente auspicabili vigenti nell'UE e la costante riduzione delle barriere tariffarie, nonché premiando la fornitura di beni pubblici di base che non riceve alcuna ricompensa dal mercato;

(1) è dell'avviso che per ridurre le disparità nella ripartizione tra gli Stati membri dei fondi per il sostegno diretto e per riflettere l'ampia diversità che contraddistingue l'agricoltura europea, il criterio basato sugli ettari non sarà sufficiente e invita quindi la Commissione a proporre altri criteri oggettivi e a valutarne il potenziale impatto, tenendo conto della complessità del settore agricolo e delle differenze tra gli Stati membri, per poter raggiungere una distribuzione più equilibrata;

(2) invita a definire chiaramente criteri equi e oggettivi per l'assegnazione di fondi a favore di obiettivi di sviluppo rurale;

67. ritiene che in tutti gli Stati membri l'aiuto diretto debba basarsi sul criterio della superficie entro il prossimo periodo di programmazione finanziaria; reputa che ciò costituirebbe un periodo di transizione sufficiente a consentire agli agricoltori e alle strutture agricole che ancora ricorrono allo storico sistema dei premi la flessibilità necessaria per adattarsi ai cambiamenti e per evitare una ridistribuzione troppo radicale del sostegno, fatto salvo il rapido conseguimento di una distribuzione equilibrata del sostegno fra gli Stati membri; osserva che allontanarsi dalla base storica può creare particolari sfide per gli Stati membri o le regioni con una percentuale relativamente ampia di "terra nuda" (superficie agricola ammessa non oggetto di domanda di aiuto); esorta a tenere pienamente conto delle specifiche esigenze di tali regioni in fase di definizione del futuro sostegno; è inoltre dell'avviso che gli Stati membri e le regioni debbano continuare a godere di flessibilità al fine di regionalizzare il loro sistema di premi per superficie affinché le loro specifiche priorità trovino un riscontro, nel rispetto della concorrenza leale nel mercato interno;

68. ritiene che non si debba tornare al sistema dei pagamenti accoppiati quale principio guida della PAC; rileva tuttavia, dato il passaggio da un modello storico a uno di sostegno alle superfici alla luce delle decisioni adottate in base allo stato di salute, che occorre lasciare agli Stati membri un adeguato margine di flessibilità; ritiene che tale flessibilità consentirà agli Stati membri di rispondere alle specifiche esigenze del rispettivo territorio e di evitare l'arresto completo della produzione o la riduzione della diversità in agricoltura; è dell'avviso che questo margine di manovra prenderebbe la forma di pagamenti accoppiati ridotti a favore dei territori e settori agricoli vulnerabili e delle aree sensibili sotto il profilo ambientale, conformemente ai requisiti dell'OMC e assicurando nel contempo condizioni eque di mercato per gli agricoltori in tutta l'Unione europea;

69. individua la necessità di raggiungere una PAC equa e più sostenibile attraverso cinque elementi basilari centrali - sicurezza degli approvvigionamenti e commercio equo, sostenibilità, agricoltura in Europa, qualità degli alimenti, biodiversità e protezione ambientale, nonché crescita verde; reputa necessario mantenere la struttura su due pilastri, evitando tuttavia la duplicazione di obiettivi e strumenti della politica e rispecchiando il contenuto degli elementi chiave sopra individuati;

70. è dell'avviso che, ai fini di semplificazione, chiarezza e di un approccio comune, si debba definire fin dall'inizio della riforma il finanziamento per ognuna delle priorità della PAC;

Sicurezza alimentare e commercio equo

71. ritiene che la vitalità delle aziende agricole e la qualità della vita degli agricoltori costituiscano un requisito imprescindibile per il mantenimento dell'attività agricola; ritiene pertanto che debba essere previsto un aiuto diretto per ettaro di base finanziato dall'UE a favore di tutti gli agricoltori dell'UE nell'ottica di garantire la sostenibilità sociale ed economica del modello europeo di produzione agricola, il quale dovrebbe fornire una sicurezza di base degli approvvigionamenti ai consumatori europei, consentire agli agricoltori una produzione competitiva di alimenti di elevata qualità, assicurare che siano incentivate l'attività agricola e l'occupazione nelle aree rurali in tutta l'Unione e fornire beni pubblici di base tramite i requisiti di condizionalità per buone condizioni agronomiche e ambientali, quali norme di benessere degli animali e di alta qualità;

72. chiede come requisito assoluto che soltanto la produzione agricola attiva sia premiata, includendo criteri basati sull'attività minima nelle regole di condizionalità come condizione per i pagamenti, e che si utilizzi nell'applicazione delle regole il principio chiave della proporzionalità;

Sostenibilità

73. ritiene che occorra mettere a disposizione degli agricoltori un aiuto diretto per ettaro a integrazione finanziato dall'UE stipulando semplici contratti pluriennali che li ricompensino per la riduzione delle emissioni di carbonio per unità di produzione e il sequestro del carbonio nel suolo tramite metodi produttivi sostenibili e la produzione di biomassa, utilizzabile per ottenere materiali agricoli durevoli;

74. osserva che questo avrebbe il duplice vantaggio di rendere l'agricoltura dell'UE più sostenibile in termini ambientali ed economici grazie a minori emissioni di carbonio e/o a una maggiore efficienza e di garantire agli agricoltori la possibilità di beneficiare finanziariamente di un aumento del sequestro di carbonio sui propri terreni ponendoli sullo stesso piano delle industrie contemplate nell'ETS dell'UE; esorta a definire in modo adeguato criteri e obiettivi precisi e misurabili che consentano di attuare quanto prima tali aiuti in ciascuno Stato membro;

Agricoltura in Europa

75. chiede che si continui ad applicare misure specifiche volte a compensare gli agricoltori che producono in aree svantaggiate – quali le zone che presentano handicap naturali, comprese le regioni di montagna, le aree sensibili sotto il profilo ambientale e/o le regioni più colpite dal cambiamento climatico – nonché nelle regioni ultraperiferiche, al fine di garantire l'attività agricola, assicurando così la continuità della gestione dei terreni, e la produzione di alimenti locali nell'UE, riducendo la minaccia dell'abbandono della terra e offrendo una gestione territoriale equilibrata sul territorio dell'UE come pure uno sviluppo razionale della produzione agricola;

76. bis. ritiene che qualsiasi riforma del regime di aiuti a favore delle zone svantaggiate, in particolare delle modalità di designazione e classificazione, dovrebbe tenere conto delle difficoltà cui si trovano dinanzi gli agricoltori di tutte le regioni dell'UE, dal momento che queste variano ampiamente con le diverse condizioni biofisiche e climatiche; ritiene che le zone che possono essere escluse in virtù di eventuali nuove norme debbano beneficiare di un adeguato periodo di transizione;

77. richiama l'attenzione sul ruolo particolare svolto dagli agricoltori nelle zone periurbane, ove le risorse rurali e agricole possono essere soggette a forti pressioni; sottolinea che la produzione di alimenti e di beni pubblici in prossimità delle popolazioni urbane deve essere preservata;

Qualità degli alimenti

78. sottolinea che lo sviluppo della politica di qualità per i prodotti alimentari, in particolare in termini di indicazione geografica protetta (IGP, DOP/STG) deve costituire un aspetto prioritario della PAC, da approfondire e rafforzare ulteriormente per consentire all'UE di mantenere il suo ruolo guida in questo settore; ritiene opportuno consentire, per questi prodotti di alta qualità, l'utilizzo di strumenti originali di gestione, tutela e promozione che permettano loro di svilupparsi armoniosamente e di continuare a contribuire in modo significativo alla crescita sostenibile e competitiva dell'agricoltura europea;

Biodiversità e protezione ambientale

79. ritiene che gli agricoltori possano contribuire alla biodiversità e alla protezione dell'ambiente, come pure all'adattamento al cambiamento climatico e alla mitigazione dei suoi effetti, in un modo economicamente vantaggioso; ciò deve essere ulteriormente incentivato; chiede che la PAC preveda la possibilità di inserire la grande maggioranza dei terreni agricoli in regimi agroambientali volti a ricompensare gli agricoltori che offrono altri servizi basati sull'ecosistema, incoraggiando al contempo modelli produttivi più sostenibili e con input minori quali l'agricoltura biologica, l'agricoltura integrata, lo sviluppo di un'agricoltura a elevata valenza naturale e di pratiche agricole intensive sostenibili; osserva che tutte queste misure di sviluppo rurale devono continuare a essere oggetto di cofinanziamento, aumentando il bilancio, se del caso;

Crescita verde

80. ritiene che la "crescita verde" debba essere il fulcro di una nuova strategia di sviluppo rurale incentrata sulla creazione di nuovi posti di lavoro verdi tramite

- lo sviluppo di strumenti dinamici locali quali la commercializzazione locale, la lavorazione in loco e il sostegno a progetti che coinvolgano tutti i soggetti interessati appartenenti al settore agricolo locale;

- lo sviluppo di biomassa, rifiuti biologici, biogas e la produzione su piccola scala di energia rinnovabile, il sostegno alla produzione di biocombustibili di seconda generazione nonché di materiali agricoli e di prodotti provenienti dalla chimica verde,

- investimenti in modernizzazione, innovazione e in nuove tecniche di ricerca e sviluppo relative all'adattamento e alla mitigazione del cambiamento climatico;

- l'offerta di formazione e consulenza agli agricoltori ai fini dell'applicazione delle nuove tecniche e per assistere i giovani agricoltori a entrare nell'industria;

81. è dell'avviso che, per sostenere gli elementi chiave della PAC, si debba disporre di una rete di sicurezza adeguata; ritiene che tale rete di sicurezza dovrebbe essere sufficientemente flessibile da tener conto degli sviluppi di mercato e comprendere strumenti quali ammasso pubblico e privato, interventi e misure di compensazione del mercato, da attivare ove necessario per contrastare l'estrema volatilità e come strumento di reazione rapida in caso di crisi; a tal proposito, ritiene che il bilancio dell'UE dovrebbe destinare una specifica linea di riserva da attivare rapidamente per rispondere alle crisi che si verificano;

82. chiede che tali misure siano accompagnate da strumenti volti a contribuire alla riduzione della volatilità e ad assicurare condizioni stabili per l'attività e la pianificazione agricola; ritiene che, in tale contesto, si dovrebbe prendere in considerazione anche l'introduzione di nuovi strumenti economici e finanziari innovativi quali polizze assicurative per i rischi di raccolto, mercati a termine e fondi mutualistici per far fronte a condizioni di mercato o climatiche estreme, senza incidere sui regimi privati in via di approntamento;

83. riconosce che il controllo dello sviluppo del potenziale di produzione può essere un valido strumento per la crescita sostenibile in diversi settori agricoli;

84. ribadisce che, per completare le misure di mercato, è urgentemente necessario rafforzare la posizione dei produttori primari all'interno della catena di approvvigionamento alimentare tramite una serie di azioni volte ad affrontare aspetti quali la trasparenza, le relazioni contrattuali e le pratiche commerciali sleali; ritiene che occorra esaminare anche possibili adeguamenti delle norme di concorrenza per consentire alle organizzazioni di produttori primari di crescere in termini di efficienza e di dimensioni ove necessario, dotandole di un maggiore potere negoziale per resistere rispetto a grandi rivenditori e industrie di trasformazione; reputa opportuno, in tale contesto, considerare la nomina di Mediatori nazionali e/o di un Mediatore europeo, nell'ottica di comporre le controversie all'interno della catena di approvvigionamento alimentare;

85. ricorda che, tra gli attuali strumenti di mercato e nel quadro degli impegni assunti in seno all'OMC, le restituzioni all'esportazione dovrebbero continuare a essere eliminate progressivamente nell'UE, parallelamente a misure analoghe applicate dai partner dell'OMC;

86. ritiene che la competitività dell'agricoltura europea debba essere promossa entro le frontiere comunitarie e al di fuori di queste ultime, per trovare il modo di affrontare le principali sfide del futuro, tra cui la sicurezza alimentare dell'Unione europea, l'approvvigionamento alimentare di una popolazione mondiale in crescita, il rispetto dell'ambiente, la biodiversità e la lotta contro il cambiamento climatico;

87. ricorda che l'UE può finanziare in paesi europei e terzi misure atte a fornire informazioni sui vantaggi dei prodotti agricoli e alimentari europei e a farne promozione in Europa e nel mondo; ritiene che il bilancio previsto a tal fine debba essere rivisto onde rafforzare la visibilità dei prodotti agricoli e alimentari dell'UE nei mercati all'interno dell'UE e nei paesi terzi; ritiene che questi sistemi promozionali dovrebbero essere attuati in maggior misura e trovare un'applicazione più ampia ed efficace nel quadro della nuova PAC;

88. ritiene che la politica agricola comune debba contribuire a rendere disponibili a tutti i consumatori e, in particolare, ai più poveri, una alimentazione più sana proveniente da una gamma più diversificata di prodotti a prezzi abbordabili; è dell'avviso che, per lottare contro la povertà e migliorare la salute, occorra continuare i programmi di aiuto agli indigenti, ampliando i programmi destinati a promuovere il consumo di frutta e verdura nelle scuole;

89. ritiene che la struttura e l'attuazione della nuova PAC debbano essere incentrate su semplicità e proporzionalità, nonché sulla riduzione della burocrazia e dei suoi costi amministrativi;

La PAC nel quadro finanziario pluriennale e la procedura annuale di bilancio

90. sottolinea la necessità, visti gli obiettivi della nuova politica agricola comune, di fornire un adeguato finanziamento al nuovo QFP, al fine di poter meglio sostenere questa politica conformemente alle principali sfide che questo settore cruciale per la sicurezza alimentare dell'UE dovrà affrontare nei prossimi anni;

91. ricorda che negli ultimi quattro anni dell’attuale QFP, è stato solo possibile concordare i bilanci annuali o utilizzando completamente i margini esistenti nelle diverse categorie QFP o attraverso il ricorso alla revisione prevista al punto 23 dell'Accordo interistituzionale (AII) del 17 maggio 2006 utilizzando i margini disponibili entro i massimali della rubrica 2 per finanziare altre priorità dell'Unione; ricorda che a partire dall'esercizio finanziario 2011 fino al termine del corrente QFP(2013), i margini entro il massimale della categoria 2 saranno estremamente limitati;

92. sottolinea che il carattere giuridicamente vincolante del quadro finanziario pluriennale richiede l'introduzione di disposizioni attuative più flessibili per consentire all'Unione di reagire agli eventi imprevisti in modo sufficientemente flessibile e efficace;

93. richiama l'attenzione sul fatto che, secondo l’articolo 314, paragrafo 3 del TFUE, la Commissione non può più modificare il suo progetto di bilancio dopo la convocazione del comitato di conciliazione; ricorda che la Commissione deve presentare una lettera rettificativa per aggiornare la previsione Agricoltura in autunno; insiste affinché detta lettera sia disponibile prima del voto del PE; invita le sue commissioni competenti a creare una procedura interna al fine di definire la posizione del Parlamento in vista della riunione del comitato di conciliazione;

94. ricorda che i progetti pilota (PP) e le azioni preparatorie (AP), introdotti dal Parlamento europeo si sono evoluti in strumenti importanti per la formulazione delle priorità politiche e l'introduzione di nuove iniziative che spesso si trasformano in azioni e programmi dell'Unione, anche nel settore agricolo e dello sviluppo rurale; ritiene che anche in futuro progetti pilota e azioni preparatorie potrebbero costituire la base per mettere alla prova nuove idee di riforma.

95. invita la Commissione a dare piena considerazione alle raccomandazioni del Parlamento europeo in fase di elaborazione della sua raccomandazione e di elaborazione delle proposte legislative;

96. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

La politica agricola comune è riuscita a conseguire gli obiettivi fissati nel trattato di Roma originale. Negli ultimi cinquant'anni, la PAC ha aumentato la produttività, contribuito a un livello di vita equo per la comunità agricola, stabilizzato i mercati, garantito la disponibilità di approvvigionamenti e fornito ai consumatori prodotti alimentari di qualità a prezzi ragionevoli. In futuro la PAC dovrà affrontare nuove e difficili sfide nonché proporre un quadro per l'avvenire basato su stabilità, prevedibilità e flessibilità in periodi di crisi.

La riforma avviene in un contesto di crisi economica e di gravi difficoltà finanziarie cui devono far fronte Stati membri, contribuenti, agricoltori e consumatori e, di conseguenza, è nostro preciso dovere definire un percorso coerente e credibile verso la PAC del periodo successivo al 2013.

La PAC dovrà adattarsi a un contesto globale ed europeo in evoluzione. Innanzitutto, l'agricoltura europea deve garantire la sicurezza alimentare ai propri consumatori e contribuire a nutrire una popolazione mondiale in costante aumento. Per la prima volta, tuttavia, non possiamo limitarci ad "aprire il rubinetto" e produrre più alimenti usando più energia e aggiungendo fattori. Perché? Principalmente per due ragioni: in primo luogo, la crisi energetica, l'aumento del costo dell'energia e la necessità di ridurre le emissioni dei gas a effetto serra freneranno non poco la crescita della produzione. In secondo luogo, l'impatto del cambiamento climatico precluderà la possibilità di introdurre nella produzione ampi appezzamenti di altro terreno. Anche il cambiamento climatico causerà scarsità di risorse idriche e siccità che, ancora una volta, inibiranno un aumento della produzione. Di conseguenza, l'UE e l'agricoltura mondiale dovranno produrre più alimenti con meno terra, meno acqua e meno energia.

Il principio su cui si basa la PAC deve ancora essere la garanzia di un'agricoltura europea competitiva nei confronti di partner commerciali adeguatamente sovvenzionati quali Stati Uniti, Giappone, Svizzera o Norvegia, fornendo agli agricoltori dell'UE eque condizioni di scambio. Deve anche continuare a sostenere l'attività agricola in Europa, nell'ottica di assicurare la produzione locale di alimenti e uno sviluppo territoriale equilibrato.

È inoltre molto importante che l'agricoltura di oggi dimostri di essere in una buona posizione per apportare un importante contributo alla realizzazione delle priorità della strategia UE 2020 che riguardano la lotta al cambiamento climatico nonché l'innovazione e la creazione di nuovi posti di lavoro grazie a una crescita verde, continuando al contempo a offrire sicurezza alimentare ai consumatori europei producendo alimenti sicuri e di alta qualità. Gli agricoltori europei e la PAC devono dimostrare di avere alcune delle risposte alle sfide del XXI secolo, e che sono parte della soluzione e non parte del problema.

Con l'espansione dell'UE a 27 Stati membri, è essenziale infine non disattendere le aspettative dei nuovi Stati membri riguardo al trattamento equo. Per realizzare le nuove priorità e soddisfare le aspettative di tutti gli Stati membri dell'UE, l'importo del bilancio della PAC nel contesto delle nuove prospettive finanziarie deve essere mantenuto almeno ai livelli del 2013.

Nella relazione sono state evidenziate le priorità di una politica agricola alimentare multifunzionale comune e credibile che offrirà sostegno agli agricoltori a vantaggio della società in generale. Sono stati indicati cinque elementi basilari fondamentali, e più precisamente sicurezza alimentare e commercio equo, sostenibilità, agricoltura in Europa, biodiversità e protezione ambientale, nonché crescita verde, al fine di fornire in futuro una PAC più equa, più verde e più sostenibile.

Nel contesto dell'attuazione delle nuove disposizioni del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo deve assumere con serietà le sue nuove responsabilità nelle vesti di colegislatore per le questioni agricole. La Commissione e il Consiglio devono collaborare in merito a questo particolare fascicolo più direttamente, equamente e in buona fede con i deputati.

A tal fine, il relatore intende sfruttare nel modo più efficace possibile le opportunità offerte dal nuovo contesto istituzionale, difendendo il ruolo chiave che deve svolgere il Parlamento, e adottando un approccio flessibile nell'elaborazione delle politiche, con particolare attenzione rivolta a proporzionalità e sussidiarietà.

ALLEGATO

Grafico 1: Evoluzione della spesa per la PAC e del percorso di riforma della PAC

Fonte: Commissione europea, DG AGRI (aggiornato da DG AGRI-Unità L.1 il 5.3.2010)

Grafico 2: Eccedenze dell'UE nel tempo (1991-2008) per frumento, carni bovine e burro

Fonte: Commissione europea, DG AGRI, Documento di discussione del dicembre 2009 – Why do we need a Common Agricultural Policy?

Grafico 3: Percentuale della spesa per la PAC nel bilancio dell'UE

Fonte: Commissione europea, DG AGRI (aggiornato da DG AGRI-Unità L.1 il 5.3.2010)

Grafico 4: Percentuale della spesa per la PAC sul PIL dell'UE

Fonte: Commissione europea, DG AGRI (aggiornato da DG AGRI-Unità L.1 il 5.3.2010)

Grafico 5: Cambiamenti nel reddito reale degli agricoltori per lavoratore nel 2009 rispetto al 2008 (percentuale) per SM

Fonte: Eurostat, grafico creato con dati del marzo 2010 (aggiornato da DG AGRI-Unità L.1 l'8.3.2010, le cifre del 2009 sono stime Eurostat)

Grafico 6: Pagamenti diretti per Stato membro, media per ettaro, 2008

Fonte: Commissione europea, DG AGRI (aggiornato da DG AGRI-Unità L.1 il 5.3.2010)

Tabella 7: Opzioni scelte per l'attuazione dell'accordo SPS negli Stati membri

MODELLO

REGIONALIZZAZIONE

STATI MEMBRI E REGIONI

SPS, storico

non regionalizzato

Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Austria, Portogallo

regionalizzato

Belgio (Fiandre + Bruxelles, Vallonia),UK – Scozia e Galles

 

SPS, modello regionale

una regione

Malta

SPS, passaggio da ibrido dinamico a forfettario

non regionalizzato

Danimarca

regionalizzato

Germania (per Bundesländer), Finlandia (3 regioni sulla base delle produzioni di riferimento),

Svezia (5 regioni sulla base delle produzioni di riferimento),

UK - Inghilterra (3 regioni in base al suolo)

 

SPS, ibrido statico

non regionalizzato

Lussembrugo, Slovenia

regionalizzato

UK – Irlanda del Nord

SAPS

una regione

Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Romania, Polonia, Slovacchia

Fonte: tratto da tabella della Commissione europea, DG Agricoltura D.1.

PARERE della commissione per i bilanci (29.4.2010)

destinato alla commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale

sul futuro della PAC dopo il 2013
(2009/2236(INI))

Relatore per parere: Giovanni La Via

SUGGERIMENTI

La commissione per i bilanci invita la commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A.  considerando che il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, rende il quadro finanziario pluriennale (QFP), un atto giuridicamente vincolante che il bilancio annuale deve rispettare,

B.   considerando che, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo ha guadagnato il potere di plasmare la politica agricola dell'Unione, non soltanto in materia di programmi agricoli pluriennali ma anche con emendamenti al bilancio agricolo annuale, attribuendo così al Parlamento la responsabilità di garantire una politica agricola comune equa e sostenibile,

C.  considerando che la nuova PAC dovrà affrontare nuove sfide impegnative, allo scopo non solo di soddisfare le esigenze di consumo alimentare dei cittadini europei con prodotti di qualità adeguata, affrontare le difficoltà della sicurezza alimentare mondiale,vegliare sul funzionamento dei mercati agricoli e sostenere il reddito del settore agricolo, ma anche a salvaguardia dell'ambiente in tutte le regioni d'Europa e in risposta ai cambiamenti climatici,

D.  considerando che la spesa agricola rappresentava solo lo 0,49% del PIL totale dell'Unione europea (nel 2008), il che in termini di sostegno finanziario agli agricoltori pro capite fa sì che il livello dell'Unione europea sia simile a quello dei suoi grandi partner commerciali, come gli Stati Uniti,

E.   considerando che la spesa costituita dagli aiuti diretti rappresenta lo 0,38% del PIL europeo (nel 2008);

F.   considerando che la spesa connessa con la politica di sviluppo rurale costituisce lo 0,11% del PIL europeo;

G.  considerando che dal 2007 i meccanismi per la modulazione volontaria hanno permesso la ridistribuzione degli aiuti finanziari tra pagamenti diretti e sviluppo rurale, senza tuttavia migliorare la trasparenza, la chiarezza e la semplificazione delle risorse finanziarie destinate al settore agricolo,

H.  considerando che gli attuali margini ristretti disponibili nella rubrica 2 a partire dall’esercizio di bilancio 2011 rendono molto difficile per l'Unione rispondere adeguatamente alle crisi di mercato e a inattesi eventi globali e possono privare la procedura annuale di bilancio della sua sostanza,

1.   Ricorda che il trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede che sarà un regolamento del Consiglio, approvato all'unanimità, che stabilirà in futuro il quadro finanziario pluriennale che determinerà gli importi dei massimali annui per categoria di spesa;

2.   sottolinea che il carattere giuridicamente vincolante del quadro finanziario pluriennale richiede l'introduzione di disposizioni attuative più flessibili per consentire all'Unione di reagire agli eventi imprevisti in modo sufficientemente flessibile e efficace;

3.   sottolinea che occorre che la politica agricola comune europea continui ad essere comune e richiama l'attenzione sul fatto che, per evitare disparità inevitabili tra gli Stati membri, è necessario evitare la rinazionalizzazione della PAC e garantire che la PAC sia equamente finanziata interamente dal bilancio europeo;

4.   ricorda che negli ultimi quattro anni dell’attuale QFP, è stato solo possibile concordare i bilanci annuali o utilizzando completamente i margini esistenti nelle diverse categorie QFP o attraverso il ricorso alla revisione prevista all'articolo 23 dell'AII del 17 maggio 2007 utilizzando i margini disponibili entro i massimali della rubrica 2 per finanziare altre priorità dell'Unione; ricorda che a partire dall'esercizio finanziario 2011 fino al termine del corrente QFP(2013), i margini entro il massimale della categoria 2 saranno estremamente limitati;

5.   sottolinea la necessità, visti gli obiettivi della nuova politica agricola comune, di fornire un adeguato finanziamento al nuovo QFP, al fine di poter meglio sostenere questa politica conformemente alle principali sfide che questo settore cruciale per la sicurezza alimentare dell'UE dovrà affrontare nei prossimi anni;

6.   richiama l'attenzione sul fatto che secondo l’articolo 314, paragrafo TFUE la Commissione non può più modificare il suo progetto di bilancio dopo la convocazione del comitato di conciliazione; ricorda che la Commissione deve presentare una lettera rettificativa per aggiornare la previsione Agricoltura in autunno; insiste affinché detta lettera sia disponibile prima del voto del PE; invita le sue commissioni competenti a creare una procedura interna al fine di definire la posizione del Parlamento in vista della riunione del comitato di conciliazione;

7.   ricorda che i progetti pilota (PP) e le azioni preparatorie (PA), introdotti dal Parlamento europeo si sono evoluti in strumenti importanti per la formulazione delle priorità politiche e l'introduzione di nuove iniziative che spesso si trasformano in azioni e programmi dell'Unione, anche nel settore agricolo e dello sviluppo rurale; ritiene che anche in futuro progetti pilota e azioni preparatorie potrebbero costituire la base per mettere alla prova nuove idee di riforma.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

28.4.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

33

2

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Alexander Alvaro, Marta Andreasen, Francesca Balzani, Reimer Böge, Giovanni Collino, Jean-Luc Dehaene, Isabelle Durant, Göran Färm, José Manuel Fernandes, Eider Gardiazábal Rubial, Salvador Garriga Polledo, Ivars Godmanis, Estelle Grelier, Carl Haglund, Jutta Haug, Jiří Havel, Sidonia Elżbieta Jędrzejewska, Anne E. Jensen, Ivailo Kalfin, Sergej Kozlík, Jan Kozłowski, Vladimír Maňka, Barbara Matera, Claudio Morganti, Nadezhda Neynsky, Miguel Portas, Dominique Riquet, Sergio Paolo Francesco Silvestris, László Surján, Helga Trüpel, Daniël van der Stoep, Derek Vaughan, Angelika Werthmann

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Franziska Katharina Brantner, Maria Da Graça Carvalho, Giovanni La Via, Peter Šťastný, Theodor Dumitru Stolojan

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Marita Ulvskog

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

15.6.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

41

2

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

John Stuart Agnew, Richard Ashworth, Liam Aylward, Christophe Béchu, José Bové, Luis Manuel Capoulas Santos, Michel Dantin, Paolo De Castro, Albert Deß, Diane Dodds, Herbert Dorfmann, Hynek Fajmon, Lorenzo Fontana, Iratxe García Pérez, Béla Glattfelder, Martin Häusling, Esther Herranz García, Peter Jahr, Elisabeth Jeggle, Jarosław Kalinowski, Elisabeth Köstinger, George Lyon, Miguel Angel Martínez Martínez, Gabriel Mato Adrover, Mairead McGuinness, Krisztina Morvai, Mariya Nedelcheva, James Nicholson, Rareş-Lucian Niculescu, Wojciech Michał Olejniczak, Georgios Papastamkos, Marit Paulsen, Britta Reimers, Ulrike Rodust, Alfreds Rubiks, Giancarlo Scottà, Czesław Adam Siekierski, Sergio Paolo Francesco Silvestris, Alyn Smith

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Luís Paulo Alves, Sandra Kalniete, Giovanni La Via, Hans-Peter Mayer, Maria do Céu Patrão Neves, Daciana Octavia Sârbu, Jacek Włosowicz