RELAZIONE sul ruolo delle donne in una società che invecchia

27.7.2010 - (2009/2205(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatore: Sirpa Pietikäinen

Procedura : 2009/2205(INI)
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A7-0237/2010
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A7-0237/2010
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul ruolo delle donne in una società che invecchia

(2009/2205(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la comunicazione della Commissione del 29 aprile 2009 dal titolo "Gestire l'impatto dell'invecchiamento della popolazione nell'Unione europea (relazione 2009 sull'invecchiamento demografico)" (COM(2009)0180),

–   visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione dell'11 maggio 2007 dal titolo "Il futuro demografico dell'Europa: fatti e cifre" (SEC(2007)0638),

–   vista la comunicazione della Commissione del 10 maggio 2007 dal titolo "Promuovere la solidarietà tra le generazioni" (COM(2007)0244),

–   vista la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2006 intitolata "Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità" (COM(2006)0571),

–   vista la comunicazione della Commissione del 1° marzo 2006 intitolata "Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010" (COM(2006)0092),

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 23 e 25, sulla parità di genere e i diritti degli anziani, nonché gli articoli 34, 35 e 36, che definiscono in modo specifico il diritto all'assistenza sociale e abitativa, un livello elevato di protezione della salute umana e l'accesso ai servizi d'interesse economico generale,

–   visto l'articolo 2 del trattato sull'Unione europea, che sottolinea i valori comuni degli Stati membri quali il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e la parità tra donne e uomini,

–   visto l'articolo 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che fa riferimento alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale,

–   visto il patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2006[1],

–   vista la raccomandazione R 162 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) concernente i lavoratori anziani, del 1980,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW),

–   vista la sua risoluzione del 3 febbraio 2009[2] sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni,

–   vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2009 concernente il recepimento e l'applicazione della direttiva 2002/73/CE relativa all'attuazione del principio della parità di trattamento tra gli uomini e le donne per quanto riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro[3],

–   vista la sua risoluzione del 21 febbraio 2008 sul futuro demografico dell'Europa[4],

–   visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0237/2010),

A. considerando che l'invecchiamento della società viene troppo spesso percepito in senso negativo, vale a dire nell'ottica delle sfide che rappresentano la struttura di età della forza lavoro e la sostenibilità dei sistemi sanitario e di protezione sociale, malgrado le persone più anziane costituiscano anche una risorsa economica e una fonte di esperienza, offrano un sostegno prezioso alla comunità e al nucleo familiare prestando assistenza alle persone non autosufficienti e come consulenti del lavoro, in virtù della loro ampia esperienza professionale, e contribuiscano inoltre alla conservazione delle zone rurali,

B.  considerando che la tabella di marcia per la parità 2006-2010 ha evidenziato lacune nella realizzazione della piena parità di genere e, in taluni casi, ha dato un impulso ai lavori in materia, ma che i progressi nell'insieme sono stati limitati,

C. considerando che l'attuale crisi economica e sociale produce conseguenze particolarmente gravi per le donne, specialmente le donne in età avanzata, e per i servizi a loro dedicati, accentuando le disparità e la discriminazione fondate non soltanto sul sesso, ma anche sull'età e sullo stato di salute,

D. considerando che gli anziani sono più esposti al rischio di povertà rispetto alla popolazione in generale, raggiungendo una percentuale prossima al 19% dei cittadini di età pari o superiore ai 65 anni nel 2008 nell'UE a 27, mentre nel 2005 il dato era pari al 19% e nel 2000 al 17%, e considerando che le donne di età pari o superiore ai 65 anni sono a elevato rischio di povertà (con una percentuale del 22%, ossia maggiore di 5 punti rispetto agli uomini),

E.  considerando che le proiezioni indicano un invecchiamento della popolazione dell'UE a 27, con un incremento della percentuale di popolazione di età pari o superiore a 65 anni dal 17,1% del 2008 al 30% nel 2060 e un aumento della popolazione di età pari o superiore a 80 anni dal 4,4% al 12,1% per lo stesso periodo,

F.  considerando che si prevede una relativa riduzione della popolazione attiva e che diventa sempre più importante l'inclusione dei gruppi attualmente non attivi nel mercato del lavoro,

G. considerando che il genere è un fattore rilevante nell'invecchiamento, dato che l'aspettativa di vita per le donne supera di circa 6 anni quella degli uomini, come dimostrato dalle statistiche per l'UE a 27 nel 2007 secondo cui la speranza di vita è di 76 anni per gli uomini e di 82 per le donne, e considerando che, per contro, i dati Eurostat indicano che il divario tra la speranza di vita in buona salute per gli uomini e per le donne è molto inferiore, segnatamente 61,6 anni per gli uomini e 62,3 per le donne,

H. considerando che le donne sono tradizionalmente più esposte al rischio di povertà e di una pensione esigua, specialmente le donne oltre i 65 anni, che spesso ricevono pensioni appena al di sopra del sostentamento minimo per vari motivi, quali il forte divario retributivo tra uomini e donne, che incide direttamente sul diritto alla pensione, la cessazione o l'interruzione dell'attività professionale per dedicarsi alla famiglia o l'aver lavorato nell'azienda del coniuge – soprattutto nei settori commerciale e agricolo – senza salario e senza iscrizione alla previdenza sociale; considerando che, in tempi di recessione economica, il rischio di povertà è per queste donne ancora maggiore,

1.  accoglie positivamente la comunicazione della Commissione sull'impatto dell'invecchiamento della popolazione, pur rammaricandosi del fatto che le definizioni, le statistiche e le situazioni considerate non siano sufficientemente fondate sulla consapevolezza della disuguaglianza di genere in età avanzata, risultante principalmente dall'accumularsi di disparità basate sul genere nel corso di una vita intera;

2.  condivide l'attenzione rivolta dalla Commissione alla strategia adottata dal Consiglio europeo di Stoccolma nel 2001[5] quale orientamento a lungo termine per affrontare le sfide e le opportunità che l'invecchiamento genera nella società; sostiene inoltre la proposta della Commissione di adottare un approccio globale e multidisciplinare per affrontare il fenomeno dell'invecchiamento e per creare opportunità, soprattutto nel settore dei prodotti e servizi che rispondono ai bisogni specifici degli anziani e alle esigenze di coloro che prestano assistenza informale alle persone non autosufficienti; invita la Commissione a prestare particolare attenzione alla tutela dei diritti dei consumatori più anziani, dato che sono fin troppo spesso tratti in inganno o sfruttati;

3.  esorta le istituzioni a diffondere un atteggiamento più positivo nei confronti dell'invecchiamento e a sensibilizzare i cittadini dell'UE alla problematica dell'invecchiamento e alle sue implicazioni concrete; esorta la Commissione ad affrontare l'atteggiamento che vede l'invecchiamento come un onere, per esempio avviando uno studio sugli effetti e sulle possibilità offerte dalla cosiddetta "economia d'argento", nella quale le donne più anziane sono soggetti attivi; accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di proclamare il 2012 anno dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni;

4.  ritiene che la prospettiva futura delle politiche in materia di invecchiamento consista nell'adozione di un approccio che consideri tutto l'arco della vita e che tenga conto delle interconnessioni tra invecchiamento e genere;ritiene inoltre che l'adozione di un approccio alle questioni di genere ed età in cui l'integrazione di tali questioni diventa un metodo e uno strumento indispensabile per l'elaborazione delle politiche in tutti gli ambiti interessati (economia, questioni sociali, occupazione, salute pubblica, sicurezza alimentare, diritti dei consumatori, agenda digitale, sviluppo urbano e rurale, ecc.) sia la strada da seguire per creare una maggiore inclusione e coesione sociale;

Combattere la discriminazione fondata sull'età

5.  chiede che la direttiva antidiscriminazione sia adottata quanto prima;

6.  riconosce la necessità di combattere la discriminazione fondata sull'età anche con misure giudiziarie più efficaci e con procedure più accessibili, in particolar modo nei casi di discriminazione in ambiente lavorativo per cui vige una legislazione specifica e in cui il sostegno dell'individuo e l'indagine sulle circostanze sono essenziali; invita pertanto gli Stati membri a garantire l'efficace attuazione della legislazione necessaria a combattere la discriminazione fondata sull'età e di altra natura;

7.  chiede che l'approccio nei confronti dell'invecchiamento sia maggiormente incentrato sui diritti, affinché le persone più anziane possano agire come soggetti attivi anziché oggetti;

8.  chiede un aumento delle risorse e della ricerca e lo sviluppo degli attuali meccanismi di controllo, dato che la discriminazione fondata sull'età è raramente riconosciuta e affrontata; riconosce l'esigenza di aumentare la sensibilizzazione negli Stati membri e apprezzerebbe eventuali contributi dell'Agenzia per i diritti fondamentali e del nuovo Istituto europeo per l'uguaglianza di genere;

9.  sottolinea la necessità di riconoscere la discriminazione multipla cui le donne anziane spesso sono esposte nelle nostre società, dove sono vittime di discriminazione per motivi di età, genere, stato di salute e disabilità;

10. esprime profonda preoccupazione per le proporzioni assunte dalla discriminazione multipla nei confronti dei gruppi più vulnerabili di donne: donne migranti, disabili, omosessuali, appartenenti a minoranze, scarsamente qualificate, anziane, che subiscono discriminazioni per motivi di età, genere, appartenenza etnica, orientamento sessuale o religioso, ecc. e chiede l'introduzione di misure di discriminazione positiva;

11. invita gli Stati membri a condurre vere e proprie campagne di sensibilizzazione sul ruolo fondamentale degli anziani nella società e sulla necessità di consentire alle donne anziane di svolgere un ruolo attivo, anche promuovendo piccole attività commerciali e artigianali;

12. invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione la situazione specifica delle donne LBT (lesbiche, bisessuali e transgender) in età avanzata;

Riconciliare lavoro e assistenza

13. invita gli Stati membri a introdurre nuove tipologie di congedo che permettano di beneficiare di permessi retribuiti finalizzati a prestare assistenza in contesti diversi dal congedo parentale e a promuovere una più equa suddivisione dell'assistenza non retribuita tra donne e uomini, dal momento che l'assistenza informale prestata in seno al nucleo familiare limita le possibilità di chi presta assistenza di lavorare fuori casa; è del parere che, in tale contesto, un modo per ridurre la povertà tra le donne anziane sia sostenere modalità quali il lavoro a tempo parziale e il lavoro condiviso, che offrono la possibilità di un lavoro flessibile; sottolinea tuttavia, in tale contesto, che i diritti occupazionali dei lavoratori flessibili devono essere pari a quelli dei lavoratori a tempo pieno; sottolinea che la disoccupazione tra le donne anziane deve essere contrastata per raggiungere gli obiettivi di occupazione previsti dalla Strategia UE 2020;

14. chiede agli Stati membri di sviluppare meccanismi che garantiscano un sufficiente accumulo di diritti pensionistici anche nei periodi in cui il reddito di chi presta assistenza è temporaneamente inferiore a causa di tale incombenza, situazione che riguarda soprattutto le donne; chiede alla Commissione di avviare uno studio sui diversi effetti che i sistemi pensionistici producono sulle donne e sugli uomini negli Stati membri;

15. invita gli Stati membri a tenere in considerazione la dimensione di genere in sede di riforma dei sistemi pensionistici e di adeguamento dell'età pensionabile, alla luce delle differenze tra donne e uomini riguardo alle modalità di lavoro e del più elevato rischio di discriminazione cui sono esposte le donne anziane sul mercato del lavoro;

16. invita gli Stati membri a promuovere forme di assistenza reciproca che colmino la distanza tra giovani e anziani, giovandosi dell'entusiasmo dei primi e dell'esperienza dei secondi;

Servizi sanitari, assistenziali e sociali

17. chiede l'adozione di un approccio imperniato sui diritti, per consentire agli anziani di svolgere un ruolo attivo allorché sono prese le decisioni riguardanti la scelta e la natura dei servizi assistenziali, sociali e sanitari a loro destinati, ogniqualvolta esistano più opzioni; chiede inoltre che nella fornitura dei vari tipi di servizi assistenziali si applichi un approccio basato sulla domanda, onde consentire alle persone in età avanzata di vivere in modo indipendente finché lo desiderano;

18. chiede la promozione di politiche di sostegno alle famiglie nucleari onde consentire alle persone di decidere se occuparsi in prima persona dell'assistenza ai propri congiunti anziani oppure richiedere servizi sociali supplementari; tale assistenza dovrebbe essere remunerata allo stesso modo in entrambi i casi;

19. sottolinea che i servizi pubblici e privati dovrebbero essere facilmente accessibili, di elevata qualità e sostenibili finanziariamente per le persone anziane e che la struttura di tali servizi dovrebbe consentire il più a lungo possibile l'assistenza a domicilio;

20. ritiene necessaria una politica globale di sostegno per coloro che prestano assistenza informale, in maggioranza donne, che includa il loro status, le prestazioni e i diritti in materia di sicurezza sociale, la fornitura di servizi sociali e di sostegno, la disponibilità di servizi di assistenza professionale, ecc.;

21. sottolinea che l'attività di volontariato o l'assistenza informale di cui spesso le donne si fanno carico non dovrebbe ovviare alle inadeguatezze dell'assistenza sociale e chiede l'introduzione di misure sociali adeguate per consentire alle donne di impegnarsi in attività retribuite di propria scelta;

22. chiede l'introduzione, a livello di Stati membri, di pacchetti di sostegno comprendenti programmi di misure volte a migliorare l'occupabilità, mitigare l'impatto della disoccupazione e aumentare i livelli di occupazione tra le persone di età superiore a 50 anni;

23. sottolinea che si dovrebbe garantire la qualità dell'assistenza per migliorare la qualità di vita degli anziani come pure per evitare i maltrattamenti fisici, sessuali, psicologici ed economici spesso loro inflitti; sottolinea che le persone che vivono in istituti pubblici e privati di assistenza agli anziani dovrebbero avere il diritto di partecipare ai processi decisionali di tali istituti attraverso le strutture direttive e amministrative; ritiene che gli Stati membri dovrebbero garantire che gli operatori incaricati dell'assistenza agli anziani nel settore pubblico e privato ricevano una formazione continuativa e una valutazione sistematica delle loro prestazioni e che sia attribuito un maggior valore economico al loro lavoro, comprese la retribuzione, l'assicurazione e le condizioni di lavoro;

24. invita gli Stati membri a fornire incentivi alla fornitura di formazione in materia di assistenza psicologica e fisica agli anziani e alla realizzazione di strutture adeguate a ospitarli;

25. incoraggia la trasformazione delle case di cura per anziani, che funzionano normalmente come ospedali, in strutture conviviali in cui si applica un modello familiare, come strumento per evitare l'istituzionalizzazione;

26. propone che il lancio del piano d'azione europeo sul morbo di Alzheimer dia il debito riconoscimento al ruolo delle donne anziane nell'assistenza alle persone affette da demenza e che tale piano sia attuato con rapidità; reputa inoltre necessari programmi a livello nazionale volti a individuare le misure che si potrebbero adottare per migliorare la qualità di vita delle donne anziane; propone che siano consultate le associazioni che si occupano di Alzheimer per identificare e attuare tali misure;

27. chiede che la prospettiva di genere sia tenuta in considerazione in sede di formulazione delle diagnosi mediche, onde garantirne l'accuratezza e assicurare che i pazienti ricevano assistenza e cure adeguate; chiede che gli strumenti diagnostici, l'assistenza e i servizi sanitari non siano limitati unicamente in relazione al sesso e all'età del paziente, affinché anche le donne in età avanzata possano beneficiare ad esempio dello screening per i tumori al seno, al collo dell'utero, al polmone e colo-rettale, oltre allo screening cardiovascolare; chiede inoltre che sia prestata maggiore attenzione alla prevenzione e alla cura delle malattie cui sono particolarmente soggette le donne in età avanzata, come l'osteoporosi e l'artrite reumatoide;

28. chiede che la prospettiva di genere e di età sia utilizzata nelle raccomandazioni riguardanti l'alimentazione; chiede inoltre che ci si avvalga di tale prospettiva nelle raccomandazioni relative alle questioni di sicurezza alimentare quali l'etichettatura degli alimenti, le indicazioni relative alla salute, il regolamento REACH e i nuovi alimenti;

29. sottolinea che i progressi tecnologici e tecnici possono essere importanti per l'adattamento della società alle esigenze di una popolazione che invecchia; chiede una maggiore applicazione delle innovazioni sviluppate in stretta collaborazione con le persone anziane, tra cui figurano connessioni Internet o telefoni cellulari semplificati, sensori intelligenti integrati in alcuni prodotti specifici per ridurre il numero di incidenti, cani addestrati all'assistenza di persone ad esempio affette da malattie che colpiscono la memoria; chiede che i programmi sviluppati specificamente sulla base della formazione permanente per gli anziani siano sostenuti dallo Stato;

30. chiede che le sperimentazioni dei medicinali in fase di studio siano effettuate, per esaminarne gli effetti, su organismi non soltanto maschili ma anche femminili;

31. propone che vengano realizzati studi statistici sull'aumento della violenza nei confronti delle persone anziane al fine di far luce su questo grave problema, che solitamente gli anziani non sono in grado di denunciare in quanto può succedere che accettino il maltrattamento subito come parte integrante della loro condizione di vecchiaia e dipendenza, e con l'obiettivo di combattere gli abusi sugli anziani con maggiore efficacia e impegno da parte di tutta la società;

32. chiede, onde evitare l'esclusione sociale delle donne più anziane, l'istituzione di programmi culturali ed educativi mirati e il coinvolgimento delle donne più anziane nelle iniziative della comunità locale;

Passi successivi

33. chiede alla Commissione di proporre entro la fine del 2011 un piano d'azione che comprenda:

·    un esame della necessità di destinare maggiori risorse alla ricerca scientifica sull'invecchiamento,

·    misure che garantiscano la qualità dell'assistenza e la qualità delle condizioni di lavoro di coloro che prestano assistenza,

·    riforme volte ad aumentare la coerenza nell'ambito della sicurezza sociale, che comprendano regimi pensionistici, congedi per assistenza e modalità di lavoro a tempo parziale,

·   una concezione delle malattie della senescenza che rifletta la dimensione di genere e misure volte a far sì che tali malattie siano identificate e curate in modo ottimale,

·   relazioni annuali, basate sui principi della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e gestite dall'Agenzia per i diritti fondamentali a livello istituzionale e dalle agenzie nazionali negli Stati membri, sulla violazione dei diritti delle persone anziane e sulle misure da adottare a livello nazionale e dell'UE al fine di abolire la discriminazione manifesta e dissimulata,

·   misure non legislative volte a lottare contro la discriminazione fondata sull'età, come le campagne di sensibilizzazione,

·   integrazione della prospettiva dei migranti in età avanzata e delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender),

·   misure volte a sostenere la solidarietà intergenerazionale, come programmi per sostenere le donne che si prendono cura dei nipoti mentre i genitori sono assenti per motivi di lavoro,

·   misure finalizzate all'utilizzo delle conoscenze e dell'esperienza professionale degli anziani, ad esempio mediante la creazione di associazioni di anziani che forniscano consulenza alle persone in cerca di occupazione,

·   scambio di buone pratiche;

34. chiede alla Commissione di aggiornare e consolidare, entro la fine del 2012, i meccanismi di monitoraggio delle questioni relative all'applicazione dei diritti fondamentali; chiede inoltre una maggiore sensibilizzazione a tali meccanismi, spesso sottoutilizzati, dato che le persone anziane in generale, e le donne in particolare, sono particolarmente disinformati circa i propri diritti;

35. sostiene che tutti gli uomini e le donne dell'Unione europea devono avere diritto a servizi sociali e sanitari di interesse generale che siano di qualità, adeguati e a un prezzo accessibile, in base alle proprie esigenze e preferenze specifiche; invita la Commissione a proporre una direttiva sui servizi di base che prenda in considerazione le situazioni nazionali; sottolinea che le donne anziane sono particolarmente vulnerabili e invita la Commissione a considerare un sistema in cui a tutti gli uomini e le donne dell'Unione europea sia riconosciuto il diritto a un reddito minimo in funzione del tenore di vita del relativo Stato membro;

36. invita la Commissione ad adoperarsi per garantire lo stanziamento di fondi dell'UE per progetti che riguardino, tra gli altri, le donne sole e anziane socialmente svantaggiate;

37. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

  • [1]  Bollettino UE 3-2006, punto I.13.
  • [2]  GU C 67E del 12.3.2010, pag. 31.
  • [3]  GU C 46E del 24.2.2010, pag. 95.
  • [4]  GU C 184E del 6.8.2009, pag. 75.
  • [5]  Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Stoccolma del 23 e 24 marzo 2001.

MOTIVAZIONE

La popolazione dell'Unione europea sta invecchiando. Nella retorica politica, tale andamento è spesso descritto come un "problema" o un "peso". Si percepisce l'invecchiamento della popolazione come un fardello futuro per le economie nazionali e sovente si ignora il potenziale degli anziani, poiché vengono visti più come oggetti passivi che come soggetti attivi.

Secondo le statistiche, le donne vivono più a lungo degli uomini; nel 2007, infatti, l'aspettativa di vita delle donne era di sei anni superiore a quella degli uomini. Perciò, per ragioni biologiche o comportamentali, le donne percepiscono più di frequente l'invecchiamento in modo negativo. Sembra tuttavia che tale divario stia diminuendo, il che può essere parzialmente spiegato dal fatto che uomini e donne conducono stili di vita sempre più simili.

La discriminazione per motivi di età è vietata dalla legislazione europea nella sfera lavorativa. La legislazione in vigore, tuttavia, non implica automaticamente la scomparsa dal luogo di lavoro della discriminazione basata sull'età. In generale, le donne continuano a sperimentare difficoltà nel fare carriera e ciò comporta un forte squilibrio in cui la componente maschile è molto più rappresentata in ruoli manageriali di vertice, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori più anziani. Inoltre, le donne incontrano più di frequente difficoltà nel reinserimento nel mondo del lavoro, e quanto più una donna è avanti con l'età e tanto meno risulta competitiva agli occhi di un datore di lavoro.

Con l'entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nel dicembre 2009 e del trattato di Lisbona all'inizio del 2010, il divieto di qualsiasi tipo di discriminazione è divenuto parte integrante della competenza legislativa dell'Unione europea. Ai sensi dell'articolo 21 della Carta "è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza a una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali", mentre l'articolo 25 stabilisce che "l'Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale".

Tali diritti fondamentali nella legislazione dell'UE devono anche trovare un riscontro concreto. Pertanto, oltre che sul luogo di lavoro, le donne anziane devono essere tutelate in tutti i settori della vita, poiché la discriminazione fondata sull'età e sul sesso costituisce una violazione di diritti fondamentali. Al fine di combattere la doppia discriminazione che spesso sperimentano le donne di una certa età, è necessario riconoscere gli aspetti esposti in appresso e prenderne coscienza.

In primo luogo, le donne anziane sono maggiormente esposte al rischio di vivere in povertà. Dato che il 2010 è stato proclamato Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, si dovrebbe dedicare la massima attenzione alle donne anziane in povertà. La povertà delle donne di una certa età ha diverse cause, ad esempio l'accumulo di diritti a pensione inferiori a quelli degli uomini. L'accumulo è più basso soprattutto per le cosiddette pensioni del secondo e terzo pilastro, riguardanti regimi pensionistici legati all'occupazione e a piani pensionistici individuali. Le differenze tra i regimi pensionistici dei diversi Stati membri fanno sì che in alcuni di essi le donne anziane si trovino in una posizione particolarmente vulnerabile. Pertanto, a tutti i cittadini europei dovrebbe essere garantito un reddito minimo in base al tenore di vita del rispettivo Stato membro.

Il livello più basso delle pensioni solitamente è una diretta conseguenza dei livelli salariali generalmente più bassi per le donne, nonché dei settori di occupazione in cui sono impiegate soprattutto donne. Inoltre, è più probabile che il reddito delle donne subisca delle riduzioni temporanee in seguito a particolari compiti di assistenza (congedo di maternità, cura dei figli, assistenza di genitori anziani).

La povertà tra le donne di una certa età è causata anche dallo svolgimento di compiti di assistenza. La categoria delle donne di più di 50 anni viene definita "generazione sandwich" o "figlie e madri lavoratrici", poiché spesso si prendono cura sia dei genitori sia dei nipoti. L'assistenza informale e gratuita complica il lavoro fuori casa. Pertanto, aumentare le possibilità di impiego part-time contribuirebbe ad aumentare il reddito delle donne anziane. Il reddito percepito per l'impiego parziale dopo il raggiungimento della pensione non dovrebbe condizionare il livello della pensione in modo negativo.

In secondo luogo, le donne avanti con l'età dipendono in particolar modo dai servizi pubblici e privati nonché dal sistema sanitario pubblico – il che implica inoltre che le donne che stanno invecchiando sono particolarmente colpite quando tali servizi non esistono o sono di scarsa qualità. Sviluppare tali servizi agevolando l'assistenza a lungo termine a domicilio gioverebbe alle donne sia nel ruolo di persone che assistono sia in quanto persone assistite. La qualità dell'assistenza può essere garantita per mezzo dell'istruzione e di risorse adeguate nel settore dell'assistenza sanitaria.

Inoltre, l'accesso ai servizi pubblici e privati condiziona le donne in età avanzata. Molti servizi essenziali, quali quelli bancari, sono di più facile accesso e meno costosi su Internet, a cui le persone anziane spesso hanno accesso soltanto parzialmente, per mancanza di strumenti o di capacità. Ciò può essere considerato un elemento discriminatorio nella società. Gli anziani costituiscono infatti un considerevole gruppo di consumatori e si registra una ragguardevole crescita nella domanda di servizi per questa categoria.

In terzo luogo, le donne anziane soffrono relativamente di frequente di patologie legate all'età, quali malattie della memoria e cancro. L'incidenza della demenza e del morbo di Alzheimer è più alta tra le donne piuttosto che tra gli uomini di una certa età. Tra i diversi tipi di cancro, quelli che colpiscono più spesso le donne sono il tumore alla mammella, che rappresenta la neoplasia più comune tra le cause di morte tra le donne europee, e il tumore colorettale. Una delle cause principali di mortalità tra le donne è costituita dalle patologie cardiovascolari e dagli infarti cardiaci, che sovente non vengono diagnosticati poiché i sintomi sono generalmente diversi da quelli degli uomini.

Detto ciò, sebbene le donne vivano più a lungo, il divario in termini di aspettativa di vita sana rispettivamente di uomini e donne è inferiore al divario in termini di aspettativa di vita totale. Nel 2007, mentre si prevedeva che le donne vivessero sei anni in più degli uomini, per quanto riguarda l'aspettativa di una vita sana la differenza tra uomini e donne era inferiore a un anno. Oltre a cure mediche appropriate, alcuni elementi essenziali per una vita più sana derivano da un'alimentazione adeguata. Le raccomandazioni generali in materia di nutrizione non rispondono alle necessità specifiche delle persone anziane.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

14.7.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

27

1

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Regina Bastos, Edit Bauer, Emine Bozkurt, Marije Cornelissen, Silvia Costa, Tadeusz Cymański, Edite Estrela, Ilda Figueiredo, Iratxe García Pérez, Zita Gurmai, Lívia Járóka, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Nicole Kiil-Nielsen, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Elisabeth Morin-Chartier, Siiri Oviir, Antonyia Parvanova, Nicole Sinclaire, Joanna Katarzyna Skrzydlewska, Eva-Britt Svensson, Marc Tarabella, Britta Thomsen, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Christa Klaß, Mariya Nedelcheva, Chrysoula Paliadeli, Sirpa Pietikäinen, Zuzana Roithová