RELAZIONE sull'applicazione della normativa UE per la conservazione della biodiversità
25.8.2010 - (2009/2108(INI))
Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
Relatrice: Esther de Lange
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sull'applicazione della normativa UE per la conservazione della biodiversità
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo: "Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 — e oltre: Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano" (COM(2006)0216),
– vista la comunicazione della Commissione sulla valutazione intermedia dell'attuazione del piano d'azione comunitario sulla biodiversità (COM(2008)0864 def.),
– vista la comunicazione della Commissione intitolata: "Soluzioni per una visione e un obiettivo dell'UE in materia di biodiversità dopo il 2010" (COM(2010)0004),
– vista la relazione della Commissione sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell'articolo 17 della direttiva sugli habitat (COM(2009)0358),
– viste la direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici[1] (direttiva sugli uccelli) e la risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2001[2] sull'attuazione della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della fauna e della flora selvatiche[3] (direttiva sugli habitat),
– viste le conclusioni del Consiglio "Ambiente" del 25 giugno 2009 sulla valutazione intermedia dell'attuazione del piano d'azione dell'UE sulla biodiversità e verso una strategia dell'UE per le specie esotiche invasive,
– visti il Consiglio informale tenutosi il 26 e il 27 gennaio 2010 a Madrid, che ha approvato le cosiddette priorità "Cibele" e le conclusioni del Consiglio "Ambiente" del 15 marzo 2010 sulla biodiversità: il dopo il 2010 - Visione e obiettivi dell'UE e a livello mondiale e regime internazionale di accesso e ripartizione dei benefici,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2010, in particolare il paragrafo 14,
– vista la sua risoluzione del 22 maggio 2007 dal titolo "Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010"[4],
– visto il vertice europeo di Göteborg del 2001, dove è stato deciso di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 tramite una strategia per lo sviluppo sostenibile,
– visto lo studio sull'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB – The Economics of Ecosytems and Biodiversity, http://www.teebewb.org),
– vista la comunicazione della Commissione dal titolo: "Verso una strategia comunitaria per le specie invasive" (COM(2008)0789),
– visti il Libro blu dell'UE su una politica marittima integrata (COM(2007)0575 e SEC(2007)1278) e i lavori preparatori per la riforma della politica comune della pesca,
– viste le misure volte a rafforzare la conservazione della natura e la biodiversità di cui alla "valutazione dello stato di salute della PAC" e le opportunità offerte dalla riforma della PAC attualmente in discussione,
– visto che le Nazioni Unite hanno proclamato il 2010 Anno della biodiversità,
– visto l'esito della 15° riunione della Conferenza delle parti (COP15) della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), che si è tenuta a Doha (Qatar) dal 13 al 25 marzo 2010,
– viste l'imminente quinta riunione della Conferenza delle parti agente come Riunione delle parti del protocollo di Cartagena sulla biosicurezza (COP-MOP 5) e la Conferenza delle parti (COP 10) della convenzione dell'ONU sulla biodiversità (CBD),
– vista la relazione n. 4/2009 dell'Agenzia europea dell'ambiente intitolata "Progress towards the European 2010 biodiversity target" (Progressi verso l'obiettivo europeo 2010 in materia di biodiversità), in particolare l'allegato "SEBI 2010 Biodiversity indicator" (Indicatori della biodiversità SEBI 2010),
– visto il documento di orientamento della Commissione intitolato: "Linee guida per l'istituzione della rete Natura 2000 nell'ambiente marino – Applicazione delle direttive Habitat e Uccelli" (maggio 2007),
– vista la strategia UE 2020,
– visto il rapporto delle Nazioni Unite intitolato "Global Biodiversity Outlook 3" (Prospettive sulla biodiversità globale 3),
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i pareri della commissione per la pesca e della commissione per le petizioni (A7-0241/2010),
A. considerando che la legislazione dell'Unione europea deve avere un impatto sulla biodiversità, come nel caso della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) e della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (2008/56/CE),
B. considerando che dalle comunicazioni della Commissione risulta chiaro che l'UE non ha raggiunto il suo obiettivo in materia di biodiversità entro il 2010,
C. considerando che la valutazione sullo stato di salute delle specie e degli habitat protetti ai sensi della direttiva Habitat indica che la maggior parte delle specie e degli habitat si trova in uno stato di conservazione sfavorevole, che il tasso di estinzione è eccezionalmente elevato – secondo alcune stime il tasso di biodiversità si sarebbe ridotto del 30% negli ultimi 40 anni – e che i fattori che determinano una perdita eccessiva di biodiversità non mostrano alcun segno di diminuzione; che gli habitat e le specie di interesse europeo sono potenzialmente minacciati dai cambiamenti climatici causati dall'uomo; e che gli scienziati stimano che vi siano numerose specie non registrate, che rendono impossibile valutare appieno la perdita di biodiversità,
D. considerando che vari fattori hanno impedito all'UE di realizzare l'obiettivo fissato per il 2010, quali l'incapacità di riconoscere e affrontare le cause della riduzione della diversità biologica, l'incompleta attuazione della normativa, la scarsa e incompleta integrazione nelle politiche settoriali, le insufficienti conoscenze scientifiche e la mancanza di dati, la mancanza di volontà politica, l'insufficienza di finanziamenti, la mancanza di strumenti aggiuntivi efficacemente mirati ad affrontare problemi specifici come le specie esotiche invasive,
E. considerando che la biodiversità, come parte del patrimonio naturale mondiale, è fondamentale per l'esistenza della vita dell'uomo sulla Terra e per il benessere delle società, sia direttamente sia indirettamente mediante i servizi ecosistemici che fornisce; che la biodiversità svolge un ruolo fondamentale nella lotta mondiale contro la fame e a sostegno della sicurezza alimentare; e che la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità costituiscono il presupposto per l'adattamento ai cambiamenti climatici e per mitigarne gli effetti,
F. considerando che la diversità biologica costituisce l'insostituibile pilastro sul quale l'umanità si è evoluta e che la sua perdita, nonché quella del patrimonio naturale associato, genera squilibri e provoca significative perdite economiche e di benessere, di entità pari ai costi dell'inazione nei confronti del cambiamento climatico,
G. considerando che lo studio sull'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) conferma altresì che la perdita di biodiversità provoca significative perdite economiche e di benessere,
H. considerando che secondo un recente studio dell'Eurobarometro gran parte dei cittadini dell'UE non conoscono il significato del termine biodiversità e le conseguenze della perdita di biodiversità,
I. considerando che la scomparsa di specie potrebbe rompere la catena alimentare che è indispensabile per la sopravvivenza di altre specie vegetali e animali di vitale importanza per la produzione alimentare, l'adattamento alle condizioni climatiche, la resistenza agli agenti esterni e la conservazione di valori genetici,
Osservazioni generali
1. esprime profonda preoccupazione per la rapidità con la quale si verifica la perdita di biodiversità indotta dall'uomo che, se proseguirà al ritmo degli ultimi decenni, causerà un forte impoverimento della natura, con danni irreversibili, entro il 2050 e sottolinea che il funzionamento degli ecosistemi costituisce una condizione essenziale per la nostra sussistenza;
2. sottolinea che la biodiversità è il principale indicatore di buone condizioni ambientali;
3. è consapevole del fatto che il mancato arresto della perdita di biodiversità è inaccettabile non solo dal punto di vista etico, ma anche da quello ecologico ed economico, poiché priva le generazioni future dei servizi ecosistemici e degli aspetti legati al benessere di una ricca biodiversità naturale; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a migliorare la gestione e il rispetto della biodiversità nelle relazioni interne ed esterne;
4. è inoltre consapevole che una soluzione positiva alla triplice crisi della sicurezza dell'approvvigionamento alimentare, della perdita di biodiversità e del cambiamento climatico richiede un approccio coerente e una futura strategia dell'Unione europea per la biodiversità che sia pienamente integrata alle strategie di lotta alla povertà e alla fame e di mitigazione del cambiamento climatico e adattamento ad esso;
5. riconosce che le ONG hanno un ruolo importante da svolgere nella protezione della biodiversità, in termini di contributo al processo decisionale, in quanto soggetti operanti sul campo, e nella sensibilizzazione del pubblico;
6. concorda nondimeno con la relazione dello studio sull'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) sul fatto che la misurazione del valore economico della biodiversità presenta dei limiti metodologici e non dovrebbe mettere in secondo piano gli aspetti etici e intergenerazionali della conservazione della biodiversità;
7. manifesta la propria profonda inquietudine per la mancata attribuzione del carattere di urgenza, nell'ambito dell'agenda politica internazionale, alle iniziative volte ad arrestare la perdita di biodiversità;
L'Unione europea e la biodiversità
8. esprime profondo rammarico per il mancato raggiungimento dell'obiettivo dell'UE di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010, concordato in occasione del vertice europeo di Göteborg del 2001, e condivide la preoccupazione manifestata da numerosi firmatari di petizioni indirizzate al Parlamento europeo;
9. accoglie con soddisfazione la comunicazione della Commissione sulle soluzioni per una visione e un obiettivo dell'UE in materia di biodiversità dopo il 2010;
10. accoglie inoltre con soddisfazione le conclusioni sulla biodiversità del Consiglio "Ambiente" del 15 marzo 2010, incluso il nuovo obiettivo di arrestare, entro il 2020, la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE e ripristinarli per quanto possibile, fermo restando il cambiamento naturale della biodiversità, nonché le conclusioni del Consiglio europeo del 25-26 marzo 2010, che confermano la necessità urgente di invertire le costanti tendenze di perdita di biodiversità e degrado degli ecosistemi;
11. ritiene che l'obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità costituisca il livello minimo assoluto di ambizione da conseguire entro il 2020;
12. evidenzia le valide iniziative già in corso volte a ripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici e ritiene che tali attività di ripristino debbano essere incluse nell'obiettivo principale del 2020;
13. ritiene necessaria un'approfondita valutazione dell'impatto ambientale, economico e sociale nei casi in cui mancano i dati;
14. è convinto che, visto il carattere internazionale della biodiversità e dei servizi ecosistemici e la loro importanza cruciale per gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile, riduzione della povertà e della fame e miglioramento della salute e del benessere umano, la futura strategia dell'UE dovrà rafforzare gli sforzi internazionali dell'Unione per prevenire la perdita di biodiversità, dal momento che studi come quello sull'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) hanno fornito prove sufficienti dell'efficacia in termini di costi e della fattibilità di tali sforzi, e contribuire quindi più efficacemente al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015;
15. sottolinea inoltre che, nell'ambito di una politica volta a proteggere e a migliorare la biodiversità, è necessaria una strategia comune dell'UE per affrontare il problema delle specie esotiche invasive, e evidenzia il nesso particolarmente stretto tra corridoi di trasporto e l'introduzione su ampia scala di specie esotiche;
Natura 2000
16. riconosce che una piena e corretta attuazione della legislazione "Natura 2000" è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi UE in materia di biodiversità, cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile; al riguardo ritiene urgente e necessario rafforzare sostanzialmente in futuro la cooperazione con gli utilizzatori del suolo nell'attuazione di Natura 2000; sottolinea che l'iniziativa Natura 2000 ha già conseguito successi notevoli;
17. invita la Commissione e gli Stati membri a dare piena attuazione all'articolo 6 della direttiva sugli habitat;
18. continua a esprimere preoccupazione, nonostante i risultati concreti raggiunti da alcuni Stati membri nello stato di conservazione di varie specie, per l'attuazione piena e rigorosa della legislazione "Natura 2000"; sollecita gli Stati membri a riservare la priorità all'attuazione di Natura 2000;
19. accoglie con soddisfazione il fatto che la rete Natura 2000 rappresenta il 18% del territorio dell'UE (sulla terraferma) e i recenti progressi compiuti nella definizione di misure di conservazione o di piani di gestione; deplora l'incapacità degli Stati membri di rispettare le scadenze previste nelle direttive; sollecita pertanto gli Stati membri ad adottare rapidamente azioni per conseguire la piena attuazione delle direttive sugli uccelli e sugli habitat;
20. esprime preoccupazione per i mancati progressi nell'istituzione della rete Natura 2000 per l'ambiente marino e chiede alla Commissione e agli Stati membri di accelerare le procedure necessarie;
21. esorta la Commissione ad adottare un modello di rete delle aree marine protette (AMP) che consenta di conciliare la necessità di preservare l'ambiente e di praticare una pesca sostenibile; la invita a riferire regolarmente sui progressi compiuti dagli Stati membri nell'attuazione delle direttive sugli habitat e sugli uccelli, in particolare per quanto riguarda l'istituzione della rete Natura 2000 in ambiente marino, in quanto attualmente i siti marini rappresentano meno del 10% delle aree protette, nonché sugli obblighi degli Stati membri in materia d’informazione e di controllo;
22. rileva che, nella legislazione dell’UE sulla biodiversità, le specie e gli habitat marini godono di una protezione inferiore rispetto a quella accordata alle specie e agli habitat terrestri e invita pertanto la Commissione a valutare le carenze di tale legislazione e della sua attuazione e a sviluppare AMP in cui le attività economiche, inclusa la pesca, siano oggetto di una gestione ecosistemica rafforzata;
23. fa altresì presente che le varie convenzioni sui mari regionali che circondano l'Unione europea, come le convenzioni OSPAR, HELCOM e di Barcellona, forniscono un quadro importante per la protezione degli ecosistemi marini;
24. ritiene che gli Stati membri debbano poter prendere iniziative volte a tutelare la biodiversità marina, andando al di là dell'azione richiesta ai sensi della legislazione dell'UE;
25. rammenta che la definizione di una Natura 2000 coerente esige la conservazione delle caratteristiche paesaggistiche più rilevanti per la flora e la fauna selvatiche; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi attivamente per mantenere e sviluppare la continuità tra le zone protette, terrestri, marine o agricole di elevato valore naturale;
26. appoggia le conclusioni dell'Agenzia europea dell'ambiente, stando alle quali "lo stato di conservazione delle specie e degli habitat protetti ai sensi della direttiva europea sugli Habitat è motivo di preoccupazione" e non dovremmo "concentrare tutti gli sforzi sulla conservazione di isole di biodiversità se poi tutto intorno la natura scompare", dato che esse riflettono il punto di vista molto spesso espresso dai cittadini europei nelle loro petizioni al Parlamento europeo;
27. ricorda alla Commissione e agli Stati membri che la direttiva sulla strategia per l’ambiente marino non limita la definizione di aree marine protette alla rete Natura 2000 e chiede quindi agli Stati membri e alla Commissione di tenere conto di tutte le aree marine protette, incluse quelle designate ai sensi delle convenzioni marittime regionali, e di creare collegamenti tra di esse, con l'obiettivo di creare una rete coerente e completa;
28. prende atto di un determinato, inevitabile grado di sussidiarietà nella normativa UE in materia ambientale, tuttavia è preoccupato perché detto grado di flessibilità può portare ad abusi da parte degli Stati membri a livello dell'attuazione; deplora le marcate differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda, ad esempio, l'"effetto esterno" dei siti Natura 2000, le esenzioni per categoria per alcune "attività esistenti" o l'applicazione del principio di precauzione; auspica, in caso di simili differenze marcate, indagini per accertare se gli Stati membri interessati applichino le regole in modo da ostacolare l'effettivo conseguimento degli obiettivi previsti in materia di biodiversità;
29. invita la Commissione, alla luce di tali differenze tra gli Stati membri, a precisare ulteriormente le direttive o a fornire orientamenti laddove necessario, laddove simili chiarimenti o orientamenti dovrebbero essere articolati e/o enunciati con riferimento alle migliori prassi;
30. esorta la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare a prendere atto delle conclusioni formulate da esperti indipendenti nel quadro di ricerche condotte sull'applicazione della direttiva "Habitat", su richiesta della commissione per le petizioni, in particolare per quanto riguarda la mancata presa in considerazione di opzioni alternative ai progetti e degli effetti cumulativi di questi ultimi, la gestione inadeguata dei siti e, quando sono adottate misure compensative, la mancata verifica di tali misure e il fatto che, qualora pienamente attuate, esse lo sono spesso troppo tardi; e del fatto che altrettanto avviene nel caso di altre proposte e raccomandazioni che figurano nella presente relazione;
31. sottolinea l'importanza di applicare il principio di precauzione in materia di biodiversità, conformemente alle decisioni della Corte di giustizia;
32. sollecita gli Stati membri a provvedere a che le valutazioni di impatto ambientale e le valutazioni ambientali strategiche siano di qualità sufficiente rispetto alla biodiversità, onde garantire una corretta attuazione della legislazione di Natura 2000;
33. chiede un rafforzamento della direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale e un'interpretazione più rigorosa dei suoi obiettivi, per far sì che non vi siano perdite nette e, ove possibile, realizzare progressi nel campo della biodiversità, nonché introdurre obblighi specifici per l'attuale controllo dell'impatto dei progetti sulla biodiversità e per l'efficacia delle misure di mitigazione, con apposite disposizioni sull'accesso a tali informazioni e sull'attuazione;
34. ritiene che una migliore cooperazione transfrontaliera possa essere assai proficua per conseguire gli obiettivi di Natura 2000;
35. esprime inoltre preoccupazione per la mancanza di cooperazione transfrontaliera, che può portare ad applicare un approccio diverso in aree identiche e sottolinea l'utilità, al riguardo, di ricorrere agli strumenti esistenti come lo strumento giuridico del Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT);
36. esorta la Commissione a concentrarsi maggiormente sui servizi ecosistemici nella sua futura strategia per la biodiversità e nell'ambito della rete Natura 2000, favorendo e rafforzando nel contempo gli sforzi per conseguire uno statuto di conservazione favorevole per le specie e i loro habitat;
Integrazione in altre politiche
37. è convinto che la rete Natura 2000 nell'ambiente marino e terrestre non sia l'unico strumento dell'UE per la conservazione della biodiversità, ma che sia necessario un approccio più integrato, affinché la politica sulla biodiversità sia vincente;
38. invita pertanto la Commissione a garantire in modo sinergico una maggiore rilevanza della biodiversità nelle altre politiche dell'UE, come l'agricoltura, le politiche forestali, la pesca, la politica e la coesione regionali, l'energia, l'industria, i trasporti, il turismo, la cooperazione allo sviluppo, la ricerca e l'innovazione e di rafforzare la coerenza tra le politiche settoriali e di bilancio dell'Unione europea; sottolinea le grandi opportunità esistenti, in particolare nella politica agricola comune, nella politica regionale e nella politica comune della pesca, per dare la massima priorità alla biodiversità;
39. sottolinea il nesso tra gestione delle risorse idriche e biodiversità in quanto elemento essenziale per salvaguardare la vita e per lo sviluppo sostenibile;
40. ritiene che gli agricoltori svolgano un ruolo essenziale nel conseguimento dell'obiettivo della biodiversità nell'Unione europea; rileva che nel 1992 è stato compiuto il primo passo verso l'integrazione della tutela della biodiversità nella politica agricola comune (PAC) e che, successivamente, la riforma del 2003 ha introdotto misure quali l'ecocondizionalità, il pagamento unico all'azienda agricola (disaccoppiamento) e lo sviluppo rurale, che producono effetti favorevoli sulla biodiversità;
41. esprime tuttavia la propria preoccupazione in merito alla capacità degli agricoltori di continuare a produrre alimenti di elevata qualità in modo competitivo; ritiene che la riforma della PAC dovrebbe ricompensare adeguatamente gli agricoltori dell'UE per i loro sforzi nel conseguimento dell'obiettivo della biodiversità;
42. rileva che l'utilizzazione agricola e forestale in Europa ha contribuito in modo essenziale all'attuale varietà di specie e di biotopi di cui ora si ritiene necessaria la protezione; sottolinea pertanto che a lungo termine sarà possibile conservare un ambiente agricolo e la biodiversità soltanto con l'utilizzazione agricola e forestale nell'UE;
43. accoglie con soddisfazione i precedenti tentativi di integrare le considerazioni ambientali nella politica agricola comune (PAC), come l'introduzione di misure agroambientali e buone condizioni agricole e ambientali; invita la Commissione a sfruttare la riforma della PAC quale opportunità per rafforzare ulteriormente tale tendenza, al fine di conseguire un'agricoltura pienamente sostenibile nell'UE, in cui i benefici per la natura costituiscano uno dei principi guida, ad esempio mediante l'introduzione di un compenso per i servizi ecologici o la fornitura di determinati beni pubblici, inclusa l'agricoltura sostenibile in zone sensibili sotto il profilo ecologico, come i siti Natura 2000; al fine di garantire che in futuro i metodi agricoli sostenibili siano finanziati, che le buone prassi, laddove esistono, siano adeguatamente ricompensate e incoraggiate e che gli agricoltori non siano svantaggiati sul piano finanziario o altro, creando così le condizioni che consentano alle aziende agricole di continuare a contribuire in futuro alla biodiversità;
44. invita la Commissione a prestare maggiore attenzione nel garantire il rispetto di tutti i regolamenti e le direttive europei riguardanti in particolare la conservazione della biodiversità;
45. ritiene che l'Unione europea, nel quadro della sua politica agricola, abbia fissato norme sulla condizionalità per la conservazione della biodiversità, ma deplora che spesso tali norme non siano applicate e controllate in tutta l'Unione europea;
46. è consapevole del fatto che la politica sull'uso del suolo è un altro elemento fondamentale per la conservazione della natura e chiede alla Commissione e agli Stati membri di continuare a migliorare l'integrazione dei criteri di biodiversità nei processi decisionali a livello locale e regionale nelle questioni concernenti l'uso del suolo e la politica territoriale, compresa la politica regionale e di coesione;
47. sottolinea che la gestione dei terreni e la conservazione della biodiversità non sono in contraddizione e che una gestione integrata crea habitat per la biodiversità;
48. sottolinea l'importanza di arrestare e invertire la tendenza alla riduzione della diversità delle specie e varietà vegetali coltivate, che porta all'erosione della base genetica dalla quale dipende l'alimentazione umana e animale; sottolinea la necessità di promuovere l'uso di varietà agricole tradizionali specifiche di determinate regioni;
49. esorta la Commissione, in considerazione del valore economico, sociale e ambientale della diversità genetica delle colture agricole e del patrimonio zootecnico, a definire obiettivi prioritari specifici per arrestare la perdita di diversità genetica e di specie indigene; chiede inoltre l'adozione di una definizione di specie "indigene"/"non indigene" e di misure per la loro conservazione;
50. ritiene che la PAC debba ricompensare gli agricoltori che forniscono servizi ecosistemici supplementari a favore della salvaguardia della biodiversità con un pagamento diretto per superficie complementare finanziato dall'Unione europea; ribadisce la propria richiesta di una condizionalità "bonus" che conferisca alle aziende agricole punti "bonus" per le azioni a sostegno della biodiversità attuate al di là degli obblighi derivanti dai buoni criteri agroambientali;
51. reputa che nel quadro della legislazione ambientale siano stati conseguiti grandi progressi, tra cui l'introduzione della gestione integrata delle specie nocive e la nuova legislazione dell'UE in materia di pesticidi, che consente una gestione specifica delle specie nocive, la quale agisce in modo selettivo sugli organismi nocivi difendendo gli organismi utili;
52. accoglie con favore la riforma della politica comune della pesca in via di elaborazione e invita la Commissione a integrare i criteri relativi alla biodiversità nelle sue future proposte legislative; insiste inoltre sul fatto che, come eventuale alternativa alla pesca, sarebbe necessario elaborare modelli di acquacoltura sostenibile in linea con la comunicazione della Commissione intitolata "Costruire un futuro sostenibile per l’acquacoltura" (COM(2009)162), tenendo conto della posizione espressa dal Parlamento europeo nella sua risoluzione del 17 luglio 2010;
53. fa presente che gli strumenti più importanti per conseguire gli obiettivi della biodiversità marina, oltre alle direttive "habitat" e "uccelli", sono la direttiva quadro sulle acque in relazione alle acque costiere e la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino per tutte le acque marine;
54. ritiene che la riduzione dei rigetti debba costituire un obiettivo prioritario della PCP e chiede alla Commissione di individuare le cause dei rigetti e di elaborare soluzioni specifiche a ciascun tipo di pesca, segnatamente tramite l'introduzione di quote multispecie o di biomassa, la selettività delle attrezzature di pesca, come l'uso generalizzato della maglia quadrata, e la gestione spaziale degli stock alieutici;
55. ritiene che le organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) siano responsabili della gestione delle attività e garanti di una pesca responsabile in alto mare; ritiene che sia pertanto essenziale rafforzare i loro poteri, segnatamente in materia di controlli e di sanzioni dissuasive, e che spetti soprattutto alle ORGP il compito di gestire gli stock di talune specie marine di importanza commerciale e di imporre il ricorso ai certificati di cattura;
56. sottolinea la necessità di ulteriori azioni nel campo della gestione integrata delle zone costiere e della pianificazione dello spazio marittimo, che potrebbero costituire elementi importanti per un approccio partecipativo agli ecosistemi, assicurando la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse marine e costiere, nel rispetto dei processi naturali e delle capacità di carico degli ecosistemi;
57. sottolinea, alla luce del significativo declino della biodiversità acquatica e del degrado degli ecosistemi d'acqua dolce, l'importanza di garantire la piena attuazione della direttiva quadro in materia di acque e ribadisce l'esigenza di affrontare il problema della perdita di biodiversità nell'ambito della pianificazione della gestione dei bacini fluviali;
58. esorta gli Stati membri a elaborare le loro politiche forestali in modo da tenere pienamente conto del ruolo delle foreste in termini di riserve di biodiversità, ritenzione e formazione del suolo, sequestro del carbonio e purificazione dell'aria e dei loro fini ricreativi per i cittadini;
59. accoglie con favore la comunicazione della Commissione sui problemi di deforestazione e degrado forestale da affrontare per combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità (COM(2008)645 def.), nella quale si chiede di arrestare al più tardi entro il 2030 la perdita di superfici forestali;
60. sottolinea che la crescente domanda di agrocarburanti e il conseguente aumento della pressione per la loro produzione costituiscono una minaccia per la biodiversità, in particolare nei paesi in via di sviluppo, a causa del degrado e della conversione degli habitat e degli ecosistemi quali, tra l'altro, le zone umide e le foreste;
61. sottolinea la necessità di aumentare gli stanziamenti per la ricerca in materia di ambiente e biodiversità previsti dall'ottavo programma quadro, che devono essere proporzionati alle enormi necessità e alle sfide per contrastare la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici;
62. rileva che nel paragrafo 8 delle conclusioni del Consiglio del 21 ottobre 2009 si invita la Commissione ad effettuare un urgente riesame, settore per settore, delle sovvenzioni che hanno un impatto negativo sull'ambiente; chiede alla Commissione di dare immediatamente seguito a tali conclusioni in modo da evitare la concessione di sussidi a politiche aventi un impatto negativo sulla biodiversità europea;
63. chiede alla Commissione e agli Stati membri di sfruttare la fase preparatoria dello sviluppo del settimo programma d'azione a favore dell'ambiente per avviare e promuovere il dibattito e azioni specifiche sulla biodiversità nell'Unione europea;
Biodiversità e cambiamenti climatici
64. sottolinea l'importanza fondamentale della biodiversità e degli ecosistemi resilienti per l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, alla luce del fatto che gli ecosistemi terrestri e marini assorbono attualmente circa la metà delle emissioni di CO2 causate dall'uomo;
65. accoglie con favore il rafforzamento del sostegno a misure volte a ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici che possono essere vantaggiose anche per la biodiversità, ma che non dovrebbero avere un impatto negativo sui finanziamenti destinati alla biodiversità in quanto tale;
66. chiede alla Commissione di garantire che le azioni intraprese nell'ambito della lotta e dell'adeguamento al cambiamento climatico non producano effetti negativi sulla biodiversità marina e terrestre;
67. sottolinea che il suolo svolge un ruolo essenziale nel conseguimento dell'obiettivo della biodiversità nell'Unione europea; riconosce che le cause del degrado del suolo vanno individuate principalmente a livello locale e regionale, così come il suo impatto, e che occorre pertanto rispettare il principio di sussidiarietà; invita gli Stati membri ad ottemperare all'obbligo di garantire la qualità del suolo e a mantenere il suolo in buone condizioni e sollecita gli Stati membri che non dispongono di una legislazione in materia di protezione del suolo ad assumersi le loro responsabilità;
Valore economico della biodiversità
68. sottolinea il ruolo essenziale della pesca a livello economico e sociale ai fini della pianificazione costiera e a livello ambientale ai fini degli ecosistemi marini; ritiene che la politica comune della pesca non debba ostacolare, ma agevolare l’osservanza da parte degli Stati membri della legislazione sulla biodiversità, in particolare per quanto concerne l'adozione di adeguate misure di protezione nei siti marini di Natura 2000;
69. riconosce il notevole potenziale occupazionale legato alle attività sopra menzionate e allo sviluppo di un'economia sostenibile e di un'infrastruttura verde, che per loro natura creano posti di lavoro locali (che non possono essere trasferiti in paesi terzi), contribuendo pertanto in modo considerevole alla strategia dell'UE per il 2020;
70. è inoltre fermamente convinto che l'efficienza delle risorse, lo sviluppo economico sostenibile e la conservazione della natura possano e debbano procedere di pari passo; richiama l'attenzione in particolare sullo sviluppo dell'ecoturismo e dell'agriturismo, in cui la ricreazione e la conservazione si rafforzano a vicenda;
71. sottolinea l'importanza che la conservazione della biodiversità riveste nell'attuazione della strategia Europa 2020, non solo a causa del suo potenziale in termini di occupazione, ma anche grazie al suo contributo all'uso efficiente e sostenibile delle risorse; riconosce che i crescenti livelli della produzione di beni, del commercio e dei consumi contribuiscono in misura significativa alla perdita di biodiversità e chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di adottare misure per promuovere e sviluppare l'efficienza delle risorse e delle politiche sostenibili in materia di consumo e di produzione;
Finanziamento
72. prende atto delle stime della Commissione per il 2004, secondo cui la gestione della rete "Natura 2000" dovrebbe costare 6,1 miliardi di euro all'anno; fa presente tuttavia che, in base alla relazione del TEEB, i rendimenti sugli investimenti in materia di conservazione della biodiversità sarebbero cento volte superiori;
73. deplora, tuttavia, che la Commissione non abbia previsto fonti di finanziamento supplementari per l'attuazione delle direttive Natura 2000 e il fatto che non vi sia una chiara ripartizione degli importi effettivi destinati ogni anno alla conservazione della biodiversità nell'UE e insiste affinché gli Stati membri e la Commissione collaborino per fornire un quadro più chiaro;
74. ritiene che l'Unione dovrebbe assumersi una maggiore responsabilità per la salvaguardia dei valori naturali nell'ambito della rete Natura 2000, in particolare a livello del suo finanziamento;
75. accoglie con soddisfazione l'aumento della spesa per LIFE+ (+8% nel progetto di bilancio 2011) ma sottolinea che tale strumento continua a rappresentare solo una minima percentuale del bilancio dell'Unione (0,2%); constata inoltre che le misure di conservazione finanziate dall'Unione europea non sono sempre mantenute in caso di sospensione dei finanziamenti; invita la Commissione a tenere maggiormente conto dei diversi fattori pertinenti per la sostenibilità dei progetti e ad attuare un controllo sistematico dei progetti dopo il pagamento finale;
76. è consapevole del fatto che i finanziamenti supplementari per la conservazione della biodiversità sono disponibili mediante altri strumenti, come i fondi strutturali e il Fondo di sviluppo rurale, ma deplora l'utilizzo limitato di tali possibilità da parte degli Stati membri; ricorda che il maggiore contributo per il finanziamento della biodiversità proviene attualmente dal FEASR;
77. fatte salve le future discussioni e decisioni sul nuovo quadro finanziario pluriennale (a partire dal 2014) e la revisione di metà periodo dell'attuale quadro di bilancio (2007-2013), si attende che i vincoli di bilancio renderanno più che mai necessario conseguire un elevato valore aggiunto e una maggiore efficacia della spesa europea, inclusa la spesa per la biodiversità;
78. sottolinea pertanto la necessità di conoscere più a fondo l'efficacia della spesa per la biodiversità e invita la Commissione a fornire esempi di buone prassi in termini di efficacia e di valore aggiunto;
79. accoglie con favore la raccomandazione dell'IUCN di destinare lo 0,3% del PIL alle misure di conservazione della biodiversità a livello nazionale;
80. constata con preoccupazione che in vari Stati membri il numero dei progetti finanziati ogni anno a titolo del programma LIFE+ è inferiore alla dotazione indicativa; invita la Commissione a valutare le cause della sottoesecuzione e a proporre, se del caso, modifiche al regolamento del programma, in particolare per quanto riguarda i livelli di cofinanziamento;
81. è convinto che la sola spesa pubblica non possa essere sufficiente a raggiungere l'obiettivo principale dell'UE e sottolinea quanto sia importante che anche la responsabilità delle imprese tenga conto della biodiversità; invita la Commissione a individuare modalità di attuazione delle politiche che incoraggino investimenti positivi nella conservazione della biodiversità e scoraggino invece gli investimenti che hanno un impatto sulla biodiversità, sia nel settore pubblico sia in quello privato; accoglie con favore a tale riguardo il varo della "piattaforma imprese e biodiversità" da parte della Commissione, al fine di coinvolgere il settore privato nell'agenda della biodiversità;
82. raccomanda di conferire maggiore flessibilità alle norme concernenti l'accesso ai finanziamenti dei progetti in materia di biodiversità e di incoraggiare tutti i soggetti interessati a farne richiesta;
83. sottolinea inoltre la necessità di includere, nel prezzo finale dei prodotti sul mercato, i costi, i rischi e gli effetti esterni, come la salvaguardia del paesaggio agricolo, i danni alla biodiversità o i costi sostenuti per promuovere la biodiversità, rileva in particolare che ciò è nell'interesse a lungo termine delle imprese, se esse intendono conservare il loro accesso alle risorse naturali; sollecita la Commissione europea a pubblicare quanto prima, e in ogni caso nel corso del 2010, la comunicazione annunciata sul futuro finanziamento di Natura 2000, affinché tale aspetto possa essere esaminato insieme con la nuova strategia in materia di biodiversità fino al 2020;
Base di dati e di conoscenze
84. sottolinea l'importanza di una contabilità ambientale integrata per analizzare il legame tra ambiente ed economia a livello europeo, nazionale e regionale, al fine di valutare gli effetti dei modelli di produzione e consumo sulle risorse naturali, e invita gli Stati membri a fornire con regolarità i dati necessari a Eurostat e all'Agenzia europea dell'ambiente;
85. sottolinea l'importanza fondamentale della ricerca e dello sviluppo al fine di colmare l'attuale divario di conoscenze e di garantire il regolare monitoraggio dell'evoluzione della biodiversità, nonché di creare strumenti strategici volti ad arrestare la perdita di biodiversità;
86. accoglie con favore la relazione di sintesi 2001-2006 della Commissione in cui vengono valutati lo stato di conservazione degli habitat e delle specie protetti nell'Unione europea e i progressi realizzati dagli Stati membri nell'attuazione della legislazione "Natura 2000"; si rammarica tuttavia del fatto che in molti casi lo stato di conservazione sia stato qualificato come "sconosciuto"; invita gli Stati membri a migliorare la qualità delle loro relazioni e invita l'Agenzia europea dell'ambiente e la Commissione a garantire una maggiore affidabilità e comparabilità dei dati contenuti nelle future relazioni;
87. sottolinea la necessità di creare un parametro chiaro di riferimento, sulla base del quale la Commissione misurerà i progressi realizzati verso il raggiungimento dei (sotto)obiettivi; accoglie con favore a tale riguardo il parametro di riferimento per la biodiversità sviluppato dall'Agenzia europea dell'ambiente; accoglie con favore a tale riguardo l'attività svolta dall'Agenzia europea per l'ambiente per quanto concerne il Sistema d'informazione sulla biodiversità in Europa (BISE) e il parametro di riferimento per la biodiversità, che costituiranno strumenti utili per migliorare e perfezionare l'elaborazione di misure per la biodiversità, in particolare per il piano strategico attualmente messo a punto dalla Commissione; sottolinea che dovrebbero essere utilizzati i dati esistenti piuttosto che insistere sulla raccolta di nuovi dati;
88. accoglie con soddisfazione, alla luce dell'attuale scarsa conoscenza dei cittadini dell'importanza della biodiversità, la campagna d'informazione della Commissione e invita gli Stati membri ad accrescere notevolmente i loro sforzi di sensibilizzazione e lo scambio delle migliori prassi;
Aspetti internazionali
89. esprime la propria preoccupazione per il mancato raggiungimento, o anche solo avvicinamento, dell'obiettivo globale di riduzione del tasso di perdita di biodiversità entro il 2010, fissato al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002, e per le implicazioni della continua perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio e dell'obiettivo di ridurre la povertà e la fame e di migliorare la salute e il benessere umano entro il 2015 e invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere l'integrazione della biodiversità nei processi globali quali gli obiettivi di sviluppo del Millennio;
90. accoglie con favore la Conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica che si terrà a Nagoya nell'ottobre 2010 e sollecita l'UE a inviare un'ampia delegazione ben preparata e coordinata a tale conferenza; sottolinea la necessità che l'Unione europea definisca una posizione forte e coerente a monte; è tuttavia preoccupato per il fatto che alla conferenza parteciperanno solamente i ministri dell'ambiente, mentre per garantire che si realizzino progressi nell'agenda globale sulla biodiversità è necessario un approccio trasversale;
91. esorta la Commissione a sostenere la creazione di una piattaforma intergovernativa per le politiche nel settore della biodiversità e della scienza dei sistemi ecosistemici, sotto l'egida del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, e a contribuire a creare tale piattaforma;
92. appoggia l'idea, discussa in una riunione tenutasi nel luglio 2008 sotto la Presidenza francese, di sviluppare reti sul modello di Natura 2000 nei paesi e territori d'oltremare e nelle regioni ultraperiferiche, che ospitano alcuni dei punti critici più ricchi per la biodiversità sul pianeta, e sottolinea la necessità di sostenere tale sviluppo attraverso gli strumenti politici dell'Unione europea quali la politica di sviluppo;
93. sottolinea che la deforestazione è responsabile di una quota di emissioni di CO2 superiore a quella dell'intero settore dei trasporti e che la conservazione delle foreste è uno degli elementi fondamentali per la conservazione globale della biodiversità e dei servizi ecosistemici;
94. incoraggia la Commissione e gli Stati membri a includere la sostenibilità ambientale nelle loro relazioni con i paesi terzi sullo stesso piano del rispetto dei diritti sociali, della garanzia della protezione e della partecipazione delle comunità locali e delle popolazioni indigene ai processi decisionali, in particolare per quanto riguarda l'utilizzo dei terreni e la protezione delle foreste e a proseguire l'iniziativa "Diplomazia verde"; invita gli Stati membri e la Commissione europea a garantire che il piano d'azione in dodici punti dell'Unione europea a sostegno degli obiettivi di sviluppo del Millennio riconosca la necessità di integrare la sostenibilità ambientale attraverso le sue azioni di cooperazione allo sviluppo e le azioni esterne e preveda un intervento finanziario mirato a sostegno della biodiversità e dei servizi ecosistemici;
95. sottolinea che sono necessari sistemi finanziari innovativi per promuovere il riconoscimento del valore (economico) della biodiversità; incoraggia gli Stati membri e la Commissione ad impegnarsi in una discussione globale sulla necessità e sulle possibili modalità di sistemi innovativi per il pagamento dei servizi ecosistemici;
96. insiste sull'importanza della sostenibilità dei prodotti commercializzati negli accordi commerciali internazionali; sottolinea a tale riguardo la necessità di includere "interessi non commerciali", tra cui i metodi di produzione e il rispetto della biodiversità, in tutti i futuri accordi OMC;
97. deplora vivamente il deludente esito della conferenza CITES, durante la quale non sono stati realizzati i principali elementi del mandato dell'UE, come la protezione delle specie marine di elevato interesse commerciale;
98. esorta vivamente la Commissione e gli Stati membri a migliorare la rapidità e l'efficienza della loro procedura decisionale interna e a destinare maggiori risorse e tempo ai loro sforzi diplomatici nei confronti dei paesi terzi, nonché a rafforzare le capacità e le sinergie tra le convenzioni; considera che, poiché molte aree protette da Natura 2000 sono direttamente o indirettamente colpite dall’inquinamento e che i danni alla natura hanno origine anche in paesi terzi, occorre sottolineare la necessità di includere norme ambientali europee nei nostri accordi di partenariato con i paesi limitrofi;
o
o o
99. incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
- [1] GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2006/105/CE (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 368).
- [2] GU C 262 del 18.9.2001, pag. 132.
- [3] GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2006/105/CE.
- [4] GU C 103E del 24.4.2008, pag. 117.
MOTIVAZIONE
"Tutto ciò che ha valore è indifeso". Tale verso del poeta, pittore e fotografo olandese Lucebert (1924-1994) sembra illustrare in modo conciso, ma molto eloquente, l'importante sfida cui ci troviamo di fronte in fatto di biodiversità.
Da un lato, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi e la lotta per prevenirne un ulteriore degrado sono sfide di inestimabile valore per la nostra società. Arrestare la perdita di biodiversità non è solo un nostro dovere etico: il concetto di gestione responsabile ci obbliga a conservare il nostro pianeta, affinché possa sostenere anche le generazioni future. Si tratta anche di una questione ecologica ed economica. Sotto il profilo ecologico, la grande quantità di interazioni fra le varie componenti della biodiversità rende il pianeta abitabile per tutte le specie, inclusi gli esseri umani. I "beni e servizi" offerti dagli ecosistemi includono l'approvvigionamento alimentare, di combustibili e di fibre, la purificazione dell'aria e dell'acqua, la decomposizione dei rifiuti, la mitigazione delle inondazioni, la siccità, le temperature estreme e la forza del vento, il rinnovo della fertilità del suolo e l'impollinazione delle piante. Di conseguenza, anche da un punto di vista economico, la protezione della biodiversità è nel nostro interesse. Dopotutto, le risorse biologiche costituiscono i pilastri su cui fondiamo la civiltà. La perdita di biodiversità minaccia le nostre risorse alimentari, le opportunità di tempo libero e il turismo, la capacità di affrontare i cambiamenti climatici e le risorse di legno, farmaci ed energia.
D'altro lato, sembriamo aver perso il nostro legame con la natura e pertanto lottiamo per trovare il "valore della Natura". I nostri processi produttivi e i prezzi che paghiamo per beni e servizi non tengono conto, o solo in modo limitato, del costo della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi. Allo stesso modo, le attività o i servizi volti ad arrestare la perdita di biodiversità e a conservare i preziosi ecosistemi spesso non ricevono il giusto riconoscimento. Sebbene "applicare un prezzo" ai servizi ecosistemici può generare controversie, secondo gli studi in corso[1] la perdita di benessere derivante dalla perdita di biodiversità si attesterebbe attualmente intorno ai 50 miliardi di euro l'anno (lievemente al di sotto dell'1% del PIL) e nel 2050 giungerà a 14 000 miliardi di euro o al 7% del PIL annuale stimato.
Una situazione urgente
La perdita di biodiversità procede a ritmi preoccupanti. È stato stimato che l'attuale tasso globale di estinzione delle specie in tutto il mondo è da 50 a 1000 volte più elevato del tasso di estinzione naturale. È previsto che il tasso di perdita aumenterà di dieci volte entro il 2050. Nell'UE, il 42% dei mammiferi, il 43% degli uccelli, il 45% dei lepidotteri, il 30% degli anfibi, il 45% dei rettili e il 52% dei pesci di acqua dolce rischiano l'estinzione. Nella sua valutazione intermedia dell'attuazione del piano d'azione comunitario sulla biodiversità del 2008, la Commissione ha affermato che il 50% delle specie e fino all'80% degli habitat di interesse europeo per la conservazione si trovano in uno stato di conservazione sfavorevole.
L'obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità e la conservazione e il ripristino degli ecosistemi resilienti è particolarmente importante ai fini dei cambiamenti climatici, alla luce del fatto che gli ecosistemi terrestri e marini assorbono attualmente circa la metà delle emissioni di CO2 causate dall'uomo, il che li rende preziosi per la loro capacità di cattura e stoccaggio di biossido di carbonio. D'altro canto, il degrado e la distruzione degli ecosistemi può rilasciare notevoli quantità di gas a effetto serra e sono sempre più numerosi i dati che dimostrano la diminuzione della capacità dei pozzi di carbonio della Terra, a causa del riscaldamento globale e di altri fattori negativi. La conservazione degli ecosistemi è pertanto d'importanza fondamentale per l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Le iniziative e gli accordi internazionali ed europei del passato volti ad arrestare la perdita di biodiversità e degli ecosistemi purtroppo non hanno prodotto risultati. Nel 1992, in occasione del vertice sulla Terra di Rio de Janeiro, è stata adottata la Convenzione sulla diversità biologica, ratificata dall'UE nel 1993. Nel 1998 l'UE ha adottato una strategia per la biodiversità con quattro piani d'azione a favore della biodiversità (presentati nel 2001) sulla conservazione delle risorse naturali, agricoltura, pesca, cooperazione economica e cooperazione allo sviluppo. La natura e la biodiversità costituiscono altresì una delle quattro priorità del Sesto programma d'azione per l'ambiente, insieme ai cambiamenti climatici, alla gestione delle risorse e dei rifiuti e alla salute in relazione all'ambiente. Nel 2006 la Commissione ha presentato un piano d'azione volto ad arrestare la perdita di biodiversità, individuando quattro settori prioritari: biodiversità nell'UE, UE e biodiversità mondiale, biodiversità e cambiamenti climatici e base di conoscenze. Nonostante tali iniziative, l'obiettivo dell'UE di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010, concordato in occasione del vertice europeo di Göteborg del 2001, non è stato raggiunto.
Nonostante la situazione sia urgente, i cittadini europei non sono sufficientemente informati riguardo alla perdita di biodiversità e alle sue ripercussioni negative. Secondo un'indagine condotta da Eurobarometro nell'aprile 2010, solo il 28% dei cittadini europei conosce il concetto di "biodiversità", mentre il 28% ha già sentito la parola, ma ne ignora il significato. La maggioranza della popolazione ritiene che la perdita di biodiversità sia effettivamente un problema serio, ma non pensa di subirne personalmente le conseguenze in futuro. Solo il 17% degli intervistati ritiene di essere colpito già ora dalla perdita di biodiversità. Quale ragione principale della loro inerzia di fronte alla perdita di biodiversità, i cittadini citano la mancanza di informazioni riguardo alle possibili misure da adottare. È dunque assolutamente necessaria una campagna di informazione a tale riguardo.
Politiche e strumenti dell'UE
Lo strumento più importante a disposizione dell'UE per tutelare la biodiversità e gli ecosistemi è Natura 2000, una rete a livello UE che include siti naturali protetti istituita ai sensi della direttiva Habitat. Comprende zone speciali di conservazione (ZSC), designate dagli Stati membri ai sensi della direttiva Habitat (1992) e zone di protezione speciale (ZPS), designate dagli Stati membri ai sensi della direttiva Uccelli (1979). Lo scopo principale di Natura 2000 è "contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri"[2]. Le misure adottate sulla base della legislazione "Natura 2000" sono intese ad "assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario", tenendo conto al contempo "delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali"[3]. Nonostante l'attuale attenzione rivolta alla conservazione degli habitat e alla protezione delle specie, potrebbe essere utile concentrarsi maggiormente sulla creazione di ecosistemi resilienti, che possono reagire a fattori negativi e fornire preziosi servizi ecosistemici.
Secondo la prassi della politica ambientale europea, le direttive offrono la flessibilità necessaria per adeguare i provvedimenti di attuazione alla realtà locale. Tale approccio è senz'altro giustificato dai principi di sussidiarietà e proporzionalità. Le differenze tra gli Stati membri non devono comunque diventare tali da inficiare l'efficacia delle direttive. Attualmente si riscontrano, ad esempio, importanti differenze tra gli Stati membri in fatto di rapidità di attuazione e di interpretazione delle direttive, tra l'altro in relazione al principio di precauzione, alla gestione delle attività avviate e agli effetti esterni.
Il tema della biodiversità si è gradualmente inserito anche in politiche europee diverse dalla politica ambientale. L'integrazione del problema della biodiversità è, tuttavia, spesso ancora modesta in altri settori, quale la politica comune della pesca, ora in fase di revisione. Esempi di tale sviluppo sono le misure agroambientali e il mantenimento di una buona condizione agronomica e ambientale nell'ambito della politica agricola comune (PAC), nonché l'attenzione prestata alla biodiversità nel Settimo programma quadro per la ricerca.
Gli agricoltori gestiscono circa la metà dei terreni in Europa e svolgono, dunque, un ruolo particolare nella tutela della biodiversità. Gli agricoltori si confrontano con un'importante sfida: la crescita demografica e l'aumento del benessere richiedono un incremento della produzione agricola, mentre l'agricoltura stessa deve garantire la vivibilità delle aree rurali e la tutela della biodiversità. Per avere successo, la futura politica agricola dovrà essere in grado di conciliare i tre elementi citati (produzione alimentare, vivibilità delle aree rurali e biodiversità), senza contrapporli.
Finanziamento
L'approccio spesso settoriale alla biodiversità favorisce una profonda frammentazione del finanziamento delle misure volte alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi attraverso il bilancio dell'UE. Lo strumento finanziario europeo per l'ambiente (LIFE), istituito nel 1992 al fine di sostenere l'attuazione della politica ambientale dell'Unione, svolge tradizionalmente un ruolo fondamentale nel finanziamento della conservazione della biodiversità all'interno dell'UE, sebbene costituisca solo una piccola percentuale della spesa totale dell'Unione. Altre fonti di finanziamento sono le seguenti:
- la politica agricola comune: in particolare misure agroambientali, che fanno parte delle componenti più ampie del sostegno dell'UE alla biodiversità (finanziate mediante il FEASR);
- la politica comune della pesca: misure di protezione per l'ambiente marino (FEP);
- lo sviluppo e la coesione regionale (fondi strutturali, Fondo di coesione);
- la politica di ricerca (Settimo programma quadro).
Da un lato, tale frammentazione dei finanziamenti può avere un impatto positivo, permettendo di attingere a diverse fonti. Dall'altro, l'obbligo di cofinanziamento e l'approccio basato su un "menu alla carta" delle politiche agricola e strutturale, tra le altre, fanno sì che solo gli Stati membri che scelgono consapevolmente di destinare le risorse alla biodiversità, investono poi effettivamente i fondi a tal scopo. Le differenze tra i 27 Stati membri sono numerose anche a tale riguardo.
Senza voler con questo anticipare il dibattito relativo al nuovo quadro finanziario pluriennale post 2013, è utile ricordare come altri meccanismi di finanziamento dovranno affiancare le fonti pubbliche di finanziamento (sussidi). Un'importante sfida è rappresentata dall'internalizzazione delle esternalità nel prezzo finale dei prodotti.
Iniziative future
Quest'anno, Anno internazionale della biodiversità, sono state e saranno proposte nuove iniziative volte ad arrestare la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi. La decima riunione della Conferenza delle parti (COP 10) della convenzione sulla diversità biologica (CBD) si terrà a Nagoya (Giappone) dal 18 al 29 ottobre.
A livello europeo, il 19 gennaio la Commissione ha presentato la sua comunicazione dal titolo "Soluzioni per una visione e un obiettivo dell'UE in materia di biodiversità dopo il 2010", che è attualmente oggetto di consultazione pubblica. Le quattro opzioni politiche presentate dalla Commissione includono:
1) rallentare in misura significativa il ritmo al quale avviene la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020;
2) arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020;
3) arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020 e ripristinarli nella misura del possibile;
4) arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020, ripristinarli nella misura del possibile e aumentare il contributo dell'UE alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale.
Questa comunicazione e l'esito della consultazione pubblica dovrebbero portare, entro la fine dell'anno, alla pubblicazione di una proposta per una nuova strategia dell'UE per la biodiversità che includa anche alcune proposte legislative.
Inoltre, il Consiglio "Ambiente" europeo del 15 marzo ha concordato il nuovo obiettivo principale di arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020, ripristinarli nella misura del possibile e aumentare il contributo dell'UE per evitare la perdita di biodiversità a livello mondiale.
La presente relazione di iniziativa intende rispecchiare le priorità del Parlamento europeo nella lotta alla continua perdita di biodiversità e al continuo degrado degli ecosistemi.
- [1] Economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB – The Economics of Ecosytems and Biodiversity), si veda http://www.teebweb.org/.
- [2] Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna (direttiva Habitat), articolo 2.
- [3] Come sopra.
PARERE della commissione per la pesca (8.4.2010)
destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
sull'attuazione della legislazione dell'UE volta alla conservazione della biodiversità
(2009/2108(INI))
Relatrice per parere: Isabella Lövin
SUGGERIMENTI
La commissione per la pesca invita la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. concorda con la scelta della Commissione di un nuovo obiettivo chiave 2020 per arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020, ripristinarli per quanto possibile e potenziare il contributo dell'UE per evitare la perdita della biodiversità a livello mondiale;
2. sottolinea che è estremamente importante arrestare la perdita di biodiversità ai fini della sopravvivenza delle comunità di pescatori, che subiscono le conseguenze negative dell'esaurimento delle risorse ittiche causato da varie attività umane;
3. ritiene essenziale la protezione della biodiversità marina, che comporta una maggiore capacità di recupero degli ecosistemi e quindi contribuisce, tra l'altro, ad alleviare gli impatti dei cambiamenti climatici;
4. invita pertanto la Commissione a prendere speciali misure per proteggere le specie e gli habitat marini più vulnerabili al cambiamento climatico, garantendo nel contempo che le azioni prese ai fini di un adattamento al cambiamento climatico o per attenuarne gli effetti non abbiano contraccolpi negativi sulla biodiversità marina;
5. invita la Commissione ad adottare un modello di rete delle aree marine protette (AMP) che consenta di conciliare la necessità di preservare l'ambiente e di praticare una pesca sostenibile; l'invita a riferire regolarmente sui progressi compiuti dagli Stati membri nell'attuazione delle direttive sugli habitat e sugli uccelli selvatici, in particolare per quanto riguarda l'istituzione della rete Natura 2000 in ambiente marino, in quanto attualmente i siti marini rappresentano meno del 10% delle aree protette, nonché sugli obblighi degli Stati membri in materia d’informazione e di controllo;
6. fa presente che gli strumenti più importanti per conseguire gli obiettivi della biodiversità marina, oltre alle direttive "habitat" e "uccelli", sono la direttiva quadro sulle acque in relazione alle acque costiere e la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino 2008/56/CE per tutte le acque marine;
7. ritiene che gli Stati membri debbano poter prendere iniziative volte a tutelare la biodiversità marina, andando al di là dell'azione richiesta ai sensi della legislazione dell'UE;
8. ritiene che gli sforzi finora compiuti per minimizzare ed eliminare le catture accessorie di novellame, di specie ittiche non bersaglio, di mammiferi marini, di tartarughe e di uccelli nell'attività di pesca europea siano stati nel complesso insufficienti;
9. ritiene che la riduzione dei rigetti debba costituire un obiettivo prioritario della PCP e chiede alla Commissione di individuare le cause dei rigetti e di elaborare soluzioni specifiche a ciascun tipo di pesca, segnatamente tramite l'introduzione di quote multispecie o di biomassa, la selettività delle attrezzature di pesca, come l'uso generalizzato della maglia quadrata, e la gestione spaziale degli stock alieutici;
10. sottolinea il ruolo essenziale della pesca a livello economico e sociale ai fini della pianificazione costiera e a livello ambientale ai fini degli ecosistemi marini; ritiene che la politica comune della pesca non debba ostacolare ma agevolare l’osservanza da parte degli Stati membri della legislazione sulla biodiversità, in particolare per quanto concerne l'adozione di adeguate misure di protezione nei siti marini di Natura 2000;
11. rileva che, nella legislazione dell’UE sulla biodiversità, le specie e gli habitat marini godono di una protezione inferiore rispetto a quella accordata alle specie e agli habitat terrestri e invita pertanto la Commissione a valutare le carenze di tale legislazione e della sua attuazione e a sviluppare AMP in cui le attività economiche, inclusa la pesca, siano oggetto di una gestione ecosistemica rafforzata;
12. fa altresì presente che le varie convenzioni sui mari regionali che circondano l'Unione europea, come le convenzioni OSPAR, HELCOM e di Barcellona, forniscono un quadro importante per la protezione degli ecosistemi marini;
13. ricorda alla Commissione e agli Stati membri che la direttiva sulla strategia per l’ambiente marino non limita la definizione di aree marine protette alla rete Natura 2000 e chiede quindi agli Stati membri e alla Commissione di tener conto di tutte le aree marine protette, incluse quelle designate ai sensi delle convenzioni marittime regionali, e di creare collegamenti tra di esse, con l'obiettivo di creare una rete coerente e completa;
14. rileva che il migliore indicatore di buone condizioni ambientali consiste nel mantenimento della biodiversità marina;
15. insiste sul potenziale di miglioramento pratico della gestione marina grazie ai nuovi meccanismi introdotti dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino ai fini di un migliore coordinamento fra le misure relative alle aree marine protette e quelle inerenti alle attività di pesca;
16. invita la Commissione a integrare l'approccio ecosistemico, già adottato dalla direttiva quadro sulle acque e dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, in tutte le politiche dell'Unione europea che incidono sulla biodiversità marina; sottolinea inoltre che i servizi ecosistemici comprendono, senza limitarvisi, lo stoccaggio e la cattura del carbonio da parte degli ecosistemi naturali;
17. sottolinea la necessità di azioni supplementari nel campo della gestione integrata delle zone costiere e della pianificazione dello spazio marittimo, in quanto potrebbero divenire elementi importanti di un approccio ecosistemico partecipativo, garantendo la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse marine e costiere nel rispetto dei processi naturali e della capacità di carico degli ecosistemi;
18. ritiene che le organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) siano responsabili della gestione delle attività e garanti di una pesca responsabile in alto mare; ritiene che sia pertanto essenziale rafforzare i loro poteri, segnatamente in materia di controlli e di sanzioni dissuasive, e che spetti soprattutto alle ORGP il compito di gestire gli stock di talune specie marine di importanza commerciale e di imporre il ricorso ai certificati di cattura;
19. invita la Commissione ad agire con la massima ambizione ai fini di un ripristino della biodiversità e degli ecosistemi naturali nel contesto,generale dell’ambiente marino dell'UE; sottolinea inoltre che gli sforzi di ripristino potrebbero divenire una fonte importante di posti di lavoro per le comunità costiere;
20. invita l'Unione europea a fare in modo che il principio dell'equità sia salvaguardato a livello europeo e mondiale; sottolinea inoltre la necessità di salvaguardare e di estendere l'applicazione del principio "chi inquina paga" nonché del principio del recupero del costo totale;
21. invita la Commissione a prendere in esame l'introduzione di obiettivi nazionali o settoriali volti a ridurre gli impatti sulla biodiversità e la perdita della stessa;
22. invita la Commissione a garantire che la sensibilizzazione e il coinvolgimento di tutti i settori della società e del grande pubblico siano inclusi nella visione post 2010 dell'Unione europea in materia di biodiversità.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
7.4.2010 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
20 1 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Josefa Andrés Barea, Kriton Arsenis, Alain Cadec, João Ferreira, Carmen Fraga Estévez, Pat the Cope Gallagher, Marek Józef Gróbarczyk, Carl Haglund, Iliana Malinova Iotova, Werner Kuhn, Jean-Marie Le Pen, Isabella Lövin, Guido Milana, Maria do Céu Patrão Neves, Britta Reimers, Crescenzio Rivellini, Ulrike Rodust, Catherine Trautmann, Jarosław Leszek Wałęsa |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Izaskun Bilbao Barandica, Julie Girling, Raül Romeva i Rueda, Antolín Sánchez Presedo |
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PARERE della commissione per le petizioni (2.6.2010)
destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
sull'attuazione della legislazione dell'UE volta alla conservazione della biodiversità
(2009/2108(INI))
Relatore per parere: Victor Boştinaru
SUGGERIMENTI
La commissione per le petizioni invita la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. condivide la preoccupazione espressa da molti firmatari quanto al fatto che l'Unione europea non è stata in grado di assicurare che il piano di azione 2010 sulla Biodiversità sia attuato con efficacia e ritiene che ciò sia imputabile a una serie di fattori importanti di cui sono responsabili le istituzioni europee, in particolare la Commissione, e gli Stati membri, comprese le loro autorità regionali e locali;
2. sottolinea l'urgenza di applicare pienamente le direttive "Uccelli" e "Habitat", con il sostegno di finanziamenti adeguati, e di completare la rete Natura 2000, in ambiente terrestre e marino; ritiene che le direttive "Uccelli" e "Habitat" siano la colonna portante della normativa comunitaria in materia di protezione della natura e che, malgrado i ritardi notevoli nell'applicazione, laddove pienamente applicate e finanziate, esse si siano dimostrate utili per invertire le tendenze alla scomparse delle specie e degli habitat minacciati;
3. constata che, nelle discussioni in seno alla commissione per le petizioni, la Commissione manca spesso di determinazione per quanto riguarda l'applicazione corretta delle direttive ambientali sulla conservazione della biodiversità, fatto comprovato dal suo approccio spesso distante nei confronti delle petizioni dei cittadini, dalla sua riluttanza ad avviare procedure di infrazione contro gli Stati membri e dalla sua omissione frequente di riconoscere l'importanza del principio di precauzione nella prevenzione della perdita di biodiversità;
4. sollecita la Commissione europea a pubblicare quanto prima, e in ogni caso nel corso del 2010, la comunicazione annunciata sul futuro finanziamento di Natura 2000, affinché tale aspetto possa essere esaminato insieme con la nuova strategia in materia di biodiversità fino al 2020;
5. nota che vi sono fortunatamente esempi in cui la Commissione ha adottato delle misure a seguito di discussioni con la commissione per le petizioni, in particolare nel caso di petizioni sul percorso della Via Baltica, che inizialmente avrebbe distrutto aree uniche di foresta primordiale e corsi d'acqua nella valle di Rospuda, proposta che è stata annullata e sostituita da un percorso alternativo che rispetta i siti di Natura 2000;
6. cita come esempi i casi di importanti petizioni ricevute, ma nel cui caso la commissione per le petizioni non è stata ancora in grado di ottenere l'accordo della Commissione per far rispettare adeguatamente l'applicazione delle direttive UE; ad esempio, il gasdotto del Mar Baltico Nord Stream, al cui riguardo il Parlamento ha adottato un'importante relazione concernente le potenziali conseguenze sull'ambiente e sui fragili ecosistemi e l'impatto dell'urbanizzazione massiccia sull'ambiente delle regioni costiere e insulari, in Spagna;
7. esprime la propria preoccupazione per il fatto che, in numerosi casi la Commissione agirà in attesa di ciò che definisce le decisioni finali delle autorità degli Stati membri; constata, tuttavia, che quando tali "decisioni finali" vengono adottate è spesso troppo tardi per evitare danni irreparabili all'ambiente locale e l'impatto negativo che ne consegue sulla biodiversità e la conservazione e protezione delle specie; rileva che la Commissione si è inoltre mostrata troppo indulgente di fronte alle scadenze entro le quali gli Stati membri dovrebbero essere tenuti a fornire delle risposte su eventuali infrazioni relative a questioni ambientali, e troppo poco disposta ad effettuare valutazioni obiettive di propria iniziativa;
8. appoggia le conclusioni dell'Agenzia europea dell'ambiente, stando alle quali "lo stato di conservazione delle specie e degli habitat protetti ai sensi della direttiva europea sugli Habitat è motivo di preoccupazione" e non dovremmo "concentrare tutti gli sforzi sulla conservazione di isole di biodiversità se poi tutto intorno la natura scompare", dato che esse riflettono il punto di vista molto spesso espresso dai cittadini europei nelle loro petizioni al Parlamento europeo;
9. chiede un rafforzamento della direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale e un'interpretazione molto più rigorosa dei suoi obiettivi; rileva ad esempio che, ai sensi di tale direttiva, i realizzatori di progetti di grandi infrastrutture procedono loro stessi alla valutazione dell'impatto ambientale in un modo che troppo spesso manca di obiettività e non prende in considerazione le preoccupazioni delle comunità locali e dei loro rappresentanti eletti, allorché cercano di difendere la biodiversità; ritiene che sia necessario istituire un sistema comune europeo di accreditamento di esperti;
10. critica la tendenza, in chiaro aumento, delle autorità politiche degli Stati membri di negare alla popolazione locale interessata l'accesso a informazioni sull'impatto ambientale dei progetti, il che è contrario alla Convenzione di Aarhus, integrata nella legislazione dell'Unione europea;
11. esorta la commissione per l'ambiente a prendere atto delle conclusioni formulate da esperti indipendenti nel quadro di ricerche condotte sull'applicazione della direttiva "Habitat", su richiesta della commissione per le petizioni, in particolare per quanto riguarda la mancata presa in considerazione di opzioni alternative ai progetti e degli effetti cumulativi di questi ultimi, la gestione inadeguata dei siti e, quando sono adottate misure compensative, la mancata verifica di tali misure e il fatto che, qualora pienamente attuate, esse lo sono spesso troppo tardi; e del fatto che altrettanto avviene nel caso di altre proposte e raccomandazioni che figurano nella presente relazione;
12. chiede una cooperazione transfrontaliera più efficace per preservare la biodiversità e l'ambiente in generale, più in particolare in regioni come quelle del Danubio e del suo delta, del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e del Mar Baltico, come richiesto dall'Agenzia europea per l'ambiente; considerando che molte aree protette da Natura 2000 sono direttamente o indirettamente colpite dall’inquinamento e che i danni alla natura hanno origine anche in paesi terzi, occorre sottolineare la necessità di includere norme ambientali europee nei nostri accordi di partenariato con i paesi limitrofi;
13. reputa che le responsabilità debbano incombere sulle autorità politiche degli Stati membri, le quali dovrebbero essere tenute a dimostrare come intendono preservare l'ambiente e la sua biodiversità quando progettano nuove infrastrutture, piuttosto che sui cittadini, i quali, attraverso le loro petizioni, chiedono la tutela dei loro diritti ai sensi delle direttive;
14. chiede uno sforzo serio per integrare la biodiversità in tutti i pertinenti settori delle politiche dell'UE, in particolare nel contesto della riforma della politica comune della pesca, della politica agricola comune e delle nuove prospettive finanziarie dell'UE; ritiene che siano necessari orientamenti più rigorosi per le direttive VIA, le direttive Habitat e Uccelli, per garantirne la corretta applicazione, sulla base delle raccomandazioni fornite dalla commissione competente del Parlamento, con la quale la commissione per le petizioni lavorerà volentieri per garantire che le preoccupazioni dei cittadini siano tenute meglio in considerazione nelle future azioni per l'ambiente;
15. ritiene che occorra attribuire la priorità a un'attuazione piena ed efficace della vigente legislazione europea in materia di ambiente e di biodiversità nonché a un chiaro impegno nei confronti dei suoi obiettivi; che, come si è potuto constatare, sia necessario concentrare i nostri sforzi sull'applicazione e su una migliore efficacia dei controlli.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
1.6.2010 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
23 0 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Margrete Auken, Elena Băsescu, Victor Boştinaru, Simon Busuttil, Michael Cashman, Bairbre de Brún, Pascale Gruny, Carlos José Iturgaiz Angulo, Peter Jahr, Lena Kolarska-Bobińska, Erminia Mazzoni, Willy Meyer, Mariya Nedelcheva, Nikolaos Salavrakos, Angelika Werthmann, Tatjana Ždanoka |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Pablo Arias Echeverría, Sandrine Bélier, Kinga Göncz, Marian Harkin, Axel Voss |
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Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Enrique Guerrero Salom, Andres Perello Rodriguez |
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
14.7.2010 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
55 0 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
János Áder, Kriton Arsenis, Pilar Ayuso, Paolo Bartolozzi, Sandrine Bélier, Sergio Berlato, Milan Cabrnoch, Martin Callanan, Nessa Childers, Bairbre de Brún, Esther de Lange, Anne Delvaux, Bas Eickhout, Jill Evans, Elisabetta Gardini, Gerben-Jan Gerbrandy, Julie Girling, Françoise Grossetête, Cristina Gutiérrez-Cortines, Satu Hassi, Jolanta Emilia Hibner, Karin Kadenbach, Christa Klaß, Holger Krahmer, Jo Leinen, Peter Liese, Linda McAvan, Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė, Vladko Todorov Panayotov, Gilles Pargneaux, Vittorio Prodi, Frédérique Ries, Anna Rosbach, Oreste Rossi, Richard Seeber, Theodoros Skylakakis, Bogusław Sonik, Catherine Soullie, Glenis Willmott, Sabine Wils, Marina Yannakoudakis |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Marisa Matias, Miroslav Mikolášik, Bill Newton Dunn, Jaroslav Paška, Licia Ronzulli, Renate Sommer, Eleni Theocharous, Marianne Thyssen, Michail Tremopoulos, Giommaria Uggias, Thomas Ulmer, Marita Ulvskog, Kathleen Van Brempt, Peter van Dalen |
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