RELAZIONE sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2009 e sulla politica dell'Unione europea in materia
23.11.2010 - (2010/2202(INI))
Commissione per gli affari esteri
Relatore: Laima Liucija Andrikienė
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2009 e sulla politica dell'Unione europea in materia
Il Parlamento europeo,
– vista l'undicesima relazione dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel periodo compreso tra luglio 2008 e dicembre 2009,
– visti gli articoli 6 e 21 del trattato di Lisbona,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e tutti gli strumenti internazionali pertinenti in materia di diritti umani,
– vista la Carta delle Nazioni Unite,
– viste tutte le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani e i relativi protocolli opzionali[1],
– visti gli strumenti regionali in materia di diritti umani, compresi, in particolare, la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, il protocollo opzionale sui diritti delle donne in Africa, la convenzione americana sui diritti dell'uomo, la Carta araba dei diritti dell'uomo e la commissione intergovernativa dell'ASEAN per i diritti dell'uomo,
– viste l'entrata in vigore, in data 1° luglio 2002, dello statuto di Roma della Corte penale internazionale (ICC) e le risoluzioni del Parlamento relative all'ICC[2],
– visti la posizione comune 2003/444/PESC del Consiglio, del 16 giugno 2003, sulla Corte penale internazionale e il piano d'azione del Consiglio per dare seguito a tale posizione comune; rammentando il ruolo essenziale della Corte penale internazionale nella prevenzione dei crimini gravi che rientrano nella sua giurisdizione,
– visto l'impegno dell'Unione europea a sostenere il funzionamento efficace della Corte penale internazionale,
– visto che è dovere di ciascuno Stato esercitare la propria giurisdizione penale nei confronti dei responsabili di crimini internazionali,
– vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e i negoziati in corso per l'adesione dell'Unione europea alla Convenzione,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea[3],
–– visto l'accordo di partenariato ACP-UE e la sua revisione[4],
– visto il regolamento (CE) n. 1889/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo[5] (strumento europeo per la democrazia e i diritti umani o EIDHR),
– viste le sue precedenti risoluzioni sui diritti umani nel mondo,
– viste le sue risoluzioni del 14 gennaio 2009[6] sullo sviluppo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, incluso il ruolo dell'Unione europea, e del 25 febbraio 2010[7] sulla tredicesima sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite,
– viste le sue risoluzioni del 1° febbraio 2007[8] e del 26 aprile 2007[9] sull'iniziativa a favore della moratoria universale in materia di pena di morte, e la risoluzione 62/149 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 18 dicembre 2007, su una moratoria sull'uso della pena di morte, nonché la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sulla Giornata mondiale contro la pena di morte,
– visto il protocollo n. 13 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali (CEDU), relativo all'abolizione della pena di morte in ogni circostanza,
– visti la dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, le attività dei rappresentanti speciali del Segretario generale dell'ONU sulla situazione dei difensori dei diritti umani, gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani e la risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sui difensori dei diritti umani[10],
– vista la dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo,
– visti gli orientamenti dell'Unione europea per favorire l'osservanza del diritto internazionale umanitario (IHL)[11], gli orientamenti in materia di pena di morte, tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nonché in materia di difensori dei diritti umani, dialoghi sui diritti umani con i paesi terzi, promozione e tutela dei diritti del minore, violenze contro le donne e le ragazze e lotta contro ogni forma di discriminazione nei loro confronti,
– visto lo strumentario per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) adottato dal Consiglio[12],
– vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2009 sulla costruzione della democrazia nelle relazioni esterne dell'UE[13],
– viste tutte le risoluzioni che ha adottato su casi urgenti di violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto,
– vista la sua risoluzione del 21 gennaio 2010 sulle violazioni dei diritti umani in Cina, e in particolare sul caso di Liu Xiaobo[14],
– visti l'articolo 48 e l'articolo 119, paragrafo 2, del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7‑0339/2010),
A. considerando che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo rimane il documento di riferimento a livello mondiale e che pone ogni essere umano al centro dell'azione,
B. considerando che l'undicesima relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani (2008/9) presenta il quadro generale dell'azione dell'Unione in materia di diritti umani e democrazia nel mondo,
C. considerando che la presente risoluzione si propone di esaminare, valutare e, in casi specifici, formulare critiche costruttive sulle attività dell'Unione europea in materia di diritti umani e democrazia,
D. considerando che i risultati interni dell'Unione europea in materia di diritti umani hanno un impatto diretto sulla sua credibilità e sulla sua capacità di attuare una politica esterna efficace a tale riguardo,
E. considerando che l'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi la libertà di religione o di credo e i diritti delle persone appartenenti a minoranze,
F. considerando che la giustizia, la democrazia e lo Stato di diritto, dal momento che garantiscono le libertà fondamentali e i diritti umani, sono i pilastri di una pace durevole e che quest'ultima non può essere conseguita proteggendo i responsabili di abusi sistematici dei diritti umani o di violazioni del diritto penale internazionale,
G. considerando che il trattato di Lisbona ha accresciuto le competenze dell'Unione europea in materia di politica estera in modo da rafforzare i suoi valori e obiettivi; che le principali innovazioni relative all'azione esterna dell'Unione europea, quali l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), dovrebbero consolidare ulteriormente l'azione esterna dell'Unione europea nel campo dei diritti umani e offrire migliori opportunità in termini di integrazione di tali diritti in tutti i settori politici pertinenti,
H. considerando che il trattato conferisce all'Unione europea una personalità giuridica unica, che le consentirà di aderire alla convenzione europea dei diritti dell'uomo e permetterà alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) di Strasburgo di verificare che gli atti dell'Unione rispettino la Convenzione,
I. considerando che con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea è diventata giuridicamente vincolante, rafforzando così la protezione dei diritti umani in Europa,
J. considerando che l'UE, forte sostenitrice della Corte penale internazionale, promuove l'universalità e difende l'integrità dello statuto di Roma, allo scopo di tutelare e rafforzare l'indipendenza della Corte,
K. considerando che la posizione comune del Consiglio del 16 giugno 2003 e il piano d'azione del 2004 vanno aggiornati alla luce degli sviluppi intervenuti nel diritto penale internazionale dopo il 2004; che l'effettiva opera di assistenza e cooperazione dell'UE deve essere intensificata e migliorata, dato che il numero dei mandati d'arresto e dei processi dinanzi alla Corte penale internazionale è in aumento,
L. considerando che gli sforzi messi in atto per combattere il terrorismo nel mondo hanno fatto emergere la necessità di conciliare la sicurezza e il rispetto dei diritti umani,
M. considerando che la crisi economica e finanziaria globale ha avuto un impatto negativo sui diritti economici, sociali e culturali; che sono stati i diritti dei più poveri a essere maggiormente colpiti; che, a causa dell'aumento e della volatilità dei prezzi nonché delle speculazioni sui prodotti di base, milioni di persone hanno difficoltà a soddisfare i loro bisogni essenziali in numerosi paesi in Africa, Asia e America Latina; che milioni di persone hanno dovuto far fronte all'insicurezza e a oltraggi, e che in alcuni paesi le proteste hanno dato luogo a una reazione repressiva e violenta,
N. considerando che i diritti economici, sociali e culturali devono ricevere la stessa attenzione ed essere considerati altrettanto importanti dei diritti civili e politici; che le clausole sui diritti umani contenute negli accordi sottoscritti fra UE e paesi terzi devono essere rispettate e rese operanti,
O. considerando che il cambiamento climatico ha un impatto durevole e a lungo termine sui diritti umani; che le conseguenze negative sono particolarmente probabili per i gruppi vulnerabili, quali i popoli indigeni, sia nei paesi in via di sviluppo sia nella regione artica, ma che potrebbero anche avere ripercussioni molto più estese,
P. considerando che la lotta contro l'impunità ha un'importanza cruciale in quanto tesa a prevenire e punire i reati più gravi e chi li perpetra; che l'impunità è un problema trasversale che riguarda tutta una serie di questioni attinenti ai diritti umani come la tortura, la pena capitale, la violenza contro le donne, la persecuzione ai danni dei difensori dei diritti umani e la lotta contro il terrorismo,
Q. considerando che, secondo l'ONU, la vecchia questione della decolonizzazione in quanto problema di diritti umani non è completamente risolta, come avviene, nelle immediate vicinanze dell'UE, precisamente nel Sahara occidentale,
R. considerando l'enorme importanza per la vita delle istituzioni europee dell'attuazione e del rispetto effettivi dei principi fondanti codificati nella convenzione europea dei diritti dell'uomo,
S. considerando che nel mondo si stanno manifestando nuove forme di abusi dei diritti umani, in particolare nell'ambito delle nuove tecnologie dell'informazione, tra cui l'uso deviato della rete e la censura su Internet e la violazione del diritto alla vita privata attraverso lo sfruttamento dei dati personali,
T. considerando che sulla libertà di religione o di credo pesano crescenti minacce, ad opera soprattutto di governi autoritari che prendono di mira le minoranze religiose o di governi che non impediscono aggressioni, vessazioni o altri atti lesivi nei confronti di determinate persone o comunità religiose,
U. considerando che si registrano violazioni dei diritti umani in paesi che hanno riconosciuto le giurisdizioni discendenti dagli strumenti internazionali in materia di diritti umani e in paesi che ignorano diritti storicamente acquisiti,
1. ribadisce la forte determinazione del Parlamento europeo e ricorda i suoi sforzi a lungo termine volti a difendere i diritti umani e la democrazia nel mondo attraverso lo sviluppo di una politica UE in materia di diritti umani forte ed efficace, che garantisca maggiore coerenza ed uniformità in tutte le aree di intervento, e attraverso le relazioni bilaterali con i paesi terzi e una partecipazione attiva nelle sedi internazionali, come pure attraverso il sostegno delle organizzazioni della società civile internazionali e locali;
2. è del parere che l'entrata in vigore del trattato di Lisbona rappresenti un'opportunità storica per affrontare le rimanenti carenze della politica dell'UE in fatto di diritti umani e democrazia; chiede a tale riguardo la piena osservanza da parte del SEAE delle finalità e dello spirito del trattato di Lisbona, il quale dispone che il rispetto e la promozione dei diritti umani siano al centro dei vari settori della politica esterna dell'Unione, come previsto anche dagli articoli 2, 3 e 21 del TUE;
3. ricorda che, conformemente al titolo V, capo 1, del trattato UE, l'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi della democrazia, dello Stato di diritto, dell'universalità, dell'inalienabilità e dell'indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali; sottolinea che tali principi costituiscono una base comune fondamentale per le relazioni dell'UE con i paesi terzi;
4. ritiene pertanto che la decisione su dove situare i diritti umani nella struttura del SEAE sia di grande importanza; chiede pertanto l'istituzione di una Direzione per i diritti umani e la democrazia avente il compito di sviluppare una solida strategia UE in materia di diritti umani e democrazia e di curare il coordinamento generale con tutte le sedi multilaterali; è fermamente persuaso, pur sottolineando la necessità di considerare che le competenze in materia di diritti umani e democrazia debbano essere fissate come principale missione dei responsabili di settore geografico o politico del SEAE, che tale approccio evita di isolare i diritti umani ed è il solo modo per garantire il pieno rispetto delle disposizioni del trattato di Lisbona;
5. riconosce l'impegno dell'Alto rappresentante/Vicepresidente di consolidare il ruolo attivo dell'Unione europea nel mondo, allo scopo di migliorare la situazione dei diritti umani e della democrazia a livello globale; sollecita a tale riguardo l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad adoperarsi per la costituzione di un gruppo di lavoro del Consiglio sui diritti umani (COHOM) con sede a Bruxelles, che garantisca e integri un tempestivo contributo in altri settori di azione delle istituzioni e delle politiche UE; invita, nello stesso spirito, l'Alto rappresentante/Vicepresidente a considerare l'importanza di una formazione obbligatoria in materia di diritti umani per il personale dell'UE, fra cui i capi delegazione e i direttori del SEAE;
6. chiede la nomina di un rappresentante speciale per i diritti umani; sottolinea che la nomina di rappresentanti speciali dell'UE per i diritti umani, in particolare per i difensori di tali diritti, per il diritto umanitario internazionale e per la giustizia internazionale nonché per i diritti delle donne e i diritti dei bambini, potrebbe conferire una maggiore coerenza e visibilità all'azione esterna dell'UE in tale settore; sottolinea l'opportunità che questi rappresentanti speciali siano designati per l'elevato e comprovato livello delle loro competenze in materia di diritti umani;
7. ritiene che sussita un'impellente necessità di un quadro più coerente per rendere più efficace il sostegno dell'Unione europea alla costruzione della democrazia in tutto il mondo; ritiene che una politica estera coerente dell'Unione europea debba dare la priorità assoluta alla promozione della democrazia e dei diritti umani, dal momento che una società democratica, lo Stato di diritto e la garanzia delle libertà fondamentali costituiscono la base per il rispetto dei diritti umani, che vanno inseriti in tutti gli accordi di cooperazione e di partenariato strategico fra l'UE e i paesi non UE; è del parere che la nuova struttura istituzionale dell'Unione europea, e in particolare il SEAE, offra l'opportunità di rafforzare la coerenza e l'efficacia dell'Unione in questo ambito;
8. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente a tenere fede agli impegni che riguardano l'integrazione dei diritti umani in tutte le azioni esterne dell'Unione europea, in modo che si riflettano nella struttura del SEAE e nelle risorse messe a sua disposizione e che il nuovo Servizio possa assicurare che le questioni in materia di diritti umani siano recepite in tutti i settori dell'azione esterna, inclusi PSDC, sviluppo e commercio;
9. è del parere che i rappresentanti speciali dell'UE debbano aumentare e non diminuire progressivamente di numero, specie per coprire paesi e regioni in cui l'UE non dispone di una missione diplomatica; giudica indispensabile che, data l'importanza delle questioni relative ai diritti umani in situazioni belliche e postbelliche, il mandato di tutti i rappresentanti speciali dell'Unione europea comprenda i diritti civili e politici, i diritti economici, sociali e culturali, i diritti delle donne e dei bambini come pure il diritto umanitario internazionale e la giustizia internazionale, e che menzioni specificamente la promozione e la garanzia del rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto; sottolinea che i rappresentanti speciali dell'UE rappresentano i punti di riferimento in fatto di orientamenti interni, competenza e propugnazione nonché i naturali interlocutori dei paesi terzi e di altri attori non UE; accoglie con favore la designazione, in ciascuna delegazione UE, di almeno un funzionario che funga da primo referente per il coordinamento, l'integrazione e il monitoraggio della politica in materia di diritti umani;
10. si compiace della volontà dell'Alto rappresentante/Vicepresidente di intraprendere una revisione fondamentale dell'efficacia di tutti gli strumenti dell'Unione europea in questo ambito, dai dialoghi sui diritti umani agli orientamenti dell'UE, dallo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) all'assistenza bilaterale dell'Unione e alle azioni nei forum multilaterali, e di avviare un processo di consultazione sullo sviluppo di una strategia per paese in materia di diritti umani che includa tutti i diritti umani codificati dalle convenzioni internazionali e dalle convenzioni delle Nazioni Unite, compresi anche i diritti economici, sociali e culturali; sottolinea la determinazione del Parlamento europeo a partecipare pienamente a tale consultazione e l'importanza di tale partecipazione; sottolinea la necessità che le organizzazioni della società civile siano coinvolte nella consultazione;
11. condivide la posizione secondo cui tale strategia per paese sui diritti umani, ripetutamente richiesta dal Parlamento, potrà rafforzare notevolmente la coerenza e l'efficacia dell'azione esterna dell'UE quando diventerà un documento di riferimento che stabilisca per il paese in questione le priorità e gli obiettivi specifici da integrare in ogni pertinente politica e strumento esterno dell'UE;
12. insiste in particolare, nel contesto della revisione, sull'importanza di condurre una valutazione completa degli aspetti della politica europea di vicinato (PEV) riguardanti i diritti umani, che esamini soprattutto la coerenza e l'efficienza dei meccanismi esistenti, come i piani d'azione, le relazioni sullo stato di avanzamento, i dialoghi sui diritti umani e il processo decisionale per l'intensificazione delle relazioni con i paesi non UE;
13. considera l'accordo quadro riveduto sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione un esito positivo per il Parlamento nella sua cooperazione con la Commissione, ma deplora che il Consiglio non faccia parte dell'accordo; ribadisce la necessità di aumentare la trasparenza e l'accesso incondizionato ai documenti tra tutte le istituzioni dell'Unione europea, al fine di sviluppare una cooperazione interistituzionale più efficace e una maggiore coerenza;
14. rammenta che lo sviluppo di una politica estera coerente dell'UE è essenziale se si vuole che l'Unione svolga un ruolo rilevante e costruttivo nella promozione dei diritti umani nel mondo; invita gli Stati membri a mostrare impegno incondizionato e volontà politica nel perseguimento di questo obiettivo;
15. sottolinea che occorre attribuire maggiore importanza al miglioramento della capacità dell'Unione europea di reagire rapidamente alle violazioni dei diritti umani da parte di paesi non UE, specie quando si tratta di dare sostegno ai difensori dei diritti umani in situazione di pericolo, nonché alle violazioni dei diritti umani compiute nei paesi non UE da società con sede nell'UE, elaborando piani strategici d'azione;
16. riconosce che le organizzazioni non governative sono indispensabili per lo sviluppo e il successo delle società democratiche, per la promozione della reciproca comprensione e tolleranza nonché per la definizione e il sostegno di priorità programmatiche praticabili e di soluzioni condivise per le sfide che si palesano per lo sviluppo democratico;
Relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani nel mondo
17. sottolinea l'importanza della relazione annuale dell'Unione europea sui diritti dell'uomo per quanto riguarda l'analisi e la valutazione della politica dell'UE in materia di diritti umani, soprattutto al fine di dare maggiore visibilità alle questioni relative ai diritti umani in generale; sottolinea il diritto del Parlamento europeo di vagliare l'azione condotta nel campo dei diritti umani dalla Commissione e dal Consiglio; chiede la piena partecipazione del Parlamento europeo nella redazione di alcune sezioni delle future relazioni annuali per le attività condotte dallo stesso Parlamento nel campo dei diritti umani, secondo la prassi seguita da alcune delle passate presidenze;
18. si compiace della presentazione della relazione annuale dell'Unione europea effettuata dall'Alto rappresentante/Vicepresidente al Parlamento e del nuovo periodo di riferimento, basato su un anno civile, che offre al Parlamento l'opportunità di dedicare la plenaria di dicembre ai diritti umani, con l'attribuzione del premio Sacharov annuale per la libertà di pensiero e la discussione della relazione annuale del Parlamento europeo sui diritti umani nel mondo e sulla politica dell'Unione in materia;
19. invita questo Parlamento, il Consiglio e la Commissione a intensificare gli sforzi intesi a diffondere la relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani e sulla democrazia e a garantire che raggiunga il più ampio numero di destinatari possibile, in particolare quanti sono coinvolti nella promozione dei diritti umani e della democrazia in tutto il mondo; chiede inoltre la realizzazione di campagne d'informazione pubblica che conferiscano maggiore visibilità al ruolo dell'Unione europea in quest'ambito; riconosce che l'edizione attuale è migliorata in termini di chiarezza della presentazione;
20. ribadisce che il Consiglio, la Commissione, le delegazioni dell'UE e le ambasciate locali devono fornire maggiori e migliori informazioni per la valutazione delle politiche e che è necessario definire e proporre orientamenti specifici per migliorare l'approccio generale, ridurre al minimo le eventuali contraddizioni e adattare le priorità politiche al contesto di ciascun paese, allo scopo di adottare una strategia per paese in materia di diritti umani, come prevede il programma del SEAE; ritiene che la questione della trasparenza debba posta essere al centro dell'azione dell'UE e che dovrà riflettersi maggiormente nelle agende e nei documenti in cui i diritti umani siano oggetto di specifici colloqui con i paesi terzi;
21. ribadisce la richiesta di introdurre una valutazione regolare dell'uso e dei risultati delle politiche, degli strumenti e delle iniziative e dei dialoghi dell'Unione europea in materia di diritti umani nei paesi terzi e di comunicarne i risultati al Parlamento in modo completo; invita il Consiglio e la Commissione a elaborare indici e parametri di riferimento specifici e quantificabili per misurare l'efficacia di dette politiche;
Attività dell'Unione europea nell'ambito dei diritti umani nelle sedi internazionali
22. sottolinea che la futura adesione dell'Unione europea alla convenzione europea dei diritti dell'uomo costituisce un'opportunità per dimostrare il suo impegno a favore della difesa dei diritti umani all'interno e all'esterno delle sue frontiere; invita gli Stati membri dell'Unione a offrire il loro sostegno e a fare in modo che i cittadini si impegnino a tale riguardo;
23. sollecita la Commissione e il Consiglio a svolgere una vasta opera di promozione della convenzione europea dei diritti dell'uomo all'interno e all'esterno dell'Unione al fine, tra l'altro, di informare il pubblico sulla realtà giurisdizionale della Corte europea dei diritti dell'uomo, che può essere adita per ottenere giustizia contro le violazioni patite da uno Stato membro del Consiglio d'Europa o dai suoi cittadini;
24. sollecita l'Alto rappresentante a garantire che il SEAE sia ben integrato e coordinato con gli altri organismi internazionali, con le organizzazioni regionali e con la loro attività a sostegno dei diritti umani; invita l'Alto rappresentante a far sì che le raccomandazioni, le preoccupazioni e le priorità espresse dal sistema ONU, dal Consiglio d'Europa, dall'OSCE e da altre istituzioni internazionali e in seno a tali organismi siano pienamente e sistematicamente integrate in tutti i settori di intervento dell'Unione europea, specie in quello relativo ai diritti umani;
25. rileva con rammarico la lentezza del processo di esame dei casi portati dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, la cui durata ha raggiunto anche i sette anni; nota che i casi pendenti dinanzi alla Corte sono circa 100 000; sottolinea che la Corte deve porsi come istituzione esemplare per la tutela del diritto alla giustizia e a un giusto processo; insiste affinché le istituzioni e gli Stati membri dell'UE compiano ogni sforzo per dare assistenza alla Corte; dà atto alla Russia, ultimo dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa a dover ratificare il protocollo 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, per aver provveduto a tale ratifica; rammenta che il protocollo, che tratta dell'efficienza della Corte, prevede la semplificazione delle sue procedure e mira a contribuire a recuperare l'arretrato di cause, può entrare in vigore solo dopo essere stato ratificato da tutti i membri del Consiglio d'Europa;
26. chiede una maggiore cooperazione tra il Consiglio d'Europa e l'Unione europea nel promuovere e garantire il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti economici e sociali e i diritti delle persone appartenenti a minoranze, nel promuovere i diritti delle persone LGBT e dei loro difensori e nell'assicurare che le vittime di discriminazioni siano consapevoli dell'esistenza di efficaci rimedi giuridici contro la discriminazione dinanzi alle autorità nazionali e che vi abbiano accesso, utilizzando gli strumenti giuridici della non discriminazione e gli organi che operano nel campo dei diritti sociali per sostenere la diversità e la tolleranza;
27. invita gli Stati membri dell'Unione europea a firmare e ratificare tutte le convenzioni principali in materia di diritti umani delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa e i relativi protocolli opzionali, in particolare a ratificare la convenzione internazionale del 1990 sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, la convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni del 13 settembre 2007, la dichiarazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 1998 sui principi e i diritti fondamentali sul lavoro, la convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali, la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, il protocollo opzionale del patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, i protocolli opzionali della convenzione sui diritti del fanciullo e la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; ribadisce che il protocollo opzionale dovrebbe essere ritenuto parte integrante della convenzione e chiede l'adesione simultanea a quest'ultima (convenzione e protocollo)[15];
28. sottolinea che le definizioni di diritti umani adottate dalla comunità internazionale dalla fine della seconda guerra mondiale si sono dimostrate sufficientemente flessibili da includere nuovi aspetti legati all'evoluzione della società umana, ma rimarca la necessità di codificare nuovi diritti capaci di rispondere alle nuove minacce portate alla libertà, come quelli relativi alla libertà scientifica, di coscienza e conoscenza, di identità di genere o di orientamento sessuale, unitamente a tutti i diritti attinenti al settore digitale, in primo luogo l'accesso universale a Internet;
29. sottolinea l'importanza di rafforzare la razionalizzazione e se possibile coordinare maggiormente gli organismi internazionali competenti per i diritti umani e le loro procedure, al fine di garantire una più efficace promozione e difesa dei diritti fondamentali sanciti nei pertinenti strumenti internazionali;
30. sottolinea la necessità di dare più seria attenzione ai vari meccanismi di monitoraggio del Consiglio d'Europa e dell'ONU e di intensificare la cooperazione con i loro vari organi istituzionali, al fine di garantire un migliore esito ai risultati da essi acquisiti e di utilizzarne le competenze nel settore;
31. accoglie con soddisfazione gli sforzi profusi dall'Unione europea in seno alla terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (per gli affari sociali, umanitari e culturali) su un gran numero di risoluzioni, in particolare sull'appello a favore di una moratoria sul ricorso alla pena di morte, sostenuta da un maggior numero di paesi, sui diritti del minore, sull'intolleranza religiosa e sulla situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar e nella Repubblica democratica popolare di Corea (RDPC);
32. accoglie con favore l'apertura, nell'ottobre 2009 a Bruxelles, del primo Ufficio regionale europeo dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani; propone di istituire un'efficace cooperazione con l'Alto Commissario per meglio promuovere e dar seguito in Europa alla definizione e attuazione degli standard e delle politiche in materia di diritti umani all'interno dell'Unione europea e nel resto dell'Europa;
33. invita il Consiglio e la Commissione a definire una strategia nei confronti dei paesi che rifiutano di cooperare pienamente con i meccanismi delle Nazioni Unite affinché consentano l'accesso agli esperti indipendenti e ai relatori speciali delle Nazioni Unite, concedendo loro pieno accesso ai loro territori ed evitando di ostacolare il loro lavoro;
34. si rammarica dell'indebolimento della politica e della condotta dell'UE nei confronti della giunta birmana e sottolinea che l'atteggiamento attuale non aiuta a combattere la tragica situazione politica, sociale e umanitaria che il popolo birmano è costretto a vivere dall'instaurazione del regime militare, e che tale atteggiamento rischia di apparire una sorta di acquiescenza verso la dittatura;
35. si felicita del sostegno dell'Unione europea alle iniziative per la decriminalizzazione dell'omosessualità portate avanti in seno alle Nazioni Unite e in altre sedi internazionali; chiede un costante sostegno dell'Unione europea a favore delle iniziative che condannano le violazioni dei diritti umani in tema di orientamento sessuale e di identità di genere in tutte le sedi internazionali, in coordinamento con gli Stati schierati su analoghe posizioni;
36. invita la Commissione e il Consiglio a promuovere la legittimazione ufficiale e giuridica della nozione di "rifugiati climatici" (ossia coloro che sono costretti a lasciare le proprie case e a rifugiarsi all'estero per effetto dei mutamenti climatici), ancora non riconosciuta dal diritto internazionale o da accordi internazionali legalmente vincolanti;
37. chiede una cooperazione rafforzata fra le Nazioni Unite, il suo Forum permanente sui popoli indigeni e l'Unione europea nel campo della tutela dei diritti delle popolazioni indigene, che sono fra i gruppi più vulnerabili del pianeta;
Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC)
38. sottolinea il ruolo dell'UNHRC in seno alla struttura generale delle Nazioni Unite e il suo potenziale per quanto concerne lo sviluppo di un quadro prezioso per le iniziative multilaterali dell'Unione europea in materia di diritti umani; ritiene che tale nuovo organismo debba proseguire nei suoi sforzi per operare secondo gli standard più elevati e nel modo più efficiente possibile al fine di acquisire maggiore credibilità;
39. sottolinea che la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile è essenziale per l'efficacia dell'UNHRC;
40. valuta molto positivamente il fatto che l'attuale governo statunitense miri a un maggiore coinvolgimento con le Nazioni Unite e che abbia assunto un seggio in seno all'UNHRC per il periodo 2009-2012; riconosce che la partecipazione degli Stati Uniti accresce la credibilità e la capacità dell'UNHRC; chiede all'Unione europea di rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti, in particolare in termini di scambio di esperienze nei dialoghi sui diritti umani;
41. ricorda che nel 2011 l'UNHRC sarà sottoposto a un'importante revisione delle sue procedure e chiede pertanto all'Unione europea di prepararsi e di partecipare attivamente a tale revisione;
42. sottolinea il ruolo importante delle revisioni periodiche universali e invita il Consiglio, la Commissione e, in particolare, il nuovo Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) a seguire e a monitorare attentamente le iniziative legate alla revisione periodica universale e, nel quadro della revisione dell'UNHRC, a rendere più efficaci le revisioni periodiche universali e a rafforzare le consulenze indipendenti;
43. sostiene vivamente gli sforzi dell'Unione europea intesi a evitare qualunque parzialità e manipolazione delle revisioni periodiche universali; deplora fermamente, a tale riguardo, il risultato della sessione di febbraio 2009, che ha pesantemente sofferto di impedimenti procedurali e tentativi di manipolazione durante il processo di revisione;
44. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente a visitare regolarmente l'UNHRC e ad assicurarsi personalmente che tra l'UNHRC e il SEAE vi siano collegamenti quanto più stretti possibili a tutti i livelli; incoraggia il futuro settore dei diritti umani del SEAE a stabilire stretti contatti lavorativi con l'UNHRC; chiede un dialogo coordinato con i paesi terzi sulle posizioni assunte in seno al Consiglio per i diritti umani dell'ONU, non solo a Ginevra e nel quadro dei dialoghi specifici sui diritti umani, ma anche come parte integrante di tutti i colloqui bilaterali, politici, commerciali e di sviluppo con questi paesi;
45. osserva che gli Stati membri dell'Unione europea sono una minoranza in seno all'UNHRC; chiede alle istituzioni dell'Unione e agli Stati membri di mettere a punto un'azione concertata per sviluppare le opportune alleanze con i paesi e gli attori non statali che portano avanti la difesa della dimensione universale e indivisibile dei diritti umani;
46. invita l'Alto rappresentante e i ministri degli esteri dell'UE ad approvare le conclusioni del Consiglio Affari esteri che definiscono le priorità e le strategie dell'UE, prima di ogni sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e delle sessioni dell'Assemblea generale dell'ONU;
47. invita il Consiglio, la Commissione e il SEAE a rafforzare il loro impegno con i governi democratici o in via di democratizzazione degli altri gruppi regionali in seno all'UNHRC, al fine di migliorare le probabilità di successo delle iniziative a favore del rispetto dei principi contenuti nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; invita a tal fine la Commissione e gli Stati membri a coordinare meglio i rispettivi interventi e chiede alla Commissione di fornire una relazione annuale sulle tendenze di voto alle Nazioni Unite per le questioni riguardanti i diritti umani, che analizzi in che modo tali questioni sono state influenzate dalle politiche dell'UE e dei suoi Stati membri e da quelle di altri blocchi; ribadisce che la delegazione UE e gli Stati membri dell'UE a Ginevra devono privilegiare maggiormente la necessità di intervenire presso i paesi non UE in una fase anteriore ai colloqui, evitando di dare eccessiva importanza ai dibattiti interni finalizzati a ricercare l'unità dell'UE, con i quali si rischia un approccio del "minimo comune denominatore";
48. ribadisce l'importanza cruciale delle procedure speciali e dei mandati per paese nel contesto dell'UNHRC; valuta positivamente il mandato tematico di recente istituzione nell'ambito dei diritti culturali e si compiace della proroga dei mandati tematici relativi al diritto all'alimentazione, alla libertà di religione o di credo e agli sfollati interni; si compiace inoltre della proroga dei mandati per paese per Burundi, Haiti, Cambogia, Somalia, Repubblica democratica popolare di Corea (RDPC), Myanmar e Sudan; si rammarica che non siano stati prorogati i mandati per Liberia e Repubblica democratica del Congo (RDC);
49. accoglie calorosamente la decisione dell'UNHRC del 2008 di prorogare il mandato del rappresentante speciale ONU del Segretario generale per le imprese e i diritti umani e le conclusioni del Consiglio adottate nel dicembre 2009 sotto la Presidenza svedese, che esprimono apprezzamento per il lavoro svolto dal rappresentante speciale; invita gli Stati membri dell'UE a proseguire l'opera di traduzione in termini operativi delle raccomandazioni finali del mandato e del quadro "Protect, Respect, Remedy" che sarà presentato all'UNHRC nel 2011;
50. valuta positivamente le sessioni speciali del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella regione orientale della RDC, sull'impatto delle crisi economica e finanziaria globali sulla realizzazione universale e sull'effettivo godimento dei diritti umani, sulla situazione dei diritti umani in Sri Lanka, nonché sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati e a Gerusalemme Est; deplora il fatto che nel corso della 12a sessione dell'UNHRC del 16 ottobre 2009 gli Stati membri dell'UE non abbiano raggiunto una posizione unica in occasione del voto sulla relazione Goldstone, che ha visto 4 Stati membri contrari, 2 astenuti e 2 assenti durante la votazione; invita gli Stati membri e tutte le istituzioni UE interessate a realizzare un più stretto coordinamento programmatico sia in seno all'HRC che in altri organismi ONU; sottolinea che il rispetto del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte di tutti i soggetti e in qualunque circostanza costituisce una precondizione essenziale per il conseguimento di una pace giusta e duratura nel Medio Oriente; sollecita pertanto entrambe le parti a condurre indagini che rispondano agli standard internazionali, in linea con le risoluzioni approvate dall'Assemblea generale dell'ONU il 5 novembre 2009 e il 26 febbraio 2010; invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad assicurare che chi ha commesso violazioni del diritto internazionale sia tenuto a rispondere del proprio operato, conformemente agli obblighi derivanti all'UE dalla convenzione di Ginevra e alla priorità dell'Unione di combattere l'impunità;
51. sostiene l'indipendenza dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR); si rammarica che, durante la decima sessione regolare di marzo 2009, nonostante l'opposizione dell'Unione europea, sia stata adottata una risoluzione intesa a limitare l'indipendenza dell'OHCHR; invita le istituzioni dell'UE a fornire ulteriore sostegno finanziario al sistema generale di procedure speciali dell'OHCHR, onde assicurare che tutti i detentori del mandato delle procedure speciali dispongano di risorse sufficienti per assolvere adeguatamente il proprio incarico;
Cooperazione dell'Unione europea con la Corte penale internazionale
52. ribadisce il suo fermo sostegno alla Corte penale internazionale e alla sua finalità primaria di combattere l'impunità per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità; si compiace che la ratifica dello statuto di Roma da parte del Bangladesh, delle Seychelles, di Santa Lucia e della Moldova nel marzo, nell'agosto e nell'ottobre 2010 abbia portato il numero degli Stati parte a 114; sottolinea che lo statuto di Roma della Corte penale internazionale è stato ratificato da tutti gli Stati membri dell'UE come parte integrante dei principi e dei valori democratici dell'Unione e chiede pertanto agli Stati membri di conformarsi pienamente allo statuto in quanto parte dell'acquis dell'UE; sottolinea l'importanza del principio di universalità e invita il SEAE, gli Stati membri dell'UE e la Commissione a proseguire nel loro fermo impegno di promuovere la ratifica universale dello statuto di Roma, dell'accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale e della legislazione attuativa nazionale, nonché a rivedere la posizione comune 2003/444/PESC del Consiglio del 16 giugno 2003 sulla Corte penale internazionale e il piano d'azione del 2004 per dar seguito alla posizione comune; chiede che tale impegno sia esteso all'accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale (APIC), che costituisce un importante strumento operativo per la Corte; invita inoltre gli Stati membri dell'UE a riesaminare e aggiornare la posizione comune e il piano d'azione relativo alla Corte penale internazionale al fine di rendere più efficace l'assistenza dell'UE alla Corte alla luce degli sviluppi, delle sfide e delle esigenze attuali di quest'ultima, visto che i mandati d'arresto e i processi dinanzi alla Corte non cessano di aumentare, e ad avviare colloqui per un'eventuale adozione di orientamenti dell'UE in materia di giustizia internazionale e Corte penale internazionale;
53. incoraggia vivamente il SEAE, la Commissione e gli Stati membri dell'UE a sostenere l'applicazione delle decisioni della Corte penale internazionale nonché la cooperazione con la Corte durante i negoziati per l'allargamento e i processi di adesione come pure in tutti i vertici e i dialoghi dell'UE con i paesi non UE, compresi gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l'Unione africana e Israele; esorta in particolare il Consiglio e la Commissione ad assicurare che la giustizia divenga parte integrante di tutti i negoziati di pace; invita il SEAE a promuovere sistematicamente l'inclusione di una clausola relativa alla Corte penale internazionale nei pertinenti accordi con i paesi non UE; fa appello all'Alto rappresentante affinché assicuri che la Corte penale internazionale sia integrata in tutte le priorità di politica estera dell'UE, sia opportunamente incorporata nel mandato dei rappresentanti speciali e il personale del SEAE sia inoltre regolarmente formato su di essa, sia in sede che presso le delegazioni UE; invita l'Alto rappresentante a nominare un inviato speciale per la giustizia internazionale con l'incarico di promuovere, integrare e rappresentare l'impegno dell'UE nella lotta contro l'impunità e a favore della Corte penale internazionale in tutte le politiche esterne dell'Unione;
54. saluta l'esecuzione da parte del Belgio del mandato d'arresto emesso dalla terza Camera preliminare della Corte penale internazionale il 3 luglio 2008 nei confronti di Jean Pierre Bemba; nota tuttavia con grave preoccupazione che gli otto mandati d'arresto emessi dalla Corte penale internazionale, fra cui quelli nei confronti di quattro importanti esponenti dell'Esercito di Resistenza del Signore (Lord's Resistance Army – LRA) in Uganda, di Bosco Ntaganda nella RDC, di Ahmad Harun, Ali Kushayb e del Presidente sudanese Omar Hassan Ahmad Al-Bashir in Sudan, non sono stati ancora eseguiti; deplora la persistente inadempienza e rifiuto del Sudan di arrestare e trasferire i sospetti alla Corte penale internazionale, in spregio agli obblighi che gli incombono in virtù della risoluzione del Consiglio di sicurezza 1593 dell'ONU (2005); nota che il 26 maggio 2010 la prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha informato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite della mancanza di cooperazione da parte della Repubblica del Sudan nel procedimento contro Harun e Kushayb; esprime grave preoccupazione per il fatto che due Stati parte della Corte penale internazionale, il Ciad e il Kenya, hanno recentemente invitato e accolto sul loro territorio il Presidente Omar al-Bashir, benché fossero tenuti a norma dello statuto di Roma ad arrestarlo, e hanno omesso di eseguire il mandato d'arresto nei loro confronti; chiede di continuare le ricerche di imputati croati di spicco ancora latitanti e sottolinea il ruolo che l'UE e la Corte penale internazionale potrebbero svolgere affinché si indaghi sugli eventuali crimini di guerra commessi nello Sri Lanka e nella Repubblica democratica del Congo;
55. saluta l'impegno e il rinnovato interesse degli USA per la Corte penale internazionale manifestato in particolare con la sua partecipazione in veste di osservatore all'ottava sessione dell'Assemblea degli Stati parte (ASP) svoltasi all'Aia nel novembre 2009 e alla prima conferenza di revisione dello statuto di Roma del giugno 2010; rileva con soddisfazione che durante la conferenza di revisione l'amministrazione statunitense ha reso per la prima volta incoraggianti dichiarazioni sulla Corte penale internazionale e ha espresso il suo impegno a cooperare con essa; invita gli USA a ripristinare la propria firma e ad impegnarsi ulteriormente nei confronti della Corte penale internazionale, soprattutto cooperando pienamente in casi oggetto di inchiesta o di valutazione preliminare da parte della Corte e adottando una politica articolata e completa nei suoi confronti;
56. esorta la prossima Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE a discutere la lotta contro l'impunità nell'ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo e nelle opportune sedi di dialogo politico, come sostenuto in varie risoluzioni e all'articolo 11.6 dell'Accordo di Cotonou rivisto, al fine di integrare la lotta contro l'impunità e il rafforzamento dello Stato di diritto negli attuali programmi e nelle azioni di cooperazione allo sviluppo; invita l'UE e i suoi Stati membri a proseguire il dialogo con l'Unione africana su tali questioni e a incitare gli Stati parte dell'Africa a continuare ad ottemperare agli obblighi sanciti dallo statuto di Roma; esprime sostegno alla richiesta della Corte di aprire un ufficio di collegamento con l'Unione africana ad Addis Abeba;
57. nota che la cooperazione fra gli Stati parte, gli Stati firmatari e la Corte prevista dall'articolo 86 dello statuto di Roma resta essenziale per l'efficacia e il successo del sistema di giustizia penale internazionale, specie in termini di capacità esecutoria e per l'efficacia e l'indipendenza dell'attività giudiziaria della Corte; prende inoltre atto dell'accordo in materia di cooperazione e assistenza tra l'Unione europea e la Corte penale internazionale e, alla luce di tale accordo, chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di fornire alla Corte tutta l'assistenza necessaria, incluso il sostegno sul campo, per le cause in corso e soprattutto per l'esecuzione dei mandati d'arresto emessi; sollecita tutti gli Stati membri dell'UE che non vi abbiano ancora provveduto ad emanare disposizioni nazionali di legge in materia di cooperazione, come previsto dal capitolo IX dello statuto di Roma e a concludere con la Corte accordi ad hoc per l'esecuzione delle sue sentenze nonché per la protezione e il trasferimento delle vittime e dei testimoni; invita gli Stati membri dell'UE a inserire la cooperazione come punto permanente all'ordine del giorno dell'Assemblea degli Stati parte (ASP) della Corte penale internazionale, onde assicurare la condivisione delle migliori pratiche e fare in modo che l'ASP discuta casi di non cooperazione e prenda opportuni provvedimenti al riguardo;
58. sottolinea la necessità di rafforzare il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso e osserva al riguardo con preoccupazione che Ratko Mladić e Goran Hadžić, tuttora latitanti, non sono stati portati dinanzi all'ICTY; invita a tal riguardo le autorità serbe ad assicurare la piena cooperazione con l'ICTY, per portare all'arresto e al trasferimento di tutti i restanti imputati e aprire così la strada alla ratifica di un accordo di stabilizzazione e di associazione; rileva la necessità di un continuo sostegno, anche finanziario, al Tribunale speciale per la Sierra Leone perché completi i procedimenti in corso, inclusi gli eventuali procedimenti d'appello; constata inoltre progressi nella cooperazione multilaterale sotto forma di consulenza e assistenza nei casi in cui l'identificazione, la raccolta e la conservazione di informazioni sarebbe di ausilio a un vasto corredo di opzioni giudiziarie internazionali e transitorie, in particolare attraverso il meccanismo di risposta rapida in campo giudiziario (Justice Rapid Response – JRR) cui partecipa oltre la metà degli Stati membri dell'UE e che merita di essere costantemente sostenuto e ulteriormente promosso;
Orientamenti dell'UE in materia di diritti umani
Pena di morte
59. rammenta la risoluzione che auspicava una moratoria sull'uso della pena di morte (risoluzione 63/168) adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2008; sottolinea che la risoluzione è attualmente sostenuta da 106 paesi e che tale circostanza conferma un graduale consolidamento dell'opposizione alla pena di morte a livello globale;
60. si compiace della decisione di abolire la pena di morte adottata nel 2009 da Burundi e Togo nonché dallo Stato USA del Nuovo Messico; fa appello agli USA perché aboliscano la pena capitale e si rammarica del fatto che essa sia tuttora eseguita in 35 Stati americani su 50;
61. invita il Consiglio e la Commissione a incoraggiare i paesi che non l'hanno ancora fatto a firmare, ratificare o attuare il secondo protocollo facoltativo del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) oppure un analogo strumento regionale;
62. ribadisce che l'Unione europea è sempre contraria alla pena di morte, incluse le esecuzioni extragiudiziali; ricorda che l'UE è il principale donatore di fondi a favore delle organizzazioni della società civile che lottano contro la pena di morte; chiede alla Commissione di continuare a dare priorità alla lotta contro una pena crudele e disumana come quella in questione e di mantenere il carattere prioritario di tale tematica nell'ambito dell'EIDHR e degli strumenti geografici; ritiene che l'ergastolo non rappresenti un'alternativa accettabile alla pena capitale;
63. esorta i paesi che fanno ancora ricorso alla pena di morte per lapidazione a cancellare questa pratica disumana dal proprio apparato legislativo; esorta i leader iraniani a emanare una legge che vieti in maniera inequivocabile le condanne alla lapidazione, che sono la forma più barbara di pena capitale; deplora il fatto che numerosi paesi continuino a comminare la pena capitale ai minori responsabili di reati; esprime la propria condanna per il ricorso alla pena capitale da parte del regime iraniano, che colloca l'Iran in seconda posizione, alle spalle della Cina, nella classifica dei paesi con il più alto numero di esecuzioni; depreca l'aumento del numero di esecuzioni a seguito delle dimostrazioni pacifiche dopo le elezioni presidenziali in Iran del giugno 2009; esprime preoccupazione per il fatto che la Cina resta tuttora il paese con il più alto numero di esecuzioni capitali al mondo e la invita a rendere pubbliche le cifre relative alle esecuzioni compiute nel paese, onde consentire un'analisi e un dibattito trasparente sulla pena capitale; accoglie favorevolmente le azioni concrete intraprese dalle autorità bielorusse in vista della costituzione di un gruppo di lavoro per l'elaborazione di proposte sull'imposizione di una moratoria sulla pena di morte; ribadisce la propria preoccupazione per il persistente ricorso alle esecuzioni capitali in Bielorussia, l'unico paese in Europa che continua ad applicare la pena di morte e che lascia le famiglie dei giustiziati senza informazioni circa la data dell'esecuzione o del luogo di sepoltura;
64. osserva che al mondo vi sono trentadue ordinamenti in cui la legge consente di comminare la pena di morte per i reati di droga; rileva che l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), la Commissione europea e i governi di alcuni Stati europei partecipano attivamente al finanziamento e/o alla fornitura di assistenza tecnica e giuridica nonché di aiuti finanziari volti a rafforzare le attività antidroga in Stati che, in tale contesto, continuano ad applicare la pena di morte; esprime preoccupazione per l'eventualità che tale assistenza possa contribuire all'aumento del numero di condanne ed esecuzioni capitali; invita la Commissione a elaborare appositi orientamenti applicabili al finanziamento internazionale delle attività antidroga a livello nazionale e regionale, in modo da garantire che tali programmi non diano adito a violazioni dei diritti umani, ivi inclusa l'applicazione della pena di morte; sottolinea l'opportunità di imporre l'abolizione della pena di morte per i reati legati alla droga come prerequisito per l'assistenza tecnica e finanziaria nonché per il potenziamento delle capacità e altre forme di sostegno delle attività antidroga;
65. è preoccupato per il persistente ricorso alle esecuzioni capitali in Bielorussia, l'unico paese in Europa che continua ad applicare la pena di morte; sostiene al riguardo l'iniziativa delle autorità di costituire un gruppo di lavoro per l'elaborazione di proposte sull'imposizione di una moratoria sulla pena di morte;
66. esprime grave preoccupazione per il progetto di legge del 2009 contro l'omosessualità, attualmente all'esame del parlamento ugandese, che punisce il favoreggiamento delle lesbiche, dei gay e dei bisessuali con multe e reclusione e gli atti omosessuali consensuali con multe, carcere e pena capitale; invita il parlamento ugandese a respingere il progetto di legge e ogni analoga normativa; condanna la criminalizzazione dell'omosessualità in tutto il mondo;
Violenza sulle donne
67. osserva che il programma delle tre Presidenze francese, ceca e svedese (luglio 2008-dicembre 2009) ha attribuito carattere prioritario alla questione della violenza sulle donne e le ragazze e invoca la coerenza a livello di principi e politiche all'interno e all'esterno dell'UE, anche per quanto riguarda il sostegno alla messa al bando delle mutilazioni genitali femminili in quanto atto di violazione dei diritti umani; prende atto della recente adozione di una nuova serie di orientamenti in materia e si attende che la Commissione presenti al Parlamento i risultati della relativa attuazione;
68. prende atto della nuova strategia della Commissione europea in materia di parità di genere con specifico riguardo alla questione delle mutilazioni genitali femminili; ribadisce la necessità della coerenza delle politiche interne ed esterne dell'UE relativamente a questo tema specifico; sollecita la Commissione europea e gli Stati membri dell'UE ad affrontare il problema della mutilazione genitale femminile nel quadro dei colloqui politici e programmatici con i paesi partner e i soggetti interessati a questa sensibile problematica in ambito nazionale, adottando un approccio partecipativo e coinvolgendo le comunità interessate; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad adoperarsi con tutti i mezzi politici e istituzionali per sostenere iniziative volte all'approvazione quanto più possibile rapida di una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in cui si chieda una moratoria internazionale sulla mutilazione genitale femminile;
69. ritiene che la violenza nei confronti delle donne si esprima anche sul piano psicologico; constata che in campo lavorativo le donne continuano a essere sottopagate rispetto agli uomini e sono più numerose nei posti precari o a tempo parziale; sottolinea pertanto che il ruolo della Commissione e degli Stati membri in tale settore, sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea, non deve limitarsi alla lotta contro le violenze di ogni tipo commesse nei confronti delle donne, fisiche, psicologiche, sociali ed economiche, ma deve anche porre prioritariamente l'accento sull'educazione non sessista dei ragazzi e delle ragazze fin dalla più giovane età nonché sulla lotta contro gli stereotipi di genere;
70. sottolinea l'importanza di un'attuazione globale delle risoluzioni 1325, 1820, 888 e 1889 del Consiglio di sicurezza dell'ONU che chiedono la partecipazione delle donne in tutte le fasi e a tutti i livelli della risoluzione dei conflitti e la protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza sessuale e dalla discriminazione; invita gli Stati membri che non hanno ancora un piano d'azione nazionale per l'attuazione della risoluzione 1325 delle Nazioni Unite ad adottarlo d'urgenza; condanna fermamente lo stupro come strumento di guerra e gli stupri di massa che si perpetrano ripetutamente nella Repubblica democratica del Congo; chiede che sia apertamente dichiarata l'incapacità della forza di pace MONUSCO di far cessare gli stupri di massa; sollecita l'Alto rappresentante dell'UE a condurre un'inchiesta nella RDC per il tramite delle missioni EUSEC e EUPOL e a riferire al Parlamento europeo su tutte le società o entità congolesi e internazionali operanti nel settore estrattivo della RDC che pagano gruppi armati e personale di sicurezza responsabili di stupri di massa e di altri crimini sistematici contro la popolazione civile;
71. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente ad assegnare più risorse umane ai servizi che si occupano delle questioni di genere nell'ambito dell'azione esterna e a creare strutture dedicate; riconosce i progressi compiuti nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) per quanto concerne sia le missioni che la formazione del personale;
72. esprime viva preoccupazione per i radicati fenomeni di discriminazione di genere e di violenza domestica in vari paesi e rileva che le donne che abitano nelle aree rurali costituiscono una categoria particolarmente vulnerabile; è del pari preoccupato per i casi di violenza sessuale e per l'alta incidenza dei reati di stupro di cui sono vittime le donne e le ragazze in Sudafrica, dove le indagini sono sovente inadeguate ed ostacolate da pregiudizi di genere e le vittime incontrano numerosi ostacoli nell'accesso all'assistenza sanitaria e subiscono ritardi nella somministrazione di cure mediche; condanna fermamente la violenza contro le donne come problema endemico del Guatemala e del Messico;;
73. esprime profonda preoccupazione per la situazione delle donne e delle ragazze in Iran, nella Repubblica democratica del Congo (RDC) e in Afghanistan; condanna le brutali violazioni dei diritti delle donne nella RDC, sollecita la comunità internazionale a rafforzare notevolmente i fondi destinati alle iniziative di protezione delle donne dallo stupro e sottolinea la necessità che l'attenzione internazionale si rivolga prioritariamente e urgentemente alla situazione delle donne nella RDC; condanna la legge sciita sullo status personale, adottata nel marzo 2009, in quanto non solo viola gravemente i diritti delle donne afgane ma è in contrasto con la costituzione dell'Afghanistan e con i principi internazionali in materia di diritti umani; accoglie con favore le modifiche apportate alla legge sulla famiglia basata sulla giurisprudenza sciita tradizionale, ma resta profondamente preoccupato per taluni articoli della legge che sono in contraddizione con gli obblighi assunti dall'Afghanistan in virtù del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, della convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna e della convenzione sui diritti del fanciullo; esorta le autorità afgane a intervenire quanto prima per migliorare la situazione del paese per quanto concerne i diritti della donna;
74. insiste affinché i diritti delle donne siano affrontati esplicitamente nell'ambito di tutti i dialoghi sui diritti umani, in particolare promuovendo la lotta e l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e di violenza contro le donne e le ragazze, fra cui – e in primo luogo – l'aborto selettivo dei feti femminili, tutte le pratiche e usanze tradizionali lesive dell'integrità fisica, ad esempio la mutilazione genitale femminile o il matrimonio forzato o in età precoce, tutte le forme di tratta di esseri umani, la violenza domestica e l'uccisione di donne, lo sfruttamento sul lavoro e lo sfruttamento economico; insiste anche perché sia respinto l'atteggiamento degli Stati che invocano usi, tradizioni o considerazioni religiose di qualunque tipo per sottrarsi al dovere di eliminare tali atti di brutalità; sottolinea che occorre intensificare gli sforzi, tesi a eliminare tutte le forme di mutilazioni genitali femminili, sia a livello locale sia nel processo di formulazione delle politiche, in modo da sottolineare il fatto che tali mutilazioni rappresentano sia una questione di genere sia una violazione dei diritti umani legata al rispetto dell'integrità fisica; richiama l'attenzione sulla situazione delle giovani donne immigrate che, per motivi legati agli usi di certe comunità, alla religione o all'onore familiare, devono subire maltrattamenti, delitti d'onore o mutilazioni genitali e sono private della loro libertà;
75. ricorda gli Obiettivi di sviluppo del Millennio e sottolinea che l'accesso all'istruzione e alla sanità sono diritti umani fondamentali; è del parere che nell'ambito della politica UE per lo sviluppo e i diritti umani occorra attribuire un ruolo di primo piano ai programmi sanitari, compresi quelli inerenti la salute sessuale e riproduttiva, alla promozione della parità di genere, all'emancipazione delle donne e ai diritti dei minori, in particolare in quei contesti in cui la violenza sessista è diffusa e donne e bambini sono esposti al rischio di contrarre l'AIDS o di vedersi precluso l'accesso alle informazioni, alle misure di prevenzione e/o alle cure; invita la Commissione ad integrare nella sua politica di sviluppo i diritti fondamentali in materia di lavoro e l'agenda per le condizioni di lavoro dignitose, particolarmente nel quadro dei programmi di assistenza in materia commerciale;
76. chiede al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di promuovere in particolare la ratifica e l'attuazione da parte degli Stati membri dell'Unione africana del Protocollo dell'Unione africana sui diritti delle donne in Africa;
Tortura e altri trattamenti crudeli, disumani o degradanti
77. invita a riconoscere che gli abusi sanitari a danno di pazienti e singoli cittadini, in particolare se incapaci di difendersi, costituiscono un trattamento crudele, disumano e degradante; ammette peraltro la difficoltà di dimostrare la perpetrazione di determinati atti, per cui esorta alla massima vigilanza;
78. chiede il riconoscimento del fatto che minoranze quali le popolazioni indigene e gli individui discriminati in ragione della loro casta, sono di gran lunga più vulnerabili e soggetti ad atti di tortura;
79. invita tutti gli Stati che non l'hanno ancora fatto ad aderire alla convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti o al relativo protocollo facoltativo; esorta gli Stati a sciogliere le eventuali riserve espresse su tali strumenti; esorta gli Stati che hanno firmato il protocollo facoltativo della convenzione contro la tortura (OPCAT) ad attuare in modo più rapido ed efficace il meccanismo nazionale di prevenzione (NPM);
80. esorta gli Stati di tutto il mondo ad adottare e attuare in modo efficace il manuale per un'efficace indagine e documentazione di tortura o altro trattamento o pena crudele, disumana o degradante, comunemente noto come protocollo di Istanbul (IP); ritiene che l'IP sia uno strumento essenziale per raccogliere prove e prevenire l'impunità; è persuaso che l'impunità dei torturatori resti un grosso ostacolo alla prevenzione della tortura, in quanto finisce per incitare i suoi perpetratori ad insistere in tali abominevoli pratiche;
81. sottolinea l'importanza di un'efficace attuazione degli orientamenti dell'UE in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti; invita il Consiglio e la Commissione a presentare i risultati dell'attuazione di tali orientamenti ponendo l'accento, in particolare, sui risultati in termini di riabilitazione delle vittime di torture conseguiti attraverso lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;
82. invita gli Stati membri a dare seguito alle richieste formulate nella risoluzione del Parlamento europeo sul commercio di determinate merci che potrebbero essere utilizzate per la pena di morte, per la tortura o per altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti[16]; invita la Commissione a presentare quanto prima una revisione di molte delle disposizioni contenute nel regolamento (CE) n. 1236/2005 del Consiglio, del 27 giugno 2005;
83. è particolarmente preoccupato per la forte ondata di corruzione, criminalità, persecuzione politica, impunità, tortura e incarcerazione di membri dell'opposizione in Venezuela, dovuta alla "politicizzazione" delle forze di polizia, alla mancanza di politiche adeguate e alla incapacità del governo di contrastare questi gravi attentati ai diritti umani;
84. esprime profonda preoccupazione per l'intensificarsi di violazioni dei diritti umani perpetrate nel mondo a danno di persone a causa del loro orientamento sessuale e condanna ogni atto di violenza nei loro confronti; rileva un aumento degli omicidi di transgenere in tutto il mondo; deplora vivamente che in molti paesi l'omosessualità sia ancora considerata come un reato punibile con pene detentive e in qualche caso perfino con la pena capitale; accoglie con favore al riguardo la decisione dell'Alta Corte di Delhi del 2 luglio 2009 che depenalizza l'omosessualità in India, e invita gli altri paesi a seguirne l'esempio;
Diritti dei minori
85. esprime profondo rammarico per il fatto che, secondo le stime, i bambini vittima del lavoro minorile sarebbero circa 215 milioni, tre quarti dei quali impegnati nelle peggiori forme di lavoro minorile esistenti (dati OIL, 2009); accoglie con favore le conclusioni del Consiglio UE del 14 giugno 2010 sul lavoro minorile e il correlato studio della Commissione (SEC(2010) 37 def.) in cui si chiede una politica organica dell'UE incentrata sullo sviluppo e sull'eliminazione della povertà; invita la Commissione ad assicurare l'effettiva verifica dei progressi compiuti in tale ambito e, insieme agli Stati membri dell'UE, ad incoraggiare l'attuazione di tali politiche nei dialoghi con i paesi terzi;
86. ricorda il successo dell'undicesimo Forum UE-ONG sui diritti umani dedicato alla lotta alla violenza sui minori, che si è tenuto a Stoccolma nel luglio 2009 in concomitanza con la Presidenza svedese, e i relativi appelli alla prosecuzione delle attività giuridiche volte a proibire le varie forme di punizione corporale in qualunque contesto, ivi incluse le mura domestiche, a individuare migliori prassi e insegnamenti da trarre in relazione alla lotta alla violenza sui minori in situazioni belliche e postbelliche, nonché a incrementare la coerenza tra l'azione esterna dell'UE e le politiche interne della stessa UE/degli Stati membri in materia di diritti dei minori;
87. constata con grave preoccupazione che milioni di minori sono tuttora vittime di stupri, violenze domestiche, abusi fisici, emotivi e sessuali nonché di sfruttamento sessuale ed economico; sottolinea che tutti i diritti riconosciuti dalla convenzione sui diritti del fanciullo e dai suoi protocolli facoltativi hanno pari importanza, e chiede la piena ratifica ed attuazione degli obblighi ivi previsti e una particolare attenzione per le nuove forme di sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali;
88. invita l'UE ad adottare urgentemente ulteriori provvedimenti per contrastare il lavoro minorile e ad applicare in maniera più efficiente gli strumenti a sua disposizione integrandoli nei dialoghi e nelle consultazioni sui diritti umani; esorta l'Unione europea ad attuare efficacemente i propri orientamenti sui diritti del bambino e a valutare la possibilità di adottarne altri sulla lotta al lavoro minorile; rammenta che anche la politica commerciale dell'UE può esplicare un utile ruolo nell'ambito della lotta al lavoro minorile, in particolare attraverso gli incentivi del sistema di preferenze generalizzate Plus; auspica che in futuro tale strumento sia meglio valutato e formi oggetto di una analisi valutativa annuale sottoposta al Parlamento europeo in occasione del dibattito annuale su diritti umani;
89. fa notare che il 2009 ha segnato il 20º anniversario della convenzione sui diritti del fanciullo; osserva con soddisfazione che l'adesione alla convenzione è ormai praticamente universale ed esorta i paesi che non l'hanno ancora fatto ad aderirvi senza indugio; ribadisce la propria profonda preoccupazione per il fatto che i diritti sanciti dalla convenzione non sono, in molti casi, pienamente osservati; chiede che si presti maggiore attenzione al bisogno da parte del bambino di protezione e cure speciali, inclusa una tutela giuridica appropriata, sia prima che dopo la nascita, come previsto dalla convenzione per i diritti del fanciullo e dalla dichiarazione sui diritti dei bambini; saluta con favore la nomina del rappresentante speciale del Segretario generale sulla violenza contro i minori e sottolinea l'importanza del relativo mandato;
90. esprime profonda preoccupazione per i bambini coinvolti o colpiti in altro modo nei conflitti armati o addirittura costretti a parteciparvi attivamente; esorta il Consiglio e la Commissione a rafforzare l'attuazione degli orientamenti dell'Unione europea sui bambini e i conflitti armati; accoglie con favore la nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1882(2009) che rafforza ulteriormente la protezione dei minori implicati o coinvolti nei conflitti armati;
91. esprime profonda preoccupazione per lo sfruttamento dei bambini reclutati come soldati; chiede iniziative immediate da adottare da parte dell'UE e dell'ONU per la loro smobilitazione, riabilitazione e reinserimento;
Difensori dei diritti umani
92. accoglie con favore le iniziative intraprese per procedere alla revisione e all'aggiornamento della versione 2008 degli orientamenti dell'Unione europea sui difensori dei diritti umani; prende atto dello sviluppo di oltre sessanta strategie di attuazione locali e della nomina di appositi funzionari di collegamento; resta tuttavia particolarmente preoccupato per l'incapacità delle delegazioni dell'UE di implementare detti orientamenti, sollecita il SEAE a elaborare un piano di attuazione con indicatori e scadenze chiari al fine di avanzare in direzione dell'effettiva implementazione degli orientamenti e chiede un elenco delle strategie locali a disposizione; invita il SEAE, il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a prendere le misure necessarie per una maggiore diffusione degli orientamenti fra i difensori dei diritti umani e i diplomatici UE che operano nei paesi non UE; invita le missioni UE a intrattenere contatti regolari con i difensori dei diritti umani prima di intervenire per loro conto, e a dar loro un feedback; sottolinea che nel contesto del processo di elaborazione di strategie di attuazione locale occorre consultare su ampie basi i difensori dei diritti umani operanti in ambiente urbano e rurale in merito ai diritti economici, sociali e culturali nonché ai diritti civili e politici; osserva che le strategie locali di attuazione devono comprendere un piano concreto di interventi per rafforzare la protezione dei difensori dei diritti umani e che l'impatto di tali strategie deve essere valutato dopo un ragionevole periodo di tempo; chiede al riguardo che sia valutata l'attuazione dell'assistenza e delle misure intraprese dalle organizzazioni della società civile per sostenere i difensori dei diritti umani nel quadro dello strumento europeo per la democrazia e i diritti Umani (EIDHR);
93. sollecita l'Alto Rappresentante/Vicepresidente a considerare prioritaria l'effettiva applicazione degli attuali strumenti e mezzi per una protezione coerente e sistematica dei difensori dei diritti umani, invita l'Alto Rappresentante/Vicepresidente dell'Unione europea e tutti i Commissari competenti in materia di relazioni esterne a istituzionalizzare una politica di incontri sistematici con i difensori dei diritti umani in occasione di missioni in paesi non UE e sottolinea che il sostegno ai difensori dei diritti umani deve rientrare tassativamente nel mandato dei rappresentanti speciali UE; ribadisce che sia l'Alto rappresentante sia i rappresentanti speciali dovranno rispondere dinanzi al Parlamento europeo per le azioni intraprese al riguardo;
94. esorta il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad attuare le misure proposte dal Parlamento nella sua risoluzione, approvata nel giugno 2010, sulle politiche dell'Unione europea a favore dei difensori dei diritti umani, privilegiando le misure volte a fornire assistenza rapida ai difensori dei diritti umani in situazione di rischio, come visti di urgenza e rifugi, e quelle che comportano pubblico sostegno e palese riconoscimento per l'opera da essi svolta, adottando una prospettiva di genere nell'attuazione degli orientamenti a favore delle donne impegnate nella difesa dei diritti umani e di altri gruppi particolarmente vulnerabili, come coloro che si adoperano per promuovere i diritti economici, sociali e culturali e quelli che si occupano dei diritti delle minoranze e degli indigeni; invita l'Alto Rappresentante/Vicepresidente a spingere per l'attuazione del programma "Città rifugio" (Shelter Cities) che concede accoglienza ai difensori dei diritti umani nelle città d'Europa;
95. chiede che, nell'ambito dell'attuazione del trattato di Lisbona e dell'istituzione del SEAE, le istituzioni dell'UE istituiscano un meccanismo di cooperazione interistituzionale sui difensori dei diritti umani; ritiene che la creazione di tale meccanismo potrebbe essere agevolata mediante l'istituzione di punti focali e direttive specifiche per i difensori dei diritti umani in tutte le istituzioni dell'Unione europea nonché con lo sviluppo di una più stretta collaborazione con i responsabili dei diritti umani e della democrazia nelle missioni e delegazioni dell'Unione europea; invita il SEAE a costituire una base dati statistica per i casi in cui le delegazioni UE hanno prestato assistenza ai difensori dei diritti umani, al fine di valutare l'efficacia degli orientamenti, e a riferire al Parlamento europeo i risultati di dette valutazioni;
96. prende atto delle conclusioni di diverse relazioni sui diritti umani secondo cui i difensori di tali diritti, pur apportando un prezioso contributo alla protezione e promozione dei diritti umani a rischio dell'incolumità personale, sono vittima di attacchi sempre più gravi sotto diverse forme, ad esempio attentati alla libertà di pensiero, alla libertà religiosa, alla libertà di espressione o di associazione, aggressioni e uccisioni a danno degli esponenti più noti, arresti arbitrari, processi iniqui e chiusura delle sedi delle organizzazioni della società civile; chiede alle delegazioni dell'Unione di assumere un ruolo più attivo nella prevenzione di tali attentati in cooperazione con le organizzazioni della società civile dei paesi interessati, avendo cura di non esporre a pericoli il personale e i militanti di tali organizzazioni;
97. mantiene alta l'attenzione nei confronti dei governi di paesi terzi che utilizzano l'emanazione di leggi controverse sulle ONG come tentativo teso a soffocare i movimenti per i diritti umani, come avvenuto nel caso della cosiddetta "Charities and Societies Proclamation", legge sulle organizzazioni caritative e civili che, approvata dal parlamento etiopico nel gennaio 2009, vieta di fatto ogni attività nel campo dei diritti umani;
98. condanna il fatto che in diversi paesi aggressioni e minacce anonime nei confronti dei difensori dei diritti umani siano divenuti ordinaria amministrazione e che i giornalisti, specie coloro che scrivono sulla corruzione e il traffico di droga, sono esposti a minacce e aggressioni a causa del loro lavoro;
99. esprime profondo rammarico per taluni avvenimenti registrati nel corso del periodo di riferimento, ad esempio l'omicidio di, tra gli altri, Stanislav Markelov, Anastasia Baburova e Natalja Estemirova in Russia e di André Rwisereka e Jean Leonard Rugambage in Ruanda, la detenzione arbitraria di Roxana Saberi e Abdolfattah Soltani in Iran, nonché il continuo stato di detenzione cui è soggetto in Cina Hu Jia, Premio Sacharov 2009, che non può beneficiare di cure mediche adeguate; sollecita le autorità cinesi a chiarire senza indugio la situazione dell'avvocato Gao Shisheng, personalità di spicco in materia di difesa di diritti umani, scomparso il 4 febbraio 2009, e ad aprire un'inchiesta del tutto indipendente e trasparente sulla sua scomparsa;
100. condanna la detenzione illegittima e le vessazioni nei confronti dei difensori Saharawi dei diritti umani nel territorio del Sahara occidentale controllato dal Marocco e sollecita l'ONU a includere il monitoraggio della situazione in fatto di diritti umani nel mandato della missione ONU per il Sahara occidentale (MINURSO);
101. prende atto del rilascio di difensori dei diritti umani locali a Cuba; deplora vivamente il fatto che il governo cubano rifiuta di riconoscere il monitoraggio sui diritti umani come attività legittima e nega statuto giuridico alle associazioni locali per la difesa dei diritti umani; segnala con preoccupazione che la detenzione dei difensori dei diritti umani nel paese costituisce a sua volta una grave violazione dei diritti umani; chiede al governo cubano di non mandare in esilio i prigionieri politici tout court, ma di dar loro la possibilità di rientrare a Cuba senza dover subire l'arresto;
102. accoglie con favore la decisione della commissione del Premio Nobel di attribuire il Nobel per la pace per il 2010 a Liu Xiaobo per la sua lunga e non violenta battaglia a favore dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Cina; sollecita il governo di Pechino a liberare immediatamente e senza condizioni Liu Xiaobo dalla detenzione e a revocare le restrizioni applicate alla moglie Liu Xia;
103. è gravemente preoccupato del fatto che l'Iran ha continuato nel 2008 e 2009 a sopprimere difensori dei diritti umani e membri della società civile indipendenti, e che le violazioni dei diritti umani di una certa gravità non sono cessate, ma sono anzi aumentate; condanna l'arresto, la tortura e l'incarcerazione arbitraria dei difensori dei diritti umani che per l'opera da essi condotta sono accusati di svolgere "attività contrarie alla sicurezza nazionale"; deplora l'attuale politica del governo iraniano volta a osteggiare l'operato di insegnanti ed esponenti del mondo accademico impedendo agli studenti l'accesso all'istruzione superiore, e condanna la persecuzione e l'incarcerazione degli studenti attivisti; si rammarica per i disordini avvenuti all'indomani delle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009 e la violenza usata delle autorità iraniane e sfociata nella detenzione arbitraria di almeno 400 persone e nell'uccisione – secondo quanto viene riferito – di almeno 40 persone, nei processi di massa a carico di persone accusate di reati contro la sicurezza nazionale, nonché in atti di maltrattamento e di tortura e in condanne a morte;
Clausole relative ai diritti umani
104. pone in risalto l'importanza e la necessità delle clausole sui diritti umani e la democrazia, nonché di meccanismi efficaci di risoluzione delle controversie negli accordi commerciali, compresi gli accordi di pesca, tra l'UE e i paesi non UE; ribadisce peraltro la sua richiesta che la clausola sia accompagnata da un meccanismo vincolante che ne garantisca l'applicazione effettiva; sottolinea l'importanza di seguire da vicino il comportamento in fatto di diritti umani dei paesi non UE che intrattengono relazioni commerciali con l'UE; sottolinea l'opportunità che tale opera di monitoraggio e valutazione deve comprendere consultazioni formali con la società civile riguardo all'impatto di tali accordi; chiede che sia chiaramente definita una serie di parametri in materia di diritti umani nel quadro dei singoli accordi commerciali, onde garantire l'introduzione di precisi standard e permettere alle due parti di conoscere quali azioni e situazioni possano far scattare le clausole sui diritti umani;
105. riafferma il principio della indivisibilità dei diritti umani e condanna i tentativi di considerare questo o quel diritto o motivo di discriminazione meno importante degli altri; invita la Commissione e il Consiglio a rispettare il principio della indivisibilità al momento di negoziare le clausole sui diritti umani con i paesi terzi;
106. sottolinea che, per rispettare i propri impegni internazionali in materia di diritti umani, l'UE dovrebbe includere sistematicamente negli accordi, tenendo conto della natura di questi ultimi e della situazione specifica di ciascun paese partner, clausole relative alla democrazia, alla legalità e ai diritti umani nonché agli standard sociali e ambientali; ritiene altresì che dette clausole dovrebbero permettere alla Commissione di sospendere quanto meno temporaneamente i vantaggi commerciali, compresi quelli derivanti dagli accordi di libero scambio, di propria iniziativa oppure su richiesta di uno Stato membro o del Parlamento europeo, qualora si raccolgano prove sufficienti in merito alla violazione dei diritti umani o delle disposizioni di diritto del lavoro; ritiene in ogni modo che l'UE debba chiaramente indicare quali idonee sanzioni potrebbero essere applicate ai paesi non UE che commettono gravi violazioni dei diritti umani ed applicarle effettivamente; reitera ancora una volta la sua richiesta alla Commissione e al Consiglio, e in particolare all'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune e Vicepresidente della Commissione europea, di rendere operante la clausola sui diritti umani contenuta nei vigenti accordi internazionali e quindi istituire un meccanismo di applicazione effettiva della clausola, secondo lo spirito degli articoli 8, 9 e 96 dell'accordo di Cotonou;
107. accoglie con favore il ricorso a studi d'impatto sullo sviluppo sostenibile, ma ritiene che dovrebbero essere effettuati anche quando il contratto è già in vigore, e non solamente ex ante, e ciò per assicurare una valutazione continua;
108. prende atto del funzionamento del sistema di preferenze generalizzate Plus (SPG+); ritiene tuttavia che tale sistema, che premia con notevoli benefici commerciali i paesi che osservano le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti del lavoratori, debba essere sorvegliato in modo più rigoroso e trasparente, anche ricorrendo a valutazioni d'impatto particolareggiate sui diritti umani, a un sistema di parametri coerenti ed equi e a consultazioni aperte al momento di accordare la preferenza, e che le preferenze commerciali debbano essere concesse solo ai paesi che hanno ratificato e attuato efficacemente le principali convenzioni internazionali in materia di sviluppo sostenibile, diritti umani – in particolare per quanto riguarda il lavoro minorile – e buona governance; sollecita un migliore monitoraggio dell'attuazione da parte della società civile, dei sindacati e delle comunità, tenendo in conto i successi e gli insuccessi registrati nell'affermazione dei diritti umani, inclusi i diritti sociali, economici, culturali e ambientali; sottolinea l'importanza di monitorare strettamente l'attuazione del patto sui diritti civili e politici (ICCPR) da parte del Pakistan, che è stato invitato a prendere parte al sistema SPG+;
109. sollecita la Commissione a presentare una proposta di regolamento che vieti l'importazione nell'UE di beni prodotti ricorrendo al lavoro forzato e in particolare al lavoro minorile, in violazione degli standard fondamentali in materia di diritti umani; sottolinea che un tale regolamento dovrebbe consentire all'UE di svolgere indagini su determinate dichiarazioni;
110. accoglie con favore l'inclusione di una clausola relativa ai diritti umani nell'accordo di partenariato UE-Indonesia e nell'accordo di stabilizzazione e di associazione con l'Albania entrati in vigore nel periodo di riferimento; si compiace del fatto che, pertanto, i paesi che accettano l'inclusione della citata clausola nei propri accordi con l'Unione sono ormai più di 120;
111. deplora il deludente follow-up delle clausole sui diritti umani contenute nell'accordo di Cotonou ed esorta l'Alto Rappresentante/Vicepresidente, la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a far pieno uso di dette clausole, sollevando sistematicamente i problemi in materia di diritti umani e la promozione degli stessi nei colloqui bilaterali e regionali con i partner ACP;
Promozione della democrazia e della legalità nelle relazioni esterne
112. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio sul sostegno alla democrazia nelle relazioni esterne dell'UE[17] e l'adozione di un'agenda dell'UE per un'azione di sostegno alla democrazia nelle relazioni esterne dell'UE in quanto strumenti volti a migliorare la coerenza e l'efficacia del sostegno alla democrazia offerto dall'Unione europea;
113. invita la Commissione a includere sistematicamente la questione del sostegno alla democrazia nei documenti strategici nazionali tenendo conto ogni volta della situazione specifica di ciascun paese e della strategia regionale dell'UE;
114. prende atto del rapporto 2010 di Amnesty International che richiama l'attenzione sul secondo processo, attualmente in corso, a carico del capo dell'ex compagnia petrolifera YUKOS, Mikhail Khodorkovsky e del suo socio Platon Lebedev, in quanto emblematico dell'iniqua amministrazione della giustizia in Russia; invita la Federazione russa a garantire che il sistema giudiziario del paese rispetti i principi fondamentali della certezza del diritto e i diritti umani nei procedimenti a carico di questi e di ogni altro imputato;
115. sollecita le autorità giudiziarie russe ad accelerare l'inchiesta sulla morte di Sergey Magnitsky; chiede un divieto d'ingresso nell'UE per i sessanta funzionari russi coinvolti in questo caso e invita le agenzie dell'UE responsabili dell'applicazione della legge a cooperare per congelare i conti bancari e gli altri beni di questi funzionari russi in tutti gli Stati membri dell'UE;
116. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione a garantire l'effettiva integrazione dei diritti umani e dello sviluppo della democrazia in tutte le politiche; auspica, nel corso della Presidenza belga, un aggiornamento delle conclusioni del Consiglio che prenda in esame i progressi realizzati e tenga conto del piano d'azione adottato;
Diritto internazionale umanitario
117. saluta le conclusioni sulla promozione dell'osservanza del diritto internazionale umanitario adottate dal Consiglio nel dicembre 2009 (ovvero nello stesso anno in cui si festeggiava il 60º anniversario delle convenzioni di Ginevra);
118. prende nota dell'adozione, nel 2009, di una versione aggiornata degli orientamenti dell'Unione europea per promuovere l'osservanza del diritto internazionale umanitario; invita il Consiglio a creare una più efficace integrazione tra l'attuazione degli orientamenti in materia di diritto internazionale umanitario e altri orientamenti dell'UE nel campo dei diritti umani; lo invita altresì a migliorare l'integrazione del diritto internazionale umanitario in tutti gli ambiti dell'azione esterna dell'UE;
119. accoglie con favore il rapporto della missione d'inchiesta internazionale indipendente sul conflitto in Georgia del settembre 2009 (IIFFMCG – CEIIG – c.d. rapporto Tagliavini) pubblicato il 30 settembre 2009 e ne avalla le principali osservazioni e conclusioni alla luce del diritto umanitario internazionale e della normativa sui diritti umani, in particolare la necessità di garantire il principio di responsabilità e l'obbligo di riparazione per tutte le violazioni commesse nell'agosto 2008, e si attende che la vasta documentazione fornita nel rapporto possa essere utilizzata per istituire procedimenti a livello nazionale e internazionale, in modo che gli autori dei crimini commessi durante il conflitto fra Russia e Georgia dell'agosto 2008 siano finalmente chiamati a risponderne;
120. deplora profondamente il fatto che nel corso del conflitto armato dell'agosto 2009 fra Russia e Georgia per l'Ossezia meridionale e l'Abkhazia le violazioni del diritto umanitario internazionale hanno registrato un bilancio di centinaia di vittime e di decine di migliatia di sfollati; rammenta che finora la Russia ha attuato solo il primo dei sei punti dell'accordo di cessate il fuoco con la Georgia; deplora la distruzione deliberata di villaggi dell'Ossezia meridionale e dell'Abkhazia durante e dopo il conflitto; sottolinea che tali violazioni restano a tutt'oggi impunite;
Libertà di religione o di credo
121. sottolinea che la libertà di religione e di credo è, fra tutti i diritti umani, un diritto primario e fondamentale che deve essere rispettato, e che la condizionalità per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, prevista negli accordi bilaterali con i paesi non UE, deve poter essere imposta con maggiore forza ed efficacia;
122. saluta le conclusioni del Consiglio sulla libertà di religione o di credo adottate nel novembre 2009; riconosce l'importanza della libertà di religione o di credo per l'identità degli individui, religiosi o meno, visto che le convinzioni personali, qualunque forma assumano, sono una componente vitale del patrimonio personale e sociale; invita il Consiglio e la Commissione ad adottare e tradurre in atto misure concrete per combattere l'intolleranza religiosa e la discriminazione e per promuovere la libertà di religione o di credo nel mondo, in linea con le considerazioni svolte nelle summenzionate conclusioni; invita il Consiglio e la Commissione a coinvolgere in tale processo il Parlamento europeo, le organizzazioni della società civile e le altre parti interessate;
123. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione a integrare la libertà di religione o di credo nella politica UE in materia di diritti umani e procedere a una valutazione accurata della situazione della libertà di religione o di credo nella relazione annuale sui diritti umani dell'UE;
124. invita l'Alto Rappresentante/Vicepresidente ad assegnare più risorse umane ai servizi che si occupano delle questioni attinenti al rispetto della libertà di religione o di credo nell'ambito dell'azione esterna e a creare strutture dedicate, specie nel quadro della costituzione del Servizio europeo di azione esterna; sostiene l'opportunità di individuare nella questione del rispetto della libertà di religione o di credo nel mondo una della priorità del SEAE, in considerazione delle gravi violazioni di tale libertà nel mondo e della palese necessità di assistere le minoranze religiose perseguitate in molte aree del pianeta;
125. invita il Consiglio e la Commissione a tener conto, ai fini della prevenzione e risoluzione dei conflitti e della riconciliazione, dell'aspetto della religione e del dialogo con le autorità religiose e con gli organismi impegnati nel dialogo interconfessionale;
126. ribadisce la propria profonda preoccupazione per il fatto che la discriminazione fondata sulla religione o sul credo è un fenomeno tuttora diffuso in tutte le parti del mondo e che i membri di comunità religiose particolari, come le minoranze religiose, continuano a essere privati dei diritti umani in molti paesi, tra cui Corea del Nord, Iran, Arabia Saudita, Somalia, Maldive, Afghanistan, Yemen, Mauritania, Laos, Uzbekistan, Eritrea, Iraq, Pakistan ed Egitto; condanna le autorità cinesi per le persecuzioni a danno di coloro che praticano la propria religione al di fuori dei canali ufficiali previsti a tale scopo, ivi inclusi i cristiani, i musulmani, i buddisti o i seguaci del movimento Falun Gong; sollecita la Cina a ratificare, come promesso, il patto sui diritti civili e politici (ICCPR); esorta le autorità cinesi a non portare avanti la propria politica oppressiva in Tibet in quanto la stessa potrebbe portare al definitivo annientamento della religione e della cultura tibetane; condanna le autorità iraniane per la persecuzione di individui appartenenti a minoranze religiose, fra cui cristiani, Bahá'í nonché musulmani che hanno abiurato o si sono convertiti a un'altra religione; esorta le autorità iraniane a proteggere le minoranze religiose in conformità degli obblighi loro derivanti dall'ICCPR; esorta le autorità della Federazione russa a imporre una moratoria sull'applicazione della legge del 2002 sulla repressione delle attività estremiste, che viene ampiamente ed impropriamente utilizzata per reprimere piccole e pacifiche minoranze religiose; esprime preoccupazione per la situazione della minoranza cristiana dei Montagnards che vive nelle aree montuose centrali del Vietnam; rammenta alle autorità vietnamite che i diritti delle minoranze comprendono la libertà di praticare le religioni senza restrizioni, la libertà di associazione e di espressione, il diritto di riunione pacifica, l'eguale diritto di possedere e di usare il suolo e il diritto di partecipare pienamente ed efficacemente al processo decisionale sulle questioni che le riguardano, compresi i progetti di sviluppo economico e di reinsediamento;
127. sollecita l'UE a sviluppare uno strumentario per la promozione del diritto alla libertà di religione o di credo nella sua politica esterna, a ritenere fondamentale la libertà di religione o di credo, a includere una lista di controllo delle libertà che fanno parte integrante della libertà di religione o di credo onde accertare se siano rispettate, e prevedere meccanismi atti a identificare le violazioni della libertà di religione e di credo, al fine di rafforzare la promozione della libertà di religione o di credo nelle attività degli addetti alla funzione pubblica, soprattutto in seno al Servizio europeo per l'azione esterna, nonché ad associare le organizzazioni della società civile alla preparazione dello strumentario;
128. saluta con soddisfazione la posizione di principio costantemente assunta dall'UE sulle risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (e dell'UNHRC) relative alla lotta contro il vilipendio alle religioni; accoglie con favore la risoluzione sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo presentata dall'UE; esorta l'UE a continuare ad adoperarsi per un approccio equilibrato fra libertà di espressione e divieto di incitamento all'odio religioso; incoraggia l'UE ad impegnarsi in un dialogo costruttivo con l'Organizzazione delle conferenze islamiche e altri sostenitori del principio del vilipendio della religione;
129. sottolinea che il diritto internazionale umanitario riconosce la libertà di religione o di credo indipendentemente dal fatto di essersi o meno registrati e che la registrazione non deve essere una condizione obbligatoria per la pratica religiosa; sottolinea inoltre con preoccupazione che in Azerbaigian, Kazakstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam le comunità religiose religiosi devono registrarsi presso l'amministrazione e far capo per la loro attività a comitati di gestione controllati dallo Stato che interferiscono con la loro autonomia religiosa e pongono vincoli alla loro attività;
130. invita la Russia a introdurre una moratoria sull'attuazione della legge del 2002 relativa alla repressione delle attività estremiste, che viene usata, ed abusata, per limitare la libertà religiosa, per reprimere e cercare di mettere al bando comunità religiose non violente; nota inoltre con grande preoccupazione che 265 organizzazioni religiose o di ispirazione religiosa si trovano sulla lista nera delle cosiddette organizzazioni estremiste;
131. sollecita inoltre i seguenti paesi a eliminare le restrizioni alla libertà di associazione e di riunione delle comunità religiose e a rispettare la libertà di religione e di credo: Arabia saudita, Egitto, Eritrea, Iran, Somalia, Yemen, Bielorussia, Corea del Nord e Laos;
132. sottolinea gli ostacoli che in talune parti del mondo – come Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Iraq, Somalia e Sudan - ancora si frappongono alla libera professione della fede, a livello sia individuale che collettivo, come pure la crescente intolleranza contro le minoranze religiose in paesi con radicate tradizioni democratiche come l'India, e invita la Commissione a insistere su questi temi nel quadro dei pertinenti colloqui politici;
133. condanna fermamente le criminalizzazioni o le pene comminate per "apostasia" in casi di conversione da una religione o da una confessione religiosa a un'altra, secondo una pratica ancora vigente nella maggior parte dei paesi del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale; invita le istituzioni dell'UE ad esercitare pressioni su questi paesi affinché ripudino tali sistemi, specie quando sia prevista la pena capitale; è profondamente preoccupato per la pratica delle conversioni coatte che ancora esiste in paesi come l'Arabia Saudita e l'Egitto e chiede alle istituzioni UE un chiaro impegno alla lotta contro tali violazioni dei diritti umani;
134. rammenta che, in un certo numero di Stati del mondo, divieti, confische e distruzione di luoghi di culto e di pubblicazioni religiose e divieto di formazione del clero sono ancora oggi pratica comune; sollecita le istituzioni UE a servirsi dei contatti con i governi dei paesi in cui le leggi sulla blasfemia sono strumentalizzate per perseguire i membri di minoranze religiose a contrastare simili violazioni ed esortare tali paesi a modificare o abrogare le leggi in questione;
135. sottolinea che la libertà di coscienza è per l'UE un valore fondamentale e che tale libertà ricomprende quella di credere o di non credere così come di praticare la religione di propria scelta;
Libertà di espressione
136. esprime preoccupazione per le nuove forme di limitazione della libertà di espressione, in particolare quelle basate sulle moderne tecnologie come ad esempio Internet; ribadisce che il diritto alla libertà di espressione comprende il diritto di cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo le informazioni e le idee;
137. riconosce che le nuove tecnologie offrono opportunità senza precedenti per partecipare alla vita pubblica, esprimere opinioni, avere accesso alle informazioni sui diritti umani e rendere note in tutto il mondo le relative violazioni; esprime preoccupazione non solo per il ricorso degli Stati a tecnologie sempre più sofisticate - come le tecnologie a duplice uso - per censurare l'informazione e per controllare le attività su Internet, ma anche per gli episodi di intimidazioni, persecuzione e addirittura detenzione e arresto di cittadini che utilizzavano Internet per esercitare il diritto alla libertà di opinione e di espressione verificatisi in numerosi paesi;
138. esorta l'Alto Rappresentante/Vicepresidente ad adottare una posizione di prima linea e a sviluppare politiche concrete che permettano all'UE di agire come attore mondiale sulla questione della libertà digitale (Internet), intervenendo su due fronti, contrastare le minacce portate ai diritti umani con l'uso delle nuove tecnologie e potenziare le opportunità di proteggere e sostenere i diritti umani grazie alle nuove tecnologie;
139. esorta i paesi che limitano l'accesso a Internet ad abolire tali restrizioni al libero scambio delle informazioni; osserva che, secondo "Reporter senza frontiere", "l'elenco dei nemici di Internet" comprende i seguenti Stati che attuano una politica invasiva di censura su Internet: Bielorussia, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Myanmar/Birmania, Corea del Nord, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam;
140. sostiene il diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica garantito formalmente, ma non di fatto, dall'articolo 31 della Costituzione russa; esprime solidarietà per gli organizzatori e i fautori di "Strategia 31", ovvero la serie di proteste civili a favore del citato diritto iniziata il 31 luglio 2009 e che si tiene il 31 di ogni mese che ha appunto 31 giorni in Piazza del Trionfo a Mosca; si rammarica per il rifiuto finora opposto all'organizzazione delle manifestazioni di "Strategia 31" da parte dalle autorità con il pretesto dello svolgimento di altre attività precedentemente previste alla stessa ora in Piazza del Trionfo; esprime profonda preoccupazione per l'arresto, effettuato il 31 dicembre 2009 dalla polizia russa fra i numerosi manifestanti pacifici, della presidente del Gruppo Mosca-Helsinki Ljudmila Alekseeva, cui il Parlamento aveva assegnato il proprio premio Sacharov proprio poche settimane prima del citato arresto; sostiene la richiesta di Vladimir Lukin, ombudsman russo per i diritti umani, di aprire un'inchiesta sui pesanti interventi della polizia in occasione delle proteste del 31 maggio;
141. è profondamente preoccupato della mancanza di libertà di espressione nel Venezuela e a Cuba, oltre che del controllo esercitato sull'informazione di attualità, delle restrizioni e del controllo sull'utilizzo di Internet e dei tentativi di soffocare i dissensi;
Diritti umani e lotta al terrorismo
142. condanna il terrorismo in tutte le sue forme; rammenta che il terrorismo internazionale ha provocato migliaia di vittime fra civili innocenti e ha sconvolto la vita di tante famiglie; è del parere che nel caso degli attacchi terroristici è imperativo parlare innanzitutto dei diritti delle vittime e non dei perpetratori di tali atti; sottolinea la necessità di garantire che i terroristi siano assicurati alla giustizia;
143. osserva che le iniziative per contrastare il terrorismo si sono convertite in violazioni dei diritti umani fondamentali in diversi paesi del mondo a causa dell'applicazione di misure di vigilanza sproporzionate, delle detenzioni illegali e del ricorso alla tortura come strumento per estorcere informazioni ai presunti terroristi; esprime preoccupazione per il fatto che taluni paesi utilizzano la lotta al terrorismo come facciata per poter schiacciare le minoranze etniche e i difensori dei diritti umani operanti localmente e insiste che la lotta al terrorismo non va sfruttata come prestato per restringere o vietare il legittimo operato dei difensori dei diritti umani; condanna tali violazioni dei diritti umani, sottolinea la posizione dell'UE secondo cui la lotta al terrorismo va attuata nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e della legalità ed esprime la propria convinzione secondo cui la lotta al terrorismo non dovrebbe compromettere le libertà civili;
144. invita la Commissione e il Consiglio a cogliere l'occasione dei dialoghi bilaterali con paesi non UE, sia politici che in materia di diritti umani, per rammentare che questi diritti vanno rispettati anche nel combattere il terrorismo e che la politica anti-terroristica non deve mai essere strumentalizzata per azioni di repressione contro i difensori dei diritti umani o gli oppositori politici; invita in particolare l'Alto Rappresentante/Vicepresidente a denunciare pubblicamente le violazioni dei diritti umani commesse nel quadro di politiche ed operazioni di anti-terrorismo;
145. chiede su questo tema un maggiore coordinamento e interazione fra COTER e COHOM, al fine di condannare i casi di uso abusivo della politica antiterroristica a danno dei difensori dei diritti umani, avviando sistematicamente iniziative basate sugli orientamenti dell'UE relative ai difensori dei diritti umani, e adottando lo stesso approccio in casi di tortura e maltrattamento legati alla lotta contro il terrorismo, facendo riferimento agli orientamenti UE sulla tortura;
146. ricorda la decisione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di chiudere il centro di detenzione di Guantanamo Bay nel gennaio 2009; si rammarica per il fatto che tale decisione non abbia ancora potuto essere pienamente attuata; rammenta la sua risoluzione del 13 giugno 2006 sulla situazione dei prigionieri a Guantanamo, in cui si insiste sul fatto che ogni prigioniero deve essere trattato conformemente al diritto umanitario internazionale e, se incriminato, deve beneficiare senza indugio di un equo processo e di un pubblico dibattimento; rammenta la dichiarazione congiunta UE-USA del 15 giugno 2009 sulla chiusura del centro di detenzione di Guantanamo Bay e la futura cooperazione anti-terrorismo, che ha accolto con favore la determinazione degli USA a eliminare le strutture detentive segrete; invita il governo degli Stati Uniti a far fronte a tutti gli impegni assunti; invita gli Stati membri dell'UE a concordare un piano coordinato per assistere gli USA in occasione della chiusura delle strutture detentive di Guantanamo, prevedendo la concessione dello status di rifugiato agli ex-detenuti non accusati di reati che non possono essere rimpatriati o ritrasferiti negli USA; accoglie favorevolmente l'impegno costruttivo dimostrato da diversi Stati membri dell'UE che si sono prodigati per fornire assistenza accogliendo alcuni ex detenuti di Guantanamo o trovando un alloggio per altri che hanno già ottenuto il decreto di scarcerazione dalla medesima struttura detentiva; ; nota tuttavia che a tutt'oggi solo i seguenti Stati membri dell'UE – Germania, Irlanda, Slovacchia, Danimarca, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Belgio, Francia, Ungheria e Italia – hanno accettato di accogliere detenuti; è preoccupato per il fatto che gli USA continuano a tenere in carcere senza processo alcuni detenuti, ad esempio presso la base aerea di Bagram in Afghanistan;
147. nota che il 16 settembre 2008 si è svolto sotto la Presidenza francese il primo vertice dedicato ai Rom e che un secondo si è tenuto sotto la Presidenza spagnola il 9-10 aprile 2010; constata con estrema preoccupazione le espulsioni forzate di comunità Rom in Europa e l'intensificarsi del linguaggio xenofobo e incitante all'odio all'indirizzo delle minoranze e delle comunità di immigrati; ribadisce il suo invito agli Stati membri affinché onorino pienamente gli obblighi loro derivanti dal diritto UE e, in caso di loro inadempienza, chiede alla Commissione europea di agire formalmente e con determinazione sulla base di una procedura di infrazione;
148. fa notare che, a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, alle direttive e agli altri testi normativi sulla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata si applica la procedura di codecisione, mentre per gli accordi internazionali in tale ambito è prevista la previa approvazione del Parlamento; rileva che grazie ai citati cambiamenti il Parlamento potrà esercitare maggiori pressioni per quanto concerne il giusto equilibrio tra sicurezza e diritti umani; si impegna pertanto, in base alle sue nuove prerogative, ad agire per il rispetto e la promozione dei diritti umani, delle libertà civili e politiche e della democrazia, e senza operare distinzioni, nel quadro di tutte le relazioni che l'Unione intrattiene con gli Stati non UE o le organizzazioni regionali;
149. ribadisce che ogni Stato membro ha il preciso obbligo di proteggere possibili vittime identificabili che corrono rischi reali ed immediati di atti terroristici e aggiunge che tutti gli Stati membri devono prendere ogni ragionevole provvedimento volto a predisporre mezzi di prevenzione degli atti terroristici e a ridurre al minimo l'impatto collaterale delle attività di anti-terrorismo;
150. rammenta il contenuto della decisione quadro del Consiglio del marzo 2001 sulle vittime del terrorismo: assistenza urgente, assistenza continua, indagini e procedimento penale, accesso effettivo al diritto e alla giustizia, amministrazione della giustizia, compensazione, protezione della vita privata e familiare delle vittime e tutela della loro dignità e sicurezza, informazioni per le vittime, addestramento specifico per i responsabili dell'assistenza alle vittime;
Dialoghi e consultazioni sui diritti umani con i paesi terzi
151. esprime delusione per il mancato conseguimento di progressi in un certo numero di dialoghi e consultazioni sui diritti umani; nota il fatto che la partecipazione della società civile nei dialoghi e nelle consultazioni in questione non sia sistematicamente garantita e sia talvolta soggetta ai vincoli imposti dalle controparti esterne all'UE; è preoccupato del fatto che, se dei casi vengono sollevati, i governi non assolvono il loro impegno di riferire a loro volta all'UE sulle questioni, individuali e strutturali, sollevate nel quadro del dialogo;
152. invita a una partecipazione autentica del Parlamento europeo alle valutazioni dei dialoghi e delle consultazioni sui diritti umani attualmente in corso; chiede di poter accedere a tutti i documenti finali nonché alle altre fonti di informazione pertinenti; auspica che, a seguito delle valutazioni, siano elaborati parametri chiari per misurare l'impatto dei dialoghi e siano formulate proposte esplicite, basate su un approccio per paese, sui modi per migliorare i risultati esposti nei documenti finali e fare in modo che le consultazioni dell'UE sui diritti umani non abbiano a fallire ripetutamente;
153. invita le istituzioni europee ad assicurare trasparenza e coerenza reciproca in questo settore, in termini di finalità, valori e posizioni da adottare;
154. fa notare che occorre far confluire i risultati dei dialoghi e delle consultazioni sui diritti umani nei vertici tra l'UE e i suoi partner;
155. ritiene indispensabile che, in generale, i dialoghi e le consultazioni sui diritti umani siano programmati e condotti in maniera trasparente e che gli obiettivi stabiliti prima del dialogo siano sottoposti a valutazione subito dopo; invita il Consiglio e la Commissione a fare pressioni sulle autorità dei paesi terzi affinché via sia un'ampia ed elevata partecipazione ministeriale ai dialoghi e alle consultazioni;
156. invita i paesi in via di adesione all'UE a migliorare il livello di protezione dei diritti umani sul proprio territorio, in linea con le garanzie date dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
157. invita la Commissione e il Consiglio, in occasione delle loro consultazioni e dialoghi con i paesi non UE, a focalizzare l'attenzione sulla situazione delle minoranze etniche e religiose e sulle frequenti violazioni dei loro diritti;
158. saluta con soddisfazione l'intensificarsi del coordinamento e della cooperazione fra gli Stati Uniti e l'Unione europea in materia di diritti umani;
159. si compiace dell'instaurazione di dialoghi sui diritti umani con i seguenti paesi dell'Asia centrale: Tagikistan, Kazakstan, Kirghizistan, Turkmenistan e Uzbekistan e dello svolgimento di un secondo dialogo con ciascuno di tali paesi fino al novembre 2009; saluta inoltre il primo seminario della società civile UE-Uzbekistan sul dialogo sui diritti umani tenutosi nell'ottobre 2008; si rammarica per il fatto che i dialoghi sui diritti umani UE-Cina non abbiano portato ad alcun miglioramento in relazione a specifiche violazioni dei diritti umani in Cina; rileva che, nonostante alcune iniziative delle autorità cinesi che vanno nella giusta direzione (riforma del lavoro, revisione delle pene capitali da parte della Corte popolare suprema), la situazione in fatto di diritti umani continua a deteriorarsi contrassegnata com'è dall'aggravarsi delle tensioni sociali e dal rafforzamento dei controlli e della repressione nei confronti di difensori dei diritti umani, avvocati, blogger ed attivisti sociali, e da politiche mirate volte a emarginare i tibetani e la loro identità culturale; è profondamente preoccupato per l'assenza di progressi nel dialogo sino-tibetano; esprime profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani del popolo Uighur in Cina, condanna l'oppressione da lungo tempo esercitata nel Turkestan orientale e deplora l'inosservanza da parte delle autorità cinesi delle garanzie di libertà sancite dalla costituzione della Repubblica popolare cinese – fra cui libertà di espressione, di manifestazione, di riunione, di religione e libertà personale; deplora altresì le politiche di trasferimento etnico adottate dalla Repubblica popolare cinese, intese a "diluire" la cultura del popolo Uighur e a frammentarne l'unità; esprime la propria delusione per il mancato raggiungimento di risultati di rilievo nel quadro delle consultazioni UE-Russia sui diritti umani; si compiace dell'avvio, nel 2009, di dialoghi sui diritti umani con l'Indonesia e dello svolgimento delle prime riunioni di dialogo con la Georgia e l'Armenia; considera che, se tali dialoghi richiamano opportunamente l'attenzione sulle questioni in fatto di diritti umani nelle relazioni esterne dell'UE, essi non possono diventare fine a se stessi e devono invece concentrarsi sul seguito dato alle questioni sollevate e discusse in occasione dei dialoghi stessi; si rammarica che il dialogo sui diritti umani con l'India non abbia dato risultati e constata con delusione che la questione della discriminazione fondata sulla casta non sia stata dibattuta durante l'ultimo dialogo sui diritti umani;
160. chiede lo stretto coordinamento fra gli Stati membri dell'UE, la Commissione europea e l'Agenzia per i diritti fondamentali prima di ogni dialogo UE con i paesi non UE sui diritti umani; sottolinea la necessità che l'UE sia essa stessa in grado di affrontare le violazioni dei diritti umani al suo interno, se vuol essere internazionalmente considerata un faro di civiltà in questo settore;
161. si compiace dello svolgimento, nel giugno 2009, del primo dialogo sui diritti umani UE-Bielorussia; si rammarica tuttavia per il fatto che la situazione dei diritti umani nel paese resti disastrosa a causa delle continue restrizioni alla libertà di associazione, di riunione e di espressione e delle repressioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti;
162. saluta gli sforzi del governo del Messico nella lotta contro il traffico di droga e la criminalità organizzata e la presentazione al Congresso di un progetto di legge sulla riforma del codice di giustizia militare; sottolinea che il partenariato strategico UE-Messico deve essere visto come opportunità per rafforzare i diritti umani e la democrazia;
163. prende atto della modifica della costituzione, introdotta dal parlamento della Repubblica democratica popolare di Corea (Corea del Nord) nell'aprile 2009, volta a integrare, tra le altre, una disposizione in base alla quale la Corea del Nord "rispetta e tutela i diritti umani"; sollecita le autorità nordcoreane ad adottare provvedimenti concreti e tangibili per migliorare la situazione dei diritti umani; invita al riguardo le autorità ad autorizzare le ispezioni di ogni tipo di struttura carceraria da parte di esperti internazionali indipendenti e a permettere ai relatori speciali dell'ONU di visitare il paese; sottolinea che, in sede di valutazione della situazione dei diritti umani nel paese, si deve tener conto non soltanto delle disposizioni della costituzione ma anche e soprattutto dell'applicazione di misure concrete; invita inoltre le autorità nord-coreane a revocare le restrizioni che limitano la capacità degli operatori internazionali di monitorare la distribuzione degli aiuti e ad assicurare che tali aiuti raggiungano chi ne ha bisogno; sollecita la leadership nord-coreana a impegnarsi a un dialogo costruttivo con l'UE in materia di diritti umani;
164. resta preoccupato per l'interruzione sin dal 2004 del dialogo sui diritti umani con l'Iran a causa della mancanza di cooperazione da parte dell'Iran e ritiene che sia giunto il momento per la comunità internazionale di agire a sostegno della società civile iraniana in questo cruciale momento della storia del movimento democratico del paese; invita le autorità iraniane a riprendere il dialogo a beneficio di tutti gli attori della società civile impegnati per la democrazia e a rafforzare, in modo pacifico e non violento, i processi in atto che possono favorire le riforme democratiche, istituzionali e costituzionali, garantire la sostenibilità di tali riforme e consolidare la partecipazione di tutti i difensori iraniani dei diritti umani e i rappresentanti della società civile nei processi di definizione delle politiche, rafforzando il ruolo che essi svolgono nella vita politica; invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a sostenere e rafforzare detto processo; esprime profonda preoccupazione per il peggioramento della situazione dei diritti umani in Iran nel 2008 e nel 2009 e per il permanere delle restrizioni alla libertà di espressione e di riunione; a tale riguardo, è gravemente preoccupato per la soppressione dei diritti di giornalisti, scrittori, studiosi e attivisti nel campo dei diritti delle donne e dei diritti umani; permane preoccupato per la repressione delle minoranze etniche e religiose in Iran;
165. prende atto della preoccupante svolta autoritaria in atto in Cambogia, sottolineata dalla consolidata impunità per le violazioni dei diritti umani e dal restringimento dello spazio politico e della libertà di espressione per quanti appartengono a partiti politici di opposizione e per altri attivisti politici; invita la Commissione ad adoperarsi per riattivare l'accordo di Parigi del 1991 sulla Cambogia;
Diritti economici, sociali e culturali
166. riconosce la necessità di attribuire pari importanza ai diritti economici, sociali e culturali e ai diritti civili e politici, tenendo presente il carattere universale, indivisibile, interconnesso e interdipendente di tutti i diritti umani confermato dalla conferenza mondiale sui diritti umani tenutasi a Vienna nel 1993; esorta tutti i paesi del mondo ad aderire al protocollo facoltativo del patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, aperto alla firma il 24 settembre 2009;
167. sottolinea che i diritti umani comprendono anche il diritto all'alimentazione, all'acqua e infrastrutture igieniche, all'istruzione, a un alloggio adeguato, al territorio, a un lavoro dignitoso e alla sicurezza sociale; che di tali diritti vanno garantiti in termini di giusto accesso alle risorse naturali in un quadro di sostenibilità, anche per le generazioni future; osserva che, nella maggior parte dei casi, dietro il mancato rispetto di tali diritti vi sono fattori gravi come la povertà e l'assenza di buongoverno; invita l'UE a moltiplicare gli sforzi a favore del conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio alla luce del fatto che il mondo è ancora ben lungi dal raggiungere gli obiettivi fissati per il 2015; ribadisce in tale contesto l'importanza di attuare politiche basate sui diritti umani per realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio;
168. riconosce l'importanza del sistema di vigilanza dell'Organizzazione internazionale del lavoro nell'ambito della difesa dei diritti nei settori del commercio, dell'occupazione, dei sistemi statistici, della tutela sociale e delle politiche lavorative nonché della salute e della sicurezza sul posto di lavoro;
169. invita la Commissione e gli Stati membri a vigilare affinché le imprese soggette al diritto nazionale o europeo non si sottraggano al rispetto dei diritti umani e delle norme sanitarie e ambientali loro applicabili quando si insediano o operano in un paese non UE, segnatamente nei paesi in via di sviluppo;
170. chiede alla Commissione e agli Stati membri di onorare i loro impegni APS (Aiuto pubblico allo sviluppo) verso i paesi in via di sviluppo al fine di contrastare la crisi economica e finanziaria globale, che hanno permesso di limitare le conseguenze negative della crisi stessa sulla situazione dei diritti umani nel mondo; saluta con soddisfazione la 10a sessione speciale del Consiglio dei diritti umani, tenutasi il 20 febbraio 2009, incentrata sull'impatto della crisi economica e finanziaria mondiale sulla realizzazione universale e l'effettivo godimento dei diritti umani; invita gli Stati membri dell'UE a mantenere, malgrado la crisi, la loro cooperazione con i paesi non UE sui diritti umani e insiste nell'affermare che la mancanza di risorse non può mai essere invocata per giustificare violazioni dei diritti umani;
I programmi di assistenza esterna della Commissione e l'EIDHR
171. si compiace della considerazione riservata alle priorità del Parlamento nei documenti di programmazione dell'EIDHR per il 2008 e il 2009;
172. sostiene i contributi dell'EIDHR, in particolare mediante progetti della società civile gestiti da organizzazioni del settore locali e internazionali (90% dei contributi) nonché attraverso organizzazioni regionali e internazionali attive nell'ambito in questione, ad esempio il Consiglio d'Europa, l'OSCE e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (10% dei contributi);
173. si compiace del fatto che, nel periodo 2008-2009, le risorse consacrate ai diritti umani e alla democrazia hanno superato i 235 milioni di euro, rendendo possibile il finanziamento di 900 progetti in circa 100 paesi; rileva che un numero particolarmente significativo di progetti è stato finanziato in paesi rientranti nella politica europea di vicinato e che, invece, sono i paesi ACP ad aver beneficiato del maggiore importo complessivo; considera che i fondi EIDHR devono essere notevolmente rafforzati in modo da avere risorse sufficienti per un "National Endowment for Democracy" (fondo per la democrazia) europeo, a sostegno delle capacità in materia di diritti umani e della promozione della democrazia nelle società che ne hanno maggiore bisogno;
174. sottolinea che uno dei principali punti di forza dell'EIDHR consiste nel fatto che tale strumento non dipende dall'approvazione del governo ospitante e che può quindi concentrarsi su questioni politiche sensibili e approcci innovativi cooperando altresì direttamente con le organizzazioni della società civile locali, che devono mantenersi indipendenti dalle autorità pubbliche;
175. sottolinea l'importanza del ricorso all'EIDHR quale strumento per combattere le minacce per i diritti umani e offrire maggiore sostegno ai difensori dei diritti umani e alle vittime delle violazioni di tali diritti; è favorevole a una rete di undici organizzazioni finanziate dall'EIDHR finalizzata, nello specifico, a tutelare i difensori dei diritti umani e a fornire una risposta rapida in situazioni di emergenza; incoraggia lo sviluppo di strategie specifiche che rispondano alle necessità delle varie categorie di difensori dei diritti umani, compresi quelli che difendono i diritti degli LGBTI o sono associati a inchieste sulle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario;
176. invita la Commissione ad accertarsi della coerenza fra le priorità politiche dell'Unione e i suoi accordi di partenariato e di cooperazione, e i progetti e programmi che essa sostiene, soprattutto nel quadro della sua programmazione bilaterale con i paesi non UE;
177. è consapevole della situazione, tuttora preoccupante, dei diritti umani nel continente africano e convinto che gli Stati africani abbiano fatto notevoli passi avanti verso la promozione della legalità a livello di continente con l'adozione della Carta africana dei diritti umani e dei popoli (altrimenti nota come Carta di Banjul) e pertanto sta seriamente esaminando la possibilità di creare una linea di bilancio specifica per sostenere l'opera della Corte africana per i diritti umani e dei popoli;
178. invita il personale della Commissione a organizzare regolarmente incontri con i rappresentanti della società civile a Bruxelles in modo da favorire il dialogo con i partner attualmente impegnati nell'attuazione di progetti sul campo;
179. si compiace della moltiplicazione dei fondi a favore dei diritti umani attraverso i programmi geografici e l'attuazione delle politiche a livello nazionale e regionale sostenute dal Fondo europeo di sviluppo (nei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico), dallo strumento di cooperazione allo sviluppo (in America latina, Asia e Sudafrica) e dello strumento europeo di vicinato e partenariato (nelle regioni vicine), nonché mediante strumenti tematici quali l'EIDHR, lo strumento per la stabilità, lo strumento per la cooperazione allo sviluppo e quello per i paesi industrializzati (ICI Plus);
Assistenza e osservazione elettorali
180. constata con soddisfazione che l'Unione europea sempre più spesso fa ricorso all'assistenza e all'osservazione elettorali per promuovere la democrazia nei paesi non UE, rafforzando così il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto, e che la qualità e l'indipendenza di tali missioni sono ampiamente riconosciute;
181. invita l'Alto Rappresentante/Vicepresidente a controllare l'attuazione delle raccomandazioni formulate nelle relazioni conclusive delle missioni di osservazione elettorale (MOE) dell'UE, ad assicurare l'assistenza successiva eventualmente necessaria e a riferire regolarmente al Parlamento europeo;
182. rinnova la sua richiesta di integrare il processo elettorale, ivi incluse le relative fasi pre- e post-elettorale, nei vari livelli del dialogo politico con i paesi non UE interessati, eventualmente prevedendo misure accompagnatorie concrete, al fine di assicurare la coerenza delle politiche dell'Unione europea e di riaffermare il ruolo centrale dei diritti umani e della democrazia;
183. insiste affinché sia esercitata una maggiore vigilanza sui criteri che presiedono alla scelta dei paesi in cui condurre una missione di assistenza/monitoraggio elettorale, nonché sul rispetto della metodologia e delle regole introdotte a livello internazionale, con particolare riguardo all'indipendenza ed efficacia della missione;
184. si compiace dell'ammontare dei finanziamenti che, nei 18 mesi oggetto della presente relazione, hanno subito un incremento complessivo di 50 milioni di euro;
Utilizzo delle iniziative del Parlamento europeo in materia di diritti umani
185. invita il Consiglio e la Commissione a fare tesoro delle risoluzioni, in particolare le risoluzioni d'urgenza, e delle altre comunicazioni del Parlamento fornendo risposte concrete alle preoccupazioni e alle aspettative espresse;
186. ribadisce la necessità di conferire maggiore visibilità al Premio Sacharov per la libertà di pensiero assegnato ogni anno dal Parlamento europeo; si rammarica che non si proceda a un vero accertamento delle condizioni effettive di candidati e vincitori o sulla situazione nei loro paesi; invita anche il Consiglio e la Commissione a dare visibilità al Premio, fra l'altro includendolo nella relazione annuale sui diritti umani; chiede inoltre al Consiglio e alla Commissione a tenersi in contatto con i candidati e i vincitori del Premio Sacharov per garantire il proseguimento del dialogo e del monitoraggio della situazione dei diritti umani nei rispettivi paesi e per offrire protezione a quanti siano oggetto di gravi persecuzioni;
187. ricorda alle delegazioni del Parlamento di inserire sistematicamente nell'ordine del giorno delle riunioni interparlamentari un dibattito sui diritti umani, di visitare durante le missioni delle delegazioni progetti e istituzioni finalizzati a rafforzare il rispetto dei diritti umani nonché di organizzare incontri con i difensori dei diritti umani fornendo loro, ove opportuno, visibilità e protezione internazionali;
188. accoglie favorevolmente la creazione della rete dei vincitori del Premio Sacharov; esorta a reperire quanto prima le risorse necessarie per il conseguimento degli obiettivi della rete stessa e per agevolare la comunicazione tra il Parlamento e i vincitori del Premio Sacharov garantendo a questi ultimi uno status speciale che consenta loro di accedere agli edifici dello stesso Parlamento con una procedura agevolata;
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189. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati, alle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e ai governi dei paesi e dei territori citati nella presente risoluzione.
- [1] Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura; convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo; convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna; convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; convenzione internazionale delle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate.
- [2] GU C 379 del 7.12.1998, pag. 265; GU C 262 del 18.9.2001, pag. 262; GU C 293 E del 28.11.2002, pag. 88; GU C 271 E del 12.11.2003, pag. 576; testi approvati, 22 maggio 2008, P6_TA(2008)0238; testi approvati, 21 ottobre 2008, P6_TA(2008)0496, testi approvati, 23 ottobre 2008, P6_TA(2008)0526; testi approvati, 21 ottobre 2008, testi approvati, 12 marzo 2009, P6_TA(2009)0145; testi approvati, 26 marzo 2009, P6_TA(2009)0193; testi approvati, 7 maggio 2009, P6_TA-PROV(2009)0385; testi approvati, 22 ottobre 2009, P7_TA(2009)0058; testi approvati, 17 dicembre 2009, P7_TA(2009)0119.
- [3] GU C 303 del 14.12.2007, pag. 1.
- [4] GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3; GU C 303 del 14.12.2007, pag. 1; GU L 209 dell'11.8.2005, pag. 27.
- [5] GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1.
- [6] GU C 46E del 24.2.2010, pag. 71.
- [7] Testi approvati, P7_TA(2010)0036.
- [8] GU C 250 E del 25.10.2007, pag. 91.
- [9] GU C 74 E del 20.3.2008, pag. 775.
- [10] Testi approvati, P7_TA(2010)0226.
- [11] GU C 327 del 23.12.2005, pag. 4.
- [12] Documento del Consiglio 11179/10.
- [13] Testi approvati, P7_TA(2009)0056.
- [14] Testi approvati, P7_TA(2010)0006.
- [15] A dicembre 2009, Austria, Belgio, Germania, Ungheria, Italia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito avevano ratificato sia la Convenzione che il protocollo opzionale; tutti gli Stati membri avevano firmato la Convenzione, ma 15 di loro non l'avevano ancora ratificata (Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia); 19 Stati membri avevano firmato anche il protocollo, ma 10 di loro non l'avevano ancora ratificato (Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Finlandia, Francia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Romania, Slovacchia).
- [16] P7_TA-PROV(2010)0236.
- [17] Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" (CAGRE) del 17 novembre 2009.
ANNEX I
INDIVIDUAL CASES RAISED BY THE EUROPEAN PARLIAMENT BETWEEN JULY 2008 AND DECEMBER 2009
THE SAKHAROV PRIZE 2009
The winner of the Sakharov Prize 2009
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MEMORIAL (Oleg Orlov, Sergei Kovalev and Lyudmila Alexeyeva on behalf of MEMORIAL and all other human rights defenders in russia) |
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SHORTLISTED NOMINEES
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BACKGROUND |
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MEMORIAL
Oleg ORLOV Sergei KOVALEV Lyudmila ALEXEYEVA
and all other Human Rights Defenders in Russia |
Russian civil rights defence organization
Oleg ORLOV - head of the Council of the Human Rights Center Memorial was fined and ordered to retract public statements following a civil defamation lawsuit brought against him by the President of the Republic of Chechnya, Ramzan Kadyrov, whom Orlov had claimed to having been responsible for the abduction and death of Natalya Estemirova, MEMORIAL representative in Grozny investigating murders and abductions in Chechnya. In 2007 Orlov himself was abducted in Ingushetia, together with three journalists, before being beaten, threatened with execution and later released. On 31 January 2010, Orlov and some 100 others were arrested in Moscow during a peaceful demonstration on Triumphalnaya Square, and in September 2010 Orlov was ongoing trial for criminal charges of libel.
Sergei KOVALEV - human rights defender, former political prisoner in the Soviet Union, first federal Ombudsman for Human Rights in Russia and chair of the Memorial Russian Historical, Educational and Human Rights Society is a founder of the first Soviet human rights association in 1969, the Initiative Group for the Defence of Human Rights. Kovalev, recipient of more than a dozen international awards, was one of the authors of the Russian Declaration of Human and Civil Rights. Kovalev, author of Putin's War, has been an outspoken critic of authoritarian tendencies in the administrations of Boris Yeltsin and Vladimir Putin. In 1996 he resigned in protest as head of Yeltsin's presidential human rights commission. In 2002 he organized a public commission to investigate the 1999 Moscow apartment bombings, which was effectively paralyzed after the persecution and assassination of its members. Lyudmila ALEXEYEVA - together with Andrei Sakharov and others founded the Moscow Helsinki Group to monitor Soviet compliance with the Helsinki Final Act in 1976. Since the 1960s Alexeyeva has been campaigning for fair trials of arrested dissidents and objective coverage in the media. She was excluded from the Communist Party, deprived of her job as editor of a scientific magazine and was forced to emigrate from the USSR. Having returned after the collapse of the Soviet Union, Alexeyeva co-founded the All-Russian Civic Congress and later the All-Russian Civic Network. She has been critical of the Kremlin’s human rights record and has accused the government of encouraging extremists with its nationalistic policies, such as the mass deportations of Georgians in 2006 and police raids against foreigners working in street markets, as well as Russian conduct in Ingushetia. Recently Alexeyeva has been an active participant in Strategy-31 demonstrations on the Moscow's Triumphalnaya Square in defense of freedom of assembly in Russia.
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Dr Izzeldin ABUELAISH |
Palestinian obstetrician, treating both Israelis and Palestinians, and a senior researcher at the Gertner Institute in the Sheba Hospital in Israel has dedicated his entire life for peace and for medicine. In January 2009, during an Israeli raid on Gaza, a shell hit his apartment killing his three daughters. In memory of his daughters, Dr Abuelaish has set up Daughters for Life, an international foundation to provide education and health access to women and girls in Gaza and in the Middle East and to support their leadership development. In spite of this personal family tragedy, Dr Abuelaish continues to fight for peace between the Israeli and Palestinian peoples and to build bridges between the two war-torn, violence-ridden communities.
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Dawit ISAAK |
Swedish journalist, writer and playwright of Eritrean origin who has been a political prisoner since 2001. While demanding democratic reforms and objective evaluation of the events leading to Eritrea's war with Ethiopia, Isaak was arrested as traitor. He has also been accused of receiving financial aid from abroad – a crime according to Eritrean press laws. He has been in jail since his arrest in September 2001, without having been tried by a court of law.
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COUNTRY Individual
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BACKGROUND |
ACTION TAKEN BY PARLIAMENT |
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AFGHANISTAN Sitara Achikzai
Perwiz Kambakhsh |
Achikzai was a leading Afghan women's rights activist and a member of the regional parliament in Kandahar. She was assassinated by the Taliban on 12 April 2009.
Afghan journalist who was sentenced to death by a provincial court for distributing "blasphemous" material in 2008, having published a translation of the Qur’an without the accompanying Arabic script. He had been arrested in 2007 after downloading material from the internet relating to the role of women in Islamic societies. He was released following a presidential pardon in September 2009. |
In its resolution adopted on 24 April 2009, the European Parliament: - condemned the murders of activists working to promote human rights and the emancipation of Afghan women, in particular the recent assassination of the regional parliamentarian Sitara Achikzai.
- was appalled to learn that the Afghan Supreme Court has upheld the 20-year prison sentence which Perwiz Kambakhsh received on a blasphemy charge and called on President Karzai to pardon Mr Kambakhsh and authorise his release from prison. |
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Angola José Fernando Lelo
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A journalist who was arrested on 15 November 2007, along with six soldiers, and later charged with assisting the soldiers in planning a rebellion. On 16 September 2008, Lelo was convicted to twelve years imprisonment by Cabinda Military Court for crimes against the security of the state and instigating a rebellion. Concerns were raised over the quality of the evidence upon which Lelo’s conviction was based, notably that it may have been obtained through torture. On Friday 21 August 2009, Lelo was released after being acquitted on appeal by the Supreme Military Court of Angola, which ruled that there was insufficient evidence to maintain the conviction. |
A letter of concern was sent on 18 November 2008.
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azerbaijan Emin Abdullayev (Milli) Adnan Hajizade
Eynulla Fatullayev
Farhad and Rafiq Aliyevs
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They had used online networking tools, including YouTube, Facebook and Twitter, to disseminate information about the political situation in Azerbaijan, criticising the country's government. On 11 November 2009, Milli was sentenced to two-and-a-half years and Adnan Hajizade to two years imprisonment on charges of hooliganism and inflicting minor bodily harm, charges which appear to be politically motivated. Emin Milli, also an outspoken critic of changes to the Azerbaijani Constitution in March 2009, following which the presidential term limit was abolished and thereby allowing current President Ilham Aliyev to stand for re-election on a continuous basis, is also a cofounder of a youth group named Alumni Network. Adnan Hajizada, is a coordinator of the youth movement known as OL!, which advocates non-violence and tolerance. The two bloggers were sentenced to harsh prison terms on the basis of highly unlikely charges and faced an unfair trial lacking due process. Fatullayev is an Azerbaijani journalist and editor-in-chief who was persecuted and imprisoned in Azerbaijan for his criticism of government's policies and for his alleged publications. He is an outspoken criticizer of the government for violating press freedom and its violation of human rights in Azerbaijan.
Farhad Aliyevs is an Azerbaijani politician who was removed from office in 2005 and accused of plotting a coup d'etat. Farhad Aliyevs and his son Rafiq were sent to prison in August 2008. They appealed to the Supreme Court in 2009 and have filed a complaint to the European Court of Human Rights. |
A letter of concern was sent on 27 July 2009.
In its resolution adopted on 17 December 2009, the European Parliament: - called for the immediate release of the two bloggers and for a new, fully open and fair trial on the basis of an unbiased police investigation and in accordance with all relevant international standards. - was concerned about the deterioration of media freedom in Azerbaijan, deplored the practice of arresting, prosecuting and convicting opposition journalists on various criminal charges and called on the Azerbaijani authorities to release the imprisoned journalists immediately, including Eynulla Fatullayev. - called on the Azerbaijani authorities to address the lack of police investigation into cases of violence and harassment against journalists and the fact that many crimes have so far gone unpunished; - stressed that the safety of media workers must be improved and welcomed the proposed amendments to the criminal-law provisions on defamation and libel.
A letter of concern was sent on 8 October 2009.
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BANGLADESH Sheikh Hasina |
Bangladeshi politician, the President of the Awami League since 1981 and current Prime Minister of Bangladesh who was arrested in June 2007 and indicted on extortion charges. On June 11, 2008 Hasina was released on parole for medical reasons. |
In its resolution adopted on 10 July 2008, the European Parliament: - welcomed the release of former Prime Minister Sheikh Hasina on humanitarian grounds. |
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BElarus Marijus Ivanilovas
Alyaksandr Kazulin, Sergei Parsyukevich and Andrei Kim
Mikalai Autukhovich, Yury Liavonau and Uladzimir Asipenka
Artsiom Dubski Franak Viačorka, Ivan Šyla and Zmiter Fedaruk
Angelika Borys
Tatsyana Shaputska |
Lithuanian national and director of the printing house of the daily newspaper ‘Respublika’ was detained in Belarus on the allegation of possession of amphetamine pills. He was been held for two months without trial or proof of his guilt in a prison in the Belarusian city of Zhodin. His arbitrary detention was later extended with additional two months, while the regime’s authorities were unable to find any proof of his guilt.
Activists of an entrepreneurship movement who were detained in February 2009 and received criminal charges of intentional destruction or damage to property of citizens. Autukhovich announced to having been on hunger strike. Dubski is a youth opposition activist imprisoned for two months. Young activists forced into army conscription. Viačorka was denied from enrolling to any university in Belarus. Chair at the Congress of the Union of Poles. She was arrested on 15 March 2009.
Shaputska, a prominent young opposition activist, was expelled from her university in September 2009 for participation in an Eastern Partnership Civil Society Forum in Brussels. |
Letter of concern sent on 8 December 2009. In its resolution adopted on 9 October 2008, the European Parliament: - expressed its satisfaction that the three political prisoners had been released. - expected that they will enjoy all the civic rights guaranteed to all Belarusian citizens by the Constitution of the Republic of Belarus.
In its resolution adopted on 2 April 2009, the European Parliament: - called for the immediate release of the three entrepreneurs and the youth opposition activist as well as a review of the "restricted freedom" sentences imposed on 11 persons who participated in a demonstration which took place in January 2008. - called to review the cases of forcible army conscription of several young activists. In its resolution adopted on 17 December 2009, the European Parliament: - insisted that Belarus should guarantee political rights and freedoms by discontinuing the practice of politically motivated acts of intimidation, in particular dismissals from jobs and universities. |
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BURMA Aung San Suu Kyi |
As a pro-democracy campaigner and leader of the opposition National League for Democracy party (NLD) she is winner of the 1991 Nobel Peace prize and a laureate of Sakharov Prize in 1990. She has spent more than 11 of the past 19 years in some form of detention under Burma's military regime, and has become an international symbol of heroic and peaceful resistance in the face of oppression. |
In its resolution adopted on 23 October 2008, the European Parliament: - condemned the continued detention of Aung San Suu Kyi, who has been under intermittent house arrest since her victory at the last democratic elections in 1990, and insisted upon her immediate release. On 12 August 2009 the President of the European Parliament, Jerzy Buzek, "condemned the extended house arrest of Aung San Suu Kyi as unacceptable, unjustified and cruel." |
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canada Robert Dziekanski |
Dziekanski was a Polish immigrant who died at the Vancouver International Airport shortly after being tasered several times by the Royal Canadian Mounted Police. The Criminal Justice Branch decided that no criminal charges would be laid against the RCMP officers. The incident came to light as it was filmed by a member of the public. The video, which was initially taken into police possession, was released to the press after a court order. The final inquiry report concluded that the RCMP was not justified in using a taser against Dziekanski and that the officers had later deliberately misrepresented their actions to investigators. |
A letter of concern was sent on 6 March 2009. |
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china Liu Xiaobo
Ji Sizun
Akmal Shaikh
Lobsang Gyaltsen, Loyak, Tenzin Phuntsok, Kangtsuk and Dawa Sangpo
Gao Zhisheng
Dalai Lama
Hu Jia |
Liu Xiaobo is an intellectual and human rights activist in China. On 2008, Xiaobo was detained in response to his participation with Charter 08 (published on 10 December 2008 to coincide with the 60th Anniversary of the Universal Declaration of Human Rights, Charter 08 calls for political reform in China). He was formally arrested on 2009, on suspicion of inciting subversion of state power and was tried on the same charges and sentenced to eleven years' imprisonment and two years' deprivation of political rights on 25 December 2009. He was granted the Nobel Peace Prize for 2010 for his long and non-violent struggle for fundamental human rights in China, and his work on the close connection between human rights and peace. Ji Sizun is a grassroots legal defender, who was imprisoned on 2009 for "forging official seals and documents". Concerns have been raised that Ji Sizun's conviction is based on his application for a permit to hold a protest in one of Beijing's designated 'protest zones' during the 2008 Olympic Games. Akmal Shaikh, a British citizen, was sentenced to death for smuggling drugs to China. He was executed by lethal injection on 29 December 2009 in Urumqi, China. He was alleged to have been carrying around 4 kg of heroin in a suitcase which he denied belonging to him. He suffered from severe mental illness and vulnerability and is said to having fallen victim of professional drug smugglers, being used and manipulated.
Tibetans who were sentenced to death in April 2009 on charges relating to "starting fatal fires" and for their alleged roles in the protests and rioting in Lhasa on March 14, 2008. The execution of Gyaltsen and Loyak was confirmed on October 23, 2009, whereas Sangpo was given life imprisonment.
Chinese human rights lawyer who has been disbarred, detained, lived under house arrest and tortured by the Chinese secret police after taking on human rights cases. He was taken away for interrogation by Chinese security agents in February 2009 and has not been seen since.
Current Dalai Lama, Tenzin Gyatso, is the head of state and the spiritual leader of Tibet while describing himself as a simple Buddhist monk. In 1989 he was awarded the Nobel Peace Prize for his non-violent struggle for the liberation of Tibet.
Prominent Chinese human rights activist and dissident is the laureate of the 2008 Sakharov Prize. Hu Jia has often been persecuted for his actions in China and he remains imprisoned until today. |
Letters of concern were sent on 5 February 2009 and on 21 December 2009.
A letter of concern was sent on 5 February 2009.
A letter of concern was sent on 20 November 2009.
Press Releases by the President of the European Parliament on 29 December 2009: - strongly condemned the execution - recalled that the European Union strongly condemns the death penalty and will continue its appeals to stop the use of the death penalty in all circumstances, and called upon all states to abolish the death penalty for all crimes.
In its resolution adopted on 26 November 2009, the European Parliament: - strongly condemned the execution of the two Tibetans and of the nine persons of Uighur ethnicity following the events in March 2008 in Lhasa and the riots of 5-7 July 2009 in Urumqi. - called on the Chinese authorities to suspend all the other death sentences and to commute those sentences to terms of imprisonment.
Letter of concern was sent on 12 May 2009.
In its resolution adopted on 12 March 2009, the European Parliament: - called on the Council Presidency to adopt a declaration calling on the Chinese Government to open a constructive dialogue with a view to reaching a comprehensive political agreement and to include a reference to the Memorandum for Genuine Autonomy for the Tibetan People.
Letter of concern sent on 17 November 2008. |
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CUBA Ariel Sigler Amaya, Antonio Diaz, Jose Daniel Ferrer and Alfredo Dominguez |
Political prisoners who were detained and sentenced in 2003 they all remain in prison in Cuba. Claims have been made as to humiliating treatment and unacceptable prison conditions. Sigler Amaya, who was one of the 75 dissidents arrested during the Primavera Negra, has been reported to being under serious health condition, requiring medical treatment. |
Letter of concern sent on 22 September 2009. |
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eritrea Dawit Isaak
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Swedish-Eritrean playwright, journalist and writer, who has been held in Eritrean prison since 2001 without trial. Isaak has allegedly been a victim of torture during his detention.
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A letter of concern was sent on 20 February 2009. In its resolution adopted on 15 January 2009, the European Parliament: - expressed its deep concern at the continuing imprisonment in Eritrea of the Swedish-Eritrean journalist, held in jail since his arrest in September 2001, without having been tried by a court of law, and demanded the immediate release of him and other imprisoned journalists.
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ETHIOPIA Birtukan Midekssa
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Ethiopian politician, former judge and the leader of the opposition party Unity for Democracy and Justice (UDJ), which aims to bringing about change in Ethiopia by peaceful means. She was imprisoned, among more than 100 others, for offences after controversial polls in 2005, and was re-arrested and imprisoned to serve a life sentence in December 2008. |
In its resolution adopted on 15 January 2009, the European Parliament: - was outraged at the imprisonment of Birtukan Midekssa, leader of the opposition party Unity for Democracy and Justice (UDJ), and demanded her immediate and unconditional release. |
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GUINEA-BISSAU João Bernardo Vieira and Tagmé Na Waié
Ansumane Mané and Veríssimo Correia Seabra |
Vieira was the President of Guinea-Bissau from 1980 to 1999 and again from 2005 to 2009. On 2 March 2009 he was assassinated by soldiers. Tagmé Na Waié was chief of staff of the army of Guinea-Bissau until his assassination in 2009. Guinea-Bissau military generals: Mané was killed during a shootout with government forces in November 2000 and Seabra detained and beaten to death by revolting soldiers in October 2004.
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In its resolution adopted on 12 March 2009, the European Parliament: - strongly condemned the assassinations of the President and the army's chief of staff.
- urged the Guinea-Bissau authorities to thoroughly investigate these crimes and to bring those responsible to justice.
- pointed out that the cases involving the assassinations of Mané (2000) and Seabra (2004) had not yet been cleared up, nor had the respective killers been located, indicted and tried, and stressed that impunity is not an answer. |
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Iran Shirin Ebadi
Roxana Saberi
Maryam Malek
Mansour Osanloo, Ebrahim Maddadi, Farzad Kamangar and Ghaleb Hosseini
Mohammad Sadiq Kaboudvand
Vali Azad, Mohammad Ali Navid Khamami and Ashraf Kalhori Fariba Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rasaie, Mahvash Sabet, Behrouz Tavakkoli, Vahid Tizfahm
Kobra Babaei
Hassan Mozafari, Rahman Shahidi andReza Hejazi
Amir Amrollahi, Behnood Shojaee, Mohammed Fadaei and Bahman Soleimanian
Emadeddin Baghi,
Yaghoub Mehrnehad
Farzad Kamangar
Soghra Najafpour
Neda Agha-Soltan
Safar Angooti and Abbas Hosseini
Abdolfattah Soltani
Shadi Sadr
Fariba Pajooh
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An Iranian lawyer, human rights activist and founder of Centre for the Defence of Human Rights in Iran who was awarded the Nobel Peace Prize in 2003. Reportedly the Iranian authorities' persecution of Shirin Ebadi has intensified due to her contact with UN human rights officials and their use of information provided by her NGO in a UN report of 2 October 2008 on the situation of human rights in Iran. A statement was issued by the UN Secretary-General on 3 January 2009 on her harassment and persecution and on her safety and security. Saberi is an American journalist who was arrested in Iran in January 2009. On April 8, 2009, the Iranian government charged Saberi with espionage, which she denied. She was subsequently sentenced to an eight-year prison term. An appeals court reduced the charge against her from espionage to possessing classified information - a charge which she also denied - and reduced her eight-year prison term to a two-year suspended sentence. She was released on May 11, 2009.
Labour rights activists who remain incarcerated solely on the grounds of their commitment to fair labour practices.
An Iranian Kurdish activist and journalist and the editor of Payam-e Mardom. He is also the founder of Kurdistan Human Rights Organization, founded in 2005. He has been in custody since June 2007, and is serving an 11- year prison term. Kaboudavand documented and reported on human rights violations in Iran’s Kurdish areas.
Babaei is accused of “adultery while being married”, and condemned to capital punishment by stoning. Her husband was reportedly hanged for “sodomy” on 5 October 2009.
On 22 July 2008 juvenile offenders Hassan Mozafari and Rahman Shahidi were executed, and on 19 August 2008 19-year-old Reza Hejazi was hanged for an alleged murder which he committed when he was 15 years old. Neither Hejazi’s family nor their lawyer was notified of the time and place of the scheduled executions, in violation of Iranian law.
Juvenile offenders Amir Amrollahi, Behnood Shojaee, Mohammed Fadaei and Bahman Soleimanian were reportedly facing imminent execution in Iran in October 2009 for crimes committed when they were minors.
Baghi, a prisoners' rights advocate and an investigative journalist, has been constantly harassed by the authorities and imprisoned in connection with his writings on Iran.
Yaghoub Mehrnehad, an ethnic Baluchi and executive director of the Voice of Justice Youth Association, was executed on 4 August 2008, after having publicly confronted local officials demanding accountability for their poor performance.
Minority rights activist, Kurdish teacher Farzad Kamangar, has been condemned to death on charges, without evidence, of taking up arms against the state.
Najafpour spent almost the entire past 19 years of her life on death row for a murder which took place when she was 13 years old.
Agha-Soltan became the symbol of the violent repression in Iran after being killed by security forces in presidential election protest in June 2009 in Tehran, when her death was captured on video by bystanders and broadcast over the Internet.
Angooti and Hosseini, two child offenders who were sentenced to death and executed in October 2009 for murders they committed at the age of 16 and 17.
Soltani is a human rights activist who was prevented from travelling from Tehran to Nuremberg, Germany in order to receive that city's Human Rights Prize.
Sadr is a lawyer, journalist and a woman's rights activist who was arrested on 15 July 2009 for speaking publicly about human rights violations carried out in prisons on detainees following Iran's disputed presidential elections in 2009.
Pajooh is a young Iranian-Canadian journalist and well-known blogger, who was arrested at her home in Tehran on 24 August 2009. |
In its resolution adopted on 15 January 2009, the European Parliament: - strongly condemned the repression, persecution and threats against Shirin Ebadi and the closure of the CDHR in Tehran and expressed grave concern at the intensified persecution of human rights defenders in Iran.
In its resolution adopted on 7 May 2009, the European Parliament: - urged the Appeals Court to release Roxana Saberi immediately and unconditionally on the grounds that the trial was held in camera without due legal process, in accordance with international norms, and to drop all charges against her. - condemned in the strongest possible terms the three stonings which took place in the city of Mashhad in late December 2008. - expressed serious concern at the deteriorating health of Mr Kaboudvand since his imprisonment, considered him a prisoner of conscience and called for his immediate and unconditional release and for him to be given medical care. - appealed to the Iranian authorities to respect religious minorities and promptly release the seven Bahia' leaders, who have been imprisoned solely on the basis of their belief. - reiterated its call for the labour rights activists immediate release.
- condemned strongly the recent execution by stoning of Vali Azad, and expressed great concern over the pending execution of Mohammad Ali Navid Khamami and Ashraf Kalhori.
A letter of concern was sent on the 17 December 2009.
In its resolution adopted on 4 September 2008, the European Parliament: - reiterated its call on the members of the Majlis to urgently amend legislation in order to ensure that no-one is executed for a crime committed when less than 18 years of age and to raise the age of legal responsibility to international standards. - strongly condemned the persecution and imprisonment of citizens in Iran who engage in the defence of human rights and campaign against the death penalty, and are frequently charged with ‘activities against national security’. - called for the unconditional release of Emadeddin Baghi and Mohammad Sadegh Kabovand and the commutation of the death sentence on Farzad Kamangar, as well as a reinvestigation into his case.
In its resolution adopted on 22 October 2009, the European Parliament: - urged the Iranian authorities to eliminate, in law and in practice, all forms of torture and other cruel, inhuman or degrading treatment or punishment, and to uphold due process of law and end impunity for human rights violations. - reiterated its appeal to the Iranian authorities to live up to the government's obligation to respect religious minorities and promptly release the seven Baha'i leaders. - reiterated its call on the Iranian authorities to abolish the death penalty completely. |
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iraq Tareq Aziz |
Tareq Aziz, the former Iraqi deputy Prime Minister was put on trial for his responsibility in relation to deaths of a group of 42 merchants who were summarily executed in 1992. On 11 March 2009 Aziz was found guilty of crimes against humanity and sentenced to 15 years in prison, and on 2 August 2009, he was further convicted of helping to plan the forced displacement of Kurds from north-eastern Iraq and sentenced to seven years in jail. |
A letter of concern was sent on 17 July 2008. |
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kashmir Parvez Imroz |
An award-winning human rights lawyer, president of the Jammu and Kashmir Coalition of Civil Society and founder of the Association of the Parents of Disappeared Persons (APDP), he survived an armed attack on 30 June 2008 in Srinagar by alleged security forces members |
In its resolution adopted on 10 July 2008, the European Parliament: - expressed its concern for the safety of Parvez Imroz and other human rights activists who are investigating the unmarked graves and other allegations of human rights abuses in Jammu and Kashmir, - called on the Indian authorities to ensure their protection and allow them to operate without fear of harassment and violence - urged the authorities to conduct a prompt and impartial investigation into the attack on Parvez Imroz, to make the results public and to bring those responsible to justice |
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Kazakhstan Yevgeny Zhovtis |
Zhovtis is a human rights defender and director of the Kazakhstan International Bureau for Human Rights and the Rule of Law. During OSCE meetings in the past, he detailed human rights abuses in his country. He was convicted of manslaughter for hitting and killing a pedestrian with his car on 26 July 2009 and was sentenced to four years in a penal community. OSCE Office for Democratic Institutions and Human Rights has stated that 'questionable procedures may have violated Zhovtis's right to a fair trial as guaranteed by the constitution of Kazakhstan, the country's OSCE commitments and fundamental international standards'. While in prison, Zhovtis has continued his human rights advocacy by reporting regularly through a blog.
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In its resolution adopted on 17 September 2009, the European Parliament: - expressed great concern about the conduct of the investigation into the unfortunate traffic accident and of Yevgeny Zhovtis's subsequent trial, and drew attention to allegation that evidence in his defence was not allowed during the trial. - called on the Kazakh authorities to carry out immediately and with full respect for transparency and the rule of law a second full and fair investigation into the circumstances surrounding the accident, and to review Yevgeny Zhovtis's conviction and sentence accordingly. |
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mauritania Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi Yahya Ould Ahmed el-Waghef |
President Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi, Prime Minister Yahya Ould Ahmed el-Waghef, and other members of the government, were placed under house arrest following a military coup on 6 August 2008, when President Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi was ousted by a group of high-ranking generals whom he had dismissed from office earlier that day. The coup marked the second one in the country in three years, and it violated both constitutional legality and the results of democratic and internationally validated elections. On 12 August 2008, it was reported that Prime Minister Yahya Ould Ahmed el-Waghef, and other members of the government were released from house arrest. On 21 December 2008, it was reported that President Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi was released from house arrest following intense international pressure. |
In its resolution adopted on 4 September 2008, the European Parliament: - expressed regret that the coup had taken place, as it marked a setback given the notable developments made in advancing democracy in the country - called for the immediate release of President Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi, Prime Minister Yahya Ould Ahmed el-Waghef, and other members of the government still under house arrest in various locations. |
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occupied palestinian territories The al-Kurd family
Gilad Shalit, Marwan Barghouti |
On the night of Sunday, 9 November 2008, members of the Israeli police and armed forces evicted the al-Kurd family from their home in the Sheikh Jarrah neighbourhood of East Jerusalem where they had lived for more than 50 years. They allowed settlers to enter the family’s house and then sealed off the area. This eviction was carried out on the basis of an order issued by the Israeli Supreme Court on 16 July 2008 following long and controversial legal proceedings on disputed ownership before Israeli courts and authorities.
Israeli soldier abducted by Hamas in June 2006 and held as a prisoner in Gaza Strip by Hamas ever since. Barghouti, a member of the Palestinian Legislative Council, was arrested by Israel Defense Forces in 2002 in Ramallah, tried and convicted on charges of murder, and sentenced to five life sentences. |
In its resolution adopted on 20 November 2008, the European Parliament: - expressed its deep concern at the eviction of the al-Kurd family, the recent destruction of the houses of Palestinian families by the Israeli authorities in several areas of East Jerusalem and the possible serious consequences of these measures. - pointed out that these operations, which seriously affect the lives of the residents of these areas, contravene international law. - called to the Israeli authorities immediately to halt any expansion of settlements and the building of the security fence beyond Israel's 1967 borders, actions which are contrary to international law and are undermining peace efforts.
In its resolution adopted on 4 September 2008, the European Parliament: - called for steps to be taken by Hamas and Israel with a view to the immediate release of Gilad Shalit and the imprisoned members of the Palestinian Legislative Council including Marwan Barghouti. |
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pakistan Muhammad Irfan Tahir Imran Tahir Mahmud Naseer Ahmad |
Young people who belong to the Ahmadiyya religious minority in Pakistan. They have been held in Dera Ghazi Khan prison since January 2009 on blasphemy charges. Serious concerns were raised in regard to fairness of the trial, detention conditions and the right to family life. Pakistani Criminal Code provides death penalty for blasphemy. |
A letter of concern was sent on 10 July 2009. |
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RUssia Magomed Evloïev
Miloslav Bitokov
Abdullah Alishaev
Otto Messmer Victor Betancourt
Karinna Moskalenko
Akhmed Kotiev Zurab Tsechoev Dmitrii Kraiukhin Stanislav Dmitrievski
Anna Politkovskaya
Alexander Litvinenko
Stanislav Markelov
Anastasia Baburova
Zarema Sadulayeva Alik Lechayevich Dzabrailov
Adrei Kulagin
Natalia Estemirova
Mikhail Khodorkovsky
Maksharip Aushev
SAUDI ARABIA Matrouk al-Faleh
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Magomed Evloïev, a journalist opposed to the Russia Republic of Ingushetia was shot in the head on 31 August 2008 shortly after being released from police custody.
Miloslav Bitokov, editor of the newspaper Gazeta Yuga suffered an armed attack from unknown assailants on 2 September 2008 in the town of Nalchik.
Abdullah Alishaev, a reporter from the television channel TV-Chirkei died on 3 September 2008 as a result of gunshot wounds from unknown assailants.
On 28 October 2008 Otto Messmer, leader of the Russian Jesuit order, and Victor Betancourt, an Ecuadorean priest, were brutally murdered in their Moscow apartment.
In mid-October 2008 a leading Russian human rights lawyer, Karinna Moskalenko, who has successfully represented 30 Russian citizens in the European Court of Human Rights, was the victim of an attempt to poison her by placing mercury in her car in Strasbourg.
Attempts on the lives of human rights defenders, including the Ingush opposition leader Akhmed Kotiev, the human rights defender Zurab Tsechoev from Ingushetia, the human rights activist Dmitrii Kraiukhin from Orel and the human rights activist Stanislav Dmitrievski from Nizhni Novgorod, were recorded between July and October 2008.
A special correspondent to a Russian magazine Novaya Gazeta, author and human rights activist who carried out investigations into corruption and human rights abuses, especially in Chechnya and the North Caucasus. She won international recognition for her reporting work on the conflict in Chechnya in which she sought to expose human rights abuses. On 7 October 2006 she was shot dead in the elevator of her apartment building, an assassination still unsolved. Alexander Litvinenko, a former Russian security officer died in a London hospital in late 2006 after being poisoned by radioactive polonium-210. He was investigating the murder of journalist Anna Politkovskaya. Litvinenko, who had fled to the UK and granted asylum there first came to prominence by exposing an alleged plot to assassinate the then powerful tycoon Boris Berezovsky. He later became an outspoken criticiser of Putin's Russia.
Markelov was a lawyer who represented terrorism suspects, muckraking journalists, and Chechen civilians who accused the Russian military of abuse. He was shot dead in broad daylight in downtown Moscow on January 2009.
Baburova was a journalist for the liberal opposition weekly "Novaya gazeta." She was killed on the same attack as Stanislav Markelov.
Human rights defender Sadulayeva, the head of Chechen aid group was abducted in Grozny with her husband Dzabrailov and brutally killed in August 2009.
Kulagin was involved with the human rights organisation 'Justice' (Spraviedlivost), which he led in the north-western part of Russia in Karelia. He was known for his active engagement in the field of better treatment for inmates in Russian prisons. Kulagin, who had been missing since May 2009, was found dead in a quarry in July 2009.
Russian human rights campaigner who documented hundreds of cases of abuse in Chechnya. She was abducted and shot dead in the North Caucasus on 15 July 2009. Her work for the Russian human rights group Memorial focused on alleged human rights violations by government-backed militias.
Former Yukos Oil chief who is in trial for embezzlement and money laundering since March 2009. Once the richest man in Russia, Khodorkovsky was arrested in October 2003 and found guilty of fraud in May 2005. He was sentenced to nine years in prison. The sentence was later reduced to 8 years. Claims have been made to the fairness of his trial.
Popular human rights activist and opposition figure who was shot dead in Ingushetia.
A human rights defender who was held in solitary confinement Alhayer prison since his arrest on 19 May 2008 at King Sa’ud University in Riyad, where he is professor of Political Science. He was released in January 2009. |
A letter of concern was sent to the French Foreign Minister, Bernard Kouchner, on 26 September 2008 regarding the three journalists.
In its resolution adopted on 18 December 2008, the European Parliament: - drew attention to the growing trends of violence which, according to the Moscow Bureau for Human Rights, have resulted in more than 100 people being killed in 2008 on the basis of their race, nationality, religion or sexual orientation, and to the absence of effective condemnation of such hate crimes by Russian authorities. - expressed alarm at the attempt made in October 2008 on the life of human rights lawyer Karinna Moskalenko and her family, and appeals to both the French and Russian authorities to identify the perpetrators and their motives. - asserted that the activities of human rights lawyers acting in cases involving alleged human rights abuses, who have to take great personal risks in continuing their work, should be afforded the highest respect, protected by the state and supported by the international community. - reminded that the Russian authorities remain uncooperative in the investigations into his murder in London by poisoning with radioactive polonium. - condemned the search of the offices of the Memorial organisation, winner of the 2009 Sakharaov Prize, in St Petersburg on 4 December 2008. - expressed its dismay at the trial of Anna Politkovskaya being open only to a limited number of journalists, and closed to television journalists; expects the court to establish not only who committed and assisted in the murder of Anna Politkovskaya but also who ordered it.
Letters of concern were sent on 5 February 2009 and on 25 November 2009.
A letter of concern was sent on 5 February 2009 and on 25 November 2009.
Letter of concern was sent on 11 September 2009.
Letter of concern sent on 11 September 2009. On 24 July 2009, President of the European Parliament, Jerzy Buzek, called on Russian authorities to investigate the murder. In its resolution adopted on 17 September 2009, the European Parliament: - took note of the July telegram from Russian President Dmitry Medvedev to the human rights organisation Memorial pledging his commitment to investigate fully the murder of Natalia Estemirova On 15 July 2009, President of the European Parliament, Jerzy Buzek, called on Russian authorities to investigate the murder. In its resolution adopted on 18 November 2009, the European Parliament: - reiterated its call to ensure that the murderers of Natalia Estemirova, Andrei Kulagin, Zarema Sadulayeva, Alik Dzhabrailov, Maksharip Aushev, Stanislav Markelov, Anastasiya Baburova and Anna Politkovskaya are found and brought to justice and to pay close attention to the second trial of Mr Khodorkovsky. - condemned the brutal assassination of Maksharip Aushev.
A letter of concern was sent on 6 January 2009.
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somalia Aisha Ibrahim Duhulow
Two Italian Roman Catholic nuns (Maria Teresa Olivero and Caterina Giraudo)
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Aisha Ibrahim Duhulow, a 13-year-old girl, was stoned to death in Somalia after being accused and convicted of adultery in breach of Islamic law while she was in fact a victim of rape by three men. The stoning was carried out by a group of 50 men in a stadium in the southern port of Kismayo, in front of around 1000 spectators. The al-Shabab militia, who control Kismayo, detained and ordered the execution by stoning of Aisha Ibrahim Duhulow, but did not arrest or detain those accused of her rape. Inside the stadium, militia members opened fire when some of the people at the stadium attempted to save the life of Aisha Ibrahim Duholow, and shot dead a boy who was a bystander.
Maria Teresa Olivero and Caterina Giraudo; two Italian Roman Catholic nuns from Kenya who were kidnapped, then taken to Somalia.
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In its resolution adopted on 20 November 2008, the European Parliament: - strongly condemned the stoning and execution of Aisha Ibrahim Duhulow and expressed its horror at such a barbaric act perpetrated against a 13-year-old rape victim; - called on the Somali Government to condemn this execution and to take action to prevent such brutal executions in the future; - called on the Somali Government to issue documents and make statements to restore the honour of Aisha Ibrahim Duhulow posthumously; - called for those accused of raping Aisha Ibrahim Duhulow to be brought to trial in accordance with due process, - called on both the Somali and Kenyan authorities to make all possible efforts and take all possible political and diplomatic initiatives to secure the release of the two Italian Roman Catholic nuns. |
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sri lanka Paikiasothy Saravanamuttu
Jayaprakash Sittampalam Tissainayagam
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Human Rights defender and Executive Director of the Centre for Policy Alternatives, a Colombo based organization focused on constructive policy alternatives aimed at strengthening and safeguarding democracy, pluralism, the rule of law, human rights and social justice. He received an anonymous death threat letter. A Sri Lankan editor and journalist, who was arrested in 2008 and charged with inciting violence in articles for his magazine. On August 31, 2009 he was sentenced to 20 years in hard labour in prison for inciting communal violence through his writings and receiving money from the Liberation Tigers of Tamil Eelam, a banned terrorist group in Sri Lanka. On 15 September 2009 Tissainayagam launched an appeal against his conviction. He has received awards for his courageous journalism. |
A letter of concern was sent on 10 September 2009.
Letters of concern were sent on 12 May 2009 and on 10 September 2009.
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SyriA Muhannad al-Hassani
Haitham Maleh
Anwar al-Bunni Kamal Labwani
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A leading human rights lawyer and President of the Syrian Human Rights Organisation (Swasiah), was arrested by the Syrian authorities on 28 July 2009. He was involved in the monitoring of detention conditions in Syria and notably of legal practices of the Supreme State Security Court, where trials fall short of international standards according to Human Rights Watch's report of February 2009. He had been interrogated on several occasions before the arrest, these interrogations focusing mainly on his actions in the field of human rights and the defence of political prisoners. He was formally charged with "weakening national sentiments" and "spreading false news that could debilitate the morale of the nation" in a closed session to which his lawyer was not allowed access. Lawyers assisting his defense were reportedly denied access to him in prison and he was allowed only brief consultations with them in the courtroom itself. Al-Hassani, head of the Syrian Organisation for Human Rights (Swasiya), was sentenced to three years in prison for "weakening national morale".
A lawyer and human rights activist, who campaigned for decades for an end to emergency law. Maleh, at the time 79 years old, was sentenced to three years in prison for "weakening national morale".
Al-Bunni, a prominent advocate for democratic reform in Syria, has been in detention since May 2006. He, like the others are prisoners of conscience and human rights defenders. Labwani had three years added to his 12 year sentence for allegedly “broadcasting false or exaggerated news which could affect the morale of the country”, on account of remarks he was alleged to have made in his prison cell. |
In its resolution adopted on 17 September 2009, the European Parliament: - called on the Syrian authorities to release Mr Muhannad al-Hassani immediately and to guarantee in all circumstances his physical and psychological integrity. - called on the Syrian authorities to put an end to its policy of persecution and harassment of human rights defenders and their families and to release immediately all prisoners of conscience, human rights defenders, including Anwar al-Bunni and Kamal Labwani, and peace activists.
A letter of concern was sent on 2 December 2009 regarding these four individual cases. |
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TANZANIA
Vicky NtetemaBahtior Hamrayev |
Tanzanian investigative journalist who went into hiding after receiving death threats for exposing witch-doctors and police involvement in these killings. She was awarded with "Courage in Journalism Award" for her reports on the murder of albinos. |
In its resolution adopted on 4 September 2008, the European Parliament: - urged the Tanzanian authorities to initiate an in-depth and independent investigation of the accusations made by Vicky Ntetema. |
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Uganda Joseph Kony |
Joseph Kony was the Chairman and Commander-in-Chief of the Lord's Resistance Army (LRA) in Uganda. In 2005 the ICC issued 33 counts of alleged crimes against humanity and war crimes: 12 counts of war crimes and crimes against humanity, including murder, rape, enslavement, sexual enslavement, and inhumane acts of inflicting serious bodily injuries and suffering, and 21 counts of war crimes, including murder, cruel treatment of civilians, intentionally directing an attack against a civilian population, pillaging, inducing rape and forced enlistment of children. Joseph Kony is still evading capture. |
In its resolution adopted on 21 October 2008, the European Parliament: -demanded the unconditional and immediate release of all persons abducted by the LRA, particularly children, who risk ending up as sex slaves or being forced to fight for the LRA. - urged the Ugandan Government to refrain from concluding any agreements with the LRA that would circumventing international law. - urged the Member States of the EU, the African Union (AU) and particularly Uganda's neighbouring countries to address the implementation of the warrants of arrest in a consistent way. |
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UNITED STATES OF AMERICA Troy Davis
Binyam Mohamed
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He was sentenced to death by the Georgia State Court in 1991 for the murder of a policeman and scheduled to be executed at the end of July 2008. Mr Davis has been on death row in the U.S. state of Georgia since 1991. According to Troy Davis’ lawyers, there is abundant proof of his innocence, material evidence against him has never been produced and seven witnesses for the prosecution have retracted their testimony. US Supreme Court ordered mandating a new evidentiary hearing in June 2010, where the burden is on him to prove his innocence, beyond reasonable doubt, of a crime that happened over 20 years ago. Ethiopian national who has spent just under seven years in custody, four of which in Guantanamo. He was among those captured and transported under the US extraordinary rendition program. Mr Mohamed has insisted the only evidence against him was obtained using torture. In August 2007, Britain asked the US to return Mr Mohamed and others to the UK, and in 2009 the U.S. dropped all charges against him. |
In its resolution adopted on 10 July 2008, the European Parliament: - asked that Troy Davis’ death sentence be commuted and, in view of the abundant evidence which might lead to such commutation, for the relevant courts to grant him a retrial, - urgently appealed urgently to the Georgia State Board of Pardons and Paroles to commute Troy Davis’ death sentence.
A letter of concern was sent on 8 December 2008.
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uzbekistan Mamir Azimov Bahtior Hamrayev
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Respectively head of the region and district branches of the Human Rights Society of Uzbekistan were physically assaulted by police officers on 11 November 2009. Azimov was arrested, detained for several hours and reportedly beaten in the police station. |
A letter of concern was sent on 21 December 2009. |
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venezuela Julio Soto
José Miguel Vivanco and Daniel Wilkinson
Manuel Rosales
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On 1 October 2008, Julio Soto, a local opposition leader in Margarita Island, Nueva Esparta State, Venezuela. He was killed after receiving twenty shots at Maracibo, Western Venezuela – a crime that was committed under strange circumstances and that has yet to be resolved. Investigations are under way to determine the responsible behind the killing. As Soto was an active member of the opposition, it has been argued his killing was politically motivated.
Director and deputy director for the Americas of the NGO Human Rights Watch who were arbitrarily expelled by the Venezuelan authorities from the country for having presented a critical report on the civil liberties and human rights situation during President Hugo Chávez's 10 years in office.
An educator, politician and the most prominent leader in Venezuela's opposition, frequently attracting the anger and disdain of President Hugo Chavez. He is currently in Peru where he has been granted political asylum as hiding from politically motivated corruption charges brought against him in Venezuela.
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In its resolution adopted on 23 October 2008, the European Parliament: - vigorously condemned the murder of the student leader, Julio Soto. - conveyed its condolences to the victim’s family and friends and called on the Venezuelan authorities to make every possible effort to investigate this crime as soon as possible, so that the perpetrators and those responsible are brought to justice and the crime does not go unpunished.
In its resolution adopted on 7 May 2009, the European Parliament: - while welcomed the decision taken by the Peruvian Government to grant Manuel Rosales political asylum, strongly condemned the use of threats and violence, the abuse of power, defamation and the exploitation of the legal system as a political weapon designed to intimidate and eliminate opponents. |
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VIETNAM Thich Quang Do
Nguyen Gia Thieu |
Vietnamese Buddhist monk, religious leader, and critic of the Vietnamese government, and has been involved with its leadership since the 1960s. He is the current Patriarch of the Unified Buddhist Church of Vietnam, a currently banned religious body in Vietnam. Having returned from exile in early 90s he has been jailed several times in the 1990´s and was formally placed under house arrest by the authorities in June 2001.
A French citizen, importer of Swiss watches to Vietnam, who was detained without a trial for more than three years and later sentenced to 20 years imprisonment and a fine of $25 million. |
In its resolution adopted on 26 November 2009, the European Parliament: - demanded the unconditional release of Thich Quang Do and re-establishment of the legal status of the Unified Buddhist Church of Vietnam and of its dignitaries.
Letter of concern was sent on 1 October 2008. |
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zimbabwe Jestina Mukoko
Zacharia Nkomo Broderick Takawira Pascal Gonzo |
Jestina Mukoko, a journalist and the director of the Zimbabwe Peace Project (ZPP), an NGO that monitors human rights abuses throughout the country, was abducted from her home in December 2008 by state security agents. She was beaten, tortured, forced to confess to an alleged plot to mount a terrorist incursion from neighbouring Botswana, and subsequently imprisoned. Mukoko appealed her arrest through the court. Zimbabwean Supreme Court finally ruled on 28 September 2009 that state security forces had violated her human rights. A concurrent civil suit is still pending.
Zacharia Nkomo is the brother of the leading human rights lawyer Harrison Nkomo. Broderick Takawira is a provincial coordinator of the ZPP, and Pascal Gonzo, a driver staff member at ZPP. They were all kidnapped by the Mugabe regime in December 2008. |
In its resolution adopted on 18 December 2008, the European Parliament: - firmly condemned the continuing violence perpetrated by the Mugabe regime against members and supporters of the MDC. - was outraged by the spate of recent abductions of human rights defenders and called for their immediate release. - called for the perpetrators of these abductions to be held to account. |
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ANNEX II
LIST OF RESOLUTIONS
List of resolutions adopted by the European Parliament between July 2008 and December 2009, and relating directly or indirectly to human rights violations in the world
(http://www.europarl.europa.eu/DROI)
Country |
Date of adoption of resolution
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AFRICA
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DEMOCRATIC REPUBLIC OF CONGO |
23.10.08 (Clashes in the eastern border areas), 20.11.08 (Response of the European Union to the deteriorating situation in the east), 17.12.09 |
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GUINEA |
15.01.09, 22.10.09 |
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GUINEA-BISSAU |
12.03.09 |
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KENIA |
15.01.09 (Press freedom) |
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MAURITANIA |
04.09.08 |
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NIGERIA |
20.11.08 (Death penalty) |
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SIERRA LEONE |
24.04.09 (Support for the Special Court for Sierra Leone) |
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SOMALIA |
20.11.08 |
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SUDAN |
12.03.09 (Expulsions of NGOs from Darfur) |
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TANZANIA |
04.09.08 (Albino killings) |
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UGANDA |
21.10.08 (Joseph Kony), 17.12.09 (Anti-homosexual draft legislation) |
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ZIMBABWE |
10.07.08, 18.12.08 |
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AMERICA
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NICARAGUA |
18.12.08 (Attacks on human rights defenders, civil liberties and democracy), 26.11.09 |
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UNITED STATES OF AMERICA |
03.10.08 (Death penalty: the case of Troy Davis) |
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VENEZUELA |
23.10.08, 7.05.09 (Case of Manuel Rosales) |
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ASIA
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AZERBAIJAN |
17.12.09 (Freedom of expression) |
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AFGHANISTAN |
08.07.08 (Stabilisation of Afghanistan: challenges for the EU and the international community), 24.05.09 (Women's rights) |
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BANGLADESH |
10.07.08 |
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BURMA (MYANMAR) |
23.10.08 |
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CHINA |
10.07.08 (Situation after the earthquake and before the Olympic Games), 26.11.09 (Minority rights and application of the death penalty) |
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KASHMIR |
10.07.08 |
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KAZAKHSTAN |
17.10.09 (the case of Yevgeny Zhovtis) |
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LAOS |
26.11.09 |
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MADAGASCAR |
07.05.09 |
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PHILIPINES |
12.03.09 |
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SRI LANKA |
05.02.09, 12.03.09, 17.09.09, 22.10.09 |
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THAILAND |
05.02.09 (Situation of Burmese refugees) |
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VIETNAM |
22.10.08 (Democracy, human rights and the new EU-Vietnam Partnership and Cooperation Agreement), 26.11.09 |
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EUROPE
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ARMENIA |
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BELARUS |
09.10.08 (elections), 15.01.09 (EU strategy), 02.04.09 (Bi-annual evaluation of the EU Belarus dialogue), 17.12.09 |
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BOASNIA AND HERZEGOVINA |
24.04.09 |
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GEORGIA |
03.10.08 |
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ITALY |
10.07.08 (Census of the Roma on the basis of ethnicity) |
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KOSOVO |
05.02.09 |
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RUSSIA |
18.12.08 (Attacks on human rights defenders in Russia and the Anna Politkovskaya murder trial), 17.09.09 (Murder of human rights activists) |
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UKRAINE |
23.19.08 (Commemoration of the Holodomor, the artificial famine 1932-1933) |
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MIDDLE EAST
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IRAN |
04.09.08 (Executions), 15.01.09 (the case of Shirin Ebadi), 07.05.09 (the case of Roxana Saberi), 22.10.09 |
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IRAQ |
24.04.09 (Humanitarian situation of Camp Ashraf residents) |
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ISRAEL |
04.09.08 (Palestinian prisioners) |
|
LEBANON |
22.05.08 |
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PALESTINE |
04.09.08 (Palestinian prisoners in Israeli jails), 20.11.08 (al-Kurd family), 15.01.09 (Gaza) |
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SYRIA |
17.09.09 (the case of Muhannad al-Hassani) |
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THEMATIC
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Death Penalty |
10.07.08 (particularly the case of Troy Davis) |
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The evaluation of EU sanctions as part of the EU’s actions and policies in the area of human rights |
04.09.08 |
|
Promoting social inclusion and combating poverty: Promoting social inclusion and combating poverty (promoting social inclusion and combating poverty, including child poverty, in the EU) |
09.10.08 |
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The case of the Al-Kurd family |
20.11.08 |
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Development perspectives for peace-building and nation building in post-conflict situations |
18.12.08 |
|
The situation of women in the Balkans |
04.12.08 |
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Srebrenica |
15.01.09 |
|
Situation in the Gaza Strip |
15.01.09 |
|
Situation in the Horn of Africa |
15.01.09 |
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50th anniversary of the Tibetan uprising and dialogue between His Holiness the Dalai Lama and the Chinese Government |
12.03.09 |
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Democracy building in external relations |
22.10.09 |
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
9.11.2010 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
50 0 2 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Gabriele Albertini, Pino Arlacchi, Bastiaan Belder, Frieda Brepoels, Elmar Brok, Mário David, Marietta Giannakou, Ana Gomes, Andrzej Grzyb, Heidi Hautala, Richard Howitt, Anneli Jäätteenmäki, Ioannis Kasoulides, Tunne Kelam, Nicole Kiil-Nielsen, Maria Eleni Koppa, Andrey Kovatchev, Paweł Robert Kowal, Wolfgang Kreissl-Dörfler, Eduard Kukan, Alexander Graf Lambsdorff, Vytautas Landsbergis, Ulrike Lunacek, Barry Madlener, Mario Mauro, Kyriakos Mavronikolas, Francisco José Millán Mon, María Muñiz De Urquiza, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Raimon Obiols, Pier Antonio Panzeri, Alojz Peterle, Bernd Posselt, Cristian Dan Preda, Libor Rouček, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jacek Saryusz-Wolski, Werner Schulz, Charles Tannock, Zoran Thaler, Inese Vaidere, Kristian Vigenin |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Laima Liucija Andrikienė, Elisabeth Jeggle, Norbert Neuser, Vittorio Prodi, Helmut Scholz, Konrad Szymański, László Tőkés, Renate Weber |
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Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Leonidas Donskis, Filip Kaczmarek |
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