RELAZIONE sul progetto di raccomandazione del Consiglio relativa alla nomina di un membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea

18.3.2011 - (00003/2011 – C7‑0058/2011 – 2011/0802(NLE))

Commissione per i problemi economici e monetari
Relatore: Sharon Bowles
PR_NLE_art109

Procedura : 2011/0802(NLE)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0064/2011
Testi presentati :
A7-0064/2011
Discussioni :
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PROPOSTA DI DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla raccomandazione del Consiglio relativa alla nomina di un membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea

(00003/2011 – C7‑0058/2011 – 2011/0802(NLE))

Il Parlamento europeo,

–   vista la raccomandazione del Consiglio del 15 febbraio 2011 (00003/2011)[1],

–   visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 283, paragrafo 2, secondo comma, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio europeo (C7‑0058/2011),

–   visto l'articolo 109 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A7-0064/2011),

A.  considerando che con lettera in data 18 febbraio 2011 il Consiglio europeo ha consultato il Parlamento europeo sulla nomina di Peter Praet a membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea per un mandato di otto anni a decorrere dall'1 giugno 2011,

B.   considerando che la commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento ha quindi proceduto alla valutazione delle qualifiche del candidato, in particolare alla luce dei requisiti di cui all'articolo 283, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e tenuto conto dell'esigenza di piena indipendenza della BCE di cui all'articolo 130 del suddetto trattato; considerando altresì che, nel quadro di tale valutazione, la commissione ha ricevuto dal candidato il curriculum vitae e le sue risposte al questionario scritto che gli era stato trasmesso,

C.  considerando che il 16 marzo 2011 la commissione ha proceduto a un'audizione della durata di un'ora e mezza, nel corso della quale il candidato ha reso una dichiarazione introduttiva e ha risposto alle domande rivoltegli dai membri della commissione,

1.   esprime al Consiglio europeo il proprio parere positivo sulla raccomandazione del Consiglio di nominare Peter Praet a membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente decisione al Consiglio europeo e al Consiglio.

  • [1]  Non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale.

ALLEGATO 1: CURRICULUM VITAE DI Peter Praet

Peter Praet è stato nominato direttore esecutivo della Banca nazionale del Belgio nel 2000 ed è responsabile della stabilità finanziaria e della supervisione delle infrastrutture finanziarie e dei sistemi di pagamento. Nel 2002 è stato inoltre nominato direttore esecutivo della CBFA (Commission Bancaire, Financière et des Assurances - commissione bancaria, finanziaria e delle assicurazioni) belga, dove è responsabile della politica prudenziale per il settore bancario e assicurativo.

Prima del suo ingresso alla Banca nazionale, Peter Praet è stato capo del gabinetto per il ministro delle Finanze belga dal 1999 al 2000, capo economista presso Générale de Banque e Fortis Bank dal 1988 al 1999, docente di economia all'Université Libre de Bruxelles dal 1980 al 1987 ed economista presso il Fondo monetario internazionale dal 1978 al 1980.

Praet ha conseguito un dottorato in economia presso l'Université Libre de Bruxelles (ULB) nel 1980. È docente di economia presso l'ULB dal 1980. Attualmente è docente per il settore monetario e bancario presso l'Université Libre de Bruxelles e dal 2001 al 2004 ha ricoperto la cattedra di etica degli affari presso la Faculté Polytechnique e la Solvay Business School dell'ULB.

Peter Praet siede in vari comitati internazionali di alto livello, tra cui il comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, il comitato per i sistemi di pagamento e regolamento internazionali, il comitato per il sistema finanziario globale e l'Autorità bancaria europea. È inoltre primo membro supplente del consiglio di amministrazione della Banca dei regolamenti internazionali. Presiede altresì il comitato per la vigilanza bancaria del sistema europeo delle banche centrali.

Nel quadro delle suddette funzioni, presiede numerose task force e gruppi di lavoro. Attualmente è presidente del gruppo di lavoro "Fixed Income Strategies of insurance firms and pension funds" del comitato per il sistema finanziario globale ed è copresidente della task force sulla ricerca del comitato di Basilea per la vigilanza bancaria.

Peter Praet è membro del comitato della think tank europea BRUEGEL (Brussels European Global Economic Laboratory) dal 2004, oltre che del consiglio consultivo internazionale dell'ICFR (International Centre for Financial Regulation).

PETER PRAET

Direttore esecutivo

Nato a Herchen (Germania) il 20 gennaio 1949Nazionalità: belga

Mandati

· Direttore esecutivo della Banca nazionale del Belgio, incaricato della stabilità finanziaria e della supervisione delle infrastrutture finanziarie e dei sistemi di pagamento

· Direttore esecutivo della CBFA (Commission Bancaire, Financière et des Assurances), incaricato della politica prudenziale bancaria e assicurativa

· Primo membro supplente del consiglio di amministrazione della Banca dei regolamenti internazionali (BIS).

· Membro supplente del Global Economy Meeting della BIS

· Membro supplente del comitato consultivo economico della BIS

· Presidente del comitato per la vigilanza bancaria del sistema europeo delle banche centrali

Membro

Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (BCBS)Comitato di Basilea per il sistema finanziario globale (CGFS)

Presidente del gruppo di lavoro "Fixed Income Strategies of insurance firms and pension funds"

Copresidente della task force sulla ricerca del BCBS

Comitato di Basilea per i sistemi di pagamento e regolamento internazionali (CPSS)

Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (CEBS), da gennaio 2011 Autorità bancaria europea (EBA)

Consiglio del Brussels European and Global Economic Laboratory (BRUEGEL) (2004 – 2011)

Consiglio di amministrazione di XBRL (Extensible Business Reporting Language)

Alto consiglio delle finanze del Regno del Belgio

Task force Lamfalussy per una nuova architettura finanziaria in Belgio nel 2008

Comitato consultivo accademico del Brussels Finance Institute - BFI

Consiglio consultivo internazionale dell'International Centre for Financial Regulation (ICFR)

Comitato dei rischi e istituti finanziari sistemici (CREFS)

Incarichi accademici

Settore monetario e bancario, Solvay Business School e Facoltà di economia, Université Libre de Bruxelles (ULB)Coordinamento macroeconomico – Institute of European Studies

Titoli di studio

Laurea in economia - ULB (1971)Specializzazione in economia - ULB (1972)

Dottorato in economia - ULB (1980)

Principali attività professionali

1973 – 1975

Assistente per la ricerca del dipartimento di economia applicata e dell'Institute of European Studies, Université Libre de Bruxelles (ULB)

1976

Servizio di leva

1977 – 1978

Assistente per la ricerca presso l'Institute of European Studies, ULB

1978 – 1980

Economista presso il Fondo monetario internazionale, Washington D.C.

1980 – 1987

Docente di economia, ULB

Docenze:

· Settore monetario e bancario

· Unione economica e monetaria

· Coordinamento delle politiche macroeconomiche

1987 – 1999

Capo economista presso Générale de Banque, successivamente presso Fortis Bank

1999 – 2000

Capo di gabinetto del ministro delle Finanze belga

Da nov. 2000 a oggi

Direttore esecutivo della Banca nazionale del Belgio

Da nov. 2002 a oggi

Membro del comitato della CBFA (Commission Bancaire, Financière et des Assurances)

ALLEGATO 2: RISPOSTE DI Peter Praet AL QUESTIONARIO

A. Esperienze personali e professionali

1.        Voglia illustrare i principali aspetti della sua esperienza professionale in ambito monetario, finanziario e commerciale.

La mia carriera professionale in ambito accademico e bancario e in veste di funzionario e banchiere centrale si è orientata, in particolare, alle questioni monetarie e finanziarie.

Dopo il dottorato in economia conseguito presso l'Université Libre de Bruxelles (ULB) e due anni in qualità di economista presso il FMI, sono stato docente di economia presso l'ULB tra il 1980 e il 1987.

Dal 1987 al 1999 sono stato capo economista in importanti banche del Belgio. In questo modo ho potuto acquisire una buona conoscenza delle varie dimensioni dell'attività bancaria.

Tra il 1999 e il 2000 sono stato capo del gabinetto del ministro delle Finanze belga. Nel 2000 sono stato nominato direttore esecutivo della Banca nazionale del Belgio (NBB) in qualità di responsabile della stabilità finanziaria e della supervisione delle infrastrutture finanziarie e dei sistemi di pagamento. Nel 2002 sono inoltre stato nominato al comitato direttivo della CBFA (Commission Bancaire, Financière et des Assurances - commissione bancaria, finanziaria e delle assicurazioni del Belgio), dove mi sono occupato della politica prudenziale per il settore bancario e assicurativo. Nel quadro di questi due incarichi (NBB e CBFA) ho fatto parte di varie commissioni internazionali di alto livello (cfr. domanda 2).

2.        Voglia illustrare i principali aspetti della sua esperienza a livello internazionale ed europeo.

Dal 2000 sono stato membro di vari comitati europei e internazionali di alto livello, inclusi il comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, il comitato per i sistemi di pagamento e regolamento internazionali, il comitato per il sistema finanziario globale e il comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria, che recentemente è diventato l'Autorità bancaria europea. Sono inoltre stato nominato dal consiglio direttivo della BCE alla presidenza del comitato per la vigilanza bancaria del sistema europeo delle banche centrali dal 2007 al 2011.

Nel quadro delle varie funzioni indicate in precedenza, sono stato invitato a presiedere numerose task force e gruppi di lavoro. Attualmente sono presidente del gruppo di lavoro "Fixed Income Strategies of insurance firms and pension funds" del comitato per il sistema finanziario globale e sono copresidente della task force sulla ricerca del comitato di Basilea per la vigilanza bancaria. Sono inoltre membro del gruppo di lavoro ad hoc EFC sulla gestione delle crisi.

Tra il 2000 e il 2005 sono stato responsabile, presso la Banca nazionale del Belgio, delle questioni di politica internazionale relativamente al FMI, alla BIS, all'OCSE e all'UE.

Sono membro del comitato della think tank europea BRUEGEL (Brussels European Global Economic Laboratory) dalla sua creazione, nel 2004, oltre che del consiglio consultivo internazionale dell'ICFR (International Centre for Financial Regulation).

3.        Quali sono state le decisioni più importanti a cui ha preso parte nella sua vita professionale?

Ho preso parte a numerose decisioni a livello nazionale, europeo e internazionale riguardo a questioni economiche e finanziarie.

A livello nazionale, in veste di capo di gabinetto del ministro delle Finanze belga, sono stato coinvolto in importanti riforme di natura fiscale e normativa. Desidero inoltre menzionare la creazione, nel 2002, di un nuovo dipartimento per la stabilità finanziaria presso la Banca nazionale del Belgio, che ha consentito di focalizzare l'attenzione sull'analisi e la ricerca in questo settore. Più recentemente ho partecipato attivamente alla gestione della crisi finanziaria in Belgio e sono stato uno dei membri del gruppo Lamfalussy di alto livello, che ha definito una nuova architettura della vigilanza in Belgio.

Ho altresì portato il mio contributo, di recente, in importanti gruppi di politica internazionale per la reazione alla crisi. A livello europeo, ho partecipato attivamente ad iniziative tese al rafforzamento della gestione transfrontaliera delle crisi nel settore finanziario. In qualità di membro del comitato di Basilea, ho lavorato con grande impegno per rafforzare le capacità di recupero del sistema finanziario attraverso il cosiddetto pacchetto Basilea III.

B. Politica economica e monetaria

4.        Quali saranno gli obiettivi principali che perseguirà durante gli otto anni del suo mandato come membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea?

In primo luogo e in via prioritaria rispetterò pienamente il mandato che il trattato attribuisce alla BCE.

In linea con le competenze della BCE, agirò con indipendenza nell'interesse generale dell'area dell'euro e dell'UE nel suo complesso, oltre che dei suoi cittadini.

Attribuisco grande valore all'integrità, alla trasparenza e alla responsabilità. Ritengo inoltre che il processo decisionale collegiale e uno staff di elevata professionalità costituiscano risorse importanti per la BCE.

5.        Qual è la sua valutazione della politica monetaria attuata dal SEBC negli ultimi 12 anni? Quali eventuali modifiche introdurrà quando sarà membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea?

Nel complesso, ritengo che la politica monetaria nell'area dell'euro sia stata sviluppata in modo soddisfacente. Le indagini e gli indicatori dei mercati finanziari relativi alle aspettative di inflazione sono in linea, in generale, con la definizione di stabilità dei prezzi della BCE. L'ancoraggio delle aspettative di inflazione testimonia l'ampio grado di credibilità che i mercati e l'opinione pubblica attribuiscono all'impegno della BCE nell'espletare il suo compito, ovvero il mantenimento della stabilità dei prezzi. La BCE ha conseguito tale obiettivo a dispetto delle numerose ed eccezionali sfide che ha dovuto affrontare negli ultimi 12 anni. La BCE ha reagito tempestivamente allo scoppio della turbolenza finanziaria nel 2007 e, successivamente, alla sua trasformazione in una vera e propria crisi. Persino in questo periodo, caratterizzato da alcuni mesi di tassi di inflazione negativi, le aspettative di inflazione a lungo termine si mantengono ben ancorate.

Tutto ciò premesso, la crisi finanziaria ha fatto sorgere una serie di interrogativi in merito al rapporto che intercorre tra politica monetaria e stabilità finanziaria. È essenziale acquisire una migliore comprensione del ruolo del settore finanziario nell'ambito del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Come menzionato nella risposta 6, il controllo dell'evoluzione dei prezzi delle attività è un elemento importante ai fini di una strategia di politica monetaria efficace.

6.        Si sente spesso dire che a causa dei cambiamenti strutturali che hanno interessato l'economia mondiale, l'inflazione si sia spostata dai prezzi al consumo ai prezzi delle attività. Qual è la sua opinione rispetto a tale affermazione e quali conseguenze ritiene possano esserci per la politica monetaria?

Negli ultimi 30 anni, il livello dell'inflazione e la sua volatilità sono diminuiti prima nelle economie sviluppate e, in un secondo tempo, nelle economie in via di sviluppo. Fino a prima dello scoppio della crisi finanziaria, il dibattito aveva riguardato a lungo le possibili interpretazioni della cosiddetta Grande moderazione, come i cambiamenti strutturali che tengono conto della globalizzazione e una politica monetaria più efficiente. La risposta più probabile è che entrambi questi fattori abbiano contribuito in modo significativo alla riduzione dell'inflazione e della sua volatilità.

Ciononostante, non si può dire che la lotta all'inflazione sia stata definitivamente vinta e che siamo entrati in una nuova era in cui l'inflazione si sia spostata dai prezzi al consumo ai prezzi delle attività. Nel contempo, è vero che l'evoluzione controllata della dinamica dell'inflazione, con la riduzione del premio di rischio chiesto dai mercati finanziari, potrebbe avere contribuito a promuovere evoluzioni insostenibili nei prezzi di alcune attività. Se si guarda al futuro, le banche centrali devono preservare la propria credibilità, conquistata con grande sforzo, nei prossimi 30 anni e continuare a concentrarsi sull'obiettivo della stabilità dei prezzi, tenendo in debita considerazione, nel contempo, le implicazioni dell'evoluzione dei prezzi delle attività per i rischi a medio e lungo termine ai fini della stabilità dei prezzi.

Il controllo dell'evoluzione dei prezzi delle attività è un elemento importante di una strategia di politica monetaria efficace. Evoluzioni insostenibili dei prezzi delle attività potrebbero preannunciare adeguamenti dolorosi (persino in un futuro distante), capaci di mettere a repentaglio la capacità di una banca centrale di mantenere la stabilità dei prezzi su base duratura. La strategia di politica monetaria della BCE, per esempio, è pensata per tenere in debita considerazione i rischi a lungo termine per la stabilità dei prezzi, che nascono da dinamiche insostenibili dei prezzi delle attività, nell'ambito delle decisioni di politica monetaria. Nell'analisi monetaria, che svolge un ruolo importante nella definizione delle prospettive a medio e lungo termine dell'evoluzione dei prezzi, la valutazione dell'evoluzione in ambito monetario e creditizio consente di seguire le interazioni tra formazione dei prezzi sui mercati delle attività e creazione di credito e liquidità nel settore finanziario. Ciò incoraggia la politica monetaria ad adottare il cosiddetto atteggiamento "leaning against the wind" nei confronti di squilibri incipienti nei prezzi delle attività che si riflettono nella dinamica degli aggregati monetari e creditizi. In questo modo si aiuta la politica monetaria a limitare l'accumulo di bolle nei prezzi delle attività durante i cicli finanziari e a mantenere la stabilità dei prezzi in modo duraturo.

Ciononostante, la politica monetaria non è necessariamente lo strumento più adatto per affrontare le impennate dei prezzi delle attività o del credito. Il ricorso a strumenti macroprudenziali mirati alle fonti dell'esuberanza finanziaria può risultare più opportuno. Nel contempo, occorre precisare che l'esperienza con tali strumenti è alquanto limitata.

7.        Come valuta le conseguenze della crescita dei prezzi dei prodotti di base per la politica monetaria? Vi è un conflitto, in termini di politica monetaria, tra il lottare contro la recessione e il rimanere vigili riguardo all'inflazione (aspettative)?

La politica monetaria della BCE si concentra sull'evoluzione dei prezzi a medio termine. I cambiamenti nella politica monetaria impiegano un certo tempo per produrre effetti sull'economia e, in ultima istanza, sui prezzi. Pertanto, l'aumento dei prezzi dei prodotti di base che si osserva attualmente produrrà effetti sulla politica monetaria soltanto nella misura in cui creino rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi a medio termine.

Gli effetti a breve termine sull'inflazione in generale, derivanti dagli effetti diretti sull'inflazione dei prezzi più elevati dei prodotti di base e dagli effetti indiretti del suo utilizzo come fattore del processo di produzione, non danno alla BCE, in linea di principio, un motivo per intervenire, dato che l'effetto sui prezzi al consumo sarebbe solo temporaneo. La situazione inizierebbe a cambiare nel caso in cui questa pressione temporanea al rialzo dei prezzi diventasse parte integrante del comportamento dei consumatori, dei produttori e dei partecipanti ai mercati finanziari, facendo emergere effetti di secondo impatto. In caso di tendenze sostenute al rialzo dei prezzi dei prodotti di base, la banca centrale potrebbe dovere intervenire qualora uno scostamento prolungato rispetto all'obiettivo di stabilità dei prezzi rischiasse di mettere a repentaglio il fermo ancoraggio delle previsioni inflazionistiche. In questi casi, si renderebbe necessaria una stretta delle politica monetaria per ritornare a una situazione di stabilità dei prezzi e a previsioni inflazionistiche saldamente ancorate. Nella situazione attuale, occorre controllare da vicino i prezzi dei prodotti di base e le loro ripercussioni sull'economia e l'inflazione.

Il principale obiettivo del mandato della BCE consiste nel mantenere la stabilità dei prezzi a medio termine. A tale scopo, fissa i tassi di interesse e attualmente applica, inoltre, misure non convenzionali tese a garantire che i bassi tassi di interesse si trasferiscano all'economia, come avviene in tempi normali. La garanzia della stabilità dei prezzi è il migliore contributo che la BCE può apportare per migliorare le prospettive di una ripresa economica sostenibile (cfr., inoltre, la risposta alla domanda 8).

8.        Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, in che modo ritiene che la BCE debba soddisfare gli obblighi secondari previsti dal trattato (contribuire alla crescita economica e alla piena occupazione) e di quali strumenti può servirsi?

In linea con il trattato, la BCE ha definito un parametro di riferimento numerico chiaro per il conseguimento della stabilità dei prezzi. Il suo obiettivo di mantenere un tasso di inflazione inferiore ma vicino al 2% a medio termine è stato pienamente raggiunto sin dall'inizio. Esiste un ampio consenso riguardo al fatto che una banca centrale non possa influenzare la crescita economica in modo sostenibile intervenendo dal lato dell'offerta monetaria. Tuttavia, la stabilità dei prezzi è il contributo più importante che la politica monetaria possa apportare per realizzare un ambiente economico favorevole e un elevato livello di occupazione. In questo modo viene dato un contributo strutturale agli altri obiettivi dell'Unione europea grazie al rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia dell'area dell'euro.

Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, il trattato prevede altresì il sostegno, da parte del SEBC, alle politiche economiche generali nell'Unione, al fine di contribuire, tra l'altro, allo sviluppo sostenibile dell'Europa basato su una crescita economica equilibrata e volto a favorire la piena occupazione. Durante la crisi finanziaria, la politica monetaria ha reagito agli shock economici e finanziari con il corretto orientamento a medio termine, al fine di garantire un solido ancoraggio delle previsioni inflazionistiche e stabilizzare l'evoluzione macroeconomica. Senza mettere a repentaglio la stabilità dei prezzi, la BCE ha fornito un livello di sostegno adeguato all'economia utilizzando lo strumento dei tassi di interesse. Oltre alle riduzioni convenzionali dei tassi di interesse ai minimi storici, la risposta della BCE si è dimostrata sufficientemente flessibile, come richiesto dalle circostanze. Essa ha adottato misure cosiddette non convenzionali per garantire che la politica monetaria generasse effetti adeguati in un contesto di estrema incertezza e instabilità dei mercati finanziari.

9.        Come giudica il rapporto istituzionale tra la BCE, il Consiglio e/o l'Eurogruppo? Ritiene che il coordinamento e la vigilanza economica all'interno dell'Eurogruppo debbano essere migliorati?

La BCE partecipa, su base permanente, alle riunioni del Consiglio ECOFIN, dell'Eurogruppo e dei loro comitati preparatori. Il presidente della BCE partecipa regolarmente, inoltre, agli ambiti pertinenti delle riunioni del Consiglio europeo. Questa stretta collaborazione consente alla BCE di informare i ministri in merito alle proprie decisioni di politica monetaria e di fornire la propria valutazione dell'evoluzione economica e finanziaria. Per contro, attraverso la sua partecipazione a tali forum, la BCE è coinvolta nelle discussioni che riguardano le politiche fiscali e le altre politiche macroeconomiche e strutturali degli Stati membri (come previsto dal semestre UE), gli affari finanziari internazionali e le politiche del settore finanziario.

Ciononostante, le proposte legislative della Commissione in tema di governance economica, coordinamento e vigilanza economica nell'UE andrebbero rafforzate. L'Eurogruppo può svolgere un ruolo essenziale, incarnando il pilastro "economico" dell'UEM. Tale cooperazione rafforzata dovrebbe essere tesa a evitare l'accumulo di squilibri insostenibili, capaci di mettere in pericolo il corretto funzionamento dell'Unione economica e monetaria, a garantire posizioni fiscali sostenibili e a rafforzare il potenziale di crescita dell'area dell'euro.

10.      Che cosa pensa dei progetti di proposte legislative in materia di "riforma della governance economica" attualmente in discussione nel Parlamento europeo? Ritiene che la vigilanza integrata rappresenti un passo avanti o sarebbe propenso a concentrare l'attenzione sulla vigilanza di bilancio?

Sebbene le proposte avanzate dalla Commissione rappresentino un ampliamento e un rafforzamento importanti del quadro esistente di vigilanza fiscale e macroeconomica nell'UE, esse non compiono un salto qualitativo nel quadro di governance economica dell'UEM ai fini della realizzazione di quell'unione economica più profonda chiesta dalla BCE. A tale proposito, accolgo favorevolmente gli sforzi del Parlamento europeo e mi auguro che sfruttino appieno lo spazio di manovra disponibile nel trattato per rafforzare la governance economica nella massima misura possibile, nel quadro delle future discussioni del trilogo con il Consiglio e la Commissione.

La lezione principale che si dovrebbe trarre dal modo in cui la vigilanza è stata attuata in passato è che le regole devono essere applicate in modo rigoroso e che agli eventuali scostamenti devono seguire immediatamente interventi correttivi quasi automatici. A tale scopo, si possono adottare procedure chiare e tempestive, semplici da interpretare e attuare.

La crisi recente ha messo in luce come gli squilibri macroeconomici possano porre rischi importanti per le finanze pubbliche, che si materializzano con estrema rapidità. È inoltre diventato molto chiaro che questi rischi non sono stati monitorati né affrontati in modo adeguato nell'attuale quadro di governance. Occorre pertanto un approccio più integrato alla vigilanza. È positivo che nell'ambito del semestre europeo, la tempistica dei vari processi di vigilanza verrà allineata in modo da garantire la coerenza, sebbene tali processi resteranno distinti da un punto di vista giuridico e procedurale.

11.      Quali ruoli, rapporti e sfide intravede per la BCE e il futuro meccanismo europeo di stabilità?

La dichiarazione dell'Eurogruppo sul meccanismo europeo di stabilità (ESM) del 28 novembre 2010, avallata dal Consiglio europeo il 16-17 dicembre 2010, prevede numerosi compiti per la BCE.

Il primo luogo, la Commissione e il FMI, di concerto con la BCE, negozieranno e controlleranno i programmi di assistenza economica e finanziaria per i paesi dell'area dell'euro che richiederanno l'assistenza dell'ESM, come avviene per il prestito greco, e l'assistenza nel quadro fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) e del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM). Tuttavia, la BCE non dovrebbe assumere un ruolo guida in quest'ambito, in quanto un coinvolgimento eccessivo nel controllo dei programmi potrebbe indebolire la sua indipendenza.

In secondo luogo, prima dell'assistenza dell'ESM, la Commissione e il FMI, di concerto con la BCE, eseguiranno un'analisi dettagliata della sostenibilità del debito, sulla cui base l'Eurogruppo adotterà una decisione unanime riguardo all'assistenza.

In terzo luogo, l'efficacia globale del quadro previsto per l'ESM sarà valutata nel 2016 dalla Commissione, di concerto con la BCE.

12.      Che cosa comporterebbe per la governance dell'area dell'euro l'emissione di eurobbligazioni?

Le obbligazioni garantite congiuntamente, o "eurobbligazioni", sono state suggerite da più parti sia come strumento per aumentare la liquidità sui mercati del debito sovrano dell'area dell'euro sia come possibile meccanismo per aiutare a risolvere la crisi del debito sovrano in atto.

Tuttavia, prima è necessario affrontare e risolvere vari aspetti essenziali. Il più importante è che le obbligazioni garantite congiuntamente con un unico tasso di interesse per l'intera area creano un problema significativo di incentivo al "common pool". Potrebbero disincentivare la prudenza fiscale a livello nazionale e rendere meno attraente per i paesi l'adozione di misure politicamente costose per prevenire e risolvere le crisi da soli. Gli effetti di incentivo negativo potrebbero riguardare non solo i paesi che beneficiano dei tassi di interesse inferiori su tali obbligazioni congiunte, ma anche i paesi che pagano il dovuto, in quanto non godrebbero più i benefici della passata prudenza fiscale.

Le eurobbligazioni congiunte avrebbero più senso in un ambiente in cui una mole notevole di competenze fiscali venisse trasferita dal livello nazionale a quello dell'Unione e dove l'Unione disponesse di strumenti sufficienti per contrastare gli effetti di incentivo negativo delle obbligazioni congiunte. Ciò somiglierebbe alle attuali intese tra governo centrale e autorità regionali all'interno degli Stati federali.

13.      Quali sono, a suo avviso, gli obiettivi principali per il 2020 della strategia per la crescita e l'occupazione? In che modo la BCE e gli strumenti di coordinamento della politica economica contribuiscono al successo di questa strategia? Indichi per favore in ordine di importanza le riforme strutturali che ritiene fondamentali per l'UE.

È essenziale che l'Europa aumenti il proprio potenziale di crescita. Il modo migliore per conseguire tale risultato è creare un clima che consenta all'innovazione di prosperare e diffondersi. La risorsa principale dell'Europa è il suo capitale umano. L'innovazione dovrebbe aiutare ad affrontare le sfide ambientali; occorre una maggiore produttività per migliorare gli standard di vita e aiutare a condurre le finanze pubbliche su un percorso sostenibile a dispetto dei costi legati all'invecchiamento.

Una migliore e più stretta vigilanza sulle politiche degli Stati membri, incluso il nuovo meccanismo di vigilanza macroeconomica proposto dalla Commissione, è essenziale per la riuscita della strategia UE 2020. Oltre a garantire la stabilità dei prezzi, la BCE dovrebbe contribuire, inoltre, alla stabilità finanziaria per creare un ambiente che faciliti la crescita.

In termini di priorità delle riforme strutturali, è fondamentale attuare con urgenza riforme strutturali sostanziali e di ampia portata, che vadano a integrare il consolidamento fiscale, al fine di riportare competitività e di disporre di un più elevato potenziale in termini di crescita economica e di occupazione. Una definizione moderata dei salari, incentivi effettivi al lavoro oltre a maggiori sforzi nell'ambito dell'istruzione e della formazione, insieme all'eliminazione delle rigidità nominali e reali del mercato del lavoro, contribuirebbero in modo significativo a ridurre la disoccupazione strutturale negli anni a venire. Nel caso dei mercati dei prodotti, sarebbe opportuno sviluppare ulteriormente le politiche che promuovono la concorrenza nazionale e transfrontaliera e sostengono l'innovazione, al fine di accelerare la ristrutturazione e gli investimenti e facilitare i progressi nella crescita della produttività. Ciò include, in particolare, l'attuazione della direttiva sui servizi, per promuovere la concorrenza transfrontaliera nell'ambito dei servizi. Occorre altresì sostenere le riforme strutturali, con una riorganizzazione adeguata e il consolidamento del settore bancario. Bilanci sani, una gestione del rischio efficace e trasparente, modelli aziendali solidi restano elementi chiave per rafforzare la capacità di recupero delle banche di fronte agli shock e per assicurare un accesso adeguato ai finanziamenti, gettando in tal modo le fondamenta della crescita sostenibile e della stabilità finanziaria.

14.      Qual è la sua opinione riguardo al ritmo con cui i nuovi Stati membri dovrebbero aderire all'unione monetaria e adottare l'euro, considerati tutti i criteri di convergenza e la partecipazione al meccanismo di cambio (ERM II)? Qual è la sua visione del futuro dell'Unione monetaria europea a lungo termine e quali sono le principali sfide che ci attendono?

Tutti i nuovi Stati membri dovrebbero adottare l'euro una volta raggiunto un alto grado di convergenza sostenibile, come previsto dal trattato e dal protocollo. Non esiste un calendario predefinito per l'adozione dell'euro. Un primo passo nel cammino verso l'euro è la partecipazione all'ERM II. Durante tale periodo, gli Stati membri dovrebbero dimostrare di essere in grado di mantenere la stabilità dei prezzi, la disciplina fiscale e la competitività, senza variazioni importanti nel tasso di cambio. La valutazione dei criteri di convergenza si basa sull'idea che la sostenibilità ha la massima importanza. Senza convergenza sostenibile, la politica monetaria della BCE sarà probabilmente inadatta al paese e potrebbe provocare il rischio di una serie di cicli di impennate e crolli dei prezzi, dato che manca di importanti strumenti politici per stabilizzare le condizioni economiche nazionali.

L'Unione economica e monetaria ha un futuro solido dinanzi a sé, ma occorre rafforzare il potenziale di crescita dell'economia europea (cfr. domanda 13) e il pilastro economico dell'UEM. A tale proposito, concordo con la BCE quando sostiene un salto qualitativo nel quadro di governance economica dell'UEM per conseguire un'unione economica più profonda. Più specificamente, occorre ampliare e rafforzare con urgenza la vigilanza macroeconomica e di bilancio dell'area dell'euro. In primo luogo e in via prioritaria, ciò significa definire regole più solide e vincolanti per la politica fiscale, sostenute da sanzioni o meccanismi rinforzati per garantirne il rispetto. In secondo luogo, occorre un nuovo quadro per monitorare la competitività e garantire l'adozione di misure in grado di prevenire l'emergere di squilibri nel settore privato (ad esempio una crescita eccessiva del credito). Nella misura in cui il rafforzamento della vigilanza fiscale e macroeconomica non contiene pienamente il rischio di crisi del debito sovrano, sarebbe opportuno istituire un quadro permanente per la gestione delle crisi che possa, come ultima ratio, tutelare la stabilità dell'area dell'euro nel suo complesso.

15.      Quale è il suo parere riguardo alla tassazione delle transazioni finanziare a breve termine? Ritiene che una tassa sulle transazioni valutarie sia compatibile con i trattati UE che garantiscono la libera circolazione dei capitali? Ritiene che una tassa sulle transazioni valutarie che coinvolgono l'euro possa avere effetti positivi, ad esempio stabilizzando i tassi di cambio dei paesi che vorranno aderire all'area dell'euro in futuro?

La crisi finanziaria ha messo in luce i problemi legati agli overshooting dei prezzi delle attività e all'eccessiva volatilità. Si tratta di problemi che devono essere affrontati e risolti. Tuttavia, non sono ancora convinto che una tassa sulle transazioni finanziare a breve termine rappresenti un modo efficace per affrontare tali problemi. In ogni caso, sarebbe opportuno occuparsi di tali problemi nell'ambito del nuovo quadro macroprudenziale.

Vi sono problemi tecnici che sconsigliano l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. Se si vuole che questa tassa sia efficace, occorre ridurre al minimo la sua elusione (ad esempio in seguito al riorientamento geografico degli scambi verso aree in cui la tassa non è applicata, come menzionato in precedenza, e alla mobilità tra diversi prodotti finanziari). A tale scopo, la tassa andrebbe adottata su scala globale e dovrebbe riguardare una vasta gamma di prodotti. Ciò farebbe sorgere gravi problemi di coordinamento riguardo alla definizione del quadro giuridico e alla sua attuazione rigorosa.

Inoltre, una tassa sulle transazioni finanziarie rischia di produrre effetti contrari rispetto a quelli voluti dai suoi sostenitori, ossia la riduzione della volatilità e un effetto deterrente sulla speculazione. Concordo sull'importanza di questi obiettivi, ma ritengo che esistano altri modi, tra cui una regolamentazione più rigorosa, più efficienti nel caso in questione.

Se si guarda, in particolare, alle transazioni in valuta, una tassa su tutte le transazioni in valuta potrebbe generare effetti perversi, dato che non è possibile discriminare tra clienti che richiedono la valuta per l'acquisto di merci o servizi esteri e gli speculatori. Una quota significativa del mercato delle valute è costituita da operatori che ridistribuiscono tra di loro gli squilibri relativi agli ordini. Pertanto l'ordine di un cliente può far precipitare una catena di varie transazioni tra operatori. In questo caso, una tassa applicata all'importo della transazione in ogni fase della catena porterebbe alla moltiplicazione della tassa totale, il cui costo verrebbe presumibilmente traslato per intero sul cliente.

Non sono un esperto in ambito giuridico, ma voglio sottolineare che in un parere ufficiale, la BCE ha sollevato interrogativi giuridici riguardo alle tasse sulle transazioni valutarie negli Stati membri dell'UE in termini di compatibilità con il trattato.

16.      A suo avviso, quali sono i ruoli del Consiglio e della BCE in termini di rappresentanza esterna dell'area dell'euro?

La rappresentanza del "pilastro monetario" dell'UEM è unificata e coerente. La politica monetaria unica è rappresentata, attraverso la BCE, in tutte le istituzioni e i forum internazionali pertinenti. La politica monetaria è competenza esclusiva dell'UE, il che implica che l'Unione ha la responsabilità unica della sua rappresentanza esterna. Una chiarezza analoga riguarda le questioni che attengono ai tassi di cambio, anch'esse di competenza esclusiva dell'Unione. La rappresentanza di tale competenza è assicurata attraverso la BCE e il Consiglio ECOFIN (nella composizione dell'area dell'euro).

La rappresentanza esterna delle politiche economiche dell'area dell'euro è in linea con la divisione delle responsabilità interne tra l'Unione e gli Stati membri, i quali restano responsabili delle politiche economiche soggette al quadro europeo. Mentre gli Stati membri siedono nei forum economici internazionali quali il FMI, dove possono assumersi responsabilità finanziarie, essi devono agire in stretta associazione con l'istituzione dell'Unione competente ogniqualvolta una questione rientri interamente o in parte nell'ambito di competenza dell'Unione.

Si stanno compiendo sforzi notevoli per favorire un maggiore coordinamento. L'articolo 138 del trattato prevede per il Consiglio (nella composizione dell'area dell'euro) la possibilità di adottare "posizioni comuni sulle questioni che rivestono un interesse particolare per l'unione economica e monetaria" al fine di "garantire una rappresentanza unificata nell'ambito delle istituzioni e conferenze finanziarie internazionali". A lungo termine, personalmente prediligo, con il rafforzamento della governance economica e il maggiore coordinamento delle posizioni, una rappresentanza unica dell'euro o dell'UE nei forum internazionali, a condizione che i meccanismi decisionali interni europei siano efficienti.

17.      Come valuta la recente evoluzione del tasso di cambio USD/EUR? Come valuta la recente evoluzione del tasso di cambio CNY/EUR? Crede che le banche centrali siano in grado di lottare adeguatamente contro l'eccessiva volatilità? Ritiene che il ruolo internazionale dell'euro debba essere incoraggiato?

L'evoluzione dei tassi di cambio negli ultimi 14 mesi è stata definita, in larga parte, dall'evoluzione della ripresa economica, delle condizioni fiscali e della politica monetaria a livello mondiale. Nel primo semestre del 2010, l'euro si è svalutato nei confronti del dollaro USA, per effetto delle crescenti preoccupazioni riguardo alla situazione del debito sovrano in alcuni paesi dell'area dell'euro e di una più solida ripresa macroeconomica degli Stati Uniti rispetto all'area dell'euro. Nella seconda metà dell'anno, l'euro si è rivalutato, nonostante una cerca volatilità, in ragione principalmente dell'attenuazione delle preoccupazioni riguardo al debito sovrano e si è registrato uno stimolo economico aggiuntivo negli Stati Uniti. A gennaio e febbraio 2011, i tassi di cambio hanno rispecchiato principalmente l'incertezza riguardo ai futuri sviluppi in alcuni paesi produttori di petrolio.

Dall'abbandono dell'ancoraggio di fatto al dollaro USA nel giugno 2010, il renminbi si è rivalutato di circa il 4% rispetto al dollaro USA, ma si è svalutato di oltre il 7% rispetto all'euro e del 3% in termini nominali effettivi. Ritengo che le autorità cinesi dovrebbero avvalersi della flessibilità offerta dal nuovo quadro politico per consentire una graduale rivalutazione del renminbi in termini effettivi. La comunità internazionale concorda (come peraltro ribadito ancora una volta dai leader del G20 a Seul, lo scorso anno) sul fatto che il riorientamento verso sistemi di cambio maggiormente decisi dal mercato, che rafforzano la stabilità del tasso di cambio in modo da riflettere i fondamentali economici sottostanti, e che si astengano da una svalutazione competitiva delle valute, siano nell'interesse delle economie emergenti, compresa la Cina, e della comunità internazionale.

È chiaro che l'eccesso di volatilità e i movimenti irregolari dei tassi di cambio producono effetti avversi sulla stabilità finanziaria ed economica. Riguardo alla capacità delle banche centrali di affrontare la volatilità eccessiva dei tassi di cambio, l'area dell'euro ha adottato un regime flessibile del tasso di cambio, il che implica che il valore esterno dell'euro rispetto alle monete dei paesi terzi è determinato dal mercato. Questo consente alla BCE di concentrarsi sull'obiettivo di mantenimento della stabilità dei prezzi e dovrebbe contribuire a limitare la volatilità dei tassi.

Sostengo la politica che la BCE persegue dal 1999, anno di istituzione dell'Unione monetaria, in merito al non fare campagna a sostegno o a sfavore dell'uso internazionale dell'euro. Le evoluzioni relative al ruolo dell'euro all'estero sono innanzitutto il risultato di forze di mercato e decisioni del settore privato. La credibilità della politica monetaria delle BCE favorirà un maggiore ricorso all'euro nelle transazioni internazionali.

18.      Come valuta i risultati del G20? Qual è il suo parere riguardo al livello di coordinamento attuale?

Il G20 ha svolto un ruolo fondamentale nel fornire un impulso politico di alto livello per il contenimento della crisi, la sua gestione e la prevenzione di crisi future. Occorrerà assicurare la coesione del G20 anche quando la crisi sarà stata superata. A tale proposito, è da accogliere favorevolmente il fatto che i leader del G20, da ultimo in occasione del vertice di Seul del novembre 2010, abbiano sottolineato l'importanza di proseguire nella cooperazione internazionale per affrontare le cause prime della crisi finanziaria e gettare le fondamenta per una crescita economica solida a livello mondiale. Devo dire che mi sento incoraggiato dall'alto livello di responsabilità collettiva dei membri del G20. Allo stesso tempo, osservo che l'eterogeneità dell'adesione al G20 rende più difficile coordinare e concordare posizioni comuni. È inoltre importante che il processo diventi maggiormente inclusivo, al fine di coinvolgere altri paesi.

Tra le varie voci all'ordine del giorno del G20, vorrei mettere in evidenza quanto segue:

in primo luogo, il quadro per una crescita bilanciata, sostenuta e sostenibile definito dal G20 rappresenta un meccanismo utile nella cooperazione multilaterale. Ora è essenziale che tutti i membri del G20, di concerto con il FMI, tengano pienamente fede agli impegni assunti in tale quadro. A tale proposito, la chiave è rappresentata da misure coraggiose a tutela della sostenibilità fiscale e da riforme strutturali ambiziose. L'Europa dovrebbe dare l'esempio in questo senso.

In secondo luogo, i leader del G20 hanno avallato i principali elementi costitutivi della trasformazione del sistema finanziario, compreso il lavoro importante svolto dal comitato di Basilea e dal FSB. Ora è importante che i membri del G20 compiano ulteriori progressi nell'attuazione degli accordi raggiunti.

C. Stabilità e vigilanza in ambito finanziario

19.      Che cosa consiglierebbe per consolidare i legami tra macro e microvigilanza? Ritiene che l'ESRB e le autorità di vigilanza europee avranno poteri effettivi?

Il sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria da poco istituito costituisce il primo passo per promuovere la cooperazione tra vigilanza micro e macroprudenziale. Tale sistema dovrebbe essere sviluppato sulla base di una cultura di vigilanza comune tra le autorità, al fine di migliorare le complementarietà della vigilanza micro e macroprudenziale e rafforzare la vigilanza transfrontaliera. Le tre autorità di vigilanza finanziaria e l'ESRB dovrebbero agire sulla base di uno scambio efficace di informazioni, analisi di dati e metodologie.

Per essere efficienti, l'ESRB e le autorità di vigilanza dovrebbero sfruttare appieno le competenze e gli strumenti forniti loro dai regolamenti. In particolare, il quadro giuridico prevede talune competenze vincolanti per le autorità di vigilanza, comprese norme tecniche applicabili ove recepite nel diritto dell'UE, l'autorità di indagare su violazioni del diritto dell'UE e il possibile utilizzo di strumenti giuridici vincolanti per le aziende o i partecipanti al mercato. Per contro, il legislatore ha attribuito all'ESRB un ruolo che si basa sul principio di "agire o giustificarsi". Tali competenze possono essere efficaci se ancorate alla credibilità, alla reputazione istituzionale e all'eccellenza. Tale autorità intellettuale si basa, tra l'altro, sull'indipendenza dell'ESRB e delle autorità di vigilanza, oltre che su una dotazione di personale e di bilancio adeguata.

20.      Per quanto concerne l'ESRB, riscontra un possibile conflitto d'interessi con il mandato della BCE in relazione alla politica monetaria?

Non riscontro alcun conflitto d'interessi. Le responsabilità politiche della BCE e dell'ESRB sono chiaramente distinte. Il principale obiettivo della BCE è mantenere la stabilità dei prezzi nell'area dell'euro. Inoltre essa contribuisce a "una buona conduzione delle politiche perseguite dalle competenti autorità per quanto riguarda […] la stabilità del sistema finanziario" e promuove il buon funzionamento delle infrastrutture di mercato. L'ESRB è invece responsabile della vigilanza macroprudenziale in tutto il sistema finanziario dell'UE, identifica i rischi per la stabilità finanziaria e, laddove necessario, emette segnalazioni e raccomandazioni per l'adozione di provvedimenti per far fronte a tali rischi. Si prevede, in modo chiaro ed efficiente, il ricorso alla politica monetaria per mantenere la stabilità dei prezzi e un insieme di strumenti macroprudenziali (da sviluppare ulteriormente) per affrontare i rischi per il sistema finanziario.

Tutto ciò premesso, si deve riconoscere che la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria non si possono analizzare in modo indipendente l'una dall'altra. Nel lungo periodo, la stabilità dei prezzi contribuisce alla stabilità finanziaria, mentre la stabilità finanziaria è una condizione preliminare per la capacità della banca centrale di mantenere la stabilità dei prezzi. Pertanto gli obiettivi della BCE e dell'ESRB si rafforzano vicendevolmente.

Ciononostante, si potrebbe pensare anche a situazioni in cui l'uso degli strumenti di politica monetaria influenzi la stabilità finanziaria e, viceversa, in cui gli strumenti di politica macroprudenziale abbiano un impatto sull'inflazione. Sono fiducioso riguardo al fatto che l'indipendenza della BCE e dell'ESRB garantiranno che i rispettivi strumenti politici siano orientati agli obiettivi per cui sono stati pensati. Inoltre, in ragione della rappresentanza dei governatori delle banche centrali in seno all'ESRB, il flusso di informazioni necessario riguardo sia alla situazione macroeconomica che alla stabilità finanziaria viene garantito pressoché per definizione.

Persino laddove la politica macroprudenziale dovesse fallire (nel senso di essere inefficace oppure di essere attuata in modo insufficiente dalle autorità competenti), non esiste alcun conflitto di lungo periodo per la banca centrale per effetto dell'allineamento tra stabilità finanziaria e dei prezzi nel lungo periodo (cfr. domanda 6). A breve e medio termine, la banca centrale potrebbe dover adottare un atteggiamento "lean against the wind" riguardo ai crescenti squilibri finanziari e accettare di convivere con uno scostamento temporaneo rispetto alla sua definizione quantitativa di stabilità dei prezzi (ad esempio un'inflazione dei prezzi al consumo lievemente inferiore in periodi di impennata sempre più marcata dei prezzi generali delle attività). Tale politica garantirebbe la stabilità finanziaria e dei prezzi sul lungo periodo, dato che aiuterebbe a contenere lo squilibrio finanziario, evitando in tal modo una forte disinflazione o addirittura deflazione durante la fase di risoluzione di questi squilibri. Il principio del cosiddetto "leaning against the wind" è sempre stato un elemento implicito della strategia a due pilastri della BCE attraverso il pilastro monetario, in particolare per quanto riguarda il collegamento tra moneta e evoluzione del credito e costosi cicli di impennate e crolli finanziari. Inoltre, situazioni di tale complessità per i responsabili delle politiche monetarie tenderanno probabilmente a diminuire in termini di frequenza e gravità grazie all'istituzione dell'ESRB.

21       In che modo considera il ruolo futuro della BCE nella vigilanza bancaria?

L'istituzione dell'ESRB quale nuovo organismo responsabile della vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario dell'UE e il parallelo rafforzamento del quadro di coordinamento tra autorità nazionali per la vigilanza microprudenziale attraverso l'istituzione delle autorità di vigilanza europee rappresentano un importante passo avanti per affrontare le sfide e colmare le lacune messe in luce dalla crisi finanziaria.

La BCE svolgerà un ruolo importante nel nuovo quadro, in quanto fornisce il sostegno analitico, statistico, amministrativo e logistico all'ESRB, compreso il segretariato dell'ESRB. La BCE dovrebbe inoltre apportare a vantaggio dell'ESRB, con la partecipazione di tutti i membri del consiglio generale della BCE, le competenze macroeconomiche, finanziarie e monetarie di tutte le banche centrali dell'UE. Tale contributo sarà rafforzato dalle attività delle BCE e dell'ESCB nei vari ambiti di attività delle banche centrali (stabilità finanziaria, analisi macroeconomica, raccolta di dati statistici) e dalle sinergie globali in termini di competenze, risorse e infrastrutture delle banche centrali nazionali dell'UE. Il comitato della vigilanza bancaria della BCE che ho presieduto tra il 2007 e il 2011 era già attivo in questo ambito. La sua esperienza e attività preparatoria saranno utili per il nuovo comitato tecnico consultivo dell'ESRB.

Infine, la BCE partecipa alle riunioni dell'autorità bancaria europea (EBA) oltre che del comitato bancario europeo (EBC) di livello 2 e apporterà il proprio contributo alle discussioni tecniche in tali forum. Inoltre, come è noto, la BCE fornisce pareri giuridici su tutte le iniziative dell'UE (e nazionali) che possono influenzare la stabilità finanziaria, come ad esempio la CRD IV.

22       Quali sono le questioni a suo parere più urgenti nell'ambito della normativa dei servizi finanziari?

Innanzi tutto, le nuove regole di Basilea III, comprese le nuove misure sull'indice di leva finanziaria, gli standard di liquidità e le misure tampone anticicliche. L'attuazione di queste nuove regole è in corso in Europa attraverso modifiche alla direttiva sui requisiti patrimoniali (CRD IV), alla quale la Commissione europea sta attualmente lavorando. Desidero sottolineare che alcuni elementi della regolamentazione prudenziale sono strettamente legati alla vigilanza macroprudenziale, come le misure tampone anticicliche riguardo alle quali l'ESRB dovrebbe svolgere un ruolo importante in collaborazione con l'Autorità bancaria europea.

In secondo luogo, il lavoro sugli istituti finanziari di importanza sistemica (SIFI). Tale attività dovrebbe essere completata nel 2011.

In terzo luogo, la gestione e risoluzione delle crisi. Per quanto riguarda l'UE, la Commissione europea ha organizzato una consultazione pubblica a gennaio. Il quadro proposto contiene disposizioni per migliorare la preparazione alle crisi di autorità e istituzioni. Il nuovo quadro dell'UE dovrebbe armonizzare i sistemi nazionali e prevedere meccanismi di cooperazione per gestire efficacemente i fallimenti bancari transfrontalieri. Occorrono inoltre meccanismi di finanziamento credibili; a tale scopo si potrebbero utilizzare prelievi a carico delle banche, per raccogliere le risorse per i fondi di risoluzione.

Quarto, il settore bancario ombra. Il FSB è stato invitato dai leader del G20, in occasione del vertice di novembre 2010 a Seul, a sviluppare, entro la metà del 2011, raccomandazioni atte a rafforzare la regolamentazione e la vigilanza del sistema bancario ombra.

Quinto, la vigilanza macroprudenziale. Si è realizzato un notevole lavoro a livello nazionale, regionale e internazionale, in particolare da parte di BIS, FNI, FSB per (i) colmare i divari in termini di dati e rafforzare gli strumenti analitici per identificare e valutare il rischio sistemico, (ii) definire una risposta politica riguardo agli istituti finanziari, ai mercati e alle infrastrutture e (iii) compiere sforzi per sviluppare quadri coerenti per la vigilanza e la politica macroprudenziale.

Sesto, la protezione dei consumatori. Il G20 ha incaricato il FSB, l'OCSE e altre organizzazioni internazionali di esplorare eventuali opzioni per rafforzare la protezione dei consumatori. In questo modo si potranno tenere in considerazione le regole o i principi esistenti per la protezione dei consumatori che sono già stati attuati a livello europeo, quali la direttiva sui mercati degli strumenti finanziari o la direttiva sul credito al consumo, e che offrono ai consumatori un elevato livello di tutela.

Infine, le norme contabili. I recenti sforzi da parte del FASB (Financial Accounting Standards Board) e dei due comitati dell'IASB in risposta all'invito alla convergenza del G20 tra GAAP statunitensi e IFRS sono da accogliere favorevolmente. Permangono, tuttavia, differenze concettuali significative tra ambiti essenziali, quali la classificazione e misurazione degli strumenti finanziari, che devono essere risolte se si vuole trovare una risposta alla richiesta del G20 di un unico insieme di norme contabili di alta qualità.

D. Funzionamento della BCE, responsabilità democratica e trasparenza

23.      Le diverse responsabilità dei membri del comitato non dovrebbero cambiare con il tempo, in linea con le modifiche avvenute per i compiti e le priorità della BCE?

Vorrei sottolineare che il Comitato esecutivo della BCE è un organismo decisionale collegiale. Nell'ambito di tale responsabilità collettiva del funzionamento generale della BCE, sono a conoscenza del fatto che il comitato, per motivi di carattere operativo/pratico, concorda sulle linee di comunicazione delle aree operative della BCE. In concreto ciò significa che ciascuna area operativa riferisce a singoli membri del Comitato esecutivo, mentre quest'ultimo è collettivamente responsabile delle decisioni prese dalla BCE. Tutto ciò premesso, il Comitato esecutivo rivede le posizioni gerarchiche nel corso del tempo, una prassi che ritengo ottima dato che consente da un lato di tenere in considerazione le specifiche competenze e dall'altro, secondo i casi, di tenere conto dell'adeguamento all'evoluzione esterna (come la creazione di nuove unità operative, ad esempio per trattare con T2S), finendo con il rafforzare la collegialità del comitato.

24.      Quale sistema ritiene appropriato al fine di garantire un equo avvicendamento dei membri nel Comitato esecutivo della BCE anche per quanto riguarda la nazionalità?

I criteri di nomina dei membri del Comitato esecutivo della BCE sono definiti con estrema chiarezza nel trattato sul funzionamento dell'UE e nello statuto dell'ESCB e della BCE "i membri del Comitato esecutivo sono nominati tra persone di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario"; e "soltanto cittadini degli Stati membri [dell'area dell'euro] possono essere membri del comitato esecutivo".

Sono del parere che questa procedura, su raccomandazione del Consiglio e in seguito a consultazione del Parlamento europeo e della BCE, garantisca che i due requisiti per la nomina dei membri del Comitato esecutivo della BCE siano rispettati.

Vorrei inoltre insistere sul carattere sopranazionale della BCE, che comporta che tutte le decisioni dei suoi organi decisionali siano adottate esclusivamente nella prospettiva dell'area dell'euro e non a vantaggio di particolari interessi nazionali. Ciò avviene anche perché i membri degli organismi decisionali della BCE non rappresentano i rispettivi Stati membri, ma partecipano al processo decisionale nella loro capacità personale. Considero il requisito della nomina di "persone di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario" una garanzia sufficiente per una composizione adeguata e orientata all'area dell'euro del Comitato esecutivo della BCE.

25.      Che cosa pensa della necessità di incrementare la varietà di esperienze rappresentate nel comitato della BCE anziché affidarsi esclusivamente ai banchieri centrali?

Il trattato prevede che i membri del Comitato esecutivo "devono essere nominati tra persone di riconosciuta levatura ed esperienza personale nel settore monetario o bancario". Non è previsto il requisito di nominare soltanto banchieri centrali. Ovviamente, tale requisito è soddisfatto dai banchieri centrali, ma certamente non esclude altre tipologie di carriere ed esperienze professionali. Di fatto, la mia stessa esperienza professionale, al pari di quella di molti altri alti funzionari delle banche centrali, è alquanto varia e non si limita esclusivamente alle banche centrali. Se si guarda ai curricula degli attuali membri del Comitato esecutivo, emerge una notevole varietà di esperienze professionali, che apporta esperienze preziose al processo decisionale.

26.      Può esprimere il suo parere relativo al concetto di responsabilità democratica per quanto riguarda la BCE e le banche centrali in generale?

Ritengo che l'indipendenza di una banca centrale debba essere controbilanciata dalla responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica e dei suoi rappresentanti eletti. In termini generali, la responsabilità è la condizione preliminare fondamentale e l'elemento centrale della legittimità democratica. Può essere intesa come l'obbligo di una banca centrale indipendente di spiegare e giustificare idoneamente le proprie decisioni ai cittadini e ai loro rappresentanti eletti, rendendola in questo modo responsabile dell'adempimento del proprio mandato. La responsabilità garantisce, inoltre, che le attività della banca centrale vengano svolte con il massimo livello di professionalità.

In quanto organismo istituito in virtù del trattato, che agisce nei limiti delle competenze che le sono state attribuite, la BCE ha l'obbligo, previsto per legge, di mantenere la stabilità dei prezzi e di svolgere altre funzioni delle banche centrali per l'area dell'euro nel suo insieme. Pertanto, la BCE risponde in primo luogo e in via prioritaria ai cittadini dell'UE e, più formalmente, al Parlamento europeo, ovvero l'unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini dell'UE.

La BCE dispone di numerosi mezzi consolidati per espletare la sua responsabilità. A parte le conferenze stampa mensili del presidente e vicepresidente (cfr. inoltre la risposta 28), la BCE pubblica il suo bollettino mensile e presenta una relazione annuale al Parlamento europeo (e al Consiglio). Il presidente della BCE compare dinanzi alla commissione ECON a cadenza trimestrale, mentre altri membri del Comitato esecutivo sono spesso invitati a presentarsi presso la commissione ECON/il Parlamento per trattare argomenti specifici. Personalmente sono favorevole a un dialogo regolare tra i membri del Comitato esecutivo della BCE e i membri del Parlamento europeo. Inoltre, i membri del consiglio direttivo partecipano a numerosi impegni pubblici e rilasciano interviste a livello locale, nazionale ed europeo.

27.      La BCE evita da tempo di accettare la richiesta del Parlamento europeo di pubblicare i verbali delle riunioni del suo consiglio direttivo. Quali ritiene siano gli impedimenti e inconvenienti di tali pubblicazioni? Sarebbe favorevole alla pubblicazione dei verbali delle riunioni dei consigli direttivi della BCE nel prossimo futuro?

La pubblicazione dei verbali delle riunioni del consiglio direttivo della BCE potrebbe essere considerata uno dei mezzi possibili con cui la BCE si assume le proprie responsabilità. Tuttavia, è importante riconoscere che il consiglio direttivo della BCE è un organismo collegiale e, nel contempo, sovranazionale. Ciò significa che i membri del consiglio direttivo della BCE, che provengono da Stati membri diversi, sono solidalmente responsabili delle decisioni adottate dal Consiglio e quindi collettivamente responsabili.

Ci si preoccupa del fatto che la pubblicazione dei verbali possa limitare l'indipendenza dei membri del consiglio direttivo, in quanto li può esporre a tentativi indesiderati di limitarne l'imparzialità e, quindi, di renderli individualmente responsabili. Inoltre, sono personalmente preoccupato del fatto che ciò potrebbe portare a una categorizzazione dei membri del consiglio direttivo in base ai rispettivi paesi, i quali non rappresentano il consiglio direttivo.

Pertanto ritengo l'attuale prassi delle conferenze stampa del presidente, che si tengono subito dopo ogni riunione di politica monetaria, e la pubblicazione di una dichiarazione introduttiva che fornisce una sintesi esaustiva della valutazione dell'evoluzione economica, un mezzo efficace per presentare e spiegare la posizione del consiglio direttivo all'opinione pubblica, tutelando nel contempo le singole posizioni dei membri. Dato che questo approccio offre all'opinione pubblica informazioni complete e tutte le possibili spiegazioni in tempo reale, non credo vi siano motivi impellenti per modificare la pratica attuale. Inoltre, la banca centrale deve spiegare il quadro analitico impiegato nel processo decisionale interno e la sua valutazione dello stato dell'economia e deve chiarire frequentemente quale sia la logica economica alla base delle sue decisioni politiche e come viene fatto un atto equilibrato.

28.      A quali conclusioni giunge confrontando le politiche di trasparenza seguite dalla Federal Reserve Bank e dalla BCE? Cosa pensa della pubblicazione da parte della Fed o della Banca d'Inghilterra dei verbali delle loro riunioni? Ritiene che tale politica possa essere applicata alla BCE?

Un regime di trasparenza efficace richiede che la banca centrale spieghi chiaramente come essa interpreta il suo mandato ed esponga in maniera diretta i suoi obiettivi politici. In questo modo si aiuta l'opinione pubblica a controllare e valutare l'operato della banca centrale.

Riguardo alla politica monetaria, la preoccupazione principale della banca riguardo alla trasparenza deve essere l'efficacia della politica monetaria nel soddisfare gli obiettivi che la legge prevede per essa. La BCE ha annunciato una strategia di politica monetaria formale e spiega le decisioni di politica monetaria applicando questa strategia de facto, in tempo reale.

Oggi la maggior parte delle banche centrali considera la trasparenza l'elemento in assoluto più importante del rispettivo quadro di politica monetaria. Gli sforzi per migliorare la trasparenza sono da accogliere favorevolmente, se contribuiscono ad assicurare che la politica monetaria sia meglio compresa da parte dell'opinione pubblica, diventando altresì più credibili ed efficaci. In questo senso, la maggior parte delle banche centrali, compresa la Fed e la BCE, ha sottolineato l'importanza di una comunicazione efficace e di una corretta interazione con il pubblico. Dato che una banca centrale può avere varie opzioni per migliorare le proprie comunicazioni, non è sempre chiaro quale sia il modello di trasparenza più adatto a determinate circostanze.

In merito alla pubblicazione dei verbali degli organi decisionali, si tratta di una delle possibilità nell'ambito dei mezzi di comunicazione delle decisioni. In tali circostanze, potrebbe fornire utili informazioni aggiuntive sulla diversità dei punti di vista all'interno dell'organismo decisionale, oltre che riguardo al ragionamento che ha portato alla decisione. Tuttavia, come ho spiegato nella risposta alla domanda 27, potrebbe presentare notevoli aspetti negativi, che non migliorano la comunicazione. In questo contesto, l'approccio della Fed e della Banca d'Inghilterra di pubblicare i verbali è uno dei vari possibili.

Il fatto che la BCE non pubblichi i propri verbali deve essere valutato alla luce delle specifiche esigenze e circostanze della BCE e dell'Eurosistema più in generale. Ciò consente al consiglio direttivo di adottare decisioni di politica economica in piena indipendenza e di sottolineare la responsabilità collettiva dei membri. Inoltre, è in linea con il requisito previsto dal trattato di mantenere riservate le deliberazioni del consiglio direttivo.

29.      Qual è la sua opinione riguardo al dialogo monetario? I membri del comitato della BCE potrebbero discutere della politica monetaria e delle sue decisioni con altri soggetti politici o ciò potrebbe mettere a rischio l'indipendenza della banca?

Le riunioni trimestrali tra il presidente della BCE e la commissione per i problemi economici e monetari costituiscono un'opportunità importante per la BCE di spiegare la sua politica monetaria ai rappresentanti dei cittadini europei e di ricevere un feedback in merito. A ciò si aggiungono le ulteriori apparizioni dei membri del Comitato esecutivo nella commissione ECON e in Aula, oltre alle visite informali di deputati europei alla BCE compresa, in particolare, la visita annuale della commissione ECON. Tutto ciò fa parte dell'espletamento della responsabilità della BCE nei confronti del Parlamento europeo e dovrebbe contribuire a un dialogo altamente produttivo e costruttivo tra le due istituzioni.

Oltre a ciò, esiste un'interazione regolare con le istituzioni e gli organismi europei quali l'Eurogruppo e il Consiglio ECOFIN. Vi è inoltre uno scambio di informazioni a livello tecnico con la Commissione e i governi nazionali in seno a varie commissioni dell'UE, in linea con le disposizioni del trattato e il rispetto dell'indipendenza della banca.

30.      Quali ritiene siano i rischi e le sfide più importanti per la BCE?

Il presente è segnato da numerose difficoltà, ma desidero concentrare l'attenzione su tre ambiti problematici principali.

Il primo è la normalizzazione della politica monetaria. L'area dell'euro si sta gradualmente riprendendo dalla profonda crisi economica e finanziaria, sebbene i progressi compiuti non siano uniformi nei diversi paesi, mercati e settori. A un certo punto, la BCE riporterà i principali tassi di interesse ai livelli precedenti, mentre le misure non convenzionali saranno progressivamente accantonate, dato che non saranno più necessarie per garantire la trasmissione della politica monetaria all'economia e, in ultima istanza, ai prezzi. La definizione del momento adatto per queste azioni costituisce una sfida, soprattutto in un contesto come quello odierno, ancora segnato dall'incertezza e dalle vulnerabilità.

Il secondo l'ho già menzionato in precedenza: la crisi finanziaria ha fatto sorgere una serie di interrogativi in merito al rapporto che intercorre tra politica monetaria e stabilità finanziaria. È essenziale avere una migliore comprensione del ruolo del settore finanziario nel meccanismo di trasmissione. Inoltre, un buon rapporto di lavoro con l'ESRB e le autorità di vigilanza europee sarà anch'esso essenziale.

La terza sfida principale che desidero menzionare riguarda il futuro dell'Europa e dell'UEM. Le politiche nazionali adottate sulla scia della crisi attuale non hanno fornito all'UEM i mezzi necessari a garantirne la stabilità e un corretto funzionamento. Il consolidamento fiscale, le riforme strutturali e la correzione degli squilibri sono stati, in molti casi, insufficienti e le norme europee sono state talora ignorate o addirittura modificate, quando non si adattavano all'agenda politica nazionale. Si rende pertanto necessario un nuovo quadro di governance a livello europeo, che rammenti agli Stati membri che i benefici dell'UE e soprattutto dell'UEM sono accompagnati anche da responsabilità. Riguardo alla BCE, occorre compiere un salto qualitativo. La mera sopravvivenza non è un'opzione per una costruzione europea degna di tale nome, a questo punto. Considero questi sviluppi significativi non solo in quanto europeista convinto, ma anche in veste di decisore di politica monetaria, dato che tali aspetti influenzano le condizioni in cui la BCE porta avanti la sua politica monetaria per raggiungere l'obiettivo primario della stabilità dei prezzi.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

16.3.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

42

0

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Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Burkhard Balz, Sharon Bowles, Udo Bullmann, Pascal Canfin, Nikolaos Chountis, George Sabin Cutaş, Rachida Dati, Leonardo Domenici, Derk Jan Eppink, Diogo Feio, Vicky Ford, Ildikó Gáll-Pelcz, José Manuel García-Margallo y Marfil, Jean-Paul Gauzès, Sven Giegold, Sylvie Goulard, Liem Hoang Ngoc, Wolf Klinz, Philippe Lamberts, Astrid Lulling, Hans-Peter Martin, Íñigo Méndez de Vigo, Ivari Padar, Antolín Sánchez Presedo, Olle Schmidt, Edward Scicluna, Peter Simon, Peter Skinner, Theodor Dumitru Stolojan, Ivo Strejček, Marianne Thyssen, Corien Wortmann-Kool

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Sophie Auconie, Elena Băsescu, David Campbell Bannerman, Saïd El Khadraoui, Ashley Fox, Danuta Jazłowiecka, Olle Ludvigsson, Thomas Mann, Sirpa Pietikäinen, Catherine Stihler