RELAZIONE sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune

29.8.2012 - (12562/2011 – 2012/2050(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Elmar Brok


Procedura : 2012/2050(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0252/2012

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune

(12562/2011 – 2012/2050(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune (12562/2011),

–   visto l'articolo 36 del trattato sull'Unione europea,

–   visto l'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006, parte II, sezione G, punto 43,[1]

–   visto il succitato accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria,

–   viste le sue risoluzioni dell'11 maggio 2011[2] e del 10 marzo 2010[3] relative rispettivamente alle relazioni annuali 2010 e 2009 sulla PESC,

–   vista la sua risoluzione dell'8 luglio 2010[4] sul servizio europeo per l'azione esterna,

–   vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/HR) sulla responsabilità politica[5],

–   vista la dichiarazione resa dall'alto rappresentante in Aula, l'8 luglio 2010, sull'organizzazione di fondo dell'amministrazione centrale del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE)[6],

–   vista la sua risoluzione del 18 aprile 2012 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo e la politica dell'Unione europea in materia, comprese le conseguenze per la politica strategica dell'UE in materia di diritti umani[7],

–   vista la comunicazione congiunta dell'alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione europea al Parlamento europeo e al Consiglio, del 12 dicembre 2011, dal titolo "Diritti umani e democrazia al centro dell'azione esterna dell'Unione europea – Verso un approccio più efficace" (COM(2011)0886),

–   viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325 (2000) e 1820 (2008) sulle donne, la pace e la sicurezza, 1888 (2009) sulla violenza sessuale contro le donne e i bambini in situazioni di conflitto armato, 1889 (2009) volta a rafforzare l'attuazione e il monitoraggio della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nonché 1960 (2010), che introduce un meccanismo per la compilazione dei dati e di un elenco relativi agli autori di violenza sessuale nei conflitti armati,

–   visto l'articolo 119, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i bilanci (A7-0252/2012),

A. considerando che l'UE dovrebbe sviluppare ulteriormente i suoi obiettivi di politica estera e promuovere i suoi valori e interessi su scala mondiale con il fine generale di contribuire alla pace, alla sicurezza delle persone, alla solidarietà, alla prevenzione dei conflitti, allo Stato di diritto e alla promozione della democrazia, alla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alla parità di genere, al rispetto del diritto internazionale, al sostegno alle istituzioni internazionali, ad un efficace multilateralismo e al rispetto reciproco tra le nazioni, allo sviluppo sostenibile, a una governance trasparente e responsabile, al commercio libero ed equo e allo sradicamento della povertà;

B.  considerando che, per conseguire tali obiettivi, l'UE deve essere in grado di instaurare sinergie e di sviluppare partenariati strategici con i paesi che condividono gli stessi valori e che sono disposti ad adottare politiche comuni e a impegnarsi in azioni concertate;

C. considerando che l'attuazione del trattato di Lisbona conferisce una nuova dimensione all'azione esterna europea e contribuirà a incrementare la coerenza, la sistematicità e l'efficacia della politica estera dell'UE e, in senso più lato, delle sue azioni esterne; che l'Unione europea e gli Stati membri devono trarre insegnamento dai fallimenti passati nel dare nuova forma alla azione esterna, integrando nel contempo i diritti umani e la democrazia al centro delle sue politiche, e promuovendo la transizione nei paesi a regime autoritario, in particolare dove le considerazioni relative alla stabilità e alla sicurezza hanno compromesso una politica basata su principi di promozione della democrazia e dei diritti umani;

D. considerando che il trattato di Lisbona sta imprimendo nuovo slancio alla politica estera dell'UE, in particolare in quanto offre gli strumenti istituzionali e operativi che potrebbero consentire all'Unione di assumere un ruolo internazionale compatibile con il suo importante status economico e con le sue ambizioni, nonché di organizzarsi in modo tale da essere un efficace attore globale, in grado di condividere la responsabilità della sicurezza globale e di svolgere un ruolo guida nella definizione di risposte comuni a sfide comuni;

E.  considerando che l'attuale crisi finanziaria e del debito sovrano nuoce profondamente alla credibilità dell'Unione europea nell'arena internazionale e indebolisce l'efficacia e la sostenibilità a lungo termine della politica estera e di sicurezza comune (PESC);

F.  considerando che il nuovo slancio all'azione esterna europea necessita altresì di un'azione più strategica da parte dell'UE che le consenta di far sentire il suo peso a livello internazionale; che la capacità dell'UE di influenzare l'ordine internazionale non dipende soltanto dalla coerenza delle sue politiche, dai suoi attori e dalle sue istituzioni, ma anche da una concezione realmente strategica della politica estera europea, che deve unire e coordinare tutti gli Stati membri in base alla stessa serie di priorità e di obiettivi, in modo che parlino con un'unica voce forte e mostrino solidarietà nell'arena internazionale; che la politica estera dell'UE deve essere dotata dei necessari mezzi e strumenti per consentire all'Unione di agire in modo efficace e coerente sulla scena mondiale;

G. considerando che il controllo della politica estera dell'UE esercitato dal Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali ai rispettivi livelli è fondamentale se si vuole che l'azione esterna europea sia compresa e sostenuta dai cittadini europei; che il controllo parlamentare rafforza la legittimità di tale azione;

VALUTAZIONE DELLA RELAZIONE ANNUALE 2010 DEL CONSIGLIO SULLA PESC

1.  plaude ai passi compiuti dal Consiglio nella relazione annuale 2010, con il sostegno del vicepresidente della Commissione europea/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), in direzione di una mappatura della politica estera dell'Unione in un documento politico strategico e lungimirante;

2.  ritiene tuttavia che la relazione annuale del Consiglio non sia all'altezza delle ambizioni del trattato di Lisbona per vari importanti aspetti, in particolare: non fornisce un senso chiaro delle priorità o degli orientamenti strategici di medio e lungo periodo per la PESC; non chiarisce i meccanismi politici volti ad assicurare la coerenza e la corrispondenza fra le diverse componenti della politica estera, comprese quelle di responsabilità della Commissione; non affronta importanti questioni relative al ruolo del SEAE e delle delegazioni nel garantire che le risorse dell'Unione (di personale, finanziarie e diplomatiche) siano conformi alle priorità in materia di affari esteri ed elude una discussione, di cui è implicito lo svolgimento nelle nuove strategie per il Corno d'Africa e il Sahel, su come inserire le missioni e operazioni ad hoc a titolo della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) (la loro motivazione e il loro stato finale) nel quadro politico-strategico delle priorità della politica estera dell'UE con riferimento a un paese o a una regione;

3.  ribadisce che il trattato dispone che il Parlamento europeo venga consultato in materia di PESC e di PSDC, che i suoi punti di vista vengano presi in debita considerazione e che possa formulare raccomandazioni; riconosce a tale proposito la disponibilità del vicepresidente/alto rappresentante nei confronti del Parlamento europeo; osserva nondimeno che, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, si potrebbero apportare miglioramenti per quanto concerne l'informazione della commissione competente sull'esito delle sessioni del Consiglio Affari esteri e la consultazione del Parlamento onde assicurare che si tenga dovutamente conto dei suoi pareri prima dell'adozione di mandati e strategie nel settore della PESC; attende con interesse la revisione degli strumenti di assistenza esterna e un esito che riconosca i diritti del Parlamento con riferimento ai documenti strategici e ai programmi d'azione pluriennali, quali sanciti all'articolo 290 del TFUE; chiede inoltre una migliore informazione e consultazione del Parlamento in tutte le fasi della procedura per le decisioni PESC del Consiglio relative ad accordi con paesi terzi, in particolare prima di decidere di conferire alla Commissione europea il mandato di negoziare e firmare accordi a nome dell'Unione e per quanto attiene ai quadri per la partecipazione di paesi terzi alle operazioni di gestione delle crisi condotte dall'UE;

4.  invita il Consiglio, al momento della stesura delle future relazioni annuali sulla PESC, ad avviare al più presto un dialogo con la commissione per gli affari esteri al fine di discutere il quadro politico generale per l'anno successivo e gli obiettivi strategici a più lungo termine e di fissare un parametro di riferimento per fornire ai cittadini europei una dichiarazione chiara sull'evoluzione, le priorità e i progressi della politica estera dell'Unione europea;

UN NUOVO APPROCCIO GLOBALE ALLA POLITICA ESTERA DELL'UE

5.  sottolinea che nel secondo decennio del ventunesimo secolo vi è una crescente consapevolezza fra i cittadini dell'Europa e di altre regioni del mondo che, per fronteggiare le minacce e le sfide globali sono adeguati soltanto approcci globali comprendenti strumenti diplomatici, economici, di sviluppo e - in ultima istanza e in piena conformità con le disposizioni della Carta dell'ONU - militari;

6.  reputa che, grazie al trattato di Lisbona, l'UE disponga di tutti i mezzi necessari per adottare un approccio globale di questo tipo, che utilizzi tutte le risorse diplomatiche e finanziarie dell'Unione a sostegno di orientamenti strategici comuni, con la finalità di esercitare la maggior influenza possibile nel promuovere la sicurezza e la prosperità economica dei cittadini europei e dei loro vicini, nonché i diritti fondamentali; chiede che sia portato avanti lo sviluppo di un idoneo meccanismo in seno al SEAE, con la partecipazione dei pertinenti servizi della Commissione, nel quale le competenze geografiche e tematiche si integrino e guidino un approccio globale alla programmazione, alla formulazione e all'attuazione della politica;

7.  sottolinea che una concezione comprensiva della PESC abbraccia tutti i settori della politica estera, inclusa la definizione progressiva di una politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) che potrebbe condurre a una difesa comune, ponendo l'accento sul perseguimento, pur nel rispetto della specificità di ciascuna componente dell'azione esterna, della coerenza e della corrispondenza; ribadisce che un simile approccio allo sviluppo della politica estera dell'UE deve basarsi sui principi e sugli obiettivi sanciti dall'articolo 21 del trattato sull'Unione europea, nel senso che l'azione esterna dell'UE deve essere ispirata dalla promozione e dalla tutela dei valori dell'Unione, come il rispetto dei diritti umani, la libertà, la democrazia e lo Stato di diritto; sottolinea, al tempo stesso, l'importanza di un più stretto coordinamento tra le dimensioni interna ed esterna delle politiche di sicurezza dell'UE, che dovrebbe riflettersi nell'azione esterna dell'Unione;

8.  osserva che nel 2013 ricorrerà il decennale dell'adozione della strategia di sicurezza europea e sottolinea pertanto la necessità di aggiornare e consolidare tale documento quadro, adeguandolo all'attuale contesto internazionale;

L'ARCHITETTURA DELLA POLITICA ESTERA

9.  sottolinea il ruolo di leadership politica che ci si attende dal vicepresidente/alto rappresentante per garantire l'unità, il coordinamento, la coerenza e l'efficacia dell'azione dell'UE; invita il vicepresidente/alto rappresentante ad avvalersi pienamente e tempestivamente dei suoi poteri per avviare, attuare e garantire la conformità con la PESC, associando pienamente i competenti organi del Parlamento a tale sforzo; plaude all'importante ruolo di guida che, a nome della comunità internazionale, il vicepresidente/alto rappresentante ha svolto in circostanze difficili nei negoziati con l'Iran; tiene conto dell'importante rapporto storico esistente tra l'Europa e l'Iran e del ruolo di quest'ultimo in qualità di vicino dell'Europa; chiede un esercizio di leadership per potenziare il ruolo dell'Unione europea nel sostegno al vicinato europeo, alla luce della primavera araba e in particolare dei processi di transizione democratica nel Mediterraneo del Sud, anche attraverso il nuovo Fondo europeo per la democrazia, nonché rispetto allo stagnante processo di pace in Medio Oriente;

10. riconosce la funzione cruciale svolta dal SEAE (compresi le delegazioni e i rappresentanti speciali dell'UE) assistendo il vicepresidente/alto rappresentante nel perseguimento di un approccio politico maggiormente strategico, coerente e uniforme all'azione esterna dell'UE; afferma la propria intenzione di continuare a monitorare l'equilibrio geografico e di genere del personale del SEAE, anche ad alto livello, e di valutare se la nomina di diplomatici degli Stati membri a capi delegazione e in altre posizioni chiave avvenga nell'interesse dell'Unione e non solamente dei rispettivi Stati membri; sottolinea l'importanza di disporre di un SEAE pienamente funzionale ed efficiente e di rafforzare le relazioni tra SEAE, Commissione e Stati membri, al fine di conseguire sinergie nell'attuazione efficace dell'azione esterna e di comunicare un messaggio univoco dell'Unione sulle grandi questioni politiche;

11. sottolinea che il ruolo dei rappresentanti speciali dell'UE dovrebbe essere complementare e coerente rispetto al lavoro, specifico per ogni paese, dei capi delle delegazioni dell'UE, e dovrebbe rappresentare e coordinare la politica dell'Unione stessa nei confronti di regioni con strategie o interessi di sicurezza specifici, che necessitano di una presenza e di una visibilità permanenti dell'UE; si compiace della reazione positiva del vicepresidente/alto rappresentante al fatto che il Parlamento inviti i rappresentanti speciali dell'UE e i capi di delegazione di nuova nomina per uno scambio di opinioni prima che assumano le funzioni; chiede una migliore comunicazione e un migliore accesso ai rapporti politici delle delegazioni e dei rappresentanti speciali dell'UE, affinché il Parlamento sia informato con completezza e tempestività sugli sviluppi in loco, in particolare nelle zone ritenute di importanza strategica od oggetto di inquietudini politiche;

12. ribadisce la sua posizione secondo cui le politiche tematiche importanti gestite in precedenza da rappresentanti personali dovrebbero essere sostenute appieno dal SEAE e disporre di un'adeguata rappresentanza politica esterna; chiede conseguentemente che siano presentate proposte analoghe a quella relativa ai diritti umani;

13. accoglie con favore la decisione di nominare un rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani cui dovrebbe essere conferito un mandato forte per integrare i diritti umani in tutti gli aspetti della PESC, della PSDC e di altre politiche dell'Unione e assicurare visibilità e coerenza all'azione dell'UE in tale ambito;

14. ritiene che orientamenti strategici chiaramente definiti contribuiranno ad adeguare le risorse finanziarie dell'Unione, notevoli ma non illimitate, alle ambizioni e alle priorità della sua azione esterna; sottolinea che un approccio strategico di questo tipo dovrebbe essere soggetto al controllo democratico, che non dovrebbe tuttavia impedire o rallentare la flessibilità di risposta al mutare delle circostanze politiche in loco;

15. plaude all'impegno assunto dagli Stati membri nel trattato di Lisbona di svolgere appieno il loro ruolo nell'elaborazione, nell'attuazione e nel coordinamento della politica estera dell'UE e di assicurare la coerenza di tale politica con le altre politiche dell'Unione; sottolinea l'importanza della solidarietà tra gli Stati membri, in un periodo di ristrettezze economiche, allorché si tratta di migliorare l'efficacia dell'Unione quale attore globale e coeso; rileva in particolare l'importanza della messa a disposizione di capacità militari e civili da parte degli Stati membri ai fini dell'attuazione efficace della PSDC; deplora nondimeno che le relazioni bilaterali di alcuni Stati membri con paesi terzi ancora offuschino o indeboliscano la coerenza dell'azione dell'Unione, e chiede che gli Stati membri compiano maggiori sforzi per allineare le loro politiche esterne sulla PESC;

16. invita il vicepresidente/alto rappresentante a potenziare la cooperazione sistematica tra tutti gli Stati membri nel quadro della PESC e, in parallelo, a sondare appieno le possibilità di cooperazione rafforzata offerte dal trattato di Lisbona, compresa l'elaborazione di orientamenti per il conferimento di specifici incarichi e missioni a una coalizione dei volenterosi, una sorta di "nucleo centrale" di Stati membri, nonché ad avviare il processo che porterà all'adozione di conclusioni da parte del Consiglio europeo sulla cooperazione strutturata permanente nei settori della sicurezza e della difesa e sull'applicazione della clausola di difesa reciproca;

POLITICA ESTERA: ARCHITETTURA FINANZIARIA E DI BILANCIO

17. rammenta che la revisione dell'accordo interistituzionale del 2006 relativo alla disciplina di bilancio e alla sana gestione finanziaria deve segnare un ulteriore passo verso una maggiore trasparenza nel settore della PESC e verso la trasmissione di informazioni pertinenti all'autorità di bilancio conformemente alla dichiarazione del vicepresidente/alto rappresentante sulla responsabilità politica; reputa a tale proposito che la trasparenza totale e il controllo democratico necessitino di linee di bilancio separate per ogni singola operazione e missione in ambito PESD e per ciascun rappresentante speciale dell'UE, unitamente a procedure razionalizzate ma trasparenti per il trasferimento di fondi da una voce all'altra, se le circostanze lo esigono; è al contempo persuaso che la flessibilità e la reattività richieste per la PESC non debbano essere disattese;

18. ribadisce che le risorse dell'UE disponibili per l'attuazione della PESC vanno utilizzate nel modo più efficiente possibile e che pertanto la sinergia tra le azioni esterne dell'UE e degli Stati membri deve essere conseguita in termini sia politici che di bilancio;

19. ritiene che il meccanismo ATHENA per il finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari e di difesa condotte dall'Unione europea non fornisca un quadro adeguato di tutte le incidenze finanziarie delle missioni effettuate in ambito PESC e chiede pertanto un chiaro elenco di tutte le spese:

20. si compiace della maggiore importanza accordata alla sistematicità e alla coerenza in tutti gli strumenti finanziari dell'UE, ad esempio sotto forma di disposizioni trasversali sul SEAE nelle proposte di regolamento concernenti i nuovi strumenti finanziari per le relazioni esterne per il periodo 2014-2020; ritiene che un siffatto approccio dimostrerà il valore aggiunto dell'UE nella ricerca della sicurezza e della prosperità per i cittadini europei; sottolinea, a tale proposito, che gli strumenti finanziari dovrebbero essere utilizzati in modo complementare in tutta la sfera della politica estera dell'Unione, senza duplicazioni;

21. sottolinea l'importanza di garantire che i nuovi strumenti finanziari per le relazioni esterne all'esame del Parlamento e del Consiglio siano tarati e finanziati in modo adeguato per rispondere agli interessi strategici dell'UE, e che siano adattabili a circostanze politiche mutevoli; chiede pertanto che il bilancio dell'Unione (il quadro finanziario pluriennale 2014-2020) sia dotato di idonee risorse, in linea con le ambizioni e le priorità dell'UE in quanto attore globale, così da poter offrire un futuro di sicurezza e prosperità ai cittadini e assicurare la flessibilità necessaria per fronteggiare sviluppi imprevisti;

22. ritiene che un approccio più coeso e globale all'applicazione degli strumenti dell'UE per le relazioni esterne a sostegno degli obiettivi politici e strategici comuni offrirà risposte più efficienti ed efficaci in termini di costi alle sfide della politica estera e di sicurezza e, conseguentemente, una sicurezza e una prosperità maggiori ai cittadini europei; sottolinea che, affinché il Parlamento possa rassicurare i cittadini quanto alla coerenza e all'efficacia sotto il profilo dei costi degli strumenti finanziari e delle politiche esterne, i poteri che i trattati conferiscono al Parlamento stesso (segnatamente l'articolo 290 del TFUE) debbono trovare idoneo riscontro nella revisione degli strumenti finanziari e, in particolar modo, nell'utilizzo di atti delegati per i documenti di programmazione strategica;

23. reputa che, per coerenza con i valori propri dell'Unione, andrebbero rafforzati gli strumenti finanziari che promuovono, tra l’altro, il consolidamento della pace, la sicurezza, la democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo e le società eque in quanto si tratta di strumenti strategici dell’azione esterna e della politica estera dell’UE per affrontare le sfide a livello globale;

24. sottolinea l'importanza di assicurare la coerenza fra programmazione, formulazione e attuazione delle politiche grazie a un'idonea combinazione di strumenti finanziari esterni nel settore degli affari esteri; chiede, fra l'altro, una continuità della complementarità fra la PESC e lo strumento di stabilità nei settori della mediazione, della prevenzione dei conflitti, della gestione delle crisi e della pacificazione postbellica, come pure un ulteriore lavoro in direzione della complementarità con gli strumenti geografici destinati all'impegno a lungo termine con un paese o una regione; plaude all'istituzione di un nuovo strumento di partenariato, come richiesto dal Parlamento europeo, che conferisce un significativo valore aggiunto alla PESC in quanto offre un quadro finanziario per la cooperazione tra l'Unione e i paesi terzi in relazione a obiettivi che derivano dai rapporti bilaterali, regionali o multilaterali dell'UE ma che esulano dall'ambito di applicazione dello strumento di cooperazione allo sviluppo;

25. reputa che sia possibile contribuire a un siffatto approccio stabilendo chiari parametri di riferimento che il Parlamento europeo dovrebbe monitorare e valutare nel breve, nel medio e nel lungo periodo; chiede che siano definiti dei criteri per la politica estera dell'UE, attingendo ai documenti di programmazione strategica o ai quadri politici strategici esistenti (come per il Corno d'Africa o il Sahel), che comprendano una definizione più sistematica e quantificabile delle priorità e degli obiettivi nonché delle risorse da utilizzare secondo calendari precisi per il breve, il medio e il lungo periodo;

26. reputa che un approccio globale all'azione esterna dell'Unione imponga, tra l'altro, un maggiore allineamento e un rafforzamento reciproco tra la PESC e la politica europea di vicinato (PEV); accoglie con favore, a tale riguardo, la risposta politica comune della Commissione e del SEAE agli eventi che hanno interessato il vicinato meridionale, quale emerge dalla "comunicazione congiunta" del 25 maggio 2011; ritiene, inoltre, che le strutture multilaterali della PEV debbano essere consolidate e sviluppate in maniera più strategica, in modo da promuovere con efficacia le priorità di politica estera dell'Unione; sostiene che il SEAE e la Commissione, considerata la centralità del "multilateralismo efficace" nell'azione esterna dell'Unione, debbano valutare se la componente multilaterale della PEV possa fungere da quadro per organizzare le relazioni politiche nella grande Europa;

PRIORITÀ STRATEGICHE: I CERCHI CONCENTRICI DELLA PACE, DELLA SICUREZZA E DELLO SVILUPPO SOCIOECONOMICO

27. ritiene che gli interessi, gli obiettivi e gli orientamenti strategici da perseguire attraverso la PESC debbano essere fondati sul conseguimento della pace, della sicurezza e della prosperità per i cittadini europei e dei paesi esterni all'Europa, in primo luogo nel vicinato dell'UE ma anche oltre, e debbano essere guidati dai principi che hanno ispirato la creazione dell'UE stessa, in particolare la democrazia, lo Stato di diritto, l'universalità e l'indivisibilità dei diritti umani e delle libertà fondamentali, il rispetto della dignità umana, l'uguaglianza e la solidarietà, e il rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, compreso l'esercizio della "responsabilità di proteggere";

28. continua a sostenere l'allargamento potenziale dell'Unione europea a qualsiasi Stato europeo che rispetti i valori dell'UE, che sia impegnato a promuoverli e che sia disposto e idoneo a soddisfare i criteri di adesione;

29. osserva che, nel tempo, l'UE ha sviluppato relazioni con paesi e organizzazioni regionali che hanno basi giuridiche e contrattuali differenti, di cui alcune sono state qualificate come "strategiche"; osserva che non esiste una formula chiara per determinare la scelta di un partner strategico da parte dell'UE e che, quando le scelte vengono compiute, il Parlamento europeo non è né informato né consultato; rileva che l'effetto leva determinato da relazioni bilaterali autentiche e responsabili può costituire un importante fattore moltiplicatore di forza per la politica estera dell'UE tanto a livello regionale quanto in seno ai forum multilaterali e che, conseguentemente, la scelta dei partner strategici merita un'accurata riflessione alla luce dei valori e degli obiettivi strategici che l'UE intende proiettare;

30. ritiene pertanto che le future decisioni in materia di partner strategici debbano essere attentamente inquadrate in funzione delle priorità della politica estera dell'Unione nei confronti di un paese o di una regione determinati, oppure nei forum internazionali, e che occorra tenere in debita considerazione la possibilità di porre fine a partenariati che divengano obsoleti o risultino controproducenti; chiede pertanto un dibattito di aggiornamento con il Parlamento europeo per dare seguito alla discussione del Consiglio europeo del settembre 2010 sui partenariati strategici e chiede altresì che il Parlamento sia informato regolarmente prima delle decisioni sui futuri partenariati, in particolare nel caso in cui tali partenariati ricevano un sostegno finanziario dal bilancio dell'UE o implichino un più stretto rapporto contrattuale con la stessa;

31. è del parere che, affinché l'Unione risulti efficace nel portare ai cittadini pace, sicurezza e sviluppo socioeconomico in un contesto politico internazionale altamente competitivo, mutevole e imprevedibile, sia importante concentrare le sue limitate risorse sulle priorità strategiche, partendo dalle sfide "più vicine", in particolar modo nei paesi dell'allargamento e nel vicinato, per poi muovere verso l'esterno in cerchi concentrici, considerando, all'occorrenza, il ruolo e l'influenza relativa delle organizzazioni regionali;

32. ritiene che rispettando gli impegni assunti nel quadro dell'allargamento e dimostrando responsabilità nei confronti dei paesi vicini l'Unione rafforzerà la credibilità della propria portata mondiale; riconferma l'impegno dell'UE a favore di un multilateralismo efficace incentrato sul sistema delle Nazioni Unite e sottolinea l'importanza della cooperazione con altri partner internazionali nel rispondere alle crisi, alle minacce e alle sfide globali;

-    Balcani occidentali

33. sostiene le strategie dell'UE nei confronti dei Balcani occidentali, compresa la prospettiva di un allargamento, intese a promuovere la democratizzazione, la stabilizzazione, la risoluzione pacifica dei conflitti e la modernizzazione socioeconomica tanto dei singoli paesi quanto della regione nella sua interezza; rileva con inquietudine che l'instabilità politica, le debolezze istituzionali, la corruzione diffusa, la criminalità organizzata e le problematiche regionali e bilaterali e le problematiche bilaterali irrisolte sono d'intralcio a un ulteriore progresso verso l'integrazione nell'UE di taluni paesi; invita pertanto l'UE a affrontare con maggiore incisività tali questioni nell'ambito del processo d'integrazione, in linea con la Carta delle Nazioni unite, e a rafforzare il suo ruolo centrale nella regione;

34. ribadisce il suo sostegno a un miglioramento del processo di adesione dei Balcani occidentali adottando un approccio maggiormente fondato su parametri di riferimento, rendendolo più trasparente e reciprocamente responsabile e introducendo indicatori chiari; invita l'UE a compiere sforzi nuovi, convincenti e autentici per rilanciare il processo di ampliamento e a continuare ad accordare la priorità alle seguenti condizioni: un dialogo politico costruttivo, relazioni di buon vicinato, lo sviluppo economico, il consolidamento dello Stato di diritto, ivi compresi la garanzia della libertà d'espressione e il rispetto dei diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, la lotta efficace alla corruzione e alla criminalità organizzata, il potenziamento dell'efficacia e dell'indipendenza della magistratura, il miglioramento delle capacità amministrative nell'applicazione della normativa inerente all'acquis, il contrasto alle tensioni interetniche e interreligiose e il miglioramento della situazione dei rifugiati e dei profughi, come pure la risoluzione delle questioni bilaterali e regionali aperte;

35. reputa inoltre cruciale che la politica estera dell'UE nei confronti di una regione con una recente storia di conflitti armati interetnici promuova un clima di tolleranza, il rispetto dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze, politiche e normative antidiscriminazione, relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale, anche attraverso sistemi di istruzione maggiormente integrati (scambi intraregionali di studenti) e la collaborazione scientifica, quali requisiti preliminari per la stabilità europea e quale strumento per agevolare la conciliazione;

36. accoglie con favore la riconfigurazione della missione EULEX e il suo riorientamento verso lo Stato di diritto e il mandato esecutivo; si attende che la missione sia pienamente operativa su tutto il territorio del Kosovo, Nord compreso, e che intensifichi la lotta contro la corruzione a tutti i livelli, anche contro la criminalità organizzata;

-    Turchia

37. accoglie favorevolmente l'agenda positiva della Commissione per le relazioni UE-Turchia; esprime preoccupazione per la situazione in un certo numero di settori, segnatamente per quanto concerne la libertà di espressione, lo stato di diritto, i diritti delle donne in Turchia, i lenti progressi verso una nuova costituzione civile e, inoltre, la polarizzazione della società turca; sottolinea che la Turchia è non solo un paese candidato ma anche un importante partner strategico e un alleato in ambito NATO; chiede pertanto che sia rafforzato il dialogo politico in corso con il paese sulle scelte e gli obiettivi di mutuo interesse in materia di politica estera; sottolinea l'importanza di incoraggiare la Turchia a perseguire la propria politica estera in un quadro di relazioni di buon vicinato, di dialogo e di coordinamento con l'Unione europea al fine di instaurare valide sinergie e rafforzare le possibilità di un impatto positivo, in particolare per quanto concerne il sostegno al processo di riforma nel mondo arabo; auspica un miglioramento delle condizioni per l'apertura di nuovi capitoli dei negoziati di adesione (ad esempio la ratifica e l'attuazione al protocollo di Ankara);

-    Vicinato meridionale e Medio Oriente

38. chiede la piena operatività dei principi a fondamento dell'approccio della nuova politica europea di vicinato (PEV) quali delineati nella comunicazione congiunta del vicepresidente/alto rappresentante e della Commissione del 25 maggio 2011, in particolare il principio "more for more" (maggiori aiuti a fronte di un maggiore impegno), i principi di differenziazione e di responsabilità reciproca e il "partenariato con la società"; chiede che l'assistenza dell'UE sia pienamente allineata su tale nuovo approccio; rammenta che la comunicazione congiunta "Realizzare una nuova politica europea di vicinato" del 15 maggio 2012 elenca per i paesi della regione le seguenti sfide: democrazia sostenibile, sviluppo economico e crescita inclusivi, mobilità, cooperazione regionale e Stato di diritto;

39. rammenta che il vicinato meridionale riveste un'importanza fondamentale per l'Unione europea ; sottolinea la necessità di un rafforzamento del partenariato tra l'UE e i paesi e le società del vicinato per sostenere la transizione verso democrazie consolidate, e insiste affinché, nella risposta dell'UE alla primavera araba, si pervenga a un miglior equilibrio fra il perseguimento di approcci orientati al mercato, da un lato, e di approcci umani e sociali dall'altro; chiede pertanto una maggiore attenzione ai diritti umani, allo Stato di diritto, all'occupazione (in particolare dei giovani), all'istruzione, alla formazione e allo sviluppo regionale, onde contribuire a mitigare l'attuale crisi sociale ed economica in tali paesi e fornire l'assistenza necessaria per sostenere il rafforzamento del buon governo e delle riforme politiche democratiche nonché lo sviluppo sociale ed economico; sottolinea inoltre l'importanza di sostenere il rafforzamento delle capacità istituzionali e l'efficacia della pubblica amministrazione, anche per i parlamenti di questi paesi, un sistema giudiziario indipendente, il potenziamento delle organizzazioni della società civile e dei media indipendenti e la formazione di partiti politici pluralistici in seno a un sistema quanto più possibile laico, in cui i diritti delle donne siano pienamente rispettati e in cui vi siano chiari miglioramenti nel rispetto dei principali diritti fondamentali, quale ad esempio il diritto alla libertà di religione nei suoi aspetti individuali, collettivi, pubblici, privati e istituzionali;

40. ribadisce che le relazioni economiche, politiche, sociali, culturali o di qualsiasi altro tipo tra l'UE e i paesi PEV devono basarsi sulla parità di trattamento, sulla solidarietà, sul dialogo e sul rispetto delle asimmetrie e delle caratteristiche specifiche di ciascun paese;

41. ritiene che la valutazione dei progressi generali compiuti dai paesi partner debba essere fondata sulla reciproca trasparenza e basarsi sul livello d'impegno a realizzare le riforme e su parametri di riferimento, definiti in modo chiaro e concordati insieme, che definiscano calendari per l'attuazione delle riforme previste nei piani d'azione; è del parere che tali parametri di riferimento dovrebbero costituire la base di un monitoraggio e di una valutazione regolari e, laddove possibile, congiunti, che includano un ruolo a tutto tondo per la società civile, onde assicurare un'attuazione efficace e trasparente delle politiche;

42. sottolinea l'importanza dell'Unione per il Mediterraneo quale strumento per l'istituzionalizzazione delle relazioni con il vicinato meridionale; pone in evidenza la necessità di superare lo stato di paralisi in cui l'organizzazione è piombata; plaude ai cambiamenti messi in atto per quanto riguarda la copresidenza europea e auspica che il dinamismo del nuovo segretario generale contribuisca a far progredire i progetti individuati;

43. rammenta l'impegno dell'UE nei confronti del processo di pace in Medio Oriente e il suo appoggio alla soluzione basata sulla coesistenza di due Stati, che prevede che lo Stato di Israele e uno Stato della Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e vitale vivano fianco a fianco in pace e sicurezza;

44. ricorda che la soluzione del conflitto nel Medio Oriente riveste interesse fondamentale per l'Unione europea, oltre che per le parti stesse e per tutta la regione; sottolinea pertanto che la necessità di far avanzare il processo di pace risulta ancora più pressante a causa dei mutamenti in corso nel mondo arabo;

•   Iran

45. sostiene l'approccio a doppio binario del Consiglio volto a trovare una soluzione diplomatica, essendo questo l'unico approccio possibile alla questione nucleare iraniana; ricorda che le sanzioni non sono fini a se stesse; esorta il gruppo di paesi EU3+3 e l'Iran a restare al tavolo dei negoziati e invita i negoziatori ad adoperarsi per trovare un compromesso; sottolinea che, in linea con un principio fondamentale del TNP, l'Iran ha il diritto di arricchire l'uranio a scopi pacifici e di ricevere assistenza tecnica per gli stessi obiettivi; esprime preoccupazione per la possibilità di un'azione militare ed esorta pertanto tutte le parti a pervenire a una soluzione pacifica che rispetti il trattato di non proliferazione;

46. inoltre, invita il vicepresidente/alto rappresentante e il Consiglio a prendere in considerazione misure positive nei confronti dell'Iran in cambio del suo impegno a limitare l'arricchimento dell'uranio al di sotto del 5%, esportare tutte le scorte di uranio al di sopra di tale soglia ai fini della loro conversione in barre di combustibile da utilizzare a fini civili, e rendere pienamente accessibili tutti gli aspetti del suo programma nucleare all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), in modo che l'AIEA possa verificare che il programma nucleare dell'Iran mira a scopi interamente civili; invita il vicepresidente/l'alto rappresentante e il Consiglio a riattivare il percorso diplomatico su altre questioni di reciproco interesse per l'UE e l'Iran, quali la sicurezza regionale, i diritti umani e la situazione in Siria, Afghanistan, Iraq e nel Golfo Persico;

47. esorta pertanto il vicepresidente/alto rappresentante e il Consiglio a proseguire e intensificare i loro sforzi volti a portare avanti un vasto programma sulle discussioni con l'Iran che comprenda, oltre al tema nucleare, quello dei diritti umani e della sicurezza regionale; sottolinea la necessità che la politica dell'UE nei confronti dell'Iran esprima solidarietà con tutti coloro che resistono alla repressione e che lottano per le libertà fondamentali e la democrazia; ribadisce che una presenza UE sul terreno potrebbe garantire che gli Stati membri, così come l'UE, valutino correttamente l'evoluzione in tutti i settori e comunichino con le autorità iraniane; chiede, pertanto, l'apertura di una delegazione UE a Teheran al momento opportuno;

•   Libia

48. invita il vicepresidente/alto rappresentante a garantire un rapido invio in Libia di personale e specialisti istituzionali in numero adeguato per aiutare il paese a soddisfare le proprie esigenze e per rispondere alle richieste della Libia in materia di consolidamento delle capacità, governance, società civile e sviluppo; esorta l'Unione europea a sostenere la transizione democratica in Libia in tutti i campi e invita il vicepresidente/alto rappresentante a far sì che, nel rispondere alle esigenze e alle richieste della Libia, gli Stati membri dell'UE agiscano in modo coordinato, coerentemente con i principi e i valori dell'Unione e con gli interessi strategici;

•   Siria

49. esorta il vicepresidente/alto rappresentante, il Consiglio e gli Stati membri a impegnarsi a fondo nella ricerca di una soluzione alla crisi in Siria; invita il vicepresidente/alto rappresentante a garantire che gli Stati membri dell'UE agiscano in modo unito e coordinato in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, che rappresenta il forum appropriato per discutere di un potenziale intervento internazionale in Siria appoggiato dalle Nazioni Unite; esorta altresì il vicepresidente/alto rappresentante a intensificare gli sforzi per esercitare pressioni diplomatiche su Russia e Cina allo scopo di sbloccare la situazione di stallo relativa alla Siria in seno al Consiglio di sicurezza; invita il vicepresidente/alto rappresentante e la Commissione a studiare tutte le possibilità per fornire e potenziare l'assistenza umanitaria in risposta alle esigenze dei paesi vicini che, in particolare a causa dell'afflusso di rifugiati, sono più colpiti dalla crisi siriana;

-    Vicinato orientale

50. ricorda che il vicinato orientale riveste importanza strategica; chiede maggiori sforzi e un maggiore impegno politico per raggiungere gli obiettivi del partenariato orientale quali enunciati nella dichiarazione di Praga e nelle conclusioni del vertice di Varsavia, e richiamati nella comunicazione congiunta "Partenariato orientale: una roadmap fino al vertice dell'autunno 2013" del 15 maggio 2012, tra cui in particolare l'accelerazione dell'associazione politica e dell'integrazione economica e una maggiore mobilità dei cittadini in un ambiente sicuro e ben gestito; è del parere che l'Unione debba in particolar modo portare avanti i negoziati sugli accordi di associazione con i partner orientali e concludere tali accordi per promuovere la mobilità mediante i partenariati per la mobilità e i dialoghi in materia di visti, e garantire progressi continui nell'adozione e nell'attuazione delle riforme, in stretta associazione con l'Assemblea parlamentare EURONEST; sottolinea che tutte le decisioni devono essere accompagnate dallo stanziamento di risorse finanziarie adeguate e chiede un miglioramento dell'azione relativa ai temi citati nell'ambito del partenariato per la modernizzazione;

51. si rammarica tuttavia del fatto che nei paesi del partenariato orientale la situazione generale in fatto di norme democratiche e rispetto dei diritti umani abbia compiuto progressi pressoché nulli; sottolinea, inoltre, che non potrà esservi pieno sviluppo del partenariato orientale sino a quando tutti i conflitti congelati non saranno risolti; chiede, a tale riguardo, un coinvolgimento più attivo dell'UE nei pertinenti processi di pace per dare corso a iniziative credibili tese a superare le attuali situazioni di stallo, agevolare la ripresa del dialogo tra le parti e creare le condizioni necessarie al raggiungimento di soluzioni complete e durature;

52. chiede pertanto un impegno forte e duraturo da parte dell'UE rispetto alla soluzione dei "conflitti congelati" della regione, in cooperazione con altri importanti partner regionali, in particolare superando lo stallo nel conflitto del Nagorno-Karabakh e svolgendo pienamente il suo ruolo a sostegno di qualunque accordo di pace ne derivi; ritiene che il conflitto transnistriano possa e debba essere risolto pacificamente e chiede all'UE di contribuire ulteriormente a tale processo, che rappresenta anche un'occasione per mettere alla prova la buona volontà dei partner regionali;

•   Moldova

53. plaude agli sforzi multidimensionali compiuti dalla Repubblica moldova per avvicinarsi all'UE, in particolare portando avanti le riforme politiche interne e compiendo passi sostanziali e positivi nell'ambito dei negoziati "5+2" concernenti il conflitto transnistriano;

     •   Ucraina

54. sottolinea che, sebbene l'accordo tra l'UE e l'Ucraina sia stato siglato, la firma e la ratifica dello stesso possono avere corso unicamente se l'Ucraina adempie ai requisiti necessari, ovvero se assicura il rispetto dei diritti delle minoranze e se attua lo Stato di diritto rafforzando la stabilità, l'indipendenza e l'efficacia delle istituzioni che lo garantiscono e dimostrando rispetto per i diritti dell'opposizione e cessando la persecuzione di quest'ultima, così da instaurare una democrazia autenticamente pluralista; invita il vicepresidente/alto rappresentante e la Commissione a garantire sufficienti mezzi finanziari a sostegno delle missioni supplementari di osservazione elettorale previste per le prossime elezioni parlamentari in Ucraina; invita il parlamento ucraino a modificare il codice penale, che risale all'epoca sovietica, abrogando le sanzioni penali previste per atti di chiaro indirizzo politico compiuti da funzionari statali nell'esercizio delle proprie funzioni ufficiali;

•   Bielorussia

55. invita le autorità bielorusse a liberare tutti i prigionieri politici; chiede che lo sviluppo delle relazioni con le autorità bielorusse sia subordinato ai progressi in direzione del rispetto dei principi democratici, dello Stato di diritto e dei diritti umani; ricorda che non vi potrà essere alcun progresso nel dialogo tra UE e Bielorussia finché tutti i prigionieri politici non saranno stati liberati e riabilitati; plaude nel contempo agli sforzi compiuti dall'UE e dalla sua delegazione a Minsk per avvicinarsi maggiormente alla società civile bielorussa, anche attraverso un "dialogo europeo per la modernizzazione", procedure semplificate di rilascio dei visti e una maggiore partecipazione dei cittadini bielorussi ai programmi dell'UE;

     •   Caucaso meridionale

56. rileva i notevoli progressi compiuti nel quadro del partenariato orientale per rafforzare le relazioni dell'Unione europea con l'Armenia, l'Azerbaigian e la Georgia; chiede ulteriori azioni volte ad approfondire le relazioni tra l'UE e i tre paesi del Caucaso meridionale;

     •   Strategia per il Mar Nero

57. sottolinea l'importanza strategica che la regione del Mar Nero riveste per l'Unione e invita nuovamente la Commissione e il SEAE a predisporre una strategia per tale regione che definisca un approccio integrato e completo dell'UE per rispondere alle sfide e cogliere le opportunità che la regione presenta;

•   Russia

58. sostiene la politica di impegno critico dell'Unione nei confronti della Russia; ritiene che la Russia sia un importante partner e vicino strategico, ma continua a nutrire preoccupazioni relativamente al suo impegno in materia di Stato di diritto, democrazia pluralista e diritti umani; deplora, in particolare, le continue intimidazioni, molestie e arresti di cui sono oggetto i rappresentanti delle forze dell'opposizione e delle organizzazioni non governative, la recente adozione di una legge sul finanziamento delle ONG e la crescente pressione esercitata sui media liberi e indipendenti; a tale proposito, invita l'Unione a continuare a esigere che la Russia assuma le proprie responsabilità in quanto membro del Consiglio d'Europa e dell'OSCE; sottolinea che il rafforzamento dello Stato di diritto in tutti i settori della vita pubblica russa, economia compresa, non solo rappresenterebbe una risposta costruttiva al crescente malcontento espresso da numerosi cittadini russi, ma anche è necessario per sviluppare un autentico partenariato costruttivo tra UE e Russia; sottolinea la disponibilità dell'UE a contribuire al partenariato per la modernizzazione come pure a qualsiasi progetto che succeda all'attuale accordo di partenariato e cooperazione e che sia vincolato ai progressi della Russia nel settore dei diritti dell'uomo, dello Stato di diritto e della democrazia pluralista;

59. reputa che la base migliore per un partenariato più stretto debba essere un nuovo accordo di partenariato e di cooperazione ambizioso e completo che includa capitoli sul dialogo politico, il commercio e gli investimenti, la cooperazione energetica, il dialogo sui temi dei diritti umani, della giustizia, della libertà e della sicurezza; sottolinea la necessità di costruire un vero partenariato tra la società europea e quella russa e, a tale proposito, plaude ai progressi realizzati nell'attuazione delle "misure comuni in vista dell'abolizione dell'obbligo di visto" concordate tra UE e Russia;

60. invita il vicepresidente/l'alto rappresentante e il Consiglio a collaborare con la Russia e la Cina per superare le divergenze, (anche in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite), rispetto alla valutazione della situazione in Siria, con l'obiettivo comune di spezzare il ciclo di violenza, evitare una guerra civile e trovare una soluzione pacifica e duratura in Siria; accoglie con favore la cooperazione con la Russia nei negoziati UE3+3 con l'Iran per evitare che quest'ultima si doti di armi nucleari;

61. invita l'UE e la Russia a collaborare per migliorare la stabilità, la cooperazione politica e lo sviluppo economico nel vicinato comune, fermo restando il diritto sovrano di ciascuna parte di scegliere i propri dispositivi di sicurezza;

62. sottolinea che, mentre gli Stati membri si accingono a procedere al collegamento e all'integrazione dei mercati nazionali attraverso investimenti nelle infrastrutture e l'approvazione di normative comuni, occorre anche continuare a impegnarsi per collaborare con la Russia all'individuazione di misure creative e reciprocamente accettabili volte a ridurre le disparità tra i due mercati energetici;

63. esprime preoccupazione per la recente ipermilitarizzazione dell'area di Kaliningrad, che causa una crescente insicurezza nell'area confinante dell'UE;

-    Asia centrale

64. sostiene la promozione, da parte dell'UE, di un approccio regionale nell'Asia centrale, cruciale per fronteggiare la dimensione regionale di problematiche che comprendono la criminalità organizzata, il traffico di stupefacenti, di materiali radioattivi e di esseri umani, il terrorismo, le catastrofi ambientali e di origine umana e la gestione delle risorse idriche ed energetiche; deplora tuttavia la mancanza di progressi sostanziali, solo parzialmente imputabile alle limitate risorse finanziarie disponibili; chiede pertanto che l'impegno sia solido e condizionato ("more for more") in funzione dei progressi a livello di democratizzazione, diritti umani, buon governo, sviluppo socioeconomico sostenibile, Stato di diritto e lotta alla corruzione; sottolinea che l'approccio regionale non dovrebbe indebolire gli sforzi individuali per gli Stati più avanzati; osserva che la strategia di cooperazione dell'UE per l'Asia centrale individua sette priorità ma prevede risorse troppo limitate per avere un impatto in tutti i settori; chiede una miglior definizione delle priorità da parte dell'UE in base alle risorse disponibili; ricorda l'importanza della regione in termini di cooperazione economica, energia e sicurezza, ma sottolinea che è essenziale assicurare che la cooperazione allo sviluppo non sia subordinata a interessi economici, in campo energetico o di sicurezza; sottolinea nondimeno l'importanza del dialogo tra l'UE e i paesi dell'Asia centrale in materia di sicurezza regionale, in particolare nel contesto della situazione in Afghanistan e di un possibile inasprimento delle relazioni tra Uzbekistan e Tagikistan; suggerisce che l'UE esamini le possibilità di mettere in comune le risorse con gli Stati membri attivi nella regione;

65. rileva che la situazione generale per quanto riguarda i diritti umani, i diritti in campo lavorativo, l'assenza di sostegno alla società civile e la condizione dello Stato di diritto resta preoccupante; chiede che i dialoghi sui diritti umani siano rafforzati e resi più efficaci e orientati verso i risultati, con la stretta cooperazione e associazione delle organizzazioni della società civile nella preparazione, nel controllo e nella messa in atto di tali dialoghi; invita l'UE e il vicepresidente/l'alto rappresentante a sollevare pubblicamente il caso dei prigionieri politici e dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti detenuti, e a chiedere la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici e procedure legali eque e trasparenti per le altre persone detenute; chiede che l'iniziativa relativa allo Stato di diritto migliori la trasparenza nei confronti delle organizzazioni della società civile e comprenda obiettivi chiari al fine di rendere possibile una valutazione trasparente dell'attuazione e dei risultati dell'iniziativa stessa;

66. osserva che i paesi dell'Asia centrale, ricchi di risorse e di energia, costituiscono una fonte potenzialmente significativa per la diversificazione delle fonti energetiche e delle vie di approvvigionamento dell'UE; osserva che l'UE è un consumatore affidabile e che i paesi produttori devono dimostrare ai paesi consumatori e agli investitori stranieri la loro affidabilità come fornitori stabilendo, tra l'altro, parità di condizioni per le imprese nazionali e internazionali nel rispetto dello Stato di diritto; invita il SEAE e la Commissione a mantenere il sostegno ai progetti energetici e a promuovere la comunicazione in merito a obiettivi importanti quali il corridoio meridionale e il gasdotto transcaspico, senza trascurare i principi di buona governance e trasparenza quali elementi di reciproco vantaggio nella cooperazione energetica tra l'UE e i paesi partner;

67. sottolinea che lo sfruttamento e la gestione delle risorse naturali, in particolare delle risorse idriche, sono ancora oggetto di controversia nella regione e fonte di instabilità, tensione e potenziale conflitto; a tal proposito, accoglie con favore l'iniziativa per l'acqua lanciata dall'UE in Asia centrale, ma invita a un dialogo più efficace e costruttivo tra i paesi a monte e i paesi a valle, finalizzato a delineare modalità affidabili e sostenibili per affrontare i problemi idrici e ad adottare accordi completi e duraturi per la condivisione delle risorse idriche;

•   Afghanistan

68. è preoccupato per la ripresa delle violenze a seguito del fallimento dei negoziati di pace; pone in luce l'importanza di un approccio subregionale a livello di Asia centrale per contrastare il traffico transfrontaliero di persone e merci e combattere la produzione illegale e il traffico di droghe, che costituiscono una fonte essenziale di finanziamento per la criminalità organizzata e il terrorismo; chiede una migliore cooperazione tra gli Stati membri dell'UE che partecipano alla missione ISAF della Nato, onde garantire l'efficacia dell'intervento; chiede sforzi più intensi per sostenere il rafforzamento della capacità del governo della repubblica islamica di Afghanistan e delle sue forze di sicurezza nazionali, come pure per aiutare la popolazione in generale nello sviluppo agricolo e socioeconomico, affinché il paese assuma la responsabilità totale della sicurezza una volta completato il trasferimento della sicurezza interna alle forze afghane entro la fine del 2014;

69. prende atto, con grande preoccupazione per la popolazione interessata, che l'intervento militare in Afghanistan non è riuscito a creare uno Stato sostenibile con strutture democratiche, a migliorare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione, in particolare di donne e ragazze, nè a rimpiazzare la produzione di stupefacenti con altre forme di coltura, ma ha portato il paese a un livello di corruzione senza precedenti; invita l'UE e gli Stati membri, in vista del ritiro accelerato delle truppe europee, ad approntare prioritariamente un piano di sicurezza per i cittadini afghani, in particolare i difensori dei diritti delle donne, che hanno fornito pieno sostegno agli sforzi europei di costruzione dello Stato e la cui vita potrebbe essere minacciata dalla partenza delle forze europee; invita il SEAE a procedere a una valutazione onesta della politica dell'UE e degli Stati membri in Afghanistan dal 2001 a oggi e a presentare un piano realistico per le future attività dell'UE nella regione entro la fine dell'anno;

70. sottolinea l'esigenza di una cooperazione rafforzata con paesi quali la Russia, il Pakistan, l'India e l'Iran per affrontare le sfide presentate dall'Afghanistan, soprattutto quelle legate al traffico di stupefacenti, al terrorismo e al rischio di ricadute negative nei paesi vicini e nella regione;

-    Le Americhe

•   Stati Uniti

71. ritiene fermamente che gli Stati Uniti siano il partner strategico più importante dell'UE; esorta pertanto l'UE a dare una chiara priorità politica all'approfondimento delle relazioni transatlantiche a tutti i livelli;

72. sottolinea la fondamentale importanza delle relazioni transatlantiche; è del parere che vertici regolari tra l'UE e gli Stati Uniti permetterebbero di individuare obiettivi comuni e di coordinare le strategie a fronte di minacce e sfide di interesse globale, tra cui in particolare la governance economica e l'elaborazione di un approccio comune nei confronti delle potenze emergenti; accoglie con favore la relazione del gruppo di lavoro di alto livello sui posti di lavoro e sulla crescita; ritiene che il Consiglio economico transatlantico (CET) e il Dialogo legislativo transatlantico (DLT) dovrebbero comprendere una riflessione sull'impegno strategico da parte dell'UE e degli Stati Uniti con i paesi BRICS e con altri paesi emergenti, come pure con l'ASEAN, l'Unione africana, il Mercosur, la Comunità andina e la CELAC, nonché su come promuovere una convergenza normativa con tali paesi; sottolinea l'importanza del CET, in quanto organismo responsabile del potenziamento dell'integrazione economica e della cooperazione in materia di regolamentazione, e del DLT, in quanto forum per il dialogo parlamentare e il coordinamento del lavoro parlamentare di entrambe le parti su questioni di interesse comune, in particolare la legislazione pertinente per il mercato transatlantico; ricorda la necessità di istituire senza ulteriore indugio un Consiglio politico transatlantico quale organo ad hoc di consultazione e di coordinamento sistematici ad alto livello fra l'UE e gli Stati Uniti per le questioni di politica estera e di sicurezza in parallelo con la NATO;

73. osserva che gli Stati Uniti stanno trasferendo gradualmente il centro della loro attenzione, così come i loro investimenti politici ed economici e le loro risorse militari verso il Pacifico, il che riflette la crescente importanza globale e regionale della Cina, dell'India e di altri paesi emergenti dell'Asia; rileva inoltre che l'Asia dovrebbe occupare una posizione di maggiore importanza nel programma di politica estera dell'UE e degli Stati membri; chiede pertanto un maggior coordinamento delle politiche dell'UE e degli Stati Uniti nei confronti della Cina, dell'India e di altri paesi emergenti dell'Asia, onde di scongiurare una divaricazione dei loro rispettivi approcci alle politiche chiave;

74. ritiene che gli Stati Uniti continueranno a dare un contributo essenziale alla sicurezza collettiva dell'area euro-atlantica e ribadisce l'immutabile rilevanza critica del collegamento di sicurezza transatlantico; sottolinea che, nella mutevole situazione geostrategica ed economica, la costruzione di più solide capacità difensive e di sicurezza europee rappresenta un modo importante per rafforzare il collegamento transatlantico;

•   America latina

75. chiede l'estensione del dialogo politico UE-America latina a tutti i livelli, compresi i vertici dei capi di Stato e l'assemblea parlamentare euro-latinoamericana EUROLAT, quale importante strumento per lo sviluppo del consenso politico: chiede che gli impegni politici assunti in occasione dei vertici UE-America latina si accompagnino allo stanziamento di risorse finanziarie adeguate; esprime profonda preoccupazione per la recente nazionalizzazione, da parte dell'Argentina, di una grande compagnia petrolifera di proprietà spagnola (YPF) come pure per le iniziative particolarmente inopportune prese dal paese nei confronti delle isole Falkland del Regno Unito;

76. propone di sondare la possibilità di una più stretta collaborazione, in particolare economica, tra le Americhe e l'Unione europea allo scopo di concludere un accordo di libero scambio comune;

77. chiede un potenziamento dei dialoghi in corso sui diritti umani, con una maggior partecipazione del Parlamento europeo, e l'avvio di un dialogo per approfondire la cooperazione rispetto a importanti sfide legate alla sicurezza, non ultimo il devastante impatto della criminalità organizzata e del narcotraffico sulle istituzioni dello Stato e sulla sicurezza delle persone; rileva che il settimo vertice dei capi di Stato e di governo UE-AL, che si terrà in Cile nel gennaio 2013, potrebbe rappresentare una buona opportunità per varare concezioni nuove della cooperazione biregionale in tutta una serie di settori politici e socioeconomici;

78. evidenzia il fatto che la coesione sociale dovrebbe rimanere un principio chiave nella strategia di cooperazione allo sviluppo nei confronti dell'America latina, considerando non solo le sue implicazioni socioeconomiche, ma anche la sua importanza in termini di consolidamento delle istituzioni democratiche nella regione e dello Stato di diritto; sottolinea inoltre che occorre definire una nuova cooperazione allo sviluppo tra l'UE e i paesi a reddito medio dell'America latina, in modo da poter far fronte alle vaste diseguaglianze esistenti ancora nella regione; chiede il rafforzamento della cooperazione triangolare e della cooperazione Sud-Sud con i paesi dell'America del sud;

79. constata il notevole impatto che l'emergere del Brasile esercita nella regione e a livello globale, combinando programmi economici e sociali con democrazia, Stato di diritto e libertà fondamentali; chiede un rafforzamento del partenariato strategico e del dialogo politico tra l'UE e il Brasile;

80. si compiace del fatto che l'accordo di associazione con l'America centrale sarà firmato a breve e sarà soggetto alla procedura di approvazione in seno al Parlamento europeo; sottolinea che, in quanto primo trattato interregionale globale dell'UE, tale accordo migliora la qualità delle relazioni e promuove sia un approccio regionale che l'integrazione regionale dell'America latina; esprime l'intenzione di effettuare uno stretto controllo dell'attuazione dell'accordo e, in particolare, dell'impatto dello stesso sulla situazione dei diritti umani e dello Stato di diritto in America centrale;

81. si compiace del fatto che l'accordo commerciale tra l' Unione europea e la Colombia e il Perù sarà firmato a breve e sarà soggetto alla procedura d'approvazione in seno al Parlamento europeo; rammenta che questo accordo non può essere visto come un quadro definitivo per le relazioni tra l'UE e tali paesi bensì come un ulteriore passo verso un accordo di associazione globale, che lascia la porta aperta agli altri paesi della Comunità andina che vorranno aderirvi;

82. rammenta pertanto che l'obiettivo dell'UE è la firma dell'accordo di associazione con tutti i membri della Comunità andina; ritiene che l'accordo di associazione con il Mercosur rappresenterebbe un passo avanti decisivo nella relazione strategica con l'America latina, purché si fondi sui principi di commercio libero ed equo e di sicurezza giuridica degli investimenti, sul rispetto delle norme internazionali, ambientali e del lavoro e sul comportamento affidabile dei partner;

83. deplora che le proposte della Commissione sul regolamento relativo al sistema di preferenze tariffarie generalizzate e sullo strumento di cooperazione allo sviluppo ignorino la natura strategica delle relazioni con l'America latina, in quanto escludono un numero rilevante di paesi vulnerabili della regione; ricorda che taluni paesi dell'America latina registrano le maggiori disparità al mondo in termini di reddito pro capite e che il persistere delle diseguaglianze si colloca in un contesto di scarsa mobilità socioeconomica; ritiene che il messaggio trasmesso dall'UE alla regione sia molto preoccupante dal momento che, nella pratica, equivale a dichiarare che l'UE non le attribuisce l'importanza che merita, a dispetto dei molteplici impegni politici e commerciali e degli interessi globali comuni;

-    Africa

84. rileva che la strategia comune Africa-UE è stata incentrata all'inizio sull'Unione africana (UA) e sul sostegno tecnico al rafforzamento delle capacità istituzionali e a politiche nell'ambito della pace e della sicurezza, dei diritti umani, della promozione della democrazia, dello Stato di diritto e del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM); rammenta che, pur restando tale approccio globale valido, è urgentemente necessario superare il rafforzamento delle capacità a livello continentale per sviluppare un partenariato politico per la pace, la sicurezza e lo sviluppo socioeconomico a livello regionale e subregionale; chiede un'estensione di tali partenariati politici alle Comunità economiche regionali, non soltanto come strategia di rafforzamento dell'Unione africana, bensì anche come strumento per approfondire il partenariato UE-Africa a livello regionale e subregionale e tenere conseguentemente conto degli interessi politici, di sicurezza ed economici dei cittadini africani ed europei; deplora le ripercussioni negative che colpi di Stato quali quelli verificatisi in Mali e in Guinea Bissau hanno comportato per il perseguimento degli obiettivi e dei principi democratici promossi dall'UA, dall'UE e dall'ONU; sollecita l'urgente ripristino dell'ordine costituzionale in tali paesi;

85. prende atto delle strategie dell'UE per il Corno d'Africa e la regione del Sahel; ritiene che sia necessario affrontare le cause strutturali del conflitto in queste regioni per poter creare i presupposti per una soluzione pacifica ed efficace dei problemi e offrire migliori prospettive alla popolazione, il che implica assicurare un equo accesso alle risorse, uno sviluppo sostenibile delle regioni e una ridistribuzione della ricchezza; chiede un'analisi delle politiche dell'Unione che vedono l'impiego di notevoli risorse diplomatiche e di ingenti aiuti allo sviluppo per valutarne l'impatto sulla popolazione; chiede inoltre una più stretta associazione fra il Parlamento europeo, il Parlamento panafricano e i sistemi parlamentari regionali al fine di garantire una maggiore responsabilità nei confronti dei cittadini di entrambi i continenti per quanto concerne le decisioni politiche e in materia di bilancio, e come base per misurare e valutare i progressi nell'attuazione delle politiche;

86. esprime profonda preoccupazione per le tensioni tra Sudan e Sud Sudan; invita entrambe le parti a dimostrare la volontà politica di risolvere i loro problemi post-secessione ancora irrisolti sulla base della tabella di marcia approvata nella risoluzione 2046 (2012) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2 maggio 2012; sottolinea che la stabilità a lungo termine della regione richiede una nuova strategia internazionale unitaria e di vasto respiro nella quale l'Unione europea svolga un ruolo a fianco degli altri soggetti globali e regionali e che sia incentrata non solo sulle problematiche Nord-Sud e sulla situazione nel Kordofan meridionale e nel Nilo Azzurro, ma anche sul processo di riforma da tempo necessario nel Sudan e sull'approfondimento delle riforme democratiche nel Sud Sudan;

87. ricorda la propria risoluzione del 25 novembre 2010 sulla situazione nel Sahara occidentale; esorta il Marocco e il Fronte Polisario a continuare i negoziati per una soluzione pacifica e duratura del conflitto nel Sahara occidentale e riafferma i diritti del popolo saharawi all'autodeterminazione e il suo diritto di decidere sullo status del Sahara occidentale attraverso un referendum democratico, conformemente alle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;

-    Asia

88. chiede all'Unione di aumentare e rendere più incisiva la sua presenza nella regione Asia-Pacifico, in particolare dando maggior rilievo ai successi della transizione democratica in Indonesia, la più grande delle nazioni di fede musulmana, e contribuendo con la sua esperienza e le sue competenze alle iniziative multilaterali in seno all'ASEAN e attorno ad essa nonché alla nascita progressiva di nuove iniziative transpacifiche; è del parere che il SEAE dovrebbe ora sfruttare appieno le possibilità di rafforzare la cooperazione tra UE e Asia; ritiene che il piano d'azione di Bandar Seri Begawan per dare ulteriore solidità al partenariato rafforzato ASEAN-UE rappresenti, a tal riguardo, un primo importante passo; plaude inoltre alla recente approvazione del trattato di amicizia in quanto occasione di approfondimento della cooperazione, per puntare a un obiettivo che vada oltre la prospettiva di accordi commerciali tra l'UE e i paesi asiatici; sottolinea che occorre accordare maggior priorità al reciproco arricchimento economico e culturale, in particolare promuovendo le opportunità di investimenti diretti e rendendo più agevole e di maggiore attrattiva l'accesso per gli studenti e per i ricercatori; rileva che ciò implica un coordinamento strategico degli sforzi degli Stati membri e dell'UE, in opposizione a politiche nazionali parallele e concorrenti; osserva che, nel contesto di sicurezza della regione Asia-Pacifico, con le controversie territoriali riguardanti il Mar cinese meridionale e le preoccupazioni legate alla Corea del Nord, l'UE dovrebbe essere, quale partner neutrale, un soggetto che propone attivamente una soluzione stabile e pacifica fondata sulle istituzioni multilaterali;

89. chiede un rapido avvio dei negoziati per un accordo di partenariato e cooperazione UE-Giappone;

•   Cina

90. accoglie con favore i progressi compiuti nello sviluppo di un partenariato strategico UE-Cina, compreso lo sviluppo di un terzo pilastro di "dialogo tra i popoli", oltre ai dialoghi sull'economia e sulla sicurezza; sottolinea la crescente interdipendenza tra le economie di UE e Cina e ricorda l'importanza della rapida crescita dell'economia cinese e la sua influenza sul sistema internazionale;

91. rileva che il cambio della leadership in Cina costituirà un test importante per l'evoluzione del paese; ribadisce il suo obiettivo di sviluppare un partenariato strategico globale con la Cina; invita l'UE e gli Stati membri ad adottare un approccio coerente e più strategico nei rispettivi messaggi e nelle rispettive politiche e a contribuire così a sostenere un'evoluzione in senso positivo; sottolinea che ciò implica l'eliminazione delle discordanze tra le priorità degli Stati membri e dell'UE riguardo ai diritti umani in Cina, al dialogo sui diritti umani e al sostegno alle organizzazioni della società civile;

•   Giappone

92. sottolinea l'esigenza di consolidare le relazioni dell'Unione con il Giappone in quanto attore internazionale di prima grandezza che condivide i valori democratici dell'UE ed è un partner naturale per la cooperazione nei forum multilaterali e su questioni di comune interesse; attende con interesse la realizzazione dell'accordo quadro generale e dell'accordo di libero scambio;

     •   Asia meridionale e orientale

93. chiede che l'UE sia maggiormente attiva nell'Asia meridionale e sudorientale a sostegno degli sviluppi democratici e delle riforme nei settori della governance e dello Stato di diritto; plaude pertanto all'impegno per un Pakistan democratico, laico, stabile e socialmente inclusivo; accoglie con favore il primo dialogo strategico UE-Pakistan svoltosi nel giugno 2012 e l'impegno a discutere in modo costruttivo del potenziamento della cooperazione bilaterale e della condivisione di prospettive sui problemi regionali e internazionali di comune interesse, compreso un impegno più attivo nella lotta al terrorismo; invita l'UE e gli Stati membri a rafforzare le relazioni con l'India, sulla base della promozione della democrazia, dell'inclusione sociale, dello Stato di diritto e dei diritti umani, e chiede all'UE e all'India di concludere rapidamente i negoziati in corso su un accordo generale di libero scambio UE-India, che stimolerebbe gli scambi e la crescita economica europei e indiani; invita l'UE e gli Stati membri a dare pieno sostegno alla ricostruzione post-bellica e allo sviluppo economico dello Sri Lanka e, a tale proposito, esorta il Consiglio a prendere seriamente in considerazione il ripristino delle condizioni favorevoli per gli scambi commerciali dello Sri Lanka con l'UE, in particolare dello status commerciale SPG+ del paese; si compiace del sostegno attivo dell'UE a favore della promozione della democrazia nel Myanmar;

94. accoglie con favore l'esito positivo delle elezioni presidenziali e politiche tenutesi a Taiwan il 14 gennaio 2012; plaude agli incessanti sforzi esplicati da Taiwan per mantenere pace e stabilità nella regione Asia-Pacifico; riconosce il progresso nelle relazioni tra le due sponde dello stretto, segnatamente il miglioramento dei rapporti economici, osservando che legami economici più saldi con Taiwan potrebbero migliorare l'accesso dell'UE al mercato cinese; sollecita la Commissione e il Consiglio, in conformità della risoluzione del Parlamento sulla PESC del maggio 2011, a intraprendere azioni concrete per approfondire ulteriormente le relazioni economiche UE-Taiwan e ad agevolare la negoziazione di un accordo di cooperazione economica UE-Taiwan; ribadisce il proprio deciso sostegno a una significativa partecipazione di Taiwan a organizzazioni e attività internazionali, tra cui l'Organizzazione mondiale della sanità; riconosce che il programma di esenzione dall'obbligo del visto UE per i cittadini taiwanesi, entrato in vigore nel gennaio del 2011, si è rivelato reciprocamente vantaggioso; incoraggia una più stretta cooperazione bilaterale tra l'UE e Taiwan in settori quali il commercio, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la protezione dell'ambiente;

95. invita l'UE ad assicurare una sensibilizzazione riguardo alle gravi violazioni dei diritti umani, le uccisioni di massa e il trattamento inumano nei campi di prigionia politici e di lavori forzati in Corea del Nord, e a sostenere le vittime di tali violazioni;

-    Partner multilaterali

•   G-7, G-8 e G-20

96. ritiene che, alla luce della crescente importanza dei paesi BRICS e di altre potenze emergenti, e del sistema multipolare di governance globale che va prendendo forma, il G20 potrebbe rappresentare un forum utile e particolarmente adatto ad elaborare un consenso, essendo inclusivo, basato sul partenariato e in grado di promuovere la convergenza, compresa quella normativa; ritiene, tuttavia che il G20 debba ancora dimostrare la sua capacità di convertire le conclusioni dei vertici in politiche sostenibili che affrontino le sfide critiche, in particolare il controllo dei paradisi fiscali e le altre sfide e minacce espresse dalla crisi economica e finanziaria globale; osserva a tale proposito le potenzialità del G8 di svolgere un ruolo nella costruzione del consenso prima delle riunioni del G20; ritiene che il G8 debba essere utilizzato anche per tentare di conciliare le posizioni con la Russia in modo che le sfide comuni possano essere affrontate in maniera coordinata ed efficace;

•   ONU

97. chiede che l'UE, a conferma del fatto che il multilateralismo efficace costituisce un elemento centrale della sua politica estera dell'UE, assuma un ruolo di guida nella cooperazione internazionale e promuova l'azione globale della comunità internazionale; incoraggia l'UE a promuovere ulteriori sinergie, ad agire come "costruttore di ponti" in seno al sistema dell'ONU e a impegnarsi su scala globale con le organizzazioni regionali e i partner strategici; esprime il suo sostegno al proseguimento della riforma dell'ONU; chiede che l'UE contribuisca alla sana gestione finanziaria e alla disciplina di bilancio per quanto concerne le risorse dell'ONU;

98. invita pertanto l'UE a insistere su una riforma completa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al fine di rafforzarne legittimità, rappresentanza regionale ed efficacia; sottolinea che tale processo di riforma può essere irreversibilmente avviato dagli Stati membri dell'Unione se questi, coerentemente con gli obiettivi del trattato di Lisbona di rafforzare la politica estera dell'UE e con il ruolo di quest'ultima nella salvaguardia della pace e della sicurezza a livello mondiale, chiedono un seggio permanente per l'UE in un Consiglio di sicurezza dell'ONU ampliato e riformato; invita il vicepresidente/alto rappresentante a prendere urgentemente l'iniziativa per indurre gli Stati membri a mettere a punto una posizione comune al riguardo; esorta gli Stati membri, finché non sarà adottata una posizione comune, a concordare e applicare senza indugio un sistema di rotazione all'interno del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in modo da garantire all'UE un seggio permanente a livello di Consiglio di sicurezza;

99. reputa importante che la risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU sulla partecipazione dell'UE ai suoi lavori sia pienamente attuata e che l'UE agisca e ottenga i risultati previsti sulle questioni cruciali in modo tempestivo e coordinato; invita l'UE a migliorare ulteriormente il coordinamento tra le posizioni e gli interessi dei suoi Stati membri in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU; accoglie con favore l'introduzione di priorità dell'UE per il medio periodo all'ONU e chiede una consultazione regolare della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo in merito alla revisione annuale e all'attuazione; sottolinea la necessità di una diplomazia pubblica più forte per gli affari legati all'ONU e l'esigenza di comunicare il ruolo globale dell'UE al pubblico europeo in maniera più efficace;

100. è fortemente convinto della necessità di realizzare partenariati nel settore della prevenzione dei conflitti, della gestione delle crisi civili e militari e della pacificazione e, di conseguenza, di rendere maggiormente operativo il comitato direttivo UE-ONU nel contesto della gestione delle crisi; invita l'UE e gli Stati membri a far progredire ulteriormente l'attuazione del principio della responsabilità di proteggere e a lavorare insieme ai partner ONU per garantire che tale concetto divenga parte della prevenzione e della ricostruzione post bellica; chiede l'elaborazione di un "consenso interistituzionale sulla responsabilità di fornire protezione e una politica comune per la prevenzione dei conflitti" in parallelo con il "consenso sugli aiuti umanitari" e il "consenso sullo sviluppo", già esistenti, che potrebbe assicurare una maggiore coerenza dell'UE su tali questioni nelle sedi ONU;

101. ricorda che l'approccio globale all'attuazione da parte dell'UE delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325 e 1820 sulle donne, la pace e la sicurezza, adottato dal Consiglio dell'Unione europea il 1° dicembre 2008, riconosce gli stretti legami tra la pace, la sicurezza, lo sviluppo e la parità di genere e dovrebbe essere la pietra miliare della PESC; sottolinea che l'Unione europea ha sempre chiesto la piena attuazione dell'agenda riguardante le donne, la pace e la sicurezza stabilita nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325 (2000) e 1820 (2008), e successivamente rafforzata con l'adozione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1888 e 1889 (2009) e 1960 (2010), in particolare la necessità di combattere la violenza contro le donne nelle situazioni di conflitto e la promozione della partecipazione delle donne al consolidamento della pace; invita gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto ad adottare i piani d'azione nazionali concernenti le donne, la pace e la sicurezza e sottolinea che tali piani dovrebbero essere basati su standard europei minimi e uniformi per quanto riguarda gli obiettivi, l'attuazione e il monitoraggio in tutta l'UE;

102. sottolinea la necessità di sviluppare orientamenti e capacità di mediazione più efficaci attraverso una collaborazione tra l'Unione europea e le Nazioni Unite in materia di capacità di mediazione, onde prevedere risorse adeguate per la mediazione in modo tempestivo e coordinato, assicurando anche la partecipazione delle donne a tali processi; reputa essenziali, ai fini dell'attuazione della politica dell'UE in materia di diritti umani, lo sviluppo della capacità del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani di reagire a situazioni gravi e urgenti di violazione di tali diritti, il potenziamento del processo di verifica dell'attuazione delle raccomandazioni delle procedure speciali e il rafforzamento del processo di revisione periodica universale; insiste sulla necessità che l'UE continui a sostenere il Tribunale penale internazionale, con l'obiettivo di contribuire all'effettiva tutela dei diritti umani e alla lotta all'impunità;

103. invita il vicepresidente/alto rappresentante e il Consiglio dell'UE, per quanto concerne i negoziati ONU sul trattato sul commercio delle armi (ATT), ad adoperarsi per ottenere gli standard più elevati possibile di protezione nel diritto umanitario internazionale e nel diritto internazionale in materia di diritti umani, fissando standard che vadano oltre quelli concordati a livello UE e sanciti nella posizione comune UE sulle esportazioni di armi; sottolinea che le posizioni degli Stati contraenti che sono membri dell'UE non devono pertanto accogliere standard inferiori, che sarebbero indubbiamente dannosi al successo e all'efficacia dell'ATT;

•   UE-NATO

104. accoglie con favore gli impegni assunti da UE e NATO di rafforzare il loro partenariato strategico, riaffermati dall'Alleanza nel nuovo concetto strategico e in occasione del vertice di Chicago, e sottolinea i progressi compiuti per quanto concerne la cooperazione pratica nelle operazioni; osserva che l'attuale crisi economica a livello globale ed europeo ha stimolato, tanto nell'UE quanto nella NATO, gli sforzi di ricerca di capacità operative più efficaci in termini di costi, di cui vi è urgente necessità; chiede pertanto al vicepresidente/alto rappresentante di essere maggiormente proattivo nella promozione di ulteriori proposte concrete di cooperazione interorganizzazione, anche tramite l'Agenzia europea per la difesa (con i principi guida della difesa intelligente, della messa in comune e della condivisione e di un approccio globale, sulla base della complementarità delle iniziative); chiede una soluzione politica urgente al blocco della cooperazione nel quadro degli accordi "Berlino Plus", che frena le prospettive di una cooperazione più efficace tra le due organizzazioni;

•   Consiglio d'Europa

105. esorta gli Stati membri a ottemperare all'obbligo di concludere rapidamente i negoziati sull'adesione dell'UE alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU); sottolinea l'importanza degli standard, delle procedure di monitoraggio e delle conclusioni del Consiglio d'Europa quale importante contributo alla valutazione dei progressi compiuti dai paesi vicini nella realizzazione delle riforme democratiche;

106. sottolinea che l'adesione dell'UE alla CEDU è un'opportunità storica per affermare i diritti umani sia come valore fondamentale dell'UE sia come terreno comune per le sue relazioni con i paesi terzi e auspica che tale adesione possa procedere senza inutili ritardi; ribadisce che l'adesione dell'UE alla CEDU rappresenta un progresso significativo per un ulteriore rafforzamento della protezione dei diritti umani in Europa;

      •   OSCE

107. sostiene il dialogo sulla riforma dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione internazionale (OSCE), a condizione che questa non si realizzi a costo di indebolire le istituzioni e i meccanismi esistenti o di inficiarne l'indipendenza; sottolinea la necessità di mantenere un equilibrio fra le tre dimensioni dell'OSCE, sviluppandole con coerenza e in modo globale e muovendo dai risultati già raggiunti; evidenzia inoltre che occorre affrontare le minacce e le sfide per la sicurezza per il tramite di tutte e tre le dimensioni se si vuole che l'azione sia veramente efficace; invita l'OSCE a rafforzare ulteriormente la sua capacità di garantire il rispetto e l'attuazione dei principi e degli impegni assunti dagli Stati che vi aderiscono in tutte e tre le dimensioni, potenziando fra l'altro i meccanismi di verifica;

•   CCG

108. si attende che l'UE sviluppi un autentico partenariato strategico con il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), che comprenda un dialogo aperto, sistematico e costruttivo nonché una cooperazione strutturata sui diritti umani e la democrazia come pure sul processo di transizione e sulla gestione delle crisi nel vicinato meridionale; ribadisce, a sostegno di quest'obiettivo, che il SEAE dovrebbe destinare maggiori risorse umane alla regione e aprire delegazioni nei principali paesi del CCG; sottolinea che le politiche UE nei confronti dei paesi del CCG, dal Bahrein all'Arabia Saudita, non possono continuare a non tenere conto dei diritti umani, dei diritti delle donne, dello Stato di diritto e delle aspirazioni democratiche dei cittadini di tali paesi;

•   Lega araba

109. riconosce il ruolo di importanza crescente delle organizzazioni regionali, in particolare della Lega araba, ma anche dell'Organizzazione della conferenza islamica e dell'Organizzazione per la cooperazione economica, e invita l'UE a potenziare la cooperazione, in particolare sulle problematiche connesse ai processi di transizione e alla gestione delle crisi nel vicinato meridionale; si compiace degli sforzi compiuti dall'UE per assistere la Lega araba nel suo processo di integrazione;

-    Priorità tematiche della PESC

•   Politica di sicurezza e di difesa comune

110. sottolinea che le azioni condotte nell'ambito PSDC dovrebbero essere inquadrate all'interno di una politica globale avente come obiettivo i paesi e le regioni in crisi dove sono in gioco i valori e gli interessi strategici dell'UE e dove le operazioni nell'ambito della PSDC potrebbero apportare un reale valore aggiunto in termini di promozione della pace, della stabilità e dello Stato di diritto; sottolinea inoltre la necessità di un processo basato sugli insegnamenti appresi che valuti più accuratamente l'efficace attuazione di ciascuna operazione e il suo impatto duraturo in loco;

111. ribadisce la sua richiesta al vicepresidente/alto rappresentante, al Consiglio e agli Stati membri di affrontare i numerosi problemi che affliggono la cooperazione tra civili e militari, dalla carenza di personale qualificato alla carenza e allo squilibrio nelle attrezzature; chiede in particolare personale nel settore della giustizia, dell'amministrazione civile, delle dogane e della mediazione, in modo da garantire che per le missioni in ambito PSDC siano messe a disposizione competenze sufficienti e adeguate; chiede al vicepresidente/alto rappresentante di avanzare proposte specifiche per ovviare a tali carenze di personale, in particolar modo nel settore della gestione civile delle crisi e nei settori sopra descritti;

112. accoglie con favore gli inviti a rafforzare la condivisione e l'utilizzo in comune delle principali capacità militari, a migliorare le capacità di pianificare e svolgere missioni e operazioni e a integrare le missioni e operazioni civili e militari; sottolinea la necessità di migliorare costantemente i risultati delle missioni e operazioni in ambito PSDC anche attraverso la valutazione dei risultati, le analisi comparative e le valutazioni d'impatto, identificando e mettendo in atto gli insegnamenti tratti e sviluppando prassi eccellenti per un'azione PSDC efficace ed efficiente; deplora tuttavia i condizionamenti politici che pesano sulla cooperazione, che talvolta impediscono alle prassi eccellenti di creare sinergie;

       •   Commercio di armi

113. ricorda che gli Stati membri sono responsabili di più di un terzo delle esportazioni globali di armi; esorta gli Stati membri a conformarsi non solo agli otto criteri della posizione comune 2008/944/PESC (il codice di condotta dell'UE per le esportazioni di armi) ma anche ai principi della politica di sviluppo dell'UE; chiede che la competenza relativa alle norme che disciplinano le esportazioni di armi venga trasferita all'Unione; ricorda agli Stati membri che i paesi in via di sviluppo devono investire le loro risorse finanziarie innanzitutto, e prioritariamente, a favore di uno sviluppo sociale ed economico sostenibile, della democrazia e dello Stato di diritto; esorta il vicepresidente/alto rappresentante e gli Stati membri a utilizzare la revisione in corso della posizione comune 2008/944/PESC per rafforzare l'attuazione e il monitoraggio dei criteri UE per le esportazioni di armi; invita il vicepresidente/alto rappresentante e gli Stati membri a esprimersi con una sola voce nel contesto dei negoziati ONU su un trattato globale sul commercio delle armi (ATT), promuovendo un testo solido e incisivo che richieda che gli Stati contraenti rifiutino l'esportazione di armi nei casi in cui esista un rischio concreto di un loro impiego per commettere, o facilitare, gravi violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto umanitario internazionale, tra cui il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra;

•   Prevenzione dei conflitti e consolidamento della pace

114. invita il vicepresidente/alto rappresentante a presentare proposte volte ad accrescere le capacità del SEAE in fatto di prevenzione dei conflitti e di pacificazione, con particolare riferimento al programma di Göteborg, e a rafforzare ulteriormente la capacità dell'UE in materia di prevenzione dei conflitti e di mediazione, oltre alle sue capacità di gestione delle crisi, che beneficiano di migliori risorse; chiede in via prioritaria che venga fatto il punto delle politiche dell'UE nel settore della prevenzione dei conflitti e della pacificazione, in vista di una relazione del vicepresidente/alto rappresentante al Parlamento sulle proposte per il rafforzamento della capacità esterna dell'UE e della reattività della stessa in tale settore; accoglie con favore la proposta della Commissione e del SEAE di introdurre, nel bilancio SEAE per il 2013, una linea dotata di un importo di a 500 000 EUR per servizi di sostegno alla mediazione e alla prevenzione dei conflitti, dopo il positivo completamento alla fine di quest'anno di un'azione preparatoria proposta dal Parlamento europeo; invita il vicepresidente/alto rappresentante a potenziare la partecipazione delle donne ai meccanismi di prevenzione dei conflitti, mediazione e pacificazione;

115.  considera un'idea molto promettente la proposta di un istituto europeo per la pace autonomo o parzialmente autonomo strettamente legato all'UE, che potrebbe contribuire a rafforzare le capacità di mediazione e di prevenzione dei conflitti in Europa; chiede che tale istituto sia basato su un mandato definito in modo chiaro, che eviti la duplicazione di organizzazioni governative e non governative esistenti e che ponga l'accento su una diplomazia di mediazione informale e un trasferimento delle conoscenze tra l'UE e gli attori della mediazione indipendenti; attende con interesse i risultati del progetto pilota relativo a un istituto europeo per la pace avviato quest'anno; si aspetta di essere pienamente associato alle discussioni in vista della possibile creazione di un siffatto istituto;

       •   Sanzioni e misure restrittive

116. ritiene che l'UE debba sviluppare, nel suo comportamento verso i regimi autoritari, una politica più coerente per quanto concerne l'imposizione e la revoca di sanzioni e misure restrittive;

       •   Non proliferazione e disarmo

117. chiede al vicepresidente/alto rappresentante di analizzare l'efficacia dell'Unione europea nell'affrontare la minaccia rappresentata dalle armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari, un decennio dopo l'adozione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa del 2003 e allo scadere della proroga per l'attuazione delle nuove linee di azione del 2008 in vista di una relazione dell'alto rappresentante/ vicepresidente al Parlamento sulle proposte per il rafforzamento della capacità dell'UE in tale settore;

118. invita il vicepresidente/alto rappresentante ad analizzare l'efficacia dell'Unione europea nell'affrontare la minaccia rappresentata dalla proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro e di altre armi convenzionali, e nel risolvere i più ampi problemi correlati al disarmo successivamente all'adozione della strategia per le armi leggere e di piccolo calibro del 2005 e di altri quadri politici pertinenti, compresa la posizione comune del 2003 dell'UE sull'intermediazione di armi e sull'embargo sulle armi imposte dall'UE, in vista di una relazione del vicepresidente/alto rappresentante al Parlamento sulle proposte per il rafforzamento della capacità dell'UE nel settore;

•   Agenzia europea per la difesa

119. reitera l'invito agli Stati membri a incrementare la cooperazione europea in materia di difesa, unico modo praticabile per assicurare che le forze militari europee continuino ad essere credibili ed operative a fronte di bilanci per la difesa in calo; rileva i progressi compiuti nel quadro della condivisione e della messa in comune dell'UE e della difesa intelligente della NATO e reputa essenziale che le due organizzazioni realizzino ulteriori sinergie; sottolinea la necessità di compiere ulteriori progressi nella messa in comune e nella condivisione delle risorse come pure per quanto concerne le potenziali sinergie nell'ambito della ricerca, dello sviluppo e della cooperazione industriale nel settore della difesa a livello dell'UE; plaude alle iniziative di cooperazione rafforzata in tale ambito, tra cui l'iniziativa Weimar plus;

120. ricorda in tal contesto il ruolo cruciale dell'Agenzia europea per la difesa (AED) nell'elaborazione e nell'attuazione di una politica delle capacità e degli armamenti dell'Unione; invita pertanto il Consiglio a rafforzare il carattere istituzionale dell'AED e a liberarne totalmente il potenziale, come previsto dall'articolo 42, paragrafo 3, e dall'articolo 45 del TUE;

121. esorta il Consiglio e gli Stati membri a dotare l'AED di finanziamenti adeguati per l'intero complesso delle sue missioni e dei suoi compiti; è del parere che il modo migliore di procedere consista nel finanziare i costi del personale e i costi operativi dell'Agenzia con il bilancio dell'UE, iniziando dal prossimo quadro finanziario pluriennale; invita a tal fine il vicepresidente/alto rappresentante a presentare le necessarie proposte;

•   Sicurezza energetica

122. rileva che l'articolo 194 del trattato di Lisbona specifica che l'UE è autorizzata ad adottare misure a livello europeo per garantire la sicurezza delle forniture energetiche; sottolinea a tale proposito che, per rafforzare la sicurezza energetica e, al tempo stesso, la credibilità e l'efficacia della PESC, è di fondamentale importanza ridurre la dipendenza energetica da quei paesi terzi che non condividono od osteggiano i valori dell'UE; ritiene che la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e delle vie di transito e l'aumento del ricorso a fonti di energia rinnovabili e pulite rivestano carattere urgente ed essenziale per l'UE, la quale è fortemente dipendente dalle fonti energetiche esterne; osserva che le principali direzioni della diversificazione sono l'Artico, il bacino del Mediterraneo e il corridoio meridionale che va dall'Iraq all'Asia centrale e al Medio Oriente, e invita la Commissione a dare la priorità a questi progetti; esprime preoccupazione per i ritardi registrati nel completamento del corridoio meridionale; sottolinea l'esigenza di raggiungere la sicurezza energetica grazie alla diversificazione energetica e sottolinea il potenziale di un corridoio GNL complementare nel Mediterraneo orientale quale fonte flessibile di energia e incentivo per una maggiore concorrenza nel mercato interno UE; reputa che l'Unione debba assicurare che una delle principali fonti delle importazioni del momento, la Russia, rispetti le regole del mercato interno, le normative nel quadro del terzo pacchetto energetico e il trattato sulla Carta dell'energia; rileva il grande potenziale di sviluppo e interdipendenza che potrebbe derivare da reti intelligenti transcontinentali per l'energia rinnovabile che colleghino Europa e Africa;

123. rileva che, nel 2011, la Commissione ha proposto l'istituzione di un meccanismo di scambio di informazioni sugli accordi intergovernativi nel settore energetico fra Stati membri e paesi terzi; reputa che gli scambi di migliori prassi e il sostegno politico della Commissione rafforzerebbero anche il potere negoziale degli Stati membri; invita il vicepresidente/alto rappresentante e la Commissione a riferire al Parlamento su base regolare in merito all'introduzione e alla messa in atto del meccanismo; invita la Commissione a inserire una "clausola di sicurezza energetica" negli accordi commerciali, di associazione, di partenariato e di cooperazione con i paesi produttori e di transito, vale a dire un codice di comportamento in caso di interruzione della fornitura o di modifiche unilaterali delle condizioni di fornitura;

 •   Nuove minacce e sfide

124. sottolinea che, nella PESC, le azioni contro la nuova generazione di sfide alla stabilità e alla sicurezza internazionali, quali il cambiamento climatico, la criminalità e il terrorismo internazionali, gli attacchi cibernetici, la proliferazione delle armi nucleari e di distruzione di massa, la dissoluzione degli apparati statali, la pirateria e le pandemie, devono occupare un posto di primo piano;

       •   La dimensione esterna dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia

125. rammenta che la dimensione esterna dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia deve rivestire un ruolo importante nella PESC; sottolinea l'esigenza di una gestione organizzata dei flussi migratori che garantisca la cooperazione con i paesi d'origine e di transito;

 •   Dialogo culturale e religioso

126. ritiene che favorire il dialogo e la comprensione tra le varie religioni e culture dovrebbe costituire parte integrante dell'impegno esterno con le società e i paesi terzi e, in particolare, del sostegno alla soluzione dei conflitti e alla promozione di società tolleranti, inclusive e democratiche;

°

°    °

127. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale della NATO, al Presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al Presidente in carica dell'OSCE, al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, al Presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa e al Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

MOTIVAZIONE

La relazione dell'anno in corso segna un nuovo corso per la relazione annuale del Parlamento sulla PESC. Non è scritta in veste di revisione della relazione 2010 del Consiglio sulla PESC, bensì è destinata a essere il contributo del Parlamento stesso alla definizione di un nuovo approccio strategico e lungimirante per la politica estera dell'Unione europea.

Qual è il significato del suddetto nuovo approccio? Il Parlamento prende quale suo punto di partenza le ambizioni espresse del trattato di Lisbona in cui si dispone che "la competenza dell'Unione in materia di politica estera e di sicurezza comune riguarda tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell'Unione, compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune che può condurre a una difesa comune" (articolo 24, paragrafo 1, del TUE). Ciò costituisce un importante livello strategico d'ambizione e un quadro fondamentale per l'elaborazione di un approccio dell'UE globale, coerente e uniforme alla politica estera.

È nondimeno importante anche il fatto che il Parlamento riconosca la specificità nell'elaborazione e nell'attuazione delle varie componenti dell'azione esterna dell'UE, ivi compresi la PESC (e la PSDC dell'UE stessa), ma anche la politica di vicinato, la politica di sviluppo e il commercio internazionale. Il predetto approccio globale risulta essenziale per la costruzione di un approccio strategico e coerente al perseguimento della politica estera dell'UE. Nel settore della gestione delle crisi civili e militari, ciò richiede un coordinamento e una cooperazione migliori con partner importanti quali la NATO ove, in riferimento a quest'ultima, è necessario sanare le differenze con la Turchia al fine di migliorare la cooperazione ai sensi dell'accordo Berlin Plus.

Nella relazione 2010 del Consiglio rientrano importanti tappe verso la pianificazione delle priorità della politica estera dell'UE entro un quadro strategico e lungimirante. Essa non si rivela tuttavia all'altezza delle ambizioni del trattato di Lisbona da importanti punti di vista che comprendono, fra l'altro, il non fornire un senso delle priorità o degli orientamenti strategici per la PESC, il mancato chiarimento dei meccanismi politici volti ad assicurare la coerenza e la corrispondenza fra le diverse componenti della politica estera, comprese quelle che ricadono entro la responsabilità della Commissione; l'elusione di importanti questioni relative al ruolo del SEAE e delle delegazioni nel garantire che le risorse dell'Unione (di personale, finanziarie e diplomatiche) si conformino alle sue priorità in materia di affari esteri e l'elusione di una discussione relativa al modo in cui inquadrare missioni e operazioni ad hoc nell'ambito della PSDC (la motivazione e lo stato finale delle stesse) nel quadro politico-strategico delle priorità della politica estera dell'UE in riferimento a un paese o a una regione;

Pur essendo destinata a essere ambiziosa e strategica, la presente relazione dovrebbe del pari essere pragmatica e realistica nel definire parametri di riferimento che debbono essere monitorati, valutati e sviluppati nella successiva relazione annuale. Il Parlamento dovrebbe pertanto evitare di cader preda dell'ossessione di richiedere più strategie e sottostrategie senza un'accurata riflessione sulle priorità e le risorse a disposizione dell'UE per il raggiungimento di obiettivi chiari e il conferimento di autentico valore aggiunto in un periodo di austerità economica. La presente relazione dovrebbe infatti essere, più che una semplice richiesta di una nuova revisione della politica estera o di una nuova strategia europea di sicurezza, un contributo alla definizione della politica estera dell'UE e di parametri di riferimento ai fini del controllo e della valutazione dei progressi negli anni a venire. Le future relazioni della commissione AFET possono, su tale base, elaborare il predetto inquadramento e valutare i progressi nel perseguimento di una politica estera dell'Unione europea.

La presente relazione dovrebbe richiedere all'UE il conseguimento di maggiori sinergie fondate sul triplice mandato di Catherine Ashton quale alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, vicepresidente della Commissione e presidente del Consiglio affari esteri, e con il sostegno del SEAE. Sebbene si siano verificate comprensibili difficoltà nella transizione verso un approccio nuovo alla PESC a seguito del trattato di Lisbona, la presente relazione richiede al vicepresidente/alto rappresentante e al SEAE una guida esercitata attraverso la qualità, il coraggio e l'azione decisiva e puntuale. La mancanza di una guida e di un approccio strategico di tale tipo impone la prioritarizzazione della politica europea di vicinato quale principio strategico anche nell'elaborazione della PESC.

PARERE DI MINORANZA

Parere di minoranza sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC)

Commissione per gli affari esteri, relatore: Elmar Brok

Parere di minoranza presentato a nome del gruppo GUE/NGL da Willy Meyer, Sabine Lösing, Nikos Chountis e Takis Hadjigeorgiou

Siamo assolutamente contrari alla relazione in quanto:

- difende e continua a promuovere la militarizzazione quale elemento centrale della PESC;

- promuove la sinergia a livello di capacità civili e militari;

- sostiene che la PESC debba coprire tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell'Unione, compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune che potrebbe portare a una difesa comune

Chiediamo:

- una EU civile, rigorosamente separata dalla NATO

- lo scioglimento della NATO

- una PESC basata su principi pacifici

- il rispetto del diritto internazionale e della Carta dell'ONU

- l'utilizzazione delle spese militari a fini civili

- la chiusura di tutte le basi militari in Europa

- il disarmo dell'Europa, compreso un disarmo nucleare completo

- una UE che si astenga da politiche interventiste e che rispetti la sovranità degli Stati

Bruxelles, 9 luglio 2012

PARERE della commissione per i bilanci (4.6.2012)

destinato alla commissione per gli affari esteri

Relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune
(12562/2011 – 2012/2050(INI))

Relatore: Nadezhda Neynsky

SUGGERIMENTI

La commissione per i bilanci invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  osserva che, nonostante le crescenti ambizioni della politica estera e di sicurezza comune (PESC), il livello di esecuzione del 2010 ammonta a solamente EUR 282 milioni, ovvero il 3,5% degli stanziamenti dell'intera rubrica 4; rileva l'aumento graduale del bilancio della PESC negli esercizi 2011 e 2012 e ribadisce che gli stanziamenti d'impegno dovrebbero essere oggetto di attenta pianificazione in ogni linea di bilancio della PESC, al fine di garantire che gli stanziamenti dell'Unione europea siano destinati alle misure più necessarie, criterio che non sembra essere stato applicato per i bilanci del 2011 e del 2012;   rileva l'aumento proposto del 20% degli stanziamenti della PESC per il quadro finanziario pluriennale 2014 - 2020, da EUR 2 089 milioni a EUR 2 510 milioni a prezzi costanti del 2011[1];

2.  accoglie con favore le richieste di rafforzare la condivisione e l'utilizzo in comune delle principali capacità militari, migliorando le capacità di pianificare e svolgere missioni e operazioni e integrando le missioni e operazioni civili e militari; sottolinea la necessità di migliorare costantemente i risultati delle missioni e operazioni di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) anche attraverso la valutazione dei risultati, le analisi comparative e le valutazioni d'impatto, identificando e mettendo in atto gli insegnamenti tratti e sviluppando prassi eccellenti per un'azione di PSDC efficace ed efficiente; deplora tuttavia i vincoli di natura politica in materia di cooperazione che talvolta impediscono di adottare prassi eccellenti in grado di creare sinergie;

3.  accoglie con favore gli sforzi volti ad applicare le linee di bilancio a tutte le missioni, come proposto nella riforma del regolamento finanziario, il che fornirebbe un quadro più trasparente e completo delle missioni condotte nell'ambito della PESC;

4.  ritiene che il meccanismo ATHENA per il finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari e di difesa condotte dall'Unione europea non fornisca un sufficiente quadro generale di tutte le incidenze finanziarie delle missioni effettuate nell'ambito della PESC e chiede pertanto un chiaro elenco di tutte le spese;

5.   reputa che, a fini di coerenza con i valori propri dell'Unione, andrebbero rafforzati gli strumenti finanziari che promuovono, tra l’altro, il consolidamento della pace, la sicurezza, la democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo e le società eque in quanto si tratta di strumenti strategici dell’azione esterna e della politica estera dell’UE per affrontare le sfide di sicurezza e di sviluppo a livello globale.

  • [1]  Dati ottenuti dalla DG Bilancio della Commissione europea

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

10.7.2012

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

34

1

6

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Pino Arlacchi, Bastiaan Belder, Franziska Katharina Brantner, Elmar Brok, Tarja Cronberg, Arnaud Danjean, Michael Gahler, Marietta Giannakou, Richard Howitt, Liisa Jaakonsaari, Tunne Kelam, Evgeni Kirilov, Maria Eleni Koppa, Andrey Kovatchev, Eduard Kukan, Vytautas Landsbergis, Sabine Lösing, Ulrike Lunacek, Mario Mauro, Francisco José Millán Mon, María Muñiz De Urquiza, Raimon Obiols, Kristiina Ojuland, Ria Oomen-Ruijten, Pier Antonio Panzeri, Alojz Peterle, Hans-Gert Pöttering, Nikolaos Salavrakos, György Schöpflin, Charles Tannock, Sir Graham Watson

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Laima Liucija Andrikienė, Reinhard Bütikofer, Andrew Duff, Barbara Lochbihler, Teresa Riera Madurell, Ivo Vajgl, Janusz Władysław Zemke

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Arkadiusz Tomasz Bratkowski, Claudiu Ciprian Tănăsescu, Artur Zasada