RELAZIONE sulla settima e l'ottava relazione intermedia della Commissione sulla politica di coesione dell'UE e la relazione strategica 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013
3.2.2014 - (2013/2008(INI))
Commissione per lo sviluppo regionale
Relatore: Vilja Savisaar-Toomast
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sulla settima e l'ottava relazione intermedia della Commissione sulla politica di coesione dell'UE e la relazione strategica 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013
Il Parlamento europeo,
– vista la "Settima relazione intermedia sulla coesione economica, sociale e territoriale" della Commissione, del 24 novembre 2011 (COM(2011)0776), e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione (SEC(2011)1372),
– vista l'"Ottava relazione intermedia sulla coesione economica, sociale e territoriale – La dimensione regionale e urbana della crisi" della Commissione, del 26 giugno 2013 (COM(2013)0463), e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD(2013)0232),
– visto il documento "Politica di coesione: rapporto strategico 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013" della Commissione, del 18 aprile 2013 (COM(2013)0210), e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD(2013)0129),
– vista la proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio, del 6 ottobre 2011, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 (COM(2011)0615),
– vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2009 sulla politica di coesione: investire nell'economia reale[1],
– vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sulla politica di coesione e la politica regionale dell'UE dopo il 2013[2],
– vista la sua risoluzione del 20 maggio 2010 sul contributo della politica di coesione al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e di UE 2020[3],
– vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 ottobre 2011, relativa a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 (COM(2011)0614),
– vista la quarta relazione di monitoraggio del CdR sulla strategia Europa 2020, Comitato delle regioni, ottobre 2013,
– visto il documento congiunto delle direzioni generali della Politica regionale e urbana e dell'Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione, dal titolo "Contributo della politica di coesione dell'UE all'occupazione e alla crescita in Europa", luglio 2013,
– visto lo studio pubblicato dal Parlamento dal titolo "La politica di coesione dopo il 2013: una valutazione critica delle proposte legislative", giugno 2012,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0081/2014),
A. considerando che l'evidenza empirica mostra che la crisi economica, finanziaria e sociale ha causato l'arresto o addirittura l'inversione del processo di convergenza, aggravando così le disparità tra le regioni e ponendo fine a un lungo periodo in cui le disparità regionali in termini di PIL pro capite e la disoccupazione nell'UE continuavano a diminuire, e colpendo allo stesso tempo duramente soprattutto le regioni più deboli dell'Unione;
B. considerando che le risorse pubbliche sia a livello degli Stati membri sia dell'UE sono diventate più scarse e soggette a crescenti pressioni, mentre la crisi e la conseguente recessione, così come la crisi del debito sovrano in diversi Stati membri, hanno spinto gli Stati membri ad attuare finalmente le necessarie importanti riforme strutturali per contribuire al ripristino della crescita economica e della creazione di posti di lavoro, tagliando talora il cofinanziamento dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione;
C. considerando che le politiche di risanamento dei conti pubblici hanno aumentato il ruolo e l'importanza della politica di coesione come fonte di investimenti pubblici, in particolare a livello subnazionale, in quanto tali finanziamenti politici rappresentano più della metà di tutti gli investimenti pubblici in un numero significativo di Stati membri e regioni;
D. considerando che la crisi colpisce negativamente tutte le regioni e città europee, aumentando così l'importanza del finanziamento della politica di coesione anche nelle regioni in transizione e più sviluppate;
E. considerando che il contributo agli obiettivi della strategia Europa 2020 presenta una forte dimensione regionale che dovrebbe essere tenuta presente nella preparazione e nell'attuazione della prossima generazione di programmi nell'ambito della politica di coesione e di altre politiche d'investimento dell'UE;
F. considerando che la politica di coesione si è finora concentrata piuttosto sull'assorbimento che sulla definizione e sul monitoraggio degli obiettivi e sulla valutazione del raggiungimento degli stessi, mentre i sistemi di monitoraggio e valutazione non riescono a raggiungere completamente il proprio scopo di migliorare la definizione di obiettivi differenziati secondo le caratteristiche, le specificità e le esigenze locali, regionali e interregionali;
G. considerando che la politica di coesione continua a essere la principale fonte di finanziamento pubblico dell'Unione nel contesto del quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e che nel nuovo quadro della politica di coesione l'enfasi è posta interamente sulla necessità di concentrare gli investimenti a livello locale e regionale in settori importanti quali la creazione di posti di lavoro, le PMI, l'occupazione (in particolare l'occupazione giovanile), la mobilità del lavoro, la formazione e l'istruzione, la ricerca e l'innovazione, le TIC, il trasporto sostenibile e la rimozione delle strozzature, l'energia sostenibile, l'ambiente, la promozione della capacità istituzionale degli enti pubblici e di un'amministrazione pubblica efficiente, lo sviluppo urbano e le città;
H. considerando che la necessità di ottenere di più con minori risorse ha stimolato l'inclusione della specializzazione intelligente nel nuovo quadro della politica di coesione (il regolamento sulle disposizioni comuni[4]), in modo da consentire alle regioni di adottare un approccio strategico e meno frammentato nei confronti dello sviluppo economico attraverso un sostegno mirato alla ricerca e all'innovazione;
I. considerando che il partenariato e la governance multilivello costituiscono principi generali orizzontali in vista della realizzazione della strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, nell'ambito del prossimo quadro legislativo della politica di coesione;
J. considerando che le valutazioni effettuate nel periodo di programmazione 2007-2013 non hanno tenuto conto dell'intero ciclo di valutazione, che include efficienza, efficacia e impatto;
K. considerando che il tasso di assorbimento dei fondi è pari a circa il 50% all'interno degli Stati membri e a circa il 30% nell'ultimo anno del periodo;
L. considerando che le PMI stanno incontrando difficoltà nell'accedere a finanziamenti erogati dal settore bancario;
Sfide generali inerenti all'attuazione per l'attuale periodo di programmazione
1. plaude alla settima e all'ottava relazione intermedia, nonché alla relazione strategica per il 2013, e invita la Commissione, che sta avviando la valutazione ex-post 2007-2013, e gli Stati membri a garantire che il controllo e la valutazione si basino su dati affidabili, a tener conto dell'efficienza, dell'efficacia e dell'impatto delle operazioni e a garantire che la valutazione ex post sia completata entro la fine del 2015 come previsto dal precedente regolamento generale, al fine di trarre chiari insegnamenti per l'attuazione del prossimo periodo di programmazione;
2. considera che le politiche di risanamento dei bilanci non bastano da sole a favorire la crescita e a promuovere gli investimenti che generano posti di lavoro sostenibili e di buona qualità, che richiedono anche misure intese a sostenere l'economia e a incentivare i progressi – ancora fragili e timidi – compiuti verso la ripresa;
3. chiede alla Commissione e agli Stati membri di aumentare gli investimenti nel settore dell'imprenditoria, dell'avviamento di nuove imprese e del lavoro autonomo come strumenti per la creazione di più posti di lavoro, in particolare dal momento che le PMI e le microimprese generano oltre due terzi dei posti di lavoro del settore privato dell'UE; ritiene che occorra prestare speciale attenzione ai livelli regionale e locale; ritiene inoltre che gli investimenti nell'imprenditoria sociale forniscano un'ulteriore buona opportunità per soddisfare i bisogni sociali cui i beni e servizi pubblici non danno una risposta apprezzabile;
4. esprime preoccupazione per la mancanza di sufficienti risorse finanziarie pubbliche, in particolare a livello subnazionale per un'adeguata attuazione della strategia Europa 2020, a causa dell'impatto della crisi economica, e per il fatto che un numero importante di Stati membri e regioni meno sviluppati dipendono in larga misura dai finanziamenti della politica di coesione; ritiene che, prima di prendere qualsiasi decisione legata alle potenziali sanzioni macro-economiche, sia opportuno considerare con estrema attenzione la forte dipendenza dello sviluppo di alcuni Stati membri dai fondi di coesione;
5. è dell'avviso che, anche se le risorse destinate alla politica di coesione nell'attuale quadro finanziario pluriennale sono relativamente ridotte rispetto alle esigenze reali, la garanzia di una maggiore efficienza e di sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali possa nondimeno costituire uno strumento importante per le politiche favorevoli alla crescita;
6. ritiene che per contribuire alla realizzazione della Strategia UE 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e solidale, conformemente agli obiettivi per la coesione economica, sociale e territoriale e nonostante la necessità di concentrarsi su settori aventi potenzialità di lungo periodo per la creazione di posti di lavoro e l'innovazione, sia importante tener conto delle esigenze significative di molte regioni meno sviluppate per quanto riguarda gli investimenti in progetti infrastrutturali in settori di base quali i trasporti, le telecomunicazioni e l'energia sostenibile;
7. ritiene che – nonostante il fatto che gli enti locali e regionali sono coinvolti nella preparazione degli accordi di partenariato – ulteriori misure debbano essere prese per rafforzare la dimensione territoriale del sistema di governance della politica di coesione, della strategia Europa 2020 e del semestre europeo, garantendo un dialogo e una complementarità reali fra i diversi livelli di governance, da un lato, e la coerenza delle priorità stabilite a quei livelli con le esigenze e le specificità individuate a livello nazionale, regionale e locale, dall'altro; sottolinea in proposito l'importanza di garantire che i comuni e le regioni siano opportunamente associati alla messa a punto delle strategie nazionali e alla definizione dei loro problemi e sfide specifici, pur evitando qualsiasi aumento dell'onere amministrativo;
8. considera che la politica di coesione è nelle migliori condizioni per dare alla strategia Europa 2020 la dimensione territoriale necessaria per affrontare i cospicui differenziali di crescita all'interno dell'Unione e degli Stati membri, per garantire che le potenzialità di crescita siano utilizzate anche nelle regioni più remote e meno popolate dell'Unione e per intervenire sul fatto che le differenze in termini di capacità istituzionali fanno sì che le diverse regioni non possono utilizzare allo stesso modo gli obiettivi indicati come riferimenti;
Concentrarsi sull'occupazione e l'inclusione sociale
9. esprime particolare preoccupazione per il fatto che, in ragione della crisi, la percentuale della popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale, che soffre di deprivazione materiale, degrado ambientale e condizioni abitative disagiate, ovvero è caratterizzata da una bassissima intensità di lavoro ed è a rischio di esclusione e povertà energetica, sia aumentata in modo considerevole, prevalentemente nelle regioni di convergenza e nelle città, in modo particolare nelle regioni attorno alle capitali, classificate dagli indicatori come sviluppate, così come per il fatto che tale situazione colpisca specialmente le donne, le famiglie monoparentali, le grandi famiglie con quattro o più figli, le persone che prestano assistenza (specialmente coloro che si prendono cura di membri della famiglia disabili), i membri di comunità emarginate o gli anziani vicini al pensionamento, categorie per le quali l'accesso alle pari opportunità è difficile;
10. ritiene urgente affrontare questi problemi – che compromettono gravemente la coesione fra le regioni e possono mettere a repentaglio la competitività dell'Unione nel medio e lungo termine – puntando su politiche che garantiscano l'accesso a un'occupazione sostenibile e di buona qualità come pure l'inclusione sociale, in particolare per i giovani, promuovendo il ruolo essenziale delle PMI a tale riguardo, riducendo la frammentazione e agevolando la transizione tra un lavoro e un altro, ponendo l'accento sui programmi di riqualificazione professionale dei disoccupati di lungo periodo, avvalendosi dell'esperienza acquisita dalle persone a fine carriera e promuovendo pari indipendenza economica per donne e uomini; ritiene inoltre fondamentale promuovere l'accessibilità fisica e l'accesso ai mezzi di informazione e di comunicazione, la cui realizzazione deve essere valutata mediante indicatori affidabili, obiettivi e comparabili tenendo conto delle sfide demografiche;
11. insiste sul ruolo del Fondo sociale europeo (FSE) nel ridurre le disparità in termini di capitale umano fra le regioni e nell'aiutare a innalzare i tassi di occupazione, in parallelo e unitamente al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), in quanto contribuisce alla realizzazione di alcune delle attuali priorità dell'Unione, vale a dire la promozione dell'occupazione giovanile e del mercato del lavoro, la promozione di un'economia e una crescita sostenibili, la riduzione del numero di abbandoni scolastici precoci e la lotta alla povertà, alla discriminazione e all'esclusione sociale; ribadisce, pertanto, che occorre rafforzare il principio della sana gestione finanziaria, in particolare per quanto concerne l'efficienza e l'efficacia delle operazioni del FSE e invita la Commissione ad analizzare a fondo gli effetti complessivi e l'impatto reale del FSE sui tassi di disoccupazione e sulla creazione di posti di lavoro;
12. riconosce che gran parte della spesa del FSE è destinata alla promozione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, al sostegno dell'integrazione e della partecipazione di gruppi svantaggiati, comprese le persone con disabilità, nonché allo sviluppo di una società inclusiva e accessibile a tutti; sottolinea tuttavia che, in periodi di crisi, occorre porre maggiore enfasi sul fatto che il Fondo sociale europeo (FSE) sia efficientemente orientato a combattere le disuguaglianze locali e regionali e l'esclusione sociale, a consentire l'accesso all'occupazione per i gruppi più vulnerabili e i giovani, in particolare, nonché ad agevolare il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro, riducendo la segregazione di genere;
13. rileva che l'elevata percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente la scuola è in talune regioni nettamente superiore all'obiettivo stabilito del 10% e che tali giovani devono ricevere un'offerta di istruzione, formazione o lavoro che risponda alle loro esigenze; fa riferimento, in tale contesto, all'importanza che ricopre, per coloro che abbandonano precocemente la scuola, il Sistema di garanzia per i giovani; sottolinea che, al fine di ridurre il numero di giovani che abbandonano la scuola, è importante che il sistema d'istruzione sia inclusivo e offra pari opportunità a tutti i giovani; rileva che è pertanto opportuno trovare una soluzione al problema dell'integrazione dei giovani poco qualificati nel mercato del lavoro, offrendo una formazione professionale e sul posto di lavoro accessibile, di qualità e priva di ostacoli onde aiutarli ad acquisire competenze spendibili, tenendo conto del fatto che la mancanza di qualifiche può aumentare il rischio di disoccupazione che, a sua volta, si traduce in un maggiore rischio di povertà e implica molteplici sfide sociali collegate all'esclusione, all'alienazione e al fallimento degli sforzi volti a costruire una vita indipendente; sottolinea che, a tal fine, il contributo del FSE è essenziale per aiutare un maggior numero di giovani a continuare la scuola e ad acquisire le qualifiche adeguate necessarie per un lavoro e una carriera e per assicurare un più ampio accesso all'istruzione di alta qualità con progetti speciali per bambini provenienti da gruppi svantaggiati e minoranze, compresi i disabili; invita gli Stati membri a promuovere un'adeguata formazione professionale e sul lavoro per chi ne intende beneficiare;
14. sottolinea che la condizione occupazionale dei giovani dipende fortemente dalla situazione economica complessiva e che, di conseguenza, è molto importante sostenere, orientare e monitorare i giovani nel passaggio dall'istruzione alla vita professionale; ritiene che la Commissione possa quindi adeguare le future proposte politiche in questo ambito alle iniziative "Youth on the Move" e "Opportunità per i giovani";
15. sottolinea che alcune regioni registrano un tasso di occupazione inferiore al 60% e che talune altre si situano per il 20-25% al di sotto degli obiettivi nazionali, cosa che penalizza in modo particolare i giovani, le donne, gli anziani, le persone che prestano assistenza e i disabili; sottolinea che certe misure contro la crisi hanno avuto un effetto negativo sulla coesione e, fondamentalmente, hanno aggravato le disuguaglianze nell'UE; sottolinea che per mantenere l'occupazione dei gruppi ad alto rischio o per creare opportunità occupazionali a loro favore sono necessarie misure mirate alla creazione di posti di lavoro, ad opportunità di formazione e al mantenimento del posto di lavoro; pone l'accento sul fatto che, da generazioni, taluni insediamenti isolati sono colpiti dalla disoccupazione, il che minaccia particolarmente le comunità emarginate;
16. evidenzia che i tassi di occupazione sono rimasti ben al di sotto dell'obiettivo di Europa 2020, che prevede l'occupazione di almeno il 75% della popolazione tra i 20 e i 64 anni entro il 2020; constata che, sebbene non vi siano specifici obiettivi sul tasso di occupazione a livello regionale, gli Stati membri hanno definito singolarmente obiettivi nazionali che, nella maggior parte dei casi, non sono stati raggiunti, poiché la crisi finanziaria ed economica ha avuto un forte impatto asimmetrico sui mercati del lavoro regionali, in particolare nell'Europa meridionale, con un forte incremento della disoccupazione giovanile;
17. ritiene che tutte le regioni si trovino di fronte alla sfida consistente nel creare una crescita sostenibile e nel migliorare l'efficienza in termini di risorse; sottolinea, a tale proposito, la necessità di politiche che contemplino una definizione delle priorità di spesa nei settori dell'istruzione, della formazione permanente, della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo, dell'efficienza energetica e dell'imprenditoria locale, nonché la creazione di nuovi strumenti finanziari per tutti i tipi di imprese, e in particolare per le PMI;
18. ricorda il potenziale di cui dispongono le PMI per la creazione di posti di lavoro ed esorta gli Stati membri a sviluppare politiche che migliorino l'accesso ai finanziamenti e le condizioni di finanziamento per le PMI; invita la Commissione a collaborare con gli Stati membri al fine di aumentare la trasparenza e la prevedibilità del sistema dei bandi di gara e ridurre il lasso di tempo che intercorre tra la pubblicazione di un bando di gara e l'aggiudicazione dell'appalto, in particolare per le PMI, le quali competono in un ambiente in rapida evoluzione;
19. invita a prestare una particolare attenzione al settore delle industrie culturali e creative, le quali contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e, in particolare, alla creazione di posti di lavoro; sottolinea il contributo fondamentale di tale settore allo sviluppo delle regioni e delle città; invita ad adottare misure continuative per promuovere una formazione permanente rivolta alle donne e mirata a tali settori, con l'obiettivo di garantire un'efficace valorizzazione delle loro qualifiche e la creazione di nuove prospettive occupazionali;
Dati di valutazione
20. rammenta, tuttavia, che pur essendovi solide prove riguardo a un'accelerazione dell'attuazione della politica di coesione e ai contributi importanti dei programmi conseguenti in molti settori in cui gli investimenti sono necessari per la modernizzazione economica e la competitività (come la ricerca e lo sviluppo, il sostegno alle PMI, la reindustrializzazione, l'inclusione sociale, l'istruzione e la formazione), alcuni Stati membri rischiano di non attuare i loro programmi prima del termine dell'attuale periodo di programmazione; sollecita la Commissione, a tale riguardo, ad analizzare a fondo le cause alla base dei bassi tassi di assorbimento ed esorta gli Stati membri a fornire un cofinanziamento, al fine di accelerare l'esecuzione dei fondi;
21. incoraggia gli Stati membri a valutare le sinergie tra i finanziamenti della politica di coesione e le altre fonti di finanziamento dell'UE (come per TEN-T, TEN-E, CEF, Orizzonte 2020, COSME e altri programmi), così come con i finanziamenti erogati dalla Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo; esorta gli Stati membri a accelerare l'esecuzione dei fondi disponibili e a semplificarne e migliorarne l'accesso, al fine di incoraggiare le PMI, le organizzazioni della società civile, i comuni locali e gli altri beneficiari interessati a farne uso;
Sfide in materia di monitoraggio e valutazione
22. ritiene che la valutazione debba svolgere un ruolo fondamentale nel dibattito e nell'apprendimento delle politiche ma esprime preoccupazione per il fatto che, sebbene la fornitura di dati di monitoraggio e di informazioni sull'attuazione stia migliorando la qualità degli obiettivi fissati, le differenze nella qualità della predisposizione di relazioni intermedie rendono in molti casi difficile l'elaborazione di un quadro completo e accurato dei progressi realizzati nel perseguimento degli obiettivi a livello regionale e locale; sottolinea che la valutazione dovrebbe anche determinare e proporre misure per ridurre gli oneri superflui a carico dei beneficiari, ivi comprese le PMI, delle autorità locali e regionali e delle ONG; ritiene che non vadano imposti eventuali oneri aggiuntivi connessi al monitoraggio;
23. crede che le relazioni intermedie non consentano del tutto di ottenere un quadro chiaro circa i progressi compiuti verso l'attuazione della politica di coesione e verso gli obiettivi stabiliti, a causa della mancanza di dati a livelli pertinenti o del nesso poco chiaro tra i dati statistici forniti e la misura in cui sono stati realizzati gli obiettivi della politica di coesione che presuppongono il monitoraggio;
24. chiede alla Commissione e agli Stati membri, al fine di rafforzare la trasparenza della rendicontazione e la qualità della programmazione e dell'attuazione, di fare pieno uso degli strumenti di monitoraggio e valutazione disponibili nel contesto dell'attuale quadro legislativo (maggiore orientamento ai risultati, utilizzo di indicatori comuni di output, scelta di indicatori di risultato specifici per programma e quadro preciso relativo ai risultati);
25. ritiene che, sebbene le valutazioni dei programmi della politica di coesione per il periodo 2007-2013, cofinanziati dal FESR e dal Fondo di coesione, indichino un buon livello di consapevolezza generale negli Stati membri in merito al requisito dell'uguaglianza di genere in sede di istituzione di tali programmi (70 %[5]), da tali valutazioni emerge anche un'integrazione tutt'altro che efficace dell'uguaglianza di genere all'interno dei programmi in questione mediante una chiara individuazione dei problemi o degli obiettivi quantificati (meno dell'8%); invita la Commissione a migliorare ulteriormente i sistemi di rendicontazione degli Stati membri mediante l'introduzione e l'utilizzo di indicatori per poter valutare il sostegno prestato nell'ambito della politica di coesione ai fini di un effettivo progresso in materia di uguaglianza di genere, nonché l'entità del progresso ottenuto;
26. esorta la Commissione a verificare se le autorità di gestione applicano la direttiva sui ritardi di pagamento in relazione ai beneficiari dei progetti e ad adottare misure adeguate per ridurre i ritardi dei pagamenti;
27. invita il servizio di audit interno della Commissione e la Corte dei conti europea a incrementare i controlli di rendimento sui fondi strutturali e di coesione e, in particolare, sul FSE;
28. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché agli Stati membri.
- [1] GU C 87 E dell'1.4.2010, pag. 113.
- [2] GU C 371 E del 20.12.2011, pag. 39.
- [3] GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 120.
- [4] Regolamento (UE) n. .../2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del …, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).
- [5] http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/evaluation/pdf/2009-03-16-inception-report.pdf
MOTIVAZIONE
Nel giugno 2010, il Consiglio europeo ha approvato la strategia Europa 2020, la strategia dell'UE per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Le autorità regionali e locali possono dare un contributo determinante a tale strategia mediante le azioni che ricadono nelle loro responsabilità.
La politica di coesione è un meccanismo di realizzazione determinante per Europa 2020, con una lunga tradizione di elaborazione e attuazione di programmi regionali e urbani integrati, in cooperazione con le autorità regionali e locali, gli attori economici, le parti sociali e la società civile. Essa può fornire a Europa 2020 il sostegno attivo delle autorità regionali e locali necessario alla sua riuscita.
Settima relazione intermedia
Nel novembre 2011, la Commissione ha approvato la settima relazione intermedia sulla coesione economica, sociale e territoriale, che mette in evidenza la dimensione urbana e regionale della strategia Europa 2020.
La settima relazione valuta come, nel contesto della politica di coesione, le regioni e le città possano contribuire ai tre tipi di crescita previsti dalla strategia Europa 2020. Essa calcola la distanza delle città e delle regioni dagli obiettivi nazionali per il 2020 proposti all'interno dei programmi nazionali di riforma.
I programmi della politica di coesione devono selezionare le proprie priorità di investimento tenendo in considerazione la situazione di partenza di una regione o di una città in relazione agli obiettivi nazionali per il 2020 nonché identificare le concentrazioni da promuovere e quelle da combattere.
Ottava relazione intermedia
Nel giugno 2013, la Commissione ha adottato l'ottava relazione intermedia sulla coesione economica, sociale e territoriale.
Nel 2014 il periodo di programmazione della politica di coesione avrà inizio nel solco della peggiore recessione degli ultimi cinquanta anni. La crisi ha invertito il processo di convergenza del PIL regionale pro capite e della disoccupazione all'interno dell'UE. La sfida consiste ora nel garantire un rapido ritorno ad un percorso di crescita sostenuta, specialmente nelle regioni e nelle città meno sviluppate.
Nel secondo trimestre del 2008 l'UE è entrata in una fase di recessione, durata cinque trimestri. Questa recessione si è tradotta in un prolungato ristagno nella crescita del PIL. Il PIL dell'UE ha subito un'ulteriore contrazione nell'ultimo trimestre del 2011 oltre che nei primi due e nell'ultimo del 2012.
La crisi ha reso più difficile conseguire gli obiettivi di Europa 2020 a causa dei ridotti tassi occupazionali e della crescente incidenza di povertà ed esclusione sociale. Le sempre più ampie disparità a livello regionale stanno inoltre minando uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea e della politica di coesione.
La relazione indica che l'intensità dei problemi varia significativamente all'interno dell'Europa. Da ciò si evince che i futuri programmi di coesione dovrebbero riflettere queste differenze per massimizzare l'efficacia ed affrontare i problemi dove sono più gravi.
In base a queste considerazioni i futuri programmi di coesione dovranno dare particolare enfasi agli incentivi alla crescita ed agli investimenti a favore della creazione di posti di lavoro. Solo una ripresa stabile e forte può ridurre la disoccupazione.
La Commissione ha proposto di concentrare le risorse disponibili su pochi settori di rilievo, come l'occupazione (in particolare dei giovani), la formazione e l'istruzione, l'inclusione sociale, l'innovazione e le PMI, l'efficienza energetica e l'economia a ridotte emissioni di carbonio. E' inoltre disposta ad estendere questo elenco alle infrastrutture TIC e ai provvedimenti relativi alla crescita digitale.
Il risanamento di bilancio consoliderà ulteriormente il ruolo della politica di coesione quale importante fonte di investimenti pubblici nel periodo 2014-20. In realtà in molti Stati membri e regioni meno sviluppati ai fondi di coesione fa capo già fin d'ora oltre la metà degli investimenti pubblici realizzati.
Rapporto strategico
Nell'aprile del 2013, la Commissione ha adottato la relazione dal titolo "Politica di coesione: rapporto strategico 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013".
I rapporti forniscono una panoramica delle sfide socioeconomiche che gli Stati membri si trovano ad affrontare e dell'attuazione dei programmi finanziati dall'UE in un periodo di difficoltà storica. Contribuiscono così a rafforzare la trasparenza e la responsabilità in rapporto al raggiungimento degli obiettivi della politica di coesione.
Le cifre cumulative sugli indicatori chiave relativi ai programmi del FESR e del Fondo di coesione dimostrano gli importanti contributi che questi programmi stanno apportando in molti settori in cui occorre investire per la modernizzazione economica e la competitività. Nel 2011 si è assistito, rispetto agli anni precedenti, a un aumento molto significativo dei risultati comunicati. Per quanto riguarda il FSE, un gran numero di persone sta beneficiando dei programmi che investono in accesso al lavoro, istruzione e formazione, inclusione sociale e sviluppo delle capacità amministrative.
Gli Stati membri e le regioni devono raddoppiare gli sforzi e attuare i progetti selezionati entro la fine del 2015. Tali sforzi contribuirebbero anche alla realizzazione degli obiettivi del Patto per la crescita e l'occupazione varato dal Consiglio europeo nel giugno 2012. Inoltre la pressione sulle finanze nazionali potrebbe rendere difficile per alcune regioni trovare i cofinanziamenti per l'attuazione dei programmi.
In alcuni Stati membri si registrano ritardi importanti nei settori dell'innovazione e della R&S, in quello ferroviario, nel settore dei servizi informatici e della banda larga nonché in quello dell'energia e dello sviluppo delle capacità. Nel 2014-15 alcuni Stati membri potrebbero adoperarsi per una riprogrammazione verso settori in cui è più facile effettuare spese (come quello delle strade locali).
I programmi 2007-2013 dispongono di meccanismi validi per il monitoraggio del flusso di denaro e dell'assorbimento dei fondi, ma di strumenti più carenti per la fissazione, il monitoraggio e la valutazione degli obiettivi.
I rapporti sono quindi validi in materia di assorbimento, ma faticano a fornire un quadro convincente supportato da dati quantificati sul livello di realizzazione degli obiettivi.
Relazione di iniziativa della commissione per lo sviluppo regionale
Il relatore ha presentato il progetto di relazione il 13 novembre 2013 e l'esame di quest'ultimo in commissione ha avuto luogo il 27 novembre. Sono stati presentati complessivamente 42 emendamenti. Sono stati proposti 12 emendamenti di compromesso, i quali hanno tutti ricevuto l'appoggio della stragrande maggioranza in commissione. La votazione finale, svoltasi il 22 gennaio 2014, ha avuto il seguente risultato: 39 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.
Il relatore condivide il parere secondo cui la crisi economica, finanziaria e sociale avrebbe causato l'arresto o addirittura l'inversione del processo di convergenza, aggravando così le disparità tra le regioni e ponendo fine a un lungo periodo in cui le disparità regionali in termini di PIL pro capite e la disoccupazione nell'UE continuavano a diminuire, e colpendo allo stesso tempo duramente soprattutto le regioni più deboli dell'Unione.
Il relatore sottolinea che la politica di coesione si è finora concentrata piuttosto sull'assorbimento che sulla definizione e sul monitoraggio – e sulla valutazione del raggiungimento – degli obiettivi, mentre i sistemi di monitoraggio e valutazione non riescono a conseguire completamente il proprio scopo di migliorare la definizione di obiettivi differenziati secondo le caratteristiche, le specificità e le esigenze locali, regionali e interregionali.
La politica di coesione continua a essere la principale fonte di finanziamento pubblico dell'Unione nel contesto del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, mentre nel nuovo quadro della politica di coesione l'enfasi è posta interamente sulla necessità di concentrare gli investimenti a livello locale e regionale in settori importanti quali la creazione di posti di lavoro, le PMI, l'occupazione (in particolare l'occupazione giovanile), la mobilità del lavoro, la formazione e l'istruzione, la ricerca e l'innovazione, le TIC, il trasporto sostenibile e la rimozione delle strozzature, l'energia sostenibile, l'ambiente, la promozione della capacità istituzionale degli enti pubblici e di un'amministrazione pubblica efficiente, lo sviluppo urbano e le città.
Le sole politiche di risanamento di bilancio sono insufficienti a promuovere la crescita e gli investimenti che creano posti di lavoro sostenibili e di buona qualità. La Commissione e gli Stati membri devono aumentare gli investimenti nel settore dell'imprenditoria, dell'avviamento di nuove imprese e del lavoro autonomo in quanto strumento per creare più posti di lavoro, soprattutto perché le PMI e le microimprese generano oltre due terzi dei posti di lavoro nel settore privato dell'UE. È importante tenere conto delle considerevoli esigenze che hanno numerose regioni meno sviluppate in termini di investimenti nei progetti infrastrutturali di settori di base come i trasporti, le telecomunicazioni e l'energia sostenibile.
In ragione della crisi la percentuale della popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale, che soffre di deprivazione materiale, degrado ambientale e condizioni abitative disagiate, ovvero è caratterizzata da una bassissima intensità di lavoro ed è a rischio di esclusione e povertà energetica, è aumentata in modo considerevole. Si insiste quindi sul ruolo del Fondo sociale europeo (FSE) nel ridurre le disparità in termini di capitale umano fra le regioni e nell'aiutare a innalzare i tassi di occupazione, in quanto tale Fondo, in parallelo e unitamente al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), contribuisce in modo significativo alla realizzazione di alcune delle attuali priorità dell'Unione, vale a dire la promozione dell'occupazione giovanile e del mercato del lavoro, la promozione di un'economia e una crescita sostenibili, la riduzione del numero di abbandoni scolastici precoci e la lotta alla povertà, alla discriminazione e all'esclusione sociale.
La valutazione deve svolgere un ruolo fondamentale nel dibattito e nell'apprendimento delle politiche, eppure, sebbene la fornitura di dati di monitoraggio e di informazioni sull'attuazione stia migliorando la qualità degli obiettivi fissati, le differenze nella qualità della predisposizione di relazioni intermedie rendono in molti casi difficile l'elaborazione di un quadro completo e accurato dei progressi realizzati nel perseguimento degli obiettivi a livello regionale e locale.
La Commissione e gli Stati membri, al fine di rafforzare la trasparenza della rendicontazione e la qualità della programmazione e dell'attuazione, devono fare pieno uso degli strumenti di monitoraggio e valutazione disponibili nel contesto dell'attuale quadro legislativo (maggiore orientamento ai risultati, utilizzo di indicatori comuni di output, scelta di indicatori di risultato specifici per programma e quadro preciso relativo ai risultati).
PARERE della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (27.11.2013)
destinato alla commissione per lo sviluppo regionale
sulla settima e ottava relazione intermedia della Commissione europea sulla politica di coesione e sulla relazione strategica 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013
(2013/2008(INI))
Relatore per parere: Ádám Kósa
SUGGERIMENTI
La commissione per l'occupazione e gli affari sociali invita la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. accoglie con favore la settima e l'ottava relazione intermedia e chiede alla Commissione di esaminare, nella sesta relazione sulla coesione nel 2014, gli effetti a lungo termine della sempre minore coesione fra i paesi e le regioni europee a seguito della crisi economica, nonché le misure che occorre adottare per ridurre il divario, in particolare la coesione tra i paesi che aderiscono al programma e quelli che non vi aderiscono;
2. sottolinea che il PIL deve restare uno dei principali criteri per determinare l'ammissibilità all'assistenza della politica regionale, ma che deve essere integrato da altri indicatori per individuare le regioni più vulnerabili; rimarca che il PIL da solo non ha la capacità di offrire un quadro completo dello sviluppo regionale e della coesione sociale dal momento che non prende in considerazione importanti fattori sociali come le disparità di reddito e la disoccupazione;
3. incoraggia la Commissione a sostenere misure specifiche per la creazione di posti di lavoro più numerosi e sostenibili, per investimenti nell'educazione allo sviluppo regionale e locale, per lo stimolo all'imprenditoria locale e la creazione di nuovi strumenti finanziari per ogni tipo di attività e in particolare, per le piccole e medie imprese (PMI), al fine di contrastare i crescenti livelli di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale;
4. riconosce che gran parte della spesa dell'FSE (Fondo sociale europeo) è destinata alla promozione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, al sostegno dell'integrazione e della partecipazione di gruppi svantaggiati nonché allo sviluppo di una società inclusiva e accessibile a tutti; sottolinea, tuttavia, che in periodi di crisi, deve essere posta maggiore enfasi sul fatto che il Fondo sociale europeo (FSE) sia efficientemente orientato a combattere le disuguaglianze locali e regionali e l'esclusione sociale, a consentire l'accesso all'occupazione per i gruppi più vulnerabili e i giovani in particolare, nonché ad agevolare il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro, riducendo la segregazione di genere;
5. rileva che l'elevata percentuale di giovani che hanno abbandonato la scuola è in talune regioni nettamente superiore all'obiettivo stabilito del 10% e che tali giovani devono ricevere un'offerta di istruzione, formazione o lavoro che risponda alle loro esigenze; fa riferimento, in tale contesto, all'importanza della Garanzia per i giovani che abbandonano la scuola; sottolinea che al fine di ridurre il numero di giovani che abbandonano la scuola è importante che il sistema d'istruzione sia inclusivo e offra pari opportunità a tutti i giovani; rileva che è pertanto opportuno trovare una soluzione al problema dell'integrazione dei giovani poco qualificati nel mercato del lavoro, offrendo corsi e formazione professionale e sul posto di lavoro accessibili, privi di ostacoli e di qualità per aiutarli ad acquisire competenze spendibili, tenendo conto del fatto che la mancanza di qualifiche può aumentare il rischio di disoccupazione che, a sua volta, si traduce in un maggiore rischio di povertà e coinvolge molteplici sfide sociali collegate all'esclusione, all'alienazione e agli sforzi falliti per costruire una vita indipendente; sottolinea che a tal fine, il contributo dell'FSE è essenziale per aiutare un maggior numero di giovani a continuare la scuola e ad acquisire le qualifiche adeguate necessarie per un lavoro e una carriera e per assicurare un più ampio accesso all'istruzione di alta qualità con progetti speciali per minori provenienti da gruppi svantaggiati e minoranze, compresi i disabili; invita gli Stati membri a promuovere un'adeguata formazione professionale e sul lavoro per chi ne può beneficiare;
6. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare politiche favorevoli alla crescita, compresa la prioritizzazione della spesa nei settori dell'istruzione, della formazione permanente, della ricerca e dell'innovazione, perché le sole misure di austerità non sono sufficienti a combattere l'attuale crisi economica;
7. sottolinea che la condizione occupazionale dei giovani dipende fortemente dalla situazione economica complessiva e che, di conseguenza, è molto importante sostenere, orientare e monitorare i giovani nel passaggio dall'istruzione alla vita professionale; ritiene che la Commissione possa quindi adeguare le future proposte politiche in questo ambito alle iniziative "Youth on the Move" e "Opportunità per i giovani";
8. sottolinea che in determinate regioni il tasso di occupazione è inferiore al 60% e che altre regioni si situano al di sotto degli obiettivi nazionali di 20-25%, cosa che penalizza in modo particolare i giovani, le donne, gli anziani, le persone che prestano assistenza e i disabili; sottolinea che certe misure contro la crisi hanno un effetto negativo sulla coesione e, fondamentalmente, hanno aggravato le disuguaglianze nell'UE; sottolinea che per mantenere l'occupazione dei gruppi ad alto rischio o per creare loro opportunità occupazionali sono necessarie misure mirate alla creazione di posti di lavoro, ad opportunità di formazione e al mantenimento del posto di lavoro; sottolinea il fatto che talune regioni periferiche da generazioni sono colpite dalla disoccupazione, che minaccia particolarmente le comunità emarginate;
9. evidenzia che i tassi di occupazione sono rimasti ben al di sotto dell'obiettivo di Europa 2020 che prevedeva che almeno il 75% della popolazione tra i 20 e i 64 anni fosse occupata entro il 2020; constata che nonostante non vi siano specifici obiettivi sul tasso di occupazione a livello regionale, gli Stati membri hanno singolarmente definito obiettivi nazionali che, nella maggior parte dei casi, non sono stati raggiunti, poiché la crisi finanziaria ed economica ha avuto un forte impatto asimmetrico sui mercati del lavoro regionali, in particolare nell'Europa meridionale, con un forte incremento della disoccupazione giovanile;
10. mette in evidenza le disuguaglianze registrate tra i tassi di occupazione regionale più elevati nella parte settentrionale e centrale dell'Unione e i più bassi tassi di occupazione nelle regioni meridionali;
11. evidenzia che, per quanto riguarda il cosiddetto "paradosso urbano", la quantità di nuclei familiari esposti al rischio di povertà, in sofferenza a seguito di gravi privazioni materiali, degrado ambientale e scarse condizioni abitative e soprattutto di un'intensità di lavoro molto bassa e che rischiano l'esclusione e la povertà energetica, è spesso più elevata nelle regioni attorno alle capitali, che gli indicatori classificano come sviluppate; specialmente nel caso di famiglie monoparentali, di grandi famiglie con quattro o più figli, di persone che devono prendersi cura di membri della famiglia disabili, di membri di comunità emarginate o di anziani vicini al pensionamento, categorie per le quali l'accesso alle pari opportunità è difficile, è importante tenere in considerazione l'accesso fisico e l'accesso ai mezzi di informazione e di comunicazione, la cui realizzazione deve essere valutata mediante indicatori comparabili e obiettivi, tenendo conto delle sfide demografiche;
12. sottolinea che lo scambio di conoscenze, di pratiche di cooperazione in materia di sviluppo e crescita tra le autorità regionali e locali negli Stati membri può aiutare a superare il divario in termini di competenza e sensibilizzazione alla mobilità occupazionale; ritiene inoltre che debbano essere ulteriormente sostenuti il decentramento e lo sviluppo territoriale come mezzi efficaci per superare l'attuale crisi occupazionale;
13. reputa importante affrontare la questione della promozione dello sviluppo della democrazia a livello locale e regionale, che richiede un impegno politico più forte da parte dell'UE quando occorre sostenere un contesto favorevole che possa rafforzare le capacità delle autorità locali e regionali di influenzare e monitorare la creazione di posti di lavoro e l'inclusione sociale delle loro popolazioni; sottolinea a tal fine, come la diversità della società civile possa svolgere un ruolo chiave mediante la partecipazione delle parti sociali nel raggiungimento dell'obiettivo dell'UE di una crescita inclusiva;
14. chiede alla Commissione e agli Stati membri di aumentare gli investimenti nel settore dell'imprenditoria, dell'avviamento di nuove imprese e del lavoro autonomo come strumenti per la creazione di più posti di lavoro, in particolare dal momento che le PMI e le microimprese generano oltre due terzi dei posti di lavoro del settore privato dell'UE; ritiene che occorra prestare speciale attenzione ai livelli regionale e locale; ritiene inoltre che gli investimenti nell'imprenditoria sociale forniscano un'ulteriore opportunità in vista di soddisfare le esigenze collettive cui i beni e servizi pubblici non danno una risposta apprezzabile.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
26.11.2013 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
30 1 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Phil Bennion, Pervenche Berès, Vilija Blinkevičiūtė, Alejandro Cercas, Derek Roland Clark, Minodora Cliveti, Emer Costello, Frédéric Daerden, Sari Essayah, Richard Falbr, Nadja Hirsch, Stephen Hughes, Ádám Kósa, Jean Lambert, Patrick Le Hyaric, Verónica Lope Fontagné, Olle Ludvigsson, Csaba Őry, Konstantinos Poupakis, Elisabeth Schroedter, Jutta Steinruck, Traian Ungureanu |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Georges Bach, Jürgen Creutzmann, Jelko Kacin, Antigoni Papadopoulou, Evelyn Regner, Birgit Sippel, Csaba Sógor |
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Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Jolanta Emilia Hibner, Sławomir Nitras |
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PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (17.12.2013)
destinato alla commissione per lo sviluppo regionale
sulla settima e l'ottava relazione intermedia della Commissione sulla politica di coesione dell'UE e la relazione strategica 2013 sull'attuazione dei programmi 2007-2013
(2013/2008(INI))
Relatore: Vilija Blinkevičiūtė
SUGGERIMENTI
La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
A. considerando che le pari opportunità tra uomini e donne e il principio dell'integrazione della dimensione di genere sono espressamente stabiliti nei regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali quali dimensioni trasversali della programmazione e dell'attuazione delle politiche;
B. considerando che, sebbene le donne rappresentino la maggioranza della popolazione in possesso di qualifiche di istruzione superiori, le donne che si trovano in condizioni di inattività sono oltre il doppio degli uomini (il 21% delle donne dell'UE-28 nel 2012, rispetto all'8,4% degli uomini[1]) e che le donne imputano più frequentemente tale inattività a motivi personali o familiari (nel 21% dei casi, mentre solo lo 0,5% degli uomini indica come motivo la famiglia);
C. considerando che per le donne sussiste un maggiore rischio di povertà estrema rispetto agli uomini e che si annoverano più donne che uomini fra i soggetti in condizioni occupazionali precarie, in particolare nelle aree rurali; che la precarietà delle donne sta aumentando progressivamente nelle aree urbane, segnatamente a causa della crisi economica e finanziaria;
D. considerando che, sebbene le valutazioni dei programmi della politica di coesione per il periodo 2007-2013 cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo di coesione indichino un buon livello di consapevolezza generale, negli Stati membri, in merito al requisito dell'uguaglianza di genere in sede di istituzione di tali programmi (70%[2]), da tali valutazioni emerge anche un'integrazione tutt'altro che efficace dell'uguaglianza di genere all'interno dei programmi in questione mediante una chiara individuazione dei problemi o degli obiettivi quantificati (meno dell'8%); che il sostegno finanziario per promuovere l'uguaglianza tra uomini e donne è diminuito[3];
1. invita gli Stati membri a sviluppare, nell'ambito della politica di coesione, azioni e programmi volti a promuovere una pari indipendenza economica per donne e uomini garantendo una partecipazione paritaria delle donne al mercato del lavoro e alla formazione professionale e affrontando il più rapidamente possibile, nel contempo, il persistente divario salariale ‒ nonché il conseguente divario pensionistico ‒ tra uomini e donne; invita pertanto gli Stati membri e le autorità locali e regionali ad adottare azioni concrete al fine di valorizzare il potenziale femminile, come passo fondamentale per rilanciare la crescita economica;
2. invita gli Stati membri a introdurre il bilancio di genere nella programmazione della politica di coesione, con l'obiettivo di analizzare non soltanto i programmi che sono rivolti specificamente alle donne, ma anche la totalità delle politiche e dei programmi governativi, i loro effetti sull'assegnazione delle risorse e il contributo che essi possono offrire in termini di uguaglianza tra donne e uomini;
3. invita gli Stati membri a prestare attenzione ai possibili effetti differiti che il risanamento di bilancio può produrre sulle donne e a come l'efficace attuazione della politica di coesione potrebbe essere utilizzata per minimizzarli;
4. invita gli Stati membri e le autorità regionali e locali a sviluppare iniziative e programmi innovativi finalizzati a combattere la femminilizzazione della povertà e a promuovere l'inclusione sociale, rivolgendosi in particolare alle categorie di donne più svantaggiate come le donne con disabilità, le madri sole, le donne con famiglie numerose, le donne migranti, le donne che hanno subito violenze, le donne con scarsa formazione e le donne che sono soggette a discriminazioni multiple e intersettoriali; invita, quindi, a raccogliere dati riferiti specificamente alle donne prima dell'attuazione dei programmi e delle azioni, in modo da rispondere alle esigenze delle donne in maniera mirata ed efficace;
5. invita la Commissione, di concerto con l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, a migliorare ulteriormente i sistemi di rendicontazione degli Stati membri mediante l'introduzione e l'utilizzo di indicatori per poter valutare il sostegno prestato nell'ambito della politica di coesione ai fini di un effettivo progresso in materia di uguaglianza di genere, nonché l'entità del progresso ottenuto; sottolinea che i dati relativi al raggiungimento degli obiettivi in materia di parità di genere nell'ambito dei programmi della politica di coesione dovrebbero essere disaggregati per genere;
6. invita la Commissione e gli Stati membri a valutare l'impatto della politica di coesione in generale, e dei Fondi strutturali in particolare, sulla condizione delle donne in modo da assicurare le risposte appropriate e un'efficace attuazione dei programmi per il periodo 2014-2020;
7. invita gli Stati membri a utilizzare in modo più attivo le risorse a disposizione dell'UE per promuovere la parità di trattamento per le donne e lo sviluppo di strutture di assistenza accessibili, economicamente sostenibili, di alta qualità e facilmente fruibili dalle famiglie, nonché di altre strutture sociali; sottolinea l'importanza della conciliazione tra la vita familiare e quella professionale nel campo delle pari opportunità, come pure delle misure per combattere la disoccupazione e l'esclusione sociale;
8. invita a prestare una particolare attenzione al settore delle industrie culturali e creative, le quali contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi della strategia "Europa 2020" e, in particolare, alla creazione di posti di lavoro; sottolinea il contributo fondamentale di tale settore allo sviluppo delle regioni e delle città; invita ad adottare misure continuative per promuovere una formazione permanente rivolta alle donne e mirata a tale settore, con l'obiettivo di garantire un'efficace valorizzazione delle loro qualifiche e la creazione di nuove prospettive occupazionali;
9. invita gli Stati membri a individuare soluzioni atte a ridurre la disoccupazione femminile onde evitare che le donne siano soggette a un'eccessiva mobilità professionale, dato che ciò ha effetti negativi diretti sui minori;
10. invita la Commissione a promuovere lo scambio delle migliori pratiche tra gli Stati membri per quanto riguarda l'integrazione della dimensione di genere nei programmi della politica di coesione.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
16.12.2013 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
16 0 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Edit Bauer, Iratxe García Pérez, Mikael Gustafsson, Lívia Járóka, Constance Le Grip, Astrid Lulling, Elisabeth Morin-Chartier, Norica Nicolai, Britta Thomsen, Anna Záborská |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Izaskun Bilbao Barandica, Doris Pack, Rui Tavares, Angelika Werthmann |
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Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Biljana Borzan, Hans-Peter Mayer |
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- [1] http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php/Unemployment_statistics.
- [2] http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/evaluation/pdf/2009-03-16-inception-report.pdf.
- [3] http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/files/opinions_advisory_committee/opinion_on_gender_equality_in_the_cohesion_policy_2014-2020_en.pdf.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
22.1.2014 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
39 1 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
François Alfonsi, Luís Paulo Alves, Charalampos Angourakis, Francesca Barracciu, Catherine Bearder, Victor Boştinaru, Nikos Chrysogelos, Tamás Deutsch, Rosa Estaràs Ferragut, Danuta Maria Hübner, Filiz Hakaeva Hyusmenova, Iñaki Irazabalbeitia Fernández, María Irigoyen Pérez, Seán Kelly, Constanze Angela Krehl, Vladimír Maňka, Iosif Matula, Erminia Mazzoni, Miroslav Mikolášik, Jens Nilsson, Jan Olbrycht, Younous Omarjee, Markus Pieper, Ovidiu Ioan Silaghi, Monika Smolková, Georgios Stavrakakis, Nuno Teixeira, Lambert van Nistelrooij, Justina Vitkauskaite Bernard, Oldřich Vlasák, Kerstin Westphal, Hermann Winkler, Joachim Zeller, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Maurice Ponga, Vilja Savisaar-Toomast, Elisabeth Schroedter, Richard Seeber, Peter Simon, Evžen Tošenovský, Derek Vaughan |
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