RELAZIONE sull'approccio globale dell'UE e le sue implicazioni sulla coerenza dell'azione esterna dell'Unione
21.2.2014 - (2013/2146(INI))
Commissione per gli affari esteri
Relatore: Arnaud Danjean
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sull'approccio globale dell'UE e le sue implicazioni sulla coerenza dell'azione esterna dell'Unione
Il Parlamento europeo,
– vista la relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune,
– visti gli articoli 2, 3, 21, 24 e 36 del trattato sull'Unione europea (TUE),
– visti il titolo V del TUE e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visto l'articolo 21, paragrafo 3, del TUE, che prevede che l'Alto rappresentante assista il Consiglio e la Commissione nel garantire la coerenza tra i diversi settori dell'azione esterna dell'Unione,
– visto l'articolo 24, paragrafo 3, del TUE, il quale precisa che gli Stati membri sostengono attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell'Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca e rispettano l'azione dell'Unione in questo settore, che essi si astengono da qualsiasi azione contraria agli interessi dell'Unione o tale da nuocere alla sua efficacia come elemento di coesione nelle relazioni internazionali, nonché che il Consiglio e l'Alto rappresentante provvedono affinché detti principi siano rispettati,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 14 dicembre 2012,
– viste le conclusioni della Conferenza interparlamentare per la politica estera e di sicurezza comune e la politica di sicurezza e di difesa comune del 6 settembre 2013,
– vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'AR/VP al Parlamento europeo e al Consiglio, dell'11 dicembre 2013, dal titolo "L'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni" (JOIN(2013)0030),
– visti la sua raccomandazione del 13 giugno 2013 destinata all'Alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza/vicepresidente della Commissione, al Consiglio e alla Commissione sulla revisione 2013 relativa all'organizzazione e al funzionamento del SEAE[1] e il riesame del SEAE per il 2013 presentato dall'Alto rappresentante nel luglio 2013[2],
– viste le sue risoluzioni sulla PESC e sulla PSDC, in particolare la risoluzione del 22 novembre 2012 sul ruolo della politica di sicurezza e di difesa comune in caso di crisi di natura climatica e disastri naturali[3],
– visto il consenso europeo in materia di sviluppo,
– vista la relazione dell'Alto rappresentante/vicepresidente della Commissione sulla politica di sicurezza e di difesa comune del 15 ottobre 2013,
– vista la relazione del SEAE sulla revisione delle procedure di gestione delle crisi della PSDC, adottata dal comitato politico e di sicurezza (CPS) il 18 giugno 2013,
– vista la Carta delle Nazioni Unite,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0138/2014),
A. considerando che il trattato di Lisbona e gli attuali processi decisionali già impongono di “assicurare la coerenza tra i vari settori dell'azione esterna dell'Unione e tra questi settori e le altre politiche”; che il rafforzamento del ruolo del Parlamento in materia di relazioni esterne faciliterebbe il conseguimento di tale obiettivo;
B. considerando che la globalità non significa solo che gli strumenti e le risorse dell'UE vengono utilizzati in modo coordinato, ma anche che la responsabilità è condivisa fra attori a livello di UE e Stati membri, le cui politiche, azioni e sostegno devono contribuire a un'azione esterna dell'UE più coerente ed efficace;
C. considerando che, con il trattato di Lisbona, l'UE ha recentemente acquisito nuovi strumenti per l'azione esterna che le consentono di elaborare una politica estera europea più attiva, unificata e genuina;
L'Unione europea in un mondo in evoluzione
1. reputa che anche in altre parti del mondo stiano producendosi considerevoli cambiamenti geostrategici, in particolar modo a causa dell'emergere di una scena internazionale multipolare, con nuovi attori che si prefiggono ambizioni regionali e mondiali competitive, della crescente interdipendenza, dell'aumento delle minacce asimmetriche pluridimensionali, del riorientamento della politica di sicurezza degli Sati Uniti verso l'area asiatico-pacifica, della crescente lotta per la sicurezza energetica e delle risorse, degli effetti sempre più gravi del cambiamento climatico e della grave e perdurante crisi finanziaria ed economica mondiale che colpisce tutti gli Stati membri dell'UE;
2. evidenzia che, in un siffatto clima geopolitico, l'Unione europea deve conservare e promuovere i propri valori, i propri interessi e la propria stabilità sulla scena mondiale, come pure proteggere la sicurezza e il benessere dei propri cittadini; evidenzia come ciò imponga un approccio di nuovo conio alla configurazione, in collaborazione con i nostri partner strategici, di un nuovo ordine mondiale multipolare che risulti inclusivo, credibile, equo, cooperativo, fondato sul rispetto dei diritti umani, sullo Stato di diritto e sulla democrazia, e che miri a conseguire la risoluzione delle differenze senza ricorrere al conflitto armato;
L'approccio globale dell'UE: stato d'avanzamento dell'attuazione del quadro politico
3. sottolinea che la forza dell'UE risiede nella sua potenziale capacità di mobilitare risorse nell'intero ventaglio degli strumenti diplomatici, di sicurezza, di difesa, economici, commerciali, di sviluppo e umanitari – nel pieno rispetto delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite – e che l'utilizzo di tali strumenti in un approccio globale conferisce all'Unione una flessibilità senza pari per trattare con efficacia le questioni internazionali più complesse e conseguire i propri obiettivi politici;
4. evidenzia l'importanza di un efficace coordinamento e della coerenza nell'azione esterna dell'Unione europea; condivide l'opinione secondo cui le sfere della politica, della sicurezza e dello sviluppo sono interdipendenti e il valore aggiunto espresso dall'Unione nella reazione a emergenze complesse risiede nella sua capacità di creare sinergie intersettoriali e interistituzionali, al fine di produrre risultati sostenibili sul campo e raggiungere obiettivi strategici a lungo termine;
5. sottolinea che tutti i pertinenti attori internazionali (compresi le organizzazioni multilaterali e gli Stati) considerano attualmente l'approccio globale come il modo migliore per formulare una risposta efficace alle crisi multidimensionali e promuovere la sicurezza umana a livello globale, poiché è da tempo riconosciuto che gli sforzi volti a conquistare la stabilità mediante un approccio unico sono destinati a fallire;
6. ricorda in particolare che, dal 2006, le Nazioni Unite hanno elaborato il concetto di "approccio integrato" alle situazioni belliche e post-belliche e che, al vertice di Lisbona del 2010, i membri della NATO hanno adottato un nuovo concetto strategico che richiede un approccio globale alla gestione delle crisi;
7. sottolinea il fatto che il trattato di Lisbona offre all'Unione il quadro per realizzare un approccio più coerente, unito e globale per perseguire con efficacia le relazioni esterne dell'Unione, anche mediante la creazione di un Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dalla triplice funzione, che è altresì vicepresidente della Commissione e presidente del Consiglio per gli affari esteri, e la costituzione di un Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) unificante ed efficace;
8. deplora che, nonostante le innovazioni del trattato di Lisbona, non si siano ancora compiuti progressi nella coerenza dell'azione esterna dell'Unione in settori quali sviluppo, commercio, energia, ambiente, migrazioni e in altre questioni globali; manifesta preoccupazione circa il fatto che la Commissione adotti spesso un approccio restrittivo per proteggere le proprie competenze in tali settori riducendo al minimo le funzioni di coordinamento con il SEAE;
9. esorta gli Stati membri a rispettare gli impegni loro derivanti dal trattato, sostenendo attivamente e in uno spirito di reciproca solidarietà le relazioni esterne e la politica di sicurezza dell'Unione, nonché rispettando, nella conduzione delle proprie politiche, l'azione dell'Unione in tale settore; invita gli Stati membri a svolgere un ruolo costruttivo promuovendo il coordinamento strategico delle politiche a livello dell'UE; sottolinea che la politica estera dell'UE può essere efficace solo se gli Stati membri sono intenzionati e in grado di formulare orientamenti politici comuni, in particolare in seno alle organizzazioni multilaterali come le Nazioni Unite;
10. accoglie con favore la comunicazione congiunta "L'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni" dell'11 dicembre, si rammarica, tuttavia, del fatto che si basi più che altro su processi esistenti anziché cercare di esplorare nuovi modi concreti per favorire la cooperazione istituzionale e pratica;
11. reitera che l'approccio globale rientra nella responsabilità comune di tutti gli attori dell'UE in seno alle istituzioni della stessa, negli Stati membri e nei paesi terzi, sul campo; ribadisce inoltre che, al contempo, tale approccio deve rispettare pienamente le competenze specifiche di ciascun attore e di ciascuna istituzione;
12. chiede la partecipazione attiva e il dialogo con i cittadini e la società civile per assicurare la legittimità e la comprensione comune dell'approccio globale e della politica estera dell'UE in generale;
13. reputa che, come fondamento del passaggio dal concetto all'azione nel perseguimento di un approccio globale, sia necessario intervenire sui quattro seguenti settori;
1. Coerenza istituzionale
14. ritiene che il concetto di approccio globale debba essere inteso come attività coordinata di tutte le istituzioni competenti (il SEAE e i servizi competenti della Commissione, comprese le DG ECHO, DEVCO, TRADE ed ELARG, ma anche il Parlamento e il Consiglio) che perseguono obiettivi comuni all'interno di un quadro concordato, progettato a livello dell'UE, e mobilitano i loro strumenti più idonei, compresa la PSDC qualora la situazione della sicurezza lo richieda; reputa che, finora, le lacune istituzionali e procedurali abbiano ostacolato in larga misura tale azione esterna coerente dell'UE nella maggior parte dei settori di crisi ove essa è intervenuta, danneggiando la credibilità dell'UE in quanto attore globale e garante della sicurezza;
15. rammenta che il trattato di Lisbona ha istituito il SEAE e l'Alto rappresentante/vicepresidente dalla triplice funzione per conferire omogeneità, coerenza, visibilità ed efficacia all'azione esterna dell'UE; sottolinea che, finora, la potenzialità di tutti e tre i ruoli non è stata sfruttata appieno; chiede che sia rafforzato l'essenziale ruolo di coordinamento dell'AR/VP quale vicepresidente della Commissione in seno alla Commissione stessa, mediante regolari riunioni istituzionalizzate del Collegio dei commissari della DG RELEX, presieduto dall'AR/VP e allargato ad altri Commissari competenti; chiede l'immediata riforma del SEAE sulla base della revisione del 2013 e degli orientamenti del Parlamento al fine di utilizzare al meglio le scarse risorse finanziarie;
16. evidenzia che, pur essendo la cooperazione essenziale, le competenze e le procedure di tutte le istituzioni e di tutti gli Stati membri devono essere rispettate appieno; invita pertanto tutti gli attori dell'UE ad agire in buona fede e a fare del loro meglio per permettere il perseguimento dell'approccio globale;
17. reputa che un approccio globale necessiti di strutture reattive, flessibili ed efficienti in seno al SEAE; ribadisce la propria opinione che l'assetto istituzionale del SEAE dev’essere snellito per garantire l'efficacia nell’assunzione delle decisioni e nell’utilizzo dei suoi strumenti, compresi gli strumenti civili e militari della PDSC, come richiesto nella relazione 2013 del Parlamento sull'argomento;
18. sottolinea che la messa a punto dell’approccio globale dovrebbe altresì garantire l’integrazione della dimensione e dell’equilibrio di genere nella formulazione, nello sviluppo e nell’attuazione di tutte le azioni esterne dell’Unione;
19. sottolinea l'importante ruolo della mediazione e del dialogo nella prevenzione e nella risoluzione pacifica dei conflitti; si congratula per i progressi del SEAE nel rafforzare le proprie capacità di mediazione, ribadisce il proprio sostegno all’ulteriore potenziamento delle capacità dell'Europa in questo ambito, e chiede che la mediazione diventi un elemento fondamentale di ogni futuro approccio globale a una determinata crisi regionale; sottolinea il ruolo del Parlamento nella formulazione e nel controllo della politica estera comune e invita il prossimo Parlamento ad assicurarne l'efficacia e, soprattutto, la coerenza; richiama l’attenzione sull'impegno del Parlamento a partecipare attivamente alle missioni di osservazione elettorale, alla mediazione e al sostegno della democrazia; ritiene che il coinvolgimento del Parlamento europeo nei processi di mediazione in Ucraina e nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (FYROM), abbia dimostrato l'importante ruolo che i parlamentari possono svolgere in questo ambito;
20. rammenta che deve essere posta una particolare attenzione al rispetto dei principi dell'aiuto umanitario (indipendenza, imparzialità e neutralità); reputa che l'accesso sicuro alle popolazione colpite e la sicurezza degli operatori umanitari dipendano innanzitutto da come essi sono percepiti dagli attori influenti nel settore e ritiene che debbano essere considerati indipendenti da qualsiasi considerazione politica di parte; sottolinea, tuttavia, che il servizio per gli aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO) della Commissione fa tuttora parte dell'UE e, di conseguenza, è fermamente convinto che si debba fare di più per migliorare la cooperazione fra la DG ECHO e il SEAE;
21. accoglie con favore la comunicazione congiunta dell’11 dicembre 2013 dal titolo: "L'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni" (JOIN(2013)0030), che rappresenta un'opportunità per chiarire e attuare questo approccio nella nuova struttura istituzionale post-Lisbona e per consolidare l'impegno dell'UE verso un approccio globale per la sua attività nel settore delle relazioni esterne; riconosce le sfide impegnative associate alla promozione e all'attuazione di tale politica ambiziosa; plaude, in particolare, all'enfasi posta sul collegamento tra sicurezza e sviluppo, che dovrebbe essere un principio fondamentale alla base dell'applicazione dell'approccio globale dell'UE;
22. sostiene con forza l'idea di un'azione esterna più coerente; sottolinea altresì che l'UE non dovrebbe adottare una definizione restrittiva di tale approccio globale; accoglie con favore il fatto che la comunicazione congiunta promuova una comprensione dell'approccio globale che comprende tutte le fasi del ciclo dei conflitti o di altre crisi esterne attraverso allerta precoce e preparazione, prevenzione dei conflitti, risposta e gestione delle crisi verso una rapida ripresa, stabilizzazione e pacificazione, per aiutare i paesi a riavviarsi verso uno sviluppo sostenibile a lungo termine; nutre forti preoccupazioni sulla possibilità che gli obiettivi di politica estera prevalgano sui principi di sviluppo e sull'azione umanitaria basata sui principi;
23. rammenta che l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) stabilisce il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo, e pone l'accento sulle potenziali tensioni fra la suddetta coerenza, da un lato, e l'approccio globale alla gestione delle crisi all'esterno dell'UE, dall'altro; evidenzia che il principale obiettivo della politica dell'UE per lo sviluppo è l'eliminazione della povertà e che, pertanto, risulta essenziale che gli obiettivi di lotta alla povertà non siano messi ai margini della politica estera dell'UE e che l'approccio globale non intacchi la natura civile della cooperazione allo sviluppo; esprime la propria preoccupazione per le pressioni che potrebbero derivare dal perseguimento integrato degli obiettivi di politica estera, consistente nel destinare l'assistenza allo sviluppo ad aree di priorità strategica; prende atto del fatto che la comunicazione congiunta conferisce all'AR/VP e al Presidente della Commissione la responsabilità di garantire una coerenza strategica e operativa nelle relazioni esterne, anche per quanto riguarda le ripercussioni esterne delle politiche interne; invita l'AR/VP e il Presidente della Commissione a impegnarsi in tal senso;
24. sottolinea che l'articolo 214 del TFUE e il Consenso europeo sull'aiuto umanitario del 2008 tutelano l'azione umanitaria basata sui principi; chiede la salvaguardia dei principi umanitari dell'umanità, della neutralità, dell'imparzialità e dell'indipendenza, che risultano determinanti sia per l'efficacia dell'azione umanitaria che per la sicurezza dei relativi attori; sottolinea con fermezza che le agende antiterrorismo e di sicurezza non devono mettere a repentaglio la capacità degli attori umanitari di fornire assistenza; evidenzia inoltre che l'aiuto umanitario non deve in alcun caso essere utilizzato a fini politici o essere considerato uno strumento di gestione delle crisi; puntualizza che, per ottenere l'accesso alle popolazioni in stato di bisogno, l'aiuto umanitario non deve soltanto essere neutrale, bensì anche percepito come tale; pur riconoscendo che l'assistenza umanitaria basata sulle necessità deve essere mantenuta distinta, invita a un coinvolgimento più ampio con gli operatori umanitari al fine di meglio definire i parametri del loro rapporto con l'approccio globale;
25. ritiene che esista un forte legame fra lo sviluppo e la prevenzione dei conflitti, in quanto la povertà è spesso fonte primaria e conseguenza degli stessi; sottolinea che la prevenzione contribuisce alla pace, alla sicurezza e allo sviluppo sostenibile; accoglie con favore l'importanza attribuita alla prevenzione nella comunicazione congiunta e invita a potenziare i sistemi di allerta precoce dell'UE; invita l'Unione europea a proseguire nel sostegno ai paesi in situazioni di fragilità, al fine di intervenire sulle cause di fondo e di stabilire istituzioni operative e responsabili che possano offrire servizi di base e contribuire a ridurre la povertà; sottolinea la necessità di elaborare una strategia dell'UE per gli Stati fragili che integri nel sistema dell'UE sia i principi dell'OCSE/CAS sugli Stati fragili che gli obiettivi del "New Deal per l'impegno negli Stati fragili" formulato a Busan nel dicembre 2011;
26. plaude all'impegno per una strategia a lungo termine espresso nella comunicazione congiunta, poiché solo un impegno a lungo termine e uno sviluppo sostenibile possono promuovere la pace e la sicurezza; auspica un maggiore coordinamento degli obiettivi a breve e lungo termine delle politiche dell'UE, tenendo in debita considerazione i punti di vista delle parti interessate a livello locale;
27. sottolinea che, per essere efficace, l'approccio globale dell'UE deve fondarsi, quanto più possibile, su analisi, valutazioni e pianificazioni congiunte nell'ambito del sistema dell'UE, con una chiara suddivisione delle responsabilità; rileva, in questo contesto, l'importanza della programmazione congiunta come strumento per garantire la coerenza dell'azione esterna;
28. reputa che l'approccio globale debba fondarsi su una visione, condivisa da tutti gli interlocutori dell'UE, del contesto strategico in evoluzione in cui ha luogo l'azione dell'Unione europea; chiede pertanto una condivisione delle informazioni più regolare e trasparente, un coordinamento delle politiche e un lavoro di gruppo fra gli interlocutori dell'UE in tutte le fasi dell'intervento unionale; chiede inoltre che siano predisposte le strutture ufficiali in cui poter svolgere tali scambi e gestire l’allerta rapida, l'analisi situazionale e il monitoraggio delle crisi e post-crisi, integrando in prospettiva le strutture in essere (quali la sala situazione dell'UE, il centro di coordinamento della risposta alle emergenze e il sistema globale e sicuro di allarme rapido ARGUS); ribadisce la necessità di una "commissione di risposta alle crisi" in seno al SEAE, presieduta dall'AR/VP e che riunisca tutti i soggetti competenti per la gestione delle crisi;
29. reputa che ai fini dell'approccio globale occorra migliorare il coordinamento, sotto la direzione dell'AR/VP, con le politiche interne dell'UE che presentano una significativa dimensione di politica estera come quelle per il mercato interno, la migrazione, l'ambiente e l'energia;
30. chiede una migliore sinergia tra la politica commerciale e la politica estera comune, compresi i diritti umani e lo sviluppo;
31. segnala che lo scarso coordinamento e la scarsa pianificazione delle politiche tra le istituzioni competenti sono parzialmente responsabili della debole attuazione delle politiche estere dell'UE in loco; prende atto del miglioramento per quanto riguarda tali aspetti da quando le delegazioni dell'UE hanno assunto la funzione di coordinamento tra l'UE e gli Stati membri, ma rileva che devono essere compiuti maggiori progressi per migliorare ulteriormente l'attuazione delle politiche estere dell'UE in loco, in particolare nel caso delle regioni in situazioni di crisi e in connessione con le attività della PESC;
32. chiede il rafforzamento delle capacità dell'UE di affrontare le sfide climatiche, in particolare la diplomazia climatica; chiede al SEAE di identificare compromessi politici e concludere accordi politici collegando il clima ad altri aspetti delle relazioni dell'UE con i paesi partner; auspica che nel percorso di avvicinamento alla conferenza sul clima dell'ONU a Parigi del 2015, il SEAE inizi a utilizzare la sua estesa rete di delegazioni dell'UE nel mondo per migliorare la comprensione europea degli interessi e della politica interna dell'azione per il clima nei paesi partner;
2. Coerenza finanziaria
33. sottolinea la determinazione del Parlamento ad assicurare che gli strumenti finanziari esterni dell'Unione per il periodo dal 2014 al 2020 siano progettati in maniera da agevolare il perseguimento dell'approccio globale alle relazioni esterne dell'Unione stessa, in particolar modo introducendo strumenti che operino con elementi interconnessi quali la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi, il consolidamento della pace, la cooperazione allo sviluppo e il rafforzamento dei partenariati strategici; sottolinea che il nuovo strumento di partenariato fornisce altresì all'UE uno strumento per sostenere finanziariamente le attività di politica estera con i paesi terzi; ribadisce la sua determinazione ad esercitare pienamente il proprio controllo democratico sull'applicazione di tali strumenti, al fine di assicurare che le risorse dell'Unione, importanti ma limitate, siano utilizzate in modo efficiente ed efficace sotto il profilo dei costi per realizzare i risultati; sottolinea il diritto del Parlamento, nell'ambito della revisione intermedia degli strumenti finanziari esterni, a riesaminare l'applicazione degli strumenti e apportare le eventuali modifiche necessarie;
34. deplora la mancanza di ambizione in materia di bilancio dell'UE nell'ambito dell'azione esterna per il periodo 2014-2020; chiede una migliore previsione delle esigenze finanziarie per l'attuazione delle strategie dell'UE; deplora che, in taluni casi, le azioni dell'UE siano state rallentate a causa di questioni finanziarie; chiede che, in futuro, venga posto rimedio a tali problemi strutturali, anche mediante il ricorso alle nuove disposizioni sul rafforzamento delle capacità di partecipazione e schieramento nelle missioni civili di stabilizzazione (articolo 4 quater) previste dallo strumento per la stabilità e la pace; ricorda inoltre l'esigenza di riesaminare il meccanismo di finanziamento delle operazioni militari della PESD (noto come meccanismo ATHENA) al fine di consentire una più adeguata ed equa condivisione dell’onere dei costi delle operazioni militari dell'UE, consentendo in tal modo a tutti gli Stati membri di contribuirvi mediante la costituzione di una forza o il finanziamento dei costi di sostegno di tali attività;
35. ricorda all'AR/VP che il Parlamento ha riesaminato gli strumenti finanziari esterni dell'Unione per il periodo 2014-2020 al fine di consentire il rafforzamento della capacità di attori internazionali, regionali, governativi e della società civile che condividono i medesimi principi e che sono disposti a collaborare con l'Unione nel perseguimento degli obiettivi sostenendo, al contempo, i nostri valori fondamentali come la promozione della democrazia;
3. Coerenza nella pratica
36. plaude al recente sviluppo, da parte dell'UE, di strategie regionali volte a definire le priorità politiche, comunicare gli obiettivi delle politiche, coordinare le risposte delle stesse, costituire i partenariati e focalizzarsi sulla messa in atto delle risorse; chiede l'elaborazione sistematica di strategie dell'UE – stilate congiuntamente dal SEAE e dai servizi della Commissione competenti (segnatamente le DG DEVCO ed ECHO), sotto la direzione dell'AR/VP – per modellare l'azione dell'UE stessa sul campo e conferirle coerenza; invita la Commissione a partecipare attivamente, nei settori di sua competenza, fin dalle prime fasi di tale coordinamento;
37. insiste affinché tali strategie fissino con chiarezza gli obiettivi e le priorità dell'UE, nonché le tempistiche specifiche di attuazione, e determinino gli strumenti più idonei alle azioni (compresi, tra l'altro, gli aiuti umanitari e allo sviluppo, l'azione e la mediazione diplomatica, le sanzioni economiche e la PDSC); insiste affinché il ruolo e il contributo della PDSC facciano parte dell'analisi politica iniziale e della definizione degli obiettivi delle politiche, facilitando così la partecipazione tempestiva dei responsabili della pianificazione della PDSC e degli organi parlamentari competenti a livello europeo e nazionale; in tale contesto, accoglie favorevolmente l'evoluzione positiva di un quadro politico per l'approccio alle crisi, destinato alle missioni e alle operazioni nel quadro della PDSC; chiede inoltre che esso sia esteso a tutte le iniziative di risposta alle crisi;
38. accoglie favorevolmente, in particolare, il quadro strategico dell'UE per il Corno d'Africa, che mira a portare stabilità in tale regione strategica combattendo la pirateria e le cause soggiacenti alla stessa, costituendo legittime autorità in Somalia e promuovendo la cooperazione regionale grazie all'utilizzo contemporaneo degli strumenti esterni dell'UE, in cooperazione con i partner di competenza nel settore; rammenta tuttavia, che l'azione dell'UE nella regione è stata sviluppata sulla base di iniziative pionieristiche nel quadro della PSDC (ovverossia le missioni EUNAVFOR Atalanta ed EUTM Somalia) seguite poi da altri strumenti dell'UE rendendo l'approccio globale nel Corno d'Africa una conquista empirica e pragmatica ex-post più che una strategia ben concepita e pianificata; è fermamente convinto che, in futuro, le strategie dell'UE debbano essere formulate prima che l'UE si impegni in una regione e non successivamente;
39. deplora che, anche quando le strategie sono definite, l'UE non riesca sovente ad attuarle e sia, invece, costretta a compiere azioni di emergenza; rammenta che ciò è accaduto in particolar modo nella regione del Sahel, per la quale è stato approvato all'unanimità un documento strategico dell'UE ben preparato ed estremamente esauriente (la strategia 2011 dell'Unione europea per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel), che tuttavia non ha portato a un'attuazione soddisfacente fino al drammatico degrado della situazione in Mali; chiede un'analisi del suddetto caso particolare alla luce degli insegnamenti tratti, come pure – in senso più ampio – una migliore analisi delle regioni chiave instabili per fini di preallarme, allo scopo di determinare iniziative concrete di prevenzione dei conflitti e di mediazione, migliorando con esse l'azione a monte effettuando un cambiamento politico da approcci centralizzati e basati su una reazione a un approccio più adeguato ed efficiente incentrato sulla prevenzione;
40. segnala che molti conflitti nazionali, regionali e internazionali attuali sono dovuti anche al clima e che, di conseguenza, l'approccio globale deve comprendere il concetto di sicurezza umana; ricorda l'analisi pubblicata dall'UNEP nel dicembre 2011 in merito alla situazione nella regione del Sahel, in cui si riporta che le temperature in aumento hanno portato a penuria d'acqua e hanno messo fortemente sotto pressione le popolazioni locali, il cui sostentamento dipende da risorse naturali quali l'agricoltura, la pesca e l'allevamento, determinando in alcuni casi violenza e conflitti armati;
41. è persuaso che, nei casi in cui le crisi sono inevitabili, l'UE debba essere in grado di pianificare e dispiegare le idonee risorse civili e militari, come pure di mobilitare gli strumenti complementari dell'UE, in modo rapido ed efficace nell'intera gamma delle operazioni di gestione delle crisi, anche nei casi di crisi umanitarie; chiede l'attuazione degli articoli del trattato di pertinenza nel settore della risposta rapida, compreso l'articolo 44 del TUE; sottolinea in tal contesto la necessità di esperti politici e della sicurezza in seno alle pertinenti delegazioni dell'UE;
42. ribadisce che l'Unione europea deve essere in grado di consolidare la pace e la stabilità nel lungo periodo; chiede la determinazione di strategie di transizione chiare con largo anticipo, fra gli strumenti di risposta alle crisi a breve termine (specialmente gli strumenti diplomatici, della PSDC e della DG ECHO e il nuovo strumento per la stabilità e la pace) e gli strumenti post-crisi (in particolare lo strumento per la stabilità e la pace e l'assistenza allo sviluppo), al fine di sostenere i progressi realizzati sul campo; accoglie con favore, quale considerevole passo iniziale, l'efficace cooperazione tra il SEAE e la Commissione a sostegno della missione in Mali nel quadro della PDSC e la presa in esame, in fase precoce, di una strategia d'uscita per la missione EUTM in Mali;
43. invita l'UE a compiere ulteriori progressi nell'agire in modo coeso a livello di paese, con una nitida divisione delle responsabilità e sotto la direzione di un capo delegazione responsabile dell'attuazione della politica esterna dell'UE nel paese, coordinandosi nel contempo a livello locale con gli Stati membri e con il governo ospitante, la società civile e gli altri partner internazionali; chiede agli Stati membri di impegnarsi in un'azione dell'UE unificata nei paesi terzi e di garantire che il coordinamento e l'articolazione delle azioni sul campo siano debitamente concordate con le istituzioni dell'UE, in particolare con la Commissione e il SEAE; deplora, a tal proposito, che le azioni autonome degli Stati membri nei paesi terzi, in particolare nelle società post-belliche e in via di democratizzazione, in assenza di un'adeguata collaborazione tra questi e la delegazione locale dell'UE, si siano rivelate dannose per gli obiettivi e gli interessi dell'UE, nonché per la sua credibilità nei confronti del paese terzo e di altri partner internazionali;
4. Partenariati
44. sottolinea che un approccio globale proficuo impone altresì di sviluppare partenariati al di fuori delle istituzioni e degli Stati membri dell'UE, al fine di includere altri partner internazionali e multilaterali, partner strategici, paesi ospitanti, organizzazioni regionali, attori della società civile e il settore privato, nel debito rispetto dell'autonomia decisionale dell'UE;
45. chiede all'UE di assicurare una partecipazione efficace dell'UE ai lavori dell'UNGA, impiegando tutte le competenze che le sono conferite dal suo status di organizzazione per l'integrazione regionale;
46. ribadisce la posizione secondo cui, in linea con gli obiettivi del trattato di Lisbona per il rafforzamento della politica estera UE e il ruolo dell'UE nella pace, nella sicurezza e nella regolamentazione globali, un seggio dell'UE in seno a un Consiglio di sicurezza allargato resta un obiettivo centrale e di lungo termine dell'UE; invita la HR/VP ad assumere l'iniziativa di elaborare una posizione comune degli Stati membri al tal fine; suggerisce, al fine di conseguire tale obiettivo in futuro, di lavorare su un previo coordinamento delle posizioni in seno al Consiglio dell'UE, sull'introduzione di nuovi membri nel Consiglio di sicurezza dell'ONU e sulla riforma delle procedure decisionali del Consiglio di sicurezza dell'ONU verso l'eventuale ricorso a maggioranze "super qualificate";
47. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
- [1] Testi approvati, P7_TA(2013)0278.
- [2] http://eeas.europa.eu/library/publications/2013/3/2013_eeas_review_en.pdf.
- [3] Testi approvati, P7_TA(2012)0458.
PARERE DI MINORANZA (18.2.2014)
destinato alla commissione per gli affari esteri
sull'approccio globale dell'UE e le sue implicazioni sulla coerenza dell'azione esterna dell'Unione
(2013/2146(INI))
presentato da: Sabine Lösing
La relazione promuove l’adozione di un “approccio globale” nel campo della politica estera, segnatamente al fine di combinare aspetti militari e/o di sicurezza e aiuti umanitari e/o aiuti allo sviluppo. Essa è favorevole alla cooperazione civile-militare e appoggia un'ulteriore militarizzazione delle strutture e dei settori civili.
Siamo contrari alla relazione in quanto:
- concorre a rendere meno netto il consenso dell'UE in materia di sviluppo (articolo 208 del TFUE), ad esempio per quanto riguarda il finanziamento del Fondo per la pace in Africa (uno strumento di finanziamento delle operazioni di sicurezza) a titolo del Fondo europeo di sviluppo (FES);
- attraverso l’approccio globale favorisce l'utilizzo degli aiuti allo sviluppo (FES - Fondo) per finanziare missioni militari in quanto prassi normale;
- è favorevole a un’ulteriore centralizzazione della PSDC, della catena di comando e del processo decisionale al di là di ogni controllo pubblico, autorizzando l’AR/VP e il SEAE a decidere in ultima istanza in merito all’attuazione dell’approccio globale e all’utilizzo di tutti gli strumenti, inclusa la forza militare;
- non propone soluzioni esclusivamente civili dei conflitti, concentrandosi invece sulla difesa europea, sull'intervento e la militarizzazione della risoluzione dei conflitti;
- sostiene e incoraggia l'ulteriore cooperazione civile-militare e chiede di subordinare alcuni settori politici alla PSDC;
Chiediamo:
- che la finalità primaria della politica di sviluppo dell'UE rimanga l'eradicazione della povertà, che non deve essere emarginata né subordinata a qualsiasi altra politica dell'UE e che, come gli aiuti umanitari, sia neutrale, universale, imparziale e indipendente;
- che gli aiuti allo sviluppo non siano utilizzati per scopi militari;
- che tutte le attività rientrino rigorosamente nel quadro della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;
- approcci civili alla risoluzione dei conflitti da parte dell'UE, nonché la separazione degli interventi civili e militari;
- la separazione dell’UE dalla NATO;
PARERE della commissione per lo sviluppo (21.1.2014)
destinato alla commissione per gli affari esteri
sull'approccio globale dell'UE e le sue implicazioni sulla coerenza dell'azione esterna dell'Unione
(2013/2146(INI))
Relatore per parere: Enrique Guerrero Salom
SUGGERIMENTI
La commissione per lo sviluppo invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. evidenzia l'importanza di un efficace coordinamento e della coerenza nell'azione esterna dell'Unione europea; condivide l'opinione secondo cui le sfere della politica, della sicurezza e dello sviluppo sono interdipendenti e il valore aggiunto espresso dall'Unione nella reazione a emergenze complesse risiede nella sua capacità di creare sinergie intersettoriali e interistituzionali, al fine di produrre risultati sostenibili sul campo e di raggiungere obiettivi strategici a lungo termine;
2. accoglie con favore la comunicazione congiunta dell’11 dicembre 2013, "L'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni" JOIN(2013)30, che rappresenta un'opportunità per chiarire e attuare questo approccio nella nuova struttura istituzionale post-Lisbona e per consolidare l'impegno dell'UE verso un approccio globale per la sua attività nel settore delle relazioni esterne; riconosce le sfide impegnative associate alla promozione e all'attuazione di tale politica ambiziosa; plaude, in particolare, all'enfasi posta sul collegamento tra sicurezza e sviluppo, che dovrebbe essere un principio fondamentale alla base dell'applicazione dell'approccio globale dell'UE;
3. sostiene con forza l'idea di un'azione esterna più coerente; sottolinea altresì che l'UE non dovrebbe adottare una definizione ristretta di tale approccio globale; accoglie con favore il fatto che la comunicazione congiunta promuova una comprensione dell'approccio globale che comprende tutte le fasi del ciclo dei conflitti o di altre crisi esterne attraverso allerta precoce e preparazione, prevenzione dei conflitti, risposta e gestione delle crisi verso una rapida ripresa, stabilizzazione e pacificazione, per aiutare i paesi a riavviarsi verso uno sviluppo sostenibile a lungo termine; nutre forti preoccupazioni sulla possibilità che gli obiettivi della politica estera prevalgano sui principi di sviluppo e sull'azione umanitaria basata sui principi;
4. accoglie con favore il riferimento nella comunicazione congiunta ai principi specifici degli aiuti allo sviluppo e umanitari, che dovrebbero sostenere l'azione dell'UE attraverso l'approccio globale; invita il SEAE, la Commissione e gli Stati membri a garantire che l'integrazione delle politiche di sviluppo e dell'assistenza umanitaria nell'approccio globale rispetti debitamente i principi di tali politiche a favore delle quali l'UE si impegna;
5. rammenta che l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) stabilisce il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo, e pone l'accento sulle potenziali tensioni fra la suddetta coerenza, da un lato, e l'approccio globale alla gestione delle crisi all'esterno dell'UE, dall'altro; evidenzia che il principale obiettivo della politica dell'UE per lo sviluppo è l'eliminazione della povertà e che, pertanto, risulta essenziale che gli obiettivi di lotta alla povertà non siano messi ai margini della politica estera dell'UE stessa e che l'approccio globale non intacchi la natura civile della cooperazione allo sviluppo; esprime la propria preoccupazione per le pressioni che potrebbero potenzialmente derivare dal perseguimento integrato degli obiettivi di politica estera, consistente nel destinare l'assistenza allo sviluppo ad aree di priorità strategica; prende atto del fatto che la comunicazione congiunta affida all'Alto rappresentante/vicepresidente e al presidente della Commissione la responsabilità di garantire una coerenza strategica e operativa nelle relazioni esterne, anche per quanto riguarda le ripercussioni esterne delle politiche interne; invita l'Alto rappresentante/vicepresidente e il presidente della Commissione a impegnarsi in tal senso;
6. rammenta che l'articolo 214 del TFUE e il consenso europeo sull'aiuto umanitario, del 2008, tutelano l'azione umanitaria basata sui principi; chiede di salvaguardare i principi umanitari dell'umanità, della neutralità, dell'imparzialità e dell'indipendenza, che risultano determinanti sia per l'efficacia dell'azione umanitaria che per la sicurezza dei relativi attori; sottolinea con fermezza che le agende antiterrorismo e di sicurezza non devono insidiare la capacità che gli attori umanitari hanno di fornire assistenza; inoltre, sottolinea come l'aiuto umanitario non debba in alcun caso essere funzionale a fini politici o essere considerato uno strumento di gestione delle crisi; puntualizza che, per ottenere l'accesso alle popolazioni in stato di bisogno, l'aiuto umanitario non deve soltanto essere neutrale, bensì anche percepito come tale; pur riconoscendo che l'assistenza umanitaria basata sulle necessità deve essere mantenuta distinta, invita a un coinvolgimento più ampio con gli operatori umanitari al fine di meglio definire i parametri del loro rapporto con l'approccio globale;
7. ritiene che esista un forte legame fra lo sviluppo e la prevenzione dei conflitti, in quanto la povertà è spesso fonte primaria e conseguenza degli stessi; sottolinea che la prevenzione contribuisce alla pace, alla sicurezza e allo sviluppo sostenibile; accoglie con favore l'importanza attribuita alla prevenzione nella comunicazione congiunta e invita a potenziare i sistemi di allerta precoce dell'UE; invita l'Unione europea a proseguire nel sostegno ai paesi in situazioni di fragilità, al fine di intervenire sulle cause di fondo e di stabilire istituzioni operative e responsabili che possono offrire servizi di base e contribuire a ridurre la povertà; sottolinea la necessità di elaborare una strategia dell'UE per gli Stati fragili che integri nel sistema dell'UE sia i principi dell'OCSE/CAS sugli Stati fragili che gli obiettivi del "New Deal per l'impegno negli Stati fragili" formulato a Busan nel dicembre 2011;
8. plaude all'impegno per una strategia a lungo termine espresso nella comunicazione congiunta, poiché che solo un impegno a lungo termine e uno sviluppo sostenibile possono promuovere pace e sicurezza; auspica un migliore coordinamento degli obiettivi a breve e lungo termine delle politiche dell'UE, tenendo in debita considerazione i punti di vista delle parti interessate a livello locale;
9. sottolinea che, per essere efficace, l'approccio globale dell'UE deve fondarsi, quanto più possibile, su analisi, valutazioni e pianificazioni congiunte nell'ambito del sistema dell'UE, con una chiara suddivisione delle responsabilità; rileva, in questo contesto, l'importanza della programmazione congiunta come strumento per garantire la coerenza dell'azione esterna.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
21.1.2014 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
23 1 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Thijs Berman, Michael Cashman, Ricardo Cortés Lastra, Véronique De Keyser, Leonidas Donskis, Charles Goerens, Mikael Gustafsson, Filip Kaczmarek, Miguel Angel Martínez Martínez, Gay Mitchell, Norbert Neuser, Bill Newton Dunn, Maurice Ponga, Jean Roatta, Birgit Schnieber-Jastram, Michèle Striffler, Alf Svensson, Keith Taylor, Ivo Vajgl, Iva Zanicchi |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Philippe Boulland, Emer Costello, Enrique Guerrero Salom, Cristian Dan Preda |
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PARERE della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (23.10.2013)
destinato alla commissione per gli affari esteri
sull'approccio globale dell'UE e le sue implicazioni sulla coerenza dell'azione esterna dell'Unione
(2013/2146(INI))
Relatore: Minodora Cliveti
SUGGERIMENTI
La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. si compiace del lavoro della Commissione, sia a livello politico sia attraverso i suoi strumenti di finanziamento e meccanismi di sostegno del bilancio, inteso a rafforzare il suo impegno a favore dell'emancipazione femminile, in particolare cercando di integrare le priorità e le esigenze delle donne in tutti gli ambiti chiave dell'azione esterna dell'UE;
2. sottolinea l'importanza di mettere a disposizione delle donne finanziamenti che permettano loro di partecipare e assumere un ruolo guida nella ricostruzione della vita comunitaria e di accedere a infrastrutture quali l'approvvigionamento idrico, l'elettricità, le scuole, gli ospedali, le strade, nonché nella (ri)costruzione delle strutture giuridiche e amministrative dello Stato;
3. invita il SEAE a rafforzare le proprie capacità in modo da garantire un equilibrio di genere nelle proposte di candidature per le posizioni di capo delegazione;
4. invita la Commissione e gli Stati membri a intervenire attivamente nel quadro della PESC, anche tramite lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, al fine di promuovere la non discriminazione ed evitare le discriminazioni multiple fondate sul genere, le origini etniche, la disabilità, l'età e l'orientamento sessuale;
5. sottolinea l'importanza di includere le donne e le ONG che promuovono i diritti delle donne già nella fase di elaborazione delle politiche esterne dell'UE, in particolare attraverso l'offerta di formazioni sulle tematiche legate al genere in seno al SEAE e alle delegazioni UE nei paesi terzi;
6. sottolinea il ruolo delle donne quali promotrici delle politiche per lo sviluppo in termini di partecipazione all'elaborazione e all'attuazione di tali politiche, assicurando in tal modo che i negoziati politici ed economici tengano conto degli interessi delle donne e creando un circolo virtuoso in cui le donne sono il motore delle politiche per lo sviluppo;
7. pone l'accento sulla necessità di garantire che il diritto delle ragazze di esprimere il proprio parere e di essere ascoltate sulle questioni che riguardano la loro salute e dignità umana sia rispettato, sottolineando che l'interesse superiore del bambino deve costituire la prima preoccupazione; sottolinea l'esigenza di tutti i bambini, e in particolare delle ragazze, di crescere in un ambiente familiare caratterizzato dalla pace, dalla dignità, dalla tolleranza, dalla libertà, dalla non discriminazione, dalla parità di genere e dalla solidarietà; chiede una rigorosa applicazione della Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo e della Dichiarazione di Pechino sulle donne;
8. invita il SEAE a fare tutto il possibile per porre fine ai matrimoni tra minori nei paesi in cui tale pratica è diffusa;
9. sottolinea il basso livello di partecipazione femminile nella politica e nei sistemi di governance, anche nei diversi consigli nazionali di negoziazione e mediazione; mette in luce la necessità di riesaminare i meccanismi istituzionali, al fine di promuovere la parità di genere e introdurre, se necessario, misure temporanee speciali quali la discriminazione positiva, il trattamento preferenziale e l'istituzione di quote per consentire la partecipazione femminile alla vita parlamentare e politica in generale, nonché a tutte le istituzioni, alle missioni e ai pertinenti processi nazionali, regionali e internazionali, incluse le operazioni di sostegno alla pace;
10 ritiene che i governi nazionali e le organizzazioni subregionali, regionali e internazionali debbano sostenere qualsivoglia iniziativa pubblica, comunitaria o privata che offra alle donne maggiore accesso alle risorse e maggiore indipendenza economica, promuovendo nel contempo il loro ingresso nell'economia e il loro accesso ai mercati e ai crediti, specialmente nelle aree rurali; evidenzia la necessità di assicurare un più agevole accesso ai finanziamenti pubblici nazionali e internazionali da parte delle organizzazioni locali e di un coinvolgimento paritario delle donne – in qualità di partecipanti e di beneficiarie – nei programmi di sviluppo locale, nei programmi di creazione di occupazione, compresa l'occupazione giovanile, nella fornitura di servizi di prima linea e nei programmi per la ripresa economica in zone di conflitto;
11. osserva che gli sforzi delle donne a favore della pace spesso non sono riconosciuti e che nei paesi in guerra le donne subiscono sofferenze estreme;
12. sostiene che le misure di assistenza devono tenere conto delle caratteristiche specifiche delle crisi e delle emergenze, nonché dei paesi in cui le libertà fondamentali sono gravemente compromesse o in cui le ONG operano in condizioni difficili; incoraggia il SEAE a definire, con i rappresentanti delle popolazioni interessate, un numero limitato di esigenze da affrontare in modo prioritario e concomitante, affinché i fondi e le risorse possano essere concentrati su un raggiungimento più efficace degli obiettivi; sottolinea la necessità di accordare particolare attenzione alle situazioni in cui le donne sono esposte a violenze fisiche o psicologiche;
13 mette in luce l'importanza di porre fine alla violenza contro le donne e le bambine, tenendo conto che, in alcune situazioni di conflitto armato, la violenza contro le donne è diffusa e sistematica, ad esempio quando alcune forme di violenza sessuale – come lo stupro, la prostituzione forzata, la tratta di esseri umani o la schiavitù – sono utilizzate da gruppi armati come tattica di guerra per terrorizzare o sfollare i civili o per favorire le parti coinvolte nel conflitto;
14. chiede la creazione di sistemi di supporto e la realizzazione di investimenti in servizi specializzati per assistere le vittime di violenze di genere, come stupri e traumi, perpetrate duranti i conflitti e le guerre;
15. sottolinea l'importanza di rafforzare e accrescere la consapevolezza del ruolo delle donne nel promuovere i diritti umani e la riforma democratica, nel sostenere la prevenzione dei conflitti e nel consolidare la partecipazione e la rappresentanza politiche, nonché in tutte le fasi dei negoziati di pace, nel consolidamento della pace e nella pianificazione postbellica; osserva al riguardo che le raccomandazioni formulate nei rapporti delle missioni di osservazione elettorale dell'UE relative alla partecipazione delle donne al processo elettorale dovrebbero essere prese in considerazione;
16. ricorda che la credibilità dell'azione esterna dell'Unione dipende anche dal rispetto del principio di coerenza tra le politiche interne e gli obiettivi in materia di sviluppo.
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
21.10.2013 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
23 0 0 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Regina Bastos, Marije Cornelissen, Edite Estrela, Iratxe García Pérez, Zita Gurmai, Mikael Gustafsson, Mary Honeyball, Silvana Koch-Mehrin, Elisabeth Morin-Chartier, Norica Nicolai, Antonyia Parvanova, Joanna Senyszyn, Joanna Katarzyna Skrzydlewska, Britta Thomsen, Inês Cristina Zuber |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Izaskun Bilbao Barandica, Minodora Cliveti, Rosa Estaràs Ferragut, Mariya Gabriel, Nicole Kiil-Nielsen, Christa Klaß, Antigoni Papadopoulou, Angelika Werthmann |
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione |
17.2.2014 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
23 1 5 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Arnaud Danjean, Mark Demesmaeker, Ana Gomes, Richard Howitt, Liisa Jaakonsaari, Anneli Jäätteenmäki, Evgeni Kirilov, Wolfgang Kreissl-Dörfler, Krzysztof Lisek, Francisco José Millán Mon, María Muñiz De Urquiza, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Raimon Obiols, Ria Oomen-Ruijten, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, Tonino Picula, Bernd Posselt, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Werner Schulz, Charles Tannock, Nikola Vuljanić, Sir Graham Watson |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Andrew Duff, Elisabeth Jeggle, Barbara Lochbihler, Indrek Tarand |
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Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Paul Rübig, Dubravka Šuica |
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