RELAZIONE sull'elusione e l'evasione fiscale quali sfide per la governance, la protezione sociale e lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo

9.6.2015 - (2015/2058(INI))

Commissione per lo sviluppo
Relatore: Elly Schlein
Relatore per parere (*):
Hugues Bayet, commissione per i problemi economici e monetari
(*) Procedura con le commissioni associate – articolo 54 del regolamento

Procedura : 2015/2058(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0184/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'elusione e l'evasione fiscale quali sfide per la governance, la protezione sociale e lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo

(2015/2058(INI))

Il Parlamento europeo,

–       visti la dichiarazione di Monterrey (2002), la conferenza di Doha sul finanziamento dello sviluppo (2008), la dichiarazione di Parigi (2005) e il piano d'azione di Accra (2008),

–       viste le risoluzioni 68/204 e 68/279 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla terza conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, che si terrà ad Addis Abeba (Etiopia) dal 13 al 16 luglio 2015,

–       visto il lavoro del Comitato di esperti delle Nazioni Unite sulla cooperazione internazionale in materia fiscale[1],

–       visto il Modello di convenzione contro la doppia imposizione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo delle Nazioni Unite[2],

–       vista la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo[3],

–       vista la comunicazione della Commissione del 21 aprile 2010 dal titolo "Fiscalità e sviluppo: cooperazione con i paesi in via di sviluppo per la promozione delle buone pratiche di gestione in materia tributaria" (COM(2010)0163),

–       vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2015 intitolata "Un partenariato mondiale per l'eliminazione della povertà e lo sviluppo sostenibile dopo il 2015" (COM(2015)0044),

–       vista la comunicazione della Commissione del 18 marzo 2015 sulla trasparenza fiscale per combattere l'evasione e l'elusione fiscali (COM(2015)0136),

–       vista la sua risoluzione del 21 maggio 2013 sulla lotta contro la frode fiscale, l'evasione fiscale e i paradisi fiscali[4],

–       vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2011 su fiscalità e sviluppo – cooperazione con i paesi in via di sviluppo per la promozione delle buone pratiche di gestione in materia tributaria[5],

–       vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla promozione delle buone pratiche di gestione in materia tributaria[6],

–       vista la sua risoluzione dell'8 ottobre 2013 sulla corruzione nel settore pubblico e privato: l'impatto sui diritti dell'uomo nei paesi terzi[7],

–       vista la sua risoluzione del 26 febbraio 2014 sulla promozione dello sviluppo di pratiche commerciali responsabili, compreso il ruolo dell'industria estrattiva nei paesi in via di sviluppo[8],

–       vista la sua risoluzione del 25 novembre 2014 sull'UE e sul quadro di sviluppo globale post 2015[9],

–       vista la sua risoluzione del 13 marzo 2014 sulla relazione 2013 dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo[10],

–       visto l'articolo 208 TFUE che stabilisce l'eliminazione della povertà quale obiettivo principale della politica dell'Unione nel settore della cooperazione allo sviluppo e sancisce il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo,

–       visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–       visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0184/2015),

A.     considerando che i flussi finanziari illeciti (ossia tutti i flussi finanziari privati non registrati che riguardano capitale guadagnato, trasferito o utilizzato illegalmente) derivano in generale da attività di evasione ed elusione fiscali, come l'abuso nella determinazione dei prezzi di trasferimento, e contrastano con il principio secondo cui le imposte dovrebbero essere versate nel luogo in cui sono generati gli utili, e che tutti i maggiori testi e conferenze internazionali sul finanziamento dello sviluppo considerano l'evasione e l'elusione fiscali uno dei principali ostacoli alla mobilitazione delle entrate nazionali per lo sviluppo;

B.     considerando che, secondo la relazione 2014 di Global Financial Integrity, gli investimenti esteri diretti e l'aiuto pubblico allo sviluppo tra il 2003 e il 2012 rappresentano insieme poco meno dei flussi illeciti; che i flussi finanziari illeciti ammontano a circa dieci volte il valore degli aiuti economici ricevuti dai paesi in via di sviluppo e che dovrebbero essere destinati a eliminare la povertà e a creare benessere e sviluppo sostenibile, e che tali flussi rappresentano una fuga illecita annua di capitali dai paesi in via di sviluppo pari a circa 1 000 miliardi di USD;

C.     considerando che le entrate pubbliche generate dalle industrie estrattive sono essenziali ai fini delle strategie di sviluppo di molti paesi in via di sviluppo, in particolare quelli meno sviluppati, ma che il potenziale offerto da tali industrie per aumentare il gettito fiscale non è nel complesso opportunamente sfruttato, a causa dell'inadeguatezza delle norme fiscali o delle difficoltà incontrate nel farle rispettare, dal momento che gli accordi tra i governi dei paesi in via di sviluppo e le imprese estrattive sono solitamente creati ad hoc e negoziati in assenza di trasparenza e di orientamenti chiari;

D.     considerando che la presenza di ampi settori informali nelle economie dei paesi in via di sviluppo rende quasi impossibile una tassazione diffusa, e che nei paesi in cui una grande percentuale della popolazione vive in povertà una parte considerevole del PIL non è tassabile;

E.     considerando che regimi fiscali equi, bilanciati, efficienti e trasparenti garantiscono ai governi entrate finanziarie fondamentali per poter garantire ai cittadini il diritto ai servizi pubblici di base, come l'assistenza sanitaria e l'istruzione per tutti, e che politiche fiscali ridistributive contribuiscono ad attenuare l'effetto delle crescenti diseguaglianze su coloro che si trovano in maggiore difficoltà;

F.     considerando che, secondo l'UNCTAD, circa il 30 % degli stock di investimenti transfrontalieri delle imprese è transitato per paesi intermedi ("conduit"), prima di raggiungere la propria destinazione in qualità di attività produttiva;

G.     considerando che le entrate provenienti dalle imposte sulle società costituiscono una quota significativa delle entrate nazionali dei paesi in via di sviluppo, che risentono pertanto in maniera particolare dell'elusione fiscale delle imprese, e che negli ultimi anni tali paesi hanno costantemente abbassato le aliquote fiscali;

H.     considerando che i paradisi fiscali e le giurisdizioni in cui vige il segreto bancario, che consentono di mantenere private le informazioni bancarie o finanziarie, uniti ai regimi "zero tasse" per attrarre capitali e redditi che sarebbero dovuti essere assoggettati a tassazione in altri paesi generano una concorrenza fiscale dannosa, compromettono l'equità del sistema tributario e distorcono il commercio e gli investimenti, a danno soprattutto dei paesi in via di sviluppo, con una perdita stimata di 189 miliardi di USD di entrate fiscali annue;

I.      considerando che l'imposizione fiscale può essere una fonte affidabile e sostenibile di finanziamento per i paesi in via di sviluppo e ha il vantaggio di essere più stabile rispetto ai meccanismi tradizionali di finanziamento dello sviluppo, come i prestiti agevolati, solo se il regime impositivo è equo, bilanciato, efficiente e trasparente, l'amministrazione fiscale è efficace ed efficiente e promuove l'osservanza degli obblighi fiscali e le entrate pubbliche sono utilizzate in modo trasparente e responsabile;

J.      considerando che i potenziali benefici derivanti da un'imposizione e da politiche fiscali efficaci e trasparenti vanno oltre l'incremento delle risorse disponibili per lo sviluppo e hanno un effetto positivo diretto sulla buona governance e sulla creazione dello Stato, grazie al rafforzamento delle istituzioni democratiche, dello Stato di diritto e del contratto sociale tra governo e cittadini, al fine di creare un collegamento reciproco fra imposte, servizi pubblici e privati e tentativi di promozione della stabilità dei bilanci pubblici, favorendo l'indipendenza a lungo termine dagli aiuti esteri e consentendo ai paesi in via di sviluppo di essere reattivi e responsabili verso gli obiettivi nazionali, nonché di assumersi la responsabilità delle loro scelte politiche;

K.     considerando che la necessità di aumentare le entrate nazionali è divenuta più pressante a causa della crisi economica e finanziaria;

L.     considerando che l'ammontare delle risorse raccolte dai paesi in via di sviluppo attraverso la mobilitazione delle entrate nazionali è cresciuto costantemente e che sono stati realizzati importanti progressi in questo ambito grazie all'aiuto dei donatori internazionali;

M.    considerando che i paesi in via di sviluppo devono affrontare notevoli vincoli di natura politica, amministrativa e tecnica per quanto concerne l'aumento del gettito fiscale a causa di insufficienti risorse umane e finanziarie per la riscossione delle tasse, di una capacità amministrativa non adatta a gestire la complessità della riscossione delle imposte sulle società transnazionali, della carenza di capacità e di un'infrastruttura per la riscossione delle tasse, dell'esodo del personale qualificato dalle amministrazioni fiscali, della corruzione, della mancanza di legittimità del sistema politico, della mancata partecipazione alla cooperazione internazionale in materia fiscale, nonché di una distribuzione iniqua degli utili e di una cattiva governance fiscale;

N.     considerando che l'attuale contesto globale caratterizzato dalla liberalizzazione degli scambi e dall'eliminazione progressiva delle barriere commerciali degli ultimi anni ha incrementato la quantità di merci scambiate a livello transfrontaliero, ma ha anche reso più difficile per i paesi in via di sviluppo che dipendono in larga misura dalle imposte sul commercio, in particolare quelli meno sviluppati, rimediare alla diminuzione di tali imposte e passare ad altre tipologie di risorse interne, in particolare a un mix impositivo ben equilibrato;

O.     considerando che negli ultimi anni si è assistito a un aumento del numero di convenzioni fiscali sottoscritte dai paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo e che sono state impiegate per ridurre il carico fiscale nei trasferimenti finanziari transfrontalieri, riducendo al minimo le capacità di mobilitazione delle risorse interne dei paesi in via di sviluppo e fornendo alle imprese multinazionali varie possibilità per evitare la tassazione; che da una recente valutazione d'impatto condotta dal governo olandese è emerso che il sistema fiscale dei Paesi Bassi ha facilitato l'elusione della ritenuta d'acconto, determinando una perdita dei ricavi da dividendi e interessi assoggettati a ritenuta d'acconto nei paesi in via di sviluppo pari a 150-550 milioni di EUR l'anno[11];

P.     considerando che, in termini comparativi, i paesi in via di sviluppo realizzano ricavi significativamente inferiori rispetto alle economie avanzate (con un rapporto pressione fiscale/PIL compreso tra il 10-20 %, contro il 30-40 % delle economie OCSE) e sono caratterizzati da una base imponibile estremamente ridotta; che esiste un notevole potenziale per l'ampliamento delle basi imponibili e per l'aumento del gettito fiscale al fine di fornire i mezzi necessari per le responsabilità essenziali di governo;

Q.     considerando che i paesi in via di sviluppo tentano di attrarre investimenti soprattutto offrendo diversi incentivi ed esenzioni fiscali che non sono né trasparenti né basati su un'adeguata analisi costi-benefici, e spesso non riescono ad attrarre investimenti concreti e sostenibili, pongono le economie in via di sviluppo in competizione le une contro le altre per offrire i trattamenti fiscali più favorevoli e ottengono risultati sfavorevoli in termini di sistemi tributari efficienti ed efficaci, provocando una concorrenza fiscale dannosa;

R.     considerando che gli Stati membri si sono già impegnati a destinare lo 0,7 % delle loro RNL all'aiuto pubblico allo sviluppo e che l'ammontare dell'aiuto a favore della mobilitazione delle risorse interne è ancora molto ridotto (pari a meno dell'1 % dell'aiuto pubblico allo sviluppo totale del 2011), e che solo lo 0,1 % circa (ossia 118,4 milioni di USD) del suddetto aiuto è stato destinato nel 2012 alla creazione di capacità in materia fiscale;

S.     considerando che molti paesi in via di sviluppo non riescono a raggiungere nemmeno il livello fiscale minimo necessario a finanziare il loro funzionamento di base, i loro servizi pubblici e gli sforzi per ridurre la povertà;

T.     considerando che la Banca europea per gli investimenti (BEI), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) e gli istituti finanziari degli Stati membri forniscono aiuti alle imprese private dei paesi in via di sviluppo in modo diretto attraverso la concessione di prestiti, oppure indiretto, sostenendo intermediari finanziari, quali banche commerciali e fondi di investimento privati, che a loro volta concedono prestiti alle imprese o investono in esse;

U.     considerando che è auspicabile che i paesi in via di sviluppo godano di una migliore rappresentazione nelle strutture e nelle procedure della cooperazione fiscale internazionale, in modo da partecipare su un piano di parità alla formulazione e alla riforma delle politiche fiscali globali;

V.     considerando che il Comitato di esperti sulla cooperazione internazionale in materia fiscale è un organo sussidiario del Consiglio economico e sociale e dedica particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo e ai paesi con economie in transizione;

W.    considerando che un sufficiente livello di finanze pubbliche può essere determinante per promuovere società più eque che rifiutino la discriminazione tra uomini e donne e garantiscano un sostegno specifico ai minori e alle altre categorie vulnerabili;

1.      invita la Commissione a proporre rapidamente un piano d'azione ambizioso, sotto forma di comunicazione, per sostenere i paesi in via di sviluppo che lottano contro l'evasione e l'elusione fiscali e per aiutarli a istituire sistemi fiscali equi, bilanciati, efficienti e trasparenti, tenendo conto del lavoro intrapreso dal comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE in previsione della conferenza sul finanziamento allo sviluppo di Addis Abeba (Etiopia) in programma dal 13 al 16 luglio 2015, e dell'impatto delle convenzioni fiscali internazionali sui paesi in via di sviluppo;

2.      insiste sul fatto che la mobilitazione efficace delle risorse nazionali e il rafforzamento dei sistemi tributari saranno un fattore indispensabile per realizzare il quadro post 2015 che sostituirà gli obiettivi di sviluppo del millennio, il che rappresenta una strategia sostenibile per superare la dipendenza dagli aiuti esteri nel lungo termine, e pone l'accento sul fatto che la presenza di sistemi fiscali efficienti ed equi è essenziale per eliminare la povertà, contrastare le disuguaglianze e promuovere il buon governo e il consolidamento dello Stato; rammenta che alcune attività economiche transnazionali hanno avuto conseguenze negative sulla capacità dei paesi di generare entrate pubbliche nazionali e di scegliere la propria struttura impositiva, mentre l'aumento della mobilità del capitale, unita al ricorso ai paradisi fiscali, ha alterato notevolmente le condizioni della tassazione; esprime preoccupazione anche per il livello di corruzione e per la mancanza di trasparenza nella pubblica amministrazione, che impediscono di utilizzare le entrate fiscali in investimenti per il consolidamento dello Stato, i servizi pubblici o le infrastrutture pubbliche;

3.      osserva che nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo la percentuale di entrate fiscali rispetto al PIL rimane bassa, il che li rende particolarmente vulnerabili alle attività di evasione ed elusione fiscale da parte di singoli contribuenti e delle imprese; sottolinea che ciò rappresenta una considerevole perdita finanziaria per tali paesi, in quanto incoraggia la corruzione e nuoce alla politica di sviluppo dell'UE, e che l'adozione di misure adeguate a livello nazionale, unionale e internazionale contro tali pratiche dovrebbe essere prioritaria per l'Unione e i suoi Stati membri e tenere conto delle esigenze e delle limitazioni di accesso alle entrate fiscali dei paesi in via di sviluppo; ritiene che l'UE dovrebbe assumere un ruolo guida nel trainare gli sforzi internazionali intesi a contrastare i paradisi fiscali, la frode e l'evasione fiscali, fornendo il buon esempio, e dovrebbe cooperare con i paesi in via di sviluppo per opporsi alle pratiche aggressive di elusione fiscale adottate da talune imprese transnazionali e cercare modalità con cui aiutare tali paesi a resistere alle pressioni per la partecipazione alla concorrenza fiscale;

Piano d'azione per la lotta all'evasione e all'elusione fiscali nei paesi in via di sviluppo

4.      esorta la Commissione ad adottare provvedimenti concreti ed efficaci per sostenere i paesi in via di sviluppo e le strutture regionali in materia di amministrazione tributaria, come il Forum africano di amministrazione fiscale e il Centro interamericano delle amministrazioni tributarie, nella lotta all'evasione e all'elusione fiscali, nell'elaborazione di politiche fiscali eque, bilanciate, efficienti e trasparenti, nella promozione di riforme amministrative e nell'aumento della quota, in termini di aiuto e sviluppo, dell'assistenza finanziaria e tecnica alle amministrazioni tributarie nazionali dei paesi in via di sviluppo; sostiene che è opportuno fornire tale assistenza per rafforzare l'apparato giudiziario e le agenzie anticorruzione dei suddetti paesi; chiede che siano riunite le competenze nel settore pubblico degli Stati membri e dei paesi beneficiari con l'obiettivo di migliorare le attività di cooperazione, producendo nel contempo risultati preliminari concreti per i paesi beneficiari; sostiene l'organizzazione di seminari, sessioni formative, missioni di esperti, visite di studio e attività di consulenza;

5.      invita la Commissione ad assegnare alla buona governance fiscale e a una riscossione delle imposte equa, bilanciata, efficiente e trasparente un posto di primo piano nell'agenda del suo dialogo programmatico (in materia di politica, sviluppo e commercio) e in tutti gli accordi di cooperazione allo sviluppo con i paesi partner, migliorando la titolarità e la responsabilità nazionale attraverso la promozione di un contesto in cui i parlamenti nazionali siano in grado di contribuire in modo significativo all'elaborazione e al controllo dei bilanci nazionali, anche per quanto concerne le entrate nazionali e le questioni fiscali, e favorendo il ruolo della società civile nel controllo pubblico della governance fiscale e il monitoraggio dei casi di frode fiscale, anche attraverso l'istituzione di efficaci sistemi di tutela degli informatori e delle fonti giornalistiche;

6.      chiede con urgenza che siano rese disponibili in formati aperti le informazioni riguardanti la titolarità effettiva di società, fondi fiduciari e altre istituzioni, al fine di impedire che società fittizie anonime ed entità giuridiche simili siano utilizzate per riciclare denaro, finanziare attività illecite o terroristiche, nascondere l'identità di individui corrotti e di criminali e occultare la sottrazione di fondi pubblici e profitti derivanti da traffici illeciti e dall'evasione fiscale illegale; ritiene inoltre che tutti i paesi dovrebbero come minimo adottare e attuare pienamente le raccomandazioni antiriciclaggio del Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI);

7.      invita l'UE e i suoi Stati membri ad applicare il principio in base al quale le società multinazionali quotate o non quotate di tutti i paesi e settori, in particolare quelle che si occupano dell'estrazione di risorse naturali, sono tenute ad adottare la norma della rendicontazione paese per paese, che le obbliga a pubblicare nelle loro relazioni annuali e paese per paese, per ciascun territorio in cui operano, le ragioni sociali di tutte le controllate, i relativi risultati finanziari, le informazioni fiscali pertinenti, i beni e il numero di dipendenti, come pure a garantire che tali informazioni siano a disposizione del pubblico e a ridurre al minimo gli oneri amministrativi escludendo le micro-imprese; chiede alla Commissione di presentare una proposta legislativa per modificare di conseguenza la direttiva contabile; ricorda che la trasparenza pubblica è un elemento fondamentale per correggere l'attuale sistema fiscale e rafforzare la fiducia dell'opinione pubblica; invita l'OCSE a raccomandare che il modello di rendicontazione paese per paese proposto sia pubblicato da tutte le società multinazionali, onde garantire che le amministrazioni finanziarie di tutti i paesi abbiano accesso a informazioni complete che consentano loro di valutare i rischi legati alla determinazione dei prezzi di trasferimento e stabilire il modo più efficace per impiegare le risorse di audit; sottolinea che le esenzioni e i vantaggi fiscali riconosciuti agli investitori stranieri in virtù delle convenzioni fiscali bilaterali offrono alle imprese multinazionali un vantaggio competitivo ingiusto rispetto alle imprese nazionali, in particolare le PMI;

8.      chiede la revisione delle condizioni e delle normative fiscali in base alle quali operano le industrie estrattive; invita l'UE a potenziare l'assistenza ai paesi in via di sviluppo a favore dell'obiettivo di assoggettare a un'adeguata tassazione l'estrazione delle risorse naturali, di rafforzare la posizione negoziale dei governi dei paesi ospitanti onde ottenere un migliore rendimento dal loro patrimonio di risorse naturali e di stimolare la diversificazione della loro economia; sostiene l'iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive (EITI) e l'ampliamento della sua portata anche alle aziende di produzione e alle imprese che commerciano materie prime;

9.      accoglie con favore l'adozione di un meccanismo di scambio automatico delle informazioni, quale strumento fondamentale per migliorare la trasparenza e la cooperazione a livello globale nella lotta all'elusione e all'evasione fiscali; riconosce tuttavia che è necessario fornire sostegno continuo a livello finanziario, di competenze tecniche e di tempo affinché i paesi in via di sviluppo possano sviluppare la capacità necessaria per inviare ed elaborare le informazioni; sottolinea pertanto l'importanza di garantire che il nuovo standard globale dell'OCSE per lo scambio automatico di informazioni finanziarie a fini fiscali comprenda un periodo di transizione per i paesi in via di sviluppo, riconoscendo che, nel rendere tale standard reciproco, si possono di fatto escludere i paesi che non dispongono delle risorse e della capacità necessari per creare un'infrastruttura per la raccolta, la gestione e la condivisione delle informazioni richieste; ritiene inoltre auspicabile prevedere una norma unica sulla riservatezza;

10.    chiede che si giunga entro la fine del 2015 a una definizione condivisa a livello internazionale di paradisi fiscali, a sanzioni per gli operatori che vi fanno ricorso e a una lista nera di paesi, compresi quelli nell'UE, che non lottano contro l'evasione fiscale o che la accettano; invita l'Unione a sostenere la riconversione economica di quei paesi in via di sviluppo che sono paradisi fiscali; chiede agli Stati membri che hanno dipendenze e territori che non fanno parte dell'Unione di collaborare con le amministrazioni di tali aree affinché siano adottati i principi della trasparenza fiscale, nonché di provvedere affinché nessuno di essi funga da paradiso fiscale;

11.    invita l'Unione europea e gli Stati membri a garantire che, durante i negoziati sulle convenzioni in materia fiscale e di investimento con i paesi in via di sviluppo, gli utili o i profitti derivanti dalle attività transfrontaliere siano sottoposti a tassazione nello Stato della fonte in cui si ricava o si crea valore; sottolinea, al riguardo, che il modello di convenzione fiscale delle Nazioni Unite assicura un'equa distribuzione dei diritti fiscali tra lo Stato della fonte e quello di residenza; evidenzia che, in sede di negoziazione delle convenzioni fiscali, l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero rispettare il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo di cui all'articolo 208 TFUE;

12.    esorta la Commissione e tutti gli Stati membri, sulla base dell'esempio fornito da alcuni di essi, a condurre valutazioni d'impatto delle politiche fiscali europee sui paesi in via di sviluppo e a condividere le "buone pratiche", onde rafforzare la coerenza delle politiche per lo sviluppo e migliorare le pratiche esistenti, nonché a tenere in debito conto le ricadute negative sui paesi in via di sviluppo e le esigenze particolari di tali paesi; accoglie con favore la revisione del piano d'azione sull'evasione e l'elusione fiscali, condotta dalla Commissione e che sarà illustrata nel 2015, ed esorta gli Stati membri a concordare senza indugio una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società;

13.    sostiene fermamente l'insieme delle iniziative internazionali esistenti per riformare il sistema globale, compresa l'iniziativa dell'OCSE sull'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili, ponendo particolare enfasi su una maggiore partecipazione dei paesi in via di sviluppo alle strutture e alle procedure della cooperazione fiscale internazionale; esorta l'Unione e gli Stati membri a garantire che il comitato fiscale delle Nazioni Unite si trasformi in un vero e proprio organismo internazionale, dotato di risorse adeguate e di sufficienti mezzi supplementari nell'ambito del Consiglio economico e sociale dell'ONU, onde assicurare che tutti i paesi possano partecipare su un piano di parità all'elaborazione e alla riforma delle politiche fiscali globali; sottolinea che è opportuno prevedere sanzioni sia per le giurisdizioni non cooperative che per gli istituti finanziari che operano nei paradisi fiscali;

14.    sottolinea che livelli sufficienti di finanze pubbliche possono contribuire a ristabilire l'equilibrio nella disparità fra uomini e donne e offrono strumenti utili a garantire un migliore sostegno ai minori e ai gruppi vulnerabili della società, e riconosce che sebbene l'evasione fiscale abbia conseguenze sul benessere degli individui, essa è particolarmente dannosa per le famiglie povere e a basso reddito, dove le donne sono spesso sottorappresentate;

15.    osserva con preoccupazione che molti paesi in via di sviluppo si trovano in una posizione negoziale molto debole rispetto a taluni investitori diretti esteri; ritiene che le società dovrebbero essere tenute ad assumersi impegni precisi in termini di ricaduta positiva dei loro investimenti sullo sviluppo socioeconomico locale e/o nazionale del paese ospitante; invita la Commissione, il Consiglio e i governi partner ad assicurare che gli incentivi fiscali non costituiscano opportunità aggiuntive di elusione fiscale; sottolinea che gli incentivi dovrebbero essere più trasparenti e, idealmente, orientati alla promozione degli investimenti nello sviluppo sostenibile;

16.    invita la BEI, la BERS e gli istituti per il finanziamento allo sviluppo degli Stati membri a controllare e garantire che le imprese o le altre entità giuridiche che ricevono sostegno non partecipino all'evasione e all'elusione fiscali mediante l'interazione con intermediari finanziari presenti in centri offshore e paradisi fiscali oppure agevolando i flussi illeciti di capitale, nonché a potenziare le loro politiche in materia di trasparenza, pubblicando tutte le loro relazioni e indagini; chiede alla BEI di applicare la dovuta diligenza, esigendo una relazione annuale paese per paese, tracciando i beneficiari effettivi e controllando la determinazione dei prezzi di trasferimento al fine di garantire la trasparenza degli investimenti e di prevenire l'evasione e l'elusione fiscali;

17.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

  • [1]  http://www.un.org/esa/ffd/tax/
  • [2]  http://www.un.org/esa/ffd/tax/unmodel.htm
  • [3]  GU L 309 del 25.11.2005, pag. 15.
  • [4]  Testi approvati, P7_TA(2013)0205.
  • [5]  GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 37.
  • [6]  GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 29.
  • [7]  Testi approvati, P7_TA(2013)0394.
  • [8]  Testi approvati, P7_TA(2014)0163.
  • [9]  Testi approvati, P8_TA(2014)0059.
  • [10]  Testi approvati, P7_TA-PROV(2014)0251.
  • [11]  "Evaluation issues in financing for development Analysing effects of Dutch corporate tax policy on developing countries" (Aspetti di valutazione nel finanziamento allo sviluppo - Analisi degli effetti della politica olandese in materia di imposta sulle società sui paesi in via di sviluppo), studio commissionato dal Policy and Operations Evaluation Department (IOB) del ministero per gli Affari esteri dei Paesi Bassi, novembre 2013

MOTIVAZIONE

I. Comprendere la mobilitazione delle entrate delle risorse nazionali nei paesi in via di sviluppo

Perché è importante la mobilitazione delle entrate?

Le risorse nazionali sono e continueranno a essere la principale fonte di finanziamento per i paesi in via di sviluppo. Nonostante siano cresciute come percentuale del PIL nell'ultimo decennio, il rapporto tasse/PIL medio nei paesi in via di sviluppo è ancora troppo basso: in termini di confronto, i paesi in via di sviluppo raccolgono entrate significativamente inferiori rispetto alle economie avanzate. Il rapporto tasse/PIL nei paesi a basso reddito è tra il 10 e il 20% e in molti di tali paesi è inferiore al 15% (soglia sotto la quale si ritiene generalmente che i governi abbiano difficoltà a finanziare il loro funzionamento e i servizi di base). Per le economie dell'OCSE, tale rapporto si aggira attorno al 30-40%. Gli esperti concordano nel ritenere che vi sia un potenziale importante per la riscossione delle tasse: calcoli dell'Oxfam in 52 paesi in via di sviluppo dimostrano come potrebbero essere mobilitati altri 269 miliardi di dollari per finanziare servizi pubblici nel caso la riscossione delle tasse fosse significativamente migliorata. Risulta pertanto essenziale garantire che la riscossione delle tasse nazionali sia più prevedibile, stabile e solida, e che tutte le componenti della società, cittadini e aziende, paghino in base ai propri mezzi.

Quali sono i problemi dei sistemi esistenti?

· Commercio. Nei paesi in via di sviluppo, una percentuale eccessiva di risorse pubbliche deriva dal commercio, che è facile da tassare ma espone i bilanci ai prezzi volatili delle merci di base e non garantisce un ambito sufficiente per incrementare il gettito fiscale. I paesi in via di sviluppo hanno difficoltà a compensare il declino delle tasse sul commercio derivato dall'attuale contesto globale di liberalizzazione commerciale e a passare ad altri tipi di risorse nazionali.

· Informalità. L'informalità rappresenta una limitazione alla mobilitazione delle entrate, in particolare nei paesi in via di sviluppo dove è un fenomeno diffuso sia nelle aree urbane sia in quelle rurali. I costi amministrativi da sostenere per raggiungere il settore informale sono potenzialmente elevati, dal momento che per sua natura rientra nell'ambito di intervento dei funzionari tributari, e la presenza di un ampio settore informale rende quasi impossibile una tassazione diffusa del reddito.

· Limitazioni politiche. Gruppi di interesse socio-economico potrebbero fare pressioni sui governi per ottenere benefici fiscali e per esercitare una costante influenza sui funzionari che si occupano di politica e amministrazione fiscali, favorendo di conseguenza la corruzione.

· Limitazioni amministrative. Le amministrazioni fiscali hanno capacità di vario livello per l'attuazione della legislazione e per garantirne il rispetto. In particolare quando i paesi devono imporre tasse alle società multinazionali, la complessità della sfida rappresenta un serio ostacolo per i paesi in via di sviluppo. La fuga di personale qualificato dalle amministrazioni fiscali verso organizzazioni internazionali e società del settore privato, la mancanza di un'infrastruttura per la riscossione delle tasse e la necessità di aggiornare i sistemi informatici sono ulteriori esempi delle sfide affrontate dai paesi in via di sviluppo.

· Limitazioni economiche. I paesi in via di sviluppo possono spesso contare solo su una piccola base imponibile. Nei paesi in cui una grande percentuale della popolazione vive in povertà, una parte considerevole del PIL non è tassabile. A causa di uno scarso sviluppo economico, il settore industriale è generalmente sottosviluppato, mentre il settore agricolo è forte, ma le tasse sono più facilmente riscuotibili nel primo.

· Corsa al ribasso. Negli ultimi anni, i governi dei paesi in via di sviluppo hanno continuato a ridurre le aliquote d'imposta sulle società e hanno offerto numerosi incentivi ed esenzioni fiscali con l'obiettivo di attrarre investitori e di favorire la crescita economica. Tuttavia, è dimostrato che tali incentivi non sono uno stimolo importante per gli investimenti esteri. Tali pratiche, pertanto, mettono le economie l'una contro l'altra, in competizione per offrire il trattamento fiscale più favorevole. Questa corsa al ribasso porta maggiori vantaggi alle multinazionali piuttosto che ai paesi in via di sviluppo.

· Industrie estrattive. Le questioni relative alle modalità di condivisione delle entrate dalle risorse tra investitori e governi sono essenziali per i paesi in via di sviluppo. Il trattamento fiscale degli investimenti minerari varia considerevolmente da paese a paese e gli accordi sono spesso su misura, non molto trasparenti e negoziati direttamente tra politici e società all'esterno del sistema fiscale e senza chiare linee guida. Il rischio di corruzione è molto alto così come quello di una percentuale di entrate più bassa.

Quali sono le conseguenze?

I flussi finanziari illeciti rappresentano tutti i flussi finanziari privati non registrati di capitale guadagnato, trasferito o utilizzato in modo illegale. Nel 2011, le risorse nazionali perse dai paesi in via di sviluppo a causa di flussi finanziari illeciti ammontavano a oltre 630 miliardi di dollari, pari al 4,3% del PIL dei paesi in via di sviluppo (particolarmente colpiti sono stati i paesi meno industrializzati). I flussi illeciti sono solo uno dei modi in cui i paesi in via di sviluppo perdono gettito fiscale a causa delle società. Altro problema importante è l'elusione fiscale abusiva, in cui le società cercano di raggirare il fisco mediante complesse strutture interne e cercando scappatoie nelle norme fiscali. Le tasse sugli utili d'impresa sono diminuite in tutto il mondo. Questo colpisce in particolare i paesi in via di sviluppo perché dipendono fortemente dalla tassazione delle società: le entrate dalle imposte sulle società costituiscono una percentuale significativa delle loro entrate nazionali.

La letteratura e i dati su questo argomento sono scarsi e questo è in parte dovuto al fatto che la portata dell'evasione e dell'elusione fiscali è difficile da misurare. A grandi linee, ONE stima che almeno mille miliardi di dollari siano sottratti ai paesi in via di sviluppo ogni anno attraverso una rete di attività di corruzione relative ad accordi poco chiari sulle risorse naturali, l'uso di società fittizie anonime, il riciclaggio di denaro e l'evasione fiscale illegale. Global Financial Integrity stima che i paesi in via di sviluppo abbiano perso 6 600 miliardi di dollari a causa dei flussi finanziari illeciti dal 2003 al 2012. Oxfam segnala che il valore stimato del debito fiscale non saldato sostenuto dalle società nei paesi in via di sviluppo è pari a 104 miliardi di dollari all'anno. Actionaid stima che normalmente il divario fiscale per le società nei paesi in via di sviluppo (ossia, la differenza tra le tasse effettivamente riscosse e quelle previste) si aggiri attorno al 20% a causa dell'elusione e dell'evasione fiscali.

Modalità rilevanti di evasione fiscale nei paesi in via di sviluppo:

· Dichiarazioni errate o mancata dichiarazione del reddito personale o degli utili d'impresa al fine di raggirare la tassazione sul reddito o gli obblighi fiscali.

· La manipolazione dei prezzi commerciali mediante finte fatture tra esportatori e importatori collusi è un sistema comune per trasferire illegalmente denaro dai paesi in via di sviluppo a conti finanziari all'estero, al fine di evadere le tasse.

· Evasione IVA, ossia false dichiarazioni sulle transazioni aziendali soggette all'IVA.

· Corruzione dei funzionari tributari.

Modalità rilevanti di elusione fiscale nei paesi in via di sviluppo:

· Trasferimento degli utili: ossia, lo sfruttamento legale di scappatoie nella normativa fiscale. Normalmente, le controllate delle multinazionali sono trattate come entità separate dalle autorità fiscali. Il trasferimento degli utili può essere ottenuto manipolando i prezzi di trasferimento o sfruttando i prestiti all'interno del gruppo. Oltre a questo, le società multinazionali possono manipolare i prezzi di trasferimento per ridurre gli oneri fiscali complessivi del gruppo manipolando la destinazione degli utili in particolari giurisdizioni ad elevata o ridotta pressione fiscale.

· La scelta deliberata per l'ubicazione di particolari beni intangibili (brevetti, marchi registrati e diritti d'autore) consente alle multinazionali di ottimizzare il loro debito fiscale complessivo nell'ambito del quadro giuridico.

· Le esenzioni e gli incentivi fiscali, in certe condizioni (nepotismo, corruzione, scarsa trasparenza), costituiscono un'evasione fiscale con "un'approvazione ufficiale". Gli incentivi fiscali non solo possono consentire a società straniere di evadere le tasse, ma possono dar luogo ad attività di evasione fiscale illegale da parte delle società nazionali, rinominando gli investimenti interni come investimenti esteri diretti o vendendo attività alle controllate mascherate da nuovi investitori come strumento per richiedere esoneri temporanei delle imposte concessi esclusivamente a nuovi investitori.

II. Analisi delle soluzioni esistenti a livello globale

Trattati fiscali tra paesi sviluppati e in via di sviluppo

La perdita di gettito fiscale può essere aggravata anche da trattati fiscali, un elemento essenziale della normativa fiscale internazionale. Al fine di evitare la doppia imposizione, i trattati bilaterali assegnano i diritti di imposizione fiscale tra i due paesi contraenti. Per quanto riguarda i trattati fiscali bilaterali tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, vi è una generale preoccupazione circa il fatto che i paesi sviluppati riescano a proteggere i propri interessi meglio dei paesi in via di sviluppo. In secondo luogo, dal momento che i trattati fiscali sono stati utilizzati per ridurre la tassazione sui trasferimenti finanziari transfrontalieri, sono diventati uno strumento chiave per le imprese transnazionali per trasferire gli utili all'esterno dei paesi in cui tali utili sono stati generati, verso giurisdizioni dove le multinazionali pagano poche tasse o non le pagano affatto.

La maggior parte dei trattati fiscali a livello mondiale è basata sul modello di convenzione fiscale dell'OCSE che definisce un quadro di riferimento su come dividere i diritti fiscali tra i governi per le società che hanno sede in un paese (il paese di residenza, di solito un paese sviluppato) e che operano in un altro paese (il paese di origine, di solito un paese in via di sviluppo). Dal momento che il modello di convenzione fiscale dell'OCSE sembrava favorire i paesi di residenza (ossia, i paesi dell'OCSE), un altro modello di convenzione fiscale è stato elaborato sotto gli auspici dell'ONU per garantire un approccio più equilibrato per l'assegnazione dei diritti fiscali. Tuttavia, molti paesi sviluppati continuano a usare il modello dell'OCSE per negoziare con i paesi in via di sviluppo.

Azioni a livello globale: il piano d'azione OCSE-BEPS

Il piano d'azione sull'erosione della base imponibile e sul trasferimento degli utili (BEPS) proposto dall'OCSE e approvato dal G20 cerca di ridefinire le norme fiscali internazionali per ridurre l'attività di trasferimento degli utili e per garantire che le società paghino le tasse dove esercitano l'attività economica e viene creato valore. Considerata la forte dipendenza dei paesi in via di sviluppo dalla tassazione delle società, il processo potrebbe essere molto vantaggioso per loro. Tuttavia, vi sono numerosi motivi per cui tale processo, nel suo stato attuale, non riuscirà a ottenere risultati che portino a sistemi fiscali più progressisti a livello mondiale o non porterà benefici ai paesi in via di sviluppo:

· il processo di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili ha una portata troppo limitata e si concentra troppo fortemente sugli interessi dei paesi ricchi (membri dell'OCSE). Il piano d'azione su 15 punti non affronta efficacemente una serie di preoccupazioni chiave (il problema degli incentivi fiscali, per esempio) e il progresso sulle azioni più significative per i paesi in via di sviluppo è ancora scarso.

· Dal momento che è pensato in modo specifico per i paesi sviluppati, i paesi in via di sviluppo non dispongono degli strumenti giuridici necessari per affrontare l'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili. Hanno difficoltà a sviluppare la capacità necessaria per attuare norme fortemente complesse e per sfidare le società multinazionali e le loro azioni sono spesso ostacolate dalla carenza di informazioni.

In termini di governance, l'OCSE è responsabile solo nei confronti dei suoi membri e il processo di erosione della base imponibile e trasferimento degli utili non riesce a garantire una rappresentanza e responsabilità adeguate. I paesi in via di sviluppo sono stati consultati, ma le consultazioni su aspetti marginali non possono compensare l'impossibilità di partecipare in condizioni di parità.

La necessità di un piano d'azione per la lotta all'elusione fiscale e all'evasione fiscale nei paesi in via di sviluppo

Considerata l'importanza di una migliore mobilitazione delle risorse nazionali e i problemi affrontati dai paesi in via di sviluppo per contrastare l'evasione e l'elusione fiscali, il relatore suggerisce una serie di forti raccomandazioni che dovrebbero essere sostenute dal Parlamento europeo in vista della conferenza sul finanziamento dello sviluppo che si terrà ad Addis Abeba e dell'insieme di iniziative internazionali esistenti per riformare il sistema fiscale globale.

Tra queste, il rafforzamento dell'assistenza finanziaria e tecnica ai paesi in via di sviluppo e i quadri di riferimento dell'amministrazione fiscale regionale; l'adozione di soluzioni decise per migliorare la trasparenza e la cooperazione nella lotta ai raggiri fiscali come uno strumento per lo scambio automatico di informazioni e la pubblicazione di informazioni paese per paese, tenendo in considerazione le necessità e le limitazioni dei paesi in via di sviluppo; la conduzione a livello dell'UE e degli Stati membri di una valutazione d'impatto delle politiche fiscali sui paesi in via di sviluppo; il mantenimento dei diritti di tassazione dei paesi di origine al momento della negoziazione dei trattati fiscali e la creazione di un organo realmente intergovernativo in cui i paesi in via di sviluppo possano partecipare in condizioni di parità alla riforma globale delle attuali norme fiscali internazionali.

PARERE della commissione per i problemi economici e monetari (8.5.2015)

destinato alla commissione per lo sviluppo

sull'evasione fiscale e la frode fiscale: sfide per la governance, la protezione sociale e lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo
(2015/2058(INI))

Relatore per parere (*): Hugues Bayet(*) Procedura con le commissioni associate – articolo 54 del regolamento

SUGGERIMENTI

La commissione per i problemi economici e monetari invita la commissione per lo sviluppo, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  ribadisce la pressante necessità, sia per i paesi in via di sviluppo sia per i paesi sviluppati, di tassare gli utili nel luogo in cui si svolgono le attività economiche; sottolinea che ciò si applica anche alla negoziazione di convenzioni fiscali con i paesi in via di sviluppo;

2.  si compiace degli sforzi già compiuti, in particolare nel quadro dell'OCSE, per aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare i loro sistemi fiscali e a combattere la frode fiscale, l'evasione fiscale e i flussi finanziari illeciti;

3.  esprime preoccupazione per il livello di corruzione e l'opacità della pubblica amministrazione in molti paesi in via di sviluppo, il che impedisce di investire il gettito fiscale nel consolidamento dello Stato, nei servizi pubblici o nelle infrastrutture pubbliche;

4.  invita gli Stati membri a concordare rapidamente una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB), che in una prima fase sarebbe obbligatoria per le imprese europee e le società cooperative europee e, successivamente, per tutte le altre imprese, ad eccezione delle microimprese e delle piccole e medie imprese, come previsto nella risoluzione legislativa del Parlamento del 19 aprile 2012 sulla proposta di direttiva del Consiglio su una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB)[1];

5.  ribadisce la necessità di stilare, entro la fine del 2015, una lista nera dei paradisi fiscali e dei paesi, inclusi quelli situati nell'Unione europea, che provocano distorsioni della concorrenza attraverso la concessione di condizioni fiscali favorevoli; ritiene che nella definizione di paradisi fiscali debbano rientrare quanto meno i criteri fissati dall'OCSE, unitamente ai criteri seguenti: esistenza di misure fiscali che implicano una tassazione nulla o nominale, assenza di uno scambio di informazioni effettivo con le autorità fiscali estere e mancanza di trasparenza delle disposizioni legislative, giuridiche o amministrative, ovvero concessione di agevolazioni anche in assenza di qualsiasi attività economica reale o di una presenza economica sostanziale nel paese che offre tali agevolazioni fiscali; chiede inoltre che si elabori una definizione a livello internazionale (ad esempio, a livello delle Nazioni Unite);

6.  invita gli Stati membri che hanno dipendenze e territori che non fanno parte dell'Unione a collaborare con essi per l'adozione di principi in materia di trasparenza fiscale e a garantire che tali dipendenze e territori non fungano da paradisi fiscali;

7.  invita la Commissione a istituire un programma del tipo dei programmi Fiscalis ed Hercules, che dovrebbe includere, in particolare, un'assistenza tecnica per la formazione delle risorse umane e lo sviluppo di strutture amministrative, per assistere i paesi in via di sviluppo nel rafforzamento delle capacità finalizzate a contrastare la frode fiscale, la corruzione, l'evasione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva; sottolinea la necessità che tale assistenza venga fornita in modo trasparente;

8.  invita la Commissione a mettere a punto ulteriori iniziative per promuovere la buona governance in materia tributaria nei paesi terzi, affrontare il problema della pianificazione fiscale aggressiva, ovviare alle lacune in materia di doppia (non) imposizione e contrastare le costruzioni fiscali artificiose; ritiene che le convenzioni in materia di doppia (non) imposizione tra Stati membri e paesi terzi debbano basarsi su standard comuni; insiste sulla necessità di non concludere siffatte convenzioni con paradisi fiscali o giurisdizioni non cooperative;

9.  invita gli organi dell'Unione a non cooperare con le giurisdizioni ritenute non cooperative in materia fiscale o con le imprese condannate per frode fiscale, evasione fiscale o pianificazione fiscale aggressiva, ad esempio provvedendo affinché istituzioni come la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) cessino di collaborare, attraverso i loro intermediari finanziari, con giurisdizioni fiscali non cooperative le cui misure tributarie implicano una tassazione nulla o nominale, l'assenza di uno scambio d'informazioni efficace con le autorità fiscali estere e una mancanza di trasparenza delle disposizioni legislative, giuridiche o amministrative, e impegnandosi a non concedere finanziamenti dell'Unione a imprese condannate per frode fiscale, evasione fiscale o pianificazione fiscale aggressiva;

10. ricorda l'impegno degli Stati membri, nel quadro degli obiettivi di sviluppo del Millennio, a destinare quanto prima lo 0,7% del loro PIL all'aiuto pubblico allo sviluppo;

11. invita la Commissione a cooperare pienamente con l'OCSE, il G20 e i paesi in via di sviluppo per affrontare il problema dell'erosione della base imponibile e del trasferimento degli utili (BEPS) e a informare regolarmente il Parlamento e il Consiglio in merito ai progressi compiuti; plaude all'imminente revisione, nel 2015, del piano d'azione della Commissione sull'evasione e l'elusione fiscali ed esorta la Commissione a presentare una proposta di direttiva dell'Unione anti BEPS;

12. sollecita la realizzazione, nel quadro dell'applicazione della nuova norma mondiale, di progetti pilota in materia di scambio automatico di informazioni fiscali con i paesi in via di sviluppo durante un periodo transitorio, su base non reciproca;

13. invita inoltre la Commissione a proporre modifiche al diritto societario dell'Unione, allo scopo di vietare di fatto le società fittizie e altre entità analoghe, introducendo, ad esempio, requisiti di sostanza e limiti agli incarichi multipli nei consigli di amministrazione;

14. plaude all'iniziativa OCSE "Ispettori fiscali senza frontiere" e invita la Commissione e gli Stati membri a partecipare al progetto;

15. sottolinea l'urgente necessità di studiare l'impatto delle convenzioni fiscali internazionali e di analizzare gli effetti indiretti dei regimi fiscali degli Stati membri in materia di società e delle loro convenzioni fiscali bilaterali con i paesi in via di sviluppo, sulla base dei principi e della metodologia degli studi precedentemente realizzati dal Fondo monetario internazionale; chiede inoltre una valutazione d'impatto delle politiche fiscali nazionali, delle società veicolo e di costruzioni giuridiche analoghe;

16. invita i paesi membri dell'OCSE a elaborare un codice di condotta per i rispettivi governi, al fine di garantire una gestione efficace dei regimi fiscali, sulla base di un riesame dei lavori dell'attuale gruppo "Codice di condotta" dell'Unione (tassazione delle imprese);

17. sottolinea che è possibile limitare le possibilità di pianificazione fiscale creativa delle imprese, ad esempio tramite l'imposizione di norme vincolanti su scala mondiale, di modo che prassi come il trasferimento degli utili e la riduzione artificiosa degli stessi cessino di essere vantaggiose;

18. invita tutti gli Stati membri a sostenere l'integrazione della lotta contro la frode fiscale nell'agenda per lo sviluppo post-2015;

19. invita gli Stati membri ad adoperarsi per uno scambio obbligatorio e automatico di informazioni tra autorità fiscali nazionali su scala mondiale;

20. invita l'UE e i suoi Stati membri ad applicare il principio secondo cui le società multinazionali devono adottare, come norma, la rendicontazione paese per paese (da pubblicare nel quadro della loro relazione annuale) in tutti i settori e in tutti i paesi, e a minimizzare nel contempo gli oneri amministrativi esonerando da tale obbligo le PMI;

21. chiede l'istituzione di un organismo fiscale intergovernativo sotto l'egida delle Nazioni Unite, allo scopo di assicurare che i paesi in via di sviluppo possano partecipare su base paritetica alla formulazione e alla riforma delle politiche fiscali mondiali;

22. chiede la tempestiva attuazione della direttiva antiriciclaggio e del regolamento relativo al trasferimento dei fondi; ritiene, tuttavia, che vi si ancora un margine di miglioramento ed esorta gli Stati membri ad avvalersi alla flessibilità esistente, in particolare quale prevista dalla direttiva antiriciclaggio, relativamente all'utilizzo di registri pubblici senza restrizioni d'accesso che permettano di ottenere informazioni sulla titolarità effettiva di società, fiduciarie, fondazioni e altri soggetti giuridici;

23. si compiace del fatto che il pacchetto della Commissione sulla trasparenza preveda l'impegno a effettuare una valutazione d'impatto sulla possibilità di rendere pubblica la rendicontazione paese per paese in tutti i settori economici; sottolinea la necessità di considerare i costi insiti nel rendere pubblica tale rendicontazione, ma anche i vantaggi per i paesi europei e in via di sviluppo; ricorda che la trasparenza pubblica è un elemento fondamentale per correggere l'attuale sistema fiscale e rafforzare la fiducia dell'opinione pubblica; esorta vivamente la Commissione a garantire che tali informazioni siano rese pubblicamente disponibili.  

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

6.5.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

43

2

5

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Burkhard Balz, Hugues Bayet, Pervenche Berès, Esther de Lange, Fabio De Masi, Markus Ferber, Jonás Fernández, Sven Giegold, Neena Gill, Roberto Gualtieri, Brian Hayes, Gunnar Hökmark, Cătălin Sorin Ivan, Petr Ježek, Othmar Karas, Georgios Kyrtsos, Alain Lamassoure, Bernd Lucke, Olle Ludvigsson, Ivana Maletić, Fulvio Martusciello, Marisa Matias, Costas Mavrides, Bernard Monot, Luděk Niedermayer, Stanisław Ożóg, Dimitrios Papadimoulis, Dariusz Rosati, Alfred Sant, Molly Scott Cato, Peter Simon, Theodor Dumitru Stolojan, Paul Tang, Michael Theurer, Ramon Tremosa i Balcells, Marco Valli, Tom Vandenkendelaere, Cora van Nieuwenhuizen, Miguel Viegas, Jakob von Weizsäcker, Marco Zanni

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Isabella De Monte, Marian Harkin, Eva Joly, Eva Kaili, Barbara Kappel, Verónica Lope Fontagné, Jacek Saryusz-Wolski, Romana Tomc, Beatrix von Storch

  • [1]  GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 134.

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE

Favorevoli: 24

PPE: Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Maurice Ponga, Cristian Dan Preda, Paul Rübig, Davor Ivo Stier, Bogdan Brunon Wenta, Rainer Wieland, Anna Záborská

 

S-D: Enrique Guerrero Salom, Arne Lietz, Louis-Joseph Manscour, Linda McAvan, Norbert Neuser, Elly Schlein, Pedro Silva Pereira

 

ECR: Bernd Lucke

 

ALDE: Beatriz Becerra Basterrechea, Charles Goerens, Paavo Väyrynen

 

GUE/NGL: Dennis De Jong, Miguel Urbán Crespo

 

Verts/ALE:Heidi Hautala, Maria Heubuch

 

EFDD: Ignazio Corrao

Contrari: 0

 

Astenuti: 0

 

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

1.6.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

24

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Beatriz Becerra Basterrechea, Ignazio Corrao, Charles Goerens, Enrique Guerrero Salom, Heidi Hautala, Maria Heubuch, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Arne Lietz, Linda McAvan, Norbert Neuser, Maurice Ponga, Cristian Dan Preda, Elly Schlein, Pedro Silva Pereira, Davor Ivo Stier, Paavo Väyrynen, Bogdan Brunon Wenta, Rainer Wieland, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Bernd Lucke, Louis-Joseph Manscour, Paul Rübig

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Miguel Urbán Crespo, Dennis de Jong