RELAZIONE sulla relazione 2015 dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo

2.5.2016 - (2015/2317(INI))

Commissione per lo sviluppo
Relatore: Cristian Dan Preda


Procedura : 2015/2317(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0165/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla relazione 2015 dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo

(2015/2317(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visto l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quale ribadisce che l'Unione deve tener conto degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo nell'attuazione delle politiche che possono avere incidenze sui paesi in via di sviluppo,

–  visto l'articolo 21 del trattato sull'Unione europea secondo il quale l'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l'allargamento ed essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale,

–  visti i paragrafi 9 e 35 della dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea dal titolo "Il consenso europeo"[1],

–  viste le conclusioni successive del Consiglio, le relazioni biennali della Commissione e le risoluzioni del Parlamento relative alla coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS), in particolare la risoluzione del Parlamento del 13 marzo 2014 sulla relazione dell'Unione 2013 sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo[2],

–  vista la quinta relazione biennale della Commissione sulla CPS, in particolare il suo documento di lavoro sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo, pubblicato nell'agosto 2015 (SWD(2015)0159),

–  vista l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata nel corso del vertice per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite tenutosi a New York nel 2015, che comprende l'obiettivo di "migliorare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile" (obiettivo 17.14)[3],

–  visto il consenso europeo in materia di sviluppo, del dicembre 2005,

–  visto il documento finale del quarto forum ad alto livello sull'efficacia degli aiuti del dicembre 2011 sul partenariato per una cooperazione efficace al servizio dello sviluppo,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per il commercio internazionale (A8-0165/2016),

A.  considerando che le conclusioni del Consiglio relative alla quinta relazione biennale sulla CPS, adottate nell'ottobre 2015, sottolineavano che la CPS costituirà una parte importante del contributo dell'UE alla realizzazione del più ampio obiettivo della coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile (CPSS);

B.  considerando che l'adozione dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile presenta una nuova sfida per la realizzazione della CPS, in quanto stabilisce un unico insieme universale di obiettivi di sviluppo applicabile a tutti;

C.  considerando che l'Unione europea deve assumere una funzione di guida in materia di promozione della CPS;

D.  considerando che 1,5 miliardi di persone vivono tuttora in condizioni di povertà, subendo privazioni sul piano della salute, dell'istruzione e del tenore di vita; che, per la maggior parte, si tratta di donne;

E.  considerando che il margine di bilancio dei paesi in via di sviluppo è di fatto limitato dai requisiti degli investitori globali e dei mercati finanziari; che i paesi in via di sviluppo hanno offerto diversi incentivi ed esenzioni fiscali, per attirare o trattenere gli investitori, che hanno comportato una dannosa competizione fiscale e una corsa al ribasso;

F.  considerando che l'UE ha una responsabilità diretta nonché storica nelle sue relazioni con i paesi partner;

G.  considerando che l'attuale quadro europeo di sviluppo non dispone di meccanismi efficaci per prevenire e rimediare alle incoerenze derivanti dalle politiche condotte dall'Unione europea;

La CPS nel quadro dell'agenda 2030

1.  ribadisce che la CPS è un elemento fondamentale per ottenere e conseguire la nuova agenda per lo sviluppo sostenibile; sollecita un'azione proattiva basata su una interpretazione condivisa della CPS; rileva che l'approccio basato sui diritti umani dovrebbe consentire di comprendere meglio la coerenza delle politiche per lo sviluppo, dal momento che, senza affrontare gli ostacoli posti alla realizzazione dei diritti, non ci può essere alcun progresso verso lo sviluppo sostenibile e l'eliminazione della povertà; ritiene che la CPS dovrebbe contribuire al consolidamento dello Stato di diritto, ad istituzioni imparziali e ad affrontare la sfida del buon governo nei paesi in via di sviluppo;

2.  deplora il fatto che, sebbene la CPS fosse stata approvata nella Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite[4], nel trattato di Lisbona e nel forum di Busan sull'efficacia degli aiuti[5], sono stati compiuti scarsi progressi per quanto riguarda la sua concreta attuazione;

3.  chiede un dibattito a livello UE sulla CPS nel quadro dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei suoi 17 nuovi OSS universali e indivisibili, in modo da poter meglio comprendere come il concetto potrebbe adattarsi al concetto più universale di CPSS;

4.  ricorda che gli obiettivi di sviluppo sostenibile valgono sia per i paesi avanzati che per quelli in via di sviluppo e che gli OSS dovrebbero essere nettamente integrati nel processo decisionale UE a livello sia interno che esterno; sottolinea l'esigenza di mettere a punto processi di governance per promuovere la CPS a livello globale e chiede che la CPS sia inserita come punto centrale nei prossimi dibattiti sulle politiche dell'UE, in particolare in materia di strategia globale e di quadro finanziario pluriennale (QFP);

Meccanismi della CPS

5.  chiede di discutere la CPS in una riunione del Consiglio europeo al fine di favorire un dibattito interistituzionale che coinvolga la Commissione, il SEAE, il Consiglio e il Parlamento, come pure un dibattito a livello nazionale;

6.  propone che, in preparazione di tale vertice, la Commissione e il SEAE trasmettano raccomandazioni concrete ai capi di Stato e di governo dell'UE riguardanti efficaci meccanismi per l'operatività della CPS e l'integrazione di strategie UE per una migliore realizzazione degli OSS e su come definire più chiaramente le responsabilità di ciascuna istituzione dell'UE nella realizzazione degli impegni CPS; ritiene che tale processo dovrebbe essere quanto più trasparente e inclusivo possibile, coinvolgendo i governi locali e regionali, le organizzazioni della società civile e i gruppi di riflessione;

7.   accoglie con favore la creazione di un gruppo di commissari coinvolti nelle relazioni esterne; chiede che l'alto rappresentante/vicepresidente presenti relazioni periodiche sul lavoro di tale gruppo alla commissione per lo sviluppo;

8.  ritiene che i meccanismi che sono stati utilizzati da alcune delegazioni dell'UE per offrire un feedback alla relazione 2015 della Commissione sulla CPS dovrebbero essere estesi a tutte le delegazioni dell'UE, e che questo dovrebbe diventare un esercizio annuale; chiede alle delegazioni dell'UE di garantire che la CPS sia all'ordine del giorno dei rispettivi incontri bilaterali e delle riunioni dell'assemblea paritetica, come la riunione annuale dei capi delle delegazioni dell'UE a Bruxelles;

9.  accoglie con favore il pacchetto "Legiferare meglio" adottato dalla Commissione il 19 maggio 2015; accoglie, inoltre, positivamente il fatto che si faccia esplicito riferimento alla CPS come un requisito legale nello strumento 30 degli orientamenti per legiferare meglio (COM(2015)0215);

10.  deplora che, sebbene le valutazioni d'impatto rappresentino uno strumento importante per la realizzazione della CPS, le valutazioni degli impatti in materia di sviluppo rimangono scarse e non affrontano idoneamente il potenziale impatto sui paesi in via di sviluppo; auspica che il pacchetto "Legiferare meglio" e i relativi orientamenti migliorino tale situazione, tenendo conto dello sviluppo e dei diritti umani in tutte le valutazioni d'impatto e incrementando la trasparenza; invita la Commissione a consultare sistematicamente le organizzazioni di difesa dei diritti umani nella fase iniziale del processo di elaborazione delle politiche e a introdurre tutele e meccanismi più solidi per equilibrare meglio la rappresentatività dei soggetti interessati; accoglie con favore la consultazione del pubblico sulla tabella di marcia che apre ai soggetti esterni interessati, fra i quali i paesi in via di sviluppo e la società civile, l'opportunità di formulare il loro parere e di partecipare attivamente; ritiene necessario effettuare valutazioni ex post più sistematiche nel corso dell'attuazione delle politiche;

11.  giudica necessaria una maggiore enfasi sul coordinamento istituzionale, tra le istituzioni dell'UE o con gli Stati membri; invita i governi degli Stati membri a inserire la CPS in un atto giuridicamente vincolante e a definire un piano d'azione per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile (CPSS) al fine di renderla operativa; ritiene che i parlamenti nazionali debbano essere più pienamente coinvolti nell'agenda CPS nel quadro della loro capacità di chiedere conto ai governi e di monitorare i progressi in questo campo;

12.  ricorda il ruolo importante che il Parlamento deve svolgere nel processo di promozione della CPS, riconoscendole priorità nei propri ordini del giorno, moltiplicando le riunioni fra le commissioni e quelle interparlamentari relative alla CPS, promuovendo lo scambio di opinioni sulla CPS con i paesi partner e favorendo il dialogo con la società civile;

13.  osserva che alcuni Stati membri hanno istituito un efficace meccanismo interministeriale di coordinamento con un mandato specifico in materia di CPSS; invita gli Stati membri a seguire e scambiarsi le buone pratiche già adottate da altri Stati membri;

14.  rileva che la programmazione congiunta costituisce uno strumento efficace per la pianificazione coerente delle attività di cooperazione allo sviluppo dell'UE; si compiace del fatto che essa includa le attività bilaterali degli Stati membri nei paesi partner ma deplora che, in passato, non si sia riusciti a collegare l'azione dell'UE alle attività degli Stati membri, perdendo in tal modo possibilità di sfruttare le sinergie;

15.  riconosce che un'applicazione corretta della CPS richiede un livello adeguato di risorse e di personale; chiede che ai punti focali della CPS nei ministeri nazionali e presso le delegazioni dell'UE vengano accordate le risorse necessarie per mettere in atto strategie nazionali ed europee in materia di CPS;

16.  sottolinea che i parlamenti nazionali svolgono un ruolo essenziale ai fini dell'attuazione della CPSS, garantendo che gli impegni politici, il monitoraggio e il pieno coinvolgimento delle organizzazioni della società civile siano sottoposti a periodico controllo e controllando le relazioni di valutazione d'impatto da parte dei governi;

17.  ricorda la sua proposta di un sistema indipendente all'interno dell'Unione per raccogliere le denunce presentate dalle persone e dalle comunità interessate dalle politiche dell'Unione; riconosce l'importante ruolo della commissione per lo sviluppo del Parlamento e del suo relatore permanente per la CPS nel riferire le preoccupazioni dei cittadini o delle comunità interessate dalle politiche dell'UE;

18.  sottolinea la necessità che l'UE investa più risorse su analisi della CPS basate su dati certi; invita la Commissione a individuare senza indugio le incoerenze e ad elaborare un'analisi dei relativi costi nonché a sviluppare adeguati meccanismi di monitoraggio e di controllo dell'avanzamento in materia di CPS; invita inoltre la Commissione a includere nella sua analisi proposte su come evitare e affrontare le incoerenze tra le varie politiche; sottolinea inoltre l'esigenza di migliorare i riferimenti alla CPS nei documenti di programmazione;

19.  evidenzia la necessità di rafforzare la CPS nel contesto della revisione del consenso europeo per lo sviluppo e delle discussioni sul futuro accordo post-Cotonou;

Settori prioritari

Migrazione

20.  riconosce che l'UE si trova ad affrontare la più grande crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale; sottolinea che è essenziale rafforzare il collegamento tra la migrazione e le politiche di sviluppo per affrontare le cause profonde di questo fenomeno; ritiene che l'Unione europea dovrebbe avvalersi di tutti gli strumenti a sua disposizione per far fronte alla crisi, compresi gli strumenti diplomatici e di sicurezza; sottolinea che la risposta alla crisi dei rifugiati non dovrebbe concentrarsi solo sui problemi di sicurezza e che è necessario migliorare l'integrazione degli obiettivi di sviluppo, in modo da rendere le politiche dell'UE in materia di migrazione compatibili con quelle che mirano a ridurre la povertà; sottolinea che la CPS costituisce una parte importante della nuova politica dell'UE in materia di migrazione; accoglie con favore l'adozione dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2015)0240), che sviluppa una risposta globale alla crisi; ritiene che la sua attuazione dovrebbe essere accompagnata da azioni concrete per favorire lo sviluppo economico, politico e sociale e il buon governo nei paesi di origine; sottolinea l'importanza delle rimesse come fonte di finanziamento per lo sviluppo; sottolinea l'importanza degli accordi conclusi dagli Stati membri con i paesi terzi al fine di garantire la circolazione sicura e la mobilità dei lavoratori internazionali; ritiene che i programmi di aiuto allo sviluppo e i bilanci all'uopo destinati non debbano essere impiegati a fini di controllo della migrazione; sottolinea che ogni politica comune in materia di migrazione deve concentrarsi sulle vie di accesso legali all'Europa e sull'accoglienza dei migranti;

21.  sottolinea che l'UE ha bisogno di una maggiore armonizzazione delle politiche migratorie e di asilo, sia all'interno dell'Unione stessa che con i suoi partner internazionali; suggerisce che una politica migratoria veramente efficiente e globale deve integrare pienamente le politiche interne ed esterne dell'UE, in particolare nelle strutture operative dell'UE; sottolinea l'importanza di sviluppare un'unica politica comune di asilo e di immigrazione; chiede un approccio inclusivo per affrontare le cause profonde della migrazione che sia strettamente connesso allo sviluppo, al fine di raggiungere una soluzione sostenibile della crisi migratoria; ricorda che le donne e le ragazze che sono rifugiate o migranti sono particolarmente vulnerabili alla violenza e allo sfruttamento sessuali e che nelle politiche dell'UE in materia di migrazione occorre integrare una prospettiva di genere;

22.  invita l'Unione europea e i suoi Stati membri, nell'ottica di rafforzare la coerenza tra le politiche di migrazione e di sviluppo, a non riportare come aiuto pubblico allo sviluppo la spesa legata ai rifugiati, in quanto questo comporta immensi costi in termini di opportunità a spese dei programmi di sviluppo che affrontano con efficacia le cause profonde della migrazione;

Commercio e finanza

23.  sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri nel complesso rimangono i più importanti donatori mondiali in relazione agli aiuti al commercio (EUR 11,7 miliardi nel 2013 – SWD(2015)0128); suggerisce che gli aiuti al commercio dell'UE devono puntare anche a conferire maggiore autonomia ai produttori, alle cooperative, alle micro e piccole imprese che versano in condizioni di povertà, agevolare la diversificazione dei mercati nazionali, potenziare l'uguaglianza delle donne e rafforzare l'integrazione regionale e la riduzione delle disparità di reddito; accoglie con favore l'obiettivo della Commissione di concentrarsi maggiormente sulle disposizioni relative allo sviluppo degli accordi commerciali; ricorda l'impegno degli Stati membri a compiere sforzi concreti per il conseguimento dell'obiettivo dello 0,7 % del PNL come APS per i paesi in via di sviluppo, nonché la raccomandazione OCSE/DAC di raggiungere una componente di sovvenzioni media dell'86 % nell'APS totale; sottolinea che gli accordi commerciali dovrebbero contribuire a promuovere valori come lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la lotta alla corruzione in tutto il mondo;

24.  ricorda che la liberalizzazione del commercio non è, di per sé, positiva ai fini dell'eliminazione della povertà, giacché può avere effetti negativi sullo sviluppo sostenibile;

25.  chiede alla Commissione di presentare una relazione annuale al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione degli aiuti europei al commercio nei paesi in via di sviluppo, illustrando gli importi stanziati e la rispettiva provenienza, sia all'interno della rubrica IV del bilancio dell'Unione che del FES; ritiene che un simile documento fornirebbe una solida base per le relazioni dell'UE sulla CPS pubblicate con cadenza biennale;

26.  ricorda che l'obiettivo di sviluppo sostenibile 17.15 riconosce la necessità di rispettare lo spazio politico di ciascun paese finalizzato all'eradicazione della povertà e allo sviluppo sostenibile; ribadisce il diritto dei paesi in via di sviluppo di regolamentare gli investimenti in modo da garantire obblighi e doveri per tutti gli investitori, compresi quelli stranieri, con l'obiettivo di proteggere i diritti umani e le norme in materia di lavoro e di ambiente;

27.  accoglie con favore i progressi compiuti dall'introduzione del Patto di sostenibilità per il Bangladesh e chiede alla Commissione di estendere i quadri vincolanti per contemplare altri settori; esorta, in tal senso, la Commissione a estendere la responsabilità sociale delle imprese e le iniziative sul dovere di diligenza che completano l'esistente regolamento dell'UE sul legname o interessano la proposta di regolamento UE sui minerali dei conflitti, estendendole ad altri settori, garantendo in tal modo che l'UE e i suoi commercianti e operatori tengano fede all'obbligo di rispetto dei diritti umani e delle più elevate norme sociali e ambientali;

28.  ricorda che la politica di investimento dell'UE, in particolare quando implica l'utilizzo di denaro pubblico, deve contribuire alla realizzazione degli OSS; rammenta la necessità di rafforzare la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni di finanziamento allo sviluppo (IFS) per seguire e controllare in modo efficace i flussi, la sostenibilità del debito e il valore aggiunto rispetto ai loro progetti di sviluppo sostenibile;

29.  ricorda il ruolo unico svolto dall'APS nel conseguire risultati di sviluppo efficaci; invita a salvaguardare l'orientamento allo sviluppo e la natura dell'APS, compreso il sistema di notifica trasparente e responsabile; rammenta che svincolare gli aiuti è una condizione necessaria per offrire nuove opportunità agli attori socioeconomici dei paesi in via di sviluppo, come le imprese locali o gli esperti di assistenza tecnica e chiede di valorizzare il ricorso a sistemi di appalto dei paesi in via di sviluppo per i programmi di aiuto a sostegno delle attività gestite dal settore pubblico per rafforzare il settore privato locale;

30.  ricorda, tuttavia, che gli aiuti da soli non sono sufficienti; ritiene che le fonti innovative e diversificate di finanziamento, come l'imposta sulle transazioni finanziarie, la tassa sul carbonio, il prelievo sui biglietti aerei, le rendite derivate da risorse naturali ecc., debbano essere prese in considerazione e allineate ai principi di efficacia dello sviluppo; ritiene che occorra rafforzare la coerenza tra finanziamenti pubblici, privati, internazionali e nazionali; riconosce il ruolo essenziale del settore privato in questo senso; sottolinea l'importanza di creare condizioni favorevoli all'imprenditoria privata nei paesi in via di sviluppo e di incoraggiare lo sviluppo di quadri politici e giuridici che agevolino l'utilizzo di conti bancari e la creazione di infrastrutture digitali;

31.  è convinto che la politica commerciale dell'UE debba tenere conto delle realtà e della situazione in termini di sviluppo dei paesi in via di sviluppo per conseguire gli obiettivi di CPS, nonché del diritto di tali paesi di definire le proprie strategie di sviluppo; sottolinea che gli accordi commerciali e di investimento conclusi dall'UE e dai suoi Stati membri non devono compromettere, direttamente o indirettamente, gli obiettivi di sviluppo o la promozione e la tutela dei diritti umani nei paesi partner; ricorda che un commercio equo e adeguatamente regolato, conformemente alle norme dell'OMC, potrebbe offrire possibilità di sviluppo; accoglie con favore l'inclusione di capitoli globali sul commercio e sullo sviluppo sostenibile in tutti gli accordi commerciali e di investimento;

32.  chiede all'UE di istituire un quadro normativo appropriato concernente le modalità con cui le imprese integrano i diritti umani e le norme sociali e ambientali; invita l'UE e gli Stati membri a continuare ad impegnarsi attivamente nelle attività del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nell'ottica di attribuire alle multinazionali le loro responsabilità in materia di violazioni dei diritti umani;

33.  sostiene un sistema fiscale efficiente, equo e trasparente in linea con i principi del buon governo; accoglie con favore il pacchetto di misure di trasparenza fiscale presentato dalla Commissione il 18 marzo 2015 e il pacchetto contro l'elusione fiscale presentato il 28 gennaio 2016, compresa la relativa comunicazione su una strategia esterna per la promozione della buona governance fiscale a livello internazionale; sottolinea l'importanza di effettuare una valutazione d'impatto e di analizzare gli effetti indiretti della nuova legislazione fiscale dell'UE per evitare impatti negativi sui paesi in via di sviluppo; ricorda che la mobilitazione di risorse nazionali attraverso il regime fiscale è la fonte più importante di reddito per il finanziamento pubblico dello sviluppo sostenibile; esorta l'Unione europea a sostenere i paesi in via di sviluppo nella costruzione delle loro capacità negli ambiti dell'amministrazione fiscale, della governance finanziaria e della gestione delle finanze pubbliche, e a contrastare i flussi finanziari illeciti; invita l'UE a garantire che le società paghino le tasse nei paesi in cui si ricava o si crea valore; sottolinea di conseguenza la responsabilità in capo all'UE di promuovere e rendere operativo a livello globale il principio della CPS in materia fiscale; esorta l'UE, a tale proposito, ad adoperarsi per l'istituzione di un nuovo organismo intergovernativo sotto l'egida delle Nazioni Unite sulla cooperazione internazionale in materia fiscale e a mettere a disposizione le risorse necessarie affinché tale organismo possa operare efficacemente, al fine di consentire ai paesi in via di sviluppo di partecipare in condizioni di parità alla riforma globale delle norme fiscali internazionali vigenti;

34.  ritiene che la cooperazione internazionale sia essenziale per contrastare i flussi finanziari illeciti e l'evasione fiscale e invita l'UE a incoraggiare un'ulteriore cooperazione internazionale in materia fiscale; invita l'UE a garantire l'equo trattamento dei paesi in via di sviluppo in sede di negoziazione dei trattati fiscali in linea con il modello di convenzione contro la doppia imposizione dell'ONU, tenendo conto della loro particolare situazione e garantendo un'equa distribuzione dei diritti di tassazione; accoglie con favore gli impegni assunti alla conferenza sul finanziamento dello sviluppo tenutasi ad Addis Abeba nel luglio 2015, come la revisione dei finanziamenti multilaterali per lo sviluppo e l'iniziativa fiscale Addis ("Addis Tax Initiative") che mira ad aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare i sistemi nazionali di assegnazione delle risorse; invita l'UE a fare pieno uso del modello di convenzione fiscale dell'OCSE, che comprende una disposizione facoltativa per l'assistenza alla riscossione delle imposte;

35.  chiede una valutazione dell'impatto esercitato dalle sovvenzioni sui prezzi all'esportazione nonché dagli ostacoli tariffari e commerciali sui paesi in via di sviluppo;

36.  ricorda che l'impegno volto a garantire l'accesso alle materie prime provenienti da paesi in via di sviluppo non deve minare lo sviluppo locale e l'eliminazione della povertà bensì aiutare tali paesi a tramutare il loro patrimonio minerario in autentico sviluppo;

Sicurezza alimentare

37.  sottolinea che la realizzazione della sicurezza alimentare globale richiederà una CPS a tutti i livelli, in particolare se lo scopo è quello di conseguire i più ambiziosi obiettivi di agenda 2030, vale a dire eliminare completamente la fame e porre fine a tutte le forme di malnutrizione; ritiene che l'UE dovrebbe promuovere l'istituzione di quadri normativi solidi con criteri chiari per proteggere i diritti e la sicurezza alimentare delle persone vulnerabili;

38.  invita l'UE a valutare sistematicamente l'impatto, tra gli altri fattori, delle politiche agricole, commerciali ed energetiche dell'UE - come la politica in materia di biocarburanti - sulla sicurezza alimentare nel mondo in via di sviluppo e sui mezzi di sussistenza delle persone più vulnerabili; esorta la Commissione a continuare a concentrarsi sulle cooperative, sulle microimprese agricole, sulle aziende agricole di piccole e medie dimensioni e sui lavoratori agricoli, nonché a promuovere pratiche sostenibili e agroecologiche in linea con le conclusioni delle scienze e tecnologie agricole per lo sviluppo (IAASTD), le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'alimentazione, e gli obiettivi di sviluppo sostenibile; rammenta la necessità di garantire che l'introduzione delle misure della politica agricola comune (PAC) non metta a repentaglio la capacità di produzione alimentare e la sicurezza alimentare a lungo termine dei paesi in via di sviluppo; sottolinea che nel costante monitoraggio del quadro per la politica di sicurezza alimentare dell'UE (COM(2010)0127) è necessario affrontare questioni sostanziali di coerenza e impatto della politica; sottolinea che l'UE deve sostenere la creazione di industrie di trasformazione nel settore agricolo e il miglioramento delle tecniche di immagazzinamento dei prodotti alimentari; ricorda l'importanza di prendere in considerazione l'impatto degli accordi di pesca sulla sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo; chiede all'UE e ai suoi Stati membri di contribuire a prevenire l'accaparramento delle terre sostenendo i paesi in via di sviluppo nell'attuazione a livello nazionale degli orientamenti volontari delle Nazioni Unite sulla governance responsabile della terra, della pesca e delle foreste;

Salute

39.  sottolinea la necessità, per i paesi in via di sviluppo, di predisporre in via prioritaria delle linee di bilancio per realizzare sistemi sanitari solidi, costruire infrastrutture sanitarie sostenibili e offrire servizi di base e cure di qualità; chiede all'Unione europea di sostenere l'istituzione di una copertura sanitaria universale che garantisca la mutualizzazione dei rischi sanitari nei paesi in via di sviluppo;

Cambiamenti climatici

40.  chiede un'azione da parte dell'UE, degli Stati membri e di tutti i partner internazionali nell'attuazione del recente accordo sul clima, COP21/Parigi; sottolinea che l'UE e gli altri paesi sviluppati devono continuare a sostenere l'azione sul clima per ridurre le emissioni e costruire la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi meno sviluppati (PMS); ricorda l'importanza fondamentale dell'offerta di un adeguato finanziamento per il clima in questo contesto; sostiene, a tale riguardo, il processo di transizione energetica dell'UE e il passaggio alle energie rinnovabili; evidenzia che l'incapacità di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC potrebbe compromettere i vantaggi in termini di sviluppo; invita l'UE ad assumere un ruolo proattivo nell'affrontare la sfida climatica globale attraverso la definizione di priorità strategiche a tutti i livelli e in tutti i settori, nonché a elaborare e attuare nuovi e vincolanti obiettivi in materia di clima, efficienza energetica ed energie rinnovabili, in linea con l'accordo di Parigi;

41.  riconosce che le risorse private nel quadro dei finanziamenti per il clima non possono sostituirsi ai fondi pubblici; sottolinea che occorre garantire trasparenza in termini di informativa e responsabilità nonché l'attuazione delle pertinenti garanzie sociali e ambientali per quanto attiene ai finanziamenti privati per il clima;

Genere

42.  accoglie con favore il piano d'azione dell'UE sulla parità di genere 2016-2020 e incoraggia il monitoraggio e l'attuazione dei suoi obiettivi in tutte le azioni esterne dell'UE, anche nei progetti finanziati dall'UE a livello di paese; invita inoltre l'UE a integrare efficacemente la parità di genere e l'emancipazione femminile in tutte le sue politiche, compresi i bilanci, e a garantire che le sue politiche esterne contribuiscano alla lotta contro tutte le forme di discriminazione, anche nei confronti delle persone LGBT;

Sicurezza

43.  riconosce che non ci può essere sviluppo sostenibile o eliminazione della povertà senza sicurezza; riconosce, inoltre, che il nesso tra sicurezza e sviluppo è un elemento importante per garantire l'efficacia dell'azione esterna dell'UE;

44.  sottolinea l'importanza di assicurare la coerenza programmatica e il coordinamento tra l'azione esterna dell'UE e le politiche in materia di sicurezza, difesa, scambi commerciali, aiuti umanitari e cooperazione allo sviluppo; richiama l'attenzione sulla sfida della buona governance nei paesi in via di sviluppo; insiste sul fatto che la CPS dovrebbe contribuire alla creazione dello Stato di diritto e di istituzioni imparziali, nonché al rafforzamento delle azioni volte a realizzare il disarmo e ad assicurare l'assistenza sanitaria pubblica e la sicurezza alimentare, nonché delle relative politiche che garantiscano la sicurezza e lo sviluppo;

45.  invita l'UE a potenziare le proprie capacità di prevenzione delle crisi e e di risposta rapida al fine di rafforzare le sinergie tra la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e gli strumenti di sviluppo, trovando un equilibrio tra risposte a breve termine alle crisi e strategie di sviluppo a lungo termine; suggerisce che la creazione di un nuovo strumento dedicato al nesso sviluppo-sicurezza potrebbe limitare le incoerenze e aumentare l'efficienza della CPS; sottolinea che tale strumento non dovrebbe essere finanziato mediante gli strumenti di sviluppo esistenti bensì tramite nuovi stanziamenti di bilancio; chiede di includere le priorità e le politiche delle regioni e dei paesi interessati nell'elaborazione delle strategie dell'UE in materia di sicurezza e sviluppo; accoglie con favore il ricorso al quadro politico per l'approccio alle crisi (Political Framework for Crisis Approach - PFCA) quale strumento importante per consentire una tempestiva comprensione comune delle crisi; chiede il rafforzamento della collaborazione tra la Commissione, il Servizio europeo per l'azione esterna e gli Stati membri al fine di realizzare un'analisi esaustiva che permetta di operare una scelta informata tra azioni PSDC e non PSDC in sede di gestione delle crisi;

46.  ritiene che la strategia per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel[6], la forza di reazione rapida africana, così come il piano d'azione regionale per il Sahel 2015-2020[7] costituiscano validi esempi di una corretta attuazione dell'approccio globale dell'UE, combinando in modo efficace sicurezza, sviluppo e risposte di governance;

47.  invita la Commissione e gli Stati membri a continuare a migliorare il legame tra aiuti umanitari, cooperazione allo sviluppo e resilienza alle catastrofi, in modo da consentire una risposta più flessibile ed efficace alle crescenti esigenze;

o

o  o

48.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

Nell'agosto 2015 è stata pubblicata la quinta relazione biennale della Commissione europea (CE) sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS), poco prima che il vertice delle Nazioni Unite tenutosi a New York a settembre adottasse ufficialmente l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che comprende l'obiettivo di "migliorare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile" (obiettivo 17.14)[1]. Le conclusioni del Consiglio relative alla quinta relazione biennale della CE, adottate nell'ottobre 2015, sottolineavano che la CPS costituirà una parte importante del contributo dell'UE alla realizzazione del più ampio obiettivo della coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile (CPSS). L'UE ha ribadito più volte l'impegno politico in materia di CPS, ma l'Unione deve ancora affrontare la sfida di come concretizzare tale impegno.

Le precedenti relazioni del Parlamento europeo hanno avuto un ruolo fondamentale nell'avanzamento del concetto di CPS, istituzionalizzando un relatore permanente sulla CPS in seno alla commissione per lo sviluppo, affermando che il Parlamento europeo è politicamente responsabile della questione della CPS (in quanto colegislatore e nel suo ruolo di istituzione eletta democraticamente) e presentando proposte concrete per rendere maggiormente operativo tale concetto a livello dell'UE.

Oltre a fare il punto della situazione in merito ai progressi riferiti dalla Commissione europea e a individuare settori per migliorare i meccanismi europei di CPS esistenti, la presente relazione intende dare impulso al dibattito sul futuro di questo concetto a livello dell'UE.

1. Valutazione dei meccanismi della CPS

CPS, CPSS e Agenda 2030

La CPS è stata inserita per la prima volta nell'agenda politica dell'UE all'inizio degli anni Novanta, per poi essere istituzionalizzata nel 1992 con il trattato di Maastricht. Tuttavia, l'UE ha concordato solo nel 2015 un'agenda ambiziosa in materia di CPS che da quel momento è rimasta saldamente ancorata al consenso europeo in materia di sviluppo dell'UE del 2005. Nel frattempo, l'adozione degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) è servita da catalizzatore per tale evoluzione, in quanto è ormai evidente che per raggiungere tali obiettivi non bastano gli aiuti allo sviluppo, ma occorrono sinergie di ampia portata tra le politiche unionali per lo sviluppo e quelle non attinenti allo sviluppo. Il trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009, ribadisce l'obbligo giuridico dell'UE di perseguire la CPS e di rafforzare ulteriormente l'enfasi generale riservata a garantire la coerenza tra le politiche interne ed esterne dell'UE.

Mentre da un lato permane la necessità di assicurarsi che le politiche dei paesi sviluppati siano "favorevoli allo sviluppo" e che "non arrechino danno" ai paesi in via di sviluppo, dall'altro l'esigenza di andare oltre questo paradigma oggi riscontra un consenso crescente. La CPS è divenuta necessaria per cercare sinergie tra cooperazione allo sviluppo e altre politiche, nonché per correggere le incoerenze esistenti.

Con l'adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, il 2015 ha rappresentato un ulteriore momento importante nell'evoluzione della CPS. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile richiederanno un approccio all'elaborazione delle politiche più integrato, che si concentri maggiormente sulla coerenza: il raggiungimento della CPS avrà un impatto molto decisivo sull'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Se da una parte la CPS trae origine nel contesto Nord-Sud, sottolineando le responsabilità dei paesi "ricchi e sviluppati" nei confronti dei paesi "poveri" in via di sviluppo, dall'altra l'adozione dell'Agenda 2030 contraddice questa visione stabilendo una serie unica e universale di obiettivi di sviluppo applicabili a tutti, superando il paradigma donatore-beneficiario.

L'UE, dunque, dovrebbe assumere un ruolo guida nel promuovere un'agenda universale per la CPS che permetta di avvicinare tale concetto allo sviluppo sostenibile. Mentre altre organizzazioni come l'OCSE hanno accolto con favore il concetto di CPSS, l'UE deve ancora assumere una posizione chiara. Le conclusioni del Consiglio sulla quinta relazione biennale della CE, adottate nell'ottobre 2015, chiedevano alla Commissione e al SEAE di presentare, in stretta consultazione con altri partner, proposte concrete su come migliorare l'integrazione della CPS nelle modalità di approccio dell'UE all'attuazione dell'Agenda 2030. Il Parlamento deve svolgere un ruolo centrale nell'ambito di tale sforzo.

La CPS non è ancora ampiamente diffusa a livello internazionale, ma rimane un concetto prettamente europeo. L'UE e l'OCSE sono i precursori del dibattito sulla CPS. In un mondo sempre più interconnesso, occorre adoperarsi per un approccio comune al fine di rendere il concetto più universale. Non possiamo compiere veri progressi in termini di integrazione della CPS nell'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile se gli altri principali soggetti internazionali (Stati Uniti, Giappone e i paesi BRICS) non hanno familiarità con tale concetto. Pertanto, il Parlamento dovrebbe chiedere un dibattito sulla CPS a livello dell'UE nel quadro dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, per capire in che modo la CPS possa rientrare nel concetto più universale di CPSS.

Meccanismi della CPS

Dal 2005 l'UE ha creato diversi strumenti fondamentali per garantire un'attuazione efficiente e sistematica della CPS attraverso politiche unionali. È necessario trovare un modo per ottimizzare l'uso di tali strumenti. L'attuazione della CPS presenta ancora delle difficoltà per l'UE, poiché comporta l'instaurazione di sinergie tra le politiche sia sul piano orizzontale (ad esempio nei settori del commercio, dell'agricoltura e della migrazione) sia su quello verticale (a livello globale, regionale e nazionale). Una delle sfide principali per la CPS all'interno dell'UE è capire come coinvolgere altri settori politici al di fuori del pubblico di nicchia rappresentato dagli attori dello sviluppo.

La relazione della Commissione è di per sé un utile strumento per sensibilizzare sul tema della CPS, ma risulterebbe ancora più utile se trattasse i progressi in materia di CPS in modo più analitico. Una parte della relazione dovrebbe essere costituita da raccomandazioni concrete su come affrontare le sfide connesse alla CPS. Inoltre, dovrebbe spettare ai leader dell'UE sensibilizzare sul tema della CPS, considerato che si tratta di una questione fondamentalmente politica. Pertanto, il relatore chiede una riunione del Consiglio europeo sul tema della CPS prima della pubblicazione della prossima relazione della Commissione nel 2017. Un vertice europeo sulla CPS avrebbe un duplice obiettivo: in primo luogo incrementerebbe la consapevolezza sul tema della CPS promuovendo un dibattito interistituzionale all'interno dell'UE (Commissione, SEAE, Consiglio e Parlamento europeo) e a livello nazionale (tutti i ministeri). Nel quadro della preparazione del vertice, la Commissione e il SEAE dovrebbero presentare ai capi di Stato e di governo dell'UE un documento contenente raccomandazioni concrete su come rendere operativa l'attuazione della CPS. Tale processo dovrebbe essere inclusivo, coinvolgendo organizzazioni della società civile e gruppi di riflessione. Il secondo obiettivo del vertice sarebbe quello di definire più chiaramente le responsabilità di ciascuna istituzione dell'UE nella realizzazione degli impegni in materia di CPS. Il Consiglio deve altresì svolgere un ruolo nel rafforzamento della CPS, presentando la questione non solo nei compartimenti dello sviluppo e degli affari esteri ma anche in altre formazioni del Consiglio.

Un'attuazione corretta della CPS richiederà un livello adeguato di risorse e personale. Ai punti focali della CPS nei ministeri nazionali e presso le delegazioni dell'UE dovrebbero essere accordate le risorse necessarie per mettere in atto strategie nazionali ed europee in materia di CPS. La maggior parte dei punti focali della CPS nelle delegazioni dell'UE non dispone della capacità richiesta per essere in grado di lavorare esclusivamente su questioni concernenti la CPS.

Da quando è stata pubblicata la relazione della Commissione sulla CPS nel 2013, sono stati creati molti nuovi strumenti per migliorare l'attuazione della CPS. Il relatore accoglie con favore la nuova struttura della Commissione Juncker, che lavora in modo più collegiale con un approccio trasversale e un processo più coerente di definizione delle politiche. Il relatore accoglie altresì la creazione di un gruppo di Commissari che si occupano di relazioni esterne, presieduto dal vicepresidente/alto rappresentante della Commissione. Tale gruppo di Commissari dimostra chiaramente la necessità di un impegno politico in materia di CPS al più alto livello. Il Parlamento dovrebbe chiedere che il vicepresidente/alto rappresentante presenti relazioni periodiche sul lavoro di tale gruppo alla commissione DEVE.

Un'altra innovazione è rappresentata dal nuovo ruolo svolto dalle delegazioni dell'UE nei meccanismi di segnalazione. La relazione sulla CPS del 2015 ha beneficiato del feedback di 41 delegazioni dell'UE. Occorre che tale sistema di segnalazione sia esteso a tutte le delegazioni dell'UE, diventando una pratica annuale. Un ulteriore sviluppo positivo è la formazione online sul tema della CPS prevista per le delegazioni. Al fine di coinvolgere maggiormente le delegazioni dell'UE, non solo per quanto riguarda le segnalazioni ma anche in termini di attuazione, la questione dovrebbe figurare all'ordine del giorno della riunione annuale dei capi delle delegazioni dell'UE a Bruxelles. Questi ultimi svolgono un ruolo fondamentale in ragione della loro visione globale di tutte le politiche dell'UE in determinati paesi o regioni, e possono segnalare le lacune e le incoerenze avvalendosi anche della consultazione con i soggetti locali, quali il governo e le organizzazioni della società civile.

Il relatore accoglie con favore il pacchetto "Legiferare meglio" adottato dalla Commissione europea il 19 maggio 2015 (COM(2015)0215). Il pacchetto e gli strumenti utilizzati dalla Commissione per valutare l'impatto delle politiche dell'UE contribuiranno efficacemente al progresso della CPS, poiché si terrà conto della coerenza sin dall'inizio del ciclo politico. Dovremmo inoltre accogliere con favore il fatto che l'obbligo giuridico relativo alla CPS è indicato specificamente nello strumento 30 degli orientamenti per legiferare meglio. Tali orientamenti richiedono altresì che siano analizzati gli eventuali impatti sui diritti umani nei paesi in via di sviluppo in tutte le fasi di elaborazione e di attuazione di una politica.

Le valutazioni di impatto sono uno strumento significativo per la realizzazione della CPS. Il relatore si rammarica del fatto che la valutazione degli impatti dello sviluppo si attesti a livelli bassi, e si augura che il pacchetto "Legiferare meglio" e i relativi orientamenti possano migliorare la situazione. L'UE ha inoltre l'arduo compito di misurare i progressi e gli impatti relativamente alla CPS. Dobbiamo migliorare il nostro approccio orientato ai risultati, creare obiettivi di qualità e sviluppare indicatori di CPS più trasparenti. La valutazione indipendente che sarà messa in atto rappresenta un passo avanti e permetterà ai risultati dell'UE nell'ambito della CPS di acquisire credibilità. Una valutazione indipendente potrà altresì suggerire nuovi strumenti di misurazione e di segnalazione.

La programmazione congiunta è un altro strumento vincente dell'UE ai fini dell'attuazione della CPS, consentendo una pianificazione coerente delle attività dell'Unione. Il relatore accoglie favorevolmente il fatto che la programmazione congiunta include le attività bilaterali degli Stati membri dell'UE in determinati paesi, in quanto ciò contribuirà all'efficienza delle azioni dell'UE sul campo. In passato, il mancato collegamento tra l'azione dell'UE e le attività degli Stati membri ha comportato la perdita di occasioni per sfruttare le sinergie.

Dal 2013 l'impegno per la CPS da parte degli Stati membri dell'UE è aumentato considerevolmente; si è assistito a un incremento del numero di punti focali della CPS in diversi ministeri nazionali. Ora gli Stati membri dell'UE devono compiere maggiori sforzi per mettere in atto meccanismi di segnalazione collegati alla CPS.

2. Settori prioritari: concentrarsi sulla politica esterna dell'UE

La risoluzione del Parlamento europeo sulla CPS per il 2016 analizza ed elabora raccomandazioni concrete per cinque settori prioritari (commercio e finanza, sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, migrazione e sicurezza). Il relatore propone tuttavia che tale attenzione sia rivolta alla politica esterna dell'UE.

Considerando che la crisi dei rifugiati e la destabilizzazione nel vicinato dell'UE sta mettendo in dubbio le fondamenta dell'UE stessa (ad esempio per quanto riguarda la solidarietà europea e il sistema Schengen), la CPS dovrebbe concentrarsi sul settore dell'azione esterna. La stabilizzazione del vicinato dell'Unione dovrebbe essere una priorità assoluta dell'UE. Si sono registrati progressi significativi nell'ambito della CPS applicata all'azione esterna dell'UE in ragione del ruolo combinato svolto dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante. L'approccio globale dell'UE si sta concretizzando, nonostante le gravi sfide cui essa è tuttora confrontata.

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L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile rappresenta un'opportunità unica per far fronte alle sfide, correlate fra loro, dell'eliminazione della povertà e dello sviluppo sostenibile. La CPS rimane un imperativo sia politico che economico per l'UE. Non deve essere una "missione impossibile"[2], come l'ha definita un commentatore, purché vi siano volontà politica, nonché un'applicazione coerente e un miglioramento continuo di tutti gli strumenti strategici dell'UE.

PARERE della commissione per il commercio internazionale (15.3.2016)

destinato alla commissione per lo sviluppo

sulla relazione 2015 sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo
(2015/2317(INI))

Relatore per parere: Lola Sánchez Caldentey

SUGGERIMENTI

La commissione per il commercio internazionale invita la commissione per lo sviluppo, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  ricorda che commercio e finanze costituiscono uno dei cinque settori prioritari della coerenza delle politiche per lo sviluppo; ricorda che tutte le politiche esterne dell'UE, comprese quelle commerciali e di investimento, devono essere in linea con l'articolo 21 del trattato UE e devono contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ai diritti umani e alla parità di genere; ricorda i principi menzionati nell'articolo 24, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 260/2009 del Consiglio; ribadisce che la coerenza delle politiche per lo sviluppo è di responsabilità dei paesi sviluppati, ma nel contempo anche ai paesi in via di sviluppo spetta un ruolo rilevante nel garantirne la massima efficacia;

2.  si richiama all'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che fissa come obiettivo principale della politica dell'Unione in materia di cooperazione allo sviluppo la riduzione e, a termine, l'eliminazione della povertà, e sottolinea che tale obiettivo deve essere tenuto in considerazione in tutte le politiche dell'UE, compresa quella commerciale,

3.  ricorda, inoltre, l'impegno dell'UE a integrare la questione della parità di genere in tutte le sue politiche e l'importanza di garantire che gli uomini e le donne traggano pari benefici dai cambiamenti sociali, dalla crescita economica e dalla creazione di posti di lavoro dignitosi, eliminando le discriminazioni e promuovendo il rispetto dei diritti delle donne in tutto il mondo;

4.  chiede la costituzione di un partenariato di cosviluppo "UE-Africa" che si concentri su questioni strategiche quali l'energia, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'innovazione;

5.  sottolinea come il commercio rimanga un fattore fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile e abbia contribuito a far uscire centinaia di milioni di persone dalla povertà; riconosce, tuttavia, che non tutti i paesi in via di sviluppo hanno usufruito di tali vantaggi e che i paesi meno sviluppati (PMS), in particolare, rimangono al margine del commercio globale;

6.  rammenta che la liberalizzazione degli scambi non deve essere fine a se stessa, bensì un mezzo per contribuire allo sviluppo sostenibile delle economie e delle società; ricorda che un commercio equo e adeguatamente regolato, se conforme agli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), potrebbe offrire possibilità di sviluppo; invita la Commissione a rafforzare l'applicazione effettiva degli OSS e a includere in tutti gli accordi commerciali dei capitoli esaustivi sullo sviluppo sostenibile; sottolinea che per permettere ai paesi in via di sviluppo di sfruttare le possibilità commerciali e di investimento è necessario continuare a sostenere le riforme per la mobilitazione delle entrate nei paesi in via di sviluppo e assisterli nel miglioramento della loro capacità di incrementare le entrate e contrastare la frode e l'evasione fiscale sostenendo la messa a punto di sistemi fiscali efficienti, efficaci, equi e trasparenti in linea con i principi della buona governance;

7.  sottolinea che gli sforzi volti a rafforzare la capacità dei paesi in via di sviluppo nel mobilitare le risorse private devono necessariamente essere accompagnati da misure atte a creare ambienti che siano favorevoli a imprenditorialità e investimenti responsabili e sostenibili, a partire dall'eradicazione della corruzione politica e da una tassazione equa, effettiva e trasparente, insieme a rigorose misure di lotta alla frode e all'evasione fiscale e ai paradisi fiscali; rammenta che la politica di investimento dell'UE, soprattutto quando si tratta di denaro pubblico, deve contribuire al conseguimento degli OSS; rammenta la necessità di rafforzare la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni di finanziamento allo sviluppo (IFS), dei partenariati pubblico-privati (PPP) per seguire e controllare in modo efficace i flussi di denaro, la sostenibilità del debito e il valore aggiunto per lo sviluppo sostenibile dei loro progetti; invita l'UE a operare per una più intensa cooperazione fiscale internazionale come concordata dal G20 e dal programma d'azione di Addis Abeba; ribadisce al riguardo che occorre attuare in maniera più estesa i programmi di sorveglianza come le relazioni paese per paese;

8.  elogia l'UE per la posizione di capofila assunta nel garantire un accesso esente da dazi e quote a tutte le merci (fatta eccezione per armi e munizioni) provenienti dai PMS attraverso l'iniziativa "Tutto fuorché le armi"), nel contesto del sistema di preferenze generalizzate (SPG);

9.  riconosce che un terzo degli aiuti totali allo sviluppo sostiene attualmente bisogni legati al commercio; invita l'UE a confermare il proprio ruolo di leader mondiale nel sostegno ai programmi di aiuti al commercio, strutturati per aiutare i paesi in via di sviluppo a sfruttare i vantaggi offerti dai nuovi accordi commerciali;

10.  accoglie con favore l'impegno della Commissione, nella comunicazione "Commercio per tutti", ad effettuare un'analisi approfondita dei potenziali effetti dei nuovi accordi di libero scambio sui PMS, tra cui le ricadute sulla domanda di loro prodotti, le materie regolamentate e l'accesso al mercato; invita la Commissione a far elaborare studi indipendenti ed esaustivi sui vantaggi potenziali degli accordi su scambi commerciali e investimenti per i paesi in via di sviluppo; invita la Commissione a presentare misure atte a garantire che gli eventuali vantaggi degli accordi commerciali si riflettano sui paesi in via di sviluppo; invita la Commissione europea a negoziare accordi commerciali con i paesi partner, segnatamente con i paesi di vicinato, con il chiaro obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi partner dell'Unione; invita la Commissione a calibrare tutti gli strumenti di tipo commerciale dell'UE con gli OSS, tra cui gli accordi di libero scambio, in particolare l'accordo di partenariato economico con i paesi africani, alla luce degli accordi plurilaterali e multilaterali nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), il sistema di preferenze generalizzate (SPG), gli aiuti al commercio, i regolamenti dell'UE, nonché gli standard e i codici di condotta internazionali, onde valorizzarne pienamente il potenziale; sollecita che tale aspetto sia considerato nel contesto degli accordi di partenariato economico e degli accordi sui beni ambientali, al fine di perfezionare realmente le opportunità positive che essi presentano ai fini dello sviluppo sostenibile;

11.  invita la Commissione a intensificare gli sforzi per progredire sulle questioni commerciali nei consessi multilaterali democratici, in cui tutti i paesi siano equamente rappresentati, e a intervenire a tutela degli interessi dei paesi in via di sviluppo nelle questioni commerciali;

12.  si rammarica per il fatto che il livello di ambizione mostrato dai successivi capitoli sul commercio e lo sviluppo sostenibile negli accordi commerciali dell'UE spesso non si è rivelato al meglio delle aspettative; sottolinea l'importanza di garantire un livello adeguato di sorveglianza e applicazione delle disposizioni contenute in tali capitoli e chiede a tale proposito il totale coinvolgimento in materia delle organizzazioni della società civile e delle parti sociali, sia nei paesi partner che all'interno dell'UE;

13.  accoglie con favore i progressi compiuti dall'avvio del patto di stabilità per il Bangladesh, ma riconosce che rimangono ancora importanti sfide da affrontare;

14.  chiede alla Commissione di prendere come esempio da seguire il patto di stabilità per il Bangladesh e di svilupparlo ulteriormente in futuro per situazioni analoghe in altri paesi in via di sviluppo;

15.  rammenta che la Commissione si è impegnata a realizzare valutazioni d'impatto sulla sostenibilità (VIS) in tutti i negoziati commerciali; si rammarica del fatto che le VIS non siano state eseguite tempestivamente; chiede alla Commissione di tenere fede al proprio impegno e di garantire che l'impatto degli eventuali accordi commerciali sui paesi in via di sviluppo venga preso in debita considerazione;

16.  invita l'UE e gli Stati membri a impegnarsi per aumentare il sostegno ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai paesi meno avanzati (PMS), attraverso gli aiuti al commercio (AfT), affrontando contemporaneamente la questione del commercio equo ed etico nel prossimo riesame della strategia dell'UE in materia di aiuti al commercio, come annunciato nella comunicazione "Commercio per tutti"; chiede che gli aiuti al commercio e l'assistenza tecnica dell'UE siano volti a sostenere i produttori poveri, le microimprese e le piccole imprese, le imprese dirette da donne e le cooperative, al fine di accrescere i vantaggi derivanti dagli scambi commerciali nei mercati locali e regionali;

17.  ritiene che si dovrebbe prestare particolare attenzione alle catene di valore globalizzate, che le condizioni ambientali e di lavoro all'interno di queste catene di valore mondiali necessitino di una chiara normativa per tutte le fasi della produzione, e che la RSI debba essere ulteriormente sviluppata in tal senso,

18.  sottolinea l'importanza di tutelare il diritto dei singoli paesi di regolamentare e conservare un margine politico per consentire lo sviluppo delle industrie nascenti, in conformità delle esigenze specifiche dei paesi partner, nell'osservanza degli accordi commerciali; sollecita la Commissione ad assicurare che gli accordi e le politiche commerciali sostengano i settori economici strategici dei paesi in via di sviluppo e non frenino gli sforzi volti ad aumentare il valore aggiunto nazionale, al fine di allinearsi alle catene di valore mondiali e creare posti di lavoro dignitosi a livello locale, dando la priorità al contributo delle donne allo sviluppo economico, specialmente nelle aree rurali, come elementi essenziali per lo sviluppo endogeno; chiede alla Commissione di inserire una valutazione di questo aspetto nelle sue relazioni periodiche sull'attuazione degli accordi bilaterali;

19.  invita la Commissione a monitorare l'attuazione dei pacchetti di Bali e di Nairobi dell'OMC, nello specifico per quanto riguarda l'eliminazione delle sovvenzioni alle esportazioni agricole a livello multilaterale, le decisioni relative a benefici specifici per i PMS e l'accordo sull'agevolazione degli scambi;

20.  invita la Commissione a proseguire gli sforzi volti a sostenere e facilitare l'accesso universale ai farmaci a prezzi ragionevoli, raggiungendo il giusto equilibrio con i diritti di proprietà intellettuale, e ad adottare misure politiche per aumentare la visibilità della sanità pubblica e l'accesso universale ai farmaci nelle relazioni commerciali internazionali; invita la Commissione, a tal fine, a sostenere l'istituzione di un Anno europeo per la salute e l'accesso ai farmaci;

21.  sottolinea l'importanza della partecipazione, mediante consultazioni ampie e trasparenti, dei parlamenti nazionali, delle organizzazioni della società civile e delle altre parti interessate degli Stati membri e dei paesi terzi nelle negoziazioni, nell'attuazione e nel controllo degli accordi e delle politiche commerciali e di investimento dell'UE;

22.  riconosce il contributo del settore privato e il ruolo d'avanguardia dell'UE nella promozione della RSI negli organi internazionali; invita l'UE e gli Stati membri a promuovere il dibattito multilaterale sui trattati per gli investimenti, a prendere in considerazione le raccomandazioni contenute nel quadro complessivo per la politica degli investimenti a favore dello sviluppo sostenibile dell'UNCTAD per favorire investimenti più affidabili, trasparenti e responsabili, nonché a interagire con il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel suo sforzo inteso a elaborare un trattato internazionale che istituisca per le multinazionali le loro responsabilità in materia di violazioni dei diritti umani e segnala che i principi guida dell'ONU sulle imprese e sui diritti umani (i cosiddetti principi di Ruggie "proteggere, riparare, risarcire") non sono ancora stati pienamente attuati nelle politiche dell'UE;

23.  chiede alla Commissione, in tale contesto, di incoraggiare i governi dell'UE e dei paesi terzi a ricorrere alla politica degli appalti pubblici per promuovere l'accettazione e il rispetto da parte delle imprese degli orientamenti e dei principi internazionali della responsabilità sociale delle imprese, tenendo conto dei trascorsi delle società in materia di condotta responsabile al momento dell'assegnazione dei contratti di appalto pubblico;

24.  chiede alla Commissione di istituire sistemi di tracciabilità dei prodotti e un registro UE delle imprese coinvolte in progetti di sviluppo dell'UE, al fine di renderne l'operato maggiormente trasparente e di consentire ai cittadini di controllare le attività di imprese dell'UE al di fuori dell'UE, nonché di facilitare nel contempo la diffusione delle esperienze a livello internazionale e, altrettanto importante, promuovere la visibilità e l'immagine positiva delle aziende europee;

25.  chiede, inoltre, alla Commissione di promuovere la creazione di organi di coordinamento e riunioni congiunte per le aziende internazionali, le autorità pubbliche e le organizzazioni della società civile, sia nell'UE che in paesi terzi, per favorire lo scambio di buone prassi e la creazione di sinergie mirate alla crescita e allo sviluppo inclusivi.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

15.3.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

31

6

2

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

William (The Earl of) Dartmouth, Daniel Caspary, Salvatore Cicu, Marielle de Sarnez, Santiago Fisas Ayxelà, Christofer Fjellner, Eleonora Forenza, Karoline Graswander-Hainz, Jude Kirton-Darling, Bernd Lange, Marine Le Pen, David Martin, Emmanuel Maurel, Emma McClarkin, Anne-Marie Mineur, Sorin Moisă, Alessia Maria Mosca, Franz Obermayr, Artis Pabriks, Franck Proust, Tokia Saïfi, Matteo Salvini, Marietje Schaake, Helmut Scholz, Joachim Schuster, Joachim Starbatty, Adam Szejnfeld, Hannu Takkula, Jan Zahradil

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Klaus Buchner, Agnes Jongerius, Frédérique Ries, Fernando Ruas, Pedro Silva Pereira, Jarosław Wałęsa, Pablo Zalba Bidegain

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Angel Dzhambazki, Axel Voss, Tatjana Ždanoka

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

20.4.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

18

2

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Ignazio Corrao, Nirj Deva, Doru-Claudian Frunzulică, Charles Goerens, Heidi Hautala, Maria Heubuch, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Linda McAvan, Maurice Ponga, Cristian Dan Preda, Lola Sánchez Caldentey, Elly Schlein, Pedro Silva Pereira, Davor Ivo Stier, Bogdan Brunon Wenta, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Marina Albiol Guzmán, Paul Rübig, Patrizia Toia

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Amjad Bashir