RELAZIONE sul ruolo delle regioni e delle città dell'UE nell'attuare l'accordo COP 21 di Parigi sui cambiamenti climatici

27.2.2018 - (2017/2006(INI))

Commissione per lo sviluppo regionale
Relatore: Ángela Vallina


Procedura : 2017/2006(INI)
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A8-0045/2018
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul ruolo delle regioni e delle città dell'UE nell'attuare l'accordo COP 21 di Parigi sui cambiamenti climatici

(2017/2006(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il relativo protocollo di Kyoto,

–  visti l'accordo di Parigi e la decisione 1/CP.21 nonché la 21ª conferenza delle parti (COP21) dell'UNFCCC e l'11ª conferenza delle parti che funge da riunione delle parti del protocollo di Kyoto (CMP11), tenutesi a Parigi (Francia) dal 30 novembre all'11 dicembre 2015,

–  visti l'articolo 7, paragrafo 2, e l'articolo 11, paragrafo 2, dell'accordo di Parigi che riconoscono le dimensioni locali, subnazionali e regionali dei cambiamenti climatici e delle azioni per il clima,

–  vista la sua risoluzione legislativa del 4 ottobre 2016 concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo di Parigi adottato nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici[1],

–  vista la sua risoluzione del 6 ottobre 2016 sull'attuazione dell'accordo di Parigi e la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Marrakech (Marocco) del 2016 (COP22)[2],

–  vista la sua risoluzione del 4 ottobre 2017 sulla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma nel 2017 a Bonn (Germania) (COP23)[3],

–  visti i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare l'obiettivo 11 ("rendere le città inclusive, sicure, durature e sostenibili"),

–  viste le disposizioni del Patto di Amsterdam che istituiscono l'agenda urbana dell'UE,

–  vista la sua risoluzione del 9 settembre 2015 sulla dimensione urbana delle politiche dell'UE[4],

–  viste le relazioni dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) n. 12/2016 "Urban adaptation to climate change in Europe 2016" (Adattamento urbano ai cambiamenti climatici in Europa al 2016) e n. 1/2017 "Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016" (Cambiamenti climatici, impatti e vulnerabilità in Europa al 2016),

–  vista la comunicazione della Commissione del 2 marzo 2016 dal titolo "Dopo Parigi: valutazione delle implicazioni dell'accordo di Parigi" (COM(2016)0110),

–  vista la comunicazione della Commissione del 16 aprile 2013 dal titolo "Strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici" (COM(2013)0216),

–  visto il parere del Comitato europeo delle regioni dal titolo "Verso una nuova strategia UE di adattamento ai cambiamenti climatici: un approccio integrato" (CDR 2430/2016 - 8/2/2017),

–  vista la comunicazione della Commissione del 18 luglio 2014 dal titolo "La dimensione urbana delle politiche dell'UE – Elementi fondanti di una agenda urbana UE" (COM(2014)0490),

–  visto l'articolo 8 del regolamento sulle disposizioni comuni (RDC) (regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013), il quale stabilisce che gli obiettivi dei fondi SIE sono perseguiti in linea con il principio dello sviluppo sostenibile[5],

–  visti gli accordi di partenariato e i programmi coperti dall'RDC, i quali, a norma dell'articolo 8 RDC, promuovono l'uso efficiente delle risorse, la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ad essi,

–  visti gli obiettivi tematici specifici sostenuti da ciascun fondo SIE, compresi lo sviluppo e l'innovazione a livello tecnologico, il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio, l'adattamento ai cambiamenti climatici e la promozione dell'efficienza delle risorse,

–  vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 dal titolo "Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020),

–  vista la quinta relazione di valutazione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A8-0045/2018),

A.  considerando che l'aumento di eventi climatici estremi è una conseguenza diretta dei cambiamenti climatici causati dall'uomo e continuerà ad avere un impatto negativo su molte parti d'Europa con una maggiore frequenza, rendendo i suoi ecosistemi abitati più vulnerabili; che, secondo gli scenari del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, la temperatura del pianeta potrebbe aumentare da 0,9 a 5,8 °C nel 2100;

B.  considerando che il settimo programma di azione per l'ambiente (PAA), che orienterà la politica europea in materia di ambiente fino al 2020, identifica il miglioramento della sostenibilità delle città dell'Unione quale obiettivo prioritario, unitamente ai tre principali obiettivi orizzontali di proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell'Unione, di trasformare l'Unione in un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse, verde e competitiva, e di proteggere i cittadini dell'Unione da pressioni e rischi d'ordine ambientale per la loro salute e il loro benessere;

C.  considerando che i cambiamenti climatici possono esacerbare i cambiamenti sociali in mancanza di ulteriori misure; che si dovrebbe tener conto degli importanti flussi migratori che sono previsti come conseguenza di questi cambiamenti climatici globali e sono determinati dalle conseguenze dei movimenti di popolazione che porranno nuove esigenze alle infrastrutture delle città;

D.  considerando che, secondo le risultanze principali della relazione dell'AEA n. 12/2016, la realtà dei cambiamenti climatici è già riscontrabile nell'UE sotto forma di fenomeni meteorologici estremi e impatti graduali a lungo termine, come uragani, tempeste, desertificazione, siccità, erosione del suolo e delle coste, forti precipitazioni, ondate di calore, inondazioni, innalzamento del livello del mare, problemi di approvvigionamento idrico, incendi boschivi e diffusione di malattie tropicali;

E.  considerando che, come conseguenza dei cambiamenti climatici, aumenta il rischio di estinzione di alcune specie vegetali e animali e l'incidenza di malattie infettive causate da fattori climatici; che alcuni territori, come le regioni ultraperiferiche e altre regioni dell'UE che potrebbero essere oggetto di vulnerabilità topografica, subiscono gli effetti del cambiamento climatico ancora più drasticamente;

F.  considerando che, inoltre, da studi recenti emerge che vari cambiamenti osservati a livello di ambiente e società, per esempio i cambiamenti delle specie forestali, l'insediamento di specie esotiche invasive e i focolai di malattie, sono stati causati o acuiti dai cambiamenti climatici globali, rendendo più vulnerabili le persone, la natura e gli ecosistemi in cui vivono, a meno che non vengano adottate misure concrete; considerando che un sostegno integrato da parte dell'UE per migliorare la solidarietà e lo scambio di migliori prassi tra gli Stati membri garantirebbe che le regioni più colpite dai cambiamenti climatici siano in grado di adottare le necessarie misure di adattamento;

G.  considerando che i cambiamenti climatici hanno conseguenze sulle differenze sociali già di per sé in crescita nell'UE, a causa della maggiore vulnerabilità delle popolazioni più deboli della società che sono meno capaci e dispongono di minori risorse per contrastare gli effetti di tale fenomeno; considerando che la vulnerabilità delle persone agli effetti dei cambiamenti climatici è in larga misura determinata dalla loro capacità di accedere alle risorse di base e che le autorità pubbliche dovrebbero garantire l'accesso a tali risorse di base;

H.  considerando che quasi il 72,5 % dei cittadini dell'Unione, circa 359 milioni di persone, vive nelle zone urbane; che, inoltre, l'UE è responsabile del 9% delle emissioni globali e che le aree urbane rappresentano il 60-80% del consumo energetico globale e circa la stessa percentuale di emissioni di CO2;

I.  considerando che le scelte infrastrutturali urbane avranno un impatto sulla capacità delle città di resistere ai cambiamenti climatici; che le città, le aziende e altri attori non statali hanno un potenziale di riduzione della CO2 nell'ordine dei 2,5-4 miliardi di tonnellate entro il 2020; che le regioni e le città sono in grado di ridurre le emissioni globali del 5% per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi e che hanno il potenziale per ridurre in modo significativo le emissioni globali;

J.  considerando che l'obiettivo di sviluppo sostenibile 11 (rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili) prevede, entro il 2020, di aumentare in maniera sostanziale il numero di città e insediamenti umani che adottano e applicano politiche e piani integrati tesi all'inclusione, all'efficienza delle risorse, alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici e alla resilienza ai disastri, e di sviluppare, in linea con il quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri 2015-2030, la gestione olistica del rischio di disastri a tutti i livelli;

K.  considerando che le autorità municipali sono tra i principali beneficiari dei finanziamenti europei;

L.  considerando che l'articolo 7, paragrafo 2, dell'accordo di Parigi riconosce che "l'adattamento è una sfida globale che riguarda tutti, con dimensioni locali, subnazionali, nazionali, regionali e internazionali"; considerando che l'azione delle autorità locali e degli attori non statali è essenziale per consentire ai governi di soddisfare i loro impegni nel quadro dell'azione globale per il clima;

M.  considerando che la strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici (COM(2013)0216) nonché i rispettivi regolamenti dell'UE sui fondi strutturali e di investimento europei (FSIE) individuano gli obiettivi principali e le azioni politiche associate, in particolare attraverso l'introduzione di meccanismi quali le condizionalità ex ante e gli obiettivi tematici rilevanti a livello climatico nel quadro della politica di coesione per il periodo 2014-2020, come gli obiettivi tematici (OT) 4: “Sostegno alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori”; OT5: “Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la gestione e la prevenzione dei rischi” e OT6: “"Preservare e tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse”, che hanno comportato finanziamenti più cospicui e mirati a favore dell'azione per il clima in almeno alcuni FSIE,

N.  considerando che le regioni e le città hanno dimostrato il loro impegno nel processo UNFCCC attraverso la loro partecipazione alle iniziative del programma d'azione Lima-Parigi (LPAA) e alla piattaforma dei soggetti non statali per l'azione sul clima (NAZCA);

Quadro generale

1.  giudica positivamente il ruolo svolto dall'Unione europea nel quadro dell'accordo di Parigi (COP21) e accoglie con favore il suo ruolo di leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici; sottolinea che l'Europa persegue uno degli obiettivi più ambiziosi a livello mondiale in materia di lotta ai cambiamenti climatici; esorta a considerare la mitigazione dei cambiamenti climatici come una priorità importante delle politiche di coesione dell'UE, al fine di rispettare e mantenere gli impegni assunti con l'accordo di Parigi (COP21), promuovendo l’innovazione in materia di energia pulita, l’economia circolare, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, senza pregiudicare le opportune azioni di adattamento, mantenendo al contempo il ruolo e gli obiettivi di base della politica di coesione in linea con l'articolo 174 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE);

2.  accoglie con favore l'approccio al contrasto dei cambiamenti climatici proposto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (Nazioni Unite) e dal Patto di Amsterdam (agenda urbana per l'Europa); sottolinea che l'Europa deve diventare il vero numero uno a livello mondiale nel campo dell'energia rinnovabile come proposto dalla Commissione e ricorda che l'agenda urbana dell'Unione contribuisce all'attuazione dell'agenda di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite nel quadro dell'obiettivo città inclusive, sicure e sostenibili; tiene conto, in tale contesto, della varietà delle differenze tra le autorità locali europee e le loro varie potenzialità; chiede un approccio flessibile, concepito su misura per l'attuazione dell'agenda urbana, fornendo incentivi e orientamenti al fine di sfruttare pienamente il potenziale delle città;

3.  ricorda che la sua risoluzione del 14 ottobre 2015 sul tema "Verso il raggiungimento a Parigi di un nuovo accordo internazionale sul clima”[6] chiede agli Stati membri di considerare la possibilità di assumere impegni supplementari in materia di riduzione dei gas a effetto serra (GES); sottolinea la necessità di garantire la massima trasparenza e il massimo controllo del processo COP21;

4.  invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre obiettivi ambiziosi in materia di mitigazione e adattamento in linea con la legislazione dell'UE vigente sull'azione per il clima e a seguito della richiesta del Comitato delle regioni nel suo parere del 9 febbraio 2017 “Verso una nuova strategia UE di adattamento ai cambiamenti climatici: ­ un approccio integrato”;

5.  deplora le strategie irresponsabili che mettono a rischio l'ambiente, come determinate attività economiche e specifici settori industriali che generano elevati livelli di inquinamento, e sottolinea come tutte le componenti della società abbiano la responsabilità di contribuire a misure che sono fondamentali per invertire una tendenza che minaccia la vita sul pianeta; sottolinea il fatto che vi è una mancanza di informazioni in relazione alle misure adottate da alcuni settori industriali per combattere gli effetti dell'inquinamento e cercare soluzioni meno inquinanti; deplora, tuttavia, che alcuni opinionisti nei settori della scienza, della comunicazione e della politica continuino a negare l'evidenza dei cambiamenti climatici;

6.  deplora l'intenzione dichiarata degli Stati Uniti di ritirarsi dagli accordi di Parigi e si rallegra del vasto numero di attori non federali, in particolare gli Stati e le città degli Stati Uniti, che hanno riaffermato il loro impegno a conseguire gli obiettivi fissati dall'accordo di Parigi; invita le autorità locali e regionali degli Stati Uniti che intendano partecipare alla lotta ai cambiamenti climatici a cooperare e ad associarsi con altri partner pubblici e privati nei loro progetti e a scambiare buone prassi al riguardo; chiede una nuova governance suscettibile di ottenere i fondi a favore dell'azione per il clima e una migliore integrazione delle regioni e delle città, e degli organismi che le rappresentano;

7.  sottolinea che le città possono svolgere un ruolo determinante nella lotta ai cambiamenti climatici, in stretta collaborazione con le autorità nazionali e con le regioni nella quale si trovano; incoraggia un ulteriore impegno tra i leader subnazionali e i governi nazionali a livello internazionale attraverso piattaforme quali Friends of Cities; ritiene che nel caso specifico dello sviluppo urbano sostenibile integrato, le autorità locali dovrebbero avere il potere non solo di selezionare i progetti, ma anche di preparare, progettare e attuare programmi di sviluppo locale; sottolinea i possibili aspetti positivi per la crescita e i posti di lavoro verdi;

8.  osserva che le autorità locali sono responsabili dell'attuazione della maggior parte delle misure di mitigazione e adattamento per quanto concerne i cambiamenti climatici e di gran parte della legislazione dell'UE in materia; sottolinea la necessità di agire in materia di pianificazione urbana, mobilità, trasporto pubblico e infrastrutture, prestazioni energetiche degli edifici, campagne educative, città intelligenti, reti intelligenti e sovvenzioni regionali al fine di attuare l'accordo di Parigi;

9.  osserva che i sindaci delle città sono direttamente responsabili delle loro decisioni nei confronti dell'elettorato e possono agire più efficacemente e rapidamente, e spesso con risultati immediati che hanno un impatto fondamentale;

10.  invita i governi nazionali ad aiutare le città e le regioni a rispettare gli impegni internazionali relativi al sostegno delle iniziative per il clima e l'energia a livello locale e regionale;

11.  rammenta che i cambiamenti climatici interagiscono con fattori sociali ed economici, per cui è necessario adottare un approccio integrato che sarà maggiormente operativo a livello locale e regionale;

12.  mette in guardia nei confronti dei costi sociali e delle conseguenze economiche causate dalle emissioni di gas a effetto serra che attualmente si ripercuotono sulle infrastrutture urbane, sulla salute pubblica e sui sistemi pubblici di assistenza sanitaria e sociale che sono - in determinati periodi e in determinate città e regioni — sovraccarichi e che si trovano in una situazione economica precaria; rileva che tali sistemi saranno quindi sottoposti a un carico supplementare e saranno tenuti a soddisfare esigenze crescenti e più complesse; giudica positivamente i potenziali vantaggi economici che le città che investono e assumono un ruolo guida in materia di infrastrutture a basso tenore di carbonio possono ottenere sotto forma di riduzione dei costi dell'elettricità e di manutenzione, e di contenimento della spesa sanitaria, per effetto della diminuzione degli inquinanti;

13.  riconosce che la mitigazione e l'adattamento sono processi a lungo termine che vanno oltre sia i cicli elettorali che le decisioni a livello locale e regionale, e invita a considerarli una fonte di opportunità dinanzi ad altre sfide, come l'occupazione e il miglioramento della salute, della qualità di vita e dei servizi pubblici; osserva che l'accordo di Parigi prevede la partecipazione attiva delle parti interessate non contraenti mediante le procedure di esame tecnico in materia di mitigazione e adattamento;

14.  riconosce il ruolo fondamentale di regioni, città e paesi nel promuovere la titolarità della transizione energetica e nello stimolare dal basso gli obiettivi in materia di clima ed energia; osserva che le regioni e le zone urbane sono gli spazi più idonei per la sperimentazione e l'attuazione di soluzioni energetiche integrate in collaborazione diretta con i cittadini; sottolinea la necessità di incentivare la transizione energetica e gli investimenti locali nelle misure di attenuazione e adattamento in ambito climatico; sottolinea che le innovazioni nel settore dell'energia pulita e progetti in materia di energie rinnovabili su piccola scala potrebbero svolgere un ruolo importante nel conseguimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi; esorta la Commissione e gli Stati membri a adoperarsi per permettere l'accesso a misure finanziarie che tengano conto delle specificità e del valore a lungo termine delle comunità energetiche locali per il mercato dell'energia, per l'ambiente e la società, oltre a favorire il ruolo dei singoli prosumatori nell'ambito delle energie rinnovabili per una maggiore autosufficienza e autoproduzione; invita le città e le regioni ad assumere un ruolo guida nella promozione dell'efficienza energetica e della produzione di energia rinnovabile al fine di ridurre le emissioni di gas serra e l'inquinamento atmosferico;

15.  ribadisce la necessità che le regioni attuino la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica e invita a utilizzare in modo mirato o aumentare i Fondi strutturali per promuovere la ristrutturazione energetica degli edifici pubblici o l'approvvigionamento autonomo dei comuni con energia rinnovabile;; e chiede che i progetti energetici cooperativi dei cittadini vengano promossi mediante i Fondi strutturali e mediante una riduzione degli oneri amministrativi a livello nazionale e regionale;

16.  osserva che, secondo le statistiche più recenti, la quota dell'UE in termini di emissioni globali di gas a effetto serra è pari a circa il 10 % e che pertanto senza azioni globali non è possibile invertire le tendenze climatiche negative; rileva, tuttavia, che l'UE potrebbe svolgere un ruolo di primo piano al riguardo, in particolare promuovendo soluzioni e tecnologie energetiche pulite;

17.  ricorda che l'agenda urbana dell'UE promuove un nuovo metodo di lavoro che prevede di sfruttare appieno il potenziale delle città per rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici globali e presta una particolare attenzione a legiferare meglio, all'accesso ai finanziamenti e allo scambio di conoscenze;

L'Unione europea e la politica di coesione

18.  ritiene che il futuro quadro finanziario pluriennale (QFP) dovrà, se del caso, migliorare il suo livello di ambizione in relazione al conseguimento degli obiettivi per il clima, con un aumento della percentuale di spesa destinata a tale scopo;

19.  ricorda l'impegno di destinare almeno il 20 % del bilancio UE per il periodo 2014-2020 (all'incirca 212 miliardi di EUR) all'azione in materia di clima; chiede alla Commissione e agli Stati membri di tenere debitamente conto della relazione speciale n. 31/2016 della Corte dei conti europea, che avverte che sussiste il serio rischio di non riuscire a conseguire l'obiettivo del 20 % se saranno adottate ulteriori misure e invita la Commissione a tenere aggiornato il Parlamento sui progressi compiuti in questo importante ambito; sottolinea che nel Fondo sociale europeo nonché nei settori dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca non vi è stata una svolta significativa verso l'azione per il clima e non sono state vagliate appieno tutte le potenziali opportunità di finanziamento per l'azione relativa al clima;

20.  evidenzia il ruolo chiave della politica di coesione nell'affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici a livello regionale e locale; ribadisce la necessità di aumentare il bilancio di detta politica dopo il 2020; insiste sul fatto che la politica di coesione dovrebbe prestare particolare attenzione agli investimenti nelle aree urbane in termini di qualità dell'aria, economia circolare, adattamento climatico, soluzioni per lo sviluppo di infrastrutture verdi, transizione energetica e digitale;

21.  sostiene la creazione di uno strumento con un buon rapporto costi/benefici che consenta ai governi locali di comprendere gli effetti dei progetti in termini di riduzione delle emissioni di carbonio e che consenta loro di trarre pieno vantaggio dalle opportunità di finanziamento disponibili a livello dell'UE;

22.  considera che la politica di coesione dovrebbe contemplare sia approcci all'adattamento ai cambiamenti climatici che alla mitigazione dei relativi effetti, con le dovute distinzioni, ma tenendo presente la necessità di coordinamento tra di essi, e mettere a punto di meccanismi di finanziamento e l'introduzione di incentivi per politiche e misure in ciascun settore; ritiene che detto meccanismo potrebbe essere applicato mediante un piano di investimenti chiaro e misurabile cui partecipino città e regioni (comprese autorità pubbliche, industria, soggetti interessati e società civile) e che tale partecipazione dovrebbe includere anche le fasi dell'applicazione e della valutazione;

23.  osserva che soltanto quindici Stati membri hanno adottato un piano d'azione e una strategia di adattamento, attuando poche misure concrete sul campo; ritiene che la futura programmazione dei fondi SIE dovrebbe essere meglio integrata con i piani nazionali per l'energia e il clima per il 2030; sottolinea che, nel futuro quadro finanziario pluriennale, l'integrazione degli obiettivi climatici dovrebbe essere ulteriormente migliorata, per esempio collegando più strettamente gli investimenti della politica di coesione ai piani generali degli Stati membri per la realizzazione dell'obiettivo del 2030; osserva pertanto che, da un lato, si dovrà tener conto degli accordi di partenariato in sede di valutazione degli obiettivi climatici dell'UE e, dall'altro, i programmi operativi dovranno mantenere uno stretto legame con le strategie e i piani di adattamento di ciascuno Stato membro per conseguire un coordinamento e una coerenza a tutti i livelli della pianificazione e della gestione, in particolare quando i fondi dell'UE rappresentano un'elevata percentuale della spesa pubblica disponibile; rileva che, in questo modo, la valutazione dei programmi operativi dovrà considerare l'efficacia del loro contributo alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, mirando nel contempo a una metodologia comune e un processo di monitoraggio al fine di evitare il greenwashing;

24.  chiede che gli investimenti della politica di coesione siano coerenti con un'efficace politica in materia di clima per garantire la sostenibilità ambientale;

25.  sottolinea che la politica di innovazione e la dimensione urbana sono un terreno fertile per le sinergie tra gli obiettivi climatici e gli obiettivi economici più ampi della politica di coesione; invita, pertanto, a elaborare disposizioni specifiche volte allo sviluppo urbano sostenibile e all'innovazione urbana, affinché tali ambiti siano sensibilmente rafforzati a livello finanziario nella politica di coesione dopo il 2020;

26.  invita i vari partenariati che si occupano delle questioni relative alla mitigazione dei cambiamenti climatici nel quadro dell'agenda urbana per l'UE ad adottare e presentare rapidamente i loro piani d'azione; invita, inoltre, la Commissione a prendere in considerazione nelle proposte legislative future le proposte ivi contenute, in particolare in relazione a legiferare meglio, ai finanziamenti e alle conoscenze;

27.  sottolinea inoltre che, per realizzare gli obiettivi a più lungo termine dell'accordo di Parigi, è necessaria una maggiore coerenza degli investimenti con una traiettoria di decarbonizzazione a lungo termine per il mercato delle regioni, degli Stati membri o dell'UE nel suo complesso e chiede che siano prese misure atte a facilitare l'accesso ai finanziamenti in modo da consentire alle città e alle regioni più piccole di avervi accesso; ritiene che finanziamenti prioritari dovrebbero essere messi a disposizione delle regioni dipendenti dal carbonio in modo da consentire una transizione armoniosa verso un'economia a basse emissioni e che occorra dare priorità alla transizione verso un'occupazione alternativa per i lavoratori delle industrie ad elevata intensità di carbonio; invita la Commissione a proporre che, nel quadro della politica di coesione dopo il 2020, la realizzazione della riduzione delle emissioni (unitamente ad altre azioni quali opere o attività di recupero volte alla riqualificazione e alla decontaminazione delle aree industriali dismesse) sia un elemento importante nella valutazione dei risultati dei programmi operativi;

28.  sottolinea l'importanza di ricorrere a politiche e strumenti finanziari aggiuntivi quali il Fondo europeo per gli investimenti strategici, il meccanismo per collegare l'Europa e Orizzonte 2020, per finanziare progetti che contribuiranno a mitigare i cambiamenti climatici o ad adattarsi a essi;

29.  insiste sul fatto che le sovvenzioni a regioni e città dovranno continuare a essere lo strumento fondamentale del finanziamento comunitario nella politica di coesione e, in particolare, nelle azioni a favore del clima; sottolinea tuttavia che, nonostante il miglioramento della coerenza e della precisione degli indicatori di impatto e di risultato in materia di clima, questi ultimi non sono sufficienti per stabilire il livello del contributo della politica di coesione al conseguimento degli obiettivi generali dell'UE in materia di clima e ritiene che il sistema di monitoraggio e controllo della spesa per il clima debba essere migliorato per garantire che la spesa dell'UE dia un contributo specifico e misurabile al raggiungimento degli obiettivi dell'UE; chiede l'elaborazione di una tabella di marcia in materia di adattamento per monitorare l'azione per il clima a livello regionale e locale e chiede alla Commissione di includere l'obbligo da parte degli Stati membri di indicare la percentuale dei fondi europei spesi a livello locale per ridurre le emissioni di gas serra e per assicurare l'adattamento del territorio ai cambiamenti climatici;

30.  riconosce il ruolo degli strumenti per lo sviluppo territoriale integrato, quali gli investimenti territoriali integrati e gli sviluppi locali di tipo partecipativo che possono essere utilizzati dalle città come strumenti integrativi nel finanziamento delle strategie di sviluppo urbano sostenibile o dei settori di natura funzionale; chiede l'adozione di strategie e approcci locali integrati dal basso verso l'alto per garantire un uso più efficiente delle risorse e per una maggiore resilienza e adattamento all'impatto dei cambiamenti climatici nelle zone più colpite;

31.  riconosce che la maggior parte delle attività europee di ricerca e sviluppo sui cambiamenti climatici è concentrata nelle città dell'UE; invita la Commissione a fornire maggiore sostegno alle città e alle regioni per quanto riguarda la formazione e la sensibilizzazione, l'orientamento in materia finanziaria, l'acquisizione di conoscenze e la comunicazione, la ricerca e lo sviluppo, l'istruzione nel campo del cambiamento climatico e la consulenza sulla mitigazione e l'adattamento, in particolare rafforzando gli strumenti esistenti quali la piattaforma di consulenza di investimento urbano URBIS, URBACT e l'iniziativa per le azioni innovative urbane; invita la Commissione a fare in modo che tali settori traggano pieno vantaggio dalla cooperazione globale nel campo della ricerca e a rafforzare detti strumenti per aiutare i governi locali a realizzare progetti ad hoc, nonché per accedere alle opzioni di finanziamento al fine di sperimentare soluzioni innovative nelle strategie di sviluppo urbano; chiede che le autorità subnazionali dei paesi terzi siano ammesse a partecipare volontariamente alle iniziative europee nel settore della scienza, della ricerca e della tecnologia, come Orizzonte 2020, sia formalmente che informalmente, al fine di conseguire obiettivi collettivi; osserva che meccanismi finanziari, quali i fondi globali per il clima, dovrebbero essere direttamente accessibili alle autorità locali; ritiene che vadano rafforzate le sinergie tra la politica di coesione e le politiche di ricerca e di innovazione per garantire la rapida introduzione di nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio;

32.  chiede alla Commissione europea che il programma Orizzonte 2020 presti una maggiore attenzione e preveda maggiori finanziamenti per i progetti d'innovazione e ricerca in materia di economia circolare e città sostenibili; incoraggia gli Stati membri, con il supporto della Commissione e della Banca europea degli investimenti, a rafforzare la capacità amministrativa delle regioni e delle città per consentire loro di trarre pieno vantaggio dalle opportunità di finanziamento pubblico e privato disponibili a livello dell'UE;

33.  invita le amministrazioni competenti ad affrontare il problema dei rifiuti per mettere a frutto l'economia circolare e incentivare tecniche di smaltimento alternative all'incenerimento per i rifiuti che non sono né riutilizzabili né riciclabili;

34.  ritiene che nel prossimo periodo di programmazione sia necessario includere i cambiamenti climatici nella programmazione della cooperazione territoriale; sottolinea l'importante ruolo svolto dalla cooperazione territoriale, la cooperazione transfrontaliera e le strategie macro-regionali nelle azioni adottate da regioni e città, sia all'interno che all'esterno dei confini dell'UE, e ribadisce la necessità di rafforzare tale strumento, sia dal punto di vista politico che finanziario, per le azioni di mitigazione e adattamento; sottolinea che un quadro per realizzare azioni comuni e scambi politici fra attori di diversi Stati membri a livello nazionale, regionale e locale come Interreg è particolarmente adatto a contrastare i cambiamenti climatici e a intraprendere azioni adeguate volte alla mitigazione dei loro effetti; accoglie con favore, a tale riguardo, il fatto che 7 dei 15 programmi transnazionali Interreg in tutta Europa finanzino strategie, azioni pilota, formazione e strumenti per aiutare le città a sviluppare le capacità per ridurre le emissioni di CO2 e mitigare i cambiamenti climatici al fine di conseguire gli obiettivi dell'UE;

Città e regioni

35.  plaude a iniziative quali il Patto globale dei sindaci per il clima e l'energia e al ruolo svolto da molte città e regioni nella lotta ai cambiamenti climatici e nella tutela dell'ambiente; esorta le regioni e le città a inserire in misura maggiore e con urgenza la lotta ai cambiamenti climatici nel loro programma istituzionale; raccomanda alle autorità urbane di attuare e aggiornare periodicamente le strategie di pianificazione urbana intelligente a lungo termine e gli approcci innovativi, quali l'iniziativa "città intelligenti"; sottolinea la necessità di progetti edilizi sostenibili ed efficienti sotto il profilo energetico e di edifici intelligenti che consentiranno risparmi energetici, investimenti in energie rinnovabili, sistemi di trasporto pubblico compatibili con l'ambiente, ulteriore sostegno ai progetti a favore delle città e delle regioni a basso tenore di carbonio e alle alleanze tra città e governi locali e regionali nel cooperare nella lotta al riscaldamento climatico;

36.  prende atto dell'importanza di attuare un quadro di comunicazione basato su parametri oggettivi e metodologie consolidate e di monitorare l'azione per il clima intrapresa dalle città e dalle regioni al fine di condividere dati sugli impegni in materia di clima e aumentare la trasparenza tra gli attori per conseguire gli obiettivi climatici;

37.  ricorda che il settore dei trasporti è inoltre responsabile delle emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici pericolosi per la salute la cui concentrazione nell'aria urbana è regolamentata dalla direttiva 2012/2016/CE concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici; è del parere che le regioni e le città hanno enormi potenzialità per ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte dai trasporti e sottolinea la necessità di finanziare iniziative volte a facilitare la mobilità locale e regionale a basse emissioni di carbonio; sottolinea che è importante che le città assumano un ruolo guida nella lotta ai cambiamenti climatici e nella promozione dell'elettrificazione del trasporto pubblico e privato e chiede che siano promosse varie regioni modello per lo studio di un sistema dei trasporti intelligente e integrato tra aree urbane e rurali;

38.  accoglie con favore le iniziative civiche, come le città intelligenti e le reti intelligenti, che puntano a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a migliorare l'efficienza delle risorse; sottolinea che le regioni devono migliorare le iniziative sulle città verdi promuovendo una trasformazione energetica e digitale e che le soluzioni come le reti intelligenti offrono la possibilità di fornire energia in maniera più efficiente alle abitazioni e agli edifici; riconosce che la collaborazione tra imprese e città contribuisce a creare soluzioni innovative e inclusive e chiede che queste ultime vengano promosse; sottolinea la necessità di incrementare gli investimenti in altre soluzioni sostenibili quali le infrastrutture verdi e, in particolare, nell'aumento della copertura boschiva delle città; ricorda che non solo devono essere ridotte le emissioni, ma deve essere aumentata la capacità di assorbimento di CO2 del suolo e chiede che i boschi urbani esistenti e di nuova costituzione nelle regioni dell'UE siano maggiormente tutelati;

39.  sottolinea che gli alimenti stagionali prodotti a livello locale possono ridurre le emissioni di gas a effetto serra provocate dal trasporto, riducendo così l'impronta di carbonio complessiva della produzione alimentare; invita la Commissione a collaborare con il settore alimentare al fine di aumentare la produzione alimentare sostenibile a livello regionale e locale e accoglie con favore le iniziative volontarie (ad esempio l'etichettatura a semaforo) atte a garantire la visibilità dell'impatto sul clima e dell'impronta di carbonio dei prodotti alimentari e altri prodotti; chiede l'introduzione di indicatori uniformi a livello di UE che rendano possibile un'etichettatura volontaria ma comparabile e invita le autorità locali a svolgere campagne di sensibilizzazione sull'impronta di carbonio dei prodotti alimentari;

40.  rileva che devono essere pianificate misure di mitigazione tenendo conto dell'equa ripartizione degli sforzi e dei vantaggi tra i diversi attori, mentre le misure di adattamento devono essere incentrate sulla protezione dei segmenti più vulnerabili dell'insieme della popolazione;

41.  prende atto della diversità e del carattere specifico delle vulnerabilità e delle potenzialità regionali e segnala che le sfide, gli strumenti e le misure più efficaci possono variare a seconda del territorio; ricorda pertanto il suo impegno a favore del principio di sussidiarietà e sottolinea che le città e le regioni devono possedere la necessaria competenza e l'autonomia politica, amministrativa e finanziaria sufficiente per pianificare e attuare le singole azioni; sottolinea la necessità che le città adattino la loro pianificazione urbana investendo in infrastrutture verdi, mobilità, trasporti pubblici e reti intelligenti per soddisfare gli obiettivi previsti nell'accordo di Parigi; ribadisce che gli enti locali e regionali, in quanto livelli di governo più vicini a ciascun cittadino e nonché più vicini agli effetti dei problemi inerenti ai cambiamenti climatici, hanno la più ampia comprensione di varie problematiche e sottolinea pertanto l'importanza di dotare gli enti locali e regionali della capacità amministrativa e degli strumenti finanziari per mettere a punto soluzioni su misura per mitigare i cambiamenti climatici;

42.  chiede una governance coordinata a più livelli che possa coinvolgere meglio gli enti locali, le regioni e le città e i loro organi rappresentativi nel processo decisionale dell'UE e nell'ambito del processo UNFCCC; invita a promuovere e garantire il coordinamento di tutte le amministrazioni pubbliche e a incentivare la partecipazione dei cittadini, delle parti sociali e degli operatori economici e invita la Commissione a promuovere il coordinamento e lo scambio di informazioni e migliori prassi tra gli Stati membri, le regioni, le comunità locali e le città; osserva che dovrebbero essere incoraggiati i modelli di governance partecipativa a livello locale;

43.  accoglie con favore la decisione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico di elaborare una relazione speciale sulle città e il clima nel 2023, un impegno che stimolerà una maggiore attività di ricerca sull'importanza delle città nella lotta contro i cambiamenti climatici; ritiene che le città dovrebbero contribuire alla relazione globale sul clima del 2018; ritiene, inoltre, che le città e le regioni possano influenzare la definizione delle politiche dopo l'accordo di Parigi, adottando un approccio strategico per contrastare il riscaldamento globale e sostenere le azioni di mitigazione e adattamento nelle zone urbane dove vive oltre la metà della popolazione mondiale; invita la Commissione a sostenere una visione multilivello dell'azione per il clima in questo processo al fine di promuovere un regime climatico inclusivo che riconosca l'azione intrapresa dalle autorità locali e subnazionali;

44.  invita le autorità nazionali ad attuare il decentramento e ad applicare meglio il principio di sussidiarietà in modo da rafforzare ulteriormente il livello di governo locale e regionale nella lotta ai cambiamenti climatici;

45.  osserva che molte parti dell'industria investono nella trasformazione verde e si sono impegnate a favore di una politica di decarbonizzazione; riconosce che la collaborazione tra imprese e città crea soluzioni innovative e inclusive per l'azione per il clima e aiuta l'UE a conseguire i suoi obiettivi; ricorda che l'industria svolge un ruolo fondamentale nel finanziamento e nella riduzione del divario degli investimenti nelle zone urbane; invita a promuovere partenariati tra città e imprese;

46.  sottolinea che la pianificazione intelligente e gli investimenti in infrastrutture urbane a basso tenore di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici possono migliorare la qualità dell'ambiente e della vita dei cittadini, creare posti di lavoro e incentivare l'economia locale e regionale;

47.  invita le città e le regioni a trarre vantaggio dalle iniziative dell'UE, quali le azioni innovative urbane, per realizzare progetti pilota nel settore dello sviluppo urbano sostenibile;

48.  accoglie con favore l'iniziativa "Women4Climate" e la partecipazione del settore privato a tale iniziativa che dovrebbe contribuire a un maggiore coinvolgimento di personalità femminili di spicco nella lotta ai cambiamenti climatici per rafforzarne le competenze di leadership e incoraggiare la prossima generazione di donne leader nella lotta ai cambiamenti climatici;

49.  riconosce che le città hanno una particolare responsabilità nell'affrontare i cambiamenti climatici, poiché esse producono il 70 % delle emissioni di CO2 a livello globale e ribadisce l'impegno del Parlamento europeo a favore dell'attuazione riuscita a livello globale del Patto dei sindaci per il clima e l'energia, inclusa l'iniziativa sull'adattamento ai cambiamenti climatici (l'iniziativa "Mayors Adapt"), il memorandum d'intesa Under 2 ºC, il Patto di Amsterdam e l'iniziativa RegionsAdapt; ritiene che gli impegni assunti con la dichiarazione del comune di Parigi del 2015 potranno essere rispettati soltanto con la partecipazione del Patto globale dei sindaci per il clima e l'energia e incoraggia tutte le città dell'UE e dei paesi terzi ad aderire al Patto dei sindaci e ­ senza pregiudicare la loro partecipazione in altre reti settoriali o istituzionali con gli stessi obiettivi ­ a impegnarsi in azioni ambiziose per il clima ambiziose e organizzare scambi di esperienze e di buone pratiche; osserva che diversi piani d'azione presentati dalle città contengono impegni fino al 2020 ed esorta pertanto tali città a compiere maggiori sforzi di qui al 2030; ritiene che l'UE debba continuare a concedere alle città l'autonomia di pianificare le loro strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, dal momento che esse comportano spesso obiettivi più ambiziosi;

50.  sostiene la necessità di un chiaro riferimento al ruolo dei governi locali e regionali nell'ambito dell'accordo di Parigi per garantire una risposta a lungo termine nei confronti dei cambiamenti climatici; sottolinea che l'UE dovrà adoperarsi sul campo con le città e le regioni per rendere le regioni e le città dell'UE meglio collegate e più sostenibili, in modo da creare comuni efficienti sotto il profilo energetico e sviluppare reti di trasporto urbano più intelligenti;

51.  ritiene che occorra incoraggiare il trasferimento di conoscenze ed esperienze a livello locale e regionale, in considerazione delle cospicue esperienze di alcune regioni e città, nonché di alcune agenzie regionali per l'ambiente o per l'energia;

52.  è del parere che occorre utilizzare le organizzazioni europee, internazionali e mondiali, le associazioni o le reti di città, comuni o regioni come strumento per una migliore cooperazione nel far fronte ai problemi legati ai cambiamenti climatici a livello locale e regionale;

53.  osserva che nel corso della COP 22 svoltasi a Marrakech, gli enti locali e regionali hanno elaborato la "Marrakesh Roadmap for Action" che evidenzia la necessità di una partecipazione più diretta delle autorità locali, le quali dovrebbero essere riconosciute formalmente come parti delle discussioni ufficiali sui cambiamenti climatici, anziché essere considerate come aventi lo stesso status di altri attori non statali, come le ONG e il settore privato;

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54.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato europeo delle regioni, al Comitato economico e sociale europeo, agli Stati membri nonché ai parlamenti nazionali e regionali degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

INTRODUZIONE

I cambiamenti climatici sono una realtà scientificamente provata i cui sintomi e conseguenze stanno diventando sempre più percepibili sia per i cittadini, sia per i responsabili pubblici. Negli ultimi dieci anni le temperature nell'Unione europea sono aumentate più rapidamente rispetto al resto del pianeta[1]; stiamo assistendo a un aumento delle temperature estreme, degli incendi boschivi, della siccità, delle alluvioni e delle tempeste, nonché a un aumento delle specie esotiche invasive, a una crescente perdita di biodiversità, a un incremento della concorrenza per le risorse idriche[2] e a una maggiore richiesta energetica.

Tale situazione interessa molti settori, come il settore primario o il turismo e servizi pubblici come la sanità e la fornitura di acqua ed energia. I costi economici legati ai cambiamenti climatici sono molto elevati, anche laddove il livello di cambiamento è moderato. L'Europa mediterranea risulta tuttavia più esposta ai cambiamenti climatici e comporta costi maggiori; in altre parole, ciò significa che i cambiamenti climatici incidono sulla coesione territoriale dell'UE[3].

I cambiamenti climatici accentuano inoltre le differenze sociali all'interno dell'Unione; esistono infatti gruppi sociali più esposti di altri a causa di fattori quali: salute precaria, reddito basso, condizioni abitative inadeguate, mancanza di mobilità e genere. La povertà energetica è ormai un elemento costante nella vita di molti cittadini europei. All'Europa spetta inoltre la responsabilità di attenuare le conseguenze umanitarie prodotte dai cambiamenti climatici al di fuori dell'UE, dal momento che le carestie, la siccità, gli uragani e un modello di sviluppo ingiusto fanno sì che flussi di rifugiati climatici giungano nell'Unione, in particolare nelle città europee, in cerca di una vita dignitosa.

STRATEGIE E ACCORDI

L'Unione europea contribuisce al 9 % delle emissioni globali e i cittadini europei concorrono alla generazione del 75 % di tale quota di emissioni. Per fronteggiare questa sfida, nel 2013 l'UE ha avviato una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. La firma dell'accordo di Parigi (COP21) contribuisce a consolidare l'impegno dell'Unione in materia di lotta ai cambiamenti climatici[4], creando una correlazione con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (anch'essi sottoscritti dall'UE), e a sua volta definisce un quadro adeguato per la formulazione delle politiche dell'Unione, che devono successivamente interessare tutti i restanti livelli, come quello degli Stati membri, delle autorità regionali e locali, del settore privato e dei cittadini.

L'adozione dell'accordo rappresenta dunque un'opportunità per accrescere il benessere e lo sviluppo globali. Gli Stati Uniti, primo produttore mondiale di gas a effetto serra, sono usciti dall'accordo in modo poco solidale, rendendo più difficile la strada verso l'obiettivo, dal quale tuttavia non dobbiamo discostarci.

L'Unione europea, attraverso il pacchetto Clima ed energia, ha già compiuto progressi in tal senso, fissando obiettivi quali una riduzione del 40 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, un aumento del 27 % dell'efficienza energetica e una quota garantita del 40 % di energia prodotta in modo sostenibile. Il raggiungimento di tali obiettivi varia significativamente in funzione delle diverse aree geografiche e, pertanto, una delle sfide dei prossimi anni consiste nel fornire un aiuto specifico ai territori più vulnerabili. Ad ogni modo, al fine di raggiungere i traguardi previsti dall'accordo di Parigi, sarà necessario promuovere obiettivi settoriali più ambiziosi.

RACCOMANDAZIONI CONTENUTE NELLA RELAZIONE

Città, il livello ideale per combattere il fenomeno

I cambiamenti climatici rappresentano un cambiamento sistemico che si rapporta con fattori socioeconomici quali le sfide demografiche, la segregazione sociale, la migrazione, l'urbanizzazione, i progressi tecnologici e la transizione verso un'energia a basse emissioni di carbonio. Ciò rende quanto mai necessaria una visione che integri misure settoriali e trasversali, multilivello, materiali e immateriali, pubbliche e private, tecnologiche e basate su ecosistemi. Quest'ottica inclusiva risulta molto più realizzabile e operativa se attuata a livello locale, dal momento che le autorità locali sono da sempre l'amministrazione più vicina ai cittadini[5].

Oltre il 70 % dei cittadini europei e il 73 % dei posti di lavoro sono localizzati in aree urbane: le città hanno un'importante responsabilità in materia di riscaldamento globale e dispongono nel contempo di un grande potenziale ai fini della risoluzione del problema. I principali ambiti di intervento includono: la mobilità e i trasporti; il rendimento energetico nell'edilizia; la produzione, la distribuzione e il consumo di beni e servizi (inclusa l'alimentazione, che rappresenta un fattore importante); la gestione dei rifiuti; la qualità dell'aria, l'assetto del territorio e la pianificazione urbana. Tra le priorità individuate dall'Agenda urbana per l'Europa (patto di Amsterdam) figurano tutti gli ambiti elencati.

Al fine di adottare soluzioni ai cambiamenti climatici, le città hanno ripetutamente manifestato la necessità di ricevere un sostegno da parte dell'Unione per quanto concerne l'elaborazione di un quadro giuridico prescrittivo, la creazione di capacità, la sensibilizzazione e la formazione, l'istituzione di una base di conoscenze tecniche e scientifiche e l'accesso ai finanziamenti.

Priorità alla mitigazione senza dimenticare l'adattamento

Le possibili soluzioni vertono su due assi: l'adattamento e la mitigazione. A loro volta, tali assi derivano da tre possibili approcci[6]:

•  spontaneo: adattamento al clima e ai suoi effetti comprovati, senza pianificazione esplicita o senza che sia incentrato in modo cosciente sui cambiamenti climatici;

•  incrementale: adattamento principalmente finalizzato al mantenimento dell'essenza e dell'integrità di un sistema;

•  trasformativo: adattamento che modifica le caratteristiche fondamentali di un sistema in risposta al clima, al fine di mitigarne gli effetti.

L'approccio spontaneo e quello incrementale si basano su tecnologie ed esperienze comprovate, mantenendo il livello di servizi attuale e senza mettere in dubbio lo stile di vita esistente. Occorre combinare tali approcci con soluzioni trasformative che si interessino al carattere sistemico dei cambiamenti climatici, affrontandone le cause principali.

Finora, tuttavia, le azioni intraprese dalle città sono state soprattutto orientate all'adattamento e si sono basate in particolare sull'approccio spontaneo. Nonostante non fossero qualificate come tali né rientrassero in una strategia globale (riduzione delle catastrofi naturali, gestione delle risorse idriche, creazione di spazi verdi urbani, ecc.), sono state attuate misure di adattamento che possono tuttavia rivelarsi molto efficaci; per ogni euro investito per evitare le inondazioni, infatti, si evitano 6 euro di danni sul lungo periodo. L'approccio spontaneo e quello incrementale sono tuttavia limitati in termini di capacità tecnologica e bilancio finale di gas a effetto serra. D'altra parte, scandali come dieselgate contribuiscono ad aumentare lo scetticismo dell'opinione pubblica nei confronti di questi approcci.

È preoccupante che oltre il 75 % delle città europee non abbia intrapreso misure di ampio respiro per adattarsi ai cambiamenti climatici. Si rileva inoltre una frattura geografica tra le città dell'Europa nordoccidentale e quelle dell'Europa sudorientale. Sono proprio le città ubicate nelle regioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici che riscontrano maggiori difficoltà di adattamento.

Tra i principali ostacoli riscontrati figurano la mancanza di consapevolezza tra i politici e i decisori politici, la mancanza di conoscenze tecniche e difficoltà di accesso ai finanziamenti[7]. In tale contesto il ruolo delle autorità statali e regionali risulta ambivalente, dal momento che non sostengono attivamente le misure più all'avanguardia, generalmente per motivi giuridici o settoriali; esistono dunque ostacoli di carattere non tecnologico che si frappongono all'attuazione di nuovi modelli di urbanistica, mobilità o energie rinnovabili.

La mitigazione dei cambiamenti climatici dovrebbe avere carattere prioritario rispetto all'adattamento. A tal fine, occorre che la mentalità cambi, ivi compreso il modo in cui organizziamo la nostra vita e il nostro lavoro. Trattandosi di un cambiamento trasversale e multidisciplinare, la mitigazione si presenta come un processo a lungo termine, che inizia con la pianificazione della città e che trascende i cicli elettorali e i termini previsti per le decisioni a livello locale, superando anche i limiti urbani, in quanto mette in relazione la città alla sua regione funzionale.

Al fine di coinvolgere tutto il corpo sociale della città nel breve e medio periodo, può risultare di grande utilità vincolare la mitigazione dei cambiamenti climatici ad altre sfide più vicine ai cittadini (come il miglioramento della salute o la ricerca di nuove opportunità economiche). Le attività di sensibilizzazione e formazione sono di conseguenza fattori essenziali.

Una governance proattiva e dotata degli strumenti necessari, che coinvolga un'ampia gamma di attori e assuma impegni verticali e orizzontali, è una condizione fondamentale ai fini della pianificazione e dello sviluppo efficace dei processi di adattamento e mitigazione. Detta governance include una forte partecipazione da parte delle città all'elaborazione delle politiche che in seguito saranno applicate in modo vincolante; il Patto dei sindaci per il clima e l'energia costituisce un esempio, da potenziare, per conseguire una tale governance.

Riconoscere la natura multifattoriale del problema

Il passaggio verso un'economia a basse emissioni di carbonio richiede cambiamenti in settori quali la tecnologia, l'energia, l'economia, le finanze e la società. Ciò implica maggiori sforzi allo scopo di esaminare il nesso tra cambiamenti climatici, risorse naturali, prosperità, stabilità e migrazione.

A tal fine, tutte le politiche dell'UE dovrebbero allinearsi in tal senso. La presente relazione si riferisce in modo specifico ai cambiamenti concernenti la politica di coesione, benché altre politiche (la PAC, Orizzonte 2020 e le politiche per l'energia e l'ambiente) siano altresì vitali per il raggiungimento, a tutti i livelli territoriali, degli obiettivi previsti dall'accordo di Parigi.

A livello locale è fondamentale che gli adattamenti siano trasversali e non siano limitati al settore ambientale: le città devono combinare la lotta ai cambiamenti climatici con altre politiche urbane, quali lo sviluppo economico, il risanamento urbano e il miglioramento della qualità di vita. È cruciale dotarsi delle adeguate capacità per affrontare la natura multisettoriale della lotta ai cambiamenti climatici, migliorare la governance di tale lotta mediante l'impegno attivo di tutti gli attori locali (inclusi i cittadini e il settore privato) e ottimizzare l'utilizzo delle risorse assegnate.

Garantire un accesso ai finanziamenti migliore, più coerente e più agevole

Alcuni strumenti finanziari dell'UE potrebbero svolgere un ruolo più preminente nella lotta ai cambiamenti climatici, come già rilevato dalla Corte dei conti europea[8] in relazione al FSE o al FEAMP. Oltre agli strumenti di credito e assicurativi, sarà imprescindibile migliorare le informazioni fornite ai cittadini circa le modalità per accedere ai diversi fondi e combinarli tra loro. Occorre promuovere la tariffazione delle emissioni di carbonio, correggere al ribasso le sovvenzioni ai combustibili fossili e incentivare le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, tenendo sempre conto dell'occupazione, in modo da garantire la transizione energetica verso uno sviluppo sostenibile sotto il profilo non solo ambientale ma anche sociale.

Ampliare, migliorare e diffondere la base di conoscenze

È essenziale creare metodi e conoscenze per individuare il punto di partenza delle città nella lotta ai cambiamenti climatici e per verificare l'efficacia e il grado di adeguatezza delle misure.

Il lavoro svolto da meccanismi europei quali la piattaforma ADAPT, l'AEA, il CCR o ESPON è lodevole e ha permesso di raggiungere un buon livello di informazione a livello dell'UE; mancano tuttavia informazioni e indicatori adeguati a livello di città per quanto concerne tanto gli effetti quanto i rischi connessi ai cambiamenti climatici, come ad esempio proiezioni e indicatori regionali delle conseguenze, delle vulnerabilità e dei risultati nonché dati relativi ai costi e ai benefici dell'adattamento. Il livello di comunicazione continua inoltre a non essere sufficiente per consentire la diffusione dei risultati e delle migliori pratiche.

  • [1]  "Strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici" (COM(2013)216 def.).
  • [2]  "Key findings – Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016", EEA, 2016.
  • [3]  COM(2013)216 final.
  • [4]  "Dopo Parigi: valutazione delle implicazioni dell'accordo di Parigi [...]" (COM(2016)110 final).
  • [5]  Agenda urbana per l'UE, "Patto di Amsterdam", 2016.
  • [6]  "Urban adaptation to climate change in Europe 2016 - Transforming cities in a changing climate", Agenzia europea dell'ambiente, 2016.
  • [7]  "Adaptation Strategies for European Cities", Commissione europea – Direzione generale per l'Azione per il clima, 2013.
  • [8]  "Spendere almeno un euro su cinque del bilancio UE per l'azione per il clima: i lavori in corso sono ambiziosi, ma rischiano fortemente di non essere sufficienti", Corte dei conti europea, Lussemburgo, 2016.

PARERE della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (24.11.2017)

destinato alla commissione per lo sviluppo regionale

sul ruolo delle regioni e delle città dell'UE nell'attuazione dell'accordo di Parigi COP 21 sui cambiamenti climatici
(2017/2006(INI))

Relatore: Gilles Pargneaux

SUGGERIMENTI

La commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare invita la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  rileva che le regioni e le città hanno già dimostrato il loro impegno nella lotta contro i cambiamenti climatici contribuendo in maniera rilevante alle iniziative del programma d'azione Lima-Parigi (LPAA) e alla piattaforma dei soggetti non statali per l'azione sul clima (NAZCA); accoglie con favore le iniziative quali il Patto dei sindaci per il clima e l'energia, inclusa l'iniziativa sull'adattamento ai cambiamenti climatici (l'iniziativa "Mayors Adapt"), il memorandum d'intesa Under 2 ºC e l'iniziativa RegionsAdapt; incoraggia un numero maggiore di città dell'UE ad aderire a tali iniziative e a impegnarsi a favore di un'ambiziosa azione per il clima; ritiene che il contributo di tali iniziative debba essere riconosciuto e incoraggiato dai governi subnazionali e nazionali nonché dalle organizzazioni intergovernative;

2.  osserva che le autorità locali sono responsabili dell'attuazione della maggior parte delle misure di mitigazione e adattamento per quanto concerne i cambiamenti climatici e di gran parte della legislazione dell'UE in materia; sottolinea la necessità di agire in materia di pianificazione urbana, mobilità, trasporto pubblico e infrastrutture, prestazioni energetiche degli edifici, campagne educative, città intelligenti, reti intelligenti e sovvenzioni regionali al fine di attuare l'accordo di Parigi;

3.  osserva che ai giorni d'oggi la maggior parte degli europei vive nelle città; osserva altresì che le opzioni in materia di infrastrutture urbane prescelte dalle autorità responsabili per le città influiranno sulla capacità di resistenza delle stesse ai cambiamenti climatici, tenendo conto che piogge più frequenti, inondazioni e ondate di calore rappresenteranno alcune delle sfide con cui le città europee dovranno probabilmente confrontarsi in seguito a tali cambiamenti;

4.  sottolinea il fatto che le città, le aziende e altri attori non statali hanno un potenziale di riduzione della CO2 nell'ordine dei 2,5-4 miliardi di tonnellate entro il 2020[1], più delle emissioni annuali dell'India, vale a dire una quantità analoga ai 4-6 miliardi di tonnellate di CO2 che, secondo le stime delle Nazioni Unite, dovrebbero essere ridotte entro il 2030, un decennio più tardi, mediante i contributi previsti stabiliti a livello nazionale approvati a Parigi;

5.  sottolinea che le regioni e le città svolgono un ruolo chiave nella lotta contro i cambiamenti climatici e possono ridurre, da sole, del 5 % le emissioni globali nell'ambito dell'attuazione dell'accordo di Parigi e, di concerto con gli altri livelli di governo e con il settore privato, possono ridurre potenzialmente le emissioni globali del 46 %[2];

6.  ricorda che il settore dei trasporti è responsabile sia delle emissioni di gas serra che di inquinanti atmosferici pericolosi per la salute la cui concentrazione nell'aria urbana è regolamentata dalla direttiva 2012/2016/CE concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici[3];

7.  ricorda che l'articolo 7, paragrafo 2, dell'accordo di Parigi riconosce che "l'adattamento è una sfida globale che riguarda tutti, con dimensioni locali, subnazionali, nazionali, regionali e internazionali";

8.  riconosce che l'azione delle autorità locali è essenziale per consentire ai governi di soddisfare i loro impegni nel quadro dell'azione globale per il clima;

9.  sottolinea che gli attori non statali stanno diventando un elemento essenziale del regime climatico post-Parigi e del processo relativo alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC); evidenzia che potrebbero dare un prezioso contributo al dialogo facilitativo, alla valutazione dei progressi compiuti su scala planetaria e a un processo di revisione più efficace dell'accordo di Parigi;

10.  invita a migliorare l'azione individuale e coordinata a livello UE, regionale e locale per quanto concerne l'adattamento all'impatto dei cambiamenti climatici;

11.  sottolinea che le città sono il motore delle politiche urbane, grazie alla loro capacità di collegare le iniziative ai piani d'azione nazionali e di concentrarsi sulle iniziative di maggiore impatto; chiede un maggior coinvolgimento dei governi locali nel processo decisionale dell'UE;

12.  osserva che i sindaci delle città sono direttamente responsabili delle loro decisioni nei confronti dell'elettorato e possono agire più efficacemente e rapidamente, spesso con risultati immediati e incisivi;

13.  chiede una nuova governance suscettibile di ottenere i fondi a favore dell'azione per il clima e una migliore integrazione delle regioni e delle città, e degli organismi che le rappresentano come il Comitato delle regioni a livello UE, nel quadro del processo UNFCCC, in modo da stabilire un dialogo diretto e permanente tra i vari livelli, a partire dal livello locale e regionale; rileva che l'annuncio del ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi ha indotto molti Stati e città statunitensi a ribadire il proprio impegno a rispettare il contributo stabilito a livello nazionale degli USA per ridurre le emissioni degli Stati Uniti di una percentuale compresa tra il 26 e il 28 % entro il 2025 rispetto al livello del 2005, e che, dato il particolare contesto, le autorità locali e subnazionali dovrebbe essere parte integrante del processo UNFCCC, in modo che le loro posizioni siano rappresentate nell'ambito di tale processo e per agevolare la diffusione delle migliori prassi locali per quanto concerne la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici;

14.  sostiene la necessità di un chiaro riferimento al ruolo dei governi locali e regionali nell'ambito dell'accordo di Parigi per garantire una risposta a lungo termine nei confronti dei cambiamenti climatici; sottolinea che l'UE dovrà adoperarsi sul campo con le città e le regioni per rendere le regioni e le città dell'UE più collegate e sostenibili, per creare comuni efficienti sotto il profilo energetico e per sviluppare reti di trasporto urbano più intelligenti;

15.  rileva che nel 2030 quasi il 60 % della popolazione mondiale vivrà in aree urbane; osserva che l'obiettivo di sviluppo sostenibile 11 (rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili) prevede, entro il 2020, di aumentare in maniera sostanziale il numero di città e insediamenti umani che adottano e applicano politiche e piani integrati tesi all'inclusione, all'efficienza delle risorse, alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici e alla resilienza ai disastri, e di sviluppare, in linea con il quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri 2015-2030, la gestione olistica del rischio di disastri a tutti i livelli; constata che secondo il World Urbanization Prospects delle Nazioni Unite del 2014, il 54 % della popolazione mondiale ha vissuto in aree urbane nel 2014, quando nel 1950 tale valore era del 30 %; osserva che, stando alle attese, nel 2050 questa percentuale potrebbe arrivare al 66 %;

16.  chiede che la nuova struttura globale includa formalmente le autorità locali e regionali nella preparazione e attuazione di un chiaro piano d'azione per il clima nel quadro dell'accordo di Parigi; sottolinea che tale struttura deve verificare il rispetto degli obiettivi vincolanti, monitorare i progressi mediante meccanismi di valutazione e fornire strumenti finanziari ad hoc per trasformare gli impegni in risultati tangibili;

17.  invita a promuovere e garantire il coordinamento di tutte le amministrazioni pubbliche e a incentivare la partecipazione dei cittadini, delle parti sociali e degli operatori economici;

18.  chiede l'elaborazione di una tabella di marcia in materia di adattamento per monitorare l'azione per il clima a livello regionale e locale, e per integrare gli ultimi dati sull'azione in materia di adattamento nell'UE, anche ai fini della comunicazione sui contributi stabiliti a livello nazionale a livello di UE;

19.  esprime preoccupazione per il fatto che l'aumento di eventi climatici estremi quali le ondate di calore, i temporali violenti, le inondazioni e la siccità sono una conseguenza diretta dei cambiamenti climatici causati dall'uomo e continueranno ad avere un impatto negativo su molte parti d'Europa, e con una maggiore frequenza, rendendo le persone, la natura e gli ecosistemi in cui abitano più vulnerabili a meno che non vengano adottate misure concrete e non sia ripristinato il ciclo idrico; sottolinea la necessità di incrementare gli investimenti in infrastrutture verdi che possano aiutare le città ad abbassare le temperature e a fornire protezione e soccorso durante eventi metereologici estremi; osserva che le città e le regioni sono interconnesse e dipendono da altre città e regioni per l'approvvigionamento di servizi essenziali quali il cibo, l'acqua, l'energia e le relative infrastrutture di distribuzione; sottolinea che un'attività di pianificazione e sviluppo efficace in materia di adattamento richiede solide informazioni sui rischi climatici futuri delle città e sulle vulnerabilità fisiche ed economiche che comportano; ricorda che vi sono ancora città che non dispongono di informazioni specifiche sui propri rischi climatici da inserire nei processi decisionali in materia di pianificazione e sviluppo a livello locale, e che a tal fine occorre un approccio comune e completo che integri il dialogo e i partenariati tra settori e livelli di governo diversi; chiede un sostegno integrato da parte dell'UE per migliorare la solidarietà e lo scambio di migliori prassi tra gli Stati membri e per garantire che le regioni più colpite dai cambiamenti climatici siano in grado di adottare le necessarie misure di adattamento;

20.  sollecita le regioni, le città e i piccoli centri a stabilire una pianificazione specifica in materia di adattamento, che garantisca la riduzione della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici;

21.  sottolinea la necessità di incrementare gli investimenti in infrastrutture verdi che possano aiutare le città ad abbassare le temperature e a fornire protezione e soccorso durante eventi metereologici estremi;

22.  osserva che aumentando in particolare la copertura boschiva delle città, sulla base di un'accurata selezione delle specie adatte a una determinata zona, è possibile ridurre sensibilmente le ondate di calore e la temperatura atmosferica, migliorando efficacemente il microclima delle città e il comfort termico dell'uomo; nota che tale considerazione dovrebbe essere alla base della pianificazione territoriale e dei progetti urbani delle città dell'UE;

23.  sottolinea la necessità che le regioni attuino e aggiornino periodicamente i programmi regionali contenenti misure per facilitare un adeguato adattamento, al fine di combattere gli effetti del cambiamento climatico, e che tutte le regioni collaborino nell'elaborazione di piani per l'adattamento all'impatto dei cambiamenti climatici e nello sviluppo di piani integrati per la gestione delle zone costiere e delle risorse idriche;

24.  rammenta che la strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici (COM(2013)0216) identifica tre grandi obiettivi e azioni connesse: 1) promuovere le azioni degli Stati membri; 2) incoraggiare gli Stati membri ad adottare strategie di adattamento globali; 3) sostenere il consolidamento delle capacità e rafforzare le azioni di adattamento in Europa con i fondi LIFE (2013-2020);

25.  ricorda che, al fine di rispettare gli obblighi derivanti dall'accordo di Parigi, non solo devono essere ridotte le emissioni, ma deve essere aumentata la capacità di assorbimento di CO2 del suolo, in modo che l'assorbimento netto di CO2 dall'atmosfera possa essere realizzato nella seconda metà del secolo;

26.  chiede che i boschi urbani esistenti e di nuova costituzione nelle regioni dell'UE siano maggiormente tutelati, considerati la funzione ricreativa che svolgono per le popolazioni locali e, in alcune zone, il loro ruolo di fornitura e conservazione delle fonti di acqua potabile; ritiene che i comuni dovrebbero fornire tutto il sostegno necessario al mantenimento di tali ecosistemi e dei relativi servizi, evitando le attività che condurrebbero al loro deterioramento;

27.  osserva che per aumentare la resilienza della società e delle zone in cui vivono le persone al fine di affrontare gli effetti inevitabili del cambiamento climatico sono necessarie alcune misure, tra cui un uso più efficiente e razionale delle risorse idriche (tra le misure di adattamento occorre privilegiare quelle in materia di risorse idriche, analogamente alle misure di mitigazione intraprese nel settore del carbonio) e l'azione nelle zone costiere; occorre elaborare strategie basate su una pianificazione urbana ecologica, con particolare attenzione alla difesa contro le inondazioni; è necessario mobilitare competenze e risorse per l'adattamento delle colture e la gestione delle foreste per affrontare i problemi di siccità e incendi; occorre altresì incrementare la connettività tra gli ecosistemi per incoraggiare le specie a migrare;

28.  riconosce la necessità di misure di adattamento per realizzare il coordinamento e la coerenza a tutti i livelli della pianificazione e della gestione, e che è importante garantire approcci comuni e la piena coerenza tra le strategie di adattamento nazionali e i piani di gestione dei rischi locali;

29.  osserva che la vulnerabilità degli individui agli effetti del cambiamento climatico, in particolare ai cosiddetti fenomeni estremi, è in gran parte determinata dalla loro capacità di accedere alle risorse di base come l'energia e l'acqua; invita pertanto le amministrazioni pubbliche a garantire l'accesso a queste due risorse di base;

30.  osserva che soltanto quindici Stati membri hanno adottato un piano d'azione e una strategia di adattamento, attuando poche misure concrete sul campo; sottolinea la necessità di monitorare e valutare tutte le strategie di adattamento e i piani d'azione in materia di prevenzione dei rischi e di gestione delle inondazioni e dell'acqua;

31.  riconosce che una gestione efficiente delle risorse è fondamentale ai fini della mitigazione e dell'adattamento, onde poter individuare le priorità comuni; chiede l'adozione di strategie integrate a livello locale per garantire un uso più efficiente delle risorse e per una maggiore resilienza e adattamento all'impatto dei cambiamenti climatici nelle zone più colpite;

32.  è del parere che le autorità locali e regionali dovrebbero adottare azioni integrate e a lungo termine per quanto concerne la mitigazione dei cambiamenti climatici e il relativo adattamento a livello locale;

33.  ritiene che le autorità locali e subnazionali dovrebbero essere in grado di definire chiaramente i loro impegni in materia di mitigazione e adattamento, così come hanno fatto le nazioni attraverso i contributi stabiliti a livello nazionale, a cominciare da processi affidabili di monitoraggio, comunicazione e verifica, mediante iniziative quali il Patto globale dei sindaci per il clima e l'energia; chiede la creazione di un sistema di contributi stabiliti a livello locale, da attuare in diretta connessione e complementarità con i contributi stabiliti a livello nazionale; ritiene che tali contributi, siano essi a livello nazionale, subnazionale, regionale o locale, dovrebbero aderire, ove opportuno, a modalità, procedure e orientamenti comuni, onde garantire la trasparenza delle azioni e del sostegno;

34.  ricorda che almeno il 20 % del bilancio UE per il periodo 2014-2020 (all'incirca 212 miliardi di euro) dovrebbe essere speso per l'azione in materia di clima; nota che, nella sua relazione speciale 31/2016, la Corte dei conti europea sostiene che sussiste il serio rischio di non riuscire a conseguire l'obiettivo del 20 % se non si compiono maggiori sforzi per affrontare i cambiamenti climatici, pur riconoscendo che l'adozione dell'obiettivo ha comportato finanziamenti più cospicui e mirati a favore dell'azione per il clima in alcuni fondi strutturali e di investimento europei, quali il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione, ma che in altri settori, quali il Fondo sociale europeo e i settori dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca l'evoluzione rimane prevalentemente costante (vale a dire che non vi è stata una svolta significativa di tali fondi verso l'azione per il clima);

35.  accoglie con favore l'inclusione degli obiettivi tematici TO4, TO5 e TO6 tra i criteri per l'assegnazione dei fondi di coesione; ricorda che, secondo la Corte dei conti europea, l'impegno a far sì che almeno il 20 % del quadro finanziario pluriennale sia speso per azioni sul clima nel periodo 2014-2020 potrebbe non essere raggiunto se non sono adottate misure complementari;

36.  sottolinea la mancanza di un sistema di rendicontazione della percentuale dei fondi strutturali e di coesione destinata ad azioni di mitigazione e adattamento delle amministrazioni decentrate;

37.  chiede alla Commissione di includere l'obbligo da parte degli Stati membri di indicare la percentuale dei fondi europei spesi a livello locale per ridurre le emissioni di gas serra e per assicurare l'adattamento del territorio ai cambiamenti climatici;

38.  invita la Commissione, la BEI e gli Stati membri a rafforzare la capacità amministrativa delle regioni e delle città, al fine di consentire loro di trarre pieno vantaggio dalle opportunità di finanziamento pubblico e privato disponibili a livello dell'UE; sottolinea la necessità di rafforzare l'assistenza finanziaria per aiutare le autorità locali e regionali ad attuare misure climatiche coerenti; osserva che meccanismi finanziari, quali i fondi globali per il clima, dovrebbero essere direttamente accessibili alle autorità locali;

39.  è consapevole dei problemi cui devono far fronte i comuni e le regioni, che finora dipendevano totalmente in termini economici da fonti energetiche convenzionali come il carbone, e chiede che i programmi di finanziamento dell'UE ne sostengano il cambiamento strutturale;

40.  esorta le amministrazioni locali e regionali a fare tutto il possibile per istituire fondi pubblici che possano essere utilizzati, tra l'altro, per promuovere lo sviluppo di energie rinnovabili, decentrare le reti e incentivare l'autoconsumo elettrico;

41.  esorta le amministrazioni pubbliche a tassare le operazioni che aumentano la vulnerabilità e le emissioni di gas a effetto serra e ad incentivare sul piano fiscale le azioni che favoriscono l'adattamento al cambiamento climatico o la riduzione delle emissioni;

42.  sottolinea la necessità di incentivare la transizione energetica e gli investimenti locali nelle misure di attenuazione e adattamento in ambito climatico, attraverso la razionalizzazione delle normative, la riduzione della burocrazia, permettendo soluzioni innovative, e la promozione di partenariati con le comunità locali e la società civile, al fine di promuovere l'azione per il clima; chiede l'adozione di iniziative nazionali al fine di sensibilizzare il pubblico sugli effetti dei cambiamenti climatici;

43.  sottolinea l'importanza dell'istruzione nel campo del cambiamento climatico e invita a garantire misure in loco adeguate per i comuni e le scuole, onde garantire la relativa competenza specialistica;

44.  accoglie con favore iniziative civiche, come le città intelligenti e le reti intelligenti, che puntano a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a migliorare l'efficienza delle risorse, affrontando i cambiamenti climatici, mettendo in atto una crescita verde e promuovendo i collegamenti con i trasporti pubblici; sottolinea che le regioni devono migliorare le iniziative sulle città verdi puntando a una crescita verde a livello urbano e nazionale, considerando che le città contribuiscono maggiormente alle emissioni di gas a effetto serra e che soluzioni come le reti intelligenti offrono la possibilità di fornire energia in maniera più efficiente alle abitazioni e agli edifici, migliorando così l'efficienza e il consumo di energia;

45.  invita le amministrazioni competenti a indirizzare la produzione agricola e forestale verso attività in grado di ridurre le emissioni dirette e indirette dei gas serra e di redigere piani che consentano un graduale aumento delle capacità di assorbimento del suolo;

46.  giudica positivamente i potenziali guadagni economici che le città più virtuose in materia di infrastrutture a basso tenore di carbonio possono ottenere sotto forma di riduzione dei costi dell'elettricità e di manutenzione, e di contenimento della spesa sanitaria, per effetto della diminuzione degli inquinanti;

47.  rammenta che i progetti di energia rinnovabile su scala ridotta, come le comunità a energia rinnovabile e i progetti di autoconsumo, possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi;

48.  sottolinea l'importanza che le città assumano un ruolo guida nella lotta contro i cambiamenti climatici, promuovendo l'uso dei trasporti pubblici, incluso il trasporto ferroviario; osserva che il traffico è una delle principali fonti di emissioni di carbonio; nota che l'UE deve lavorare sul campo con le città e le regioni per renderle più efficienti sotto il profilo energetico e meglio collegate, al fine di creare reti di trasporto urbano più intelligenti e incrementare così la resilienza del mondo ai cambiamenti climatici;

49.  rammenta che il trasporto produce non solo emissioni che incidono notevolmente sulla salute, ma anche emissioni di gas a effetto serra; è del parere che le regioni e le città abbiano un enorme potenziale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte dei trasporti tenendole in maggiore considerazione in sede di pianificazione dei trasporti; sottolinea la necessità di finanziare iniziative volte a facilitare la mobilità locale e regionale a basse emissioni di carbonio;

50.  invita le amministrazioni locali ad attuare piani nel settore dei trasporti e della logistica al fine di favorire il trasporto pubblico e privato elettrificato, anche riservando alcune zone alla circolazione esclusiva di biciclette e veicoli elettrici e predisponendo un numero sufficiente di punti di ricarica di facile accesso;

51.  chiede, riconoscendo l'importanza particolare del settore dei trasporti, che siano designate più regioni modello per lo studio di un sistema dei trasporti intelligente e integrato tra aree urbane e rurali;

52.  chiede alla Commissione europea che nell'ambito del programma Orizzonte 2020 siano rafforzati l'attenzione e il finanziamento ai progetti d'innovazione e ricerca in materia di economia circolare e città sostenibili;

53.  ribadisce la necessità che le regioni attuino la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia[4] e la direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica[5];

54.  invita le amministrazioni locali a realizzare campagne di informazione, anche in cooperazione con rappresentanti della ristorazione collettiva, al fine di sensibilizzare il pubblico sull'impronta di carbonio dei prodotti alimentari, onde educare le persone a un'alimentazione sana e incoraggiarle a consumare cibi che hanno un impatto ridotto sul clima;

55.  sottolinea che gli alimenti stagionali, prodotti a livello locale possono ridurre le emissioni di gas a effetto serra provocate dal trasporto, riducendo così l'impronta di carbonio complessiva della produzione alimentare; invita la Commissione a promuovere la produzione alimentare locale e regionale sostenibile;

56.  invita a rafforzare i partenariati tra l'UE e i governi locali e regionali per consolidare le procedure volte ad accelerare le azioni locali per il clima nel quadro dell'economia circolare, al fine di ridurre gli sprechi, contenere i cambiamenti climatici e usare le risorse in modo più efficiente;

57.  sottolinea che l'economia circolare costituisce uno strumento dal potenziale enorme per migliorare la sostenibilità delle città e chiede alla Commissione di inserire le città nella strategia sull'economia circolare;

58.  invita le amministrazioni competenti ad affrontare il problema dei rifiuti nell'ottica di mettere a frutto l'economia circolare e di incentivare tecniche di smaltimento alternative all'incenerimento per i rifiuti che non sono né riutilizzabili né riciclabili;

59.  chiede alla Commissione di trovare modalità per rafforzare la cooperazione internazionale tra le regioni e gli attori a livello locale, affinché possano scambiarsi migliori prassi e insegnamenti appresi nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi;

60.  invita i governi nazionali ad aiutare le città e le regioni a rispettare gli impegni internazionali relativi al sostegno delle iniziative per il clima e l'energia a livello locale e regionale;

61.  invita le città e le regioni ad assumere un ruolo guida nella promozione dell'efficienza energetica e della produzione di energia rinnovabile al fine di ridurre le emissioni di gas serra e l'inquinamento atmosferico; nota che le regioni e le città possono svolgere un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione della società e che il loro coinvolgimento per la creazione di un sistema energetico fondato sulle fonti rinnovabili dovrebbe essere prioritario per l'UE e i singoli Stati membri;

62.  accoglie con favore la decisione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico di elaborare una relazione speciale sulle città e il clima nel 2023, un impegno che stimolerà una maggiore attività di ricerca sull'importanza delle città nella lotta contro i cambiamenti climatici; invita la Commissione ad assumere un ruolo attivo nella sua messa a punto e a promuovere una visione territoriale multilivello per quanto concerne l'azione per il clima; ritiene che le città dovrebbero contribuire alla relazione globale sul clima del 2018; ritiene che le città e le regioni possano influenzare la definizione delle politiche dopo l'accordo di Parigi, adottando un approccio strategico per contrastare il riscaldamento globale e sostenere le azioni di mitigazione e adattamento nelle zone urbane, dove vive oltre la metà della popolazione mondiale;

63.  riconosce che le città hanno una particolare responsabilità nell'affrontare i cambiamenti climatici, poiché esse producono il 70 % delle emissioni di CO2 a livello globale; ritiene che gli impegni assunti con la dichiarazione del comune di Parigi del 2015 potranno essere rispettati soltanto con la partecipazione del Patto globale dei sindaci per il clima e l'energia e con un'ampia adozione di piani d'azione da parte delle città in tutta l'Unione europea; invita la Commissione a contribuire a garantire, ove necessario, l'efficace integrazione tra il "Compact of Mayors" e il Patto dei sindaci, che è stata avviata il 22 giugno 2016;

64.  osserva che la "Marrakesh Roadmap for Action", elaborata durante la COP 22 a Marrakech dalle autorità locali e regionali, evidenzia la necessità di un coinvolgimento più diretto delle autorità locali, che dovrebbero essere riconosciute formalmente come parte delle discussioni ufficiali sui cambiamenti climatici, piuttosto che considerate allo stesso livello di altri attori non statali, come le ONG e il settore privato;

65.  sottolinea che la pubblica amministrazione dovrebbe dare l'esempio in qualità di consumatore di energia e invita a utilizzare in modo mirato o aumentare i Fondi strutturali per promuovere la ristrutturazione energetica degli edifici pubblici o l'approvvigionamento autonomo dei comuni con energia rinnovabile;

66.  invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere esperienze e modelli di autogestione energetica a livello locale, ossia modelli basati su regimi distributivi, i cui benefici economici siano intesi a finanziare nuovi impianti che riducano l'impronta ecologica;

67.  invita la Commissione a promuovere il coordinamento e lo scambio di informazioni e migliori prassi tra gli Stati membri, le regioni, le comunità locali e le città;

68.  si rammarica per la valutazione della Corte dei conti europea del 2016, secondo la quale l'obiettivo dell'UE di spendere il 20 % del bilancio nell'attuale periodo di programmazione a favore dell'azione per il clima non sarà raggiunto; riconosce le molteplici difficoltà nel misurare e valutare i progetti dell'UE volti ad attenuare i cambiamenti climatici e le relative conseguenze; invita la Commissione a tenere aggiornato il Parlamento sui progressi compiuti in questo importante ambito;

69.  sottolinea l'importanza di progetti energetici dei cittadini decentrati e cooperativi e invita a promuoverli mediante i Fondi strutturali dell'Unione europea e mediante una riduzione degli oneri burocratici a livello nazionale e regionale;

70.  riconosce l'importanza degli approcci dal basso verso l'alto per convincere i soggetti interessati a contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici; riconosce il potenziale in termini di strumenti offerto dal regolamento sulle disposizioni comuni[6], quali gli investimenti territoriali integrati (ITI) e gli sviluppi locali di tipo partecipativo, nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'UE in tale ambito; invita la Commissione a cooperare con i soggetti interessati a livello nazionale e locale per garantire che facciano un uso adeguato della gamma completa di strumenti a loro disposizione;

71.  ribadisce il suo impegno a favore di un'azione vincente a livello globale del Patto dei sindaci per il clima e l'energia; osserva l'importanza di definire obiettivi pienamente misurabili; nota inoltre che diversi piani d'azione presentati contengono impegni fino al 2020 e che pertanto le città interessate devono compiere maggiori sforzi di qui al 2030;

72.  accoglie con favore le misure volontarie (sistema di etichettatura che fa uso dell'immagine di un semaforo) volte a garantire la visibilità dell'incidenza sul clima e dell'impronta di carbonio dei generi alimentari e di altri prodotti, e chiede l'introduzione di indicatori uniformi a livello di UE che rendano possibile un'etichettatura volontaria ma confrontabile, in particolare nel settore del commercio regionale.

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

21.11.2017

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

59

0

2

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Margrete Auken, Pilar Ayuso, Zoltán Balczó, Catherine Bearder, Ivo Belet, Simona Bonafè, Lynn Boylan, Soledad Cabezón Ruiz, Nessa Childers, Alberto Cirio, Birgit Collin-Langen, Miriam Dalli, Seb Dance, Angélique Delahaye, Mark Demesmaeker, Bas Eickhout, Francesc Gambús, Elisabetta Gardini, Gerben-Jan Gerbrandy, Arne Gericke, Jens Gieseke, Julie Girling, Françoise Grossetête, Andrzej Grzyb, Anneli Jäätteenmäki, Jean-François Jalkh, Benedek Jávor, Josu Juaristi Abaunz, Kateřina Konečná, Urszula Krupa, Giovanni La Via, Peter Liese, Norbert Lins, Valentinas Mazuronis, Joëlle Mélin, Susanne Melior, Rory Palmer, Gilles Pargneaux, Piernicola Pedicini, Bolesław G. Piecha, Pavel Poc, Frédérique Ries, Daciana Octavia Sârbu, Annie Schreijer-Pierik, Davor Škrlec, Renate Sommer, Ivica Tolić, Nils Torvalds, Adina-Ioana Vălean, Damiano Zoffoli

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Jørn Dohrmann, Herbert Dorfmann, Eleonora Evi, Martin Häusling, Rupert Matthews, Stanislav Polčák, Christel Schaldemose, Bart Staes, Dubravka Šuica, Carlos Zorrinho

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Maria Noichl

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

59

+

ALDE

Catherine Bearder, Gerben-Jan Gerbrandy, Anneli Jäätteenmäki, Valentinas Mazuronis, Frédérique Ries, Nils Torvalds

ECR

Mark Demesmaeker, Jørn Dohrmann, Arne Gericke, Julie Girling, Urszula Krupa, Rupert Matthews, Bolesław G. Piecha

EFDD

Eleonora Evi, Piernicola Pedicini

GUE/NGL

Lynn Boylan, Josu Juaristi Abaunz, Kateřina Konečná

NI

Zoltán Balczó

PPE

Pilar Ayuso, Ivo Belet, Alberto Cirio, Birgit Collin-Langen, Angélique Delahaye, Herbert Dorfmann, Francesc Gambús, Elisabetta Gardini, Jens Gieseke, Françoise Grossetête, Andrzej Grzyb, Giovanni La Via, Peter Liese, Norbert Lins, Stanislav Polčák, Annie Schreijer-Pierik, Renate Sommer, Dubravka Šuica, Ivica Tolić, Adina-Ioana Vălean

S&D

Simona Bonafè, Soledad Cabezón Ruiz, Nessa Childers, Miriam Dalli, Seb Dance, Susanne Melior, Maria Noichl, Rory Palmer, Gilles Pargneaux, Pavel Poc, Christel Schaldemose, Daciana Octavia Sârbu, Damiano Zoffoli, Carlos Zorrinho

VERTS/ALE

Margrete Auken, Bas Eickhout, Martin Häusling, Benedek Jávor, Davor Škrlec, Bart Staes

0

-

 

 

2

0

ENF

Jean-François Jalkh, Joëlle Mélin

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

  • [1]  Relazione Global Gender and Climate Alliance (GGCA), dicembre 2015.
  • [2]  Studio Arup intitolato "Deadline 2020. How cities will get the job done" (Obiettivo 2020. In che modo le città realizzeranno gli obiettivi).
    http://www.c40.org/researches/deadline-2020
  • [3]  Direttiva (UE) 2016/2284 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2016, concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, che modifica la direttiva 2003/35/CE e abroga la direttiva 2001/81/CE (GU L 344 del 17.12.2016, pag. 1).
  • [4]  Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia (GU L 153 del 18.6.2010, pag. 13).
  • [5]  Direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE (GU L 315 del 14.11.2012, pag. 1).
  • [6]  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

20.2.2018

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

33

4

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Mercedes Bresso, Steeve Briois, Andrea Cozzolino, Raymond Finch, John Flack, Iratxe García Pérez, Michela Giuffrida, Krzysztof Hetman, Ivan Jakovčić, Constanze Krehl, Sławomir Kłosowski, Louis-Joseph Manscour, Martina Michels, Iskra Mihaylova, Andrey Novakov, Paul Nuttall, Mirosław Piotrowski, Stanislav Polčák, Liliana Rodrigues, Fernando Ruas, Monika Smolková, Ruža Tomašić, Ramón Luis Valcárcel Siso, Ángela Vallina, Lambert van Nistelrooij, Kerstin Westphal, Joachim Zeller

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Daniel Buda, Andor Deli, Ivana Maletić, Urmas Paet, Tonino Picula, Georgi Pirinski, Bronis Ropė, Milan Zver

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Eleonora Evi, Anna Hedh, Bogdan Brunon Wenta

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

33

+

ALDE

Ivan Jakovčić, Iskra Mihaylova, Urmas Paet

ECR

John Flack, Mirosław Piotrowski, Ruža Tomašić

EFDD

Eleonora Evi

GUE/NGL

Martina Michels, Ángela Vallina

PPE

Daniel Buda, Andor Deli, Krzysztof Hetman, Ivana Maletić, Lambert van Nistelrooij, Andrey Novakov, Stanislav Polčák, Fernando Ruas, Ramón Luis Valcárcel Siso, Bogdan Brunon Wenta, Milan Zver

S&D

Mercedes Bresso, Andrea Cozzolino, Iratxe García Pérez, Michela Giuffrida, Anna Hedh, Constanze Krehl, Louis-Joseph Manscour, Tonino Picula, Georgi Pirinski, Liliana Rodrigues, Monika Smolková, Kerstin Westphal

VERTS/ALE

Bronis Ropė

4

-

EFDD

Raymond Finch, Paul Nuttall

ENF

Steeve Briois

PPE

Joachim Zeller

1

0

ECR

Sławomir Kłosowski

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

Ultimo aggiornamento: 9 marzo 2018
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