RELAZIONE sulla situazione attuale e le prospettive future per i settori ovino e caprino nell'UE

3.4.2018 - (2017/2117(INI))

Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale
Relatore: Esther Herranz García

Procedura : 2017/2117(INI)
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A8-0064/2018
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A8-0064/2018
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla situazione attuale e le prospettive future per i settori ovino e caprino nell'UE

(2017/2117/(INI))

Il Parlamento europeo,

–  viste le raccomandazioni del Forum europeo sulle carni ovine, tenutosi nel 2015 e nel 2016 su iniziativa della Commissione,

–  visto lo studio sul futuro dei settori ovino e caprino in Europa, commissionato dal Parlamento europeo,

–  vista la sua risoluzione del 19 giugno 2008 sul futuro del settore ovicaprino in Europa[1],

–  viste le conclusioni dello studio realizzato dalla Commissione nel 2011 per valutare le misure della PAC nei settori ovino e caprino,

–  viste le conclusioni del Consiglio del 19 giugno 2017 sul piano d'azione dell'UE per la natura, i cittadini e l'economia,

–  vista la sua risoluzione del 15 novembre 2017 su un piano d'azione per la natura, i cittadini e l'economia[2],

–  vista la comunicazione della Commissione del 29 giugno 2017 dal titolo "Piano d'azione europeo "One Health" contro la resistenza antimicrobica" (COM(2017)0339),

–  visto il regolamento (CE) n. 1069/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale e ai prodotti derivati non destinati al consumo umano,

–  viste le conclusioni del difensore civico olandese contenute nella sua relazione del 2012 sull'approccio adottato dal governo in merito alla febbre Q[3] e nella sua inchiesta del 2017 sugli insegnamenti che il governo olandese ha tratto da quest'epidemia[4],

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (A8-0064/2018),

A.  considerando che i settori ovino e caprino sono caratterizzati da una scarsa redditività in gran parte dell'Unione e le entrate che registrano sono tra le più basse dell'Unione, soprattutto a causa degli ingenti costi operativi e normativi, talvolta superiori ai prezzi di vendita, nonché dei gravosi oneri amministrativi, e che ciò si traduce sempre più frequentemente nell'abbandono di tali produzioni;

B.  considerando che gli squilibri nella catena alimentare accentuano la vulnerabilità di tali settori e che finora la Commissione non ha intrapreso l'azione normativa necessaria chiesta dal Parlamento a tal proposito;

C.  considerando l'impossibilità di avviare e mantenere produzioni ovine e caprine senza la garanzia di redditi stabili per gli allevatori;

D.  considerando che l'allevamento di ovini e caprini in Europa è caratterizzato da stagionalità, a differenza di altre regioni del mondo, che possono garantire il ciclo completo di allevamento e produzione durante tutto l'anno; che la marcata stagionalità del settore può creare incertezza economica per gli allevatori e i produttori;

E.  considerando che entrambi i settori hanno il potenziale di creare e salvaguardare l'occupazione in zone svantaggiate, quali le regioni remote e di montagna;

F.  considerando che le filiere ovine e caprine offrono notevoli potenzialità in termini di sviluppo e occupazione in molte zone fragili rurali e periurbane, soprattutto attraverso la vendita della carne e dei prodotti lattiero-caseari di qualità, che possono essere distribuiti attraverso filiere corte e di prossimità;

G.  considerando che gli allevatori di ovini faticano a trovare manodopera qualificata e talvolta persino non qualificata;

H.  considerando che l'allevamento di ovini e caprini fa parte del patrimonio culturale di molti Stati membri e fornisce prodotti tradizionali di alta qualità;

I.  considerando che i settori ovino e caprino devono garantire le norme più elevate al mondo in materia di sicurezza alimentare, salute e benessere degli animali e rispetto dell'ambiente;

J.  considerando che le specie ovina e caprina svolgono un ruolo importante per la sostenibilità ambientale, in particolare quelle che praticano il pascolo, che sono presenti nel 70 % delle zone con svantaggi naturali, comprese regioni isolate e poco accessibili, e contribuiscono al mantenimento del paesaggio e della biodiversità (tra cui le specie autoctone locali) e alla lotta contro l'erosione, l'accumulo indesiderato di biomassa, i danni agli argini e alle dighe, le valanghe e gli incendi boschivi e nelle zone arbustive;

K.  considerando che l'allevamento ovino e caprino apporta un contribuito socioeconomico importante alle zone rurali dell'Europa sostenendo l'agricoltura e l'occupazione in zone svantaggiate e fornendo prodotti tradizionali di alta qualità;

L.  considerando che occorre migliorare il ricambio generazionale per garantire la sopravvivenza di questa tipologia di allevamento e contribuire a frenare il rapido spopolamento di molte regioni rurali in cui scarseggiano i servizi di base e di sostegno alle famiglie, con conseguenze in particolare per le donne, che svolgono un lavoro importante, spesso invisibile, nel settore;

M.  considerando che questi settori offrono un contesto favorevole e buone opportunità per i giovani che intendono intraprendere attività agricole in strutture a misura d'uomo, con un basso livello di capitalizzazione, un'organizzazione collettiva ben sviluppata, mutua assistenza e cooperative che consentono l'uso collettivo delle attrezzature, oppure che intendono costituire società;

N.  considerando che l'età media degli allevatori di ovini e caprini è in aumento e manca un trasferimento di conoscenze tra le generazioni, il che ostacola il corretto funzionamento dei due settori e li rende vulnerabili a una mancanza di competenze e conoscenze in futuro; che gli allevatori e i produttori di prodotti trasformati di qualità quali i formaggi artigianali spesso non dispongono delle competenze di commercializzazione e di vendita necessarie per rendere attraenti i prodotti che immettono sul mercato;

O.  considerando che la maggioranza degli ovini e dei caprini nell'UE è allevata in maniera estensiva, ad esempio nei pascoli; che in alcuni Stati membri i settori si basano su un allevamento di tipo intensivo per caprini e ovini;

P.  considerando che questi settori contribuiscono alla conservazione di zone dall'elevato valore ecologico o dall'elevato valore naturalistico, come i pascoli, le superfici a pascolo magro, i pascoli arborati e altre superfici silvopastorali o dehesa, nonché terreni meno fertili, e che esercitano anche una cruciale funzione di ripulitura del sottobosco;

Q.  considerando che prima dell'entrata in vigore del regolamento omnibus la definizione di pascolo permanente non contemplava adeguatamente i pascoli mediterranei con specie legnose perenni, come i terreni delle dehesa e altri ecosistemi associati all'agroforestazione, riducendo così la superficie ammissibile agli aiuti diretti e penalizzando gli allevatori di queste zone;

R.  considerando che la pastorizia è un'attività tradizionale di allevamento estensivo, praticata in particolare nelle regioni di montagna, che consente lo sviluppo di territori difficilmente accessibili o meccanizzabili e dal basso valore agronomico, che possono così mantenere un'attività economica;

S.  considerando che la transumanza fa parte delle pratiche agricole in alcuni Stati membri;

T.  considerando che l'attuale politica agricola comune (PAC) prevede il sostegno di diverse razze autoctone di ovini e caprini;

U.  considerando che tali razze sono ben adattate all'ambiente locale e svolgono un importante ruolo nel mantenimento della biodiversità e dell'equilibrio naturale nei loro habitat;

V.  considerando che le razze autoctone si adattano molto meglio alle condizioni e alle caratteristiche del territorio;

W.  considerando che dagli anni Ottanta sono scomparsi oltre 25 milioni di ovini e che negli ultimi 17 anni la produzione è calata di oltre il 20 per cento;

X.  considerando che il consumo di carni ovine e caprine è diminuito notevolmente negli ultimi anni e al momento, nel caso degli ovini, si attesta a 2 chili a persona a fronte dei 3,5 chili consumati nel 2001, e che la tendenza al ribasso è stata evidenziata nuovamente nel 2017, soprattutto tra i giovani;

Y.  considerando che il mercato della carne caprina in Europa è singolare, con una produzione concentrata principalmente in Grecia, Spagna e Francia e un consumo particolarmente significativo in Portogallo, Italia e Grecia;

Z.  considerando che produzione di carne caprina da capretti o animali adulti da riforma è stagionale e rappresenta un sottoprodotto del latte, controllato da pochi operatori, il cui prezzo di vendita non è remunerativo per gli allevatori;

AA.  considerando che la scarsa presenza della carne caprina nei punti vendita comporta una perdita di visibilità del prodotto e quindi un minor consumo da parte dei consumatori;

AB.  considerando che ai settori ovino e caprino è attribuibile il 3 % della produzione europea di latte e il 9 % della produzione europea di formaggio e che, insieme, impiegano 1,5 milioni di lavoratori nell'UE;

AC.  considerando che negli ultimi anni il consumo di latte e formaggio di capra è aumentato notevolmente in diversi Stati membri;

AD.  considerando che la produzione ovina nell'Unione lascia scoperto circa il 13 % della domanda e che le importazioni provenienti dai paesi terzi, in primis la Nuova Zelanda, incidono sulla competitività della produzione europea nei periodi più delicati dell'anno (Pasqua e Natale), ma anche nel resto dell'anno, dal momento che la Nuova Zelanda e l'Australia sono i principali esportatori di carne ovina;

AE.  considerando che, negli ultimi anni, la Nuova Zelanda ha incrementato le esportazioni di carni fresche o refrigerate, riducendo quelle tradizionali di carni congelate, e che ciò comporta ripercussioni maggiori sul mercato delle carni fresche dell'Unione e si traduce in una diminuzione dei prezzi pagati ai produttori europei; che occorre tenere conto di tale aspetto negli imminenti negoziati su un accordo di libero scambio con la Nuova Zelanda;

AF.  considerando che, in molti casi, i produttori europei non competono in condizioni di parità con le importazioni provenienti da paesi terzi, che spesso devono rispettare norme di qualità, prescrizioni regolamentari e norme ambientali meno rigorose;

AG.  considerando che, in ragione della loro sensibilità, i settori ovino e caprino dovrebbero essere tutelati nell'ambito dei negoziati in corso sugli accordi di libero scambio tra l'Unione europea e la Nuova Zelanda e l'Australia, oppure esclusi in toto da tali accordi commerciali;

AH.  considerando che alcune regioni del vicinato dell'UE manifestano interesse per i prodotti ovini e caprini provenienti dall'Unione, il che costituisce un'opportunità per i produttori dell'UE, che purtroppo non è stata pienamente sfruttata;

AI.  considerando che la Brexit potrebbe dar luogo a cambiamenti significativi negli scambi intracomunitari di carni ovine, dal momento che proprio il Regno Unito è il primo produttore e la principale porta di ingresso delle importazioni dai paesi terzi;

AJ.  considerando che il Regno Unito importa circa la metà del proprio contingente di carne ovina dalla Nuova Zelanda e circa due terzi dall'Australia e che l'UE non può dissociarsi da un giorno all'altro dai suoi impegni internazionali, fatto che accentua l'incertezza dovuta alla Brexit;

AK.  considerando che la lana di pecora e di capra rappresenta una risorsa sostenibile, rinnovabile e biodegradabile per il settore tessile;

AL.  considerando che la lana non è riconosciuta quale prodotto agricolo a norma dell'allegato I TFUE, ma è classificata solo come sottoprodotto di origine animale ai sensi del regolamento (UE) n. 142/2011;

AM.  considerando che tale assenza di riconoscimento pone gli allevatori di ovini in condizione di svantaggio rispetto ad altri allevatori, poiché la lana è soggetta a prescrizioni più rigorose durante il trasporto rispetto a prodotti agricoli riconosciuti e gli interventi sul mercato attraverso un'organizzazione comune del mercato non sono possibili per la lana;

AN.  considerando che le produzioni ovine e caprine sono di per sé principalmente estensive e quindi a stretto contatto con la fauna selvatica, le cui condizioni sanitarie non possono essere garantite;

AO.  considerando che, conformemente al regolamento (CE) n. 999/2001, il piano per lo scrapie ha portato a una riduzione del 100 % negli scambi del bestiame di allevamento e che per le specie autoctone di piccole dimensioni la genotipizzazione dello scrapie ha portato a una riduzione fino al 50 % dei riproduttori maschi;

AP.  considerando che i casi recenti hanno dimostrato che l'insorgere di una malattia in uno Stato membro può rappresentare una minaccia per l'intero mercato agricolo europeo, tenendo conto delle diverse epidemie che hanno colpito l'Unione europea, alcune con conseguenze per la salute umana, come nel caso della più ampia epidemia mai registrata di febbre Q, diffusasi negli allevamenti caprini tra il 2007 e il 2011;

AQ.  considerando che la vaccinazione di ovini e caprini protegge le greggi degli Stati membri dalle malattie transfrontaliere, limita il rischio di ulteriore contagio tra gli Stati membri e contribuisce a mitigare gli effetti della resistenza antimicrobica;

AR.   considerando che secondo il piano d'azione europeo "One Health" contro la resistenza antimicrobica, l'immunizzazione attraverso la vaccinazione è un intervento di sanità pubblica efficace sotto il profilo dei costi ai fini della lotta alla resistenza antimicrobica, nonostante l'uso degli antibiotici sia meno dispendioso nel breve termine, e che il piano prevede, inoltre, incentivi per aumentare la diffusione della diagnostica, delle alternative agli antimicrobici e dei vaccini;

AS.  considerando che il sistema di identificazione elettronica di ovini e caprini garantisce in maniera efficiente la tracciabilità degli animali, ma gli errori involontari nella lettura dei marchi auricolari o la perdita degli stessi possono dar luogo a sanzioni talvolta sproporzionate;

AT.  che gli allevatori hanno difficoltà anche ad applicare le attuali norme di identificazione nel caso dei capretti;

AU.  considerando che la protezione accordata a determinate specie animali, in particolare di grandi carnivori, in virtù della direttiva Habitat, insieme al deterioramento degli habitat naturali, alla riduzione in termini quantitativi e qualitativi delle prede naturali, allo spopolamento delle zone rurali nonché alla carenza di investimenti in favore di misure preventive da parte degli Stati membri hanno contribuito a un significativo aumento degli attacchi da parte di specie predatrici a danno delle greggi di ovini e caprini in tutte le regioni, aggravando la situazione già precaria di alcune aziende agricole e mettendo in pericolo le attività agricole e pastorali tradizionali in molte zone;

AV.  considerando che i predatori e i grandi carnivori hanno conseguito un buono stato di conservazione in alcune regioni dell'Unione europea;

AW.  considerando che si dovrebbe valutare l'introduzione della possibilità di modificare lo status di protezione delle specie in determinate regioni non appena raggiunto l'auspicato stato di conservazione;

AX.  considerando che gli allevatori di ovini e caprini devono far fronte a molta burocrazia e oneri amministrativi derivanti non solo dalla PAC ma anche da altre normative dell'UE come, ad esempio, quella relativa al trattamento di sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano;

AY.  considerando che il mercato delle carni ovine e caprine risente di una profonda frammentazione e di una mancanza di trasparenza nella trasmissione dei prezzi di mercato;

AZ.  considerando che in alcuni Stati membri vi sono pochissimi macelli, il che ostacola lo sviluppo di questi settori al loro interno;

BA.  considerando che la ristrutturazione del settore della macellazione, l'adeguamento alle norme sanitarie e il calo degli abbattimenti dovuto alla contrazione delle attività di allevamento hanno comportato in molte regioni la scomparsa degli strumenti economici necessari per valorizzare e sostenere le filiere di prossimità;

BB.  considerando che la ristrutturazione dell'industria della macellazione e le misure applicate a seguito della crisi della "mucca pazza" e del pacchetto igienico-sanitario, insieme ad altri fattori, hanno determinato in molti Stati membri la scomparsa di diversi strumenti necessari per la sopravvivenza della vendita diretta e di prossimità, nonché un aumento dei costi di macellazione;

BC.  considerando che gli impianti di mungitura e i macelli mobili, o le misure volte a rendere disponibili tali strutture in loco, sono importanti e necessari per favorire la produttività dell'allevamento di ovini e caprini;

BD.  considerando che i prodotti di carne ovina e caprina spesso non presentano la varietà del prodotto finale disponibile per altri tipi di carne, il che li rende meno attraenti e, di conseguenza, meno richiesti dai consumatori;

BE.  considerando che è necessario migliorare il valore aggiunto delle produzioni di carne e introdurre nuove formule più adeguate alle abitudini di consumo dei giovani;

BF.  considerando che, oltre a offrire una vasta gamma di prodotti di carne, lattiero-caseari e di lana ai consumatori di tutta l'UE, l'allevamento di ovini e caprini ha un ruolo essenziale in molte comunità, celebrato ad esempio nella tradizione dei "Kukeri" in Bulgaria e della "danza della capra" in Romania;

BG.  considerando che esiste un mercato in crescita, in molti Stati membri, per i prodotti agricoli di prossimità e biologici, che risponde alla domanda di trasparenza e di qualità dei consumatori;

BH.  considerando che, conformemente al regolamento (UE) n. 1151/2012 e al regolamento delegato (UE) n. 665/2014, gli Stati membri possono utilizzare l'indicazione facoltativa di qualità "prodotto di montagna" per conferire migliore visibilità ai prodotti dell'allevamento di ovini e caprini originari delle regioni di montagna;

BI.  considerando che i regimi di qualità dell'UE, in particolare l'etichettatura IGP (indicazione geografica protetta) e DOP (denominazione di origine protetta ), offrono strumenti per conferire maggiore visibilità ai prodotti dell'allevamento di ovini e caprini, migliorandone così le possibilità di affermazione sul mercato;

BJ.  considerando che alcuni Stati membri non dispongono di politiche strutturali per lo sviluppo di uno dei due settori o di entrambi i settori, e che ciò ostacola il loro sviluppo;

BK.  considerando che tali politiche potrebbero prevedere raccomandazioni per diverse fasi quali l'allevamento (selezione delle razze, produzione di montoni ecc.) e l'affermazione sul mercato;

Miglior sostegno

1.  appoggia le raccomandazioni pubblicate nel 2016 dal forum europeo sulle carni ovine, organizzato su iniziativa della Commissione, in particolare quanto alla necessità di istituire un'indennità ambientale per compensare il ruolo svolto dai settori ovino e caprino, specialmente ove basati sul pascolo estensivo, nella fornitura di beni pubblici in termini di: miglioramento dei terreni e tutela della biodiversità, degli ecosistemi, di zone dall'elevato valore ambientale e della qualità dell'acqua; prevenzione dei cambiamenti climatici nonché di inondazioni, valanghe, incendi boschivi e della conseguente erosione; mantenimento dello spazio rurale e occupazione; sottolinea che tali raccomandazioni dovrebbero applicarsi anche alle carni caprine e alle produzioni lattiero-casearie di entrambi i settori;

2.  invita la Commissione e gli Stati membri a considerare l'offerta di incentivi agli allevatori che praticano la transumanza;

3.  è favorevole a mantenere o, se opportuno, rafforzare il sostegno accoppiato facoltativo per i settori della produzione ovina e caprina e le altre rispettive misure destinate a entrambi i settori, con sovvenzioni differenziate per le greggi da pascolo, nell'ambito della prossima riforma della PAC, allo scopo di frenare l'abbandono di tali produzioni nell'Unione europea, tenendo conto dell'elevata dipendenza di gran parte dei settori ovino e caprino dai pagamenti diretti;

4.  sottolinea che, nel quadro dell'accordo raggiunto nell'ambito dei negoziati sul regolamento omnibus, il regime di sostegno accoppiato facoltativo è stato semplificato e chiarito eliminando i riferimenti ai limiti quantitativi e al mantenimento della produzione, e prevedendo che gli Stati membri possano riesaminare annualmente taluni criteri di ammissibilità e la dotazione finanziaria complessiva;

5.  invita tutti gli Stati membri a estendere i pagamenti agroambientali alle superfici utilizzate per il pascolo di ovini e caprini e a sostenere gli agricoltori che garantiscono un maggiore benessere degli animali;

6.  plaude all'accordo raggiunto nel quadro dei negoziati sul regolamento omnibus per quanto concerne il riconoscimento delle specificità dei pascoli mediterranei, quali le dehesa, al fine di stabilire disposizioni più eque quanto ai terreni ammissibili ai pagamenti diretti e di porre rimedio alla discriminazione intrinseca nei confronti di pascoli magri e sistemi silvopastorali;

7.  sottolinea l'importanza di tale tipo di pascoli per la prevenzione degli incendi ma osserva che questi miglioramenti sono ancora facoltativi per gli Stati membri;

8.  ritiene necessario evitare la discriminazione di altri ecosistemi agroforestali da pascolo in tal senso, e invita a rimuovere, per gli allevatori di ovini e caprini, la soglia del 50 % di superficie prativa nelle zone boschive necessario per l'attivazione del pagamento diretto per ettaro;

9.  è favorevole all'autorizzazione di regimi adeguati di pascolo nelle zone di interesse ecologico, compresi i pascoli aridi e di scarsa qualità che si trovano in alcune zone svantaggiate;

10.  sottolinea che il pascolo non dovrebbe essere autorizzato ove esista un rischio di danneggiare zone naturali sensibili; evidenzia in tale contesto la grande importanza dei ruminanti nello sfruttamento delle fibre grezze;

11.  ritiene necessario offrire un maggior sostegno ai giovani agricoltori e a chi intraprende l'attività agricola, sia attraverso gli aiuti diretti sia a titolo della politica di sviluppo rurale, coerentemente alle politiche nazionali, nell'ottica di incentivare la creazione e il rilevamento degli allevamenti ovini e caprini, dal momento che l'elevata età media degli allevatori, ancora più marcata rispetto ad altre professioni agricole in ragione della scarsa redditività, è una delle sfide chiave per la sopravvivenza delle aree rurali e il mantenimento della sicurezza alimentare nell'Unione;

12.  esorta la Commissione e gli Stati membri a tenere conto dei problemi specifici sollevati dalle organizzazioni di donne occupate in questi settori, mediante misure volte, tra l'altro, a migliorare la loro visibilità, a promuovere la titolarità e contitolarità nonché a introdurre i necessari servizi di sostegno alle famiglie;

13.  invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare programmi specifici che consentano alle donne di trovare il loro posto in questi particolari settori, in quanto ciò potrebbe contribuire profondamente al necessario ricambio generazionale nei settori e a mantenere l'allevamento ovicaprino a livello di impresa familiare;

14.  invita la Commissione e gli Stati membri a vigilare maggiormente sulla diversità delle risorse genetiche nei settori ovino e caprino considerata la loro importanza per la produttività (fertilità, prolificità ecc.), la qualità dei prodotti e l'adattamento degli animali al loro habitat;

15.  accoglie con favore le attuali linee di aiuti per la promozione delle razze autoctone e della qualità differenziata, come la certificazione della produzione biologica;

16.  sottolinea che, in tal contesto, la conservazione delle razze locali e rustiche deve essere tenuta in considerazione nei programmi di selezione animale;

17.  sottolinea l'importanza delle razze ovine e caprine autoctone per il pascolo nelle zone alpine, impraticabili per altre razze;

18.  invita la Commissione ad adottare misure intese a sostenere maggiormente il mantenimento di tali razze di ovini e caprini;

19.  esorta a incrementare il sostegno fornito alle organizzazioni di produttori nei settori ovino e caprino;

20.  prende in considerazione lo sviluppo di sovvenzioni nei settori, che è di fondamentale importanza nell'ambito degli sforzi volti ad aumentare l'efficienza e la competitività della produzione, migliorare la qualità dei prodotti e aumentare l'autosufficienza dell'approvvigionamento di carni ovine dell'UE, tutte finalità coerenti con gli obiettivi di sviluppo dell'efficienza e di miglioramento della qualità dell'UE;

Promozione e innovazione

21.  invita la Commissione a incrementare il sostegno destinato alla ricerca sui metodi e le tecnologie di produzione innovativi allo scopo di rafforzare la competitività dei settori ovino e caprino e di promuovere i prodotti di carne, lattiero-caseari e di lana nel mercato interno, insistendo non solo sui prodotti tradizionali come il formaggio, ma anche sui tagli di carne più innovativi al fine di offrire prodotti che rispondano alle aspettative dei consumatori e alla domanda del mercato; invita altresì la Commissione a incoraggiare un consumo più regolare mediante campagne informative sulle modalità di preparazione e di cottura adatte ai nuovi consumatori, anche nei paesi vicini emergenti e nei mercati orientali, evidenziando i benefici nutrizionali e per la salute delle carni ovine e caprine;

22.  ritiene necessario contrastare l'idea che l'agnello è difficile da cucinare nonché l'attuale tendenza ad evitare le carni rosse;

23.  sottolinea che per aumentare la produzione nell'UE è essenziale profondere sforzi per aumentare il consumo di carni ovine e caprine;

24.  elogia la Commissione per la sua intenzione di dedicare una linea di bilancio specifica alle carni e ai prodotti lattiero-caseari ovini e caprini nell'ambito delle prossime campagne di promozione cofinanziate dall'Unione;

25.  evidenzia la necessità di garantire adeguati finanziamenti alle campagne di promozione intese ad aumentare il consumo di prodotti ovini e caprini in tutta l'UE;

26.  invita a includere tra i prodotti beneficiari la lana e le pelli;

27.  invita la Commissione a coordinare campagne di promozione per l'etichettatura IGP e DOP dei prodotti ovini e caprini, al fine di aumentare la loro attrattiva; chiede di procedere a uno studio approfondito degli sbocchi di mercato per la lana onde garantire ai produttori un maggiore rendimento economico;

28.  incoraggia altri Stati membri ad attuare l'indicazione facoltativa di qualità "prodotto di montagna" prevista dalla normativa dell'UE vigente, che costituisce uno strumento per conferire migliore visibilità ai prodotti e garantire ai consumatori una scelta più informata;

29.  evidenzia la necessità di introdurre etichette di garanzia per la carne di agnello e capretto, sia per i singoli produttori sia per le associazioni di produttori quali possibili beneficiari di aiuti alla qualità differenziata; sottolinea che tali etichette devono essere approvate dall'autorità locale competente in conformità delle disposizioni e delle norme pertinenti che ne disciplinano l'uso;

30.  chiede un sostegno a favore di eventi promozionali a livello dell'Unione dedicati ai settori ovino e caprino, quali festival e eventi annuali analoghi, in quanto strumenti di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui benefici che tali settori apportano all'UE, all'ambiente e ai cittadini;

31.  invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere lo sfruttamento delle elevate potenzialità delle pratiche tradizionali di allevamento di ovini e caprini attraverso l'agriturismo;

Buone pratiche

32.  invita la Commissione a creare le condizioni per lo sviluppo di un settore del latte ovino e caprino, consentendo la massima creazione di valore aggiunto per le aziende agricole, mediante politiche di qualità che favoriscano la produzione lattiero-casearia in loco e una distribuzione principalmente attraverso filiere corte o di prossimità; rileva, in tale contesto, l'importanza di una migliore applicazione da parte della Commissione delle norme in materia di igiene in tutti gli Stati membri, grazie in particolare al "manuale europeo per le buone prassi igieniche nella produzione di formaggi artigianali e prodotti lattiero-caseari" redatto dalla rete europea dei produttori di formaggi di azienda agricola e artigianali (FACE) in collaborazione con la Commissione;

33.  invita la Commissione a istituire una piattaforma online incentrata sui settori ovino e caprino con l'obiettivo principale di procedere allo scambio delle buone prassi e dei dati pertinenti provenienti dagli Stati membri;

34.  esorta la Commissione a elaborare orientamenti per le buone prassi di commercializzazione dei prodotti dei settori ovino e caprino, che possano quindi essere condivisi tra gli Stati membri e con le organizzazioni professionali;

35.  invita la Commissione e gli Stati membri a prestare maggiore attenzione al settore della produzione e della lavorazione della lana fornendo forme di sostegno per l'attuazione di programmi per lo scambio di informazioni e di buone pratiche tra gli attori della filiera della lavorazione della lana;

36.  esorta la Commissione a esaminare la possibilità di introdurre deroghe per la lana nell'applicazione del regolamento (CE) n. 1069/2009 e del regolamento (UE) n. 142/2011 sul trattamento dei sottoprodotti di origine animale, non trattandosi di un prodotto destinato al consumo umano;

Migliorare i mercati

37.  invita la Commissione a presentare proposte sulla trasparenza dei prezzi nei settori in modo da fornire informazioni sui prezzi dei prodotti ai consumatori e ai produttori;

38.  invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in esame un'eventuale armonizzazione delle carcasse affinché riflettano i costi reali, senza compromettere la biodiversità garantita dalle razze locali, nonché la creazione di un osservatorio europeo che si occupi di monitorare i prezzi e i costi di produzione delle carni ovine e caprine; sottolinea l'importanza di monitorare i margini in tutta la catena alimentare, ivi compresi i prezzi all'ingrosso;

39.  avverte che la staticità o la diminuzione della domanda e l'aumento della produzione possono determinare una riduzione dei prezzi per i produttori;

40.  ricorda che i produttori di latte di pecora o di capra, riuniti in un'organizzazione di produttori, beneficiano, a norma dell'articolo 149 del regolamento (UE) n. 1308/2013, della possibilità di condurre trattative contrattuali congiunte entro il limite del 33 % della produzione nazionale e del 3,5 % di quella europea; sottolinea che tali soglie sono state stabilite principalmente per la produzione del latte crudo vaccino e sono pertanto restrittive e non adatte alle produzioni dei piccoli ruminanti, soprattutto quando gli allevatori intendono riunirsi in associazioni di organizzazioni di produttori locali o di organizzazioni di produttori multiacquirente, o quando devono confrontarsi con un grande gruppo industriale;

41.  chiede l'elaborazione di indicatori precisi che consentano di monitorare più attentamente la produzione, il consumo e il commercio di carne caprina, distinguendo tra animali adulti e capretti;

42.  ritiene necessario migliorare il potere negoziale e di mercato dei produttori nella catena alimentare, estendendo le norme sulle relazioni contrattuali per i settori ovino e caprino, nonché per i prodotti a base di carne e a base di latte, istituendo organizzazioni di produttori e interprofessionali analoghe a quelle esistenti in altri settori agricoli, in conformità dell'accordo raggiunto nel quadro del regolamento omnibus, in modo da migliorare la competitività e l'attuale scarsa produttività di tali settori;

43.  chiede che le etichettature di qualità PDO e PGI per la carne ovina siano assimilate a quelle previste per il prosciutto, a norma dell'articolo 172 del regolamento (UE) n. 1308/2013, come misura di regolazione dell'offerta per incrementare le possibilità di adeguare l'offerta alla domanda;

44.  osserva che le organizzazioni dei produttori di latte di pecora o di capra o le loro associazioni possono sottrarsi ai massimali vincolanti di cui all'articolo 149 del regolamento (UE) n. 1308/2013 laddove esercitino un'attività economica comune (promozione, controllo di qualità, imballaggio, etichettatura o trasformazione), a norma dell'articolo 152, quale modificato dal regolamento omnibus;

45.  invita gli Stati membri che non lo abbiano ancora fatto a fornire sostegno finanziario al settore dei prodotti lattiero-caseari ovini e caprini mediante il pacchetto latte;

46.  ritiene che si debba impedire che i prodotti ovini e caprini siano venduti al di sotto dei prezzi alla produzione;

47.  invita la Commissione a esaminare, in collaborazione con gli Stati membri, la filiera delle carni ovine e caprine (ad esempio distinguendo tra carne di animali adulti e carne di capretto) al fine di garantire che gli allevatori ricevano una remunerazione equa dal mercato;

48.  evidenzia in tale contesto l'importanza della commercializzazione diretta dei prodotti ovini e caprini;

49.  invita la Commissione a promuovere condizioni favorevoli alla vendita diretta da parte dei produttori e delle organizzazioni di produttori al fine di limitare gli aumenti artificiosi dei prezzi;

50.  sostiene lo sviluppo delle filiere ovine di prossimità, che costituiscono uno strumento per migliorare i redditi degli allevamenti ovini e favorire l'incontro tra domanda e offerta, e invita gli Stati membri e la Commissione a prestare particolare attenzione alle loro politiche pubbliche sui macelli locali, indispensabili per lo sviluppo di dette filiere di prossimità;

51.  rammenta che, ai sensi dell'articolo 150 del regolamento (UE) n. 1308/2013, i produttori possono stabilire misure per la regolazione dell'offerta di formaggio, anche di latte di pecora o di capra, che beneficia di una DOP o di un'IGP;

52.  si compiace che tali strumenti siano stati prorogati oltre il 2020 nel quadro dell'accordo raggiunto sui negoziati del regolamento omnibus;

53.  ritiene che sia necessario promuovere la concentrazione dell'offerta degli allevatori in imprese come le cooperative affinché aumentino il loro potere negoziale nella catena alimentare, apportino valore alla produzione degli allevatori membri e realizzino azioni che comportino la riduzione di costi o altre azioni difficilmente realizzabili a livello individuale, come l'innovazione o la consulenza sull'allevamento;

54.  incoraggia le autorità degli Stati membri in cui le organizzazioni professionali dei settori ovino e caprino hanno dimostrato il proprio interesse a elaborare strategie a medio e lungo termine per lo sviluppo di detti settori, avanzando suggerimenti su come migliorare la selezione delle specie e l'affermazione dei prodotti sul mercato;

55.  invita la Commissione e gli Stati membri a predisporre programmi che incoraggino i produttori a riunirsi in consorzi di produzione e commercializzazione, a praticare la commercializzazione diretta nonché a produrre ed etichettare speciali qualità di carni e prodotti lattiero-caseari ovini e caprini (ad esempio produzioni biologiche o specialità regionali);

56.  invita la Commissione ad agevolare i requisiti amministrativi per l'apertura di piccoli caseifici negli allevamenti ovini e caprini, consentendo in tal modo agli allevatori di incrementare il valore aggiunto della loro azienda;

57.  esorta la Commissione a considerare ulteriori strumenti e mezzi che possano aiutare i settori ad affrontare eventuali crisi, rispondere alle sfide globali e garantire il loro sviluppo sostenibile;

58.  ritiene che sia necessario disporre di strumenti di prevenzione e di gestione delle crisi nei settori ovino e caprino che consentano di limitare la volatilità dei prezzi e che garantiscano una giusta remunerazione ai produttori nonché un contesto favorevole agli investimenti e al rilevamento delle aziende da parte dei giovani;

59.  sottolinea che la qualità delle carni ovine e caprine dipende in larga misura dall'alimentazione degli animali e che le condizioni di concorrenza nei settori ovino e caprino nell'UE variano sensibilmente da regione a regione;

60.  invita le autorità nazionali a garantire che i produttori abbiano accesso ai mercati e che siano creati punti vendita specializzati;

Brexit e accordi commerciali

61.  chiede alla Commissione di analizzare le prospettive del mercato della carne ovina in seguito alla Brexit e di fare tutto il possibile per evitare gravi perturbazioni del mercato, in particolare istituendo una rete di sicurezza più efficiente per i prezzi e i mercati in modo da tutelare il settore dall'impatto della Brexit;

62.  esorta la Commissione a rimanere prudente nel quadro dei negoziati per il nuovo accordo di libero scambio (ALS) con la Nuova Zelanda e l'Australia, in attesa della valutazione dell'impatto della Brexit sui settori ovino e caprino, in particolare per quanto concerne il futuro, da un lato, del contingente di 287 000 tonnellate equivalenti di carcasse di ovini accordato dall'UE alla Nuova Zelanda, raggiunto in media al 75 % e consumato attualmente per circa il 48 % dal Regno Unito e, dall'altro, del contingente di 19 200 tonnellate equivalenti di carcasse di ovini accordato dall'UE all'Australia, raggiunto in media quasi al 100 % e consumato attualmente per quasi il 75 % dal Regno Unito;

63.  ritiene che i nuovi ALS dovrebbero prevedere una ripartizione del contingente accordato alla Nuova Zelanda e all'Australia per le sue esportazioni di carne di agnello verso l'Unione in categorie differenti per le carni fresche o refrigerate e quelle congelate; ricorda che, mentre nell'UE l'agnello è molto spesso commercializzato all'età di 6 o 9 mesi, in Nuova Zelanda ciò avviene spesso all'età di 12 mesi; sottolinea che l'accesso preferenziale al mercato non dovrebbe superare i contingenti tariffari esistenti;

64.  ricorda che il Parlamento ha identificato le carni ovine come un punto particolarmente sensibile nell'ambito dei negoziati sugli ALS con la Nuova Zelanda e, nella sua risoluzione del 26 ottobre 2017 recante la sua raccomandazione al Consiglio sulla proposta di mandato a negoziare per i negoziati commerciali con la Nuova Zelanda[5], si è espresso favorevole alla potenziale esclusione dei settori più sensibili;

65.  ribadisce che tutti gli ALS devono rispettare appieno le rigorose norme dell'UE in materia di benessere degli animali, ambiente e sicurezza alimentare; osserva che i contingenti tariffari esistenti per la Nuova Zelanda incidono sulla produzione di carne ovina dell'UE;

66.  esprime forte preoccupazione quanto alla lettera che gli Stati Uniti e sei altri grandi esportatori agricoli (Argentina, Brasile, Canada, Nuova Zelanda, Thailandia e Uruguay) hanno inviato ai rappresentanti del Regno Unito e dell'UE presso l'Organizzazione mondiale del commercio il 26 settembre 2017 in merito alle discussioni interne su un'eventuale ridistribuzione dei contingenti tariffari per l'importazione tra il Regno Unito e gli altri Stati membri dell'UE;

67.  evidenzia che è importante che, in seguito al suo recesso dall'Unione, il Regno Unito mantenga la parte dei contingenti tariffari che le spetta attualmente e che venga raggiunto un accordo in virtù del quale né il mercato del Regno Unito né quello dell'UE presentino un eccesso di carni ovine importate, in modo da evitare effetti negativi per i produttori del Regno Unito e dell'UE;

68.  è consapevole che il settore britannico della carne ovina dipende fortemente dal mercato dell'Unione, ma ritiene che la situazione presenti al tempo stesso sfide e opportunità;

69.  ritiene che il recesso del Regno Unito dall'UE dovrebbe rappresentare un'opportunità per sviluppare ulteriormente i settori ovino e caprino europei, al fine di ridurre la dipendenza dell'Unione dalle importazioni di carni ovine e caprine dalla Nuova Zelanda;

70.  deplora che gli oltre 1 400 prodotti agricoli europei protetti da indicazione geografica non beneficino automaticamente di una protezione equivalente nei mercati dei paesi terzi contemplati dagli accordi commerciali internazionali negoziati dall'UE;

71.  chiede che, nell'ambito della conclusione di altri accordi commerciali con paesi terzi, si tenga conto della situazione precaria degli allevatori di ovini e caprini, in particolare includendoli nei settori sensibili o escludendoli direttamente dai negoziati, in modo da evitare disposizioni che possano in qualche modo compromettere il modello di produzione europeo o danneggiare l'economia locale o regionale;

72.  evidenzia che i costi e le norme di produzione dei principali paesi esportatori di carni ovine e caprine sono significativamente inferiori a quelli esistenti in Europa;

73.  sottolinea che tali settori dovrebbero beneficiare di un trattamento adeguato, ad esempio mediante l'introduzione di contingenti tariffari o di periodi transitori adatti, tenendo in debita considerazione l'effetto cumulativo degli accordi commerciali sull'agricoltura, o perfino escludendoli dall'ambito dei negoziati;

74.  pone l'accento, in tale contesto, sui gravi problemi legati alle preoccupazioni concernenti il benessere degli animali durante i lunghi viaggi di trasporto da o verso paesi lontani e le relative conseguenze per l'ambiente;

75.  invita la Commissione a introdurre un sistema di regolamentazione obbligatorio delle etichette a livello dell'UE per i prodotti a base di carne ovina, possibilmente introducendo un logo comune dell'Unione, in modo da consentire ai consumatori di distinguere tra i prodotti dell'UE e quelli provenienti da paesi terzi; suggerisce che tali etichette potrebbero essere certificate ricorrendo a una serie di criteri, tra cui un sistema di qualità per gli allevatori e l'indicazione del paese d'origine, così da garantire che i consumatori siano pienamente informati circa il luogo di origine del prodotto acquistato;

76.  ritiene che tale sistema debba essere concepito in modo da evitare di compromettere i sistemi di etichettatura promozionale esistenti a livello di Stato membro e di regione;

77.  invita la Commissione a fornire assistenza all'apertura di mercati di esportazione per le carni e frattaglie ovine dell'UE nei paesi dove attualmente si applicano limitazioni ingiustificate;

78.  invita la Commissione a considerare la possibilità di aumentare le esportazioni verso l'Africa settentrionale, un mercato in crescita nel quale la qualità e la sicurezza alimentari garantite dall'Unione sono particolarmente apprezzate;

79.  invita la Commissione a elaborare relazioni sui possibili mercati destinatari per i prodotti lattiero-caseari e a base di carne ovini e caprini dell'UE;

80.  invita la Commissione a promuovere la qualità dei prodotti esportati dall'UE, in particolare mediante la tracciabilità e norme sanitarie rigorose, che garantiscano carni ovine e caprine di qualità superiore a quelle esportate dalla Nuova Zelanda e dall'Australia; osserva che sarebbe opportuno porre in risalto la particolare attenzione che l'UE dedica alla qualità al fine di incoraggiare il consumo di carni ovine e caprine europee;

Sistema elettronico di identificazione

81.  esorta gli Stati membri e la Commissione a valutare la possibilità di armonizzare i livelli di tolleranza quando si tratta di imporre sanzioni agli allevatori per errori involontari nell'applicazione dell'etichettatura degli ovini e del sistema di identificazione elettronica, purché ciò non comporti in alcun modo l'accettazione di un margine di errore più elevato rispetto a quanto previsto per la cura preventiva degli animali e a condizione che sia in linea con l'approccio "One Health";

82.  riconosce l'importanza di migliorare la cura preventiva degli animali nell'UE e di adottare un approccio univoco in materia;

83.  evidenzia che gli Stati membri dovrebbero attuare la legislazione senza alcuna eccezione;

84.  sottolinea che la percentuale di perdite dei marchi auricolari è superiore per gli ovini che pascolano in maniera estensiva in zone soggette a vincoli naturali rispetto all'allevamento di altro bestiame in pianura e chiede alla Commissione di riconoscere questo aspetto;

85.  esorta gli Stati membri e la Commissione a considerare la possibilità di concepire un sistema di identificazione semplificato per allevamenti estensivi e di piccole dimensioni, destinati ai canali locali, senza pregiudicare l'efficace tracciabilità della produzione, nonché a introdurre disposizioni più flessibili e orientate alla crescita per quanto riguarda l'utilizzo dei marchi auricolari elettronici;

86.  osserva che i sistemi di identificazione dovrebbero essere concepiti in modo tale da ridurre al minimo la burocrazia; sottolinea che i produttori a basso reddito necessiteranno di assistenza finanziaria per attuare i costosi sistemi di identificazione elettronica obbligatori;

Aspetti sanitari

87.  osserva che le epidemie animali hanno conseguenze disastrose per il benessere degli animali, degli allevatori e dei residenti;

88.  evidenzia che la salute umana e animale deve sempre costituire una priorità;

89.  ritiene che sia necessario adoperarsi maggiormente per prevenire che si verifichino epidemie animali a livello transfrontaliero e ridurre l'impatto della resistenza agli antibiotici, e che occorra promuovere le vaccinazioni al fine di contrastare la diffusione di infezioni negli ovini e nei caprini;

90.  invita la Commissione a incentivare e sostenere gli allevatori di ovini e caprini in grado di dimostrare di avere raggiunto un elevato livello di vaccinazione dei propri animali, in linea con il piano d'azione europeo "One Health" contro la resistenza antimicrobica, poiché altrimenti gli allevatori avrebbero scarsi incentivi di mercato ad agire in tal senso;

91.  invita la Commissione a migliorare la sua capacità di reazione alle epidemie animali, come la febbre catarrale degli ovini, mediante una nuova strategia dell'UE in materia di salute animale, il finanziamento della ricerca, l'indennizzo delle perdite, gli anticipi sui pagamenti, ecc.;

92.  invita la Commissione a definire un piano d'azione per prevenire la mortalità e la morbilità tra i capretti maschi riconoscendo il valore intrinseco dell'animale e conferendo priorità al benessere dei capretti e delle capre;

93.  invita la Commissione a promuovere l'uso di vaccini ad elevata precisione immunologica come prima misura nella lotta contro possibili epidemie nei settori;

94.  sottolinea la necessità di migliorare la disponibilità di prodotti medicinali e veterinari per i settori ovino e caprino a livello dell'Unione mediante aiuti alla ricerca farmaceutica e la semplificazione delle autorizzazioni all'immissione in commercio;

95.  invita la Commissione e gli Stati membri a riesaminare il livello di controllo delle condizioni sanitarie della fauna selvatica, soprattutto nei territori occupati da greggi in allevamento estensivo;

Predatori

96.  rammenta che la proliferazione dei predatori è il risultato, tra l'altro, dell'attuale legislazione dell'Unione volta a preservare le specie animali selvatiche autoctone;

97.  è favorevole a una revisione dei pertinenti allegati della direttiva Habitat al fine di controllare e gestire la diffusione dei predatori in determinate zone di pascolo;

98.  invita la Commissione a tenere conto della flessibilità prevista dalla direttiva nell'affrontare tali questioni, in modo da non pregiudicare lo sviluppo sostenibile delle zone rurali;

99.  sottolinea la necessità di un approccio oggettivo e basato su dati scientifici che prenda in considerazione nelle proposte esaminate il comportamento degli animali, le relazioni predatore-preda, la quantificazione accurata e specifica per regione del rischio di predazione da parte delle specie elencate nella direttiva Habitat, l'ibridazione, la dinamica dell'area di distribuzione e altre questioni ecologiche;

100.  evidenzia che gli attacchi nei confronti delle greggi da parte di lupi e di ibridi cane-lupo si moltiplicano, nonostante il crescente impiego di mezzi sempre più onerosi per gli allevatori e le comunità;

101.  osserva che le misure di protezione consigliate e attuate per proteggere le greggi si rivelano oggi limitate dinanzi al notevole aumento delle perdite di animali;

102.  rileva che tale inefficacia sta compromettendo il futuro di forme di allevamento virtuose per l'ambiente, come la pastorizia, in quanto alcuni allevatori hanno iniziato a tenere gli animali al chiuso, tendenza che nel tempo porterà non solo all'abbandono di immense superfici estensive con il conseguente rischio di incendi e valanghe, ma riorienterà anche gli allevamenti verso forme di agricoltura più intensive;

103.  invita la Commissione e gli Stati membri, nonché le autorità locali e regionali, in consultazione con gli allevatori e altri soggetti interessati, a valutare misure di sviluppo rurale per proteggere le greggi, indennizzare adeguatamente le perdite causate dagli attacchi dei grandi predatori, inclusi i predatori non protetti ai sensi della direttiva Habitat, e adattare gli aiuti forniti al fine di ripopolare le greggi;

104.  reputa necessario adottare misure per rivedere lo status di protezione dei predatori nel quadro della convenzione di Berna;

105.  esorta gli Stati membri ad attuare le raccomandazioni della succitata convenzione al fine di impedire la proliferazione degli ibridi cane-lupo che minacciano la conservazione della specie Canis lupus e che molto spesso sono responsabili degli attacchi ai danni delle greggi di ovini e caprini;

106.  prende atto del successo parziale dei programmi intesi a reintrodurre le specie di cani da pastore quale strumento per dissuadere i lupi o quantomeno gli ibridi;

107.  propone che venga designato un "difensore dei lupi" per mediare tra i diversi interessi nonché nell'ambito delle dispute in merito allo status di protezione e alla necessità di risarcire le perdite derivanti dagli attacchi dei lupi, seguendo l'efficace modello del "difensore dagli orsi" attuato in alcuni Stati membri;

108.  invita la Commissione a tenere in considerazione le raccomandazioni contenute nella risoluzione del Parlamento europeo del 15 novembre 2017 su un piano d'azione per la natura, i cittadini e l'economia;

109.  invita la Commissione e gli Stati membri – al fine di migliorare la situazione occupazionale nei settori – a elaborare programmi volti a ottimizzare l'addestramento dei cani da guardia e da pastore e a insegnare agli allevatori ad utilizzarli correttamente presso le loro aziende e, a tal fine, invita a migliorare con urgenza la cooperazione e lo scambio transfrontalieri di idee e di approcci vincenti tra le amministrazioni, gli allevatori e gli ambientalisti per quanto concerne i grandi predatori;

110.  chiede l'istituzione di zone di pascolo protette in cui si possano controllare i grandi predatori, in modo tale che il ritorno di questi ultimi non pregiudichi il benessere degli animali (transumanza, stalle aperte, ecc.) o le attività agricole e pastorizie tradizionali (alpeggio);

Macelli

111.  segnala la sempre maggiore diffusione dei processi di concentrazione nei macelli, che si riflette in un maggiore controllo da parte delle imprese di trasformazione della carne lungo l'intera catena di produzione della carne, dagli animali vivi fino alle carni fresche confezionate, e che ciò si traduce non solo in maggiori distanze di trasporto per gli animali vivi, ma anche in costi più elevati e in una minore redditività per i produttori;

112.  invita la Commissione a individuare misure di sostegno per l'istituzione di punti di macellazione e la semplificazione delle procedure di autorizzazione;

113.  invita la Commissione e gli Stati membri a compiere sforzi intesi a sviluppare reti locali che esercitino un effetto di leva al fine di aumentare la redditività, facilitando la creazione di macelli di prossimità e itineranti, indispensabili per strutturare tali settori;

Formazione

114.  invita gli Stati membri a istituire programmi di formazione rivolti ai rappresentanti dei settori su come valorizzare i loro prodotti, affinché questi ultimi possano competere con altri prodotti lattiero-caseari e a base di carne;

115.  ritiene che sia fondamentale che, negli Stati membri con maggiore presenza di questo tipo di allevamento, siano create scuole di pastori incentrate sulla transumanza, al fine di fornire un'alternativa lavorativa all'attività di allevamento che favorisca il ricambio generazionale e, contemporaneamente, consenta di promuovere la dignità e il riconoscimento sociale di una professione tradizionale come il pascolo;

116.  reputa necessario facilitare non solo l'innovazione (pratiche agricole, nuovi prodotti, ecc.), ma anche la consulenza e la formazione iniziale e permanente nei settori ovino e caprino;

Altri punti

117.  invita la Commissione ad attuare e applicare la legislazione dell'UE pertinente, in particolare il regolamento (CE) n. 1/2005 del Consiglio, del 22 dicembre 2004, sulla protezione degli animali durante il trasporto;

118.  ritiene che sia necessario adempiere alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, la quale ha stabilito che la protezione del benessere degli animali non cessa alle frontiere esterne dell'UE e che i trasportatori di animali esportati al di fuori dell'Unione devono pertanto rispettare le norme europee in materia di benessere degli animali anche al di fuori del territorio dell'UE;

119.  richiama l'attenzione sulla penuria d'acqua in diverse regioni dedite all'allevamento ovino e caprino, in particolare quelle mediterranee, situazione che è destinata ad aggravarsi a causa del riscaldamento climatico;

120.  sottolinea pertanto la necessità di garantire una migliore gestione delle risorse idriche mediante strutture adeguate, tenendo conto della distribuzione delle piogge nel corso dell'anno e della sostenibilità;

121.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

Le produzioni ovine e caprine sono senza alcun dubbio il settore dell'allevamento più fragile dell'Unione europea. Il tasso di abbandono e di invecchiamento di quanti operano nel settore è molto elevato e ciò, unitamente alle forti crisi sanitarie verificatesi negli anni passati, ha provocato la perdita di 25 milioni di capi di bestiame a partire dagli anni Ottanta.

La forte dipendenza dagli aiuti della politica agricola comune (PAC) è indice della vulnerabilità di tali settori, che si trovano a dovere affrontare un costante calo del consumo di carne. Benché a livello europeo rappresenti solo il 3,6 % del valore totale della produzione animale, con 98 milioni di capi, l'allevamento ovino e caprino interessa vaste regioni, molte delle quali presentano notevoli svantaggi naturali. Ne è un chiaro esempio il Regno Unito, dove le mandrie occupano il 31 % della superficie agricola, o paesi come la Spagna, la Romania e l'Italia, dove le terre occupate sono pari al 20 %. Esistono 850 000 imprese agricole nel settore ovino e 450 000 in quello caprino. Il primo è guidato dal Regno Unito, con il 39,5 % del totale, cui seguono Spagna (27,4 %), Grecia (15,9 %), Romania (15,6 %), Francia (12,2 %), Italia (12,2 %) e Irlanda (11 %). Per quanto riguarda il settore caprino, invece, al primo posto si trova la Grecia, con il 35 % del totale, seguita da Spagna (21 %), Romania (10,6 %), Francia (10,3 %) e Italia (7,9 %).

In generale la carne ovina è la produzione più rilevante sotto il profilo economico, nonostante stia attraversando una fase di forte contrazione in funzione dell'aumento di alcune produzioni lattiero-casearie, in grado di adeguarsi in modo più reattivo alle abitudini dei consumatori. Per quanto riguarda il settore caprino, si assiste a un incremento dell'offerta di prodotti lattiero-caseari e a una crescita delle esportazioni di capretto verso paesi terzi.

L'uscita del Regno Unito dall'Unione europea è uno dei principali motivi di preoccupazione del settore per gli anni a venire, dal momento che tale paese esercita un'influenza determinante sul mercato europeo ed è uno dei principali punti di ingresso delle importazioni provenienti da paesi terzi. All'impatto commerciale si aggiungono inoltre le ripercussioni della Brexit sul bilancio dell'UE, che potrebbero sortire effetti più gravi nei settori più fragili, come quello ovino e caprino, in caso di tagli trasversali ai fondi destinati alla PAC. La Brexit potrebbe incidere in misura maggiore sul settore ovino dell'Irlanda, paese che esporta l'80 % della sua produzione e che riserva il 63 % delle sue esportazioni al mercato francese e britannico. Inoltre, poiché il Regno Unito assorbe la maggior parte delle importazioni ovine provenienti da paesi terzi, Nuova Zelanda in primis, la sua uscita dall'UE crea incertezze in termini di scambi commerciali con gli altri 27 Stati membri.

Oltre a tutti i fattori congiunturali, tali settori dovranno affrontare la grande carenza strutturale legata al calo di circa il 40 % del consumo di carne ovina e caprina nell'Unione negli ultimi 15 anni, passato da 3,6 agli attuali 2 chilogrammi pro capite. A seguito delle raccomandazioni del forum sulle carni ovine creato nel 2015 su iniziativa della Commissione europea, quest'ultima sembra intenzionata a profondere maggiori sforzi per promuovere il settore. La Commissione introdurrà una linea di bilancio dedicata ai settori ovino e caprino nelle prossime campagne di promozione, cofinanziata a titolo del bilancio dell'Unione, che consentirà di eliminare la pressione esercita dalle richieste di aiuti presentate dai concorrenti di altri settori della carne. Il relatore accoglie con favore l'intenzione della Commissione di contribuire a migliorare i consumi di carne ovina e caprina, e suggerisce di dedicare particolare attenzione alle campagne che mirano a migliorare il consumo non solo dei prodotti tradizionali ma anche dei tagli di carne più moderni, allo scopo di attrarre i consumatori più giovani. Occorre inoltre rafforzare il sostegno all'innovazione nei settori ovino e caprino mediante i fondi europei.

Questo settore zootecnico apporta un plusvalore ambientale incontestabile in quanto aiuta a salvaguardare la biodiversità e il paesaggio di molte zone poco fertili o che presentano svantaggi naturali, contribuendo a contrastare fenomeni quali l'erosione, le valanghe o gli incendi boschivi. La pastorizia assolve un vero e proprio ruolo di guardiano delle zone rurali e ciò, unitamente alla vulnerabilità di tali produzioni, giustifica la decisione presa da 22 dei 28 Stati membri dell'UE di concedere aiuti accoppiati alla produzione ovina e caprina per un totale medio annuale di 486 milioni di euro (in media 12 euro per capo) nell'ambito delle prospettive finanziarie attuali, con l'obiettivo di arrestare il forte esodo di lavoratori che da diversi anni si registra in questi settori. Nell'ambito della prossima riforma della PAC, l'accoppiamento degli aiuti dovrebbe continuare e, nella misura del possibile, rafforzarsi.

Il livello di autosufficienza della produzione europea è di circa l'87 %, ma la produzione di carni ovine è particolarmente soggetta alle pressioni esercitate dalle importazioni provenienti da determinati paesi terzi, come Nuova Zelanda e Australia, con i quali difficilmente riesce a competere nei periodi dell'anno critici dal punto di vista commerciale (Pasqua e Natale). La struttura delle esportazioni neozelandesi è mutata negli ultimi anni, facendo registrare una transizione dalle carni congelate alle carni fresche e refrigerate; per tale motivo il settore chiede che si tenga conto di tali cambiamenti nell'ambito dei negoziati per un accordo di libero scambio con la Nuova Zelanda, introducendo una segmentazione delle quote attuali.

Contrariamente al settore bovino, con il quale le carni ovine e caprine competono, in questi settori non esiste un'armonizzazione delle carcasse tra gli Stati membri. Ciò, in aggiunta alla profonda frammentazione delle produzioni, genera una forte mancanza di trasparenza con riguardo ai prezzi segnalati, impedendo di avere un quadro chiaro della situazione di tali settori che consenta di adottare misure di sostegno in caso di situazioni critiche. A ciò occorre sommare le tensioni derivanti dagli squilibri radicati nella filiera alimentare e che costituiscono un motivo di preoccupazione in molti settori agricoli e zootecnici dell'Unione europea. A differenza delle produzioni lattiero-casearie ovine e caprine, tutelate dal pacchetto latte, i settori della carne non beneficiano di misure che regolino le relazioni contrattuali a livello europeo.

Proposte del forum europeo sulle carni ovine

Il relatore si congratula con Phil Hogan, commissario europeo per l'agricoltura, per l'iniziativa di lanciare nel 2015 il Forum europeo sulle carni ovine, che ha assolto la funzione di piattaforma per discutere delle future misure di sostegno al settore, e appoggia fermamente le raccomandazioni pubblicate nel 2016. A suo avviso, tali raccomandazioni dovrebbero applicarsi anche alle carni caprine e alle produzioni lattiero-casearie di entrambi i settori.

Le misure proposte dalla piattaforma includono in particolare l'introduzione di aiuti ambientali quale riconoscimento dell'importante ruolo di tali settori nel preservare vasti territori che presentano gravi svantaggi naturali. Tali aiuti sarebbero complementari rispetto agli aiuti già ricevuti nel quadro della politica per lo sviluppo rurale, che dipendono dal soddisfacimento di determinati requisiti ambientali.

Nel contempo sarebbe altresì necessario fornire un maggiore sostegno ai giovani agricoltori, segnatamente con i programmi a favore dello sviluppo rurale, nonché al mantenimento dei pagamenti specifici concessi nel quadro del regime dei pagamenti diretti. L'accordo raggiunto nell'ambito dei negoziati relativi al regolamento omnibus, che prevede un incremento degli aiuti diretti a favore dei giovani, è particolarmente cruciale in settori come quello ovino e caprino, dove l'età della forza lavoro è particolarmente elevata.

Le raccomandazioni includono altresì l'attuazione di nuove misure di promozione destinate prevalentemente al mercato interno attraverso campagne dotate di una linea di bilancio specifica per queste produzioni. La Commissione europea ha già fornito una risposta positiva immediata al riguardo.

La piattaforma europea ha inoltre proposto di istituire un osservatorio di mercato per monitorare l'andamento dei prezzi dei diversi anelli di questa filiera nonché i costi di produzione e i dati commerciali.

Il miglioramento della capacità negoziale dei produttori della filiera alimentare rientra altresì tra le raccomandazioni del forum, che si è espresso a favore della possibilità di estendere al settore delle carni le disposizioni in materia di negoziazioni contrattuali esistenti in altri settori agricoli nel quadro dell'organizzazione comune dei mercati.

Per quanto concerne il capitolo commerciale, il forum evidenzia la volontà dei produttori di essere considerati tra i settori sensibili in sede di negoziati commerciali con paesi terzi, di procedere a un riesame dei flussi commerciali dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e di applicare alle importazioni provenienti da paesi terzi le stesse norme sanitarie e di tutela dei consumatori che le produzioni dell'UE devono rispettare.

Il forum è inoltre a favore di misure intese a semplificare il sistema elettronico di identificazione nonché al mantenimento della deroga concessa agli animali destinati direttamente al macello, riconoscendo nel contempo che tale sistema, istituito a seguito della crisi della febbre aftosa che ha colpito il Regno Unito nel 2001, ha svolto un ruolo importante nel garantire la piena tracciabilità delle produzioni.

Tra le altre preoccupazioni affrontate dal forum, figura il crescente numero di attacchi da parte di specie predatrici (in particolare lupi, ma anche orsi e linci) a danno delle greggi di pecore e capre a causa della proliferazione di tali animali come conseguenza delle misure di protezione stabilite dalla direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. I programmi a favore dello sviluppo rurale prevedono attualmente la possibilità di concedere aiuti intesi a far fronte a questa minaccia ma, in considerazione della saturazione di tali programmi e del carattere limitato del bilancio del secondo pilastro della PAC, sarebbe opportuno valutare la possibilità di modificare la succitata direttiva.

Il relatore sostiene che la Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero prendere in seria considerazione le raccomandazioni formulate dal forum in vista della prossima riforma della PAC.

INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

21.2.2018

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

37

3

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Clara Eugenia Aguilera García, Eric Andrieu, José Bové, Daniel Buda, Matt Carthy, Michel Dantin, Paolo De Castro, Jean-Paul Denanot, Albert Deß, Diane Dodds, Herbert Dorfmann, Norbert Erdős, Luke Ming Flanagan, Martin Häusling, Anja Hazekamp, Esther Herranz García, Jan Huitema, Peter Jahr, Jarosław Kalinowski, Zbigniew Kuźmiuk, Norbert Lins, Philippe Loiseau, Mairead McGuinness, James Nicholson, Maria Noichl, Laurenţiu Rebega, Jens Rohde, Bronis Ropė, Ricardo Serrão Santos, Czesław Adam Siekierski, Tibor Szanyi, Marc Tarabella, Maria Gabriela Zoană, Marco Zullo

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Franc Bogovič, Angélique Delahaye, Stefan Eck, Fredrick Federley, Jens Gieseke, Maria Heubuch, Karin Kadenbach, Ivari Padar

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Tim Aker, Stanisław Ożóg

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

37

+

ALDE

Jan Huitema, Jens Rohde

ECR

Zbigniew Kuźmiuk, James Nicholson, Stanisław Ożóg

EFDD

Marco Zullo

ENF

Philippe Loiseau, Laurenţiu Rebega

GUE

Matt Carthy, Luke Ming Flanagan

NI

Diane Dodds

PPE

Franc Bogovič, Daniel Buda, Michel Dantin, Angélique Delahaye, Albert Deß, Norbert Erdős, Jens Gieseke, Esther Herranz García, Peter Jahr, Jarosław Kalinowski, Norbert Lins, Mairead McGuinness, Czesław Adam Siekierski

S&D

Clara Eugenia Aguilera García, Eric Andrieu, Paolo De Castro, Jean-Paul Denanot, Maria Noichl, Ivari Padar, Ricardo Serrão Santos, Tibor Szanyi, Marc Tarabella, Maria Gabriela Zoană

VERTS/ALE

José Bové, Martin Häusling, Bronis Ropė

3

-

EFDD

Tim Aker

GUE

Stefan Eck, Anja Hazekamp

0

0

 

 

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

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Ultimo aggiornamento: 18 aprile 2018
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