RELAZIONE sull'occupazione e le politiche sociali della zona euro

16.10.2018 - (2018/2034(INI))

Commissione per l'occupazione e gli affari sociali
Relatore: Krzysztof Hetman

Procedura : 2018/2034(INI)
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A8-0329/2018
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A8-0329/2018
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'occupazione e le politiche sociali della zona euro

(2018/2034(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti gli articoli 3 e 5 del trattato sull'Unione europea (TUE),

–  vista la comunicazione della Commissione del 16 febbraio 2012 dal titolo "Libro bianco – Un'agenda dedicata a pensioni adeguate, sicure e sostenibili" (COM)2012)0055),

–  visti gli articoli 9, 145, 148, 149, 152, 153, 174 e 349 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

–  visto l'accordo interistituzionale "Legiferare meglio" del 13 aprile 2016 tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione europea[1],

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il titolo IV (Solidarietà),

–  vista la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità,

–  visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, segnatamente gli obiettivi 1, 3, 4, 5, 8, 10 e 13,

–  vista la relazione dei cinque presidenti del 22 giugno 2015 intitolata "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa",

–  vista la raccomandazione del Consiglio del 14 maggio 2018 sulla politica economica della zona euro[2],

–  viste le conclusioni del Consiglio del 7 dicembre 2015 sulla promozione dell'economia sociale quale fattore chiave dello sviluppo economico e sociale in Europa,

–  vista la comunicazione della Commissione del 23 maggio 2018 sul semestre europeo 2018: raccomandazioni specifiche per paese (COM(2018)0400),

–  vista la comunicazione della Commissione del 22 novembre 2017 dal titolo "Analisi annuale della crescita 2018" (COM(2017)0690),

–  visto il progetto di relazione comune sull'occupazione della Commissione e del Consiglio, del 22 novembre 2017, che accompagna la comunicazione della Commissione del 22 novembre 2017 sull'analisi annuale della crescita 2018 (COM(2017)0674),

–  viste la proposta di decisione del Consiglio, presentata dalla Commissione il 22 novembre 2017, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (COM(2017)0677) e la posizione del Parlamento del 19 aprile 2018 al riguardo[3],

–  vista la raccomandazione presentata dalla Commissione il 22 novembre 2017 relativa a una raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro (COM(2017)0770),

–  vista la relazione della Commissione del 22 novembre 2017 dal titolo "Relazione 2018 sul meccanismo di allerta" (COM(2017)0771),

–  vista la comunicazione della Commissione del 22 novembre 2017 dal titolo "Piano d'azione: valutazione globale" (COM(2017)0800),

–  vista la comunicazione della Commissione del 26 aprile 2017 dal titolo "Istituzione di un pilastro europeo dei diritti sociali" (COM(2017)0250),

–  vista la comunicazione della Commissione del 26 aprile 2017 dal titolo "Un'iniziativa per sostenere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano" (COM(2017)0252),

–  visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 26 aprile 2017, dal titolo "Bilancio della raccomandazione della Commissione del 2013 dal titolo "Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale" (SWD(2017)0258),

–  visti l'impegno strategico della Commissione per la parità di genere (2016-2019) nonché il Patto europeo per la parità di genere (2011-2020) e le conclusioni del Consiglio del 7 marzo 2011 su tale patto[4],

–  visti gli obiettivi di assistenza all'infanzia di Barcellona del 2002, nello specifico garantire l'assistenza all'infanzia entro il 2010 per almeno il 90% dei bambini dai tre anni all'età dell'obbligo scolastico e per almeno il 33% dei bambini di meno di tre anni,

–  vista la comunicazione della Commissione del 4 ottobre 2016 dal titolo "La garanzia per i giovani e l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile a tre anni di distanza" (COM(2016)0646),

–  vista la proposta di regolamento del Consiglio, presentata dalla Commissione il 14 settembre 2016, recante modifica del regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (COM(2016)0604),

–  vista la comunicazione della Commissione del 14 settembre 2016 dal titolo "Potenziare gli investimenti per la crescita e l'occupazione: verso la seconda fase del Fondo europeo per gli investimenti strategici e verso il piano europeo per gli investimenti esterni" (COM(2016)0581),

–  vista la comunicazione della Commissione del 10 giugno 2016 dal titolo "Una nuova agenda per le competenze per l'Europa – Lavorare insieme per promuovere il capitale umano, l'occupabilità e la competitività" (COM(2016)0381),

–  vista la comunicazione della Commissione del 2 giugno 2016 dal titolo "Un'agenda europea per l'economia collaborativa" (COM(2016)0356),

–  visto il pacchetto sull'economia circolare[5],

–  vista la comunicazione della Commissione del 1° giugno 2016 dal titolo "L'Europa ricomincia a investire – Bilancio del piano di investimenti per l'Europa e prossimi passi" (COM(2016)0359),

  visti la comunicazione della Commissione dell'8 marzo 2016 sull'avvio di una consultazione su un pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2016)0127) e i relativi allegati,

–  vista la sua risoluzione dell'11 settembre 2018 sui percorsi di reinserimento dei lavoratori in impieghi di qualità dopo un infortunio o una malattia[6],

–  vista la sua risoluzione del 14 marzo 2018 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2018[7],

–  vista la sua risoluzione del 16 novembre 2017 sulla lotta contro le disuguaglianze come leva per stimolare crescita e occupazione[8],

–  vista la sua risoluzione del 26 ottobre 2017 sulle politiche economiche della zona euro[9],

–  vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2017 sulle politiche volte a garantire il reddito minimo come strumento per combattere la povertà[10],

–  vista la sua risoluzione del 14 settembre 2017 su una nuova agenda per le competenze per l'Europa[11],

–  vista la sua risoluzione del 19 gennaio 2017 su un pilastro europeo dei diritti sociali[12],

–  vista la sua risoluzione del 26 maggio 2016 sulla povertà: una prospettiva di genere[13],

–  vista la sua risoluzione del 25 novembre 2015 sul quadro strategico dell'Unione europea in materia di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro 2014-2020[14],

–  vista la relazione 2018 della Commissione sull'adeguatezza delle pensioni: adeguatezza del reddito attuale e futuro nella terza età nell'UE,

–  vista la relazione 2018 sull'invecchiamento demografico: proiezioni economiche e di bilancio per gli Stati membri dell'UE (2016-2070),

–  vista la sua risoluzione legislativa del 2 febbraio 2016 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'istituzione di una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione volta a prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso[15],

–  visti la Carta sociale europea rivista e il processo di Torino, avviato nel 2014 allo scopo di rafforzare il sistema del trattato della Carta sociale europea in seno al Consiglio d'Europa e nel quadro della sua relazione con il diritto dell'Unione europea[16],

–  viste le osservazioni conclusive del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità in riferimento alla relazione iniziale dell'Unione europea (settembre 2015),

–  vista la relazione speciale n. 5/2017 della Corte dei conti europea del marzo 2017 dal titolo "Disoccupazione giovanile: le politiche dell'UE hanno migliorato la situazione? Una valutazione della Garanzia per i giovani e dell'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile",

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e il parere della commissione per la cultura e l'istruzione (A8-0329/2018),

A.  considerando che a giugno 2018 il tasso di disoccupazione destagionalizzato nella zona euro era pari all'8,3 %, valore in calo rispetto al 9,0 % del giugno 2017 e che rappresentava il tasso più basso registrato nella zona euro dal dicembre 2008; che tra gli Stati membri della zona euro vi sono considerevoli differenze in termini di tassi di disoccupazione e che quelli più bassi sono stati registrati a Malta (3,9 %) e in Germania (3,4 %) nel giugno 2018, mentre quelli più elevati, che destano tuttora preoccupazione, sono stati registrati in Grecia (20,2 % ad aprile 2018) e in Spagna (15,2 %), dove i tassi di occupazione erano rispettivamente il 57,8% e il 65,5%;

B.  considerando che nel giugno 2018 il tasso di disoccupazione giovanile nella zona euro era pari al 16,9 %, rispetto al 18,9 % del giugno 2017; che, seppure in continuo calo, tale tasso resta inaccettabile e superiore al doppio del tasso medio totale di disoccupazione, il che significa che in alcuni paesi circa 1 giovane su 3 è disoccupato; che gli Stati membri hanno la responsabilità primaria di far fronte alla disoccupazione sviluppando e attuando quadri normativi per il mercato del lavoro, sistemi di istruzione e formazione e politiche attive in materia di mercato del lavoro per garantire, tra le altre cose, la creazione di opportunità lavorative dignitose con salari dignitosi;

C.  considerando che tra gli Stati membri della zona euro si registrano inoltre ampie differenze in termini di tassi di disoccupazione giovanile, dato che quelli più bassi della zona euro sono stati registrati a Malta (5,5%) e in Germania (6,2 %) nel giugno 2018, mentre quelli più elevati sono stati rilevati in Grecia (42,3 % ad aprile 2018), Spagna (34,1 %) e Italia (32,6 %);

D.  considerando che altri Stati membri affrontano problemi strutturali nel mercato del lavoro come la scarsa partecipazione nonché l'asimmetria tra competenze e qualifiche; che aumenta la necessità di misure concrete per l'inserimento o il reinserimento della forza lavoro inattiva in modo da soddisfare le esigenze del mercato del lavoro;

E.  considerando che il tasso di occupazione totale della zona euro nel 2017 era pari al 71 %, mentre il tasso di occupazione femminile si attestava al 65,4 %; che l'obiettivo per l'Unione europea previsto nella strategia Europa 2020 è quello di un tasso di occupazione di almeno il 75 % per le persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, anche aumentando la partecipazione delle donne e dei lavoratori anziani e migliorando l'integrazione dei migranti nella forza lavoro; che il tasso di occupazione della zona euro ha superato il picco precedente alla crisi alla fine del 2016 ed è aumentato dell'1,5 % nel secondo trimestre del 2018 rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente; che tuttavia tale tasso resta tuttora al di sotto dei livelli registrati dieci anni fa in alcuni Stati membri e che nei paesi orientali tale situazione potrebbe essere attribuita al calo a lungo termine della popolazione generale anziché a sviluppi negativi del mercato del lavoro; che la tendenza al ribasso nel numero di ore lavorate per dipendente dovuta, tra l'altro, al lavoro a tempo parziale involontario continua ad essere fonte di preoccupazione, pur avendo registrato una leggera diminuzione (0,3 %) nel 2017 rispetto all'anno precedente e attestandosi tuttora a un livello del 3 % in meno rispetto a quello del 2008[17];

F.  considerando che la segmentazione del mercato del lavoro interessa in particolare le donne, le persone poco qualificate, i giovani e gli anziani, le persone con disabilità e le persone provenienti da un contesto migratorio, che rappresentano anche le categorie con la maggiore probabilità di essere impiegati in un lavoro a tempo parziale o temporaneo, che, insieme alle forme di occupazione non standard o atipiche e al lavoro autonomo "fittizio", continuano ad esistere; che il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 55 e 64 anni nell'UE si è attestato al 57 % nel 2017, ossia 10 punti percentuali in meno rispetto al tasso di occupazione generale e con un divario di genere di 13 punti percentuali, ossia 3 punti percentuali in più rispetto al dato corrispondente per la popolazione totale in età lavorativa; che le statistiche demografiche prevedono un aumento del numero di lavoratori anziani;

G.  considerando che l'accesso universale a un'assistenza sanitaria di qualità costituisce un'esigenza di base che gli Stati membri devono garantire e nella quale devono investire;

H.  considerando che nel 2016 la percentuale di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nella zona euro era pari al 23,1 %, il che si attesta ancora al di sopra del dato per il 2009, mentre il tasso di povertà lavorativa era pari al 9,5 %; che 118 milioni di cittadini europei sono tuttora a rischio di povertà o esclusione sociale, ossia un milione in più rispetto ai livelli precedenti alla crisi; che l'obiettivo di Europa 2020 di ridurre il rischio di povertà ed esclusione sociale di 20 milioni rispetto al valore di riferimento del 2008 è ancora ben lungi dall'essere raggiunto; che, sebbene i tassi di deprivazione materiale siano in calo, quelli di povertà di reddito e di rischio di povertà sono in aumento;

I.  considerando che il tasso di disoccupazione di lunga durata nella zona euro sta diminuendo (dal 5 % nel 2016 al 4,4 % nel 2017), ma che costituisce ancora il 48,5 % della disoccupazione totale, una percentuale inammissibilmente elevata;

J.  considerando che, secondo l'indagine annuale 2018 sugli sviluppi occupazionali e sociali in Europa (indagine ESDE), il limitato tasso di crescita della produttività per persona occupata che si ripercuote sull'aumento dei salari è collegato a fattori quali la maggiore quota di posti di lavoro a tempo parziale e il minor numero di ore lavorate;

K.  considerando che il tasso di occupazione a tempo parziale e di lavoro temporaneo nella zona euro è rimasto stabile dal 2013, pur rappresentando una percentuale elevata dell'occupazione totale, come dimostra il fatto che il 21,2 % di tutti i contratti nel 2017 erano contratti di lavoro a tempo parziale; che la percentuale del lavoro a tempo parziale per le donne (31,4 %) è considerevolmente più alta che per gli uomini (8,2 %), aspetto che può avere conseguenze importanti sul reddito e sulle prestazioni di protezione sociale; che nel 2016 i giovani costituivano di gran lunga il gruppo con la percentuale maggiore dei contratti di lavoro temporaneo, vale a dire il 43,8 % di tutti i dipendenti di età compresa tra i 15 e i 24 anni;

L.  che l'adeguatezza delle pensioni rappresenta ancora una sfida, dato che il rischio di esclusione sociale aumenta con l'età mentre il divario pensionistico di genere, pari al 37 %, costituisce ancora un problema che affligge molte donne in età avanzata, accrescendo il loro rischio di povertà ed esclusione sociale; che i diritti pensionistici dei lavoratori atipici e autonomi sono inferiori rispetto a quelli dei lavoratori dipendenti;

M.  considerando che l'accesso ai servizi sociali, come i servizi di assistenza all'infanzia, assistenza sanitaria e assistenza a lungo termine, e i servizi a prezzi accessibili a sostegno della mobilità, ha un impatto significativo sull'adeguatezza del reddito, in particolare per le persone con redditi bassi o che dipendono dalla protezione sociale;

1.  osserva che, sebbene le condizioni economiche nella zona euro siano attualmente favorevoli e l'occupazione complessiva cresca costantemente, la ripresa economia non è distribuita in modo omogeneo nella zona euro e vi è ancora ampio margine di miglioramento in termini di convergenza economica, lotta contro la disoccupazione giovanile e di lunga durata, squilibri di genere, segmentazione del mercato del lavoro e relative disuguaglianze, in particolare per i gruppi vulnerabili, e in termini di riduzione del numero di persone che svolgono lavori che richiedono qualifiche inferiori a quelle in loro possesso, povertà in generale e in particolare povertà lavorativa, promozione della produttività e crescita dei salari; osserva che le disparità di reddito sarebbero state nettamente superiori se non fosse stato per gli effetti ridistributivi dei trasferimenti sociali, che nel 2015 hanno ridotto la percentuale di persone a rischio di povertà di circa un terzo (33,7 %); deplora tuttavia che il loro impatto sia stato insufficiente e abbia differito considerevolmente da uno Stato membro all'altro, con una riduzione delle disparità di reddito di più del 20 % in Belgio, Finlandia e Irlanda, ma di meno del 10 % in Estonia, Grecia, Italia, Lettonia e Portogallo;

2.  sottolinea che il godimento dei diritti sociali e un sistema di protezione sociale ben funzionante ed efficace che garantisca una protezione adeguata a tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro, contratto o forma di occupazione, costituiscono, insieme a politiche attive e sostenibili per il mercato del lavoro, precondizioni importanti per ridurre la povertà e l'esclusione sociale, in particolare per le persone più vulnerabili, garantire mercati nazionali del lavoro inclusivi e rafforzare la resilienza e la competitività dell'economia della zona euro nel suo complesso;

3.  si compiace dell'incremento del sostegno finanziario offerto agli Stati membri attraverso il programma di sostegno alle riforme strutturali affinché possano realizzare le proprie riforme volte a creare posti di lavoro di qualità per promuovere l'occupazione e ridurre la disoccupazione, ponendo l'accento sulla lotta alla disoccupazione giovanile e di lunga durata e sull'obiettivo di aumentare i salari; accoglie con favore la proposta della Commissione di ampliare l'ambito di applicazione del suddetto programma in modo da includervi paesi la cui valuta non è l'euro, allo scopo di promuovere la convergenza economica e sociale in tutta l'UE;

4.  prende atto delle raccomandazioni specifiche per paese formulate dalla Commissione per il 2018 quale componente importante del processo del semestre europeo e si compiace della particolare attenzione che tali raccomandazioni dedicano alle sfide sociali; incoraggia la Commissione a garantire la coerenza tra le raccomandazioni sociali ed economiche specifiche per paese e a rispettare la clausola di flessibilità del patto di stabilità e di crescita, come indicato nella posizione comune del Consiglio sulla flessibilità nel patto di stabilità e di crescita; osserva con preoccupazione che solo il 50 % delle raccomandazioni per il 2017 è stato pienamente o parzialmente attuato e incoraggia pertanto gli Stati membri a intensificare gli sforzi da loro profusi per dare attuazione alle raccomandazioni, in particolare nei seguenti ambiti:

  – povertà ed esclusione sociale, compresa la povertà infantile e lavorativa, in particolare tra i gruppi vulnerabili,

  – disoccupazione giovanile e di lunga durata in linea con la raccomandazione del Consiglio sull'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro[18],

  – disparità di reddito,

  – aumenti retributivi,

  – lotta all'abbandono scolastico e al numero elevato di NEET,

  – istruzione, apprendimento permanente e istruzione e formazione professionale (IFP),

  – sostenibilità e adeguatezza dei regimi pensionistici,

  – assistenza sanitaria, compresa l'assistenza a lungo termine,

  – occupazione flessibile e sicura

  – disuguaglianze di genere, in particolare nella partecipazione al mercato del lavoro, e divari retributivi e pensionistici di genere;

5.  sottolinea pertanto che la creazione di posti di lavoro dignitosi, l'accesso alla protezione sociale, indipendentemente dal rapporto di lavoro o dal tipo di contratto, e la crescita salariale hanno un impatto significativo sulla riduzione delle disuguaglianze e del rischio di povertà ed esclusione sociale e contribuiranno a migliorare il tenore di vita e a sostenere la ripresa economica; sottolinea che le riforme degli Stati membri, come auspicato dalla Commissione nel quadro delle raccomandazioni specifiche per paese, dovrebbero concentrarsi in particolare su politiche che aumentino la produttività e il potenziale di crescita sostenibile, sostengano la creazione di posti di lavoro di qualità e riducano le disuguaglianze e la povertà, in particolare la povertà infantile; incoraggia la creazione di forme di lavoro subordinato a tempo indeterminato, nel contempo assicurando l'adattabilità, promuovendo un mercato del lavoro inclusivo e garantendo un giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata;

6.  si compiace della comunicazione della Commissione, del 13 marzo 2018, dal titolo "Monitorare l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali" (COM(2018)0130), la quale allinea il pilastro con il ciclo del semestre europeo riflettendone le priorità nell'analisi delle misure adottate e dei progressi compiuti a livello nazionale; sottolinea che gli obiettivi e gli impegni sociali dell'UE dovrebbero avere la stessa priorità accordata ai suoi obiettivi economici; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare i diritti sociali attuando il pilastro europeo dei diritti sociali in modo tale da creare una reale dimensione sociale per l'UE (attraverso la legislazione, i meccanismi di definizione delle politiche e gli strumenti finanziari forniti al livello appropriato);

7.  osserva che i mercati del lavoro dei paesi della zona euro presentano differenze significative, il che costituisce una sfida per il loro corretto funzionamento; chiede pertanto, sempre fatto salvo il principio di sussidiarietà, politiche e riforme del mercato del lavoro ben concepite che creino posti di lavoro di qualità, promuovano le pari opportunità, la parità di trattamento dei lavoratori e l'economia sociale e solidale, facilitino la parità di accesso al mercato del lavoro, la protezione sociale e la mobilità del lavoro, reintegrino i disoccupati e affrontino le disuguaglianze e gli squilibri di genere; invita gli Stati membri a elaborare politiche sociali ed economiche conformi ai principi della raccomandazione della Commissione del 3 ottobre 2008 relativa all'inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro[19], garantendo specificamente la fornitura di un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro accessibili e accesso a servizi di qualità, essendo tutti elementi considerati fondamentali per conseguire risultati sostenibili;

8.  sottolinea la necessità di aumentare i tassi di occupazione e promuovere la creazione di posti di lavoro dignitosi, in particolare tra i disoccupati di lunga durata, i lavoratori poco qualificati, i giovani e gli anziani, le donne, i migranti, le persone con disabilità, le minoranze e le comunità emarginate come i rom, al fine di raggiungere l'obiettivo della strategia Europa 2020 di un tasso di occupazione di almeno il 75 % e mitigare il rischio di povertà, in particolare la povertà infantile e lavorativa, e l'esclusione sociale che queste persone si trovano ad affrontare; sottolinea la necessità di ridurre il numero di persone afflitte dalla povertà per conseguire l'obiettivo previsto da Europa 2020 di ridurre di 20 milioni il numero di persone povere; sottolinea la necessità di ridurre la povertà infantile mediante l'attuazione di una garanzia per i minori in tutta l'UE;

9.  invita gli Stati membri a elaborare azioni e strategie conformi al pilastro europeo dei diritti sociali per rispondere alle esigenze sociali delle persone per le quali il mercato del lavoro è inaccessibile, segnatamente quanti vivono in condizioni di deprivazione estrema come i senzatetto, i bambini e i giovani e le persone affette da patologie fisiche e mentali croniche;

10.  chiede strategie nazionali e un coordinamento a livello di Unione per combattere la discriminazione basata sull'età nei mercati del lavoro quale risposta al crescente numero di lavoratori anziani nella forza lavoro dell'UE, prevedendo tra l'altro misure di sensibilizzazione in merito alla direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro[20], allineando le normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro agli obiettivi di un'occupazione sostenibile, tenendo conto dei rischi professionali nuovi ed emergenti, garantendo l'accesso alle opportunità di formazione permanente e migliorando le politiche a sostegno della conciliazione tra vita professionale e vita familiare;

11.  invita gli Stati membri della zona euro a sfruttare appieno le prospettive economiche positive e a portare avanti riforme del mercato del lavoro incentrate sulla creazione di posti di lavoro, favorendo forme di occupazione prevedibili, sicure e a tempo indeterminato, contratti di lavoro giuridicamente certi che definiscano i termini e le condizioni di lavoro, prevenendo e combattendo il lavoro autonomo fittizio e garantendo un'adeguata protezione sociale, indipendentemente dal rapporto di lavoro o dal tipo di contratto; invita gli Stati membri ad adottare e attuare la proposta di raccomandazione del Consiglio sull'accesso alla protezione sociale e a incoraggiare le persone impegnate in forme di occupazione non standard a iscriversi a regimi di protezione sociale; sottolinea l'importanza dei negoziati in corso sulla direttiva relativa a condizioni di lavoro prevedibili e trasparenti;

12.  invita gli Stati membri a investire nei servizi di assistenza lungo tutto l'arco della vita, a continuare a perseguire il conseguimento degli obiettivi di Barcellona del 2002 in materia di assistenza all'infanzia e a elaborare obiettivi di assistenza per gli anziani e le persone non autosufficienti; ritiene che la fornitura di servizi di assistenza all'interno della famiglia non dovrebbe avere un impatto negativo sulle prestazioni sociali o pensionistiche; invita a tal proposito gli Stati membri a garantire che il cumulo di diritti pensionistici sia sufficiente;

13.  invita gli Stati membri della zona euro a ridurre i divari pensionistici di genere e garantire un'equità intergenerazionale mediante prestazioni pensionistiche dignitose e sufficienti, al fine di eliminare la povertà e l'esclusione sociale in età avanzata e nel contempo assicurare la sostenibilità a l'adeguatezza a lungo termine dei sistemi pensionistici, promuovere tassi più elevati di posti di lavoro dignitosi che forniscano maggiori contributi pensionistici e non gravino eccessivamente sulle nuove generazioni; osserva con preoccupazione che nella maggior parte degli Stati membri della zona euro permangono elevati sia il divario pensionistico di genere sia il tasso di pensionamento anticipato; sottolinea che la sostenibilità dei sistemi pensionistici può essere migliorata, tra l'altro, riducendo la disoccupazione, affrontando efficacemente il problema del lavoro non dichiarato e integrando i migranti e i rifugiati nel mercato del lavoro; accoglie con favore la raccomandazione presentata dalla Commissione nella relazione 2018 sull'adeguatezza delle pensioni relativa alla necessità di una riflessione globale sull'adeguatezza dei redditi in età avanzata e sulla sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici; chiede che venga effettuata un'analisi più approfondita della situazione dei "molto anziani", i cui diritti pensionistici possono essere diminuiti nel tempo a causa dell'inflazione;

14.  ritiene che le riforme dei sistemi di protezione sociale degli Stati membri debbano essere concepite in modo da facilitare la partecipazione al mercato del lavoro per chi è in grado di lavorare, rendendo redditizio il lavoro; sottolinea, a questo proposito, che il sostegno al reddito dovrebbe essere destinato a chi ne ha più bisogno;

15.  osserva che il tasso di posti di lavoro vacanti nella zona euro è salito al 2,1 % nel primo trimestre del 2018, rispetto all'1,9 % del 2017; sottolinea che è possibile acquisire competenze adeguate e far fronte allo squilibrio tra domanda e offerta di competenze migliorando la qualità, la disponibilità e l'accessibilità, anche economica, dell'istruzione e della formazione, compresa una formazione mirata e di qualità, migliorando il riconoscimento reciproco delle qualifiche, rafforzando le misure di perfezionamento e riqualificazione professionali, con particolare attenzione alle competenze di base, e fornendo opportunità di istruzione non formale destinate agli adulti, il che richiede un sostegno adeguato, anche per mezzo di finanziamenti a livello dell'UE, fatto salvo l'articolo 149 TFUE, e a livello nazionale e regionale; chiede, in tale contesto, misure mirate a sostegno dei gruppi vulnerabili, compresi i rom, le persone con disabilità, coloro che abbandonano precocemente la scuola, i disoccupati di lungo periodo, i migranti e i rifugiati; afferma la necessità di accrescere l'importanza della formazione professionale per il mercato del lavoro e di adottare misure per rafforzarne l'attrattiva rispetto ai percorsi accademici; sostiene la prosecuzione dell'attuazione e del monitoraggio dell'iniziativa sui percorsi di miglioramento del livello delle competenze, per aiutare le persone ad acquisire competenze fondamentali per il XXI secolo; invita gli Stati membri a dare priorità a una formazione globale in materia di competenze digitali e imprenditoriali e a prendere in considerazione la transizione verso un'economia digitale nel contesto della riconversione e del miglioramento delle competenze;

16.  esprime preoccupazione per la diminuzione su base annua, nell'UE-19, del tasso medio di spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL negli anni dal 2009 al 2016[21]; sottolinea che sistemi di istruzione pubblici dotati di risorse adeguate sono essenziali per l'uguaglianza e l'inclusione sociale;

17.  osserva con grande preoccupazione il numero costantemente elevato di cittadini europei con scarse competenze di alfabetizzazione o difficoltà di alfabetizzazione, compreso l'analfabetismo funzionale e mediatico, il che desta gravi preoccupazioni in termini di partecipazione significativa ed effettiva alla vita pubblica e al mercato del lavoro;

18.  incoraggia la promozione di sistemi di istruzione duale e di altre politiche analoghe; sottolinea che una combinazione efficace tra istruzione, ricerca, innovazione e mercato del lavoro può contribuire in modo decisivo alla creazione di posti di lavoro;

19.  sottolinea che un ambiente di apprendimento sicuro e adeguato è di vitale importanza per il benessere degli studenti e del personale docente;

20.  invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare misure specifiche nell'ambito delle politiche sull'occupazione, sull'istruzione nonché delle politiche sociali per garantire l'inclusione effettiva delle persone con disabilità e provenienti da contesti svantaggiati;

21.  sottolinea la necessità di pianificare e promuovere programmi di orientamento professionale organizzati e aggiornati nelle scuole, in particolare nelle zone rurali, nelle regioni frontaliere, montane e insulari;

22.  sostiene la mobilità degli studenti, dei lavoratori, degli atleti e degli artisti nell'UE e nella zona euro; esprime tuttavia la preoccupazione che le sostanziali differenze in termini di standard di vita e di lavoro nella zona euro inneschino una migrazione involontaria, esacerbando ulteriormente gli effetti della cosiddetta fuga di cervelli; sottolinea che il presupposto fondamentale per contrastare il fenomeno della fuga dei cervelli è la creazione di posti di lavoro dignitosi come pure la promozione di efficaci strategie di istruzione, formazione e orientamento professionale; chiede che le future politiche in materia di istruzione e occupazione affrontino efficacemente tale fenomeno, anche sviluppando appieno lo spazio europeo dell'istruzione; evidenzia la necessità di mettere a punto una carta europea dello studente che promuova la mobilità per l'apprendimento e faciliti una piena attuazione del mutuo riconoscimento di titoli, diplomi e qualifiche professionali, riducendo gli oneri amministrativi e i costi per studenti e istituti di istruzione e formazione;

23.  sottolinea che, secondo i parametri di riferimento in materia di istruzione e formazione 2020 (ET 2020), entro il 2020 meno del 15 % dei quindicenni dovrebbe avere competenze insufficienti in lettura, matematica e scienze; accoglie con favore l'inclusione del parametro di riferimento denominato "scarso rendimento negli studi" per i quindicenni (bassi risultati in matematica secondo il PISA - Programma per la valutazione internazionale degli studenti) nel nuovo quadro di valutazione della situazione sociale;

24.  ricorda che, secondo i parametri di riferimento ET 2020, entro il 2020 almeno il 95 % dei bambini (a partire dall'età di quattro anni fino all'età dell'obbligo scolastico) dovrebbe partecipare all'istruzione della prima infanzia; sottolinea che il settore della "cura della prima infanzia" nel quadro di valutazione della situazione sociale comprende un solo indicatore, per i bambini di età inferiore ai tre anni affidati a servizi di cura formale; sottolinea che non sono presenti informazioni sulla copertura dei bambini più grandi al di sotto dell'età dell'obbligo scolastico, né informazioni sull'entità delle prestazioni di custodia dei bambini misurate in base al numero di ore prestate;

25.  tiene conto del ruolo positivo dell'istruzione aperta e delle università aperte nel processo di acquisizione di conoscenze e competenze, in particolare dei programmi di formazione online rivolti ai lavoratori, in quanto forma di apprendimento dinamica che risponde alle esigenze e agli interessi attuali dei partecipanti;

26.  ribadisce il proprio invito a quantomeno triplicare la dotazione del programma Erasmus+ nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) al fine di raggiungere molti più giovani, organizzazioni giovanili, allievi delle scuole secondarie e tirocinanti in tutta Europa; chiede che venga prestata particolare attenzione alle persone provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati al fine di consentire loro di partecipare al programma, nonché alle persone con disabilità, in linea con gli obblighi dell'UE e degli Stati membri a norma della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD);

27.  ricorda il potenziale strategico del settore culturale e creativo come generatore di posti di lavoro e ricchezza nell'UE; sottolinea che le industrie culturali e creative (ICC) costituiscono l'11,2 % di tutte le imprese private, impiegano il 7,5 % di tutte le persone occupate nell'intera economia dell'UE e generano il 5,3 % del valore aggiunto lordo (VAL) totale europeo; sottolinea il ruolo delle ICC nel preservare e promuovere la diversità culturale e linguistica europea e il loro contributo alla crescita economica, all'innovazione e all'occupazione, in particolare all'occupazione giovanile;

28.  sottolinea che investimenti e pianificazione adeguati nel settore dell'istruzione, in particolare nelle competenze digitali e nella programmazione, sono essenziali per garantire la posizione competitiva dell'Unione, la disponibilità di una forza lavoro qualificata e l'occupabilità della forza lavoro;

29.  invita la Commissione a fornire incentivi e assistenza tecnica ai giovani affinché creino le proprie imprese e a proporre misure per la promozione dell'imprenditorialità anche attraverso i programmi scolastici negli Stati membri;

30.  sottolinea la necessità di portare avanti le riforme che preparano il mercato del lavoro e la sua forza lavoro alla trasformazione digitale per persone di ogni età e provenienza mediante un approccio flessibile e incentrato sul discente, in particolare garantendo un'adeguata offerta di apprendimento permanente e di formazione alle competenze digitali, che sono fondamentali per un'economia basata sulla conoscenza; sottolinea l'importanza di un orientamento professionale lungo tutto l'arco della vita per garantire la partecipazione delle persone a percorsi professionali e di formazione adeguati, flessibili e di alta qualità; ricorda, in tale contesto, i limiti della previsione delle competenze in considerazione della rapida evoluzione del mercato del lavoro e sottolinea a tal proposito l'importanza delle competenze trasversali, quali la comunicazione, la risoluzione dei problemi, la creatività e la capacità di apprendimento, che rafforzano la resilienza delle persone e migliorano la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti e acquisire nuove competenze nel corso della vita; mette in risalto l'esigenza di garantire che i sistemi nazionali di protezione sociale offrano una tutela adeguata a tutti i lavoratori, anche in nuove forme di lavoro e con nuovi tipi di contratti, nonché una copertura adeguata per coloro che non sono in grado di lavorare o non riescono trovare lavoro; invita gli Stati membri a elaborare politiche del mercato del lavoro che sostengano la mobilità intersettoriale e la riqualificazione dei lavoratori, fattori che diverranno sempre più importanti man mano che i nostri mercati del lavoro si adattano alla trasformazione digitale delle nostre economie; sottolinea la necessità, a tale riguardo, di garantire il coinvolgimento sia dei sindacati che delle organizzazioni dei datori di lavoro, al fine di garantire una trasformazione equa;

31.  invita gli Stati membri della zona euro ad intraprendere le riforme necessarie e ad aumentare gli investimenti sociali in modo da garantire l'accessibilità, la disponibilità, l'abbordabilità, la qualità e l'efficacia in termini di costi dei loro sistemi sanitari; chiede che venga rinnovato l'obiettivo europeo di accrescere significativamente il numero di anni di vita in buona salute rendendo la prevenzione una priorità delle politiche sanitarie dell'UE, in aggiunta a misure di cura; chiede che siano portate avanti attivamente campagne di promozione della salute;

32.  chiede una strategia europea per la qualità e l'accessibilità dei sistemi di assistenza a lungo termine, perseguendo un approccio all'assistenza e al sostegno di lunga durata basato sui diritti e sulla comunità; chiede investimenti significativi nei servizi di assistenza di lunga durata al fine di prepararsi alle maggiori esigenze previste alla luce dei cambiamenti demografici; riconosce che il settore dell'assistenza di lunga durata offre condizioni di lavoro inadeguate e chiede che il lavoro di assistenza e le condizioni di lavoro nei servizi di assistenza siano rivalutati in modo da garantire la qualità dell'assistenza di lunga durata;

33.  mette in risalto la necessità di politiche ben concepite per un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, includendovi la fornitura di servizi di assistenza all'infanzia, alla prima infanzia e di lunga durata a costi accessibili, riequilibrando il ruolo di genere in materia di assistenza tra uomini e donne e promuovendo modalità di lavoro adattabili e l'utilizzo di congedi di maternità, paternità, parentali e di prestazione di assistenza vantaggiosi e retribuiti; ritiene, a questo proposito, che l'adozione di una direttiva equilibrata sulla conciliazione tra vita professionale e vita privata per genitori e prestatori di assistenza sia un passo necessario per migliorare l'equilibrio tra vita professionale e vita privata; chiede inoltre un'iniziativa europea sulla protezione sociale e i servizi sociali per i prestatori di assistenza informale;

34.  sottolinea l'importanza di rafforzare il dialogo strutturato e la partecipazione delle organizzazioni dei datori di lavoro, dei sindacati e delle organizzazioni della società civile all'elaborazione e all'attuazione delle politiche e delle riforme occupazionali e sociali, nonché il loro impegno attivo nel processo del semestre europeo;

35.  ritiene che, al fine di mantenere e aumentare la competitività globale, i quadri normativi degli Stati membri per il mercato del lavoro debbano essere chiari, semplici e flessibili e mantenere nel contempo standard di lavoro elevati;

36.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

Quest'anno la commissione per l'occupazione e gli affari sociali ha elaborato per la prima volta una relazione distinta sull'occupazione e le politiche sociali della zona euro anziché un parere destinato alla commissione per i problemi economici e monetari, come in passato. Il relatore si compiace di tale novità, in quanto ritiene fermamente che gli aspetti occupazionali e sociali costituiscono una componente essenziale e intrinseca della politica economica e della coesione sociale complessive, e che richiedono pertanto un'opportuna attenzione. La creazione di posti di lavoro contribuisce allo sviluppo economico sostenendo la domanda, riducendo le disuguaglianze e migliorando il tenore di vita.

L'economia europea è in crescita e le prospettive positive sono riscontrabili nelle finanze pubbliche, negli investimenti e nell'occupazione. Il PIL dell'Unione europea è già più elevato rispetto al periodo precedente la crisi e a gennaio 2018 il tasso di disoccupazione nella zona euro era pari all'8,6 %, il tasso più basso registrato dalla fine del 2008. Grazie alle riforme già avviate negli Stati membri e ai contribuiti del piano di investimenti per l'Europa, gli investimenti hanno iniziato a crescere nuovamente. È importante sfruttare appieno tali sviluppi e, come sottolineato dal Presidente Juncker nel discorso sullo stato dell'Unione, riparare il tetto dell'Europa finché splende il sole. Sebbene complessivamente le condizioni economiche in Europa siano positive, vi è margine di miglioramento per quanto riguarda, in particolare, la disoccupazione giovanile, la segmentazione del mercato del lavoro e le relative disuguaglianze, la povertà lavorativa, la produttività, la crescita dei salari, le pensioni, la protezione sociale e i sistemi sanitari. Le comunicazioni della Commissione recanti raccomandazioni specifiche per paese presentano una buona analisi delle esigenze di riforma e costituiscono una componente importante del ciclo del semestre europeo. Il relatore si compiace che a partire da quest'anno il pilastro europeo dei diritti sociali sia integrato nel semestre. Nel contempo, tuttavia, il relatore è preoccupato per l'insufficiente livello di attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese da parte degli Stati membri, dal momento che, secondo i dati della Commissione, dall'inizio del semestre europeo solo il 9 % delle raccomandazioni è stato attuato pienamente, mentre il 30 % ha avuto un'attuazione limitata o non è stato attuato affatto. Ancora più preoccupante è il fatto che tale situazione presenta una tendenza negativa, dato che nel 2017 solo l'1 % delle raccomandazioni è stato attuato pienamente, mentre per il 50 % si è assistito a progressi limitati o del tutto assenti nell'attuazione. Una simile situazione costituisce un grave ostacolo per l'avanzamento delle riforme dell'UE e deve essere affrontata con urgenza.

Il relatore desidera sottolineare che il mero calo dei tassi di disoccupazione non è sufficiente. L'Europa deve creare mercati del lavoro realmente inclusivi, che forniscano un'occupazione di qualità per tutti, compresi i gruppi svantaggiati come le donne, i giovani, le persone con disabilità e le persone provenienti da un contesto migratorio. Le riforme degli Stati membri devono promuovere contratti di lavoro affidabili, contrastare il lavoro autonomo fittizio e promuovere un'adeguata protezione sociale per tutti i tipi di contratti. Devono inoltre consentire un agevole inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro promuovendo la mobilità della forza lavoro, offrendo misure di reinserimento e opportuna formazione ai disoccupati e promuovendo pari opportunità. È inoltre opportuno affrontare le sfide poste dalla rapida evoluzione delle modalità di lavoro e dalla trasformazione digitale. I lavoratori devono essere dotati di competenze adeguate e occorre pertanto creare opportunità di apprendimento permanente, di perfezionamento e di riconversione professionali. Il relatore individua inoltre la necessità di elaborare politiche volte a migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita privata che prevedano regimi di lavoro flessibili, congedi familiari vantaggiosi e maggiori investimenti in un'assistenza all'infanzia di qualità e a costi accessibili.

PARERE della commissione per la cultura e l'istruzione (12.7.2018)

destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali

sull'occupazione e le politiche sociali della zona euro
(2018/2034(INI))

Relatore per parere: Nikolaos Chountis

SUGGERIMENTI

La commissione per la cultura e l'istruzione invita la commissione per l'occupazione e gli affari sociali, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  rileva con preoccupazione le perduranti disparità socioeconomiche nella zona euro; ritiene che la parità di accesso per tutti a un'istruzione inclusiva e di qualità, nonché a opportunità di apprendimento permanente, sia un prerequisito per la convergenza socioeconomica; sottolinea, a tale proposito, le disparità ancora esistenti tra gli Stati membri e tra i gruppi sociali per quanto riguarda i principali indicatori di istruzione dell'UE;

2.  esprime profonda preoccupazione per la diminuzione su base annua, nell'UE-19, del tasso medio di spesa pubblica per l'istruzione in percentuale del PIL negli anni dal 2009 al 2016[1]; si rammarica che il settore dell'istruzione e della formazione sia stato duramente colpito dalle politiche di austerità e sottolinea che sistemi di istruzione pubblica dotati di risorse adeguate sono essenziali per l'uguaglianza e l'inclusione sociale; chiede pertanto un cambiamento nelle priorità delle politiche macroeconomiche della zona euro in direzione di una maggiore spesa pubblica destinata all'istruzione e alla formazione, in quanto investimenti con un forte effetto moltiplicatore; invita la Commissione a introdurre, nel quadro di valutazione della situazione sociale, un indicatore sulla spesa (in particolare la spesa pubblica) per l'istruzione, espresso come percentuale del PIL (o per studente), al fine di monitorare le prestazioni degli Stati membri;

3.  sottolinea che spesso lo svantaggio sociale è un fattore che causa scarsi risultati scolastici e viceversa; sottolinea inoltre che, nelle economie della conoscenza in costante evoluzione, l'occupabilità, perfino tra studenti con competenze tecniche ("hard skills") altrimenti equivalenti, dipende spesso in misura non trascurabile dalle competenze trasversali ("soft skills": comunicazione, pensiero critico, collaborazione, innovazione creativa, sicurezza e "imparare a imparare"), al di là delle capacità di lettura e dell'alfabetizzazione matematica e scientifica; insiste sul fatto che un sistema di apprendimento permanente e di istruzione di qualità dotato di risorse sufficienti e che promuova davvero il diritto allo studio, con politiche di accompagnamento e di sostegno anche attraverso un efficace sistema di borse di studio, può contribuire a interrompere tale circolo vizioso e a promuovere l'inclusione sociale e le pari opportunità;

4.  sottolinea che, malgrado la ripresa economica nella zona euro e la creazione di nuovi posti di lavoro, in alcuni Stati membri la disoccupazione giovanile rimane intollerabilmente elevata e, nonostante la riduzione dei tassi di disoccupazione giovanile dal 2013 ad oggi, si riscontrano in tal senso forti differenze tra gli Stati membri;

5.  osserva con grande preoccupazione il numero ancora elevato di cittadini europei con scarse competenze di alfabetizzazione o difficoltà di alfabetizzazione, compreso l'analfabetismo funzionale e mediatico, che desta gravi preoccupazioni in termini di significativa partecipazione alla vita pubblica e al mercato del lavoro;

6.  incoraggia la promozione di politiche quali l'introduzione di sistemi di istruzione duali; sottolinea che una combinazione efficace tra istruzione, ricerca, innovazione e mercato del lavoro può contribuire in modo decisivo alla creazione di posti di lavoro;

7.  sottolinea che un ambiente di apprendimento sicuro e adeguato è vitale per il benessere degli studenti e del personale docente; invita a tale proposito gli Stati membri a effettuare massicci investimenti nella manutenzione delle strutture pubbliche, in particolare le scuole, e nell'eliminazione delle barriere architettoniche;

8.  invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare misure specifiche nell'ambito delle politiche sull'occupazione, sull'istruzione nonché delle politiche sociali per garantire l'inclusione effettiva delle persone con disabilità e provenienti da contesti svantaggiati;

9.  sottolinea la necessità di pianificare e promuovere programmi di orientamento professionale organizzati e aggiornati nelle scuole, in particolare nelle zone rurali, nelle regioni frontaliere, montane e insulari;

10.  sostiene la mobilità degli studenti, dei lavoratori, degli atleti e degli artisti nell'UE e nella zona euro; esprime tuttavia la preoccupazione che le sostanziali differenze in termini di standard di vita e di lavoro nella zona euro inneschino una migrazione involontaria, esacerbando ulteriormente gli effetti della cosiddetta fuga di cervelli; sottolinea che il presupposto fondamentale per contrastare il fenomeno della fuga dei cervelli è la creazione di posti di lavoro dignitosi come pure la promozione di efficaci strategie di istruzione, formazione e orientamento professionale; chiede che le future politiche per l'istruzione e l'occupazione affrontino efficacemente tale fenomeno, anche attraverso un compiuto sviluppo dello spazio europeo dell'istruzione; evidenzia la necessità di mettere a punto una carta europea dello studente che promuova la mobilità per l'apprendimento e faciliti una piena attuazione del mutuo riconoscimento di titoli, diplomi e qualifiche professionali, riducendo gli oneri amministrativi e i costi per studenti e istituti di istruzione e formazione;

11.  sottolinea che, secondo i parametri di riferimento in materia di istruzione e formazione 2020 (ET 2020), entro il 2020 meno del 15 % dei quindicenni dovrebbe avere risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze; accoglie con favore l'inclusione del parametro di riferimento denominato "scarso rendimento negli studi" per i quindicenni (bassi risultati in matematica secondo il PISA - Programma per la valutazione internazionale degli studenti) nel nuovo quadro di valutazione della situazione sociale; invita, tuttavia, la Commissione a includere anche il parametro relativo allo "scarso rendimento" nella lettura e/o nell'alfabetizzazione scientifica;

12.  ricorda che, secondo i parametri di riferimento ET 2020, entro il 2020 almeno il 95 % dei bambini (a partire dall'età di quattro anni fino all'età dell'obbligo scolastico) dovrebbe partecipare all'istruzione della prima infanzia; sottolinea che il settore della "cura della prima infanzia" nel quadro di valutazione della situazione sociale comprende un solo indicatore, per i bambini di età inferiore ai tre anni affidati a servizi di cura formale; sottolinea che non sono presenti informazioni sulla copertura dei bambini più grandi al di sotto dell'età dell'obbligo scolastico, né informazioni sull'entità delle prestazioni di custodia dei bambini misurate in base al numero di ore prestate;

13.  tiene conto del ruolo positivo dell'istruzione aperta e delle università aperte nel processo di acquisizione di conoscenze e competenze, in particolare dei programmi di formazione online rivolti ai lavoratori, in quanto forma di apprendimento dinamica che risponde alle esigenze e agli interessi attuali dei partecipanti;

14.  ritiene che la povertà infantile sia una delle principali questioni su cui l'Europa dovrebbe "agire in grande"; chiede la rapida attuazione di una garanzia per l'infanzia in tutti gli Stati membri, affinché tutti i bambini che ora vivono a rischio di povertà possano avere accesso ad assistenza sanitaria, istruzione e servizi per l'infanzia gratuiti, alloggi decorosi e alimentazione adeguata; sottolinea l'importanza dell'assistenza prenatale e dello sviluppo nella prima infanzia; chiede l'istituzione di sistemi di istruzione inclusivi a tutti i livelli, compreso il doposcuola; sottolinea che l'attuazione della garanzia per l'infanzia richiederà finanziamenti adeguati a livello nazionale ed europeo; chiede pertanto un aumento del suo finanziamento, eventualmente tramite il Fondo sociale europeo e un nuovo strumento di convergenza per la zona euro; chiede che gli investimenti pubblici nazionali nella garanzia per l'infanzia vengano presi in considerazione nel quadro di una "regola d'argento degli investimenti sociali" a norma del patto di stabilità e crescita;

15.  sottolinea che uno degli obiettivi della garanzia per i giovani è garantire che tutti i giovani di età inferiore a 25 anni ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale; chiede pertanto la piena attuazione della garanzia per i giovani, con particolare attenzione alle offerte di qualità e alla sensibilizzazione efficace di tutti i NEET[2]; sottolinea che ciò richiede finanziamenti adeguati nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP post 2020), compreso un incremento del Fondo sociale europeo e un'espansione dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile pari ad almeno 21 miliardi di EUR; chiede che gli investimenti pubblici nazionali per la garanzia per i giovani e l'integrazione dei disoccupati di lunga durata vengano presi in considerazione nel quadro di una "regola d'argento degli investimenti sociali" a norma del patto di stabilità e crescita;

16.  sostiene una garanzia per le competenze quale nuovo diritto per ciascuno di acquisire le competenze fondamentali del XXI secolo, tra cui l'alfabetizzazione digitale; ritiene che la garanzia per le competenze dovrebbe implicare una valutazione personalizzata delle esigenze di apprendimento, un'offerta di apprendimento di qualità e una sistematica convalida delle abilità e delle competenze acquisite, consentendo il facile riconoscimento sul mercato del lavoro; sottolinea che la garanzia per le competenze è un importante investimento sociale che richiede finanziamenti adeguati a livello nazionale ed europeo; chiede pertanto un aumento del suo finanziamento, eventualmente tramite un aumento della dotazione del Fondo sociale europeo e un nuovo strumento di convergenza per la zona euro;

17.  ribadisce l'invito del Parlamento europeo a quantomeno triplicare la dotazione del programma Erasmus+ nel prossimo QFP al fine di raggiungere molti più giovani, organizzazioni giovanili, allievi delle scuole secondarie e tirocinanti in tutta Europa; chiede che venga prestata particolare attenzione alle persone provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati al fine di consentire loro di partecipare al programma, nonché alle persone con disabilità, in linea con gli obblighi dell'UE e degli Stati membri a norma della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD);

18.  chiede una "regola d'argento" sugli investimenti sociali da applicare in fase di attuazione del patto di stabilità e crescita, specificamente al fine di tener conto di taluni investimenti sociali pubblici in grado di produrre effetti nettamente positivi sulla crescita economica (ad esempio la garanzia per l'infanzia, la garanzia per i giovani e la garanzia per le competenze), in quanto ammissibili a beneficiare di un trattamento favorevole in sede di valutazione dei disavanzi pubblici e della conformità con la regola del debito 1/20; sottolinea che il risanamento di bilancio non dovrebbe indebolire il cofinanziamento nazionale dei fondi europei per gli investimenti sociali;

19.  chiede finanziamenti adeguati nel prossimo quadro finanziario pluriennale al fine di poter far fronte all'aumento delle esigenze; chiede in particolare:

a)  il rafforzamento dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, assicurando finanziamenti pari ad almeno 3 miliardi di EUR all'anno, disponibili in una linea di bilancio dedicata;

b)  un aumento sostanziale della dotazione finanziaria del Fondo sociale europeo;

20.  ricorda il potenziale strategico del settore culturale e creativo come generatore di posti di lavoro e ricchezza nell'UE; sottolinea che le industrie culturali e creative (ICC) costituiscono l'11,2 % di tutte le imprese private, impiegano il 7,5 % di tutte le persone occupate nell'intera economia dell'UE e generano il 5,3 % del valore aggiunto lordo (VAL) totale europeo; sottolinea il ruolo delle ICC nel preservare e promuovere la diversità culturale e linguistica europea e il loro contributo alla crescita economica, all'innovazione e all'occupazione, in particolare all'occupazione giovanile;

21.  invita la Commissione a sfruttare appieno le potenziali sinergie tra le politiche dell'UE, in modo da usare efficacemente i finanziamenti disponibili a titolo di vari programmi dell'Unione – quali Orizzonte 2020, il Meccanismo per collegare l'Europa, Erasmus+, Occupazione e innovazione sociale (EaSI), Europa creativa e COSME – e dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) per sostenere più progetti nel settore delle ICC; osserva che, in particolare nel caso di Europa creativa, di Orizzonte 2020 e dei fondi strutturali (FESR e FSE), il ruolo e l'impatto delle ICC sulla crescita, l'occupazione e la coesione territoriale dovrebbero essere specificatamente valutati e ulteriormente promossi; sottolinea che questo processo dovrebbe fornire una base solida e coerente per la revisione del QFP e la futura architettura dei programmi dell'UE post 2020;

22.  chiede un'effettiva revisione delle politiche dell'UE e degli Stati membri in materia di istruzione, formazione e competenze, al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e il crescente numero di giovani che non partecipano a percorsi di istruzione o formazione né svolgono un'attività lavorativa (NEET) e in tal modo giungere all'inclusione attraverso l'istruzione e l'apprendimento permanente; evidenzia che tali politiche rivolte ai giovani, che dovrebbero mirare anche all'apprendimento permanente, dovrebbero promuovere lo sviluppo personale e sociale in maniera olistica e non essere solamente elaborate per soddisfare le richieste del mercato del lavoro;

23.  sottolinea che investimenti e pianificazione adeguati nel settore dell'istruzione, in particolare nelle competenze digitali e nella programmazione, sono essenziali per garantire la posizione competitiva dell'Unione, la disponibilità di una forza lavoro qualificata e l'occupabilità della forza lavoro;

24.  invita la Commissione a fornire incentivi e assistenza tecnica ai giovani affinché questi ultimi possano creare le loro imprese e a proporre misure per la promozione dell'imprenditorialità anche attraverso i programmi scolastici negli Stati membri;

25.  invita le autorità nazionali a incoraggiare le imprese, anche mediante agevolazioni fiscali o incentivi relativi ai contributi sociali, a investire nella formazione dei loro dipendenti e ad assumere neodiplomati e neolaureati;

26.  ritiene che per affrontare le carenze di competenze e gli squilibri tra domanda e offerta di competenze nell'Unione si rendano necessari un migliore adeguamento delle competenze ai posti di lavoro e un maggiore riconoscimento reciproco delle qualifiche;

27.  constata e condanna le condizioni lavorative di sfruttamento cui spesso sottostanno gli atleti professionisti, come il lavoro autonomo fittizio, l'omesso versamento dei salari e norme inadeguate in materia di assicurazione sanitaria e pensioni di anzianità; sottolinea la necessità di migliorare il quadro normativo esistente; invita la Commissione a presentare un piano d'azione globale per promuovere condizioni di lavoro dignitose per gli atleti professionisti, partendo dai paesi della zona euro e coinvolgendo tutte le parti sociali pertinenti del settore sportivo.

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

11.7.2018

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

22

2

4

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Isabella Adinolfi, Dominique Bilde, Andrea Bocskor, Nikolaos Chountis, Silvia Costa, Damian Drăghici, Angel Dzhambazki, Jill Evans, María Teresa Giménez Barbat, Petra Kammerevert, Svetoslav Hristov Malinov, Rupert Matthews, Luigi Morgano, Momchil Nekov, Michaela Šojdrová, Helga Trüpel, Sabine Verheyen, Julie Ward, Bogdan Brunon Wenta, Theodoros Zagorakis, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Milan Zver

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Elena Gentile, Sylvie Guillaume, Morten Løkkegaard, Liadh Ní Riada, Algirdas Saudargas

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Ivo Vajgl

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

22

+

EFDD

Isabella Adinolfi

GUE/NGL

Nikolaos Chountis, Liadh Ní Riada

PPE

Andrea Bocskor, Svetoslav Hristov Malinov, Algirdas Saudargas, Michaela Šojdrová, Sabine Verheyen, Bogdan Brunon Wenta, Theodoros Zagorakis, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Milan Zver

S&D

Silvia Costa, Damian Drăghici, Elena Gentile, Sylvie Guillaume, Petra Kammerevert, Luigi Morgano, Momchil Nekov, Julie Ward

Verts/ALE

Jill Evans, Helga Trüpel

2

-

ECR

Angel Dzhambazki, Rupert Matthews

4

0

ALDE

María Teresa Giménez Barbat, Morten Løkkegaard, Ivo Vajgl

ENF

Dominique Bilde

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

  • [1]  Dati Eurostat.
  • [2]  NEET: giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano.

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

9.10.2018

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

30

8

4

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Laura Agea, Guillaume Balas, Brando Benifei, Vilija Blinkevičiūtė, Enrique Calvet Chambon, David Casa, Ole Christensen, Arne Gericke, Marian Harkin, Krzysztof Hetman, Czesław Hoc, Agnes Jongerius, Rina Ronja Kari, Jan Keller, Ádám Kósa, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Miapetra Kumpula‑Natri, Dietmar Köster, Kostadinka Kuneva, Jean Lambert, Jérôme Lavrilleux, Verónica Lope Fontagné, Javi López, Thomas Mann, Dominique Martin, Joëlle Mélin, Anthea McIntyre, Elisabeth Morin-Chartier, Georgi Pirinski, Dennis Radtke, Sofia Ribeiro, Claude Rolin, Siôn Simon, Romana Tomc, Yana Toom, Ulrike Trebesius, Lampros Fountoulis, Renate Weber

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Amjad Bashir, Ivari Padar, Csaba Sógor, Tom Vandenkendelaere

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

 

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

30

+

ALDE

Enrique Calvet Chambon, Marian Harkin, Yana Toom, Renate Weber

PPE

David Casa, Krzysztof Hetman, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Jérôme Lavrilleux, Verónica Lope Fontagné, Thomas Mann, Elisabeth Morin-Chartier, Dennis Radtke, Sofia Ribeiro, Claude Rolin, Csaba Sógor, Romana Tomc, Tom Vandenkendelaere

S&D

Guillaume Balas, Brando Benifei, Vilija Blinkevičiūtė, Ole Christensen, Agnes Jongerius, Javi López, Jan Keller, Miapetra Kumpula-Natri, Dietmar Köster, Ivari Padar, Georgi Pirinski, Siôn Simon

VERTS/ALE

Jean Lambert

8

-

ECR

Amjad Bashir, Arne Gericke, Czesław Hoc, Anthea McIntyre, Ulrike Trebesius

ENF

Dominique Martin, Joëlle Mélin

NI

Lampros Fountoulis

4

0

EFDD

Laura Agea

GUE/NGL

Rina Ronja Kari, Kostadinka Kuneva

PPE

Ádám Kósa

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

Ultimo aggiornamento: 22 ottobre 2018
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