RELAZIONE sui servizi di assistenza nell'UE per una migliore parità di genere

24.10.2018 - (2018/2077(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatore: Sirpa Pietikäinen

Procedura : 2018/2077(INI)
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A8-0352/2018
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A8-0352/2018
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sui servizi di assistenza nell'UE per una migliore parità di genere

(2018/2077(INI))

Il Parlamento europeo,

–  vista la comunicazione della Commissione, del 26 aprile 2017, dal titolo "Un'iniziativa per sostenere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano" (COM(2017)0252),

–  vista la proposta della Commissione di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 aprile 2017, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio (COM(2017)0253),

–  vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego[1],

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 1, 3, 5, 27, 31, 32, 33 e 47,

–  vista la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, adottata a New York il 18 dicembre 1979,

–  vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), ratificata dall'Unione europea e da tutti i suoi Stati membri,

–  visto l'obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) n. 5: raggiungere la parità di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze, in particolare il traguardo 5.4 di tali obiettivi: riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all'interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali,

–  vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite del 10 maggio 2018 dal titolo "Progress towards the Sustainable Development Goals" (Il progresso verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile),

–  viste le conclusioni del Consiglio del 7 dicembre 2017 sul tema "Migliorare il sostegno e l'assistenza di prossimità per una vita indipendente",

–  viste le conclusioni del Consiglio sull'educazione e la cura della prima infanzia: consentire a tutti i bambini di affacciarsi al mondo di domani nelle condizioni migliori[2],

–  viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo tenutosi a Barcellona il 15 e 16 marzo 2002,

–  vista la comunicazione della Commissione del 20 novembre 2017 dal titolo "Piano d'azione dell'UE per il 2017-2019 – Affrontare il problema del divario retributivo di genere" (COM(2017)0678),

–  visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 3 dicembre 2015, dal titolo "Strategic engagement for gender equality 2016-2019" (Impegno strategico per la parità di genere 2016-2019) e in particolare il capitolo 3.1 sull'aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la pari indipendenza economica di donne e uomini (SWD(2015)0278),

–  vista la relazione della Commissione, dell'8 maggio 2018, sullo sviluppo dei servizi di assistenza alla prima infanzia al fine di incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, di promuovere l'equilibrio tra vita professionale e vita familiare per i genitori che lavorano e di favorire una crescita sostenibile e inclusiva in Europa (gli "obiettivi di Barcellona") (COM(2018)0273),

–  vista la comunicazione della Commissione del 29 maggio 2013 sugli obiettivi di Barcellona: "Lo sviluppo dei servizi di cura della prima infanzia in Europa per una crescita sostenibile e inclusiva" (COM(2013)0322),

–  vista la comunicazione della Commissione, del 17 febbraio 2011, dal titolo "Educazione e cura della prima infanzia: consentire a tutti i bambini di affacciarsi al mondo di domani nelle condizioni migliori" (COM(2011)0066),

–  vista la tabella di marcia della Commissione relativa alla qualità nell'educazione e nella cura della prima infanzia (Ares(2018)1505951),

–  vista la raccomandazione della Commissione, del 20 febbraio 2013, dal titolo "Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale"[3],

–  viste le comunicazioni della Commissione del 3 marzo 2010, dal titolo "Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020), del 20 febbraio 2013, dal titolo "Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020" (COM(2013)0083), e del 26 aprile 2017 dal titolo "Istituzione di un pilastro europeo dei diritti sociali" (COM(2017)0250),

–  vista la comunicazione della Commissione del 6 giugno 2014 relativa a un quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 (COM(2014)0332),

–  vista la sua risoluzione del 3 ottobre 2017 sull'emancipazione economica delle donne nel settore pubblico e privato nell'UE[4],

–  vista la sua risoluzione del 14 giugno 2017 sulla necessità di una strategia dell'Unione europea per eliminare e prevenire il divario tra le pensioni degli uomini e delle donne[5],

–  vista la sua risoluzione del 13 settembre 2016 sulla creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all'equilibrio tra vita privata e vita professionale[6],

–  vista la sua risoluzione del 26 maggio 2016 sulla povertà: una prospettiva di genere[7],

–  vista la sua risoluzione del 28 aprile 2016 sulle collaboratrici domestiche e le prestatrici di assistenza nell'UE[8],

–  vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2016 sull'integrazione della dimensione di genere nei lavori del Parlamento europeo[9],

–  vista la sua risoluzione del 7 settembre 2010 sul ruolo delle donne in una società che invecchia[10],

–  vista la sua risoluzione del 6 luglio 2010 sui contratti atipici, i percorsi professionali garantiti, la flessicurezza e le nuove forme di dialogo sociale[11],

–  visto il Patto europeo per la parità di genere (2011-2020),

–  visti la proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a sistemi di educazione e cura della prima infanzia di alta qualità, pubblicata dalla Commissione il 22 maggio 2018 (COM(2018)0271), e il documento di lavoro dei servizi della Commissione avente la stessa data che la accompagna (SWD(2018)0173,

–  visto l'indice sull'uguaglianza di genere 2015 dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere e la sua relazione del 2015 intitolata "Reconciliation of work, family and private life in the European Union: Policy review" (Conciliazione fra vita professionale, familiare e privata nell'Unione europea: esame delle politiche),

–  vista la relazione del 27 dicembre 2011 di Eurofound dal titolo "Iniziative aziendali a sostegno dei lavoratori con responsabilità di assistenza nei confronti di bambini o adulti disabili",

–  visto il documento di riferimento di Eurofound del 14 luglio 2013 dal titolo "Caring for children and dependants: Effect on careers of young workers" (Prendersi cura dei figli e di altre persone a carico: effetto sulla carriera dei giovani lavoratori),

–  vista la relazione del 17 giugno 2014 di Eurofound dal titolo "Residential care sector: Working conditions and job quality" (Settore dell'assistenza residenziale: condizioni di lavoro e qualità del lavoro),

–  vista la relazione del 22 ottobre 2015 di Eurofound dal titolo "Lavoro e cura: misure di conciliazione in tempi di cambiamento demografico",

–  vista la relazione di sintesi di Eurofound del 17 novembre 2016 sulla sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro,

–  vista l'indagine di Eurofound del 28 novembre 2017 dal titolo "Case di cura per gli europei più anziani: fornitori pubblici, con e senza scopo di lucro",

–  vista l'indagine di Eurofound del 23 gennaio 2018 dal titolo "Indagine europea sulla qualità della vita 2016: qualità della vita, qualità dei servizi pubblici e qualità della società",

–  vista la relazione congiunta, del 10 ottobre 2014, del comitato per la protezione sociale e della Commissione dal titolo "Adequate social protection for long-term care needs in an ageing society" (Un'adeguata protezione sociale per le esigenze di assistenza a lungo termine in una società che invecchia),

–  vista la relazione congiunta, del 7 ottobre 2016, del comitato per la protezione sociale e della Commissione sui sistemi sanitari e di assistenza di lunga durata e sulla sostenibilità di bilancio, 

–  visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 21 settembre 2016 su "I diritti dei lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza"[12],

–  visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 16 ottobre 2014 sul tema "Lo sviluppo dei servizi alla famiglia come mezzo per aumentare i tassi di occupazione e promuovere la parità di genere sul luogo di lavoro"[13],

–  visto il parere del Comitato economico e sociale europeo sulla professionalizzazione dei lavoratori domestici[14],

–  vista la relazione elaborata dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere "2017 Gender Equality Index Report: Measuring gender equality in the European Union 2005-2015" (Indice sull'uguaglianza di genere 2017: Misurare l'uguaglianza di genere nell'Unione europea nel periodo 2005-2012),

–  visti gli studi elaborati dalla sua Direzione generale delle Politiche interne del marzo 2016 sulle differenze tra uomini e donne nel lavoro, nell'assistenza e nel tempo libero, e del novembre 2016 sull'utilizzo di fondi per la parità di genere in determinati Stati membri,

–  vista la pubblicazione del progetto WeDo nel 2012 per il benessere e la dignità degli anziani dal titolo "European Quality Framework for Long-term Care Services: Principles and guidelines for the wellbeing and dignity of older people in need of care and assistance" (Quadro di qualità europeo per i servizi di assistenza a lungo termine: principi e orientamenti per il benessere e la dignità delle persone anziane che necessitano di cure e assistenza),

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A8-0352/2018),

A.  considerando che, ai sensi dell'articolo 2 e dell'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE) e dell'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, la parità tra donne e uomini è uno dei valori fondamentali dell'UE; che, inoltre, a norma dell'articolo 8 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in tutte le sue azioni l'Unione mira ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità, tra uomini e donne; che la realizzazione della parità di genere è tuttavia lenta;

B.  considerando che il pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato congiuntamente dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione il 17 novembre 2017, afferma principi significativi e mira a conferire nuovi diritti ai cittadini dell'Unione, tra cui la parità di genere, le pari opportunità, il sostegno all'infanzia e l'inclusione delle persone con disabilità, che godono del sostegno unanime delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri; che il principio 9 sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, afferma che "[i] genitori e le persone con responsabilità di assistenza hanno diritto a un congedo appropriato, modalità di lavoro flessibili e accesso a servizi di assistenza";

C.  considerando che nell'Unione europea il tasso di occupazione femminile globale è quasi del 12 % inferiore a quello degli uomini e che il 31,5 % delle donne attive lavora a tempo parziale rispetto all'8,2 % degli uomini attivi; che il divario occupazionale di genere nell'UE si attesta ancora al 12 %; che i dati dimostrano che una delle principali cause di questa situazione è costituita dalle sproporzionate responsabilità assistenziali gravanti sulle donne; che l'effetto cumulativo dei molteplici divari di carriera che colpiscono le donne a causa delle responsabilità assistenziali contribuisce in modo sostanziale a livelli salariali inferiori, a carriere più brevi e a divari retributivi e pensionistici di genere pari rispettivamente al 16 % e al 37 %; che ciò comporta un maggiore rischio di esposizione delle donne alla povertà e all'esclusione sociale, con ripercussioni negative che si estendono anche ai loro figli e alle loro famiglie; che è importante colmare il divario di genere sul piano occupazionale, retributivo e pensionistico, dato che le perdite economiche dovute al divario occupazionale di genere ammontano a 370 miliardi di euro all'anno; che la prestazione dei servizi di assistenza può essere fondamentale per rispondere in maniera efficace alle carenze in termini di forza lavoro;

D.  considerando che per "assistenza" si dovrebbe intendere il lavoro svolto, a titolo personale, in istituzioni pubbliche o private o in una famiglia o famiglie private, per accudire bambini, anziani, malati o persone con disabilità; che il lavoro di assistenza dovrebbe, in condizioni ideali, essere svolto da prestatori di assistenza professionisti, siano essi impiegati da enti pubblici o privati o da famiglie, o siano essi lavoratori autonomi, ma viene svolto anche a titolo informale – e gratuito – da prestatori di assistenza non professionisti, in genere familiari;

E.  considerando che mediamente le donne dedicano al lavoro domestico e all'assistenza non retribuiti il triplo del tempo rispetto agli uomini, come si nota soprattutto nelle coppie il cui figlio più piccolo ha meno di sette anni, in quanto settimanalmente le donne svolgono in media 32 ore di lavoro retribuito ma 39 ore di lavoro non retribuito, mentre gli uomini ne svolgono rispettivamente 41 e 19;

F.  considerando che, secondo i dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), il settore del lavoro domestico e assistenziale impiegava nel 2010 circa 52 milioni di persone in tutto il mondo e ulteriori 7,4 milioni di collaboratori domestici di età inferiore ai 15 anni, il che rappresenta fra il 5 % e il 9 % dell'occupazione totale nei paesi industrializzati;

G.  considerando che in molti Stati membri i posti di lavoro correlati all'assistenza sono mal retribuiti, spesso non offrono contratti formali né garantiscono altri diritti fondamentali del lavoro e non hanno attrattiva sul piano professionale a causa dell'elevato rischio di stress fisico ed emotivo, del pericolo di logoramento e della mancanza di opportunità di crescita professionale; che il settore offre poche opportunità di formazione e gli occupati sono prevalentemente persone piuttosto anziane, donne e lavoratori migranti;

H.  considerando che le misure di sostegno, quali il sistema di detrazione fiscale svedese per i servizi domestici, il "voucher di occupazione per servizi" francese o il "voucher di servizio" belga, hanno dimostrato la loro efficacia nel ridurre il lavoro sommerso, migliorare le condizioni di lavoro e accordare i normali diritti dei lavoratori ai collaboratori domestici o ai prestatori di assistenza;

I.  considerando che dai dati risulta che l'80 % dei servizi di assistenza all'interno dell'UE è fornito da prestatori informali non retribuiti, il 75 % dei quali sono donne; che il 27,4 % delle donne lavora a tempo parziale per potere prestare cure a bambini o ad adulti che necessitano di assistenza, rispetto al 4,6 % degli uomini[15]; che l'offerta di servizi di assistenza non dovrebbe costringere i prestatori di assistenza informale a trovare un compromesso tra le loro responsabilità di assistenza e il tempo libero, dato che chi continua a lavorare deve già trovare un equilibrio tra le diverse responsabilità e l'uso del proprio tempo;

J.  considerando che secondo talune statistiche nazionali circa il 6-7 % dei prestatori di assistenza negli Stati membri dell'UE è costituito da giovani di età inferiore ai 17 anni e che un numero cinque volte superiore di ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni svolge lavoro di assistenza rispetto ai ragazzi che rientrano in tale fascia di età; che sui giovani prestatori di cure possono gravare pesanti responsabilità proprie degli adulti in quanto a fornitura di assistenza e sostegno a un genitore, fratello, nonno o altro parente con disabilità, malattia cronica o problema di salute mentale; che i giovani prestatori di assistenza incontrano particolari ostacoli nell'accesso all'istruzione e alla formazione e nel conciliare l'istruzione con le responsabilità di assistenza, il che ha un impatto anche sulla loro salute e sul loro sostentamento;

K.  considerando che la riduzione delle strutture di assistenza pubblica per bambini, anziani e persone con disabilità è la conseguenza dei drastici tagli ai bilanci sociali degli Stati membri che sono stati imposti in modo coordinato sulla base delle norme e degli orientamenti in materia di austerità di bilancio dell'UE, soprattutto a partire dalla crisi finanziaria; che il ridimensionamento dell'assistenza pubblica rappresenta un sintomo essenziale della contrazione dello Stato sociale;

L.  considerando che la crisi finanziaria e le misure di austerità imposte di conseguenza hanno gravemente colpito i cittadini e i residenti dell'UE, aggravando al contempo la precarietà del lavoro, la povertà, la disoccupazione e l'esclusione sociale e traducendosi in un accesso limitato o nullo ai servizi pubblici e sociali;

M.  considerando che in vari Stati membri dell'UE c'è carenza di servizi di assistenza professionale di qualità disponibili a tutti indipendentemente dal reddito;

N.  considerando che molti familiari non autosufficienti bisognosi di assistenza vivono in zone colpite da una persistente mancanza di servizi pubblici, mentre l'isolamento o altre circostanze rendono loro difficile l'accesso ai servizi di assistenza professionali; che in molti casi sono assistiti solo da prestatori non professionisti, che molto spesso sono donne facenti parte della famiglia;

O.  considerando che l'Europa deve fronte a cambiamenti demografici che stanno determinando un aumento dell'incidenza di malattie legate all'età e all'invecchiamento della popolazione, e quindi ad accresciute necessità di assistenza; che in un momento di crescita della domanda di assistenza si assiste a una sproporzione nella ripartizione delle responsabilità assistenziali tra i sessi, con le donne che ne sopportano il peso maggiore a causa degli stereotipi di genere che ancora prevalgono nella società europea; che il numero crescente di anziani, la diminuzione del numero di persone in età lavorativa e le restrizioni di bilancio dovute a una politica dell'austerità stanno producendo un forte impatto sui servizi sociali, il che avrà altresì ripercussioni sulle persone che devono conciliare il lavoro e le responsabilità assistenziali, spesso in circostanze difficili;

P.  considerando che le proiezioni indicano un invecchiamento della popolazione dell'UE e che la fascia di popolazione dai 65 anni in su è destinata a passare dal 17,1 % nel 2008 al 30 % nel 2060 e quella dagli 80 anni in su dal 4,4 % al 12,1 % nello stesso periodo;

Q.  considerando che le persone anziane sono più a rischio di povertà rispetto alla popolazione in generale, con circa il 19 % degli ultrasessantacinquenni a rischio nel 2008, mentre era del 17 % nel 2000; che tale percentuale è di 5 punti più elevata per le donne che per gli uomini;

R.  considerando che gli anziani soffrono talvolta di discriminazione basata sull'età e sul sesso, mentre gli abusi ai danni degli anziani, che si riscontrano in diversi contesti assistenziali, rappresentano un problema sociale in tutti gli Stati membri;

S.  considerando che la maggior parte dei modelli politici nazionali per i servizi di assistenza non è attualmente adatta a rispondere alle esigenze dell'invecchiamento della società dell'Unione e che la maggior parte degli Stati membri non ha affrontato finora le sfide demografiche nelle rispettive politiche e nei rispettivi sistemi e iniziative in materia di assistenza sociale;

T.  considerando che sebbene il numero delle case di cura per anziani sia aumentato negli ultimi 10 anni in quasi tutti gli Stati membri, la domanda supera ancora di molto la disponibilità di alloggi indipendenti e di servizi di sostegno all'assistenza; che vi è l'urgente necessità di ulteriori investimenti nei servizi di assistenza di prossimità o a domicilio a lungo termine, in quanto ogni persona ha diritto a una vita indipendente, a servizi di sostegno e all'inclusione nella comunità; che inoltre la mancanza di informazioni disaggregate a livello nazionale, anche riguardo agli investimenti finanziari, e l'assenza di indicatori di qualità rendono difficile monitorare quest'importante parte delle infrastrutture assistenziali e produrre raccomandazioni a fini decisionali;

U.  considerando che gli obiettivi di Barcellona di fornire un'assistenza all'infanzia per almeno il 33 % dei bambini di età inferiore ai tre anni (obiettivo 1) e per almeno il 90 % dei bambini di età compresa fra i tre anni e l'età dell'obbligo scolastico (obiettivo 2) sono stati conseguiti solo in 12 Stati membri dal 2002 ad oggi, con tassi di conseguimento troppo bassi in alcuni Stati membri, il che non può che essere visto come il fallimento dell'Unione nel conseguimento di detti obiettivi;

V.  considerando che la crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro fa aumentare la necessità di assistenza all'infanzia di elevata qualità e a prezzi accessibili e che la domanda di posti nei servizi di educazione e cura della prima infanzia (ECEC) in tutta Europa è superiore all'offerta; che i dati dimostrano che l'assistenza all'infanzia per i bambini da 0 a 3 anni di età è prevalentemente utilizzata a tempo parziale (meno di 30 ore a settimana) in oltre la metà degli Stati membri; che una piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro richiede servizi di assistenza all'infanzia disponibili a tempo pieno e in grado di soddisfare le necessità durante gli orari lavorativi dei genitori;

W.  considerando che mancano infrastrutture sufficienti che offrano un'assistenza all'infanzia di qualità e accessibile a tutti i livelli di reddito, come dimostra il fatto che degli oltre 32 milioni di bambini al di sotto dell'età dell'istruzione obbligatoria nell'UE solo circa 15 milioni hanno accesso ai servizi per la prima infanzia[16] e che la maggior parte della spesa pubblica degli Stati membri per l'assistenza all'infanzia è destinata ai bambini di età compresa tra i tre anni e l'età dell'obbligo scolastico; che è opportuno aumentare gli investimenti in tutti i settori, in quanto nei paesi dell'OCSE è dimostrato che un maggiore investimento del PIL nei servizi di assistenza porterebbe a un aumento dell'occupazione femminile; che l'investimento nei servizi di assistenza all'infanzia è una strategia vantaggiosa per tutti e genererebbe un gettito fiscale supplementare grazie alla maggiore partecipazione dei genitori al mercato del lavoro; che, pur se complementare al ruolo centrale della famiglia, un'educazione e cura della prima infanzia di alta qualità fornisce anche numerosi benefici a breve e lungo termine per gli individui e la società nel suo complesso, anche per le persone provenienti da contesti svantaggiati sul piano socioeconomico o con esigenze educative speciali, ed è efficace nell'affrontare le disuguaglianze che colpiscono i bambini fin dalla più tenera età e nel prevenire l'abbandono scolastico precoce;

X.  considerando che l'offerta di un'istruzione di qualità elevata nella prima infanzia è uno strumento efficace che costituisce la base per la riuscita dell'apprendimento permanente, rimediando alle disuguaglianze e alle sfide cui fanno fronte i bambini svantaggiati;

Y.  considerando che nell'UE vi sono oltre 80 milioni di persone con disabilità, con una tendenza all'aumento, e che un europeo su quattro ha un familiare disabile; che, diventando parte della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) nel 2011, l'UE si è impegnata a promuovere e tutelare i diritti delle persone con disabilità; che, alla luce di questi diritti e delle esigenze delle persone con disabilità di tutte le età, negli ultimi tempi si è verificato uno spostamento dall'assistenza istituzionale all'assistenza di prossimità alle persone con disabilità;

Z.  considerando che, ai sensi dell'articolo 19 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, tutti hanno diritto a vivere in modo indipendente ed essere inclusi nella collettività, il che significa non solo garantire una vita autonoma, ma anche servizi di supporto che riflettano le esigenze delle persone con disabilità;

AA.  considerando che i bambini e gli adulti con autismo a bassa funzionalità hanno probabilmente difficoltà a completare da soli le attività quotidiane e necessitano, in genere, di assistenza per svolgere la maggior parte delle attività;

AB.  considerando che i servizi di assistenza a lungo termine e di assistenza all'infanzia sono frequentemente sottovalutati e che in molti Stati membri tale professione ha un profilo e uno status piuttosto bassi, il che si riflette in livelli retributivi bassi, disparità nella rappresentanza di donne e uomini nella forza lavoro, cattive condizioni di lavoro e assenza di un contratto di lavoro formale;

AC.  considerando che gli impieghi nell'assistenza formale, compresa l'assistenza domiciliare, richiedono personale qualificato, che deve essere adeguatamente retribuito[17]; che è necessario garantire un'offerta adeguata di prestatori di assistenza qualificati, in quanto lo sviluppo di servizi di assistenza formale di qualità per i bambini, gli anziani e le persone con disabilità è legato a rapporti di lavoro di qualità, a retribuzioni dignitose e a investimenti nei lavoratori che forniscono tali servizi, compresi gli investimenti nella formazione del personale addetto all'assistenza all'infanzia; che i rapporti di lavoro professionali per i prestatori di assistenza hanno un effetto positivo sulla loro capacità di conciliare lavoro e vita privata;

AD.  considerando che gli utenti dell'assistenza a lungo termine possono incontrare difficoltà in termini di accessibilità economica dei servizi di assistenza privati, solitamente più costosi rispetto ai servizi di assistenza forniti dal settore pubblico; che le donne subiscono sempre più degli uomini le ripercussioni dovute ai divari retributivi e pensionistici di genere e devono dedicare una percentuale superiore del loro reddito all'assistenza a lungo termine;

AE.  considerando che i dati indicano che le persone provenienti da contesti svantaggiati affrontano particolari sfide laddove vi sia disponibilità limitata di servizi di assistenza di alta qualità, persone ad esempio provenienti da famiglie a basso reddito, residenti in zone rurali e i bambini appartenenti a una minoranza etnica o provenienti da contesti migratori;

Contesto dell'equilibrio tra attività professionale e vita familiare

1.  osserva che il divario occupazionale di genere si amplia notevolmente con la nascita di un figlio, il che riflette le difficoltà affrontate dalle donne nel conciliare la crescita dei figli e le responsabilità assistenziali con il proprio lavoro, e questo a causa dell'assenza di sufficienti infrastrutture pubbliche di assistenza e del persistere della divisione del lavoro basata sul genere, il che fa sì che siano prevalentemente le donne a prestare la maggior parte dell'assistenza, dedicando un tempo da due a dieci volte superiore rispetto agli uomini all'assistenza non retribuita[18];

2.  rileva che un quarto delle donne continua a far parte della categoria dei coadiuvanti familiari non retribuiti, ossia che non ricevono alcuna retribuzione diretta per il loro lavoro, ed esiste una chiara segregazione femminile in settori solitamente caratterizzati da basse retribuzioni, lunghi orari di lavoro e accordi di lavoro spesso informali, il che determina per le donne guadagni monetari, sociali e strutturali inferiori rispetto a quelli del lavoratore maschio tipico;

3.  sottolinea che la femminilizzazione della povertà è la conseguenza di diversi fattori, tra cui il divario retributivo e pensionistico di genere, le responsabilità di assistenza e le relative interruzioni del lavoro, nonché i sistemi di sostegno e tassazione inadeguati che interessano le famiglie monoparentali il cui capofamiglia è una donna; pone l'accento sul fatto che la discriminazione multipla che le donne si trovano ad affrontare a motivo della loro identità di genere, espressione di genere e caratteristiche sessuali contribuisce alla femminilizzazione della povertà;

4.  accoglie con favore la proclamazione interistituzionale del pilastro europeo dei diritti sociali e ricorda i suoi principi, che comprendono:

– la parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini, in particolare per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro;

– il diritto alla parità di trattamento e alle pari opportunità di lavoro, indipendentemente dall'età e dalla disabilità;

– il diritto a congedi adeguati, modalità di lavoro flessibili e accesso a servizi di assistenza per genitori e persone con responsabilità di assistenza;

– il diritto a servizi di assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili;

5.  esprime preoccupazione per gli sviluppi negativi nel campo dei congedi parentali e dei diritti connessi alla genitorialità, come il ritiro del progetto di direttiva sul prolungamento del congedo di maternità e la recente sentenza della Corte di giustizia che considera legittimo il licenziamento di una lavoratrice gestante nel contesto di licenziamenti collettivi; invita la Commissione a colmare in tempi brevi le lacune presenti nel diritto dell'Unione;

6.  si compiace della proposta di direttiva della Commissione relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e sottolinea in tale contesto l'importanza dei diritti individuali al congedo parentale e di modalità di lavoro flessibili per aiutare i lavoratori a gestire la loro vita privata e professionale; ricorda che le politiche relative all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare dovrebbero promuovere un'assunzione delle responsabilità assistenziali da parte degli uomini su un piano di parità rispetto alle donne; ritiene che ai fini del futuro sviluppo si debba mirare a estendere progressivamente il congedo di paternità e il congedo per assistenza[19] e il relativo livello di pagamento, che dovrebbe essere congruo, e ad assicurare un congedo parentale non trasferibile, garanzie legate al licenziamento, reintegro nello stesso posto di lavoro o in un posto equivalente e protezione da discriminazioni in caso di decisioni di congedo ed estensione dei diritti ai lavoratori autonomi e a coloro che hanno bisogno di prendere un congedo adeguatamente retribuito per assistere persone a carico diverse dai figli;

7.  invita tutti gli Stati membri ad incentivare i padri a usufruire del congedo di paternità, che costituisce un modo efficace per responsabilizzare gli stessi alla cura dei propri figli e della propria famiglia e che, allo stesso tempo, risulta essere un valido strumento per il raggiungimento di una effettiva uguaglianza tra donne e uomini;

8.  ritiene che la prestazione di servizi di assistenza non debba incidere negativamente sul livello della retribuzione del prestatore o sulle prestazioni sociali o pensionistiche; chiede, in questo contesto, la garanzia della tassazione separata dei coniugi per promuovere la parità di genere nell'attuazione delle politiche sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare;

9.  ricorda la difficile situazione delle famiglie che accudiscono un figlio o un familiare con disabilità, poiché in questi casi le cure sono prestate a vita;

10.  sottolinea la mancanza di servizi di assistenza "di sollievo" per i genitori di figli disabili; osserva che questa lacuna spesso impedisce completamente al genitore di inserirsi nel mercato del lavoro; richiama l'attenzione, in tale contesto, sull'allarmante mancanza di strutture per le persone con forme gravi di autismo;

11.  ritiene che ogni persona che necessita di assistenza debba godere del diritto soggettivo di scegliere servizi di assistenza di qualità che rispondano al meglio alle loro esigenze di assistenza e siano adeguati e accessibili per sé e per la propria famiglia; ritiene che, a prescindere dalle differenze tra gli utenti e le loro esigenze, i servizi di assistenza debbano essere sviluppati in modo da essere incentrati sulla persona, mirati e globali; rileva che non vi è omogeneità tra le famiglie e le politica e la programmazione dovrebbero adattarsi a tale varietà;

12.  ritiene che, in ragione dell'ulteriore sviluppo delle opzioni disponibili, i servizi di assistenza debbano tenere conto della natura mutevole dell'attività lavorativa;

13.  è dell'avviso che, in linea con il diritto all'assistenza a lungo termine sancito dal pilastro europeo dei diritti sociali, l'assistenza a lungo termine debba essere considerata un settore della protezione sociale e, pertanto, debba essere riconosciuto il diritto a un'assistenza di qualità e incentrata sulla persona; ritiene altresì vi sia un'urgente necessità di ulteriori investimenti in servizi di assistenza a lungo termine di buona qualità, non da ultimi in servizi di assistenza a domicilio e locali, in linea con il pilastro europeo dei diritti sociali e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD); invita gli Stati membri, in questo contesto, a garantire pari accesso ed equo trattamento nei servizi di assistenza per anziani, bambini e persone con disabilità e/o affette da malattie croniche che necessitano di assistenza a lungo termine, prestando particolare attenzione alle persone provenienti da contesti svantaggiati;

14.  sottolinea tuttavia che la disponibilità di infrastrutture assistenziali varie sia pubbliche che private, di qualità e accessibili, anche sotto il profilo dei prezzi, i servizi e il sostegno alla cura dei figli, degli anziani, delle persone con disabilità, dei malati cornici o di altre persone bisognose di assistenza di lungo periodo, sia a domicilio che in situazioni di tipo domiciliare, si sono rivelati aspetti cruciali delle politiche volte all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare nonché un fattore fondamentale per incentivare i genitori a fruire del congedo e i prestatori informali, allo scopo di aiutare le donne a ritornare rapidamente e a rimanere sul mercato del lavoro; accoglie con favore la transizione verso i servizi di prossimità, in linea con il pilastro europeo dei diritti sociali e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, pur rilevando la necessità di monitorare tali servizi onde garantirne la qualità; ritiene che la qualità elevata dell'assistenza dipenda da una pari qualità dei servizi forniti, dalla misura in cui essi rispettano la dignità e i diritti umani dei destinatari e dal modo in cui garantiscono l'inclusione di questi ultimi nella comunità;

15.  ricorda che l'assenza di servizi di assistenza pubblici costituisce uno dei principali fattori alla base della sottorappresentanza delle donne sul mercato del lavoro, poiché rende più difficile conciliare l'attività professionale con gli impegni familiari, portando alcune donne ad abbandonare completamente il mercato del lavoro, a dedicare meno ore al lavoro retribuito e a dedicare più tempo all'adempimento di responsabilità di assistenza non retribuite, con ripercussioni dannose sui loro diritti in termini di sicurezza sociale, in particolare sulle pensioni, e un aumento del rischio di povertà ed esclusione sociale, soprattutto in età avanzata;

Tipi di assistenza

16.  osserva che vi è una varietà di servizi di assistenza, quali assistenza e istruzione della prima infanzia, servizi di assistenza per gli anziani e assistenza o sostegno alle persone con disabilità e/o ai malati cronici con esigenze sanitarie e assistenziali durature, e che sono stati conseguentemente definiti approcci strategici diversi; è del parere che l'assistenza possa essere fornita da prestatori formali e informali;

17.  è convinto che l'approccio alla base dell'elaborazione di servizi di assistenza debba tenere conto di tutte le categorie di utenti, delle differenze tra essi e delle diverse preferenze riguardo ai tipi di servizi di assistenza di cui hanno bisogno, comprese le persone provenienti da contesti svantaggiati, ad esempio minoranze etniche, famiglie migranti, persone che vivono in zone isolate e rurali e famiglie a basso reddito; ricorda che il concetto di famiglia utilizzato nella legislazione e nelle politiche dovrebbe essere inteso in senso ampio;

18.  riconosce che una situazione socioeconomica carente e bassi livelli di istruzione rappresentano ostacoli all'accesso ai servizi di assistenza per molte persone, che si sommano alle loro difficoltà nel conseguimento di un equilibrio tra attività professionale e vita familiare; ritiene che ciò richieda una programmazione e una politica esplicite;

19.  osserva che il settore privato con scopo di lucro svolge un ruolo importante nella fornitura di servizi di assistenza a lungo termine per i disabili e le persone anziane e che in tutta l'UE sono state sollevate questioni in merito all'accessibilità e alla qualità di detti servizi; invita la Commissione a valutare la situazione del mercato dei servizi di assistenza e a intraprendere le opportune iniziative in materia di regolamentazione per controllare e monitorare la qualità dei servizi offerti in tali contesti;

Qualità e accessibilità, anche dal punto di vista economico, dell'assistenza

20.  ritiene che i servizi di assistenza debbano essere strutturati in modo tale da offrire scelte autentiche a tutti gli utenti, ai loro familiari e ai loro prestatori di assistenza, siano essi occupati a tempo pieno o parziale, lavoratori autonomi o disoccupati;

21.  ritiene che i responsabili della pianificazione, della programmazione e della prestazione di servizi di assistenza abbiano la responsabilità di tenere conto delle esigenze degli utenti e che i servizi di assistenza destinati alle persone anziane e ai disabili debbano essere pianificati e definiti con la partecipazione attiva e significativa degli utenti e debbano essere progettati e attuati adottando un approccio basato sui diritti; prende atto delle esperienze positive derivanti dalla partecipazione delle persone con disabilità mentali e intellettuali allo sviluppo di infrastrutture e servizi che migliorano la loro autonomia e qualità della vita;

22.  rileva che la fornitura di assistenza di qualità nell'UE varia ampiamente sia all'interno degli Stati membri che tra di essi, tra contesti pubblici e privati, tra zone urbane e rurali, nonché tra fasce di età; prende atto del fatto che gran parte delle responsabilità in materia di assistenza all'infanzia e di assistenza a lungo termine sono a carico delle famiglie, segnatamente dei nonni nel primo caso, il che è particolarmente evidente nell'Europa meridionale e orientale[20];

23.  invita gli Stati membri a garantire una buona copertura dei servizi di assistenza, nelle zone sia urbane che rurali, al fine di migliorare l'accessibilità e la disponibilità dei servizi assistenziali per le persone provenienti da contesti svantaggiati, ivi comprese persone che vivono in zone rurali e isolate;

24.  è del parere che l'accessibilità derivi da una combinazione di costi e flessibilità e che pertanto vi dovrebbe essere una gamma di disposizioni sui servizi di assistenza, sia pubblici che privati, e sull'assistenza a domicilio o in situazioni analoghe; ritiene inoltre che i familiari debbano poter fornire assistenza volontaria o ricevere aiuti finanziari per provvedere a servizi di assistenza forniti da terzi;

25.  sottolinea che la qualità dei servizi di assistenza dovrebbe essere intesa sotto molteplici aspetti, compresa la qualità delle strutture e dei servizi, la qualità dei programmi di insegnamento rivolti ai bambini, la professionalità dei prestatori, la qualità dei locali e dell'ambiente, i livelli di istruzione dei prestatori e le loro condizioni di lavoro;

26.  osserva che i servizi di assistenza dovrebbero essere sviluppati in modo tale da migliorare la continuità assistenziale, la prevenzione a livello sanitario e sociale, la riabilitazione e una vita autonoma; ritiene sia opportuno incentivare le pratiche di assistenza domiciliare diretta, in modo che le persone bisognose di assistenza possano usufruire a casa propria dei servizi di operatori sanitari qualificati e, ove possibile, vivere in modo autonomo; è del parere che i servizi di assistenza debbano essere finalizzati, laddove pertinente, a un sostegno familiare completo, ad esempio aiuto domestico, tutoraggio, assistenza all'infanzia;

27.  sottolinea che le informazioni sui servizi di assistenza e sui fornitori di servizi disponibili dovrebbero essere accessibili ai genitori, agli anziani, alle persone con disabilità e/o affette da malattie croniche che necessitano di assistenza a lungo termine nonché ai prestatori informali;

28.  sottolinea che la mancata disponibilità di servizi pubblici e i costi proibitivi dell'assistenza all'infanzia comportano conseguenze negative per i minori provenienti da famiglie a reddito basso e li pongono in una situazione di svantaggio fin dalla più giovane età; ribadisce pertanto che la priorità degli Stati deve essere lo sviluppo di reti di assistenza pubbliche di qualità per tutti i minori, senza distinzioni che riproducano gli stereotipi della gerarchia delle classi sociali; rileva che ogni bambino ha diritto a un'assistenza di buona qualità e a uno sviluppo nella prima infanzia, inclusa un'ampia gamma di stimoli sociali; osserva che i costi eccessivi dei servizi di assistenza incidono anche sulle persone a carico di famiglie a basso reddito, ponendole in una situazione di svantaggio;

29.  è del parere che l'assenza di investimenti nell'assistenza all'infanzia di alta qualità per minori di età inferiore ai tre anni prolungherebbe le interruzioni di carriera delle donne e creerebbe difficoltà alla ripresa dell'attività lavorativa;

30.  esprime preoccupazione per il fatto che negli ultimi dieci anni il numero di posti nelle case di cura private è aumentato più rapidamente rispetto alle case di cura pubbliche in quasi tutti gli Stati membri[21];

31.  ritiene sia opportuno rafforzare i programmi nazionali per migliorare la qualità della vita delle donne anziane, in particolare quelle con malattie invalidanti della memoria, e dei loro prestatori di assistenza, che sono spesso donne anziane; propone che siano consultate le associazioni che si occupano di Alzheimer per identificare e attuare tali misure;

32.  invita la Commissione a elaborare orientamenti per gli Stati membri, in linea con le proposte qui formulate, sullo sviluppo di servizi di assistenza ampi, favorevoli all'occupazione, incentrati sulla persona, di prossimità e accessibili, che comprendano la cura dell'infanzia nonché servizi di assistenza per anziani, disabili e/o malati cronici, che siano fondati sulla partecipazione e sulla consultazione degli utenti destinatari dei servizi, al fine di garantirne l'accessibilità e soddisfare le esigenze di detti utenti;

33.  prende atto delle varie prassi adottate negli Stati membri e sottolinea che la cooperazione e lo scambio delle migliori prassi a livello europeo possono sostenere l'apprendimento e la consulenza tra pari tra gli Stati membri e contribuire allo sviluppo di servizi di assistenza di qualità, sostenendo e integrando le misure adottate a livello regionale e nazionale, oltre ad aiutare gli Stati membri ad affrontare le sfide comuni; invita la Commissione a fungere da piattaforma e facilitare tale scambio di esperienze e migliori prassi sulla qualità, l'accessibilità, anche economica, dei servizi assistenziali, nonché sui diversi modelli di prestazione dei servizi di assistenza adattati alla situazione e alle capacità finanziarie individuali per affrontare le sfide in materia di assistenza;

34.  è preoccupato per le condizioni di lavoro in molti servizi di assistenza, quali orari di lavoro prolungati, retribuzione inadeguata, assenza di formazione e carenti politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro; esprime preoccupazione per il fatto che il lavoro assistenziale sia considerato un settore di occupazione poco interessante, che attira principalmente donne e lavoratori migranti; sottolinea che tali condizioni hanno altresì un impatto sulla qualità dell'assistenza prestata; invita pertanto gli Stati membri a rivalutare l'assistenza come scelta di carriera e la Commissione a istituire un quadro giuridico che definisca norme minime per i lavoratori del settore, in collaborazione con le parti sociali, e ad avviare un'iniziativa sulla qualità nell'assistenza a lungo termine, ispirandosi agli strumenti e alle iniziative disponibili, volontari e guidati dalla società civile, come il quadro di qualità europeo per i servizi di assistenza a lungo termine e la recente proposta di raccomandazione del Consiglio, presentata dalla Commissione, relativa a sistemi di educazione e cura della prima infanzia di alta qualità;

35.  invita gli Stati membri a monitorare e garantire che le istituzioni e i centri che forniscono assistenza siano luoghi di lavoro sicuri e stimolanti e che vi siano adeguati investimenti a favore del benessere e della salute sul lavoro di coloro che forniscono servizi di assistenza; ritiene sia essenziale garantire il benessere dei prestatori di assistenza per prevenire gli abusi nei confronti dei beneficiari; sostiene, in questo contesto, le iniziative legislative per la certificazione e il riconoscimento dei prestatori di assistenza professionale e invita gli Stati membri ad adottare misure volte a migliorare le condizioni di lavoro dei prestatori di assistenza, ad esempio garantendo loro il diritto a un contratto di lavoro formale e a congedi retribuiti, nonché a retribuzioni significativamente più elevate nel settore dell'assistenza; invita altresì la Commissione e gli Stati membri a sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore dei servizi di assistenza al fine di migliorare lo status della professione e promuovere la partecipazione degli uomini alle attività di assistenza;

36.  esorta la Commissione a presentare per approvazione al Consiglio un programma europeo relativo ai prestatori di assistenza, al fine di individuare e riconoscere i vari tipi di servizi di assistenza informale in Europa, di garantire sostegno finanziario ai prestatori di assistenza e giungere progressivamente a un equilibrio tra attività professionale e vita familiare;

37.  ricorda che la sua risoluzione del 4 luglio 2013 sull'impatto della crisi sull'accesso delle categorie vulnerabili all'assistenza[22] chiede in particolare una direttiva sul congedo di cura; ritiene che i prestatori di assistenza informale che scelgono di prestare assistenza informale ai loro familiari debbano ricevere un adeguato indennizzo e avere accesso ai diritti sociali su un piano di parità rispetto ad altri prestatori di assistenza; chiede pertanto un approccio globale per affrontare le sfide dei prestatori di assistenza informale che vada oltre la legislazione in materia di lavoro, come il mantenimento del sostegno al reddito, l'accesso all'assistenza sanitaria, la possibilità di ferie annuali e l'accumulo di diritti pensionistici affinché siano sufficienti, anche quando i livelli di reddito dei prestatori di assistenza sono temporaneamente più bassi a causa dell'offerta di assistenza informale, situazione che riguarda principalmente le donne; ritiene che la prestazione di servizi di assistenza non debba incidere negativamente sulla salute e sul benessere del prestatore informale; invita gli Stati membri, in questo contesto, a fornire servizi adeguati di interventi e consulenza di sollievo, consulenza tra pari, sostegno psicologico, strutture di assistenza diurna e di sollievo per i prestatori di assistenza informale che contribuirebbero ad aumentare la loro partecipazione all'occupazione;

38.  invita gli Stati membri a introdurre, mediante normative in materia di lavoro e sicurezza sociale, "crediti di assistenza" sia per le donne che per gli uomini sotto forma di periodi equivalenti per maturare diritti pensionistici, al fine di proteggere i lavoratori che interrompono l'attività professionale per prestare assistenza informale non retribuita a una persona a carico o a un familiare e riconoscere il valore del lavoro svolto da tali prestatori di assistenza per la società nel suo complesso;

39.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che i prestatori di assistenza informale siano riconosciuti come attori paritari nella fornitura di servizi di assistenza e a sviluppare, inoltre, nel quadro di programmi di apprendimento permanente, la formazione e il riconoscimento delle competenze acquisite dai prestatori di assistenza informale; invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere i giovani assistenti in collaborazione con le ONG e gli istituti didattici; chiede alla Commissione di proporre un piano d'azione che contenga queste e altre misure volte a garantire la qualità dell'assistenza e delle condizioni di lavoro dei prestatori;

40.  invita la Commissione e gli Stati membri a effettuare ricerche sul numero di giovani assistenti e sull'impatto che il loro ruolo comporta sul loro benessere e sui mezzi di sussistenza e, sulla base di tale ricerca, a fornire sostegno e rispondere alle esigenze specifiche dei giovani assistenti, in cooperazione con le ONG e gli istituti didattici;

41.  invita la Commissione a tenere conto in maniera più efficace dei servizi di assistenza e dei prestatori nel mettere a punto la ricerca e la politica, in particolare per quanto riguarda il Fondo sociale europeo, la strategia sulla disabilità e il programma per la salute;

Obiettivi di assistenza

42.  sottolinea che l'attuale sfida relativa al conseguimento degli obiettivi di Barcellona consiste nell'aumentare le disposizioni in materia di assistenza all'infanzia per i bambini di età compresa tra i 3 e i -4 anni; accoglie con favore la raccomandazione della Commissione di estendere l'obiettivo della strategia "Istruzione e formazione 2020" in modo da offrire posti in strutture per l'infanzia per almeno il 95 % dei bambini di età compresa tra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico; invita la Commissione a rivedere al rialzo, in consultazione con i soggetti interessati, tra cui gli Stati membri, gli obiettivi di Barcellona e gli obiettivi in materia di istruzione della prima infanzia; invita gli Stati membri a intensificare gli sforzi profusi per conseguire gli obiettivi e a concedere la massima importanza nella loro agenda politica alla prestazione di assistenza; invita gli Stati membri a migliorare i quadri nazionali di qualità dei servizi ECEC tenendo conto della proposta di raccomandazione del Consiglio, presentata dalla Commissione, relativa a sistemi di educazione e cura della prima infanzia di alta qualità e incoraggia gli Stati membri a rivedere cinque settori essenziali dei servizi ECEC indicati nella raccomandazione: accesso, personale, programma didattico, monitoraggio e valutazione, governance e finanziamento; invita gli Stati membri a porre l'accento, nel garantire servizi di assistenza per bambini in età prescolare, non soltanto sull'accessibilità ma anche sulla qualità di tali forme di assistenza, in particolare con riferimento ai bambini provenienti da contesti svantaggiati e ai bambini con disabilità;

43.  chiede alla Commissione di fissare indicatori e corrispondenti obiettivi qualitativi relativi ai servizi di assistenza destinati ad anziani, disabili e/o malati cronici bisognosi di assistenza, simili agli obiettivi di Barcellona e corredati di strumenti di monitoraggio della qualità e dell'accessibilità, anche dal punto di vista economico, di tali servizi;

44.  invita la Commissione a includere l'assistenza agli anziani, ai disabili e/o ai malati cronici nel monitoraggio e nella revisione dei dati nell'ambito del semestre europeo e nella relazione annuale sulla parità di genere; sollecita gli Stati membri a prendere in esame l'inclusione di valutazioni relative ai servizi di assistenza destinati ad anziani e persone con disabilità e/o malattie croniche nelle loro relazioni per paese, tenendo conto dei riscontri dei prestatori e dei relativi destinatari; invita la Commissione a integrare i dati su tale assistenza in una serie di indicatori di progresso sociale che saranno monitorati nell'ambito del Semestre Europeo; invita la Commissione e il Consiglio a integrare detti indicatori sociali nelle norme del Semestre; incoraggia gli Stati membri ad adottare e applicare misure correttive qualora i progressi si rivelassero lenti;

45.  invita inoltre la Commissione a migliorare la raccolta di dati disaggregati per genere e a elaborare statistiche specifiche per settore, nonché definizioni e indicatori comparabili al fine di valutare la dimensione di genere, l'accessibilità, la qualità, la disponibilità e l'efficienza dei servizi di assistenza destinati a minori, disabili, anziani e malati cronici a livello di UE, adoperandosi al contempo per evitare di aumentare gli oneri in termini di monitoraggio per i professionisti del settore dell'assistenza; invita la Commissione a monitorare lo sviluppo dei servizi di assistenza e ad elaborare, se necessario, raccomandazioni per azioni correttive;

46.  invita gli Stati membri a raccogliere dati di qualità sulla prestazione di servizi di assistenza disponibili attraverso finanziamenti pubblici e privati destinati a bambini, anziani e disabili, al fine di monitorare la situazione in generale e migliorare i servizi di assistenza prestando attenzione non solo alle esigenze degli utenti, ma anche all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare e alle condizioni di lavoro dei numerosi prestatori di assistenza; chiede agli Stati membri di adottare strumenti politici efficaci e azioni correttive laddove necessario;

Finanziamento dell'assistenza

47.  invita gli Stati membri, anche allo scopo di colmare le esistenti lacune negli investimenti, ad incrementare gli investimenti pubblici nei servizi e nelle infrastrutture di assistenza per minori, in particolare nella prima infanzia, e per altre persone a carico, a garantire l'accesso universale a tali servizi, a migliorare la qualità dell'assistenza e a incrementare gli investimenti in misure speciali che consentano a chi presta assistenza di mantenere una vita professionale attiva;

48.  osserva che l'insufficiente quantità di investimenti in strutture e servizi pubblici di assistenza incide in modo sproporzionato sui genitori soli, di cui la grande maggioranza è rappresentata da donne, e sulle famiglie che vivono in condizioni di povertà e sono esposte al rischio di esclusione sociale;

49.  prende atto dell'importanza dell'integrazione della dimensione di genere in tutte le fasi dell'attuazione delle varie politiche e, in misura più importante, nella fase di programmazione; invita gli Stati membri a garantire che la dimensione di genere sia pienamente integrata nei piani nazionali di riforma (PNR) con il sostegno del Fondo sociale europeo ma anche di altri fondi dell'UE che forniscono risorse per infrastrutture sociali generali che dovrebbero essere utilizzate dagli Stati membri per lo sviluppo dei servizi di assistenza;

50.  invita la Commissione ad assicurare che il processo del semestre europeo contribuisca alla realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali, lasciando un margine effettivo agli Stati membri per finanziare i servizi di assistenza e sostenere i loro finanziamenti;

51.  è favorevole all'inserimento nelle raccomandazioni specifiche per paese della Commissione di misure incentrate sugli investimenti nelle strutture per l'infanzia o sui disincentivi fiscali che impediscono ai percettori di reddito secondario – principalmente donne – di lavorare o lavorare di più, nonché di altre misure destinate ad affrontare il divario retributivo di genere;

52.  invita la Commissione a rafforzare lo stanziamento di fondi per tutti i tipi di servizi di assistenza, con particolare riguardo alla transizione dai servizi di assistenza istituzionali a quelli di prossimità, tramite il Fondo sociale europeo+ e altri strumenti finanziari che abbiano come obiettivo il finanziamento di infrastrutture sociali; invita la Commissione, analogamente, a rafforzare la dotazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) per sostenere l'offerta di strutture di assistenza all'infanzia nelle zone rurali e per utilizzare ulteriormente il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) per il finanziamento di progetti ECEC; invita altresì la Commissione a monitorare rigorosamente la spesa dei finanziamenti dell'UE, in particolare nel quadro dei fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE) nel settore dei servizi di assistenza sociale e dell'assistenza a lungo termine, e a garantire che gli investimenti siano in linea con gli obblighi in materia di diritti umani nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

53.  invita la Commissione a considerare la possibilità di una portabilità transfrontaliera dei contributi previdenziali negli Stati membri, in modo tale che lo Stato di origine di una persona possa contribuire finanziariamente al collocamento di tale cittadino in una struttura di assistenza sociale di un altro Stato membro (se tali strutture non sono disponibili nello Stato di origine);

54.  rileva la necessità di analizzare in maniera più accurata il potenziale di investimenti pubblico-privati a favore della prestazione di servizi di assistenza, a riguardo delle iniziative aziendali esistenti a sostegno dei lavoratori con responsabilità di assistenza nei confronti di disabili e adulti;

55.  invita gli Stati membri ad assumere un approccio globale nei confronti di tutti i tipi di servizi di assistenza e a rafforzare le disposizioni per un utilizzo efficiente e sinergico degli strumenti finanziari dell'UE pertinenti nei settori dell'apprendimento permanente, della ricerca e dello sviluppo infrastrutturale; incoraggia gli Stati membri ad attribuire priorità ai finanziamenti per l'assistenza all'infanzia e all'assistenza a lungo termine utilizzando gli strumenti finanziari disponibili nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), non da ultimi il FEIS e i fondi SIE, come il fondo sociale europeo (FSE) e il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), nonché il FEASR già esistenti; incoraggia inoltre gli Stati membri a distribuire più efficacemente le loro risorse in modo da aumentare l'accesso e l'accessibilità economica dei servizi di assistenza per i gruppi svantaggiati e vulnerabili, nonché a elaborare modelli di finanziamento efficienti, compresi finanziamenti mirati, che trovino il giusto equilibrio tra investimenti pubblici e privati in linea con le circostanze nazionali e locali;

56.  invita la Commissione a garantire che l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) disponga di risorse adeguate per monitorare lo sviluppo di infrastrutture di assistenza e l'attuazione delle politiche volte all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, nonché a valutare se le politiche stiano conseguendo i miglioramenti previsti in termini di parità di genere e in che modo ciò stia avvenendo;

57.  accoglie con favore il fatto che alcuni Stati membri abbiano deciso di introdurre incentivi fiscali per le aziende che forniscono assistenza all'infanzia ai loro dipendenti al fine di migliorare l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare;

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58.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

  • [1]  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.
  • [2]  GU C 175 del 15.6.2011, pag. 8.
  • [3]  GU L 59 del 2.3.2013, pag. 59.
  • [4]  GU C 346 del 27.9.2018, pag. 6.
  • [5]  GU C 331 del 18.9.2018, pag. 60.
  • [6]  GU C 204 del 13.6.2018, pag. 76.
  • [7]  GU C 76 del 28.2.2018, pag. 93.
  • [8]  GU C 66 del 21.2.2018, pag. 30.
  • [9]  GU C 50 del 9.2.2018, pag. 15.
  • [10]  GU C 308 E del 20.10.2011, pag. 49.
  • [11]  GU C 351 E del 2.12.2011, pag. 39.
  • [12]  GU C 487 del 28.12.2016, pag. 7.
  • [13]  GU C 12 del 15.1.2015, pag. 16.
  • [14]  GU C 21 del 21.1.2011, pag. 39.
  • [15]  Commissione europea, relazione 2018 sulla parità tra uomini e donne.
  • [16]  Tabella di marcia 2018 della Commissione europea e Centro europeo di strategia politica (2017), "10 Trends Transforming Education as We Know It" (Dieci tendenze che stanno trasformando l'istruzione così come la conosciamo).
  • [17]  Eurofound, "Caring for children and dependants: Effect on careers of young workers" (Prendersi cura dei figli e di altre persone a carico: effetto sulla carriera dei giovani lavoratori).
  • [18]  Dati Eurostat relativi al 2010. relazione della Commissione del 2015 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea (2016).
  • [19]  Come richiesto nella sua risoluzione legislativa del 20 ottobre 2010 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (GU C 70 E dell'8.3.2012, pag. 162).
  • [20]  Eurofound, "Indagine europea 2016 sulla qualità della vita": relazione di sintesi.
  • [21]  Eurofound, "Case di cura per gli europei più anziani: fornitori pubblici, con e senza scopo di lucro".
  • [22]  GU C 75 del 26.2.2016, pag. 130.

MOTIVAZIONE

Nell'Unione europea l'impari partecipazione degli uomini e delle donne alle attività di assistenza e alle incombenze domestiche rimane una sfida continua. L'indice sull'uguaglianza di genere 2017 dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere ha evidenziato che negli ultimi dieci anni la tendenza in Europa è stata negativa: il tempo trascorso dalle donne in attività di assistenza, sociali e nei lavori domestici è aumentato rispetto a quello degli uomini.

Il fatto che le donne dedichino una quantità di tempo sproporzionata allo svolgimento di attività lavorative non retribuite rispetto agli uomini ha gravi conseguenze economiche e sociali e rappresenta un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi dell'UE in materia di parità di genere. In ultima analisi, dà luogo a un divario di genere in termini di povertà che raggiunge i livelli più alti tra gli anziani. Nel 2014 il divario di genere medio relativo alle pensioni nell'UE era pari al 40 % a seguito delle disuguaglianze accumulate nel corso della vita dalle donne e dei periodi di assenza dal mercato del lavoro. Tra le persone di età pari o superiore a 75 anni, il 22 % delle donne contro il 15 % degli uomini si trova a rischio di povertà o esclusione sociale. Ciò produce anche un impatto negativo diretto per i bambini e le famiglie. La perdita economica complessiva dovuta al divario occupazionale di genere è pari a 370 miliardi EUR all'anno[1].

L'assenza di congedi adeguati per la prestazione di assistenza ad altri familiari a carico è una delle principali cause profonde della ineguale ripartizione delle responsabilità assistenziali[2]. L'80% di tutti i servizi di assistenza all'interno dell'UE è fornito da prestatori informali (non pagati), il 75 % dei quali sono donne. Dato preoccupante, tali cifre comprendono anche giovani prestatori di assistenza di età inferiore ai 17 anni, per i quali la sovrapposizione delle responsabilità ha un impatto negativo sulla loro istruzione, sulla loro salute e sui loro mezzi di sussistenza.

Uno dei principali motivi per cui le donne sono inattive sul mercato del lavoro è costituito dalle possibilità limitate di combinare in modo efficiente, flessibile ed efficace sotto il profilo dei costi un'occupazione retribuita e le responsabilità familiari. Il tasso di occupazione medio delle donne nell'UE è pari al 64 % (rispetto al 76 % degli uomini). Le donne sono inoltre sovrarappresentate nei posti di lavoro a tempo parziale. Eurostat ha rilevato che nell'UE il 31,5 % delle donne lavoratrici lavora a tempo parziale rispetto all'8,2 % degli uomini lavoratori. Le responsabilità assistenziali sono il motivo dell'inattività per quasi il 20 % delle donne economicamente inattive, mentre ciò avviene solo per meno del 2 % degli uomini economicamente inattivi. Tale situazione è contraria alla strategia dell'Unione Europa 2020 e all'obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione del 75 % per uomini e donne entro il 2020. È inoltre in contrasto con i principi del pilastro europeo dei diritti sociali, che prevede pari opportunità tra uomini e donne riguardo alla partecipazione al mercato del lavoro e al diritto a servizi di assistenza di buona qualità a prezzi accessibili.

Con l'invecchiamento della popolazione in Europa la situazione rischia di deteriorarsi ulteriormente. La crescente domanda di assistenza, la prevalenza dell'assistenza informale in Europa e le pressioni sulla spesa pubblica in alcuni paesi renderanno l'assistenza informale ancora più importante in futuro. È pertanto chiaro che tale assistenza deve essere sostenuta e che i provvedimenti intesi a consentire ai prestatori di assistenza di associare quest'ultima al lavoro sono indispensabili in proposito.

La definizione dei servizi di assistenza dovrebbe comprendere la cura dell'infanzia e della prima infanzia, l'assistenza agli anziani e ai disabili. È necessario sviluppare con urgenza tali servizi di assistenza affinché siano accessibili e flessibili, al fine di soddisfare le esigenze delle diverse famiglie e dei vari tipi di assistenza. In quest'ambito si devono considerare anche circostanze speciali, quali famiglie monoparentali, lavoratori a tempo parziale, lavoratori autonomi o coloro che lavorano a turni. Le modalità di organizzazione delle responsabilità assistenziali all'interno delle famiglie e il ricorso a servizi esterni oppure a servizi a domicilio dovrebbero essere scelte individuali. Tali opzioni dovrebbero essere sovvenzionate e sostenute in modo equo. Si dovrebbe disporre di una serie di opzioni vere e proprie per combinare il livello e l'ampiezza dei servizi necessari con l'attività lavorativa. Le opzioni relative alla combinazione di lavoro e responsabilità assistenziali non dovrebbero ripercuotersi negativamente sui benefici economici e sociali, compresi retribuzione e pensioni.

In futuro, il livello raggiunto dovrebbe mirare a garantire almeno 20 settimane di congedo di maternità, che potrebbero essere condivise con il padre, previste prima e/o dopo il parto. Vi dovrebbero inoltre essere garanzie legate al licenziamento, al reintegro nello stesso posto di lavoro o in un posto equivalente e alla protezione da discriminazioni in caso di congedo di paternità (in linea con la posizione del Parlamento in prima lettura sul miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento ***I). Gli stessi diritti dovrebbero essere estesi progressivamente a tutti coloro che necessitano di prendere congedo per assistere altre persone a carico con esigenze assistenziali croniche. Nell'elaborazione di piani pensionistici, è inoltre opportuno tenere conto dei conseguenti divari occupazionali.

Per garantire tutti questi aspetti, i servizi di assistenza dovrebbero essere messi a punto in consultazione con gli utenti e i clienti destinatari. È necessaria una comprensione globale delle esigenze e delle percezioni relative all'accessibilità.

L'accesso ai servizi, anche di coloro che sono a rischio di esclusione sociale, dovrebbe essere monitorato a livello istituzionale. Ciò è particolarmente importante data la natura mutevole dell'attività lavorativa. Occorre tenere conto dell'impatto della digitalizzazione, dell'aumentata produttività e del passaggio a un'economia circolare basata sui servizi. L'elaborazione di servizi di assistenza deve sostenere e agevolare i nuovi modelli di lavoro.

Contemporaneamente, è importante garantire che le istituzioni e i luoghi che forniscono assistenza siano luoghi di lavoro sicuri e incoraggianti. Se non si investe in coloro che optano per i servizi di assistenza come scelta professionale, il pieno potenziale in termini di qualità dei servizi destinati a bambini, disabili e anziani non sarà mai raggiunto.

È opportuno sviluppare e monitorare indicatori relativi alla qualità dell'assistenza a livello europeo per poi poter effettuare investimenti dai Fondi strutturali europei onde garantire il conseguimento del livello e della qualità dei servizi previsti in tutti gli Stati membri dell'Unione europea. Occorre sollecitare gli Stati membri a riferire in merito all'utilizzo di tali fondi a un livello sufficientemente disaggregato da garantire che le informazioni possano essere analizzate a livello europeo.

  • [1]  Eurofound (2016), "Il divario occupazionale di genere: sfide e soluzioni".
  • [2]  Chi presta assistenza in età lavorativa incontra delle difficoltà a conciliare un lavoro retribuito con i compiti assistenziali e pertanto potrebbe scegliere di ridurre l’orario di lavoro o di lasciare l'occupazione retribuita. L'assistenza può anche causare esaurimento e stress. OCSE (2011) Help Wanted? Providing and Paying for Long-Term Care (Serve assistenza? Prestare e pagare servizi di assistenza a lungo termine). OECD Health Policy Studies (studi sulle politiche in materia di salute dell'OCSE).

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

10.10.2018

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

17

1

8

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Daniela Aiuto, Beatriz Becerra Basterrechea, Heinz K. Becker, Malin Björk, Vilija Blinkevičiūtė, Anna Maria Corazza Bildt, Iratxe García Pérez, Arne Gericke, Anna Hedh, Mary Honeyball, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Florent Marcellesi, Angelika Mlinar, Angelika Niebler, Maria Noichl, Marijana Petir, João Pimenta Lopes, Ernest Urtasun, Anna Záborská, Maria Gabriela Zoană

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Biljana Borzan, Rosa Estaràs Ferragut, Lívia Járóka, Kostadinka Kuneva, Mylène Troszczynski

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

17

+

ALDE

Beatriz Becerra Basterrechea, Angelika Mlinar

EFDD

Daniela Aiuto

GUE/NGL

Kostadinka Kuneva

PPE

Rosa Estaràs Ferragut, Lívia Járóka, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz

S&D

Vilija Blinkevičiūtė, Biljana Borzan, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Mary Honeyball, Maria Noichl, Maria Gabriela Zoană

VERTS/ALE

Florent Marcellesi, Ernest Urtasun

1

-

PPE

Angelika Niebler

8

0

ECR

Arne Gericke

ENF

Mylène Troszczynski

GUE/NGL

Malin Björk, João Pimenta Lopes

PPE

Heinz K. Becker, Anna Maria Corazza Bildt, Marijana Petir, Anna Záborská

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

Ultimo aggiornamento: 7 novembre 2018
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