RELAZIONE sulla relazione 2018 della Commissione concernente la Turchia

26.2.2019 - (2018/2150(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Kati Piri


Procedura : 2018/2150(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0091/2019

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla relazione 2018 della Commissione concernente la Turchia

(2018/2150(INI))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Turchia, in particolare quelle del 24 novembre 2016 sulle relazioni UE-Turchia[1], del 27 ottobre 2016 sulla situazione dei giornalisti in Turchia[2], e dell'8 febbraio 2018 sulla situazione dei diritti umani in Turchia[3],

–  visti la comunicazione della Commissione del 17 aprile 2018 al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla politica di allargamento dell'UE (COM(2018)0450), la relazione 2018 concernente la Turchia (SWD(2018)0153) e il documento di strategia indicativo riveduto per la Turchia (2014-2020), adottato nell'agosto 2018,

–  viste le conclusioni della Presidenza del 13 dicembre 2016 e del Consiglio del 26 giungo 2018 e le precedenti conclusioni in materia del Consiglio e del Consiglio europeo,

–  visto il quadro di negoziazione per la Turchia del 3 ottobre 2005 e il fatto che l'adesione della Turchia all'UE, come accade per tutti i paesi candidati, dipende dal pieno rispetto dei criteri di Copenaghen,

–  viste la decisione 2008/157/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l'adesione con la Repubblica di Turchia ("partenariato per l'adesione")[4], nonché le precedenti decisioni del Consiglio, del 2001, 2003 e 2006, sul partenariato per l'adesione,

–  visti la dichiarazione congiunta rilasciata in seguito al vertice UE-Turchia del 29 novembre 2015 e il piano d'azione UE-Turchia,

–  visti la dichiarazione della Comunità europea e dei suoi Stati membri del 21 settembre 2005, che prevede che il riconoscimento da parte di tutti gli Stati membri sia una componente necessaria dei negoziati ed evidenzia la necessità che la Turchia attui pienamente il protocollo aggiuntivo all'accordo di Ankara, relativamente alla totalità degli Stati membri, eliminando tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, senza pregiudizi né discriminazioni,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

–  visto l'articolo 46 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in cui si afferma che le parti contraenti si impegnano a conformarsi alle sentenze definitive della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) sulle controversie nelle quali sono parti, e l'obbligo della Turchia di attuare tutte le sentenze della CEDU,

–  visto il fatto che la Turchia si colloca al 157° posto su 180 paesi nell'indice sulla libertà di stampa nel mondo, pubblicato nel 2018 da Reporter senza frontiere,

–  vista la risoluzione 1625(2008) del Consiglio d'Europa relativa ai diritti di proprietà e di eredità della popolazione greco-ortodossa e le sue fondazioni sulle isole di Gökçeada (Imbros) e Bozcaada (Tenedos),

–  viste la sua risoluzione del 13 novembre 2014 sulle azioni della Turchia che creano tensioni nella zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro[5] e la sua risoluzione del 15 aprile 2015 sul centenario del genocidio armeno[6],

–  visti i pareri della commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, in particolare quelli del 10 e 11 marzo 2017 sugli emendamenti alla Costituzione da sottoporre a referendum nazionale, sulle misure previste dal recente decreto legge di emergenza in materia di libertà dei media e sui doveri, le competenze e il funzionamento degli uffici di giudice di pace a titolo penale, del 6 e 7 ottobre 2017 sulle disposizioni del decreto legge n. 674 relativo all'esercizio della democrazia locale, del 9 e 10 dicembre 2016 sui decreti legge n. 667-676, adottati a seguito del fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016, e quelli del 14 e 15 ottobre 2016 sulla sospensione dell'articolo 83, secondo comma, della Costituzione, incentrati sull'inviolabilità parlamentare,

–  vista la dichiarazione rilasciata il 26 luglio 2016 dal Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa riguardo alle misure adottate nel contesto dello stato di emergenza in Turchia,

–  visti i risultati e le conclusioni della missione di valutazione delle esigenze dell'OSCE/ODIHR sulle elezioni presidenziali e parlamentari anticipate del 24 giugno 2018,

–  vista la risoluzione n. 2156 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE), del 25 aprile 2017, sul "Funzionamento delle istituzioni democratiche in Turchia", che ha comportato la riapertura della procedura di monitoraggio,

–  vista la dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo 2016,

–  viste la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, del 2 marzo 2017, sulla prima relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (COM(2017)0130), la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, del 14 marzo 2018, relativa alla seconda relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (COM(2018)0091) e la quinta relazione della Commissione, del 2 marzo 2017, al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio sui progressi compiuti nell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia (COM(2017)0204),

–  visti la raccomandazione della Commissione, del 21 dicembre 2016, relativa a una decisione del Consiglio che autorizzi l'avvio di negoziati con la Turchia in merito a un accordo sull'ampliamento del campo di applicazione delle relazioni commerciali preferenziali bilaterali e alla modernizzazione dell'unione doganale, e le conclusioni del Consiglio del 26 giugno 2018, nelle quali si afferma che non sono previsti ulteriori lavori intesi alla modernizzazione dell'unione doganale UE-Turchia,

–  vista la relazione speciale della Corte dei conti europea del 14 marzo 2018 dal titolo "L'assistenza preadesione dell'UE alla Turchia: finora sono stati ottenuti solo risultati limitati",

–  visto il bilancio 2019 che prevede un taglio pari a 146,7 milioni di EUR dei fondi dell'IPA II destinati alla Turchia in ragione della situazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in Turchia;

–  vista la relazione dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, del marzo 2018, sull'incidenza dello stato di emergenza sui diritti umani in Turchia, con particolare riferimento alla parte sud-est del paese,

–  visto l'accordo di riammissione UE-Turchia,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0091/2019),

A.  considerando che la commissione parlamentare mista (CPM) UE-Turchia ha tenuto la sua 77a riunione, attesa da lungo tempo, a Bruxelles il 28 aprile 2018, dopo tre anni di stasi nelle relazioni interparlamentari;

B.  considerando che, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), la Turchia ospita la più grande popolazione di rifugiati al mondo, con oltre 3 milioni di rifugiati registrati provenienti dalla Siria, dall'Iraq e dall'Afghanistan;

C.  considerando che nell'ambito del processo di negoziazione è attribuita un'importanza cruciale al rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, compresi la separazione dei poteri, la democrazia, la libertà di espressione e dei media, i diritti umani, i diritti delle minoranze e la libertà di religione, la libertà di associazione e il diritto di manifestazione pacifica, la lotta alla corruzione e la lotta contro il razzismo e la discriminazione a scapito dei gruppi più vulnerabili;

D.  considerando che, nel novembre 2016, il Parlamento ha invitato la Commissione e gli Stati membri ad avviare un blocco temporaneo dei negoziati di adesione in corso con la Turchia e che essi si sono impegnati a rivedere la propria posizione quando saranno revocate le misure sproporzionate adottate nel quadro dello stato di emergenza in Turchia;

E.  considerando che nel luglio 2017 il Parlamento ha invitato la Commissione e gli Stati membri, conformemente al quadro di negoziazione, a sospendere formalmente e senza indugio i negoziati di adesione con la Turchia qualora il pacchetto di riforma costituzionale fosse attuato senza modifiche;

1.  sottolinea che lo stato di emergenza, introdotto dopo il tentativo di colpo di Stato del 2016, è stato prolungato sette volte; si compiace della decisione del 19 luglio 2018 di revocare lo stato di emergenza; si rammarica tuttavia del fatto che le nuove leggi introdotte nel luglio 2018, segnatamente la legge n. 7145, consentano al presidente e all'esecutivo di mantenere i poteri conferiti loro nel quadro dello stato di emergenza, che pertanto di fatto prosegue con tutte le limitazioni che ciò comporta per la libertà e diritti umani fondamentali; sottolinea che ciò annulla tutti gli effetti positivi legati alla sua sospensione; rileva che il prolungamento dello stato di emergenza ha portato a un grave deterioramento della situazione dello Stato di diritto e dei diritti umani in Turchia, il che potrebbe avere implicazioni a lungo termine sul tessuto istituzionale e socio-economico del paese; esprime preoccupazione per il fatto che molte delle procedure in vigore durante lo stato di emergenza siano ancora applicate dalle forze di polizia e dai funzionari locali; è altrettanto preoccupato per i gravi regressi registrati negli ambiti della libertà di espressione, della libertà di riunione, della libertà di associazione e dei diritti procedurali e di proprietà;

2.  esprime profonda preoccupazione per il fatto che oltre 150 000 persone sono state poste in custodia cautelare nel corso della repressione successiva al colpo di Stato e 78 000 sono state arrestate sulla base di accuse di terrorismo, mentre oltre 50 000 persone continuano a essere in carcere, nella maggior parte dei casi in assenza di prove definitive; esprime preoccupazione per la durata eccessivamente lunga della custodia cautelare e dei procedimenti giudiziari, per il fatto che in diversi casi non sia ancora stato emesso alcun rinvio a giudizio e per la severità delle condizioni di detenzione; esprime altresì preoccupazione per la pratica diffusa di annullare i passaporti dei parenti dei detenuti e degli indagati e sottolinea la necessità di un giusto processo e di un ricorso amministrativo qualora l'annullamento non sia debitamente giustificato; è particolarmente preoccupato per il fatto che tali arresti sembrano interessare anche le legittime voci del dissenso, tra cui i difensori dei diritti umani, i giornalisti o i membri dell'opposizione; è molto preoccupato per le denunce di maltrattamenti e torture dei detenuti, come segnalato da diverse organizzazioni per i diritti umani e dall'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite; esprime profonda preoccupazione per il fatto che da alcune relazioni emerge che la reclusione in isolamento di lungo termine è una pratica ampiamente diffusa, impiegata come una seconda forma di punizione per i detenuti; mette in guardia dall'abuso di misure antiterrorismo per legittimare la repressione dei diritti umani; esorta la Turchia a osservare il principio di proporzionalità nelle misure di lotta al terrorismo, nonché ad adeguare la propria legislazione anti terrorismo alle norme internazionali sui diritti umani;

3.  si rammarica delle azioni intraprese dal governo turco contro i cittadini turchi nei paesi terzi, tra cui le molestie, i rapimenti, le operazioni di sorveglianza discreta e la creazione di linee telefoniche dirette attraverso cui i cittadini sono invogliati a denunciare al governo altri cittadini; è profondamente preoccupato per il rapimento e l'estradizione di 101 cittadini turchi, avvenuti in 18 paesi come confermato dalla dichiarazione rilasciata delle autorità turche il 16 luglio 2018; esorta gli Stati membri dell'UE a trattare qualsiasi richiesta di estradizione in modo trasparente, seguendo procedure giudiziarie pienamente conformi alle norme internazionali in materia di diritti umani; ribadisce che i mandati d'arresto dell'Interpol non possono essere utilizzati in modo improprio per colpire dissidenti turchi, difensori dei diritti umani, giornalisti e coloro che criticano il governo, come l'ex finalista del premio Sacharov Can Dündar;

4.  osserva che, da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza, sono stati licenziati più di 152 000 funzionari pubblici, tra cui insegnanti, medici, accademici (di pace), giudici e pubblici ministeri; rileva che 125 000 persone hanno presentato domanda alla commissione d'inchiesta sullo stato delle misure di emergenza (COSEM), che ha il compito di esaminare le denunce presentate contro le misure adottate per lo stato di emergenza e i relativi decreti e dispone di due anni per emanare una decisione, che non è stata ancora presa per 81 000 di esse; prende atto del tasso molto basso (7 %) degli esiti positivi che hanno condotto al reintegro dei richiedenti nelle loro posizioni; è preoccupato per la portata limitata del mandato della suddetta commissione, per la sua mancanza di indipendenza e per il fatto che le indagini siano effettuate unicamente sulla base dei documenti del fascicolo, senza la partecipazione della persona interessata; osserva che tali licenziamenti hanno avuto un impatto estremamente pesante sulle persone interessate e sulle loro famiglie, anche dal punto di vista finanziario, e comportano una lunga stigmatizzazione sociale e professionale; invita il governo turco a garantire che tutti gli individui abbiano il diritto a un giusto processo e a far riesaminare i propri casi da un tribunale indipendente conformemente alle norme internazionali, che possa garantire una compensazione per i danni materiali e morali causati loro dal licenziamento arbitrario; invita la Turchia ad assicurare l'indipendenza operativa, strutturale e finanziaria dell'istituzione nazionale per i diritti umani e l'uguaglianza e dell'istituzione del mediatore, al fine di garantire la loro capacità di fornire reali possibilità di riesame e ricorso;

5.  è estremamente preoccupato per le segnalazioni secondo le quali la Diyanet (Direzione per gli affari religiosi) è sfruttata dai servizi segreti turchi per perseguire i leader dell'opposizione del movimento Gülen o altri oppositori ed esorta le istituzioni responsabili della sicurezza a livello europeo e degli Stati membri a indagare su questa grave violazione della sovranità e dell'ordine pubblico;

6.  condanna l'incremento del controllo esecutivo sul lavoro dei giudici e dei pubblici ministeri e l'aumento della pressione politica esercitata; sottolinea la necessità di una profonda riforma del ramo legislativo e giudiziario del potere, affinché la Turchia migliori l'accesso al sistema giudiziario, ne aumenti l'efficacia e fornisca una migliore protezione per quanto riguarda il diritto a un processo entro un tempo ragionevole; sottolinea che tali riforme sono indispensabili affinché la Turchia rispetti i propri obblighi derivanti dal diritto internazionale in materia di diritti umani; esprime preoccupazione per l'avvenuto licenziamento di oltre 4 000 giudici e pubblici ministeri, che costituisce una minaccia per l'indipendenza e l'imparzialità della magistratura; ritiene altresì che l'arresto di oltre 570 avvocati rappresenti un ostacolo al diritto di difesa e costituisca una violazione del diritto a un processo equo; condanna inoltre la detenzione e le vessazioni giudiziarie perpetrate a danno degli avvocati per i diritti umani; invita il gruppo di azione per le riforme a rivedere la strategia di riforma giudiziaria e ad allinearla con le norme richieste dall'UE e dal Consiglio d'Europa; invita la Turchia a garantire, durante l'intero processo di riforma, la partecipazione di tutti gli attori pertinenti e in particolare le organizzazioni della società civile; invita la Commissione a monitorare che fondi dell'UE destinati alla formazione dei magistrati e degli agenti delle autorità di contrasto siano correttamente impiegati per tali scopi e non per legittimare comportamenti repressivi;

7.  rileva con preoccupazione che, secondo l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo, a seguito dell'introduzione dello stato di emergenza le domande di asilo di cittadini turchi sono aumentate drasticamente, collocando così la Turchia al quinto posto per numero di domande di asilo presentate negli Stati membri dell'UE; sottolinea che nel settembre 2018 più di 16 000 domande erano ancora in attesa di una decisione in prima istanza;

8.  ribadisce l'importanza della libertà e dell'indipendenza dei mezzi di informazione come uno dei valori principali dell'UE e pietra angolare di qualunque democrazia; esprime seria preoccupazione per le misure sproporzionate e arbitrarie che limitano la libertà di espressione, la libertà dei media e l'accesso alle informazioni; condanna la chiusura di oltre 160 mezzi di informazione, l'elevato numero di arresti di giornalisti e di professionisti dell'informazione all'indomani del tentativo di colpo di Stato, le condanne infondate e sproporzionate inflitte, nonché il blocco di oltre 114 000 siti web nel paese fino allo scorso anno, tra cui il sito di Wikipedia; richiama l'attenzione sulle restrizioni applicate ai diritti dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani che si occupano della questione curda; esorta la Turchia a garantire la libertà dei mezzi d'informazione in via prioritaria e a rilasciare immediatamente e a prosciogliere dalle accuse tutti i giornalisti detenuti illegalmente; invita le autorità turche a dimostrare tolleranza zero nei confronti di tutti gli episodi di abusi fisici e verbali o minacce contro i giornalisti, nonché a consentire la riapertura dei mezzi di informazioni costretti a chiudere in maniera arbitraria;

9.  esprime profonda preoccupazione per la riduzione dello spazio per la società civile e la promozione dei diritti e delle libertà fondamentali; sottolinea che numerosi attivisti, tra cui i difensori dei diritti umani, sono stati arrestati e che durante lo stato di emergenza le manifestazioni sono state ripetutamente vietate; invita la Turchia a rilasciare tutti i difensori dei diritti umani, i giornalisti e altri soggetti detenuti sulla base di accuse infondate, a ritirare tali accuse e a consentire loro di svolgere il proprio lavoro senza minacce o impedimenti in qualsiasi circostanza; invita la Turchia a tutelare i diritti fondamentali di tutti i cittadini, compresi quelli delle minoranze etniche, religiose e sessuali; ricorda che la legislazione sull'incitamento all'odio non è in linea con la giurisprudenza della CEDU; esorta il governo e il parlamento della Turchia ad adottare una legge sui crimini d'odio in grado di proteggere le minoranze da attacchi fisici e verbali e a soddisfare i criteri di Copenaghen per i paesi candidati all'adesione all'UE relativamente al rispetto e alla protezione delle minoranze; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la protezione e il sostegno offerti ai difensori dei diritti umani a rischio in Turchia, anche attraverso sovvenzioni di emergenza;

10.  condanna la detenzione arbitraria di Osman Kavala, personalità di spicco e rispettata della società civile turca, che è attualmente detenuto da oltre un anno senza capi d'accusa; si impegna a continuare a seguire molto da vicino il suo caso e ne chiede il rilascio immediato e incondizionato; deplora il fermo, avvenuto il 16 novembre 2018, di 13 accademici e attivisti in relazione al caso di Osman Kavala; osserva che 12 di loro sono stati rilasciati dopo aver fornito una deposizione e che uno è ancora in stato di fermo; chiede la liberazione di quest'ultimo in attesa del procedimento e la revoca del divieto di viaggio imposto agli altri;

11.  è seriamente preoccupato per il mancato rispetto della libertà di religione, per le continue discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose, tra cui cristiani e aleviti, e per gli atti di violenza perpetrati per motivi religiosi; sottolinea che le chiese in Turchia continuano ad avere seri problemi ad avviare o proseguire l'uso dei luoghi di culto; invita le autorità turche a promuovere riforme positive ed efficaci in materia di libertà di pensiero, coscienza e religione, consentendo alle comunità religiose di ottenere la personalità giuridica e alle fondazioni di pubblica utilità di eleggere i propri organi direttivi, eliminando tutte le restrizioni alla formazione, alla nomina e alla successione del clero, rispettando le pertinenti sentenze della CEDU e le raccomandazioni della commissione di Venezia nonché eliminando ogni forma di discriminazione o ostacolo basato sulla religione; invita la Turchia a rispettare la specificità e l'importanza del Patriarcato ecumenico e a riconoscerne la personalità giuridica; ribadisce la necessità di consentire la riapertura del seminario di Halki e di rimuovere tutti gli ostacoli al suo corretto funzionamento; chiede la pubblicazione delle leggi elettorali per le fondazioni non musulmane; si compiace della restituzione, da parte del governo turco, di 50 chiese, monasteri e cimiteri aramei a Mardin e invita le autorità turche a restituire inoltre i rispettivi terreni ai legittimi proprietari; richiama l'attenzione sull'impatto delle misure di sicurezza sulla popolazione di Tur Abdin e invita la Turchia a garantire l'accesso degli abitanti all'istruzione, alle attività economiche e ai siti religiosi; esorta la Turchia ad adoperarsi al massimo per evitare che i lavori preparatori in corso per il progetto della diga di Ilisiu causino la distruzione del patrimonio culturale arameo; invita le autorità turche a prendere seri provvedimenti per contrastare le manifestazioni di antisemitismo nella società;

12.  esprime preoccupazione per le violazioni dei diritti umani delle persone LGBTI, in particolare per i ripetuti divieti di marce dell'orgoglio e di eventi LGBTI in tutto il paese, che vengono ancora imposti nonostante la revoca dello stato di emergenza, e chiede che tali divieti discriminatori siano immediatamente revocati; invita la Turchia ad adottare misure adeguate per prevenire e perseguire i discorsi di incitamento all'odio e gli atti criminali nei confronti dei gruppi svantaggiati, come i rom o i rifugiati e i richiedenti asilo siriani, e chiede che siano compiuti sforzi sostenuti per migliorare la situazione; invita la Turchia a dare piena attuazione al piano strategico di integrazione dei rom 2016-2021, prestando particolare attenzione alla lotta contro l'antiziganismo, a garantire l'accesso dei rom ad alloggi di qualità a prezzi accessibili, a tutelare il loro accesso all'istruzione e ad adottare misure volte a prevenire l'abbandono scolastico, contrastare la segregazione e accrescere il tasso di occupazione dei rom; prende atto con preoccupazione dell'aumento dei cosiddetti "delitti d'onore"; chiede alla Turchia di armonizzare la legislazione nazionale con la convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne; invita la Turchia a garantire la piena uguaglianza per tutti i cittadini e ad affrontare i problemi con cui si misurano i membri delle minoranze, in particolare per quanto concerne l'istruzione e i diritti di proprietà; ricorda l'importanza di attuare pienamente la risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulle isole di Imbros e Tenedos e invita la Turchia a prestare assistenza al rimpatrio delle famiglie appartenenti a minoranze che intendano fare ritorno su tali isole; accoglie con favore l'apertura di una scuola per la minoranza greca a Imbros quale importante passo avanti;

13.  invita il governo turco a rispettare e ad attuare integralmente gli obblighi giuridici che ha assunto in materia di salvaguardia del patrimonio culturale e, in particolare, a elaborare in buona fede un inventario integrato del patrimonio culturale greco, armeno, assiro e di altre culture che è stato distrutto o rovinato durante il secolo scorso; esorta la Turchia a ratificare la Convenzione dell'Unesco del 2005 sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali; invita la Turchia a cooperare con le pertinenti organizzazioni internazionali, in modo particolare con il Consiglio d'Europa, per prevenire e combattere il traffico illecito e la distruzione intenzionale di patrimonio culturale;

14.  manifesta profonda preoccupazione per la situazione nella Turchia sudorientale e per le gravi denunce concernenti abusi dei diritti umani, uso eccessivo della forza e tortura, e per la grave limitazione del diritto alla libertà di opinione e di espressione nonché della partecipazione politica nel sud-est del paese, segnatamente in seguito al fallimento del processo di risoluzione della questione curda nel 2015, come documentato dall'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e dai difensori dei diritti umani in Turchia; ribadisce la sua ferma condanna del ritorno alla violenza da parte del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che dal 2002 figura nell'elenco dell'UE delle organizzazioni terroristiche; sottolinea che occorre riprendere urgentemente un processo politico credibile che conduca a una soluzione pacifica della questione curda; invita la Turchia a indagare tempestivamente su tutte le gravi accuse di abusi dei diritti umani e di uccisioni, nonché a consentire agli osservatori internazionali di condurre attività di monitoraggio indipendenti; è preoccupato per la distruzione di siti appartenenti al patrimonio storico nel sud-est del paese, tra cui l'antico distretto di Sur a Diyarbakir, che era stato dichiarato patrimonio mondiale dell'Unesco, in quanto si tratta di un atto che mette a repentaglio la conservazione dell'identità e della cultura curda in Turchia;

15.  osserva con preoccupazione che, durante lo stato di emergenza, moltissimi sindaci e vicesindaci nella regione sudorientale sono stati licenziati e/o arrestati e che il governo ha proceduto alla nomina di amministratori fiduciari per sostituirli; sottolinea che, di conseguenza, un'ampia parte della popolazione turca non è rappresentata democraticamente a livello locale; ritiene che le elezioni comunali in programma a marzo del 2019 debbano essere considerate come un'importante opportunità per ripristinare appieno il principio del mandato democratico diretto;

16.  rileva con preoccupazione che lo stato di emergenza e determinate disposizioni del pacchetto di riforma costituzionale hanno ulteriormente limitato la capacità della Grande assemblea nazionale di assolvere la sua funzione fondamentale di garantire il controllo democratico e la rendicontabilità; prende atto con grande preoccupazione dell'arresto di due membri del Partito popolare repubblicano (CHP) e del modo in cui il Partito democratico popolare (HDP) è stato particolarmente emarginato, ad esempio mediante l'arresto di molti legislatori di tale partito per presunto sostegno ad attività terroristiche; chiede il rilascio di tutti i membri della Grande assemblea nazionale detenuti sulla base di discorsi pronunciati durante la loro attività parlamentare o di azioni intraprese in tale contesto; evidenzia che la Grande assemblea nazionale dovrebbe costituire l'istruzione centrale della democrazia turca e rappresentare tutti i cittadini in modo paritetico; deplora l'elevata soglia elettorale, che limita l'effettiva rappresentanza politica e non rispecchia la società pluralistica della Turchia;

17.  condanna il fatto che Selahattin Demirtaş, leader dell'opposizione e candidato alla presidenza, continui a trovarsi in stato detentivo; accoglie con favore la sentenza della CEDU al riguardo, nella quale si invitano le autorità turche a rilasciarlo immediatamente; sottolinea che la CEDU ha altresì stabilito che la detenzione di Selahattin Demirtaş perseguiva il secondo fine predominante di reprimere il pluralismo e limitare la libertà del dibattito politico; condanna l'atteggiamento di opposizione alla sentenza assunto dalle autorità turche; si attende che la Commissione e gli Stati membri seguano con molta attenzione questo caso e chiede il rilascio immediato e incondizionato di Selahattin Demirtaş;

18.  invita l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare la protezione e il sostegno offerti ai difensori dei diritti umani a rischio in Turchia, anche attraverso sovvenzioni di emergenza, e ad assicurare che la delegazione dell'UE e le ambasciate e i consolati degli Stati membri in Turchia attuino appieno gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani;

19.  sottolinea l'importanza della lotta contro la corruzione e richiama l'attenzione su quanto emerso dalla relazione del 2018 sulla Turchia, in particolare il fatto che la corruzione persiste in numerosi settori e continua a costituire un problema grave; esprime preoccupazione per il fatto che il bilancio in termini di indagini, azioni penali e condanne nei casi di corruzione continua a essere insoddisfacente, segnatamente nei casi di maggior rilievo;

20.  ricorda che la commissione di Venezia ha valutato le modifiche costituzionali relative all'introduzione di un sistema presidenziale, ritenendo che non presentino un adeguato sistema di pesi e contrappesi, oltre a mettere a repentaglio la separazione tra il potere esecutivo e quello giudiziario; rammenta inoltre che il Parlamento europeo ha invitato il governo turco ad attuare le modifiche e le riforme costituzionali e giudiziarie in cooperazione con la commissione di Venezia e, lo scorso anno, ha altresì chiesto la sospensione formale dei negoziati di adesione nel caso in cui la riforma costituzionale venga attuata senza modifiche, in quanto ciò sarebbe incompatibile con i criteri di Copenaghen;

21.  raccomanda alla Commissione e al Consiglio dell'Unione europea, in considerazione di quanto precede e conformemente al quadro di negoziazione, di sospendere formalmente i negoziati di adesione con la Turchia; mantiene tuttavia l'impegno a favore del dialogo democratico e politico con la Turchia; chiede alla Commissione di utilizzare i fondi attualmente stanziati nel quadro dello Strumento di assistenza preadesione (IPA II e il futuro IPA III) per sostenere, attraverso una dotazione dedicata gestita direttamente dall'UE, la società civile, i difensori dei diritti umani e i giornalisti turchi, nonché per offrire maggiori opportunità in termini di contatti interpersonali, dialogo accademico, accesso degli studenti turchi alle università europee e dei giornalisti alle piattaforme mediatiche, con l'obiettivo di proteggere e promuovere i valori e i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto; si attende, fatto salvo l'articolo 49 del trattato sull'Unione europea, che le relazioni tra la Turchia e l'UE siano ridefinite in termini di partenariato efficace; sottolinea che qualsiasi impegno politico tra l'UE e la Turchia dovrebbe basarsi su norme di condizionalità concernenti il rispetto della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali;

22.  osserva che, sebbene il processo di adesione all'UE sia stato in un primo periodo un elemento di forte motivazione per l'attuazione di riforme in Turchia, negli ultimi anni si è registrato un netto regresso nei settori dello Stato di diritto e dei diritti umani; ricorda che il Parlamento ha ripetutamente chiesto l'apertura del capitolo 23, relativo al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali, e del capitolo 24, concernente la giustizia, la libertà e la sicurezza, in un momento in cui il governo turco si era impegnato a realizzare profonde riforme; si rammarica profondamente che non sia stato possibile sfruttare appieno gli strumenti di adesione a causa del persistente blocco del Consiglio;

23.  sottolinea che la modernizzazione dell'unione doganale consoliderà ulteriormente i forti legami già esistenti tra la Turchia e l'UE e manterrà la Turchia economicamente ancorata all'UE; ritiene pertanto che si debba lasciare aperta la possibilità di modernizzare e potenziare l'unione doganale del 1995 tra l'UE e la Turchia, includendo importanti settori attualmente non coperti, quali l'agricoltura, i servizi e gli appalti pubblici; ricorda che la Turchia è il quinto partner commerciale dell'UE, mentre l'UE è il secondo partner commerciale della Turchia, che due terzi degli investimenti diretti esteri (IDE) in Turchia provengono dagli Stati membri dell'UE e che la Turchia rappresenta un importante mercato in crescita per l'UE; ritiene che il potenziamento dell'unione doganale rappresenterebbe una preziosa opportunità in termini di condizionalità democratica, un effetto leva positivo e la possibilità di definire una tabella di marcia nell'ambito della quale il potenziamento dell'unione doganale sarebbe accompagnato da miglioramenti concreti, da parte della Turchia, in materia di riforme democratiche nei settori della democrazia, dei diritti umani, delle libertà fondamentali nonché dello Stato di diritto, concorrendo alla creazione di un vero spazio aperto per la società civile e il pluralismo; è inoltre dell'opinione che il potenziamento dell'unione doganale rappresenterebbe un'importante opportunità di dialogo politico sullo sviluppo economico sostenibile in termini sociali e ambientali e sui cambiamenti climatici, nonché sui diritti dei lavoratori in Turchia; invita la Commissione ad avviare i lavori preparatori per il potenziamento dell'unione doganale non appena il governo turco dimostri di essere pronto ad attuare riforme serie; esorta la Commissione a integrare una clausola che renda i diritti umani e le libertà fondamentali uno dei presupposti essenziali nel quadro del potenziamento dell'unione doganale; rammenta che le potenzialità dell'attuale unione doganale potranno realizzarsi appieno solo quando la Turchia avrà dato piena attuazione al protocollo aggiuntivo nei confronti di tutti gli Stati membri;

24.  sottolinea che la libertà dei sindacati e il dialogo sociale sono essenziali per lo sviluppo di una società pluralistica; si rammarica delle carenze legislative in materia di diritto del lavoro e diritti sindacali e sottolinea che il diritto di organizzazione, il diritto di contrattazione collettiva e il diritto di sciopero sono diritti fondamentali dei lavoratori; esprime profondo rammarico per il fatto che l'adesione a un sindacato sia spesso stata considerata un prova penale nei procedimenti giudiziari; ritiene che tale atteggiamento potrebbe mettere ulteriormente a repentaglio la situazione dei sindacati nel paese; è seriamente preoccupato per le condizioni di lavoro di quanti sono impiegati nella costruzione del nuovo aeroporto di Istanbul, dato che, stando a quanto riferito, 38 lavoratori sono morti in incidenti connessi al lavoro dall'inizio del cantiere nel maggio 2015, mentre 31 persone, tra cui un leader sindacale, sono attualmente detenute per aver protestato contro le condizioni di lavoro precarie e i salari bassi e versati in modo irregolare; invita le autorità turche a procedere a strette consultazioni con i sindacati pertinenti sulla questione delle garanzie necessarie per i lavoratori in loco, a svolgere un'indagine approfondita sugli incidenti in cui hanno perso la vita o sono rimaste ferite persone e a concedere ai sindacati pieno accesso ai lavoratori interessati; esprime preoccupazione per la questione del lavoro minorile, in particolare in settori quali l'agricoltura e il lavoro stagionale; prende atto degli sforzi profusi dal governo turco per garantire ai rifugiati beneficiari di protezione temporanea in Turchia il diritto di lavorare, previa debita autorizzazione; rileva che sono stati rilasciati oltre 20 000 permessi di lavoro a cittadini siriani e che tali permessi prevedono condizioni specifiche in materia di livelli salariali minimi e sicurezza sociale; evidenzia che, malgrado tali sforzi, molti cittadini siriani continuano a lavorare senza autorizzazione in numerosi settori e in diverse province turche; sottolinea che la lingua continua a rappresentare il principale ostacolo per i lavoratori siriani;

25.  invita il governo turco a sospendere i piani di costruzione della centrale nucleare di Akkuyu; si appella alla Turchia affinché aderisca alla convenzione di Espoo; chiede al governo turco di coinvolgere o almeno consultare i governi dei paesi limitrofi, quali Grecia e Cipro, in relazione a eventuali nuovi sviluppi del progetto di Akkuyu;

26.  osserva che la liberalizzazione dei visti è di grande importanza per i cittadini turchi, in particolare per studenti, accademici, rappresentanti di imprese e persone con legami familiari negli Stati membri dell'UE; incoraggia il governo turco a rispettare appieno i 72 criteri definiti nella tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti; sottolinea che la revisione della legislazione turca in materia di lotta al terrorismo è una condizione essenziale per garantire i diritti e le libertà fondamentali; esorta la Turchia a compiere gli sforzi necessari per soddisfare i parametri di riferimento rimanenti; evidenzia che la liberalizzazione dei visti sarà possibile una volta che tutti i criteri saranno compiutamente ed efficacemente soddisfatti in modo non discriminatorio;

27.  ricorda l'importante ruolo svolto dalla Turchia nel rispondere alla crisi migratoria provocata dalla guerra in Siria; ritiene che la Turchia e il popolo turco abbiano dato prova di grande ospitalità, offrendo rifugio a più di 3,5 milioni di rifugiati siriani; sottolinea che i bambini siriani in età scolare presenti in Turchia sono circa un milione e, di questi, il 60 % è iscritto a scuole turche; prende atto della dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo 2016; esorta la Turchia a rispettare il principio di non respingimento; deplora il fatto che, nel quadro del programma IPA 2011/2012, l'UE abbia finanziato l'acquisizione di veicoli corazzati di sorveglianza Cobra II, e invita la Commissione a monitorare da vicino l'uso delle attrezzature (co)finanziate da programmi dell'UE e l'effettiva applicazione del principio di non respingimento, in particolare lungo il confine siriano; invita l'UE e i suoi Stati membri a mantenere le loro promesse in termini di reinsediamento su larga scala e a garantire risorse finanziarie adeguate per il sostegno a lungo termine dei rifugiati siriani in Turchia; prende atto della relazione speciale del 2018 della Corte dei conti europea, nella quale si chiedono una migliore efficienza e una maggiore trasparenza nell'assegnazione e nella distribuzione dei finanziamenti; segnala che le prospettive dei rifugiati siriani per quanto concerne la loro protezione temporanea in Turchia sono sempre più incerte e chiede alla Turchia di valutare strategie volte a garantire una maggiore coesione sociale nelle zone in cui sono presenti grandi comunità di rifugiati siriani, l'inclusione socioeconomica e culturale sul lungo periodo e un accesso adeguato ed effettivo all'istruzione e alla formazione professionale; invita la Commissione a restare vigile e a garantire che, quando sono impiegati fondi dell'UE, siano adeguatamente rispettati i diritti dei rifugiati e siano adottate misure per prevenire il lavoro minorile, lo sfruttamento sessuale dei minori e altri abusi dei diritti umani;

28.  sottolinea l'importanza, sia per l'UE e i suoi Stati membri che per la Turchia, di mantenere un dialogo e una cooperazione intensi in materia di politica estera e sicurezza; incoraggia la cooperazione e l'ulteriore allineamento negli ambiti della politica estera, della difesa e della sicurezza, inclusa la cooperazione in materia di lotta al terrorismo; rammenta che la Turchia è inoltre un membro di lunga data della NATO e si trova in una posizione strategica dal punto di vista geografico per il mantenimento della sicurezza regionale ed europea; rileva che l'UE e la Turchia continuano a collaborare su questioni di importanza strategica (militare) nel quadro della NATO; invita pertanto la Turchia a riprendere la cooperazione con i paesi dell'UE che sono membri della NATO nel quadro del programma modulato di cooperazione della NATO con i paesi terzi;

29.  si congratula con la Turchia per la negoziazione del memorandum di Idlib; si rammarica del fatto che, apparentemente, i gruppi armati dell'esercito libero siriano sostenuti dalla Turchia abbiano sequestrato, saccheggiato e distrutto proprietà di civili curdi nel distretto di Afrin, nella Siria settentrionale; ribadisce che la Turchia e i gruppi dell'esercito libero siriano presenti ad Afrin dovrebbero compensare gli sfollati locali le cui proprietà sono state sequestrate, distrutte o saccheggiate, e non dovrebbero privare in modo permanente i residenti delle loro proprietà; è preoccupato per le segnalazioni in base alle quali ad Afrin sarebbero commesse violazioni di varia natura, perlopiù da parte di gruppi armati siriani, equipaggiati e armati dalla Turchia, nonché da parte delle forza armate turche, che avrebbero occupato diverse scuole, interrompendo l'istruzione dei bambini; esprime preoccupazione per il fatto che la Turchia stia inoltre cercando modificare l'equilibrio demografico nel distretto di Afrin attraverso il reinsediamento di rifugiati arabi siriani sunniti dalla Turchia in questa regione abitata dai curdi; chiede inoltre al governo turco di ritirare le accuse nei confronti di tutti i cittadini che hanno criticato gli interventi militari turchi in Siria, rispettando in tal modo il diritto alla libertà di parola;

30.  ribadisce l'importanza di intrattenere relazioni di buon vicinato; invita la Turchia, in tale contesto, a intensificare gli sforzi intesi a risolvere le questioni bilaterali in sospeso, tra cui gli obblighi giuridici irrisolti e le insolute vertenze frontaliere terrestri e marittime nonché in materia di spazio aereo con i paesi limitrofi, conformemente alle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite e al diritto internazionale; esorta nuovamente il governo turco a firmare e ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS); sollecita il governo turco a porre fine alle ripetute violazioni dello spazio aereo e delle acque territoriali della Grecia nonché a rispettare l'integrità e la sovranità territoriale di tutti i paesi limitrofi; si rammarica che la minaccia di casus belli formulata dalla Grande assemblea nazionale turca nei confronti della Grecia non sia ancora stata ritirata;

31.  accoglie con favore gli sforzi portati avanti sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite per riprendere i negoziati sulla riunificazione di Cipro; ribadisce il suo sostegno a una risoluzione giusta, globale e praticabile, basata su una federazione composta da due comunità e due zone con un'unica personalità giuridica internazionale, un'unica sovranità e un'unica cittadinanza che garantisca l'uguaglianza politica tra le due comunità, come definito nelle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, conformemente al diritto internazionale e all'acquis dell'UE e nel rispetto dei principi su cui si fonda l'Unione; richiama l'attenzione sul quadro presentato dal Segretario generale delle Nazioni Unite e sull'appello lanciato da quest'ultimo affinché siano ripresi i negoziati, sulla base degli accordi già conclusi nel processo Crans-Montana del 2017; invita l'UE e i suoi Stati membri a svolgere un ruolo più attivo nel portare a buon fine i negoziati; ribadisce il suo invito affinché tutte le parti interessate, in particolare la Turchia, si impegnino e contribuiscano a una soluzione globale; invita la Turchia a iniziare a ritirare le sue truppe da Cipro, a trasferire l'enclave di Famagosta alle Nazioni Unite, conformemente alla risoluzione 550 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e ad astenersi dall'intraprendere azioni in grado di alterare l'equilibrio demografico presente sull'isola attraverso una politica d'insediamento illegale; sottolinea la necessità di attuare l'acquis dell'UE su tutta l'isola; prende atto, a tale riguardo, del proseguimento dei lavori della commissione ad-hoc bicomunitaria in preparazione all'integrazione nell'UE; si impegna ad adoperarsi maggiormente per coinvolgere la comunità turco-cipriota nei preparativi per la sua piena integrazione nell'UE una volta risolta la questione cipriota e invita la Commissione a fare lo stesso; elogia l'importante lavoro svolto dal comitato bicomunitario per le persone scomparse (CMP), che si occupa sia dei turco-ciprioti che dei greco-ciprioti scomparsi, e plaude al fatto che sia stato garantito un migliore accesso a tutti i luoghi interessati, incluse le zone militari; invita la Turchia ad assistere il CMP condividendo le informazioni dei suoi archivi militari; riconosce il diritto della Repubblica di Cipro di concludere accordi bilaterali riguardanti la sua zona economica esclusiva; ribadisce il proprio invito alla Turchia affinché rispetti appieno i diritti sovrani di tutti gli Stati membri, compresi quelli relativi alla prospezione e allo sfruttamento delle risorse naturali, nel rispetto dell'acquis dell'UE e del diritto internazionale; esorta la Turchia ad adoperarsi per una risoluzione pacifica delle controversie e ad astenersi da minacce o azioni che potrebbero incidere negativamente sulle relazioni di buon vicinato;

32.  invita la Turchia e l'Armenia a perseguire una normalizzazione delle loro relazioni; sottolinea che l'apertura delle frontiere tra i due paesi potrebbe indurre un miglioramento delle relazioni, in particolare nell'ambito della cooperazione transfrontaliera e dell'integrazione economica;

33.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, agli Stati membri, nonché al governo e alla Grande assemblea nazionale della Turchia, e chiede che la presente relazione sia tradotta in turco.

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

20.2.2019

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

47

7

10

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Michèle Alliot-Marie, Francisco Assis, Goffredo Maria Bettini, Mario Borghezio, Victor Boştinaru, Elmar Brok, James Carver, Fabio Massimo Castaldo, Javier Couso Permuy, Georgios Epitideios, Knut Fleckenstein, Anna Elżbieta Fotyga, Eugen Freund, Michael Gahler, Iveta Grigule-Pēterse, Tunne Kelam, Stelios Kouloglou, Ilhan Kyuchyuk, Ryszard Antoni Legutko, Barbara Lochbihler, Sabine Lösing, Andrejs Mamikins, David McAllister, Tamás Meszerics, Clare Moody, Pier Antonio Panzeri, Demetris Papadakis, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, Tonino Picula, Kati Piri, Julia Pitera, Jozo Radoš, Michel Reimon, Anders Sellström, Alyn Smith, Jordi Solé, Dobromir Sośnierz, Jaromír Štětina, Dubravka Šuica, Charles Tannock, László Tőkés, Ivo Vajgl, Geoffrey Van Orden, Hilde Vautmans

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Asim Ademov, Laima Liucija Andrikienė, Tanja Fajon, Doru-Claudian Frunzulică, Takis Hadjigeorgiou, Marek Jurek, Javi López, Marietje Schaake, Renate Sommer, Bodil Valero, Marie-Christine Vergiat, Janusz Zemke, Željana Zovko

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

France Jamet, Agnes Jongerius, Ulrike Rodust, Kārlis Šadurskis, Vladimir Urutchev, Bogdan Andrzej Zdrojewski

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

47

+

ALDE

Iveta Grigule-Pēterse, Jozo Radoš, Marietje Schaake, Ivo Vajgl, Hilde Vautmans

ECR

Anna Elżbieta Fotyga, Ryszard Antoni Legutko, Charles Tannock

EFDD

Fabio Massimo Castaldo

PPE

Michèle Alliot-Marie, Laima Liucija Andrikienė, Elmar Brok, Michael Gahler, Tunne Kelam, David McAllister, Alojz Peterle, Julia Pitera, Kārlis Šadurskis, Anders Sellström, Renate Sommer, Jaromír Štětina, Dubravka Šuica, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Željana Zovko

S&D

Francisco Assis, Goffredo Maria Bettini, Victor Boştinaru, Tanja Fajon, Knut Fleckenstein, Eugen Freund, Doru-Claudian Frunzulică, Agnes Jongerius, Javi López, Andrejs Mamikins, Clare Moody, Pier Antonio Panzeri, Ioan Mircea Paşcu, Tonino Picula, Kati Piri, Ulrike Rodust, Janusz Zemke

VERTS/ALE

Barbara Lochbihler, Tamás Meszerics, Michel Reimon, Alyn Smith, Jordi Solé, Bodil Valero

7

-

ALDE

Ilhan Kyuchyuk

EFDD

James Carver

ENF

Mario Borghezio, France Jamet

NI

Georgios Epitideios, Dobromir Sośnierz

PPE

Asim Ademov

10

0

ECR

Marek Jurek, Geoffrey Van Orden

GUE/NGL

Javier Couso Permuy, Takis Hadjigeorgiou, Stelios Kouloglou, Sabine Lösing, Marie-Christine Vergiat

PPE

László Tőkés, Vladimir Urutchev

S&D

Demetris Papadakis

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

Ultimo aggiornamento: 8 marzo 2019
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