RELAZIONE sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune - relazione annuale
11.12.2019 - (2019/2135(INI))
Commissione per gli affari esteri
Relatore: Arnaud Danjean
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune - relazione annuale
Il Parlamento europeo,
– visti il trattato sull'Unione europea (TUE) e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– viste le conclusioni del Consiglio europeo 20 dicembre 2013, 26 giugno 2015, 15 dicembre 2016, 22 giugno 2017, 28 giugno 2018, 14 dicembre 2018 e 20 giugno 2019,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla politica di sicurezza e di difesa comune 25 novembre 2013, 18 novembre 2014, 18 maggio 2015, 27 giugno 2016, 14 novembre 2016, 18 maggio 2017, 17 luglio 2017, 25 giugno 2018 e 17 giugno 2019,
– visto il documento dal titolo "Visione condivisa, azione comune: un'Europa più forte – Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea", presentato dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) il 28 giugno 2016,
– viste le dichiarazioni congiunte dell'8 luglio 2016 e del 10 luglio 2018 dei presidenti del Consiglio europeo e della Commissione nonché del Segretario generale della NATO,
– viste la serie comune di 42 proposte approvata dal Consiglio dell'Unione europea e dal Consiglio della NATO il 6 dicembre 2016 e le relazioni del 14 giugno e del 5 dicembre 2017 sullo stato di avanzamento nonché la nuova serie di 32 proposte, approvata dai due Consigli il 5 dicembre 2017,
– visto il documento di riflessione della Commissione sul futuro della difesa europea del 7 giugno 2017(COM(2017)0315),
– vista la sua risoluzione del 12 settembre 2013 dal titolo "Strutture militari dell'UE: situazione attuale e prospettive future"[1],
– visti la Carta delle Nazioni Unite e l'Atto finale di Helsinki del 1° agosto 1975 dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,
– vista la sua risoluzione del 12 settembre 2017 su una strategia spaziale per l'Europa[2],
– viste le sue raccomandazioni del 15 novembre 2017 al Consiglio, alla Commissione e al Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sul partenariato orientale nella fase preparatoria del vertice di novembre 2017[3],
– vista la sua risoluzione del 22 novembre 2016 sull'Unione europea della difesa[4],
– vista la sua risoluzione del 16 marzo 2017 dal titolo "Implicazioni costituzionali, giuridiche e istituzionali di una politica comune di sicurezza e di difesa: possibilità offerte dal trattato di Lisbona"[5],
– vista la sua risoluzione del 5 luglio 2017 sul mandato per il trilogo sul progetto di bilancio 2018[6],
– vista la sua risoluzione del 11 dicembre 2018 sulla mobilità militare[7],
– visto il regolamento (UE) 2018/1092 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che istituisce il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria della difesa dell'Unione[8],
– vista la sua risoluzione legislativa del 18 aprile 2019 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo europeo per la difesa[9],
– viste le sue risoluzioni del 23 novembre 2016 sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (sulla base della relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)[10], del 13 dicembre 2017 sulla relazione annuale sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[11] e del 12 dicembre 2018 sulla relazione annuale sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[12],
– visto il documento dal titolo "Piano di attuazione in materia di sicurezza e difesa", presentato dal VP/AR il 14 novembre 2016,
– vista la sua risoluzione del 13 giugno 2018 sulle relazioni UE-NATO[13],
– vista la comunicazione della Commissione del 30 novembre 2016 sul piano d'azione europeo in materia di difesa (COM(2016)0950),
– visto il nuovo pacchetto Difesa presentato dalla Commissione il 7 giugno 2017 nel comunicato stampa "Un'Europa che difende: La Commissione apre il dibattito sulla transizione verso un'Unione di sicurezza e di difesa",
– viste le sue risoluzioni del 14 dicembre 2016 sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[14], del 13 dicembre 2017 sulla relazione annuale sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[15] e del 12 dicembre 2018 sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[16],
– viste l'invasione e l'annessione illegali della Crimea da parte della Russia,
– visti il trattato per l'eliminazione dei missili a medio e corto raggio (trattato INF), le sue ripetute violazioni da parte della Russia, compresi lo sviluppo e l'impiego di sistemi di missili da crociera 9M729 lanciati da terra, e il ritiro degli Stati Uniti e della Russia dal trattato,
– vista la violazione dello spazio aereo e delle frontiere marittime degli Stati membri da parte della Russia,
– visto l'aumento della presenza economica e militare della Cina nei paesi mediterranei e africani,
– vista la minaccia del terrorismo interno ed esterno, in particolare da parte di gruppi come l'ISIS e Al Qaida,
– viste le nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale, le capacità spaziali e l'informatica quantistica, che offrono nuove opportunità per l'umanità, ma pongono anche nuove sfide in materia di politica estera e difesa, per le quali sono necessari una strategia chiara e il consenso tra gli alleati,
– vista la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE), del 24 giugno 2014, nella causa C-658/11, Parlamento europeo, sostenuto dalla Commissione europea, contro il Consiglio dell'Unione europea[17],
– visto il piano d'azione dell'UE sulla mobilità militare, pubblicato il 28 marzo 2018,
– viste le conclusioni "Rafforzare il partenariato strategico UE-ONU sulle operazioni di pace e la gestione delle crisi: priorità per il periodo 2019-2021", adottate il 18 settembre 2018,
– visto l'articolo 54 del suo regolamento,
– visto il parere della commissione per gli affari costituzionali,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0052/2019),
Costante incertezza e imprevedibilità del quadro di sicurezza
1. prende atto del costante deterioramento del quadro di sicurezza dell'Unione, esposta a molteplici sfide che, direttamente o indirettamente, incidono sulla sicurezza degli Stati membri e dei cittadini UE: conflitti armati e paesi fragili sul continente europeo e nelle sue vicinanze, che provocano massicci spostamenti di popolazioni e violazioni dei diritti umani, favoriti dalle reti della criminalità organizzata transnazionale, dal terrorismo jihadista, da attacchi informatici, da minacce ibride e dalle guerre contro paesi europei, dall'indebolimento degli sforzi di disarmo e dei regimi internazionali di controllo delle armi, da crescenti minacce alle risorse naturali, dall'insicurezza energetica e dai cambiamenti climatici;
2. ritiene che l'instabilità e l'imprevedibilità alle frontiere dell'Unione e nel suo immediato vicinato (Africa settentrionale, Medio Oriente, Caucaso, Balcani, Mediterraneo orientale, aggressione russa contro l'Ucraina e la Georgia, ecc.), come pure nel suo esteso vicinato (Sahel, Corno d'Africa, ecc.), rappresentino una minaccia diretta e indiretta per la sicurezza del continente; sottolinea il legame indissolubile tra sicurezza interna ed esterna; riconosce che un coinvolgimento attivo nel vicinato è nell'interesse dell'Unione europea;
3. rileva che gli attori globali (Stati Uniti, Cina e Russia), ma anche un numero crescente di attori regionali (Turchia, Iran, Arabia Saudita, Pakistan, India, ecc.) stanno cercando di affermare il proprio potere attraverso la combinazione di posizioni diplomatiche unilaterali, cambi di alleanze, destabilizzazione di attività di carattere principalmente ibrido e potenziamento delle capacità militari;
4. sottolinea la crescente importanza geopolitica dell'Artico e i suoi effetti sulla situazione di sicurezza nell'UE e a livello globale; esorta l'UE a lavorare per una politica interna ed esterna più coerente, una strategia per l'Artico e un piano d'azione concreto sull'impegno dell'Unione nell'Artico, tenendo altresì conto degli aspetti geostrategici e di sicurezza; rileva la capacità dell'UE di contribuire al superamento delle potenziali sfide geostrategiche e in materia di sicurezza;
5. manifesta profondi timori per la condotta generalmente destabilizzante della Turchia, comprese le sue attività illegali nella zona economica esclusiva (ZEE)/nella piattaforma continentale di Cipro, che viola il diritto internazionale e le relazioni di buon vicinato e minaccia la pace e la stabilità in una regione già fragile;
6. deplora che, in tale contesto, alcuni di questi attori eludano deliberatamente o tentino di distruggere i meccanismi multilaterali, i principi della Carta delle Nazioni Unite e le disposizioni pertinenti del diritto internazionale, indispensabili per il mantenimento della pace; osserva che essi potrebbero diventare una minaccia diretta per la sicurezza dell'UE e mettere a repentaglio le relazioni bilaterali tra l'UE e i paesi partner;
7. sottolinea l'importanza dei negoziati multilaterali tra l'UE e le parti interessate, al fine di far fronte alla minaccia della proliferazione nucleare; sollecita il rispetto dei trattati nucleari; esorta inoltre a sostenere la conclusione di un nuovo trattato che sostituisca il trattato INF e a rinnovare il trattato contro la proliferazione delle armi nucleari (TNP) nel 2020;
8. sottolinea che il rafforzamento di solide relazioni con l'Asia orientale e il Sud-est asiatico è fondamentale per una strategia dell'UE in materia di connessione basata sulle regole, globale e sostenibile; prende atto del potenziamento militare nella regione e invita tutte le parti interessate a rispettare la libertà di navigazione, a risolvere le divergenze attraverso mezzi pacifici e ad astenersi dall'adottare azioni unilaterali per cambiare lo status quo, anche nel Mar cinese orientale, nel Mar cinese meridionale e nello stretto di Taiwan; esprime preoccupazione per il fatto che le interferenze esterne da parte di regimi autocratici nel quadro delle prossime elezioni politiche, tramite azioni di disinformazione e attacchi informatici, minacciano le democrazie asiatiche e la stabilità della regione; ribadisce il suo sostegno ad un'adeguata partecipazione di Taiwan a organizzazioni, meccanismi e attività internazionali;
9. manifesta preoccupazione per le attività e le politiche adottate dalla Russia che continuano a destabilizzare e alterare il contesto della sicurezza; sottolinea che l'occupazione dell'Ucraina orientale da parte della Russia è ancora in corso, che gli accordi di Minsk non sono stati applicati e che proseguono l'annessione illegale e la militarizzazione della Crimea e del Donbass; esprime preoccupazione per gli attuali conflitti congelati che la Russia mantiene in Europa (Moldova e Georgia); sottolinea la necessità di parlare con una sola voce sulla politica dell'UE in tale contesto;
10. continua a condannare l'intervento militare della Russia e l'annessione illegale della penisola di Crimea; esprime il proprio sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina;
11. ricorda l'importanza di garantire la coerenza della politica dell'UE rispetto a situazioni di occupazione o annessione di territori;
12. osserva che l'Unione è stata lenta nel reagire e adattarsi – dal punto di vista politico, diplomatico e militare – alle nuove crisi e a questo nuovo contesto internazionale; ritiene che, nello specifico settore della difesa, la carenza degli investimenti, la mancanza di capacità e la mancanza di interoperabilità, ma anche e soprattutto la riluttanza politica ad attuare le solide disposizioni previste dai trattati europei e da numerosi accordi di cooperazione tra gli Stati membri ostacolino la capacità dell'UE di svolgere un ruolo decisivo nelle crisi esterne e di realizzare appieno il proprio potenziale; riconosce e sottolinea peraltro che nessun paese è in grado di affrontare da solo le sfide in materia di sicurezza nel continente europeo e nel suo ambiente immediato; chiede al Consiglio europeo di ricorrere al voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio nel settore della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) come priorità politica, qualora il TUE lo consenta; invita gli Stati membri a mettere a punto un efficace approccio integrato alle crisi e ai conflitti, che combini i mezzi civili e militari nel migliore e più equilibrato modo possibile; ritiene che la capacità dell'Unione di reagire adeguatamente alle crisi e ai conflitti emergenti dipenda anche dalla velocità del processo decisionale; rileva che misure restrittive mirate possono rappresentare degli strumenti efficaci, ma sottolinea che non dovrebbero colpire persone innocenti e dovrebbero essere in linea con i principi della Carta delle Nazioni Unite e della politica estera e di sicurezza comune (PESC);
13. si compiace del riconoscimento di interessi condivisi in materia di sicurezza e della crescente volontà politica, da parte degli Stati membri dell'Unione europea e degli altri paesi europei e delle istituzioni europee, di agire collettivamente per la loro sicurezza con più strumenti di azione e in maniera più preventiva, rapida, efficace e autonoma; osserva che, solo attraverso un approccio collettivo, l'UE potrà diventare più forte ed essere in grado di assumere maggiori responsabilità in relazione alla propria sicurezza e difesa;
14. sottolinea che i paesi affrontano meglio queste sfide insieme, non singolarmente; ritiene essenziale che l'UE affronti queste sfide in modo rapido, coerente ed efficace, con una sola voce e di concerto con alleati, partner e altre organizzazioni internazionali;
15. è convinto che la risposta alle sfide dell'UE in materia di sicurezza si basi principalmente sulla definizione e sul rafforzamento della sua autonomia strategica, delle sue capacità e possibilità di operare nell'ambito di partenariati strategici con altri;
16. sottolinea che il partenariato strategico tra l'UE e la NATO è fondamentale per affrontare le sfide di sicurezza cui l'UE e il suo vicinato devono far fronte; evidenzia che l'autonomia strategica dell'UE non costituisce una sfida alla NATO e non compromette l'attuale architettura della sicurezza in Europa; sottolinea che un'Europa più forte rafforza la NATO e consente all'UE di affrontare con la NATO sfide più globali;
17. si compiace dei risultati conseguiti negli ultimi cinque anni in termini di rafforzamento della PSDC e invita il Consiglio e la Commissione a sviluppare ulteriormente la capacità dell'Unione di agire come partner globale, rappresentando gli interessi dei cittadini europei e fungendo da forza positiva nelle relazioni internazionali;
18. accoglie con favore e sostiene l'operazione Atlantic Resolve e la presenza avanzata rafforzata della NATO nel continente europeo; riconosce altresì l'importanza delle truppe NATO per gli sforzi volti a scoraggiare ulteriori aggressioni da parte della Russia e fornire sostegno cruciale in caso di conflitto;
19. prende atto del coinvolgimento e del sostegno europeo all'operazione Resolute Support in Afghanistan; riconosce inoltre l'importanza di tale missione per la stabilità e la sicurezza dell'Afghanistan e della regione;
Necessità di sviluppare e rafforzare l'autonomia strategica europea
20. osserva che l'ambizione di conseguire l'autonomia strategica europea è stata presentata per la prima volta nell'ambito delle conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2013 e riconosciuta per la prima volta nella "Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea", presentata il 28 giugno 2016 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), che ha definito l'autonomia strategica europea come obiettivo a lungo termine e ha chiesto una graduale sincronizzazione e un adeguamento reciproco dei cicli di pianificazione della difesa nazionale e delle pratiche di sviluppo delle capacità;
21. ritiene che l'autonomia strategica europea si fondi sulla capacità dell'Unione di rafforzare la propria facoltà di valutare la sua capacità operativa indipendente, composta di forze militari credibili, la sua capacità industriale di produrre le attrezzature di cui le sue forze hanno bisogno e la sua capacità politica di adottare decisioni laddove le circostanze lo richiedano, e riflette l'obiettivo di assumere maggiori responsabilità per la sicurezza europea, al fine di difendere i propri interessi e valori comuni, con i partner, ove possibile, e da sola, se necessario; sottolinea che la sicurezza energetica è una componente importante ai fini del conseguimento dell'autonomia strategica; è fortemente convinto che l'autonomia strategica europea dovrebbe implicare la capacità di dispiegare forze militari alla periferia dell'UE;
22. ritiene quindi che l'autonomia strategica europea si basi innanzitutto sulla capacità dell'Unione di valutare una situazione di crisi e di adottare autonomamente una decisione, il che implica necessariamente un processo decisionale indipendente ed efficiente, la disponibilità di strumenti di valutazione e libertà di analisi e di intervento; ritiene inoltre che l'autonomia strategica europea si basi sulla capacità dell'Unione di agire da sola, quando sono in gioco i suoi interessi (teatri di operazione considerati come prioritari dai suoi Stati membri) o nel quadro di accordi di cooperazione esistenti; evidenzia che l'autonomia strategica europea fa parte di un quadro multilaterale rispettoso degli impegni assunti nell'ambito delle Nazioni Unite e complementare alle alleanze e ai partenariati cui ha aderito la maggior parte degli Stati membri; sottolinea che l'autonomia strategica non significa che l'Unione agirà sistematicamente da sola, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento;
23. ritiene che l'affermazione dell'autonomia strategica europea dipenda dalla definizione di una PSDC globale, sostenuta dalla cooperazione europea di difesa in campo tecnologico, delle capacità, industriale e operativo; ritiene che solo una cooperazione concreta e flessibile basata su iniziative pragmatiche permetterà di superare gradualmente le difficoltà, di fondare una vera e propria cultura strategica comune e di predisporre risposte comuni adeguate alle principali sfide di sicurezza e di difesa dell'UE;
24. sottolinea che, per rafforzare l'autonomia strategica dell'UE, gli Stati membri devono incrementare la loro spesa per la difesa e puntare all'obiettivo del 2 % del PIL; ritiene che l'incremento degli investimenti nella sicurezza e nella difesa rivesta carattere d'urgenza per gli Stati membri e per l'UE e che la solidarietà e la cooperazione in materia di difesa dovrebbero diventare la norma;
25. sottolinea che l'autonomia strategica europea può essere realmente conseguita solo se gli Stati membri dimostrano volontà politica, coesione e solidarietà, il che si riflette in particolare nella necessità di privilegiare l'acquisizione di capacità europee quando le attrezzature sono effettivamente conformi agli standard più elevati e sono disponibili e competitive, onde ottenere al contempo l'accesso reciproco a mercati della difesa ampiamente protetti;
26. ribadisce che l'autonomia strategica europea costituisce un'ambizione legittima e necessaria e deve rimanere un obiettivo prioritario della PSDC e della politica europea di difesa; sottolinea che la sua attuazione pratica e operativa spetta all'Unione europea come ai suoi Stati membri;
Progressi reali da consolidare per conseguire l'autonomia strategica europea
27. sostiene che l'autonomia strategica europea deve articolarsi nei settori della politica estera e di sicurezza, dell'industria, delle capacità (programmi comuni, investimenti nelle tecnologie di difesa) e nei settori operativi (finanziamento delle operazioni, rafforzamento delle capacità dei partner, capacità di pianificazione e di svolgimento delle missioni);
28. ritiene opportuno perseguire una politica restrittiva in materia di esportazione di tutti i tipi di armamenti, compresi i prodotti a duplice uso; esorta gli Stati membri a rispettare il codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi; ribadisce la necessità che gli Stati membri applichino rigorosamente le norme sancite nella posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008[18] sulle esportazioni di armi, compresa la ferma applicazione del criterio 2 sul rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale;
Missioni e operazioni PSDC
29. ritiene che la difesa dell'Europa si basi in larga misura sulla capacità dell'Unione e sulla volontà politica degli Stati membri di intervenire militarmente, in modo credibile, nei teatri delle operazioni esterne; ritiene che l'Unione disponga di considerevoli risorse umane, finanziarie, tecniche e militari, che le conferiscono una capacità unica di condurre operazioni militari e civili e di rispondere prontamente e preventivamente alle future sfide in materia di sicurezza, ad esempio attraverso missioni attive di mantenimento della pace;
30. sottolinea che, dall'adozione della strategia globale dell'UE nel 2016, la proliferazione di conflitti regionali e locali, anche in prossimità dell'immediato vicinato dell'UE, pone varie sfide per la sicurezza dell'Unione, dato che tali conflitti spesso hanno effetti di ricaduta; ritiene, a tale proposito, che l'Unione dovrebbe assumere un ruolo di maggiore rilevanza nella gestione delle crisi, nella risoluzione dei conflitti e nel mantenimento della pace, ogniqualvolta possibile di concerto con altre organizzazioni regionali e internazionali come le Nazioni Unite e l'Unione africana, in linea con i suoi impegni a favore del multilateralismo, ma anche in autonomia quando la situazione lo richieda;
31. incoraggia il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e gli Stati membri ad introdurre un approccio più lungimirante alla pianificazione e allo sviluppo delle capacità e ad anticipare le future esigenze per una forte risposta dell'UE alle crisi e ai conflitti;
32. osserva che l'Unione è attualmente presente in tre continenti, dove sono schierate 16 missioni civili o militari (10 civili e 6 militari, di cui tre missioni esecutive e tre missioni senza compiti esecutivi); riconosce il contributo di tali missioni alla pace, alla sicurezza e alla stabilità internazionali; sottolinea che la loro attuazione deve essere accompagnata da una trasformazione di determinati strumenti sanciti dal trattato di Lisbona e introdotti negli ultimi anni, al fine di renderli più efficaci e aumentare la sicurezza dei cittadini europei; promuove l'obiettivo di conseguire un livello più elevato di efficacia delle missioni PSDC raggiungendo l'obiettivo del 70 % per la quota di personale distaccato e invita gli Stati membri a fornire maggiori contributi;
33. si compiace del coinvolgimento della Corte dei conti europea nello svolgimento di audit delle missioni e delle operazioni PSDC e incoraggia l'elaborazione di ulteriori relazioni speciali su altre missioni e operazioni;
34. invita gli Stati membri e gli organi europei a mantenere un impegno prioritario e sostenuto in Africa; accoglie pertanto con favore la decisione del Consiglio del luglio 2018 di prorogare di due anni il mandato della missione militare di addestramento dell'Unione europea nella Repubblica centrafricana (EUTM RCA) e la volontà del Consiglio di avviare una missione civile ad integrazione della componente militare; osserva che questi recenti sviluppi rappresentano un segnale positivo di rinnovato impegno degli Stati membri, ma sottolinea che la condizione della sicurezza e dei diritti umani nel paese resta altamente problematica;
35. sottolinea l'impegno globale dell'UE nel Sahel e nel Corno d'Africa attraverso sei missioni civili (EUCAP Mali, EUCAP Niger, EUCAP Somalia) e militari (EUTM Mali, EUTM Somalia, ATALANTA); accoglie con favore e incoraggia gli sforzi compiuti per regionalizzare il funzionamento delle missioni civili nel Sahel dinanzi a sfide in materia di sicurezza che vanno oltre il quadro dei paesi in cui sono dispiegate le missioni europee; accoglie inoltre con favore il sostegno UE all'operazione G5 Sahel; critica a tale riguardo il fatto che il SEAE non abbia stabilito indicatori adeguati per monitorare i risultati delle missioni EUCAP Niger e EUCAP Mali e che il controllo e la valutazione delle attività delle missioni siano stati inadeguati e inadatti a tener conto delle loro implicazioni;
36. è preoccupato per il deteriorarsi della situazione in Burkina Faso e per le ripercussioni geopolitiche nella regione del Sahel e in Occidente, le quali possono giustificare una missione civile e/o militare al fine di rafforzare la governance del settore della sicurezza, il rispetto dei diritti umani e il ripristino della fiducia dei cittadini nelle loro forze di sicurezza;
37. ribadisce l'importanza strategica dei Balcani occidentali per la sicurezza e la stabilità dell'UE; sottolinea la necessità di migliorare l'impegno, l'integrazione e il coordinamento dell'UE nella regione, anche attraverso il mandato delle missioni PSDC dell'Unione; ribadisce che la politica dell'UE nei Balcani occidentali si prefigge di portare i paesi della regione in linea con l'acquis dell'Unione e di assisterli lungo il percorso verso l'adesione, migliorando la gestione della pace e la stabilità a vantaggio dell'Europa nel suo insieme;
38. ribadisce l'importanza strategica dell'Europa orientale e dei Balcani occidentali per la stabilità e la sicurezza dell'UE ed evidenzia la necessità di concentrare l'attenzione e rafforzare l'impegno politico dell'UE verso tali regioni, anche attraverso un forte mandato delle missioni PSDC dell'UE;
39. mette in risalto il ruolo centrale dell'operazione EUFOR Althea in Bosnia-Erzegovina per progredire verso la pace e la sicurezza nel paese e nella regione e mantenerle; accoglie con favore le conclusioni del Consiglio dell'ottobre 2019 a favore della continuità della presenza di forze militari europee in Bosnia-Erzegovina;
40. chiede la rapida ed efficace attuazione del Patto sulle missioni civili, adottato nel novembre 2018 dal Consiglio e dagli Stati membri, al fine di rafforzare le risorse civili della PSDC, onde raggiungere i livelli degli organici concordati e rendere le missioni più flessibili e operative, garantendo che l'azione dell'UE sul campo sia efficace e credibile; esorta gli Stati membri a effettuare una solida verifica annuale che aiuti a fare il punto sui progressi compiuti nell'attuazione del patto civile della PSDC e che sia in grado di sostenere l'ulteriore professionalizzazione delle missioni civili della PSDC dopo il 2023, comprese misure volte a garantire la responsabilità di tutti gli attori coinvolti nei risultati delle missioni; invita gli Stati membri a mettere quanto prima alla prova il progetto recentemente introdotto per il dispiegamento di squadre specializzate sul campo attraverso misure pilota, utilizzandole per rendere disponibili capacità specializzate per un periodo di tempo limitato e colmare le attuali carenze di capacità, e a valutare gli insegnamenti tratti dai primi dispiegamenti;
41. sottolinea che attualmente vi sono 10 missioni civili PSDC con un elevato valore aggiunto in termini di pace e sicurezza, dispiegate nel vicinato dell'UE, in particolare in Africa e Medio Oriente, nei Balcani occidentali e in Europa orientale;
42. sottolinea che l'attuazione del patto sulla dimensione civile della PSDC non dovrebbe rappresentare la fine del rafforzamento della dimensione civile della PSDC;
43. constata, tuttavia, che l'efficacia delle missioni e delle operazioni della PSDC si scontra generalmente con persistenti carenze strutturali e con una crescente riluttanza da parte degli Stati membri e delle istituzioni europee a rendere tali missioni e operazioni più solide, sia in termini di risorse umane che di mandato e sollecita la creazione di una soluzione comune europea per farvi fronte; constata quindi che le operazioni militari della PSDC tendono a configurarsi sempre di più come missioni finalizzate all'addestramento delle forze armate (EUTM) senza dimensione esecutiva e ritiene che, pur prendendo atto dell'ottimo lavoro del personale dell'EUTM, i limiti in materia di formazione e l'assenza di armi comportino un funzionamento insufficiente delle unità formate, le quali sono incapaci di contenere l'avanzata del terrorismo jihadista e le ribellioni armate;
44. deplora che i processi decisionali e di attuazione procedano a velocità molto diverse, a seconda della volontà politica comune; ricorda che, di recente, pochissime operazioni militari hanno potuto disporre di un mandato esecutivo in quanto i processi decisionali non hanno potuto compensare la mancanza di volontà politica e chiede a tale proposito che gli Stati membri, di fronte a una crisi, mostrino la volontà politica necessaria per avvalersi attivamente delle attuali strutture e procedure PSDC, in modo che le missioni possano essere dispiegate in modo più rapido, flessibile e coerente; invita il VP/AR a illustrare al Parlamento europeo la logica alla base di uno strumento chiaramente nuovo di gestione delle crisi, vale a dire l'avvio di mini-missioni ai sensi dell'articolo 28 TUE;
45. sottolinea la mancanza di flessibilità delle procedure amministrative e di bilancio che penalizzano seriamente il personale inviato sul campo;
46. sottolinea la necessità di valutare periodicamente le missioni e le operazioni al fine di migliorarne l'efficienza; invita il SEAE e la Commissione a stabilire mandati, bilanci, norme di partecipazione e procedure operative che siano adeguate alle operazioni e a prevedere una strategia di uscita; sollecita, in tale contesto, scambi di informazioni e consultazioni più regolari con le commissioni parlamentari competenti prima, durante e dopo le missioni, e invita le commissioni a concentrare le loro missioni e le loro delegazioni nelle zone in cui sono dispiegate le missioni e le operazioni della PSDC; insiste affinché il Parlamento europeo – insieme ai parlamenti nazionali – ottenga un ruolo rafforzato in relazione alla PSDC, al fine di garantire il controllo parlamentare della PSDC e del relativo bilancio;
47. sottolinea l'importanza di organizzare ed effettuare addestramenti ed esercitazioni congiunte tra le forze armate europee nonché esercitazioni parallele e coordinate tra le forze dell'UE e della NATO, promuovendo in tal modo l'interoperabilità organizzativa, procedurale e tecnica nonché la mobilità militare, al fine di preparare al meglio le missioni, assicurare complementarità, evitare inutili duplicazioni e affrontare un'ampia gamma di minacce, sia convenzionali che non convenzionali; si compiace, a tale proposito, dell'iniziativa europea per lo scambio di giovani ufficiali (Erasmus militare – EMILYO), gestita dall'Accademia europea per la sicurezza e la difesa, che ha lo scopo di consentire agli istituti nazionali di istruzione e formazione militare di vagliare le possibilità di scambi quantitativi e qualitativi di conoscenze e competenze; si compiace del fatto che sia stato riconosciuto che non è possibile garantire la sicurezza senza le donne e sottolinea l'importanza della partecipazione delle donne ai negoziati e alle missioni;
48. sottolinea la costante carenza delle attrezzature delle forze armate dei paesi in favore dei quali intervengono le missioni dell'UE, che rappresenta un ostacolo al buon esito delle missioni di formazione; prende atto della difficoltà di fornire attrezzature adeguate in tempi ragionevoli, soprattutto a causa della lentezza delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici; ritiene che il conseguimento di risultati positivi in termini di formazione e consulenza a favore delle forze armate di paesi terzi non sarà possibile in futuro senza la capacità di accompagnare tali sforzi con programmi di fornitura di attrezzature utili e coordinati; accoglie con favore l'iniziativa per il potenziamento delle capacità a sostegno della sicurezza e dello sviluppo (CBSD), che ha comportato la revisione dello strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace ("IcSP +") nel 2017, consentendo di finanziare azioni di formazione e la fornitura di attrezzature non letali alle forze armate di paesi terzi; osserva che, ad oggi, sono stati eseguiti tre progetti nel Mali, nella Repubblica centrafricana e nel Burkina Faso; sottolinea la forte domanda di sostegno da parte delle popolazioni locali nel settore della formazione e della fornitura di attrezzature;
49. è preoccupato per il problema della costituzione delle forze, in particolare in occasione dell'avvio di missioni militari; sottolinea che l'EUTM Somalia stenta a raccogliere le forze necessarie; osserva che l'ultima conferenza generale di costituzione delle forze, del 4 giugno 2019, ha evocato l'eventuale fallimento della missione per mancanza di personale; osserva che le operazioni militari in corso dell'Unione interessano in media solo una dozzina di Stati membri; sottolinea che la competenza, la professionalità e la dedizione del personale sul campo sono gli elementi chiave per il successo di una missione; invita gli Stati membri a impegnarsi maggiormente in materia di qualità del personale dispiegato nelle missioni e ad aumentare il tasso di copertura dei posti assegnati alle missioni;
50. invita il Consiglio a spiegare il motivo per cui alcune missioni proseguono, pur essendo già stato conseguito il loro limitato scopo a livello militare o civile; ritiene opportuno che si effettui una valutazione di tutte le missioni in essere per determinare quali siano ancora pertinenti; ritiene che l'Unione debba concentrare i propri sforzi sulle missioni in cui consegue il massimo valore aggiunto; è favorevole alla definizione e al rispetto di criteri oggettivi che consentano di misurare tale valore aggiunto e di decidere in merito alla prosecuzione di una missione;
51. prende atto della decisione del 26 settembre 2019 di prorogare di sei mesi, fino al 31 marzo 2020, l'operazione marittima dell'UE nel Mediterraneo (EUNAVFOR MED Operazione Sophia); esprime profondo rammarico per la prosecuzione della sospensione della presenza navale; sottolinea l'urgente esigenza di raggiungere un accordo tra gli Stati membri e chiede il ripristino dei mezzi navali e la piena attuazione del mandato;
52. ritiene che la questione del finanziamento delle missioni e delle operazioni PSDC sia essenziale per la sostenibilità di tale politica; evidenzia l'importanza di rivedere il meccanismo Athena al fine di rendere più efficace il meccanismo di finanziamento delle operazioni e missioni militari PSDC; sostiene a tale proposito la proposta del VP/AR, sostenuta dalla Commissione, di istituire uno strumento europeo per la pace, che finanzierebbe in parte i costi delle attività di difesa dell'Unione, compresi i costi comuni delle operazioni militari PSDC e quelli relativi al rafforzamento delle capacità militari dei partner; auspica che gli Stati membri trovino un accordo in tempi rapidi per attuare questo strumento; sottolinea l'importanza di una maggiore flessibilità delle norme finanziarie dell'Unione, al fine di migliorarne la capacità di rispondere alle crisi e attuare le disposizioni del trattato di Lisbona; invita gli Stati membri e la Commissione a riflettere su un meccanismo flessibile che consenta di aiutare gli Stati membri che desiderano partecipare a una missione PSDC a sostenerne i costi, facilitando in tal modo la loro decisione di avviare o rafforzare una missione; osserva che tale strumento risponderebbe perfettamente agli obiettivi dell'UE in materia di autonomia strategica nel settore operativo;
53. invita il VP/AR a consultare regolarmente il Parlamento europeo sull'insieme degli aspetti e delle scelte fondamentali della politica di sicurezza e di difesa comune; ritiene, a tale proposito, che il Parlamento debba essere preventivamente consultato sulla pianificazione strategica delle missioni PSDC, sulla modifica del loro mandato e sulla possibilità di porvi fine;
54. sostiene l'istituzione della capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) per le missioni esecutive che consenta di condurre tutte le operazioni militari PSDC; chiede il rafforzamento della cooperazione tra la MPCC e la capacità civile di pianificazione e condotta; richiama l'attenzione sui problemi del reclutamento e della messa a disposizione degli strumenti che devono essere risolti perché l'MPCC sia pienamente effettivo; invita il SEAE a trasformare l'MPCC da entità virtuale, con posti dalle molteplici assegnazioni, a solida entità militare di pianificazione e di condotta dell'intero spettro delle operazioni militari di cui all'articolo 43, paragrafo 1 TUE;
55. prende atto del fallimento del progetto riguardante i gruppi tattici dell'Unione - che non sono mai stati ancora dispiegati dalla loro creazione nel 2007 e sono stati utilizzati solo come strumento per trasformare le forze armate europee, a causa soprattutto della reticenza degli Stati membri, della complessità della loro attuazione e del loro finanziamento, che sono in contrasto con l'obiettivo iniziale di rapidità ed efficienza; ritiene che il sistema dei gruppi tattici dell'UE dovrebbe essere ristrutturato, ulteriormente sviluppato a livello politico e dotato di finanziamenti sufficienti per renderlo funzionale, utilizzabile, rapido ed efficiente; chiede una rivalutazione e un rilancio del progetto riguardante i gruppi tattici sulla base delle esperienze acquisite;
56. osserva che la clausola di assistenza reciproca (articolo 42, paragrafo 7 TUE), che è stata invocata una volta, segnatamente in risposta a un attacco armato sul territorio di uno Stato membro, dimostra la solidarietà esistente tra gli Stati membri; rileva, tuttavia, che le condizioni per l'attivazione dell'articolo e le modalità dell'assistenza richiesta non sono mai stati chiaramente definiti; chiede orientamenti precisi al fine di fornire un quadro ben definito per l'attivazione in futuro e una maggiore attuazione operativa di tale strumento, per una maggiore discussione sull'esperienza acquisita nel far valere tale clausola giuridica e per gli sforzi congiunti volti a chiarirne la portata;
57. ricorda che la clausola di solidarietà (articolo 222 TFUE) conferisce inoltre all'Unione e agli Stati membri la possibilità di fornire assistenza a uno Stato membro che abbia subito un attacco terroristico o una calamità naturale o di origine antropica; ricorda che la strategia dell'Unione europea per la cibersicurezza del 2013 afferma che "il verificarsi di ciberincidenti o ciberattacchi particolarmente gravi costituirebbe un motivo sufficiente perché uno Stato membro invochi la clausola di solidarietà (articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea)"; ricorda che la decisione 2014/415/EU del Consiglio relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà stabilisce che la clausola di solidarietà impone all'Unione di mobilitare tutti gli strumenti di cui dispone, tra cui le strutture istituite nel quadro della PSDC; invita gli Stati membri a prendere in considerazione l'attivazione della clausola di solidarietà in futuro;
58. ritiene che l'attuazione delle missioni e delle operazioni PSDC debba essere accompagnata da strumenti flessibili per facilitare la capacità dell'Unione e dei suoi Stati membri di impegnarsi a garantire l'autonomia strategica europea a servizio della stabilità del continente europeo; sottolinea, a tale proposito, l'efficacia di strutture modulari, polivalenti e realmente operative come il corpo europeo (Eurocorps); rileva che le missioni di tale struttura di comando si sono ampliate e diversificate con successo: tra il 2015 e il 2018 il corpo europeo è stato inviato quattro volte nel quadro delle missioni di formazione dell'Unione nel Mali e nella Repubblica centrafricana (EUTM Mali e EUTM RCA); invita gli Stati membri e la Commissione a seguire questo esempio di cooperazione flessibile e operativa che ha già dato prova di utilità ed efficacia;
59. si attende che l'Unione utilizzi in modo efficace tutti gli strumenti politici della PESC e della PSDC esistenti nei settori della diplomazia, della cooperazione, dello sviluppo, dell'aiuto umanitario, della gestione dei conflitti e del mantenimento della pace; ricorda che gli strumenti militari e civili della PSDC non possono in alcun caso essere l'unica soluzione ai problemi di sicurezza e che dovrebbe essere sempre adottato un "approccio integrato"; ritiene che solo l'utilizzo di tutti questi strumenti sulla base di questo "approccio integrato" consentirà di acquisire la flessibilità necessaria per conseguire efficacemente gli obiettivi di sicurezza più ambiziosi;
60. ricorda che la risoluzione dei conflitti è più fruttuosa quando la parità e l'uguaglianza di genere sono rispettate nel corso dell'intero processo; chiede che si aumenti la partecipazione delle donne e il numero di posizioni dirigenziali ricoperte da donne in tali missioni, che una prospettiva di genere sia integrata in modo più sistematico nelle missioni PSDC e che si contribuisca attivamente all'attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza; invita il SEAE e gli Stati membri ad avviare azioni ambiziose per accrescere la rappresentanza delle donne tra gli esperti internazionali a tutti i livelli delle missioni e delle operazioni della PSDC, eventualmente attraverso un piano d'azione dedicato, incentivi mirati, misure di pianificazione della carriera destinati alle donne o meccanismi di assunzione che assicurino una rappresentanza migliore;
61. invita il VP/AR a consultare regolarmente il Parlamento su questioni urgenti relative all'attuazione della PSDC; ritiene che il VP/AR, o un funzionario preposto del SEAE in grado di esercitare un controllo diretto sulle strutture di comando della PSDC e coinvolto nella progettazione, attuazione e valutazione delle attuali operazioni civili e militari, dovrebbe informare prontamente il Parlamento di eventuali cambiamenti importanti della struttura di tali operazioni, in particolare per quanto riguarda la loro natura complessiva, il loro mandato, la loro durata o la loro cessazione anticipata;
62. insiste sul ruolo crescente e indispensabile delle donne nelle missioni di mantenimento della pace e nella politica di sicurezza e di difesa e invita l'AR/VP a dialogare con il Parlamento sugli strumenti e le azioni da mettere in campo;
63. mette in risalto la necessità di sviluppare ulteriormente la natura e la dimensione parlamentare e democratica della PSDC; ritiene che una PSDC efficace e all'altezza delle sfide in materia di sicurezza del XXI secolo vada di pari passo con una solida componente di controllo parlamentare e rigorose norme di trasparenza a livello sia nazionale che dell'UE; ritiene che il rafforzamento della dimensione parlamentare della PSDC corrisponda alle richieste di sicurezza, pace e più cooperazione tra gli Stati membri nei settori della sicurezza e della difesa, avanzate dai cittadini dell'UE;
Settore delle capacità e industriale
64. sottolinea che il conseguimento dell'autonomia strategica europea si basa necessariamente su un aumento delle capacità degli Stati membri e del loro bilancio dedicato alla difesa e sul rafforzamento di una base industriale e tecnologica di difesa europea;
65. osserva che con l'emergere di tecnologie di punta (robotica, intelligenza artificiale, cibertecnologia, ecc.), le industrie della difesa e del settore aerospaziale affrontano una concorrenza mondiale senza precedenti e sfide tecnologiche importanti;
66. accoglie con favore la significativa inversione di tendenza registrata nei bilanci della difesa a favore delle forze armate; invita a tale proposito gli Stati membri a investire in modo intelligente l'aumento della spesa in programmi di cooperazione; è del parere che essa debba essere sostenuta e incoraggiata a livello dell'Unione; incoraggia gli Stati membri a incrementare la loro spesa per la difesa, portandola al 2 % del PIL;
67. accoglie con favore i recenti sforzi delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri che hanno seguito la pubblicazione della "Strategia globale dell'UE" per restituire vigore agli attuali strumenti della PSDC e per attuare pienamente le disposizioni previste dal trattato di Lisbona; sottolinea che queste ambizioni promettenti devono ora essere consolidate e seguite da azioni concrete, in modo tale che esse possano contribuire efficacemente alla sicurezza del continente europeo e del suo immediato vicinato;
68. prende atto con soddisfazione della proposta della Commissione europea, del 2 maggio 2018, di creare una linea di bilancio di 13 miliardi di EUR dedicata alla cooperazione per la difesa nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), che sostenga la ricerca collaborativa e lo sviluppo delle capacità nel settore della difesa; osserva che tale proposta, che riflette un impegno senza precedenti della Commissione, rimane subordinata all'accordo unanime degli Stati membri e successivamente del Parlamento europeo nel prossimo QFP;
69. accoglie con favore la proposta della Commissione, del giugno 2017, di istituire un Fondo europeo per la difesa (FED) che coordini, completi e amplifichi gli investimenti nazionali nella difesa, incoraggi la cooperazione tra gli Stati membri ai fini dello sviluppo di tecnologie e attrezzature di difesa ultramoderne e interoperabili e sostenga, in tutta l'Unione, un'industria della difesa innovativa e competitiva, che comprenda PMI transfrontaliere; osserva che la presente proposta costituisce la prima iniziativa per la quale fondi comunitari sono utilizzati per sostenere direttamente progetti comuni cooperativi dell'UE nel settore della difesa; riconosce che si tratta di un risultato importante per la difesa europea, sia sul piano politico che su quello industriale; osserva che il FED potrebbe contribuire al finanziamento della ricerca e dello sviluppo per progetti strutturali quali il futuro sistema aereo europeo di combattimento, i carri armati europei del futuro, l'aereo europeo del futuro per carichi pesanti o una difesa antimissilistica europea, nonché progetti piccoli e medi intesi a creare soluzioni innovative per la difesa orientate al futuro; accoglie con favore il programma di lavoro 2019 per l'azione preparatoria, che destinerà 25 milioni di EUR alla ricerca sulla prevalenza dello spettro elettromagnetico e le future tecnologie di rottura nel settore della difesa, due settori chiave per mantenere l'indipendenza tecnologica dell'Europa nel lungo termine; accoglie, altresì, con favore l'adozione da parte della Commissione, nel marzo 2019, del primo programma EDIDP (programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa), che prevede un cofinanziamento di 500 milioni di EUR per lo sviluppo comune di capacità di difesa nel periodo 2019-2020, e la pubblicazione di nove inviti a presentare proposte per il 2019, tra cui Eurodrone, che rappresenta una capacità fondamentale per l'autonomia strategica dell'Europa; sottolinea che, nel 2020, seguiranno altri dodici inviti a presentare proposte riguardanti tematiche prioritarie in tutti i settori (aria, terra, mare, ciberspazio e spazio); prende atto del nesso esistente tra le decisioni di acquisizione adottate oggi dagli Stati membri e le prospettive di cooperazione industriale e tecnologica nel quadro del FED;
70. accoglie con favore l'attuazione di una cooperazione strutturata permanente (CSP), tappa essenziale verso una cooperazione rafforzata tra Stati membri in materia di sicurezza e difesa; sottolinea che tale disposizione, introdotta nel trattato di Lisbona del 2009 (articolo 46 TUE), è giuridicamente vincolante e comprende una serie di impegni ambiziosi per consentire ai paesi europei che lo desiderino di progredire più rapidamente in progetti di difesa comuni; riconosce la parte che può svolgere la CSP nello strutturare la domanda europea; osserva che un numero significativo di progetti ammissibili al programma EDIDP viene sviluppato nell'ambito della CSP e potrà anche beneficiare di tassi di sovvenzione più elevati; è favorevole alla piena coerenza tra i progetti CSP e il FED;
71. sottolinea che è indispensabile assicurare la coerenza tra la CSP, la revisione annuale coordinata in materia di difesa (CARD) avviata nel 2017 e il FED per rafforzare le capacità di difesa dei paesi europei e ottimizzare le loro spese di bilancio in questo settore; critica ancora una volta il fatto che finora le misure non siano scaturite strategicamente da considerazioni di politica di difesa; invita, a tale riguardo, il Consiglio e la Commissione, di concerto con il Parlamento europeo, a elaborare un Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa quale forma di accordo interistituzionale e un documento strategico sull'industria della difesa 2021-2027; sottolinea che i nuovi progetti dovranno far parte del piano di sviluppo delle capacità (PSC), che permetterà di rafforzare la collaborazione tra gli Stati membri al fine di colmare il divario di capacità, nel quadro dell'Agenzia europea per la difesa; ritiene che la CARD dovrebbe contribuire efficacemente all'armonizzazione e alla complementarità degli investimenti e delle capacità delle forze armate nazionali, garantendo così l'autonomia strategica e operativa dell'Unione e consentendo agli Stati membri di investire in modo più efficace nel settore della difesa;
72. prende atto con soddisfazione del pieno coordinamento tra il piano di sviluppo delle capacità attuato dall'Agenzia europea per la difesa e la programmazione delle capacità posta in essere sino ad oggi, che garantiscono un'interoperabilità aggiuntiva tra gli eserciti degli Stati europei che sono membri della NATO;
73. sottolinea l'importanza della mobilità militare; accoglie con favore la proposta della Commissione di destinare 6,5 miliardi di EUR a progetti di mobilità militare nel prossimo QFP; sottolinea l'interesse a compiere progressi in materia di mobilità militare al servizio sia dell'UE che della NATO; si compiace che tale progetto faccia parte della CSP; sottolinea che la mobilità militare presenta due sfide: semplificare le procedure ed espandere le infrastrutture; ricorda che la sicurezza e la difesa collettive degli Stati membri dell'UE e la loro capacità di intervenire nelle crisi estere dipendono in modo sostanziale dalla loro facoltà di spostare, rapidamente e senza impedimenti, truppe alleate e personale, materiali e attrezzature per la gestione civile delle crisi attraverso i rispettivi territori e oltre i confini dell'Unione; sottolinea che la mobilità militare è uno strumento strategico che consentirà all'UE di perseguire i propri interessi di sicurezza e difesa efficacemente e in modo complementare al lavoro di altre organizzazioni come la NATO;
74. si interroga quanto alla lentezza registrata nella partenza dei 34 progetti PESCO e ai ritardi registrati nell'avvio di una terza serie di 13 progetti, dal momento che nessuno di essi è stato ancora avviato e sottolinea la necessità di scadenze concrete per la realizzazione dei progetti e di una panoramica più chiara del contenuto dei loro prodotti finali; osserva che solo quattro progetti raggiungeranno la loro capacità operativa iniziale nel 2019; sottolinea la mancanza di ambizione e di forza riscontrata in alcuni progetti che non permettono di ovviare alle più evidenti lacune in materia di capacità, in particolare quelli della prima fase che sono principalmente progetti in materia di capacità che coinvolgono il maggior numero di Stati membri; invita il VP/AR a comunicare senza indugio al Parlamento quali progetti PESCO dovrebbero essere interrotti anticipatamente e su quali basi; osserva che l'auspicata inclusione della partecipazione ai progetti della CPS non deve compromettere un'ambizione di alto livello da parte degli Stati membri partecipanti; ritiene che la partecipazione di paese terzi ed entità di paesi terzi alla PESCO debba essere soggetta a condizioni rigorose stabilite fin dall'inizio e basate su una reciprocità definita ed efficace; richiama l'attenzione, a tale proposito, sui diritti del Parlamento europeo derivanti dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea nella causa C-658/11; invita gli Stati membri a presentare progetti con una dimensione strategica europea, rafforzando così la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDITB), al fine di rispondere direttamente alle esigenze delle forze armate europee;
75. invita il Consiglio ad adottare la posizione del Parlamento sull'articolo 5 del futuro regolamento sul FED; sottolinea la necessità di mettere a punto il FED quanto prima; ricorda che tale strumento non è ancora stato approvato in via definitiva, ma che solo l'accordo parziale e politico è stato attuato nell'aprile 2019; sottolinea l'importanza di mantenere la posizione del Parlamento europeo sull'importo del Fondo, l'apertura ai paesi terzi e l'istituzione di un'adeguata politica in materia di proprietà intellettuale connessa alla sicurezza e alla difesa, al fine di tutelare i risultati della ricerca; invita la Commissione a subordinare la partecipazione dei paesi terzi alla reciproca apertura dei mercati degli armamenti; ricorda, a tale proposito, la natura altamente sensibile e strategica, sia per la competitività industriale che per l'autonomia strategica dell'UE, della ricerca nel settore della difesa ; chiede che si tenga debitamente conto dei primi insegnamenti tratti dall'attuazione dell'EDIDP, in particolare per quanto riguarda l'attuazione delle deroghe per le entità ammissibili, del progetto pilota e dell'azione preparatoria dell'UE sulla ricerca in materia di difesa; chiede che gli Stati membri siano sempre pienamente associati al processo decisionale in quanto sono i clienti finali delle industrie della difesa, al fine di garantire che i programmi corrispondano alle esigenze strategiche della PSDC e degli Stati membri; ritiene che la riuscita del FED dipenderà dalla sua capacità di integrare le esigenze specifiche della difesa degli Stati partecipanti, di promuovere il materiale di difesa che può essere utilizzato e di assicurare la disponibilità di risorse di bilancio sufficienti, garantendo al contempo che il know-how industriale non venga duplicato, che gli investimenti in materia di difesa nazionali siano integrati e la cooperazione non diventi eccessivamente complessa e si basi sulla standardizzazione e sull'interoperabilità degli armamenti e delle attrezzature militari comuni dell'UE; ritiene che sviluppare l'industria europea della difesa, disciplinando l'accesso delle entità controllate da terzi all'UE ai progetti finanziati dal Fondo, sia pienamente coerente con l'ambizione europea di autonomia strategica e non sia in contrasto con gli interessi di sicurezza e difesa dell'UE e dei suoi Stati membri;
76. auspica che in nessun caso le decisioni sulla partecipazione di terzi a progetti della CSP mettano in discussione le condizioni concordate nei negoziati sul FED e l'EDIDP, in quanto il finanziamento di tali programmi evidenzia il valore aggiunto europeo;
77. sottolinea la dimensione strategica del settore spaziale per l'Europa, ritiene che una politica spaziale ambiziosa possa contribuire efficacemente al miglioramento della PSDC e sottolinea la necessità di progredire nello sviluppo di tecnologie con applicazioni sia civili che militari, in grado di garantire l'autonomia strategica dell'Europa; accoglie con favore l'introduzione nel prossimo QFP della proposta di regolamento della Commissione che istituisce il programma spaziale dell'UE e l'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale, al fine di dare impulso alla leadership spaziale dell'UE; ribadisce la sua proposta di finanziare il programma fino all'importo massimo di 16,9 miliardi di EUR; si compiace dei progressi compiuti a livello di servizi satellitari dell'UE (Galileo, Copernicus, EGNOS); sottolinea la necessità, ai fini dell'autonomia decisionale e operativa dell'Unione europea, di disporre di strumenti satellitari adeguati nei settori delle riprese spaziali, della raccolta di informazioni, delle comunicazioni e della sorveglianza dello spazio; sottolinea l'importanza per l'UE di disporre di un accesso autonomo allo spazio; ritiene che i servizi basati sulla tecnologia dovrebbero essere pienamente operativi al fine di sostenere le missioni e le operazioni della PSDC nell'ambito di immagini satellitari ad alta risoluzione; sottolinea la necessità di finanziare, attraverso il FED, progetti industriali con una dimensione spaziale in cui l'UE possa avere un reale valore aggiunto;
78. sottolinea che le comunicazioni via satellite sono elementi essenziali per la difesa, la sicurezza, l'aiuto umanitario, gli interventi urgenti e le comunicazioni diplomatiche e che costituiscono un elemento fondamentale per le missioni civili e le operazioni militari; accoglie con favore la nuova iniziativa in materia di comunicazione satellitare governativa (GOVSATCOM) che contribuirà in modo significativo a rafforzare l'autonomia strategica dell'Unione fornendo agli Stati membri un accesso garantito a telecomunicazioni satellitari sicure;
79. chiede di analizzare con urgenza le possibili applicazioni civili delle capacità geospaziali del Centro satellitare dell'Unione europea; ritiene che, al di là della sicurezza, le capacità satellitari dell'UE dovrebbero essere dispiegate a sostegno delle attività dell'Unione e degli Stati membri nel monitoraggio dei settori della migrazione, dell'agricoltura, della gestione forestale, della ricerca di risorse naturali, della sicurezza delle frontiere, dello stato degli iceberg e di molti altri aspetti;
80. sottolinea la vulnerabilità delle infrastrutture spaziali nei confronti di interferenze, attacchi e di una serie di altre minacce, comprese le collisioni con detriti spaziali e altri satelliti; ribadisce che è importante garantire la sicurezza delle infrastrutture e dei mezzi di comunicazione critici nonché sviluppare tecnologie resilienti; ritiene necessario rafforzare le capacità per affrontare l'emergere di minacce in ambito spaziale e accoglie con favore la proposta della Commissione nel quadro del programma spaziale volto a rafforzare gli attuali servizi di sorveglianza dello spazio e tracciamento (SST);
81. sottolinea che oggi un numero crescente di potenze possiede capacità militari nello spazio; ricorda il principio di "non arsenalizzazione" dello spazio sancito dal diritto internazionale; osserva, tuttavia, che alcune potenze hanno abbandonato tale visione e presentato una proposta di legge tesa a istituire un "esercito dello spazio" (Space Force) a pieno titolo specializzato nell'ambiente spaziale, e ora definiscono lo spazio come un ambito di conflitto armato; ritiene che l'Unione debba denunciare questa arsenalizzazione dello spazio nonché l'adozione di logiche di dissuasione spaziale tese a colpire duramente i mezzi spaziali degli avversari, in quanto questi fenomeni sono il tratto caratteristico di una situazione di instabilità strategica;
82. ritiene che la futura direzione generale "Difesa e spazio" in seno alla Commissione dovrebbe analizzare le sinergie tra i programmi spaziali europei e il piano d'azione europeo in materia di difesa del novembre 2016, per garantire la coerenza d'insieme di questo settore strategico;
83. è convinto che l'Unione abbia un interesse vitale nella creazione di un ambiente marittimo sicuro e aperto che consenta il libero passaggio di merci e persone; sottolinea che la libertà di navigazione è fondamentale e non può essere compromessa; osserva che i beni strategici, le infrastrutture e le capacità di importanza critica sono in gran parte sotto il controllo degli Stati membri e che la volontà di questi ultimi di rafforzare la cooperazione è fondamentale per la sicurezza europea; riafferma il ruolo dell'UE in quanto garante della sicurezza marittima globale e sottolinea l'importanza di sviluppare pertinenti capacità militari e civili; accoglie con favore, a tale riguardo, l'adozione nel giugno 2018 della revisione del piano d'azione della strategia per la sicurezza marittima dell'Unione europea;
84. ritiene che l'UE e i suoi Stati membri si trovino a far fronte a una minaccia senza precedenti sotto forma di attacchi informatici, criminalità e terrorismo informatici da parte di attori statali e non statali; sottolinea che gli incidenti informatici presentano molto spesso una caratteristica transfrontaliera e, quindi, riguardano più di uno Stato membro dell'Unione europea; ritiene che la natura degli attacchi informatici li renda una minaccia che esige una risposta a livello di UE che includa capacità comuni di sostegno analitico; incoraggia gli Stati membri a fornirsi assistenza reciproca in caso di attacco informatico lanciato contro uno di loro;
85. reputa essenziale che l'UE e la NATO non solo continuino ma intensifichino la condivisione di intelligence per consentire l'attribuzione formale degli attacchi informatici e, di conseguenza, l'imposizione di sanzioni restrittive ai responsabili di tali attacchi; ritiene necessario mantenere un'interazione attiva tra l'UE e la NATO attraverso la partecipazione a esercitazioni informatiche e formazioni congiunte nel settore della sicurezza e della difesa informatica;
86. chiede una fonte di finanziamento stabile della divisione per la comunicazione strategica del SEAE, con dotazioni sostanziali per la task force East StratCom;
87. esorta il SEAE e il Consiglio a intensificare gli sforzi in atto per migliorare la sicurezza informatica, in particolare per le missioni della PSDC, tra l'altro adottando misure a livello di UE e di Stati membri per mitigare le minacce alla PSDC, ad esempio rafforzando la resilienza tramite l'istruzione, la formazione e le esercitazioni, e semplificando l'offerta di istruzione e formazione per la difesa informatica dell'UE;
88. accoglie con favore gli sforzi volti a rafforzare la capacità dell'UE di lottare contro minacce definite "ibride", che sono combinazioni di posizioni ambigue, pressioni dirette e indirette e associazione di capacità militari e non militari e si iscrivono in una continuità tra le sfide interne ed esterne dell'UE in materia di sicurezza cui l'UE si trova confrontata; prende atto delle riflessioni circa l'attivazione della clausola di assistenza reciproca per quanto riguarda le minacce ibride, al fine di dotare l'UE di una risposta comune efficace;
89. riconosce la crescente importanza delle capacità di intelligence informatica ed automatizzata; sottolinea che queste rappresentano minacce per tutti gli Stati membri e le istituzioni dell'UE; esorta tutte le istituzioni e tutti gli Stati membri dell'UE a continuare a migliorare le loro tecnologie informatiche e automatizzate; incoraggia ulteriormente la cooperazione in merito a tali progressi tecnologici;
90. riconosce il ruolo sempre più importante dell'intelligenza artificiale nella difesa europea; osserva, in particolare, le numerose applicazioni militari che derivano dalla padronanza dell'intelligenza artificiale che permette di gestire e di stimolare l'ambiente operativo, di sostenere il processo decisionale, di individuare le minacce e di trattare le informazioni raccolte; sottolinea che lo sviluppo di una intelligenza artificiale affidabile nel campo della difesa è una tecnologia indispensabile per garantire l'autonomia strategica europea nei settori capacitari e operativi; invita l'Unione non solo a sostenere ma anche ad aumentare i suoi investimenti in questo settore e, in particolare, nelle tecnologie di rottura attraverso gli strumenti esistenti (Fondo europeo per la difesa, Consiglio europeo per l'innovazione, futuro Orizzonte Europa, programma per un'Europa digitale); invita l'Unione a partecipare attivamente alla regolamentazione mondiale dei sistemi di armi letali autonomi;
91. osserva che occorre sviluppare e applicare le tecnologie emergenti, tra cui l'intelligenza artificiale, utilizzate nei sistemi d'arma, secondo i principi dell'innovazione responsabile e i principi etici, come la responsabilità e il rispetto del diritto internazionale; sottolinea che l'UE deve esaminare le possibilità offerte dall'intelligenza artificiale e garantire, al contempo, il pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, tenendo conto del concetto altamente controverso di sistemi d'arma pienamente autonomi;
92. osserva che, secondo la relazione di Europol del 2019 sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo dell'UE, nel 2018 si è registrato un aumento generale della propaganda terroristica, delle presentazioni e delle minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari (CBRN) e sono stati ridotti gli ostacoli all'acquisizione della conoscenza sull'uso delle armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari; sottolinea, a tale riguardo, la necessità di aumentare la sicurezza CBRN in Europa;
93. riconosce una nuova capacità che offrirà alle unità nel teatro delle operazioni nuove opportunità di collaborare in un ambiente digitale immersivo e di continuare a essere protette quasi in tempo reale, in particolare quando il 5G è associato ad altre innovazioni come il cloud della difesa e sistemi di difesa ipersonici;
94. sottolinea che, poiché il rischio di proliferazione e utilizzo di armi chimiche rappresenta una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali, l'UE deve continuare a sostenere con vigore e in modo coerente l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) nell'attuazione del suo mandato, sia a livello politico che finanziario, e deve intensificare la sua resilienza alle minacce ibride e in ambito CBRN;
95. riconosce che la cooperazione nel settore della capacità è ancora al suo inizio prima che l'Unione e i suoi Stati membri possano trarre vantaggio dai risultati concreti di una cooperazione sostenuta e approfondita; è convinto che l'attuazione operativa delle ambizioni europee sia a lungo termine e si basi su una volontà politica costante da parte degli Stati membri; sottolinea la necessità di una cooperazione flessibile attraverso strumenti flessibili e modulari che facilitino il ravvicinamento delle culture strategiche e l'interoperabilità tra partner volontari e che dispongano di capacità; incoraggia le cooperazioni spontanee o i meccanismi di reciprocità quali l'EATC (Comando europeo del trasporto aereo), che ha già dimostrato la propria efficacia, e ne sostiene l'estensione ad altri settori (elicottero, supporto medico);
96. sottolinea la necessità di applicare la prospettiva di genere all'azione della PSDC dell'UE considerando il ruolo che le donne svolgono nella guerra, nella stabilizzazione al termine dei conflitti e nei processi di pace; sottolinea la necessità di far fronte alla violenza di genere quale strumento di guerra nelle regioni in situazioni di conflitto; evidenzia che le donne sono colpite in maniera più grave dalla guerra rispetto agli uomini; invita l'UE e i suoi partner internazionali a coinvolgere attivamente le donne nei processi di pace e stabilizzazione e ad affrontare le loro specifiche esigenze di sicurezza;
97. prende atto della crescente importanza della sicurezza nello spazio e dei satelliti; sottolinea l'importanza del Centro satellitare dell'Unione europea e chiede all'agenzia di esaminare e produrre una relazione in merito alla sicurezza dei satelliti dell'UE e dello Stato membro e/o alle loro vulnerabilità ai detriti spaziali, agli attacchi informatici e agli attacchi missilistici diretti;
Cooperazione in materia di difesa e partenariati PSDC
98. sottolinea che l'ambizione di autonomia strategica europea dipende dalla capacità degli europei di agire per difendere i loro interessi, autonomamente o, preferibilmente, nel quadro di una cooperazione istituzionale (NATO, Nazioni Unite);
99. ritiene che il multilateralismo sia un valore essenziale per la sicurezza e la difesa e sottolinea che l'UE emergerà quale attore efficace e credibile della sicurezza solo se le sue azioni si articolano intorno a cooperazioni sostenibili e a partenariati strategici con paesi e organizzazioni che condividono i valori dell'Unione; accoglie inoltre con favore i contributi dei partner della PSDC alle missioni e alle operazioni dell'Unione;
100. sottolinea che i partenariati e la cooperazione con i paesi e le organizzazioni che condividono i valori dell'UE contribuiscono a una PSDC più efficace; accoglie con favore i contributi dei partner della PSDC alle missioni e alle operazioni dell'UE attualmente in corso che contribuiscono ad accrescere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali;
101. sottolinea che, dopo la Brexit, l'UE e il Regno Unito condivideranno ancora lo stesso ambiente strategico e le stesse minacce per la loro pace e sicurezza e ritiene quindi essenziale mantenere una cooperazione forte, stretta e privilegiata nel settore della difesa e della sicurezza tra l'UE e il Regno Unito dopo la Brexit; sottolinea che i lavori in cooperazione con il Regno Unito consentiranno all'Unione di disporre di capacità ai massimi livelli nei settori delle capacità e operativi; è del parere che non sia il caso di prevedere cooperazioni in materia di difesa che escludano sistematicamente i britannici; propone la conclusione di un trattato in materia di difesa e sicurezza con il Regno Unito che gli consenta di partecipare, per quanto possibile, agli strumenti dell'Unione;
102. ricorda il ruolo fondamentale della NATO nella difesa collettiva, come esplicitamente riconosciuto nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea; è convinto che il partenariato strategico UE-NATO sia essenziale per affrontare le sfide in materia di sicurezza che l'Europa e il suo vicinato devono affrontare; ritiene che la cooperazione UE-NATO debba rafforzarsi reciprocamente, tener pienamente conto delle specificità e dei ruoli di ciascuna delle due istituzioni e continuare nel pieno rispetto dei principi di inclusività e reciprocità e autonomia decisionale di entrambe le organizzazioni, segnatamente quando si tratta di interessi comuni o dell'UE; accoglie con favore la cooperazione UE-NATO attraverso l'esercitazione Defender-Europe 20 e ritiene che questo esercizio costituisca una reale opportunità di sperimentare la capacità dell'Europa di reagire ad atti di aggressione, ma anche di esaminare gli sviluppi e i miglioramenti dell'attraversamento delle frontiere e della mobilità militare;
103. prende atto dell'importanza del partenariato UE-ONU nella risoluzione dei conflitti internazionali e nelle attività di consolidamento della pace; invita entrambe le organizzazioni a coordinare ulteriormente i loro sforzi nelle zone in cui svolgono importanti missioni civili e militari, al fine di evitare duplicazioni e massimizzare le sinergie;
104. sottolinea l'importanza della cooperazione tra l'Unione e altre istituzioni internazionali, in particolare con l'Unione africana e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); ritiene che l'UE dovrebbe altresì potenziare il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi che condividono i suoi valori e le sue priorità strategiche nonché con le organizzazioni regionali e subregionali;
105. parallelamente alle cooperazioni e ai partenariati istituzionali, sostiene la combinazione di diversi schemi di cooperazione flessibili, multiformi, aperti e al tempo stesso operativi, ambiziosi e impegnativi, sia all'interno che all'esterno delle strutture dell'UE, della NATO e dell'ONU, che possano facilitare gli impegni congiunti nelle operazioni e rafforzare in tal modo gli obiettivi operativi dell'Unione; sottolinea, a tale proposito, che gli esempi di cooperazione quali l'iniziativa europea di intervento, la cooperazione nordica per la difesa (NORDEFCO), il gruppo di Visegrad o la crescente integrazione delle forze armate tedesche e olandesi si iscrivono in questa logica di rafforzamento della cooperazione militare tra gli Stati membri;
106. riconosce che la stabilità politica ed economica, unitamente alle capacità militari e alla cooperazione nell'Africa subsahariana, sono fondamentali per attenuare la crescita dell'attività jihadista e le crisi dei migranti e per contrastare la diffusione e l'influenza dell'estremismo;
107. riconosce e sostiene la missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere (EUBAM Libia), che ha assistito nella transizione alla democrazia, fornendo formazione e servizi di consulenza nel settore della sicurezza delle frontiere e lavorando per sviluppare la sicurezza delle frontiere ai confini libici di terra, aria e mare;
108. invita l'UE a tener fede agli impegni assunti nel quarto vertice UE-Africa per sostenere la stabilità economica e politica e le capacità della Forza di pronto intervento africana;
109. incoraggia gli Stati membri a proseguire la cooperazione con l'Unione africana e a onorare gli impegni assunti sinora;
110. riconosce il crescente valore politico, economico, ambientale, della sicurezza e strategico del circolo artico; esorta gli Stati membri a continuare la cooperazione con il Consiglio artico su tutte le questioni di interesse per l'UE e a elaborare una strategia globale per la regione;
Quadro istituzionale
111. ritiene che i progressi in materia di difesa europea spianino la strada a importanti cambiamenti strutturali; accoglie con favore l'annuncio della creazione di una direzione generale "Industria della difesa e dello spazio" in seno alla Commissione europea posta sotto la responsabilità del commissario per il mercato interno; accoglie con favore il fatto che questa nuova DG sarà responsabile del sostegno, del coordinamento e del completamento delle azioni degli Stati membri nel settore della difesa europea, contribuendo in tal modo al rafforzamento dell'autonomia strategica europea; prende atto della definizione dei suoi cinque compiti principali (attuazione e controllo del FED, creazione di un mercato europeo delle attrezzature di difesa aperto e competitivo, attuazione del piano d'azione sulla mobilità militare, rafforzamento di un'industria spaziale forte e innovativa, attuazione del futuro programma spaziale); invita la Commissione a precisare ulteriormente il ruolo e le responsabilità della nuova DG; invita la Commissione a presentare un piano che illustri come coordinerà il suo lavoro con altre strutture attive in materia di politica di difesa con altre responsabilità (Agenzia europea per la difesa, SEAE, ecc.), al fine di ottimizzare l'efficienza dell'utilizzo delle risorse disponibili e garantire una cooperazione efficace;
112. si impegna a garantire un seguito e un controllo parlamentare rigoroso delle missioni, degli strumenti e delle iniziative sviluppati nell'ambito della difesa europea; invita il VP/AR, il Consiglio e le varie strutture europee interessate a riferire regolarmente alla sottocommissione per la sicurezza e la difesa in merito all'espletamento del loro mandato;
113. auspica l'elaborazione di una strategia europea di difesa, in quanto necessario complemento della Strategia globale del 2016 e un quadro per l'orientamento e la programmazione indispensabili all'efficace attuazione dei nuovi strumenti e mezzi;
114. evidenzia che, pur rispettando le tradizioni di neutralità militare in diversi Stati membri, è essenziale assicurare l'appoggio dei cittadini dell'UE per sostenere l'ambizione politica della politica di difesa dell'Unione; sottolinea che, secondo gli ultimi sondaggi di opinione, tre quarti dei cittadini dell'Unione sono a favore di una maggiore cooperazione tra gli Stati membri in materia di sicurezza e difesa, sostenendo in tal modo una politica di sicurezza e di difesa comune degli Stati membri, una percentuale che dal 2004 si mantiene superiore al 70 %;
115. chiede che siano intrapresi passi progressivi verso una politica di difesa comune (articolo 42, paragrafo 2, TUE) e, in seguito, verso una difesa comune, rafforzando al contempo gli approcci di prevenzione e risoluzione dei conflitti, anche attraverso un aumento delle risorse finanziarie, amministrative e umane dedicate alla mediazione, al dialogo, alla riconciliazione, alla costruzione della pace e alla risposta immediata alle crisi;
116. ritiene che un Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa costituirebbe uno strumento strategico essenziale per rafforzare la governance della politica di difesa dell'UE e che, definendo progressivamente l'Unione europea della difesa, permetterebbe una pianificazione strategica a lungo termine nonché la graduale sincronizzazione dei cicli di difesa degli Stati membri; invita il Consiglio e il VP/AR a redigere tale strumento, al fine di includerlo, tra l'altro, nella pianificazione del QFP, con l'ulteriore obiettivo di garantire la coerenza tra il piano di attuazione della strategia globale dell'UE in materia di sicurezza e difesa, la CARD e la PESCO;
117. ricorda l'esistenza dell'articolo 44 TUE, che prevede una maggiore flessibilità e introduce la possibilità di affidare l'esecuzione di compiti di gestione delle crisi a un gruppo di Stati membri, i quali svolgerebbero il compito a nome dell'UE e sotto il controllo politico e la guida strategica del Comitato politico e di sicurezza (CPS) e del SEAE;
118. sottolinea che la prossima conferenza sul futuro dell'Europa dovrebbe includere riflessioni sulla futura Unione europea della difesa e, in particolare, sulla necessità di creare una forza di intervento europea dotata di capacità di difesa sufficientemente efficaci per il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite e ai compiti previsti all'articolo 43, paragrafo 1, TUE;
119. mette in guardia contro la molteplicità di attori istituzionali e le sovrapposizioni dell'ambiente di difesa dell'UE; invita tutte le parti interessate a riflettere su come sia possibile migliorare tale ambiente al fine di renderlo più comprensibile per i cittadini, più logico e coerente sul piano istituzionale e più efficace nel conseguire gli obiettivi;
120. chiede una riflessione sul ruolo che l'Agenzia europea per la difesa dovrebbe svolgere nella progressiva definizione di una politica di difesa comune dell'UE;
°
° °
121. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, al Consiglio, al commissario per il mercato interno, all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale della NATO, alle agenzie dell'UE che operano nei settori spaziale, della sicurezza e della difesa nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
PARERE DI MINORANZA
04.12.2019
a norma dell'articolo 55, paragrafo 4, del regolamento
Onn. Özlem Demirel, Mick Wallace, Giorgos Georgiou (GUE/NGL)
La relazione descrive l'instabilità nel vicinato dell'UE ma non riflette il crescente ruolo dell'UE. Pone l'autonomia militare strategica come obiettivo principale e chiede pertanto la fusione della sicurezza esterna e interna, delle forze militari, compresi la modifica e il dispiegamento di gruppi tattici, l'istituzione di un complesso industriale militare, l'aumento della spesa per la difesa e promuove l'obiettivo della NATO (min. 2 % del PIL per la spesa destinata alla difesa).
Siamo contrari alla relazione in quanto:
accoglie con favore l'istituzione di una DG per la Difesa
sostiene il cambiamento di paradigma verso un'Unione della difesa/militare, sostiene la Cooperazione strutturata (militare) permanente come giuridicamente vincolante
propugna la finalizzazione del Fondo europeo per la difesa, plaude allo sviluppo di tecnologia e attrezzature di armamento (sistema aereo di combattimento, Eurodrone, carro armato, prevalenza dello spettro elettromagnetico);
propugna nuove tecnologie di guerra, come l'intelligenza artificiale, la robotica, le armi autonome finanziate anche dai bilanci civili dell'UE (Europa digitale, futuro programma di ricerca);
promuove la militarizzazione dello spazio per rafforzare la politica di difesa dell'UE
sostiene la mobilità militare per facilitare il dispiegamento rapido di truppe all'interno e all'esterno dell'UE (6.5 miliardi di euro) a spese dei progetti infrastrutturali civili
cooperazione UE-NATO rafforzata
Esigiamo:
interpretazione rigorosa dell'articolo 41, paragrafo 2, TUE che vieta di utilizzare il bilancio dell'UE per azioni militari o di difesa;
conclusione di tutti i programmi dell'UE relativi alla difesa e passaggio ad un approccio civile e diplomatico alla risoluzione dei conflitti
disarmo radicale (anche nucleare) a livello dell'UE e globale; supporto attivo per i regimi di disarmo (INF, ATT, TPNW)
PARERE DELLA commissione per gli affari costituzionali (27.11.2019)
destinato alla commissione per gli affari esteri
sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – Relazione annuale 2019
Relatore per parere: Esteban González Pons
SUGGERIMENTI
La commissione per gli affari costituzionali invita la commissione per gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
1. sottolinea che, nell'attuale contesto globale della sicurezza, in cui alcune nazioni prendono le distanze dal multilateralismo, una parte integrante dell'autonomia strategica dell'UE dovrebbe essere costituita dalla capacità indipendente di garantire la sicurezza dei propri cittadini contro un numero crescente di minacce, tra cui i conflitti armati nel suo vicinato, attacchi informatici e campagne di disinformazione, come pure da una promozione attiva della pace, della stabilità, dei diritti umani e della democrazia nei paesi del vicinato e oltre nonché dalla promozione dei propri valori;
2. evidenzia che, pur rispettando le tradizioni di neutralità militare in diversi Stati membri, è essenziale assicurare l'appoggio dei cittadini dell'UE per sostenere l'ambizione politica della politica di difesa dell'Unione; sottolinea che, secondo gli ultimi sondaggi di opinione, tre quarti dei cittadini dell'Unione sono a favore di una maggiore cooperazione tra gli Stati membri in materia di sicurezza e difesa, sostenendo in tal modo una politica di sicurezza e di difesa comune degli Stati membri, una percentuale che dal 2004 si mantiene superiore al 70 %;
3. osserva che l'Unione è stata lenta nel reagire e adattarsi, dal punto di vista politico, diplomatico e militare, alle nuove crisi e a questo nuovo contesto internazionale; ritiene che, nel settore specifico della difesa, una riluttanza politica ad attuare nella massima misura possibile le solide disposizioni previste comunque dai trattati europei e da numerose forme di cooperazione tra gli Stati membri abbiano indebolito la capacità dell'UE di svolgere un ruolo decisivo nelle crisi esterne;
4. chiede che siano intrapresi passi progressivi verso una politica di difesa comune (articolo 42, paragrafo 2, TUE) e, in seguito, verso una difesa comune, rafforzando al contempo gli approcci di prevenzione e risoluzione dei conflitti, anche attraverso un aumento delle risorse finanziarie, amministrative e umane dedicate alla mediazione, al dialogo, alla riconciliazione, alla costruzione della pace e alla risposta immediata alle crisi;
5. invita pertanto il Consiglio europeo ad assumere un impegno decisivo a favore dello sviluppo a lungo termine dell'Unione europea della difesa con una chiara tabella di marcia; esorta inoltre il Consiglio europeo a passare dal voto all'unanimità al voto a maggioranza qualificata nel campo della PESC e della PSDC laddove il trattato sull'Unione europea lo consente, anche per quanto riguarda decisioni relative alle missioni civili della PSDC; riconosce peraltro che nessun paese è in grado di affrontare da solo le sfide in materia di sicurezza nel continente europeo e nel suo ambiente immediato;
6. accoglie con favore l'attuazione di una cooperazione strutturata permanente (PESCO), prevista dagli articoli 42, paragrafo 6, e 46 TUE, quale prima tappa essenziale in tale direzione e verso una cooperazione rafforzata tra Stati membri in materia di sicurezza e difesa; sottolinea che gli Stati membri hanno la possibilità di coinvolgere la Commissione nei lavori dei progetti relativi alla PESCO, in linea con le norme di governance interna;
7. si compiace degli orientamenti politici della presidente eletta della Commissione von der Leyen, che si inquadrano in una dimensione "geopolitica", e sottolinea la necessità di compiere ulteriori passi coraggiosi nei prossimi cinque anni in direzione di un'autentica Unione europea della difesa; si compiace inoltre degli ulteriori impegni assunti per rispondere alla richiesta avanzata da tempo dal Parlamento di attribuire una maggiore importanza istituzionale alla difesa, con la proposta di creare una direzione generale a tal fine;
8. accoglie con favore il fatto che diversi Stati membri abbiano recentemente chiesto l'istituzione di un consiglio di sicurezza dell'UE al fine di coordinare le politiche di difesa degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda la cibersicurezza e la lotta al terrorismo, e di sviluppare congiuntamente la strategia di difesa dell'Unione; ritiene che, in particolare, sia necessario definire ulteriormente la dimensione istituzionale di tale concetto e procedere a una valutazione pertinente del suo valore aggiunto;
9. ritiene che un Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa costituirebbe uno strumento strategico essenziale per rafforzare la governance della politica di difesa dell'UE e che, definendo progressivamente l'Unione europea della difesa, permetterebbe una pianificazione strategica a lungo termine nonché la graduale sincronizzazione dei cicli di difesa degli Stati membri; invita il Consiglio e il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a redigere tale strumento, al fine di includerlo, tra l'altro, nella pianificazione del quadro finanziario pluriennale (QFP), con l'ulteriore obiettivo di garantire la coerenza tra il piano di attuazione della strategia globale dell'UE in materia di sicurezza e difesa, la revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD) e la PESCO;
10. sottolinea che il Libro bianco dell'UE dovrebbe altresì descrivere i possibili scenari per eventuali operazioni militari future e affrontare la questione di come e in quali circostanze vi siano motivi adeguati e legittimi per l'invio di missioni PSDC per far fronte a situazioni di crisi, crisi umanitarie e conflitti;
11. ritiene che la CARD dovrebbe essere riformata per fornire un esercizio più strategico in linea con la strategia globale dell'UE aggiornata; evidenzia che l'ulteriore sviluppo dell'autonomia strategica dell'UE, ancorata nella PESCO, richiederà una discussione in merito alla portata dei progetti sviluppati sotto la sua egida; sottolinea che è necessario chiarire le interazioni tra le varie iniziative intraprese dagli Stati membri nel quadro della PESCO, in particolare in relazione a progetti quali la forza d'intervento europea, la nazione quadro, le forze congiunte di intervento o Eurocorps, dal momento che si basano su diversi livelli di cooperazione istituzionale;
12. sottolinea che una maggiore integrazione nell'ambito della sicurezza e della difesa dovrebbe anche comportare un maggiore controllo democratico attraverso il controllo parlamentare; ribadisce pertanto la necessità di rafforzare il ruolo del Parlamento in questo ambito, segnatamente attraverso l'istituzione di una commissione a pieno titolo sulla sicurezza e la difesa, che dovrebbe essere integrata da riunioni interparlamentari congiunte tra i rappresentanti dei parlamenti nazionali e i parlamentari europei; invita i governi degli Stati membri a favorire la partecipazione dei rispettivi parlamenti nazionali e il loro coinvolgimento nelle decisioni adottate nel quadro della PSDC;
13. ricorda l'esistenza dell'articolo 44 TUE, che prevede una maggiore flessibilità e introduce la possibilità di affidare l'esecuzione di compiti di gestione delle crisi a un gruppo di Stati membri, i quali svolgerebbero il compito a nome dell'UE e sotto il controllo politico e la guida strategica del Comitato politico e di sicurezza e del Servizio europeo per l'azione esterna;
14. ribadisce la necessità di rimuovere gli ostacoli allo schieramento dei gruppi tattici dell'UE e ritiene che il requisito dell'unanimità in seno al Consiglio comprometta la finalità stessa di tali gruppi, ossia di agire quale capacità militare di reazione rapida che risponde a crisi e conflitti emergenti nel mondo; ritiene che sia necessario trasformare questi gruppi in unità multinazionali permanenti e chiede che le attuali strutture militari europee siano integrate nel quadro istituzionale dell'Unione;
15. sottolinea che la prossima conferenza sul futuro dell'Europa dovrebbe includere riflessioni sulla futura Unione europea della difesa e, in particolare, sulla necessità di creare una forza di intervento europea dotata di capacità di difesa sufficientemente efficaci per il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite e ai compiti previsti all'articolo 43, paragrafo 1, TUE;
16. mette in guardia contro la molteplicità di attori istituzionali e le sovrapposizioni dell'ambiente di difesa dell'UE; invita tutte le parti interessate a riflettere su come sia possibile migliorare tale ambiente al fine di renderlo più comprensibile per i cittadini, più logico e coerente sul piano istituzionale e più efficace nel conseguire gli obiettivi;
17. esorta il Consiglio, alla luce della prospettiva del recesso del Regno Unito dall'UE, ad adottare disposizioni urgenti in merito alla partecipazione di terzi alla PESCO;
18. ribadisce l'impegno dell'Unione nei confronti della NATO, che rimane un pilastro fondamentale della nostra sicurezza comune; osserva tuttavia che un'intensa cooperazione tra l'UE e i suoi alleati più stretti non dovrebbe ostacolare la creazione dell'Unione europea della difesa;
19. ritiene che un'industria della difesa competitiva sia essenziale per l'Europa. avverte che, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, come nel caso del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP) e del Fondo europeo per la difesa (FED), le diverse normative nazionali, le procedure di autorizzazione e gli elenchi di controllo delle esportazioni, nonché la mancanza di condivisione delle informazioni, rimangono gli ostacoli principali alla costruzione di una vera e propria industria europea della difesa;
20. sottolinea il suo sostegno alla creazione di una capacità di intelligence autonoma dell'UE, che dovrebbe rafforzare gli sforzi comuni in materia di sicurezza e garantire l'interoperabilità tra i servizi di intelligence nazionali;
21. chiede una riflessione sul ruolo che l'Agenzia europea per la difesa dovrebbe svolgere nella progressiva definizione di una politica di difesa comune dell'UE;
22. insiste sulla necessità di rafforzare l'Agenzia europea per la difesa, mettendo a sua disposizione le risorse e il sostegno politico necessari affinché possa svolgere un ruolo di guida e di coordinamento nel quadro della PSDC dell'Unione, anche in materia di sviluppo, ricerca e acquisizione delle capacità; ribadisce che, a suo parere, la soluzione migliore consisterebbe nel finanziare i costi del personale e i costi operativi dell'Agenzia con il bilancio dell'Unione;
23. osserva che la clausola di assistenza reciproca (articolo 42, paragrafo 7, TUE) si concentra sugli obblighi degli Stati membri (e non dell'UE), mentre la clausola di solidarietà (articolo 222 TFUE) prevede che l'Unione e gli Stati membri agiscano congiuntamente, ma entrambe le clausole introducono impegni vincolanti per gli Stati membri e prevedono motivi per ricorrere a tutti i mezzi disponibili, se richiesto; ritiene pertanto che siano pienamente giustificati ulteriori chiarimenti sulle modalità con cui entrambe le clausole sono attivate e applicate e su come sono correlate tra loro, in particolare laddove l'origine della minaccia non è chiara;
24. ribadisce che l'articolo 42, paragrafo 7, TUE istituisce una clausola di assistenza reciproca nell'ambito della sicurezza collettiva; sottolinea che l'articolo 42, paragrafo 7, TUE, invocato solo una volta finora, può costituire un catalizzatore per l'ulteriore sviluppo della politica di sicurezza e di difesa dell'Unione, portando a un rafforzamento degli impegni da parte di tutti gli Stati membri; deplora il fatto che le condizioni per l'attivazione dell'articolo e le modalità per la fornitura dell'assistenza richiesta non siano mai state definite in modo chiaro; chiede un'analisi dell'attuazione della clausola di assistenza reciproca e la preparazione di ulteriori orientamenti sulla sua futura attuazione;
25. sottolinea che la clausola di solidarietà (articolo 222 TFUE) fornisce altresì all'Unione e agli Stati membri la possibilità di fornire assistenza a uno Stato membro che sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo; ricorda che la strategia dell'Unione europea in materia di cibersicurezza del 2013 afferma che "il verificarsi di ciberincidenti o ciberattacchi particolarmente gravi costituirebbe un motivo sufficiente perché uno Stato membro invochi la clausola di solidarietà dell'UE", vale a dire l'articolo 222 TFUE; ricorda inoltre che la decisione 2014/415/UE del Consiglio, del 24 giugno 2014, relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà[19], stabilisce che la clausola di solidarietà impone all'Unione di mobilitare tutti gli strumenti di cui dispone, comprese le strutture istituite nel quadro della PSDC; invita gli Stati membri a prendere in considerazione l'attivazione della clausola di solidarietà in futuro.
INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
Approvazione |
25.11.2019 |
|
|
|
Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
17 4 4 |
||
Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Gerolf Annemans, Catherine Bearder, Gabriele Bischoff, Damian Boeselager, Geert Bourgeois, Richard Corbett, Pascal Durand, Daniel Freund, Esteban González Pons, Maria Grapini, Brice Hortefeux, Laura Huhtasaari, Aileen McLeod, Giuliano Pisapia, Paulo Rangel, Antonio Maria Rinaldi, Domènec Ruiz Devesa, Antonio Tajani, Guy Verhofstadt, Loránt Vincze |
|||
Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Brando Benifei, Jorge Buxadé Villalba, Cristian Ghinea, Danuta Maria Hübner, Helmut Scholz, Sven Simon |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
17 |
+ |
PPE |
Esteban González Pons, Brice Hortefeux, Danuta Maria Hübner, Paulo Rangel, Sven Simon, Antonio Tajani, Loránt Vincze |
RENEW |
Catherine Bearder, Pascal Durand, Cristian Ghinea, Guy Verhofstadt |
S&D |
Brando Benifei, Gabriele Bischoff, Richard Corbett, Maria Grapini, Giuliano Pisapia, Domènec Ruiz Devesa |
4 |
- |
ECR |
Jorge Buxadé Villalba |
GUE/NGL |
Helmut Scholz |
ID |
Laura Huhtasaari, Antonio Maria Rinaldi |
4 |
0 |
ECR |
Geert Bourgeois |
VERTS/ALE |
Damian Boeselager, Daniel Freund, Aileen McLeod |
Nota: Gerolf Annemans (ID) ha espresso l'intenzione di votare contro il parere, ma non ha potuto partecipare alla votazione elettronica per appello nominale poiché ha dimenticato la tessera di voto.
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
Approvazione |
4.12.2019 |
|
|
|
Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
41 22 2 |
||
Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Alexander Alexandrov Yordanov, Maria Arena, Traian Băsescu, Phil Bennion, Fabio Massimo Castaldo, Susanna Ceccardi, Włodzimierz Cimoszewicz, Gina Dowding, Tanja Fajon, Michael Gahler, Kinga Gál, Giorgos Georgiou, Raphaël Glucksmann, Klemen Grošelj, Bernard Guetta, Márton Gyöngyösi, Sandra Kalniete, Andrius Kubilius, Ilhan Kyuchyuk, David Lega, Nathalie Loiseau, Jaak Madison, Claudiu Manda, Thierry Mariani, David McAllister, Vangelis Meimarakis, Sven Mikser, Javier Nart, Urmas Paet, Demetris Papadakis, Tonino Picula, Manu Pineda, Kati Piri, Diana Riba i Giner, Catherine Rowett, Nacho Sánchez Amor, Isabel Santos, Jacek Saryusz-Wolski, Radosław Sikorski, Sergei Stanishev, Hermann Tertsch, Idoia Villanueva Ruiz, Viola Von Cramon-Taubadel, Irina Von Wiese, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers, Isabel Wiseler-Lima |
|||
Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Attila Ara-Kovács, Andrea Bocskor, Andrea Cozzolino, Arnaud Danjean, Loucas Fourlas, Jytte Guteland, Andrzej Halicki, Martin Horwood, Katrin Langensiepen, Hannah Neumann, Kris Peeters, Bert-Jan Ruissen, Mick Wallace, Javier Zarzalejos, Bernhard Zimniok |
|||
Supplenti (art. 209, par. 7) presenti al momento della votazione finale |
Heidi Hautala, Gilles Lebreton, Geoffrey Van Orden |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
41 |
+ |
NI |
Márton Gyöngyösi |
PPE |
Alexander Alexandrov Yordanov, Traian Băsescu, Andrea Bocskor, Arnaud Danjean, Loucas Fourlas, Michael Gahler, Kinga Gál, Andrzej Halicki, Sandra Kalniete, Andrius Kubilius, David Lega, David McAllister, Vangelis Meimarakis, Kris Peeters, Radosław Sikorski, Isabel Wiseler-Lima, Javier Zarzalejos |
RENEW |
Phil Bennion, Klemen Grošelj, Bernard Guetta, Martin Horwood, Ilhan Kyuchyuk, Nathalie Loiseau, Javier Nart, Urmas Paet, Irina Von Wiese |
S&D |
Attila Ara-Kovács, Maria Arena, Włodzimierz Cimoszewicz, Andrea Cozzolino, Tanja Fajon, Raphaël Glucksmann, Jytte Guteland, Claudiu Manda, Sven Mikser, Demetris Papadakis, Tonino Picula, Kati Piri, Nacho Sánchez Amor, Isabel Santos |
22 |
- |
ECR |
Bert-Jan Ruissen, Jacek Saryusz-Wolski, Hermann Tertsch, Geoffrey Van Orden, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers |
GUE/NGL |
Giorgos Georgiou, Manu Pineda, Idoia Villanueva Ruiz, Mick Wallace |
ID |
Susanna Ceccardi, Gilles Lebreton, Jaak Madison, Thierry Mariani, Bernhard Zimniok |
VERTS/ALE |
Gina Dowding, Heidi Hautala, Katrin Langensiepen, Hannah Neumann, Diana Riba i Giner, Catherine Rowett, Viola Von Cramon-Taubadel |
2 |
0 |
NI |
Fabio Massimo Castaldo |
S&D |
Sergei Stanishev |
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
- [1] GU C 93 del 9.3.2016, pag. 144.
- [2] GU C 337 del 20.9.2018, pag. 11.
- [3] GU C 356 del 4.10.2018, pag. 130.
- [4] GU C 224 del 27.6.2018, pag. 18.
- [5] GU C 263 del 25.7.2018, pag. 125.
- [6] GU C 334 del 19.9.2018, pag. 253.
- [7] Testi approvati, P8_TA(2018)0498.
- [8] GU L 200, del 7.8.2018, pag. 30.
- [9] Testi approvati, P8_TA(2019)0430.
- [10] GU C 224 del 27.6.2018, pag. 50.
- [11] GU C 369 dell'11.10.2018, pag. 36.
- [12] Testi approvati, P8_TA(2018)0514.
- [13] Testi approvati, P8_TA(2018)0257.
- [14] GU C 238 del 6.7.2018, pag. 89.
- [15] GU C 369 dell'11.10.2018, pag. 47.
- [16] Testi approvati, P8_TA(2018)0513.
- [17] Sentenza della Corte di giustizia (Grande sezione) del 24 giugno 2014, Parlamento europeo/Consiglio dell'Unione europea, C-658/11, ECLI:EU:C:2014:2025.
- [18] Posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari (GU L 335 del 13.12.2008, pag. 99).
- [19] GU L 192 dell'1.7.2014, pag. 53.