RELAZIONE sulla strategia dell'UE per la parità di genere
25.11.2020 - (2019/2169(INI))
Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
Relatrice: Maria Noichl
Relatrice per parere (*):
Eugenia Rodríguez Palop, commissione per l'occupazione e gli affari sociali
(*) Procedura con le commissioni associate – articolo 57 del regolamento
- PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
- MOTIVAZIONE
- PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'OCCUPAZIONE E GLI AFFARI SOCIALI
- PARERE DELLA COMMISSIONE PER LE LIBERTÀ CIVILI, LA GIUSTIZIA E GLI AFFARI INTERNI
- INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
- VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
PR_INI
INDICE
Pagina
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
MOTIVAZIONE
PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'OCCUPAZIONE E GLI AFFARI SOCIALI
PARERE DELLA COMMISSIONE PER LE LIBERTÀ CIVILI, LA GIUSTIZIA E GLI AFFARI INTERNI
INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sulla strategia dell'UE per la parità di genere
Il Parlamento europeo,
– visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE) e gli articoli 6, 8, 10, 83, 153, 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visti gli articoli 21 e 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– visti l'agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), in particolare l'obiettivo 5 e i relativi traguardi e indicatori,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) del 18 dicembre 1979,
– viste le direttive europee adottate dal 1975 in poi sui diversi aspetti della parità di trattamento tra uomini e donne (direttiva 79/7/CEE[1], direttiva 86/613/CEE[2], direttiva 92/85/CEE[3], direttiva 2004/113/CE[4], direttiva 2006/54/CE[5], direttiva 2010/18/UE[6] e direttiva 2010/41/UE[7]),
– vista la direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio[8],
– vista la proposta della Commissione, del 14 marzo 2012, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il miglioramento dell'equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate in Borsa e relative misure (direttiva "Più donne alla guida delle imprese europee") (COM(2012)0614),
– vista la convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul),
– vista la proposta di decisione del Consiglio, del 4 marzo 2016, relativa alla conclusione da parte dell'Unione europea della convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (COM(2016)0109),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 6 marzo 2019 dal titolo "2019 Report on equality between women and men" (Relazione del 2019 sulla parità tra donne e uomini) (SWD(2019)0101),
– vista la sua risoluzione del 13 febbraio 2020 sulle priorità dell'UE in vista della 64a sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile[9],
– vista la sua risoluzione del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere[10],
– vista la sua risoluzione del 13 febbraio 2019 sull'attuale regresso dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere nell'UE[11],
– vista la sua risoluzione del 28 novembre 2019 sull'adesione dell'UE alla convenzione di Istanbul e altre misure per combattere la violenza di genere[12],
– vista la sua risoluzione del 17 aprile 2018 sulla parità di genere nel settore dei media nell'Unione europea[13],
– visto l'indice sull'uguaglianza di genere 2019 dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), pubblicato il 15 ottobre 2019,
– vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2019 sulla parità di genere e le politiche fiscali nell'Unione europea[14],
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2018 sull'uguaglianza di genere negli accordi commerciali dell'UE[15],
– vista la sua risoluzione del 3 ottobre 2017 sull'emancipazione economica delle donne nel settore pubblico e privato nell'UE[16],
– vista la sua risoluzione del 14 giugno 2017 sulla necessità di una strategia dell'Unione europea per eliminare e prevenire il divario tra le pensioni degli uomini e delle donne[17],
– vista la sua risoluzione del 14 marzo 2017 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2014-2015[18],
– vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2017 sulla promozione della parità di genere nella salute mentale e nella ricerca clinica[19],
– viste la convenzione n. 100 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sulla parità di retribuzione del 1951 e la convenzione n. 190 dell'OIL sulla violenza e le molestie del 2019,
– vista la raccomandazione della Commissione del 7 marzo 2014 sul potenziamento del principio della parità retributiva tra donne e uomini tramite la trasparenza[20],
– visto l'impegno strategico della Commissione per la parità di genere 2016-2019,
– vista la comunicazione della Commissione del 20 novembre 2017, dal titolo "Piano d'azione dell'UE per il 2017-2019: Affrontare il problema del divario retributivo di genere" (COM(2017)0678),
– vista la relazione della Commissione del 2019 sulla parità tra donne e uomini nell'UE,
– viste le conclusioni del Consiglio del 13 giugno 2019 sul tema "Colmare il divario retributivo di genere: politiche e misure fondamentali",
– vista la sua risoluzione del 26 maggio 2016 sulla povertà: una prospettiva di genere[21],
– vista la sua risoluzione del 16 novembre 2017 sulla lotta contro le disuguaglianze come leva per stimolare crescita e occupazione[22],
– vista la sua risoluzione del 26 febbraio 2014 su sfruttamento sessuale e prostituzione, e sulle loro conseguenze per la parità di genere[23],
– vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2015 sui fattori esterni che rappresentano ostacoli all'imprenditoria femminile europea[24],
– vista la sua risoluzione del 4 aprile 2017 sulle donne e il loro ruolo nelle zone rurali[25],
– vista la sua risoluzione del 15 novembre 2018 sui servizi di assistenza nell'UE per una migliore parità di genere[26],
– vista la sua risoluzione del 17 aprile 2020 sull'azione coordinata dell'UE per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze[27],
– vista la sua risoluzione del 16 gennaio 2018 sulle donne, le pari opportunità e la giustizia climatica[28],
– vista la sua risoluzione del 28 aprile 2016 sull'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne nell'era digitale[29],
– vista la sua risoluzione del 9 giugno 2015 sulla strategia dell'Unione europea per la parità tra donne e uomini dopo il 2015[30],
– viste le conclusioni del Consiglio del 10 dicembre 2019 sul tema "Parità di genere nelle economie dell'UE: prospettive per il futuro",
– visto il pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare i principi 1, 2, 3, 6, 9, 11, 12 e 15,
– visto il secondo piano d'azione sulla parità di genere e il documento di lavoro congiunto dei servizi della Commissione intitolato "Gender Equality and Women's Empowerment: Transforming the Lives of Girls and Women through EU External Relations 2016-2020" (Parità di genere ed emancipazione femminile: trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'UE 2016-2020) (SWD(2015)0182),
– visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino e i risultati delle relative conferenze di revisione,
– visti la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD), il suo programma d'azione e i risultati delle relative conferenze di revisione,
– visti l'accordo di Parigi nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 2016, il programma di lavoro di Lima rafforzato sulle questioni di genere e il relativo piano d'azione sulle questioni di genere del dicembre 2019,
– vista l'indagine dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) dal titolo "Violenza contro le donne: un'indagine a livello dell'UE", pubblicata nel 2014,
– vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2020 dal titolo "Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025" (COM(2020)0152),
– visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 7 maggio 2020 dal titolo "Sfide demografiche nell'UE alla luce delle disuguaglianze economiche e delle disparità di sviluppo",
– vista la Carta europea per la parità delle donne e degli uomini nella vita locale,
– visto l'articolo 54 del suo regolamento,
– visti i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per la cultura e l'istruzione e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni,
– vista la relazione della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere (A9-0234/2020),
A. considerando che il diritto alla parità di trattamento è un diritto fondamentale riconosciuto dai trattati dell'Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali ed è essenziale per il suo ulteriore futuro;
B. considerando che nell'indice sull'uguaglianza di genere 2019 dell'UE gli Stati membri hanno totalizzato in media 67,4 punti su 100, registrando un incremento di appena 5,4 punti rispetto al 2005;
C. considerando che in tutto il mondo strutture e stereotipi dannosi perpetuano la disuguaglianza, e che l'abbattimento di tali strutture e stereotipi costituirà un progresso verso la parità di genere; che promuovere la parità di genere e investire nelle donne e nelle ragazze non solo apporta benefici alla società nel suo complesso, ma è un obiettivo importante di per sé; che è importante esaminare il perdurare e le cause profonde alla base del fenomeno del graduale abbandono della carriera da parte delle donne ("leaky pipeline"); che un forte movimento per i diritti delle donne costituisce un necessario sostegno per i valori democratici – in particolare per i diritti fondamentali e i diritti delle donne – e che le minacce ai diritti delle donne rappresentano una minaccia anche per la democrazia;
D. considerando che la discriminazione basata sul genere è spesso legata alla discriminazione fondata sulle identità, tra cui sesso, razza, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale, identità ed espressione di genere nonché classe e/o migrazione, dando origine a discriminazioni doppie o multiple; che una prospettiva orizzontale intersezionale è essenziale in qualsiasi politica sulla parità di genere al fine di riconoscere e affrontare queste molteplici minacce di discriminazione; che le politiche dell'UE finora non hanno adottato un approccio intersezionale e si sono concentrate perlopiù sulla dimensione individuale della discriminazione, che non affronta gli aspetti istituzionali, strutturali e storici; che lo svolgimento di un'analisi intersezionale non solo consente di comprendere le barriere strutturali, ma fornisce anche i dati necessari per elaborare parametri di riferimento e aprire la via a politiche strategiche ed efficaci contro la discriminazione, l'esclusione e le disuguaglianze di genere sistematiche e che occorre impegnarsi a fare fronte a tutte le forme di discriminazione per raggiungere la parità di genere per tutte le donne;
E. considerando che l'UE ha adottato atti legislativi importanti e ha compiuto progressi fondamentali per raggiungere la parità di genere; che però negli ultimi anni questi sforzi hanno subito un rallentamento, mentre si sono sviluppati movimenti che si oppongono alle politiche per la parità di genere e ai diritti delle donne, cercando di ristabilire i ruoli di genere tradizionali come norma, mettendo in discussione lo status quo e impedendo ulteriori progressi; che tali movimenti che si oppongono alle politiche per la parità di genere, alla diversità delle famiglie, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, nonché all'integrazione della dimensione di genere, cercano di influire sull'elaborazione delle politiche nazionali ed europee per fare pericolosamente marcia indietro sui diritti fondamentali già acquisiti e che le minacce ai diritti delle donne si traducono sempre anche in minacce alla democrazia e al progresso sociale ed economico;
F. considerando che i diritti alla salute, in particolare alla salute sessuale e riproduttiva, sono diritti fondamentali delle donne, dovrebbero essere rafforzati e non possono essere in alcun modo indeboliti o soppressi;
G. considerando che in alcuni Stati membri si riscontra un evidente regresso, anche per quanto riguarda l'emancipazione economica delle donne, e sussiste il rischio che la parità di genere assuma un ruolo ancor meno rilevante nell'agenda degli Stati membri;
H. considerando che nell'UE una donna su tre, a partire dai 15 anni di età, ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale[31], che una su due ha subito molestie sessuali e una su dieci ha subito molestie online;
I. considerando che la violenza contro le donne, in tutte le sue forme (fisica, sessuale, psicologica, economica o online), rappresenta una violazione dei diritti umani e uno dei più gravi ostacoli alla realizzazione della parità di genere; che una vita libera dalla violenza è un prerequisito per la parità; che la violenza di genere nel settore sanitario, per esempio la violenza ostetrica e ginecologica, sono forme di violenza emerse solo negli ultimi anni e che la violenza contro le donne anziane rimane ancora ampiamente sottovalutata; che le campagne di disinformazione tese a minare la parità di genere ostacolano anche i progressi volti a eliminare la violenza contro le donne, come si è constatato in relazione alla convenzione di Istanbul, suscitando l'opposizione pubblica e decisioni politiche dannose in alcuni Stati membri;
J. considerando che la tratta di esseri umani rappresenta una delle violazioni più palesi dei diritti fondamentali e della dignità umana; che le donne e le ragazze rappresentano l'80 % delle vittime di tratta registrate e il 95 % delle vittime registrate della tratta a fini di sfruttamento sessuale; che la tratta di esseri umani rappresenta una parte crescente della criminalità organizzata, una forma di schiavitù e una violazione dei diritti umani e che colpisce principalmente donne e bambini, in particolare a fini di sfruttamento sessuale; che il mercato della prostituzione alimenta la tratta di donne e bambini e aggrava la violenza nei loro confronti; che gli Stati membri devono definire le proprie politiche sociali ed economiche in modo da aiutare le donne e le ragazze vulnerabili ad abbandonare la prostituzione, anche introducendo specifiche politiche sociali ed economiche concepite per aiutarle;
K. considerando che la povertà e l'esclusione sociale hanno cause strutturali che devono essere sradicate e invertite, in particolare attraverso politiche in materia di occupazione, alloggio, mobilità e accesso ai servizi pubblici; che la prostituzione, la tratta di persone, in particolare di donne e minori, a fini di sfruttamento sessuale sono una forma di schiavitù e sono incompatibili con la dignità umana, in particolare nei paesi in cui l'industria del sesso è stata legalizzata; che, a seguito dell'incremento della criminalità organizzata e della sua redditività, la tratta di esseri umani è in aumento in tutto il mondo; che il mercato della prostituzione alimenta la tratta di donne e bambini e aggrava la violenza nei loro confronti, in particolare nei paesi in cui l'industria del sesso è stata legalizzata;
L. che, secondo le Nazioni Unite, quasi il 35 % delle donne a livello mondiale subisce molestie psicologiche o sessuali sul luogo di lavoro o molestie con conseguenze rilevanti sulle loro aspirazioni personali e professionali, e che tali molestie sono dannose per l'autostima delle donne e la loro posizione negoziale in vista di una retribuzione più equa; che l'equa retribuzione e l'indipendenza economica sono presupposti essenziali per consentire alle donne di porre fine a una relazione caratterizzata da abusi e violenze;
M. considerando che la parità fra uomini e donne può essere raggiunta solo garantendo la loro uguaglianza davanti alla legge e pari opportunità nell'accesso all'istruzione, alla formazione e all'occupazione;
N. considerando che i tradizionali ruoli e stereotipi di genere influenzano ancora la ripartizione dei compiti nell'ambiente domestico, nell'istruzione, nel lavoro e nella società; che l'assistenza non retribuita e il lavoro domestico sono svolti quasi sempre dalle donne, ripercuotendosi sull'occupazione e sullo sviluppo della carriera e contribuendo al divario salariale e pensionistico di genere; che le misure volte a equilibrare lavoro e vita familiare, come la direttiva (UE) 2019/1158[32] (direttiva relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare), costituiscono importanti primi passi, che devono essere innanzitutto recepiti correttamente dagli Stati membri, attuati pienamente e in modo tempestivo e integrati da ulteriori misure al fine di coinvolgere maggiormente gli uomini nel lavoro non retribuito, sottolineando che esso ha lo stesso valore del lavoro professionale, nei compiti di assistenza e per promuovere un modello egualitario in termini di reddito e di responsabilità di assistenza; che le strutture tradizionali, l'assistenza non retribuita e i disincentivi nelle politiche fiscali nazionali contribuiscono a spingere o a mantenere le donne in una posizione di fonte di reddito secondario, con conseguenze negative per le donne e la loro indipendenza economica, nonché per la società nel suo insieme;
O. che le stime mostrano che l'80 % di tutta l'assistenza nell'UE è fornita da prestatori di assistenza informale che sono quasi sempre donne (75 %), mettendo in luce un divario di genere nell'assistenza che si ripercuote in modo significativo sul divario pensionistico di genere; che oltre il 50 % dei prestatori di assistenza di età inferiore ai 65 anni affianca un'attività professionale a quella di assistenza, con conseguenti difficoltà in termini di equilibrio tra attività professionale e vita familiare; che spesso i prestatori di assistenza si dedicano a lavori poco qualificati e scarsamente retribuiti che possono coniugarsi agli orari della loro attività di assistenza, e potrebbero essere obbligati a ridurre l'orario di lavoro o a lasciare un lavoro retribuito; che il 7-21 % dei prestatori di assistenza informale riduce l'orario di lavoro e il 3-18 % di loro esce dal mercato del lavoro; che la prestazione di assistenza di qualità varia notevolmente all'interno degli Stati membri e tra di essi, nonché tra settore pubblico e privato, zone urbane e rurali e fasce di età differenti; che i dati sulla prestazione di assistenza nell'UE sono piuttosto frammentati e che manca un approccio olistico per affrontare le sfide demografiche cui l'UE è confrontata, con conseguente pressione sulla spesa pubblica;
P. considerando che esistono carenze nell'armonizzazione dei sistemi di assistenza all'infanzia nei vari Stati membri con le esigenze dei genitori, compresi i genitori single (principalmente le madri sole), e che persistono difficoltà nel conciliare la vita familiare, privata e professionale, in particolare per quanto riguarda le donne; che le donne di età superiore ai 45 anni sono spesso percepite come sottoccupate e occupate in condizioni molto peggiori rispetto agli uomini, soprattutto quando rientrano al lavoro dopo il congedo di maternità o parentale o quando sono costrette a conciliare lavoro e assistenza delle persone a carico;
Q. considerando che, al fine di promuovere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, è opportuno prevedere un sistema ben concepito di congedo per motivi di assistenza con strutture di assistenza di alta qualità, facilmente accessibili, anche dal punto economico, e le spese per tali strutture dovrebbero essere considerate parte integrante degli investimenti infrastrutturali; che tali servizi sono un presupposto per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a posizioni di rilievo nella scienza e nella ricerca;
R. considerando che la tutela della maternità è un diritto che deve essere pienamente difeso e che l'aumento dei periodi di congedo di maternità con pieni diritti e retribuzione al 100 % dovrebbe essere una realtà;
S. considerando che il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore non è sempre garantito, anche quando è sancito dalla legge; che la contrattazione collettiva è uno strumento importante per invertire e superare le disuguaglianze tra uomini e donne nel mercato del lavoro; che il divario di genere nell'UE in termini di retribuzione oraria è pari al 16 %, benché si registrino variazioni notevoli tra uno Stato membro e l'altro; che il divario retributivo di genere aumenta fino al 40 % quando sono presi in considerazione i tassi di occupazione e la partecipazione complessiva al mercato del lavoro; che le ripercussioni del divario retributivo di genere includono un divario di genere del 37 % nel reddito pensionistico; che, per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, soltanto l'8 % degli uomini nell'UE, rispetto al 31 % delle donne, lavora a tempo parziale, mettendo in luce persistenti disuguaglianze, le cui cause devono essere affrontate alla radice;
T. considerando che, sebbene la partecipazione delle donne al mercato del lavoro sia aumentata, permangono divari di genere che possono porre le donne in situazioni di vulnerabilità o precarietà; che il divario occupazionale di genere nell'UE si attesta all'11,6 %[33]; che le donne sono sottorappresentate nei settori ben retribuiti e nelle posizioni decisionali e hanno più frequentemente impieghi per i quali sono sovraqualificate, alla luce del fatto che nell'UE una lavoratrice su cinque rientra nella fascia salariale più bassa, rispetto a un uomo su dieci; che le ripercussioni del divario retributivo di genere includono un divario di genere del 37 %[34] nel reddito pensionistico, situazione che persisterà nei prossimi decenni, e un livello diseguale di indipendenza economica tra donne e uomini; che sono necessari sforzi più ambiziosi per colmare tutti questi divari di genere;
U. considerando che la sottorappresentanza delle donne nel mercato del lavoro ne determina altresì una disparità di partecipazione al processo decisionale o salariale e limita pertanto la possibilità, per le donne, di cambiare le strutture economiche, politiche, sociali e culturali; che la segregazione verticale e orizzontale nell'occupazione e le pratiche discriminatorie in materia di assunzioni e promozioni sono una delle principali cause del divario retributivo di genere; che le quote di genere, i sistemi delle liste chiuse e le conseguenti sanzioni per il mancato rispetto o il mancato funzionamento delle procedure si sono dimostrate misure efficaci per garantire la parità e contrastare i rapporti caratterizzati dalla disparità di potere;
V. considerando che nella piena partecipazione delle donne all'economia risiede un'argomentazione economica, dal momento che il divario occupazionale di genere costa all'Europa 370 miliardi di EUR all'anno[35];
W. considerando che l'accesso a informazioni esaustive e adeguate all'età, all'educazione alla sessualità e relazionale, nonché ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresi la pianificazione familiare, i metodi contraccettivi e l'aborto sicuro e legale, è un fattore essenziale per ottenere la parità di genere ed eliminare la violenza di genere; che le violazioni della salute sessuale e riproduttiva delle donne e relativi diritti, compresa la negazione di assistenza all'aborto sicura e legale, sono una forma di violenza contro le donne; che un'educazione sessuale e relazionale esaustiva, nonché l'autonomia e la capacità delle donne e delle ragazze di decidere in maniera libera e indipendente sul proprio corpo e sulla propria vita, rappresentano un prerequisito per la loro indipendenza economica e sono pertanto essenziali per conseguire la parità di genere ed eliminare la violenza di genere;
X. considerando che le donne sono state in prima linea nella lotta alla pandemia di COVID-19 e che l'attuale crisi sta avendo un impatto sproporzionato su donne, ragazze e parità di genere; che tale impatto si traduce in un preoccupante aumento della violenza e delle molestie di genere, in responsabilità domestiche e di assistenza non remunerate, nell'accesso limitato alla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, nonché in pesanti effetti economici e lavorativi sulle donne, in particolare personale sanitario, prestatrici di assistenza e lavoratrici impegnate in altri settori precari e a prevalenza femminile; che sono necessarie misure specifiche per controbilanciare questa situazione; che i programmi di ripresa o i fondi di transizione dovrebbero essere assegnati in modo equilibrato sotto il profilo del genere; che in passato le misure di austerità si sono dimostrate dannose per le donne e i loro diritti e la parità di genere;
Y. considerando che il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani, compresa la parità di genere, è un prerequisito per la creazione e la distribuzione di diverse espressioni culturali ed educative, in quanto tutti i settori culturali e creativi hanno un'influenza notevole sulle nostre convinzioni, sui nostri valori e sulla nostra percezione delle questioni di genere;
Z. considerando che le donne e le ragazze devono affrontare una serie di ostacoli nel settore dello sport, in cui non solo subiscono violenza, ma sono anche soggette a discriminazioni relative alla retribuzione, ai premi in denaro e alle condizioni di lavoro e sono ampiamente sottorappresentate nei consigli amministrativi delle organizzazioni e nei media sportivi;
AA. considerando che le donne rappresentano solo il 34,4 % dei lavoratori autonomi dell'UE e il 30 % degli imprenditori nelle startup;
AB. considerando che in Europa la povertà e l'esclusione sociale colpiscono in misura sproporzionata le donne, e in particolare le madri sole, le donne con disabilità, le donne anziane, le donne provenienti da zone rurali e remote, le migranti e appartenenti alle minoranze etniche; che nell'UE il 15 % delle famiglie con bambini è costituito da famiglie monoparentali; che, in media, l'85 % di queste famiglie è mantenuto da madri sole, mentre il 47 % delle famiglie monoparentali nel 2017 era a rischio di povertà o esclusione sociale; che la condizione di senza dimora tra le donne è un problema in crescita; che la direttiva contro la discriminazione, che fornirebbe una maggiore protezione attraverso un approccio orizzontale, è ancora bloccata in sede di Consiglio;
AC. considerando che la parità di genere e l'inclusione delle donne nei processi decisionali sono prerequisiti per lo sviluppo sostenibile e l'efficiente gestione delle sfide climatiche al fine di realizzare una transizione equa e giusta che non lasci indietro nessuno; che la crisi climatica sta aggravando le disparità di genere e rende più difficile conseguire la giustizia di genere; che l'impatto dei cambiamenti climatici si fa sentire in maniera differente sulle donne, che sono più vulnerabili e per vari motivi devono affrontare rischi più gravi e oneri più pesanti, che spaziano dalla disparità di accesso alle risorse, all'istruzione, alle opportunità di lavoro e ai diritti fondiari, fino alle norme sociali e culturali vigenti, agli stereotipi e alle loro diverse esperienze intersettoriali; che tutte le azioni per il clima devono includere una prospettiva di genere e intersezionale; che è necessario rafforzare i diritti delle donne per attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici su di esse, nonché creare opportunità per aiutare le donne a svolgere un ruolo più incisivo nelle discussioni e nelle decisioni in materia di cambiamenti climatici in qualità di leader, professioniste e agenti tecnici di cambiamento;
AD. considerando che le donne nelle zone rurali devono affrontare numerose sfide, tra cui condizioni di vita inferiori, opportunità di lavoro più contenute, relativo isolamento dai mercati, accesso limitato alle infrastrutture, comprese le infrastrutture rurali, i servizi pubblici e l'assistenza sanitaria, all'istruzione (compresa l'educazione sessuale) e alle informazioni sulle opportunità educative, e sono sottorappresentate nelle sedi decisionali; che possono svolgere attività lavorative invisibili nelle aziende agricole a causa della mancanza di uno status professionale formale per i coniugi coadiuvanti, con conseguenti problemi di riconoscimento del loro lavoro da parte dei sistemi nazionali;
AE. considerando che nell'Unione europea vivono 46 milioni di donne e ragazze con disabilità; che questa cifra rappresenta quasi il 60 % della popolazione complessiva delle persone con disabilità; che la maggior parte delle disabilità sono acquisite con l'età;
AF. che oltre la metà delle donne con disabilità in età lavorativa è economicamente inattiva; che in tutti gli Stati membri il tasso di deprivazione materiale grave delle donne con disabilità è più elevato rispetto a quello delle donne senza disabilità;
AG. considerando che l'indice sull'uguaglianza di genere 2019 segnala persistenti disuguaglianze tra uomini e donne nel settore digitale e sottolinea la necessità di una prospettiva di genere e una valutazione dell'impatto di genere di tutte le politiche che affrontano la trasformazione digitale; che è di fondamentale importanza colmare il divario digitale di genere garantendo alle ragazze e alle donne un miglior accesso alle tecnologie e a Internet; che le donne costituiscono una risorsa non sfruttata nei settori emergenti come il digitale, l'intelligenza artificiale e le TIC, in cui le donne rappresentano appena il 16 % dei quasi otto milioni di persone che lavorano nel settore delle TIC in Europa; che la percentuale di uomini che lavorano nel settore digitale è tre volte maggiore rispetto alla percentuale di donne; che incoraggiare un maggior numero di donne a entrare nel settore digitale e in altri settori del futuro è di vitale importanza per combattere il divario retributivo e pensionistico di genere e garantire la loro indipendenza economica, nonché per creare nuove opportunità di lavoro, anche per gruppi solitamente esclusi dal mercato del lavoro; che, a tale proposito, è essenziale incoraggiare la partecipazione delle donne all'imprenditoria digitale, all'istruzione e all'occupazione nella scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica (STEM) e nelle TIC; che integrando un maggior numero di donne nel mercato del lavoro digitale è possibile rilanciare il PIL dell'economia europea per un ammontare pari a 16 miliardi di EUR; che le disparità e le discriminazioni di genere sono state riprodotte attraverso la progettazione, l'inserimento di dati e l'uso dell'intelligenza artificiale (IA); che set di dati incompleti e pregiudizi errati possono distorcere i processi dei sistemi di intelligenza artificiale e compromettere la parità di genere nella società;
AH. considerando che la raccolta di dati disaggregati per genere è essenziale per rendere visibili le disuguaglianze e creare politiche mirate, ed è di fondamentale importanza per adottare un approccio incentrato sul genere in tutte le questioni in gioco, quali, tra le altre, la violenza di genere, la disabilità, il cancro e le malattie rare o croniche, l'impatto dei cambiamenti climatici, le competenze digitali e le discipline STEM; che i dati sensibili al genere sono ancora assenti in diversi settori delle politiche dell'UE e degli Stati membri;
AI. considerando che le donne sono sottorappresentate in misura sproporzionata nelle notizie e nei mezzi d'informazione; che la disparità di rappresentazione di donne e uomini nei media continua a perpetuare gli stereotipi che incidono sull'immagine delle donne e degli uomini;
AJ. considerando che l'integrazione della dimensione di genere, il bilancio di genere e la valutazione d'impatto di genere sono strumenti essenziali per la realizzazione della parità di genere in tutti i settori d'intervento dell'UE; che la parità di genere è affrontata nelle politiche dell'UE attraverso vari fondi e strumenti e che è molto importante consentire sinergie ottimali tra di essi; che ciò è particolarmente importante per le misure socioeconomiche adottate a seguito della crisi sanitaria della COVID-19, compreso il piano di ripresa dell'UE;
AK. considerando che la strategia per la parità di genere 2020-2025 e il rafforzamento delle politiche sensibili alle questioni di genere a livello dell'UE sono essenziali per garantire che l'impatto della crisi COVID-19 non acuisca le disparità di genere e che le risposte ad essa fornite contribuiscano a ridurre la discriminazione nei confronti delle donne;
AL. considerando che la crisi COVID-19 ha colpito anche i professionisti del sesso esponendoli a un maggior rischio di perdita del reddito e di povertà, caratterizzato oltretutto dalla mancanza di un quadro di riferimento e dell'applicazione dei loro diritti umani;
AM. considerando la necessità di un'azione unitaria per far convergere e armonizzare verso l'alto i diritti delle donne in Europa mediante un patto forte tra gli Stati membri basato sullo scambio e sull'impegno a favore della legislazione e delle pratiche più ambiziose attualmente in vigore nell'UE;
AN. considerando che, sebbene vi sia un commissario responsabile esclusivamente per l'Uguaglianza e il Parlamento europeo abbia una commissione dedicata ai diritti delle donne e all'uguaglianza di genere, non esiste una specifica formazione del Consiglio sulla parità di genere e i ministri e i segretari di Stato responsabili della parità di genere non dispongono di un apposito forum di discussione;
Osservazioni generali
1. accoglie con favore l'adozione della comunicazione della Commissione dal titolo "Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025", pubblicata nei tempi previsti entro i primi 100 giorni della nuova Commissione, giudicandola un forte segnale di impegno nelle politiche europee per la parità di genere, oltre che un quadro politico decisivo, chiaro e ambizioso per far progredire ulteriormente i diritti delle donne e la parità di genere e contrastare gli attacchi contro di essi; sostiene l'obiettivo della Commissione di un'Unione europea senza discriminazioni e disparità strutturali per tutti, nel rispetto di ogni diversità; sottolinea l'importanza del duplice approccio scelto, che prevede misure mirate e un impegno a integrare con coerenza la dimensione di genere e l'intersezionalità quali principi trasversali; apprezza il forte legame tra gli ambiti lavorativi e l'eliminazione degli stereotipi, dei pregiudizi di genere e della discriminazione e chiede solidi meccanismi di monitoraggio per misurare e valutare periodicamente il successo della strategia e delle sue misure;
2. sottolinea tuttavia che la strategia per la parità di genere deve essere basata sulle opportunità; chiede alla Commissione di partire dalle "pari opportunità per le donne" per sviluppare ulteriormente la strategia;
3. accoglie con favore la priorità accordata alla parità di genere dalla nuova Commissione e dalla sua Presidente nonché la nomina di una commissaria dedicata per l'Uguaglianza e attende la relazione annuale sull'uguaglianza come utile strumento di valutazione per analizzare i progressi e individuare le lacune esistenti e le aree per le quali si rende necessaria l'integrazione della dimensione di genere nel quadro strategico;
4. accoglie con favore l'annuncio di numerose strategie complementari dell'UE, tra cui la strategia europea sulla disabilità con misure vincolanti per il periodo successivo al 2020, la strategia per le persone LGBTI+ e il quadro strategico dell'UE successivo al 2020 sull'uguaglianza e l'inclusione dei rom e invita a predisporre un quadro strategico per connetterle, nonché ad adottare un approccio intersezionale in tutte queste strategie; sottolinea l'importanza di monitorare le situazioni affrontate e di adattare in modo flessibile la parità di genere e altre strategie pertinenti ai risultati e alle sfide future, utilizzando le politiche attuali o suggerendo nuovi strumenti, come mostrato dalla recente crisi COVID-19; ribadisce la necessità di rafforzare misure specifiche per combattere la discriminazione e promuovere l'uguaglianza e la protezione delle donne vittime di disuguaglianze strutturali di genere e ricorda alla Commissione che sono necessari ulteriori sforzi in tal senso;
5. si rammarica che la strategia rimanga vaga in merito alla tempistica di varie misure, peraltro assai apprezzabili, e che non fissi obiettivi concreti per la parità di genere da raggiungere entro il 2025 né chiari strumenti di monitoraggio; invita pertanto la Commissione a stabilire una tabella di marcia precisa con scadenze, obiettivi, un meccanismo di revisione e monitoraggio annuale, indicatori di successo chiari e misurabili, nonché misure mirate supplementari; invita inoltre a presentare linee guida e una tabella di marcia sulle modalità per applicare efficacemente in tutte le politiche dell'UE un approccio intersezionale e l'integrazione della dimensione di genere, compreso il bilancio di genere, e a elaborare strumenti specifici (quali indicatori, obiettivi e strumenti di monitoraggio), nonché ad assegnare risorse umane e finanziarie per garantire la loro applicazione in tutte le politiche dell'UE; chiede di stabilire scadenze chiare per quanto riguarda lo sviluppo dell'annunciato quadro per la cooperazione tra piattaforme Internet, la nuova strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani, la strategia per la parità di genere nell'industria audiovisiva quale componente del sottoprogramma MEDIA e la campagna di comunicazione a livello dell'UE per combattere gli stereotipi di genere;
6. invita la Commissione a rispettare gli impegni del programma di lavoro 2020 in tutte le revisioni e a presentare tempestivamente una proposta di misure vincolanti in materia di trasparenza retributiva, una strategia dell'UE per i diritti delle vittime, un quadro strategico dell'UE successivo al 2020 sull'uguaglianza e l'inclusione dei rom, una nuova strategia dell'UE sull'eradicazione della tratta degli esseri umani e un piano d'azione sulla parità di genere e l'emancipazione femminile nelle relazioni esterne per il periodo 2021-2025;
7. esorta gli Stati membri ad approvare e attuare la direttiva contro la discriminazione e garantire che le forme di discriminazione multiple e intersezionali siano debellate in tutti gli Stati membri dell'UE;
8. ricorda la necessità di contrastare le discriminazioni multiple, che colpiscono in particolare gruppi vulnerabili quali le donne con disabilità, le donne nere, le donne migranti, appartenenti a minoranze etniche e rom, le donne anziane, le madri sole, le persone LGBTIQ+ e le donne senzatetto, e sottolinea l'importanza di garantire che beneficino degli obiettivi e delle azioni della strategia dell'UE per la parità di genere 2020-2025; invita la Commissione a elaborare orientamenti espliciti sull'attuazione del quadro intersezionale, che dovrebbe conferire priorità alla partecipazione dei gruppi soggetti a forme di discriminazione intersezionali alla valutazione degli impatti differenziali delle politiche e delle azioni, in modo da elaborare risposte specifiche per ciascun ambito che siano fondate sul principio della non discriminazione;
9. invita la Commissione e gli Stati membri, in linea con gli obiettivi della strategia, a integrare in modo sistematico una prospettiva di genere in tutte le fasi della risposta alla crisi della COVID-19 e a promuovere il coinvolgimento delle donne a tutti i livelli del processo decisionale; sottolinea che il fatto di rimandare alcuni elementi della nuova strategia invierebbe un segnale sbagliato ed esorta pertanto la Commissione a proseguire nella direzione della nuova strategia; invita la Commissione e gli Stati membri dell'UE a tenere in debita considerazione le esigenze delle donne in fase di definizione e distribuzione dei fondi stabiliti nell'ambito dello strumento dell'Unione europea per la ripresa Next generation EU;
10. sottolinea la necessità di assicurare la raccolta e l'analisi affidabile e adeguata di dati disaggregati per genere che fungano da base del processo decisionale, garantendo e ampliando i finanziamenti e le capacità dell'EIGE;
11. invita gli Stati membri a scambiarsi periodicamente le migliori pratiche e ad impegnarsi per una convergenza e un'armonizzazione verso l'alto dei diritti delle donne in Europa, adottando nelle rispettive legislazioni nazionali le misure e le pratiche più ambiziose tra quelle attualmente in vigore negli Stati membri dell'UE;
12. chiede inoltre che l'indice sull'uguaglianza di genere dell'EIGE sia integrato nel processo di monitoraggio della Commissione e che, a seguito delle raccomandazioni formulate dal Parlamento nella sua risoluzione del 14 giugno 2017 sulla necessità di una strategia dell'UE per eliminare e prevenire i divari pensionistici di genere[36], lo sviluppo di un indicatore del divario pensionistico di genere sia monitorato nell'ambito della strategia per la parità di genere, quale unica strategia che riunisce tutte le disuguaglianze che le donne subiscono nel corso della loro vita; chiede inoltre che siano presi in considerazione altri indicatori, ad esempio sui divari retributivi e assistenziali di genere, sul divario digitale di genere e così via;
13. invita il Consiglio a istituire una configurazione sulla parità di genere che riunisca i ministri e i segretari di Stato responsabili della parità di genere in un apposito forum di discussione, al fine di adottare misure comuni e concrete per affrontare le sfide in materia di diritti delle donne e parità di genere e garantire che le questioni relative alla parità di genere siano discusse al più alto livello politico;
14. invita gli Stati membri a istituire una configurazione formale del Consiglio sulla parità di genere, in modo da mettere a disposizione dei ministri e dei segretari di Stato responsabili della parità di genere un apposito forum di discussione e agevolare meglio l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE, tra cui le politiche sociali e occupazionali;
15. si rammarica dell'assenza di riferimenti alla protezione delle donne e delle ragazze a rischio di esclusione sociale, povertà e deprivazione abitativa nella strategia dell'UE per la parità di genere 2020-2025; invita la Commissione ad affrontare tali questioni nel prossimo piano d'azione per l'integrazione e l'inclusione, in modo da evitare che tali donne siano escluse dalle politiche sociali ed economiche, il che aggraverebbe ulteriormente il ciclo della povertà;
16. invita il Consiglio ad adottare conclusioni che approvino la strategia per la parità di genere e individuino azioni concrete per attuarla;
Eliminazione della violenza contro le donne e della violenza di genere
17. sostiene l'impegno della Commissione per combattere la violenza di genere, sostenere e proteggere le vittime di questi reati e assicurare che i responsabili siano chiamati a rispondere dei loro reati; appoggia l'intenzione della Commissione di continuare a fare pressione per la ratifica della Convenzione di Istanbul a livello dell'UE; evidenzia, in tale contesto, la necessità di misure specifiche per affrontare le disparità esistenti in termini di leggi, politiche e servizi fra gli Stati membri, come pure l'aumento della violenza domestica e di genere durante la pandemia di COVID-19; richiama comunque l'attenzione sul fatto che vari tentativi di convincere gli Stati membri riluttanti sono già falliti e che recentemente il governo ungherese ha deciso di non ratificare la Convenzione; apprezza vivamente, pertanto, l'intenzione della Commissione di proporre, nel 2021, misure atte a conseguire gli obiettivi della Convenzione di Istanbul, qualora l'adesione dell'UE rimanga bloccata; chiede che siano avviate sin d'ora azioni preparatorie per lanciare ulteriori misure giuridicamente vincolanti e una direttiva quadro dell'UE per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere, che affronti fra l'altro questioni come la mutilazione genitale femminile (MGF), l'aborto forzato, la sterilizzazione forzata e i matrimoni forzati e che includa lo sfruttamento sessuale, la tratta, la violenza online, la pubblicazione di immagini intime per vendetta e l'incitamento all'odio online nei confronti delle donne, con un solido approccio intersezionale; si compiace dell'iniziativa che estende gli ambiti di criminalità a includere forme specifiche di violenza di genere a norma dell'articolo 83, paragrafo 1, TFUE; ricorda che tali nuove misure legislative dovrebbero essere complementari alla ratifica della Convenzione di Istanbul;
18. apprezza l'intenzione di presentare un'ulteriore raccomandazione e un'eventuale normativa sulla prevenzione di pratiche dannose, nonché di istituire una rete dell'UE per la prevenzione della violenza di genere e della violenza domestica; chiede l'applicazione delle definizioni e degli obiettivi della Convenzione di Istanbul e il coinvolgimento costante delle organizzazioni che promuovono i diritti delle donne e delle organizzazioni della società civile; sollecita l'adozione di adeguate misure di follow-up, nel rispetto del principio di non discriminazione; sottolinea l'importanza dell'impegno, se del caso in base alla struttura di un determinato Stato membro, dei governi locali e regionali in tale processo; sottolinea il ruolo dell'educazione, compresa quella dei ragazzi e degli uomini, e chiede, a tal proposito, che siano combattuti gli stereotipi di genere; chiede che sia garantita un'adeguata tutela delle donne vittime di violenza domestica, potenziando gli strumenti e le risposte efficaci degli Stati;
19. sottolinea la necessità di raccogliere dati disaggregati su tutte le forme di violenza di genere; si compiace che sia stata annunciata una nuova indagine a livello dell'UE sulla diffusione e le dinamiche di tutti i tipi di violenza contro le donne; sottolinea la necessità di disporre di dati disaggregati per genere completi e comparabili a livello dell'UE e di armonizzare i sistemi di raccolta dei dati tra gli Stati membri;
20. sottolinea la necessità di tutelare le donne che sono minorenni, che appartengono a minoranze o che hanno un problema di salute o una disabilità, in quanto potenziali vittime e bersagli di diverse forme di violenza; sostiene l'intenzione della Commissione di presentare e finanziare misure atte a contrastare possibili abusi, sfruttamento e violenza nei confronti di queste categorie particolarmente vulnerabili;
21. invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare alle donne e alle ragazze con disabilità una parità inclusiva in tutti gli ambiti della vita, a garantire i loro diritti sessuali e riproduttivi, a tutelarle dalla violenza domestica e dalla violenza inflitta dai prestatori di assistenza e di servizi di sostegno e ad avviare, a tal fine, programmi di sensibilizzazione e sviluppo delle capacità rivolti ai professionisti dei settori dell'assistenza sanitaria, dei servizi sociali e di assistenza, dell'istruzione, della formazione, dei servizi per l'impiego, delle autorità di contrasto e della magistratura;
22. sottolinea la portata e l'impatto della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro e la necessità di misure concrete a livello dell'UE per affrontare siffatti problemi e per contrastare le molestie psicologiche e sessuali; rileva che, fra gli altri, i prestatori di assistenza informale, i lavoratori domestici e i lavoratori agricoli sono in particolare privi di tutela e di visibilità, e invita gli Stati membri ad adottare la Convenzione n. 189 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) per rafforzare i diritti dei lavoratori, e soprattutto delle lavoratrici, nell'ambito dell'economia informale e per garantire che i meccanismi di denuncia siano indipendenti, riservati e accessibili a tutte le donne senza discriminazioni, e che siano previste misure specifiche per proteggere le donne che sporgono denuncia da ritorsioni da parte del datore di lavoro e dalla vittimizzazione ripetuta; si compiace dell'impegno della Commissione ad adottare, in quanto datore di lavoro, un nuovo quadro giuridico completo contenente una serie di misure di prevenzione e di risposta alle molestie sul luogo di lavoro;
23. si rammarica della mancanza di riferimenti alla dimensione di genere della tratta a fini di sfruttamento lavorativo, in particolare nell'ambito del lavoro domestico, a causa delle limitazioni che si applicano alle possibilità di svolgere ispezioni e controlli dell'attività lavorativa quando il luogo di lavoro è un'abitazione privata; rammenta la sua risoluzione del 28 aprile 2016 sulle collaboratrici domestiche e le prestatrici di assistenza nell'UE e chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere le indagini in tale ambito al fine di migliorare il meccanismo di identificazione e protezione delle vittime, e di coinvolgere le ONG, i sindacati, le autorità pubbliche e tutti i cittadini nel processo di individuazione;
24. è profondamente preoccupato per la natura, la portata e la gravità della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, nonché per l'impatto di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze in situazioni lavorative; si compiace, a tale proposito, della recente adozione della Convenzione n. 190 dell'OIL sulle violenze e le molestie sul lavoro e invita gli Stati membri a ratificarla e attuarla senza indugio; invita altresì la Commissione e gli Stati membri a introdurre misure efficaci e vincolanti per definire e proibire la violenza e le molestie nel mondo del lavoro, garantendo tra l'altro l'effettivo accesso a meccanismi di denuncia e risoluzione delle controversie, corsi di formazione e campagne di sensibilizzazione, servizi di sostegno e mezzi di ricorso che siano sicuri, efficaci e attenti alle questioni di genere;
25. ritiene che le lavoratrici che subiscono violenze di genere debbano avere diritto a una riduzione o riorganizzazione del loro orario di lavoro e a un cambiamento del luogo di lavoro; ritiene che la violenza di genere debba essere inclusa nelle valutazioni dei rischi sul luogo di lavoro;
26. condanna la campagna condotta contro la Convenzione di Istanbul, che affronta la violenza nei confronti delle donne, e la campagna deliberatamente intesa a screditarla; esprime preoccupazione per il rifiuto di applicare la norma della tolleranza zero in relazione ai casi di violenza nei confronti delle donne e di violenza di genere, norma che si basa su un forte consenso internazionale; segnala che ciò mette in discussione l'essenza dei diritti umani, come l'uguaglianza, l'autonomia e la dignità; sottolinea il ruolo chiave svolto dalle organizzazioni della società civile nella lotta contro la violenza di genere e nel sostegno alle vittime ed esorta pertanto la Commissione a prevedere finanziamenti adeguati per le associazioni che perseguono tali obiettivi; si compiace dell'impegno, assunto nell'ambito della nuova strategia sui diritti delle vittime, di affrontare le esigenze specifiche delle donne e delle ragazze che sono vittime di violenza, in particolare al fine di garantire i diritti, la protezione e il risarcimento delle vittime; invita il Consiglio a ultimare con urgenza la ratifica e la piena attuazione da parte dell'UE della Convenzione di Istanbul e a promuoverne la ratifica da parte di tutti gli Stati membri;
27. sottolinea la necessità di riconoscere e combattere tutti i tipi di violenza e molestia nel sistema di istruzione, nelle scuole, nelle università, nei tirocini, nei programmi di sviluppo professionale e in tutti gli altri programmi nel settore in questione;
28. valuta positivamente le misure specifiche proposte per contrastare la violenza online che colpisce in modo sproporzionato le donne e le ragazze (tra cui molestie e bullismo online e discorsi di incitamento all'odio sessista), in particolare le attiviste, le rappresentanti politiche e altre personalità visibili nel dibattito pubblico; si compiace, in tale contesto, dell'annuncio secondo cui il fenomeno sarà affrontato dalla legge sui servizi digitali e che ciò comporterà un lavoro in collaborazione con le piattaforme tecnologiche e il settore delle TIC all'interno di un nuovo quadro di cooperazione, in modo da consentire a tale settore di affrontare il problema attraverso adeguate misure di natura tecnica, quali le tecniche di prevenzione e i meccanismi di risposta ai contenuti nocivi; esorta gli Stati membri e l'UE ad adottare ulteriori misure, comprese misure legislative vincolanti, per combattere tali forme di violenza nel quadro di una direttiva sulla prevenzione e la lotta contro tutte le forme di violenza contro le donne e a sostenere gli Stati membri nello sviluppo di strumenti di formazione per i servizi coinvolti in tutte le fasi, dalla prevenzione e protezione fino all'azione penale, come ad esempio le forze di polizia e il sistema giudiziario, assieme al settore dell'informazione e della comunicazione, salvaguardando nel contempo i diritti fondamentali online;
29. è preoccupato per l'assenza di un divieto esplicito di discriminazione sulla base dell'identità di genere o dell'espressione di genere di una persona nel diritto dell'UE; rileva che le persone LGBTIQ+ continuano a subire discriminazioni e molestie e ad essere escluse dal mercato del lavoro; rammenta le sue risoluzioni del 14 febbraio 2019 sul futuro dell'elenco di azioni a favore delle persone LGBTI[37] e del 18 dicembre 2019 sulla discriminazione in pubblico e sull'incitamento all'odio nei confronti delle persone LGBTI[38]; invita la Commissione ad adottare quanto prima il quadro strategico sull'uguaglianza delle persone LGBTIQ+, a dare seguito all'elenco di azioni a favore delle persone LGBTI 2016-2019 e a includere misure specifiche per contrastare le discriminazioni sul lavoro fondate sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere, sull'espressione di genere e sui caratteri sessuali;
30. si compiace della recente adozione della prima strategia dell'UE in assoluto riguardante i diritti delle vittime (2020-2025), che affronterà le esigenze specifiche delle vittime di violenza di genere, inaugurando un approccio specifico alla violenza psicologica contro le donne e analizzando l'impatto sulla loro salute mentale a lungo termine; sottolinea la necessità di colmare le attuali lacune nella legislazione dell'UE e incita la Commissione a presentare senza indugio una proposta di revisione della direttiva sui diritti delle vittime per quanto riguarda le norme internazionali sulla violenza contro le donne, come la Convenzione di Istanbul, nell'ottica di migliorare la legislazione sui diritti delle vittime, la protezione e il risarcimento delle vittime; sottolinea la necessità che tutte le vittime abbiano effettivamente accesso alla giustizia attraverso l'attuazione della direttiva sui diritti delle vittime, tuttora carente in alcuni Stati membri; chiede che si continuino a promuovere i diritti delle vittime anche attraverso gli strumenti esistenti, come ad esempio l'ordine di protezione europeo;
31. richiama l'attenzione della Commissione e degli Stati membri sulla situazione estremamente drammatica dei bambini resi orfani dalla violenza di genere o costretti a vivere in un ambiente di violenza domestica e li esorta a tenere conto di tali situazioni nell'affrontare il problema della violenza domestica;
32. esorta la Commissione a presentare la strategia dell'UE, attesa da tempo, sull'eradicazione della tratta degli esseri umani e sottolinea che è necessario un chiaro riconoscimento della natura "di genere" della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento sessuale, fenomeni che colpiscono in maggioranza donne e le ragazze; riconosce che lo sfruttamento sessuale a fini di maternità surrogata e a fini riproduttivi o per finalità quali matrimoni forzati, prostituzione e pornografia, è inaccettabile e costituisce una violazione della dignità umana e dei diritti umani; chiede pertanto che la strategia esamini attentamente la situazione delle donne che si prostituiscono, concentrandosi in particolare sul legame tra la prostituzione e la tratta di donne e minori, nell'UE e nel mondo, e sull'utilizzo emergente di Internet a fini di sfruttamento; sottolinea l'importante ruolo e il lavoro del coordinatore anti-tratta dell'UE ed esorta la Commissione a nominare senza ulteriori indugi il nuovo coordinatore per monitorare attentamente l'attuazione della direttiva anti-tratta da parte degli Stati membri; insiste sull'importanza di inserire misure e strategie finalizzate a ridurre la domanda;
33. chiede, a tal proposito, che la Commissione elabori una direttiva concernente la lotta alla tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale nell'UE, dato che questo tipo di tratta ne rappresenta la forma più diffusa;
34. chiede misure più rigorose per quanto riguarda la legislazione sui reati sessuali e sottolinea che i rapporti sessuali devono essere sempre volontari; invita la Commissione a includere raccomandazioni rivolte a tutti gli Stati membri affinché modifichino la definizione di stupro nella loro legislazione nazionale, in modo che essa sia fondata sull'assenza di consenso;
35. valuta positivamente la campagna di comunicazione a livello dell'UE incentrata sulla lotta agli stereotipi di genere, come pure le misure di prevenzione della violenza focalizzate sugli uomini, i ragazzi e la mascolinità; chiede misure più chiare per prendere di mira i modelli distruttivi di mascolinità, in quanto gli stereotipi di genere sono una delle cause profonde della disparità di genere e riguardano tutti i settori della società;
36. chiede maggiore attenzione e sostegno per gli orfanotrofi e le case di accoglienza per le vittime di violenza, che sono state chiuse o la cui capacità di accoglienza è stata fortemente limitata durante la pandemia di COVID-19, obbligando le donne o le ragazze e i bambini ad affrontare la prospettiva di una quarantena a casa del loro aggressore;
37. sottolinea che la violenza contro le donne è spesso il motivo principale per cui le donne diventano senza fissa dimora; esorta pertanto la Commissione ad adottare le misure necessarie per prevenire la violenza contro le donne che causa o prolunga la loro condizione di persone senza fissa dimora;
38. si compiace dell'annuncio di una raccomandazione sulla prevenzione di pratiche dannose oltre alla possibile legislazione in materia, per combattere le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione forzata, il matrimonio precoce e forzato e la violenza perpetrata in nome dei cosiddetti delitti d'onore, che danneggia in particolare i bambini e le ragazze;
Donne ed economia
39. ribadisce il suo invito alla Commissione e agli Stati membri a sviluppare ulteriormente e a migliorare la raccolta di dati, statistiche, ricerche e analisi disaggregati per genere[39], nonché a sostenere e adottare misure per migliorare lo sviluppo delle capacità, sia sul piano istituzionale che nell'ambito delle organizzazioni della società civile, nel campo della raccolta e dell'analisi dei dati, segnatamente per quanto riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e in ambiti quali l'occupazione informale, l'imprenditoria, l'accesso ai finanziamenti e ai servizi sanitari, il lavoro non retribuito, la povertà e l'impatto dei sistemi di protezione sociale; esorta inoltre l'EIGE e tutte le altre istituzioni e agenzie competenti dell'UE a elaborare e integrare nuovi indicatori riguardanti, ad esempio, la povertà lavorativa, la povertà di tempo, i divari in relazione all'utilizzo del tempo, il valore del lavoro di assistenza (retribuito/non retribuito) e i tassi di fruizione di congedi da parte delle donne e degli uomini, anche in relazione alla direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare; invita la Commissione ad avvalersi di tali dati per attuare efficacemente le valutazioni dell'impatto di genere delle sue politiche e dei suoi programmi, nonché delle politiche e dei programmi di altre agenzie e istituzioni dell'UE;
40. appoggia la revisione degli obiettivi di Barcellona e l'invito rivolto agli Stati membri a garantire investimenti adeguati nei servizi di assistenza e nei servizi di assistenza a lungo termine, anche attraverso i finanziamenti UE disponibili, nonché a garantire un'assistenza all'infanzia accessibile, a prezzi contenuti e di alta qualità, compresa l'educazione della prima infanzia, offrendo in particolare alle giovani madri l'opportunità di lavorare e/o studiare, e ricorda, in tale contesto, il principio n. 11 del pilastro europeo dei diritti sociali; chiede un sostegno finanziario per gli Stati membri che non hanno ancora conseguito gli obiettivi e li invita a condividere le migliori pratiche; si compiace, inoltre, dell'elaborazione di orientamenti destinati agli Stati membri su come affrontare il problema dei disincentivi finanziari in relazione alle politiche sociali, economiche e fiscali; sottolinea l'obiettivo dell'uguaglianza retributiva e di un'equa condivisione delle responsabilità di cura tra donne e uomini, che deve essere al centro di questi sforzi, e in tale contesto valuta positivamente, come primo passo in tale direzione, la direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare;
41. invita la Commissione a proporre un Care Deal (patto di assistenza) per l'Europa, adottando un approccio globale nei confronti di tutte le esigenze e tutti i servizi di assistenza e fissando norme minime e orientamenti per la qualità dell'assistenza durante l'intero ciclo di vita, anche per i bambini, gli anziani e le persone con esigenze a lungo termine; invita la Commissione e gli Stati membri a raccogliere dati disaggregati sulla prestazione dei servizi di assistenza; esorta gli Stati membri a recepire e attuare rapidamente e pienamente la direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, in modo da assicurare un'equa ripartizione tra le incombenze lavorative e la vita familiare, e li invita ad andare oltre le norme minime della direttiva, introducendo misure quali il congedo retribuito integralmente, la promozione del ruolo paritario degli uomini in qualità di prestatori di assistenza, affrontando in tal modo gli stereotipi di genere in relazione alla fruizione dei congedi di paternità/maternità, il riconoscimento del ruolo dei prestatori di assistenza informale, garantendo loro l'accesso a una copertura sociale e i diritti pensionistici, il sostegno a servizi che siano adattati alle sfide e alle esigenze specifiche dei genitori e/o dei familiari che assistono persone con disabilità, malati di lungo periodo o anziani, e modalità di lavoro flessibili che non vadano a discapito dei salari, dell'esercizio dei diritti sociali e del lavoro e delle indennità dei lavoratori, e che rispettino il loro diritto alla disconnessione; esorta la Commissione a monitorare da vicino e sistematicamente, a cadenza annuale, l'attuazione da parte degli Stati membri della direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare;
42. chiede servizi di assistenza all'infanzia e di assistenza a lungo termine che siano di qualità e abbiano prezzi accessibili, che consentano, in particolare nel caso delle donne, il rientro al lavoro e che agevolino un buon equilibrio fra attività professionale e vita familiare;
43. sottolinea la necessità di creare una rete di asili nido e di istruzione prescolare; segnala che si tratta di un'ampia responsabilità sociale e che dovrebbe essere un servizio pubblico universale effettivamente accessibile a tutti i bambini e le famiglie che desiderano utilizzare questa rete;
44. incoraggia gli Stati membri a introdurre, sulla base di uno scambio delle migliori pratiche e a beneficio sia delle donne sia degli uomini, dei "crediti di assistenza" per compensare le interruzioni di carriera per motivi di assistenza informale ai familiari e i periodi di congedo per assistenza formale, quali maternità, paternità e congedo parentale, e a conteggiare equamente tali crediti ai fini dei diritti pensionistici; ritiene che tali crediti dovrebbero essere riconosciuti per un breve periodo prestabilito, per non rafforzare ulteriormente gli stereotipi e le disuguaglianze;
45. esorta gli Stati membri ad adottare misure specifiche volte a combattere il rischio di povertà durante la vecchiaia e la pensione, aumentando le pensioni e le prestazioni sociali; ritiene che le disparità di reddito tra uomini e donne in pensione debbano essere superate e che, a tal fine, occorra aumentare le pensioni e mantenere e rafforzare i sistemi di previdenza sociale pubblici, universali e basati sulla solidarietà, garantendo che siano redistributivi e che assicurino un reddito equo e dignitoso dopo una vita di lavoro, salvaguardando la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale pubblici, creando posti di lavoro con diritti e migliorando le retribuzioni;
46. invita la Commissione, il Parlamento e il Consiglio a esaminare attentamente le esigenze delle donne e la loro partecipazione al mercato del lavoro, nonché la segregazione orizzontale e verticale nel mercato del lavoro, nell'elaborazione dei programmi nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale, come pure del piano di ripresa Next Generation EU;
47. ritiene prioritario intraprendere azioni per sostenere le famiglie, anche mettendo a disposizione strutture di assistenza all'infanzia adeguate e a prezzi accessibili, cosa che contribuirà positivamente alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro e alle loro prospettive pensionistiche;
48. si compiace dell'impegno della Commissione a monitorare il corretto recepimento della direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare nella legislazione nazionale entro il 2022, come richiesto, e a garantire la sua piena attuazione;
49. invita la Commissione a raccogliere dati sulla fornitura di diversi tipi di assistenza (assistenza all'infanzia, assistenza agli anziani e alle persone con disabilità o alle persone che necessitano di assistenza a lungo termine) da utilizzare per uno studio che prenda in esame il divario assistenziale, che funga da base per un'iniziativa concernente una strategia europea per l'assistenza; osserva che la strategia in questione dovrebbe rispettare le competenze degli Stati membri quali stabilite nei trattati, ma mirerebbe a migliorare la cooperazione e il coordinamento di tutte le misure che potrebbero apportare benefici ai prestatori di assistenza informale nell'UE come pure alle persone di cui essi si prendono cura; sottolinea che la cooperazione a livello europeo, unitamente a un utilizzo efficiente dei fondi dell'UE, può contribuire allo sviluppo di servizi di assistenza di qualità, accessibili e a prezzi contenuti;
50. si compiace della decisione del Consiglio di attivare la "clausola di salvaguardia generale" e invita gli Stati membri a investire nei servizi pubblici, compresi servizi gratuiti di assistenza all'infanzia e assistenza sanitaria, al fine di creare nuovi posti di lavoro di qualità e attenuare gli effetti socioeconomici della crisi; ritiene che le misure di austerità abbiano conseguenze deleterie a lungo termine, in particolare sulle donne, e non debbano essere applicate nella fase successiva alla crisi COVID-19;
51. valuta positivamente lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE); invita la Commissione e gli Stati membri a provvedere affinché lo strumento SURE affronti la perdita di reddito da parte delle donne;
52. sottolinea la necessità di stimolare in modo significativo gli investimenti nei servizi, in particolare nell'assistenza sanitaria, nell'istruzione e nei servizi di trasporto, per far fronte alle esigenze della popolazione e contribuire all'indipendenza, all'uguaglianza e all'emancipazione delle donne;
53. apprezza l'impegno della Commissione a presentare, entro la fine del 2020, misure vincolanti sulla trasparenza retributiva, che possono rappresentare uno strumento utile per rilevare la presenza di lacune e discriminazioni all'interno di uno stesso settore e per colmare il divario retributivo di genere; sottolinea, a tale riguardo, l'importanza della piena collaborazione e partecipazione delle parti sociali e di tutti i soggetti interessati, in linea con le pratiche e le consuetudini nazionali; rileva tuttavia che, in diversi settori occupazionali, rimane da affrontare la questione della parità retributiva tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore, al fine di disciplinare le differenze di retribuzione per un lavoro di pari valore nel mercato del lavoro caratterizzato dalla segregazione in base al genere, con salari più bassi in determinati settori che impiegano principalmente le donne, come l'assistenza infermieristica, l'assistenza alle persone anziane o non autosufficienti, il commercio al dettaglio, il settore delle vendite e dell'istruzione, rispetto, ad esempio, al settore manifatturiero o alle professioni tecniche, che sono fortemente dominate dagli uomini; raccomanda vivamente l'inclusione del principio della parità retributiva tra donne e uomini per un lavoro di pari valore, principio che si potrebbe definire nel modo seguente: un lavoro è ritenuto di pari valore se, sulla base del confronto tra due gruppi di lavoratori la cui formazione non è avvenuta in maniera arbitraria, il lavoro svolto è comparabile, tenendo conto di fattori come le condizioni di lavoro, il grado della responsabilità assegnata ai lavoratori e i requisiti fisici o mentali del lavoro; segnala la necessità di elaborare a tal fine criteri di classificazione e strumenti di valutazione delle mansioni che siano neutri dal punto di vista del genere;
54. si compiace della valutazione della Commissione del quadro vigente in materia di parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore, dell'avvio di un processo di consultazione sulle modalità per migliorare la parità di genere nel mondo del lavoro, della relazione di prossima pubblicazione sull'adeguatezza delle pensioni e dell'esame in corso sulla possibilità di concedere crediti pensionistici per le interruzioni di carriera per motivi di assistenza nell'ambito dei regimi pensionistici professionali;
55. invita la Commissione a presentare entro il prossimo anno una revisione della direttiva 2006/54/CE in linea con la recente valutazione del funzionamento e dell'attuazione delle norme dell'UE in materia di parità di retribuzione e conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea; ritiene che una tale revisione dovrebbe includere una definizione di "lavoro di pari valore" in tutti i settori professionali, che integri la prospettiva di genere, come pure un riferimento alle forme multiple di discriminazione e alle misure supplementari volte ad assicurare l'applicabilità della direttiva;
56. rammenta la sua risoluzione del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere; chiede la revisione immediata e un ambizioso aggiornamento del piano d'azione sul divario retributivo di genere entro la fine del 2020, che dovrebbe fissare obiettivi chiari per gli Stati membri al fine di ridurre il divario retributivo di genere nei prossimi cinque anni e garantire che tali obiettivi siano presi in considerazione nelle raccomandazioni specifiche per paese; sottolinea, in particolare, la necessità di includere una prospettiva intersezionale nel nuovo piano d'azione; invita la Commissione e gli Stati membri a coinvolgere le parti sociali e le organizzazioni della società civile nell'elaborazione delle nuove politiche volte a colmare il divario retributivo di genere e a migliorare e sviluppare ulteriormente le statistiche, le ricerche e le analisi al fine di misurare e monitorare meglio i progressi compiuti per colmare il divario retributivo di genere, prestando un'attenzione particolare ai gruppi che sono oggetto di forme di discriminazione multiple e intersezionali; invita la Commissione a prestare attenzione ai fattori che determinano il divario pensionistico e a sostenere gli Stati membri nelle loro misure per ridurlo, istituendo un indicatore del divario pensionistico di genere che valuti le disparità subite in modo cumulativo dalle donne nell'arco della loro vita;
57. rileva che l'impatto delle politiche fiscali cambia a seconda della tipologia di nucleo familiare; sottolinea che la tassazione individuale è fondamentale per conseguire l'equità fiscale per le donne; sottolinea l'impatto negativo di talune forme di tassazione sui tassi di occupazione delle donne e sulla loro indipendenza economica e osserva che le politiche fiscali dovrebbero essere ottimizzate per rafforzare gli incentivi alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro; richiama l'attenzione sulle potenziali conseguenze negative della tassazione congiunta sul divario pensionistico di genere; sottolinea che i sistemi fiscali non dovrebbero più basarsi sul presupposto che i nuclei familiari mettano in comune e condividano equamente le loro risorse; evidenzia l'impatto della povertà legata al ciclo mestruale su molte donne europee a causa del costo elevato dei prodotti per l'igiene mestruale e dei livelli elevati di tassazione di tali prodotti in numerosi Stati membri, ed esorta pertanto gli Stati membri a intervenire contro questa forma di discriminazione fiscale indiretta e contro la povertà legata al ciclo mestruale;
58. ricorda che le politiche di finanziamento e tassazione hanno una forte componente di genere; si compiace dell'impegno della Commissione a integrare la dimensione di genere nell'intero QFP e, in particolare, nel Fondo sociale europeo Plus (FSE+), allo scopo di promuovere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare e l'imprenditorialità femminile, ma si rammarica che il bilancio di genere sia assente nel nuovo QFP e nei nuovi fondi strutturali; invita la Commissione a promuovere e migliorare ulteriormente il ricorso al bilancio di genere e chiede agli Stati membri di integrare la prospettiva di genere nelle politiche di tassazione, compresi audit di genere delle politiche fiscali al fine di eliminare le discriminazioni di genere in ambito fiscale;
59. ricorda ancora una volta la necessità di concentrarsi maggiormente sulla parità di genere nelle diverse fasi del processo del semestre europeo e chiede l'introduzione di un pilastro relativo alla parità di genere e di un obiettivo generale in materia di parità di genere nel programma che succederà alla strategia Europa 2020; sollecita l'inclusione di chiari indicatori legati alla parità di genere e lo sviluppo di metodi e analisi statistiche per monitorare i progressi sulla parità di genere, con una prospettiva intersezionale, nelle sfide specifiche per paese individuate nel quadro di valutazione della situazione sociale;
60. sottolinea che il 70 % della forza lavoro mondiale nei settori sanitari e sociali è composta da donne, che spesso percepiscono solo la retribuzione minima e lavorano in condizioni precarie, e chiede un aumento dei salari e un miglioramento delle condizioni di lavoro nei settori a netta prevalenza di occupazione femminile, come l'assistenza, il settore sanitario e le vendite al dettaglio, nonché l'eliminazione del divario retributivo e pensionistico di genere e della segregazione di genere nel mercato del lavoro;
61. invita la Commissione e gli Stati membri, in consultazione con le parti sociali, a definire orientamenti sensibili alla dimensione di genere in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, specificamente mirati alle professioni in prima linea, al fine di proteggere i lavoratori di tali professioni in caso di futuri focolai; sottolinea che i cambiamenti nelle condizioni di lavoro, tra cui il telelavoro, pur offrendo opportunità per migliorare l'organizzazione flessibile del lavoro e l'equilibrio tra vita professionale e vita privata, possono anche ripercuotersi sulla capacità di disconnessione e aumentare il carico di lavoro, aspetto che colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini a causa del loro ruolo predominante o tradizionale di prestatrici di assistenza domestica e familiare; invita pertanto la Commissione a presentare una proposta legislativa sensibile alle questioni di genere sul diritto alla disconnessione, come pure una direttiva sul benessere mentale sul luogo di lavoro che riconosca l'ansia, la depressione e il burn-out come malattie professionali, e a istituire meccanismi di prevenzione e reintegro nella forza lavoro dei lavoratori che ne sono colpiti;
62. invita la Commissione a rivedere la direttiva 92/85/CEE, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, al fine di assicurare che le donne di tutta Europa possano beneficiare, su un piano di parità rispetto agli uomini, della libera circolazione dei lavoratori[40];
63. sottolinea la necessità che gli Stati membri presentino politiche e riforme del mercato del lavoro ben concepite e basate su elementi concreti, che migliorino concretamente le condizioni di lavoro delle donne e promuovano un'occupazione di qualità;
64. invita la Commissione a presentare una strategia europea sulla protezione sociale che verta sulla libera circolazione dei lavoratori e, in particolare, sulla femminilizzazione della povertà, prestando un'attenzione particolare alle famiglie monoparentali in cui il capofamiglia è una donna;
65. sottolinea che le pari opportunità e livelli più elevati di partecipazione delle donne al mercato del lavoro possono accrescere l'occupazione, la prosperità economica e la competitività in Europa; invita la Commissione e gli Stati membri a definire obiettivi volti a ridurre i lavori precari e il lavoro a tempo parziale involontario, in modo da migliorare la situazione delle donne nel mercato del lavoro;
66. invita la Commissione ad adottare un approccio specifico per le madri sole, poiché sono particolarmente vulnerabili dal punto di vista economico dato che spesso guadagnano meno degli uomini e hanno maggiori probabilità di lasciare il mercato del lavoro quando diventano genitori; invita la Commissione a rafforzare , in tale contesto, l'applicazione degli strumenti giuridici esistenti in materia di recupero transfrontaliero dell'assegno di mantenimento, sensibilizzando il pubblico in merito alla loro disponibilità; esorta la Commissione a lavorare a stretto contatto con gli Stati membri per identificare i problemi pratici legati al recupero dell'assegno di mantenimento in situazioni transfrontaliere e a sviluppare strumenti volti a far rispettare efficacemente gli obblighi di pagamento;
67. osserva che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è inferiore a quella degli uomini; sottolinea l'importanza di ridurre l'imposizione fiscale sul reddito per incoraggiare la partecipazione al mercato del lavoro;
68. esorta gli Stati membri ad adottare ulteriori misure nella lotta contro la discriminazione delle donne nel mercato del lavoro;
69. ricorda che il mondo del lavoro rimane iniquo per quanto riguarda il reddito, le prospettive di carriera, i settori a prevalenza femminile, l'accesso alla protezione sociale, nonché l'istruzione e la formazione; rammenta che per conseguire la parità di genere è necessario occuparsi di tutte le suddette dimensioni;
70. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire la parità tra uomini e donne in termini di partecipazione e opportunità nel mercato del lavoro e ad affrontare la femminilizzazione della povertà in tutte le sue forme, compresa la povertà in età avanzata, in particolare tenendo conto del genere nella disponibilità e nell'accesso ai diritti pensionistici, al fine di eliminare il divario pensionistico di genere, e migliorando le condizioni di lavoro nei settori a prevalenza femminile, quali il settore alberghiero, il turismo, i servizi di pulizia e l'assistenza; sottolinea l'importanza di affrontare la sottovalutazione culturale dei posti di lavoro in cui prevalgono le donne, la necessità di combattere tali stereotipi e la sovrarappresentazione delle donne in forme di lavoro atipico; invita gli Stati membri a garantire la parità di trattamento delle donne migranti (anche attraverso una revisione del sistema di riconoscimento delle qualifiche professionali) e di altri gruppi di donne particolarmente vulnerabili; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la copertura della contrattazione collettiva a livello settoriale e la partecipazione delle parti sociali nella definizione delle politiche, al fine di promuovere un'occupazione stabile e di qualità; sottolinea la necessità di strategie volte a incoraggiare e sostenere le iniziative imprenditoriali delle donne;
71. osserva che l'ascesa dell'economia dei lavori su richiesta ("gig economy") ha implicazioni per i lavoratori, che sono meno sindacalizzati e rischiano di trovarsi in condizioni di precarietà lavorativa a causa di fattori quali un orario di lavoro e un reddito instabili, un'applicazione insufficiente dei diritti dei lavoratori, l'incertezza in merito alla sicurezza sociale e alle pensioni o la mancanza di accesso a opportunità di sviluppo della carriera e riqualificazione professionale; è preoccupato che l'insicurezza e la precarietà associate a tale situazione, acuite dalle misure di confinamento imposte dalla crisi attuale, abbiano un impatto particolarmente negativo sulle donne, sulle quali grava ancora l'onere dell'assistenza in un mercato del lavoro fortemente segmentato in base al genere, in particolare sulle donne che sono vittime di discriminazioni intersezionali; invita gli Stati membri ad attuare misure di protezione sociale specificamente destinate alle lavoratrici autonome e alle donne che lavorano nella gig economy; invita la Commissione a monitorare attentamente l'applicazione della direttiva 2010/41/UE;
72. accoglie con favore l'impegno della Commissione di adottare un piano d'azione per attuare il pilastro europeo dei diritti sociali; sottolinea la necessità di integrare la prospettiva di genere avvalendosi di un approccio intersezionale, in linea con i principi 2 e 3 del pilastro;
73. sottolinea che il divario retributivo di genere nel settore dei media è elevato e che le giornaliste hanno maggiori probabilità rispetto agli uomini di essere vittime di molestie, violenza, sessismo e discriminazione; ricorda il secondo capitolo del pilastro europeo dei diritti sociali sulle condizioni di lavoro eque; invita pertanto gli Stati membri a tutelare il diritto a condizioni di lavoro eque e sicure per tutti i lavoratori nel settore dei media;
74. invita gli Stati membri ad adottare misure volte a garantire l'accesso da parte delle donne migranti e rifugiate ai servizi sanitari, occupazionali, alimentari e informativi e ad attenuare i rischi in materia di protezione, in particolare la violenza tra uomini e donne e la tratta delle donne;
75. incoraggia gli Stati membri ad adottare misure decise volte a sanzionare le imprese che non rispettano la legislazione del lavoro e operano discriminazioni tra uomini e donne; ritiene inoltre che l'assegnazione dei fondi dell'UE alle imprese dovrebbe essere condizionata a elevati standard in materia di condizioni di lavoro e all'assenza di discriminazioni nei confronti delle donne;
76. esorta la Commissione a promuovere una maggiore presenza delle donne nei posti decisionali in ambito economico, ponendo in risalto i vantaggi economici e sociali che ne derivano e condividendo le migliori pratiche, come indici pubblici dei risultati conseguiti dalle imprese in materia di parità di genere; esorta la Commissione a continuare a collaborare con gli Stati membri e con la presidenza attuale e futura dell'UE per superare urgentemente l'impasse in seno al Consiglio e adottare la direttiva proposta relativa alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione, nonché a elaborare, insieme agli Stati membri, una strategia per una rappresentazione significativa delle donne provenienti da diversi contesti nei ruoli decisionali, anche in tutte le istituzioni dell'UE;
77. ricorda che la sottorappresentazione delle donne nella vita pubblica e politica pregiudica il buon funzionamento delle istituzioni e dei processi democratici; invita pertanto gli Stati membri a incoraggiare e sostenere misure volte a facilitare la partecipazione equilibrata di uomini e donne al processo decisionale a livello nazionale, regionale e locale;
78. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure per contrastare il fenomeno del "soffitto di cristallo", quali ad esempio un congedo parentale esteso, l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia di qualità e dai costi accessibili, nonché l'eliminazione di ogni forma di discriminazione diretta e indiretta in relazione alle promozioni nel mercato del lavoro;
79. si compiace del sostegno alla parità di genere in seno a organi eletti, come il Parlamento europeo; chiede l'introduzione di misure vincolanti, come le quote, e sottolinea che il Parlamento europeo deve costituire un esempio al riguardo; accoglie inoltre con favore il fatto che la Commissione abbia annunciato che intende dare l'esempio per quanto riguarda le posizioni dirigenziali e chiede strategie volte a garantire una rappresentazione significativa delle donne provenienti da diversi contesti nei ruoli decisionali in seno alla Commissione; prende atto degli sforzi già compiuti a tal fine nella composizione dell'attuale Commissione e sottolinea che la stessa ambizione è necessaria per il Parlamento; invita gli Stati membri a istituire quote vincolanti nei loro sistemi elettorali per garantire la parità di rappresentanza di donne e uomini al Parlamento europeo e nei parlamenti nazionali;
80. si compiace dell'impegno della Commissione di promuovere la partecipazione delle donne come elettrici e candidate alle elezioni del Parlamento europeo del 2024; sottolinea a tale proposito la necessità di rivedere la legge elettorale onde prevedere la possibilità di una sostituzione temporanea di deputati al Parlamento europeo che esercitano il proprio diritto al congedo di maternità, di paternità o parentale; invita la Commissione a rivedere la legge elettorale in tal senso e il Consiglio ad approvare tale revisione;
81. chiede che le donne possano realizzare i loro progetti di vita anche nelle zone rurali e periferiche; osserva che, a tal fine, devono essere disponibili le infrastrutture necessarie, devono essere sviluppati nuovi ambiti di attività e devono essere promossi il reinserimento nel mercato del lavoro e la collaborazione da parte di soggetti di vario genere, al fine di sostenere, incoraggiare, facilitare e promuovere l'accesso delle donne al mercato del lavoro, nonché per assicurare pari opportunità e consolidare la coesione sociale nei paesi;
82. pone l'accento sul ruolo attivo e cruciale delle donne nell'economia delle zone rurali e si rammarica che persistano differenze significative tra uomini e donne nell'occupazione nel settore agricolo e nell'accesso alla copertura previdenziale, alla formazione, al congedo di maternità e alle pensioni; invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali e locali a sostenere progetti rivolti in particolare alle donne allo scopo di sviluppare attività agricole innovative nelle zone rurali e spopolate per rafforzare la loro posizione nel mercato agricolo, permettendo in tal modo di creare nuovi posti di lavoro; invita inoltre la Commissione a identificare opportunità di finanziamento nel quadro del secondo pilastro della politica agricola comune (PAC), al fine di rafforzare l'accesso delle donne ai terreni e di occuparsi delle loro condizioni di lavoro nelle zone rurali, in particolare per quanto riguarda le lavoratrici stagionali;
83. invita la Commissione a intensificare i propri sforzi per introdurre misure concrete e finanziamenti specifici al fine di combattere la femminilizzazione della povertà e del lavoro precario, con particolare attenzione alle donne che devono far fronte a molteplici forme di discriminazione;
84. ribadisce l'invito rivolto alla Commissione e agli Stati membri nella propria risoluzione del 28 aprile 2016 sulle collaboratrici domestiche e le prestatrici di assistenza nell'UE; esorta la Commissione a introdurre un quadro per la professionalizzazione del lavoro domestico e assistenziale che porti al riconoscimento e alla standardizzazione delle professioni e competenze corrispondenti e alla possibilità di evoluzione della carriera, a incoraggiare gli Stati membri a istituire sistemi per la professionalizzazione, la formazione, lo sviluppo continuo delle competenze e il riconoscimento delle qualifiche delle collaboratrici domestiche e delle prestatrici di assistenza, nonché a creare agenzie pubbliche per l'impiego per rafforzare la professionalizzazione;
85. invita gli Stati membri a promuovere ed elaborare politiche nel settore delle arti dello spettacolo che rispettino il valore delle pari opportunità e la parità di genere in tutte le attività, con particolare attenzione all'attenuazione degli effetti negativi delle disparità e delle disuguaglianze di lunga durata, come il divario di genere nel settore musicale, dove la percentuale di uomini e donne è rispettivamente del 70 % e del 30 % in tutte le regioni e in tutta Europa e dove le donne rappresentano il 20 % o meno dei compositori e cantautori registrati, guadagnano in media il 30 % in meno rispetto agli uomini che lavorano nello stesso settore, compongono solo il 2,3 % delle opere classiche eseguite ai concerti e possiedono appena il 15 % delle case discografiche;
86. è preoccupato per la limitata mobilità sociale che ostacola la mobilità professionale delle donne; sottolinea la necessità di migliorare le opportunità di mobilità professionale all'interno dell'UE;
Politiche digitali per la parità di genere
87. si rammarica che le donne siano sottorappresentate nell'economia digitale, nell'IA, nelle TIC e nelle discipline STEM in termini di istruzione, formazione e occupazione, e segnala il rischio che tale situazione rafforzi e riproduca stereotipi e pregiudizi di genere attraverso la programmazione dell'IA e altri programmi; sottolinea i possibili benefici e le possibili opportunità, ma anche le potenziali sfide, della digitalizzazione per le donne e le ragazze ed esorta la Commissione a garantire che siano adottate misure concrete di integrazione della dimensione di genere nell'attuazione della strategia per il mercato unico e dell'agenda digitale, evitando a tempo debito e in anticipo qualsiasi potenziale effetto negativo della digitalizzazione sulle donne e le ragazze e assicurando un chiaro legame tra gli impegni volti a porre fine agli stereotipi e le azioni globali intese a garantire l'indipendenza economica delle donne nella realizzazione del mercato del lavoro digitale; invita la Commissione a proporre misure concrete volte a trasformare le tecnologie e l'IA in strumenti di lotta contro gli stereotipi di genere e a consentire alle donne e alle ragazze di accedere ad ambiti di studio quali le discipline STEM e le TIC, proseguendo poi tali percorsi professionali;
88. invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare la segregazione orizzontale e verticale nell'occupazione e le pratiche discriminatorie nelle decisioni riguardanti l'assunzione e la promozione, in particolare mediante politiche che promuovano l'integrazione delle donne provenienti da gruppi emarginati nel mercato del lavoro;
89. chiede di continuare a scardinare strutturalmente i ruoli tradizionali e l'attribuzione di professioni e attività in base al genere, al fine di promuovere un cambiamento sociale che porti al superamento dei pregiudizi e degli stereotipi di genere tuttora esistenti; sottolinea, a tale proposito, l'importanza di sensibilizzare tutti i soggetti coinvolti nel processo di scelta del percorso di studio e di orientamento professionale;
90. sottolinea l'importanza dell'accesso alle competenze digitali e del loro sviluppo per le donne anziane, le donne nelle zone rurali e le donne e le ragazze in condizioni svantaggiate che dispongono di un accesso limitato alle nuove tecnologie, affinché restino collegate alla vita attiva e mantengano facilmente i contatti con amici e parenti;
91. accoglie con favore l'impegno della Commissione di utilizzare il programma Orizzonte Europa per fornire idee e soluzioni per affrontare i pregiudizi di genere potenzialmente connessi all'IA; chiede tuttavia di utilizzare tutti i finanziamenti possibili per sostenere progetti che incoraggino le ragazze e le donne a migliorare le loro competenze digitali e permettano loro di acquisire familiarità con le discipline STEM;
92. osserva che, nel quadro di eventi come l'attuale pandemia di coronavirus, il ruolo del telelavoro e del lavoro a distanza aumenta, così come le opportunità a essi correlate; invita la Commissione a includere nella strategia il ruolo del telelavoro e del lavoro a distanza quale fattore importante per raggiungere un equilibrio tra attività professionale e vita familiare;
Integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE e finanziamento delle politiche per la parità di genere
93. sottolinea che l'integrazione della dimensione di genere e il bilancio di genere sono strumenti essenziali per valutare e tenere conto degli effetti delle diverse azioni politiche e dell'utilizzo del bilancio sugli uomini e le donne, e dovrebbero essere impiegati durante tutto il processo di elaborazione delle politiche e in tutte azioni di bilancio;
94. ribadisce l'importanza dell'integrazione della dimensione di genere quale approccio sistematico per conseguire la parità di genere; si compiace pertanto della recente istituzione della task force sulla parità da parte della Commissione e chiede che tale task force sia adeguatamente formata e dotata di risorse e riferisca periodicamente alla commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere; sottolinea l'importanza della trasparenza e della partecipazione delle organizzazioni che promuovono i diritti delle donne e delle organizzazioni della società civile provenienti da contesti diversi; esorta la Commissione a includere disposizioni che impongano alle direzioni generali di prendere in considerazione i contributi forniti dalla task force e a prevedere la formazione di tutto il personale nonché processi volti a monitorare e valutare l'integrazione della dimensione di genere conformemente alla sua missione;
95. invita la Commissione, il Parlamento e il Consiglio a creare un sottoprogramma tematico per le donne nelle zone rurali nell'ambito dei piani strategici della politica agricola comune finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); sottolinea che tale sottoprogramma dovrebbe cercare di incoraggiare l'occupazione e l'imprenditoria femminile, sfruttando le opportunità legate al turismo rurale e allo sviluppo di villaggi digitali, migliorando l'accesso delle agricoltrici alla terra, al credito e agli strumenti finanziari, alle competenze e alle prestazioni attraverso l'istruzione, la formazione e i servizi di consulenza, una maggiore partecipazione ai gruppi di azione locale e lo sviluppo di partenariati locali nell'ambito del programma Leader; chiede a tale riguardo di destinare fondi dell'UE al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nelle zone rurali, anche attraverso un migliore accesso ai servizi e lo sviluppo di infrastrutture, con particolare attenzione all'accesso a Internet a banda larga, nonché al sostegno di iniziative imprenditoriali e dell'accesso al credito, emancipando così le donne nelle zone rurali; invita gli Stati membri a scambiarsi le migliori pratiche riguardo allo status professionale dei coniugi coadiuvanti nel settore agricolo, affrontando in tal modo i diritti delle donne in materia di sicurezza sociale, compresi il congedo di maternità e i diritti pensionistici, e chiede alla Commissione di elaborare orientamenti al riguardo;
96. invita la Commissione a promuovere l'imprenditorialità femminile e l'accesso ai prestiti e al finanziamento azionario attraverso i programmi e i fondi dell'UE e si compiace della sua intenzione di introdurre nuove misure volte a promuovere le start-up guidate da donne e le piccole e medie imprese innovative nel 2020, nonché a rafforzare la parità di genere nell'ambito del programma Orizzonte Europa; sottolinea che l'obbligo per i candidati di presentare piani d'azione in materia di parità di genere è uno strumento fondamentale per progredire in tale ambito; sottolinea la necessità di sensibilizzare in merito alle possibilità di finanziamento attuali e future dell'UE per le donne e le ragazze imprenditrici e di aumentare la visibilità delle donne leader al fine di creare modelli più solidi e infrangere gli stereotipi esistenti;
97. sottolinea che la risposta alla pandemia di COVID-19 potrebbe essere utilizzata per stanziare risorse di bilancio supplementari che gli Stati membri potrebbero mobilitare per sostenere le vittime di violenze;
98. è preoccupato per il fatto che il Green Deal europeo e le relative iniziative non includano una prospettiva di genere né alcun riferimento alla parità di genere; esorta a integrare la dimensione di genere nelle politiche ambientali e climatiche dell'UE, come il Green Deal, e sottolinea che tutte le suddette politiche devono basarsi su valutazioni dell'impatto di genere, così da garantire che esse affrontino le disparità di genere esistenti e le altre forme di esclusione sociale; invita la Commissione ad accrescere il sostegno finanziario e istituzionale volto a promuovere un'azione per il clima che sia equa sotto il profilo di genere e a definire misure politiche solide per incoraggiare la partecipazione paritaria delle donne agli organi decisionali e alla politica climatica a livello nazionale e locale, il che è essenziale per conseguire la giustizia climatica nel lungo termine, e chiede di riconoscere e sostenere le donne e le ragazze in quanto attrici del cambiamento;
99. invita la Commissione a formulare una tabella di marcia per rispettare gli impegni stabiliti nel piano d'azione rinnovato sulla parità di genere concordato in occasione della COP25 e a creare un punto di riferimento permanente dell'UE sulle questioni di genere e i cambiamenti climatici, dotato di risorse di bilancio sufficienti, per attuare e monitorare un'azione per il clima responsabile sotto il profilo di genere nell'UE e nel mondo;
100. sottolinea la necessità di aumentare le risorse disponibili per i programmi dell'UE dedicati alla promozione della parità di genere e dei diritti delle donne nel prossimo QFP, in particolare il piano di ripresa NextGenerationEU, e chiede alla Commissione di garantire che la proposta riveduta per il prossimo QFP includa una clausola sull'integrazione della dimensione di genere; esorta la Commissione a intensificare gli sforzi per attuare il bilancio di genere come parte integrante della procedura di bilancio in tutte le sue fasi e linee di bilancio, e a includere linee di bilancio indipendenti per azioni mirate; sottolinea che ogni nuova misura, meccanismo o strategia dovrebbe essere oggetto di una valutazione dell'impatto di genere; invita la Commissione e il Consiglio, in tale contesto, a investire nell'economia dell'assistenza e ad adottare un Care Deal (Patto di assistenza) per l'Europa, a integrazione del Green Deal europeo;
101. invita la Commissione a tenere conto della parità di genere e di una prospettiva basata sul ciclo di vita nella definizione delle più recenti politiche e strategie europee, contribuendo così ad accrescere l'indipendenza economica delle donne e a ridurre le disuguaglianze in tale ambito nel lungo periodo;
102. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure affinché le donne possano beneficiare delle opportunità offerte dalla transizione verde; sottolinea che occorre integrare una prospettiva di genere nelle politiche occupazionali connesse alla sostenibilità e alla transizione giusta, così da realizzare politiche che garantiscano un corretto equilibrio tra attività professionale e vita familiare e assicurino la parità salariale, un reddito dignitoso, lo sviluppo personale e una protezione sociale adeguata; esorta a integrare una prospettiva di genere nei progetti finanziati dai programmi ambientali e nell'accesso agli investimenti a favore dell'azione per il clima;
103. invita gli Stati membri e la Commissione a rafforzare la parità di genere e l'emancipazione femminile nello sport in generale, dato il ruolo decisivo e innegabile che lo sport può svolgere nell'aiutare le donne e le ragazze a infrangere gli stereotipi di genere, a generare fiducia e a rafforzare le loro capacità di leadership; invita gli Stati membri e la Commissione a prevedere piattaforme efficaci per promuovere modelli femminili e donne leader a livello internazionale, nazionale e locale; invita gli Stati membri a promuovere ed elaborare politiche volte a combattere il divario retributivo di genere e le disparità in termini di premi, tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nello sport e a garantire una maggiore copertura delle donne nei media sportivi e una maggiore presenza femminile nelle posizioni decisionali; invita la Commissione a includere lo sport nella prevista campagna contro gli stereotipi;
104. chiede all'UE di adottare una prospettiva intersezionale e orientata alla parità di genere per rispondere alla crisi della COVID-19 e di assegnare considerevoli risorse dello strumento per la ripresa e la resilienza alle misure a favore della parità di genere, in particolare nei settori a forte prevalenza femminile, e alla promozione dei diritti delle donne; chiede che i finanziamenti si basino su un principio misurabile di integrazione della dimensione di genere in grado di garantire una distribuzione equa, adeguata e coerente delle risorse; chiede inoltre un fondo "coronavirus" specificamente dedicato alla parità di genere per sostenere la lotta contro le disuguaglianze esistenti;
105. ribadisce la necessità di integrare ulteriormente la prospettiva di genere nella futura strategia per la parità delle persone con disabilità 2021, prestando la dovuta attenzione al miglioramento dell'accesso al mercato del lavoro attraverso misure e azioni mirate;
106. rammenta la sua risoluzione del 29 novembre 2018 sulla situazione delle donne con disabilità[41]; esorta la Commissione a presentare, nel quadro della strategia europea sulla disabilità per il periodo successivo al 2020, una proposta consolidata che includa l'elaborazione di azioni positive a favore delle donne con disabilità in modo da assicurarne la piena ed efficace partecipazione al mercato del lavoro ed eliminare le discriminazioni e i pregiudizi cui sono soggette, comprese misure volte a promuovere l'occupazione, la formazione, l'inserimento professionale, percorsi professionali paritari, la parità salariale, l'accessibilità al luogo di lavoro e soluzioni appropriate nello stesso nonché l'ulteriore apprendimento, prestando particolare attenzione alla loro inclusione digitale e alla necessità di salvaguardare l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare; chiede inoltre che le misure riguardanti le disparità di genere a livello retributivo, pensionistico e assistenziale rispondano esplicitamente alle necessità dei genitori e di chi si prende cura dei bambini disabili, in particolare delle donne e delle famiglie monoparentali; sottolinea la necessità di un sistema di garanzia dei diritti delle persone con disabilità, che preveda misure specifiche per far fronte alle esigenze delle donne con disabilità, nonché di un rafforzamento della Garanzia per i giovani;
107. invita la Commissione ad accordare particolare attenzione alle donne più vulnerabili; chiede pertanto alla Commissione di garantire che tutte le pertinenti azioni della strategia non lascino indietro nessuna donna;
108. richiama l'attenzione sulla mancanza di una prospettiva di genere nell'ambito della salute e della sicurezza sul lavoro; sottolinea che occorre integrare la dimensione di genere nell'elaborazione delle politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro e delle strategie di prevenzione in tutti i settori, anche nel prossimo riesame della Commissione del quadro strategico per la salute e la sicurezza sul lavoro post-2020; esorta la Commissione, gli Stati membri e le parti sociali a considerare malattie professionali e malattie legate al lavoro quelle non ancora riconosciute come tali, particolarmente diffuse nei settori a prevalenza femminile, nonché le malattie che colpiscono specificamente le donne, a integrare la parità di genere nell'ambito della salute e della sicurezza nelle professioni dominate dagli uomini, dove sussistono ancora numerose lacune, anche in relazione agli impianti sanitari, alle attrezzature da lavoro e ai dispositivi di protezione individuale, a garantire la sicurezza e la tutela della maternità sul luogo di lavoro nonché misure di reinserimento professionale dopo il congedo di maternità e a valutare i rischi professionali nei settori a prevalenza femminile, anche presso il domicilio nel caso del lavoro domestico e della prestazione di assistenza;
109. invita la Commissione, alla luce dei comprovati benefici del latte materno per i neonati, a promuovere l'allattamento al seno, in particolare per i neonati prematuri; invita la Commissione a sostenere politiche che incoraggino l'utilizzo del latte materno, sia attraverso l'allattamento al seno sia ricorrendo al latte donato, per i bambini prematuri e a promuovere l'utilizzo transfrontaliero delle banche del latte, affinché le donne nelle regioni frontaliere possano avvalersi di tale sostegno quando necessario;
110. chiede che tutte le iniziative generali sulla parità di genere promosse in seno all'Unione europea comprendano la prospettiva della disabilità; esorta a garantire la protezione delle persone con disabilità sotto tutela o altri regimi giuridici di capacità limitata che sono vittime di violenza di genere e chiede a tal fine l'effettivo accesso alla giustizia per tale categoria di persone, nonché la formazione e il consolidamento delle capacità dei professionisti dei servizi speciali coinvolti nel processo (come i professionisti della giustizia penale o della salute); invita a realizzare un sistema di istruzione accessibile e libero da stereotipi, che consenta alle ragazze e alle donne con disabilità di scegliere il proprio ambito di studio e di lavoro in funzione dei propri desideri e talenti senza essere ostacolate da mancanza di accessibilità, pregiudizi e stereotipi; sostiene la partecipazione delle donne con disabilità come modelli di cambiamento nei movimenti a favore della parità di genere e dei diritti delle donne; chiede che le ragazze e le donne con disabilità, comprese quelle che vivono in istituti, siano coinvolte in tutti i piani di prevenzione del tumore al seno e del tumore al collo dell'utero negli Stati membri e che tali categorie siano coinvolte inoltre in tutti i programmi di lotta all'HIV/AIDS e in altri programmi volti a eliminare le malattie sessualmente trasmesse; chiede che tutti gli indicatori e i dati raccolti in relazione a questioni legate alla parità di genere siano ripartiti per età, disabilità e genere;
Contrastare i regressi in materia di parità di genere
111. ribadisce la necessità di costanti scambi di migliori pratiche tra gli Stati membri, la Commissione e le parti interessate (come gli operatori sanitari, i regolatori e le organizzazioni della società civile) sugli aspetti di genere della salute, comprese linee guida relative a un'educazione sessuale e relazionale esaustiva, alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti e a risposte alle epidemie che tengano conto delle specificità di genere; invita la Commissione ad adottare ulteriori misure e a fornire ulteriore sostegno allo scopo di garantire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti nell'attuazione dell'attuale strategia per la parità di genere e a inserire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti nella prossima strategia europea per la salute; invita la Commissione a sostenere gli Stati membri nel rafforzamento dei loro sistemi sanitari e nell'offerta di servizi sanitari di qualità e accessibili a tutti e a ridurre le disparità di accesso ai servizi sanitari, compresi i servizi connessi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, tra i vari Stati membri e all'interno degli stessi; invita, a tale proposito, gli Stati membri a garantire un accesso sicuro, tempestivo e completo alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti e ai servizi sanitari necessari;
112. chiede alla Commissione di affrontare le disuguaglianze sanitarie nel quadro della futura strategia dell'UE per la salute, che dovrebbe concentrarsi sull'accesso alla prevenzione sanitaria in tutte le fasi della vita, sulla salute e la sicurezza delle donne sul posto di lavoro, nonché sull'inclusione di una prospettiva di genere nel piano europeo per la lotta contro il cancro; sottolinea ancora una volta l'importanza della medicina e della ricerca di genere e sottolinea pertanto che gli investimenti nelle differenze tra donne e uomini in relazione alla loro salute dovrebbero essere sostenuti attraverso il programma Orizzonte Europa, al fine di permettere ai sistemi sanitari di rispondere meglio alle diverse esigenze di donne e uomini;
113. invita la Commissione a sostenere la ricerca sulla contraccezione femminile non ormonale, offrendo alle donne maggiori alternative, nonché a sostenere la ricerca sulla contraccezione maschile, allo scopo di garantire la parità per quanto riguarda l'accesso ai contraccettivi e il loro utilizzo nonché la condivisione delle responsabilità;
114. chiede di sostenere quanti si battono a favore dei diritti delle donne nonché le organizzazioni per i diritti delle donne nell'UE e in tutto il mondo, comprese le organizzazioni che si occupano della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti e delle persone LGBTI+, destinando loro un sostegno finanziario più consistente e mirato nel prossimo QFP; mette inoltre in risalto le difficoltà da essi incontrate a causa della crisi attuale e chiede maggiori finanziamenti al fine di sostenere in misura sufficiente il loro lavoro costante; nutre profonda preoccupazione per il regresso cui si assiste nei diritti delle donne e nella parità di genere acquisiti in alcuni Stati membri e, in particolare, per i tentativi di criminalizzare ulteriormente l'assistenza all'aborto e compromettere l'accesso dei giovani a un'educazione sessuale esaustiva in Polonia, nonché per la riforma che mette a rischio i diritti delle persone transgender e intersessuali adottata in Ungheria; invita a monitorare costantemente la situazione dei diritti delle donne e della parità di genere, comprese la disinformazione e le iniziative regressive in tutti gli Stati membri, e a istituire un sistema di allerta per segnalare i regressi; invita la Commissione a sostenere gli studi che analizzano il legame esistente tra i movimenti antidemocratici e gli attacchi e le campagne di disinformazione sui diritti delle donne e la parità di genere e sulla democrazia; invita altresì la Commissione ad analizzarne le cause profonde e a intensificare gli sforzi volti a contrastare tali fenomeni, procedendo a controlli fattuali, elaborando argomentazioni per confutarli e organizzando campagne di sensibilizzazione;
115. invita la Commissione a realizzare una campagna globale contro i crescenti attacchi nei loro confronti e ad adoperarsi affinché i difensori dei diritti umani siano liberati, richiamando in particolare l'attenzione sui difensori dei diritti delle donne; chiede l'immediata introduzione, negli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, di un allegato inteso a individuare ed elaborare ulteriori strategie e strumenti per affrontare e prevenire meglio e in maniera più efficace le situazioni, le minacce e i fattori di rischio specifici cui si trovano a far fronte i difensori dei diritti delle donne;
116. esorta la Commissione e gli Stati membri a proteggere le donne che sono particolarmente vulnerabili alla discriminazione multipla, riconoscendo le discriminazioni intersezionali cui le donne sono soggette in funzione di genere, etnia, nazionalità, età, disabilità, condizione sociale, orientamento sessuale, identità di genere e status migratorio, e ad assicurare che le misure attuate prendano in considerazione e affrontino le esigenze specifiche di tali gruppi;
117. rammenta la sua risoluzione, del 12 febbraio 2019, sulla necessità di rafforzare il quadro strategico dell'UE per il periodo successivo al 2020 per le strategie nazionali di integrazione dei rom[42], in cui si afferma che nella maggior parte degli Stati membri non è stato osservato alcun miglioramento nell'accesso all'occupazione, che vi sono serie preoccupazioni in materia di alloggio, che solo pochi progressi sono stati compiuti per quanto riguarda la povertà e che è necessaria una forte dimensione di genere nel quadro dell'UE; è preoccupato per i discorsi di incitamento all'odio nei confronti dei rom nel contesto della pandemia di COVID-19 e per le restrizioni supplementari introdotte da alcuni Stati membri per mettere in quarantena le comunità rom e teme le conseguenze negative per i gruppi più vulnerabili tra i rom, quali le ragazze, le giovani donne, le donne anziane, le persone con disabilità e le persone LGBTIQ+; esorta la Commissione ad adottare quanto prima il quadro strategico dell'UE per l'uguaglianza e l'inclusione dei rom, ad analizzare l'impatto della pandemia di coronavirus sulle comunità rom e ad adottare misure volte a evitare ostilità nei loro confronti;
118. esorta la Commissione a definire un quadro concreto per i diritti e la tutela dei lavoratori sessuali durante e dopo la crisi; ribadisce ulteriormente l'importanza di introdurre misure e strategie che affrontino la discriminazione cui sono soggetti i lavoratori sessuali nell'accesso ai finanziamenti, all'alloggio, all'assistenza sanitaria, all'istruzione e ad altri servizi;
119. sottolinea che i media audiovisivi e la stampa sono un settore che ha un peso culturale, sociale ed economico considerevole, che riflette e plasma la società e la cultura; deplora che le donne siano fortemente sottorappresentate nelle posizioni creative chiave in tale settore, compresa l'industria cinematografica in Europa e nel mondo; invita la Commissione ad affrontare gli stereotipi di genere nei media e a promuovere contenuti rispettosi della parità di genere; sottolinea l'importanza di promuovere l'alfabetismo mediatico e offrire a tutti i pertinenti soggetti interessati iniziative di educazione mediatica sensibili alla dimensione di genere; invita gli Stati membri ad adottare una legislazione che vieti la pubblicità sessista nei media e promuova attività di formazione e corsi pratici sulla lotta contro gli stereotipi di genere nelle scuole di giornalismo, comunicazione, media e pubblicità; invita la Commissione a contribuire allo scambio delle migliori pratiche per quanto riguarda la lotta contro la pubblicità sessista; invita gli Stati membri a elaborare e attuare politiche volte a eliminare le disuguaglianze persistenti nell'intero settore audiovisivo, al fine di offrire migliori opportunità alle donne e alle ragazze;
Parità di genere nelle relazioni esterne
120. conformemente all'articolo 8 TFUE, secondo cui nelle sue azioni l'Unione mira ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità, tra uomini e donne, invita a garantire la coerenza e il reciproco rafforzamento delle politiche interne ed esterne dell'UE per quanto riguarda i principi della discriminazione multipla, dell'integrazione della dimensione di genere e della parità di genere, la lotta contro gli stereotipi e le norme di genere, oltre che contro le pratiche lesive e le leggi discriminatorie, e la promozione del paritario esercizio dell'insieme dei diritti umani da parte delle donne attraverso le relazioni esterne; mette in evidenza, in particolare, in tale contesto, le politiche dell'UE in materia di commercio, cooperazione allo sviluppo e diritti umani; sottolinea il ruolo primario dell'emancipazione femminile al fine di attuare efficacemente le politiche di sviluppo; ricorda l'importanza dell'istruzione per l'emancipazione delle donne e delle ragazze sia nell'UE che nei paesi partner; sottolinea che l'istruzione non è solo un diritto ma anche uno strumento essenziale per contrastare i matrimoni precoci e forzati e le gravidanze in età adolescenziale; ribadisce la necessità che la politica esterna dell'UE contribuisca in via prioritaria a far sì che le ragazze continuino ad andare a scuola e proseguano gli studi nei paesi partner; si compiace del rinnovato impegno a favore dei diritti delle donne e delle ragazze e del riferimento agli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare all'OSS 5, quale quadro fondamentale per la strategia per la parità di genere;
121. invita la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, a monitorare e adoperarsi per la piena attuazione della piattaforma d'azione di Pechino, del programma d'azione della conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) e dei risultati delle relative conferenze di revisione, nonché di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, compresi gli obiettivi 3.7 e 5.6, sia all'interno che all'esterno dell'UE, utilizzando indicatori coerenti con il quadro globale degli indicatori delle Nazioni Unite per gli OSS;
122. invita la Commissione ad adottare rapidamente il nuovo piano d'azione sulla parità di genere III (GAP III) sulla base dell'attuale GAP II, al fine di avviarne l'attuazione nel 2021 quale strumento fondamentale per promuovere la parità di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze nelle relazioni esterne; sottolinea che tale documento deve assumere la forma di una comunicazione ed essere corredato di indicatori chiari, misurabili e definiti sotto il profilo temporale, compresa l'assegnazione di funzioni e responsabilità ai diversi attori; chiede che il nuovo piano d'azione mantenga l'obiettivo secondo cui l'85 % di tutti i nuovi programmi deve contribuire alla parità di genere e stabilisca un nuovo obiettivo che preveda che il 20 % dei programmi debba avere come obiettivo principale la parità di genere; chiede che il nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale attribuisca priorità alla parità di genere e ai diritti delle donne in tutti i programmi geografici e tematici in linea con tali obiettivi; si compiace del cambiamento nella cultura istituzionale dei servizi della Commissione e del Servizio europeo per l'azione esterna al fine di rispettare più efficacemente gli impegni dell'UE in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere;
123. invita la Commissione a rafforzare ulteriormente il ruolo dell'UE quale catalizzatore della parità di genere in tutto il mondo;
124. invita la Commissione a promuovere una migliore comprensione delle esigenze specifiche delle donne e delle ragazze migranti e richiedenti asilo per quanto riguarda l'accesso a misure di sostegno nell'ambito della salute e dell'istruzione e alla sicurezza finanziaria, così da prevenire il rischio che vengano sfruttate e assicurare il rispetto dei loro diritti;
125. osserva che la Commissione deve affrontare la particolare situazione della protezione delle donne dalla violenza di genere nelle strutture di accoglienza per i richiedenti asilo e i migranti e chiede infrastrutture adeguate per le donne e le ragazze e, ove necessario, una formazione adeguata del personale di tali strutture;
126. è favorevole a una politica commerciale dell'UE basata sui valori, che garantisca un livello elevato di protezione dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente e il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani, compresa la parità di genere; ricorda che tutti gli accordi commerciali e di investimento dell'UE devono integrare la dimensione di genere e includere un capitolo ambizioso e applicabile in materia di commercio e sviluppo sostenibile; accoglie con favore l'impegno della Commissione di inserire per la prima volta nell'accordo di associazione aggiornato con il Cile un capitolo specifico sul commercio e la parità di genere sulla base degli esempi internazionali esistenti;
127. ribadisce il proprio sostegno costante al lavoro della Commissione in tale ambito;
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128. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
MOTIVAZIONE
Quest'anno, in occasione del venticinquesimo anniversario dell'adozione degli obiettivi indicati nella piattaforma di Pechino, si effettueranno in tutto il mondo valutazioni di vario tipo, per verificare i progressi compiuti verso la realizzazione della parità di genere. Tali valutazioni dimostreranno ancora una volta con estrema chiarezza che l'autentica parità di genere, estesa a tutti gli ambiti della vita, avanza solo a piccole tappe, mentre le disuguaglianze di genere persistono, scalfite appena da tutti i nostri sforzi.
La violenza contro le donne, e persino i femminicidi, rimangono una realtà quotidiana; l'indipendenza economica delle donne non è tuttora garantita, a causa della rigida segregazione che ancora si registra nel campo dell'istruzione e nel mercato del lavoro; la disuguaglianza retributiva e il peso dell'assistenza non retribuita gravano principalmente sulle spalle delle donne. Per di più, le donne rimangono ancora escluse dalle posizioni dirigenziali. Nei settori della politica, dell'economia e della cultura le posizioni che potrebbero fare una differenza – compresa la possibilità di cambiare queste disuguaglianze strutturali – non sono distribuite uniformemente tra i generi.
Nell'indice sull'uguaglianza di genere dell'UE, elaborato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, l'Unione europea ha ottenuto 67,4 punti su 100; ciò dimostra che l'UE ha compiuto poco più della metà del cammino verso una completa parità, a conferma di quanto si è appena osservato.
Il conseguimento della parità di genere è stato ostacolato dalle misure e dagli effetti della crisi economica, oltre che dalla mancanza della volontà politica di farne una priorità, nonostante tutto, nell'ultimo decennio. Oggi assistiamo a regressi e attacchi deliberati, organizzati in numerosi Stati membri a difesa dello status quo anziché del progresso. Grazie ai forti movimenti di cittadini che si sono sviluppati in alcuni Stati membri, in vari paesi non si è giunti (almeno sulla carta) all'adozione dei temuti provvedimenti regressivi, e non si è riusciti a tacitare la richiesta di completa parità e di misure supplementari, così come non si dovrebbe mettere a tacere la nostra volontà politica. La disuguaglianza di genere e la discriminazione strutturale sono però costantemente aggravate da vari problemi di carattere sociale, come si è constatato di recente in relazione all'epidemia di COVID-19. Se da un lato il lavoro delle donne nei settori pertinenti, come l'assistenza sanitaria e l'approvvigionamento alimentare, è essenziale per il funzionamento della società, dall'altro l'indispensabile accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a strutture di sostegno, come l'assistenza telefonica e le case rifugio in caso di violenza, è in questo periodo tendenzialmente limitato.
Dobbiamo porre subito fine a questa tendenza ed elaborare per i prossimi cinque anni un quadro comune e ambizioso, da cui emergano misure efficaci e coerenti atte a contrastare tutte le forme di discriminazione contro le donne e gli uomini. Dobbiamo fare ogni sforzo per eliminare le discriminazioni fondate sull'etnia, l'orientamento sessuale, l'identità di genere, la disabilità, la fede religiosa, la classe, la nazionalità o l'età. Occorre quindi adottare un approccio intersezionale per la parità di genere, come per qualsiasi altra politica europea
La relatrice ritiene inoltre che gli obiettivi economici, sociali e occupazionali dell'UE si possano raggiungere solo con la piena realizzazione della parità di genere. La parità deve pertanto essere considerata un obiettivo strategico e universale. Il lavoro delle istituzioni e degli Stati membri dell'UE deve quindi incorporare senza riserve i principi dell'integrazione di genere, della valutazione dell'impatto di genere e del bilancio di genere.
La proposta di una nuova strategia dell'UE per la parità di genere, che la Commissione ha presentato durante i primi 100 giorni del suo mandato, può essere considerata un deciso segnale politico a sostegno di tutti gli sforzi profusi a favore della parità di genere. Essa definisce obiettivi comuni, accompagnati dalle necessarie misure in materia di diritti delle donne e parità di genere nell'UE, per eliminare gli stereotipi e la violenza di genere, per garantire la parità di partecipazione e di opportunità nel mercato del lavoro, compresa la trasparenza retributiva per tradurre in realtà il principio della parità retributiva per un lavoro di pari valore, e infine per conseguire l'equilibrio di genere nelle posizioni dirigenziali. La proposta promuove inoltre un modello egualitario in termini di reddito e di responsabilità di assistenza, che rende possibile a donne e uomini condividere equamente il lavoro retribuito e quello non retribuito.
La relatrice apprezza particolarmente l'impegno a combattere gli stereotipi e i pregiudizi di genere, che costituiscono una delle principali ragioni di fondo della discriminazione, e il ricorso sistematico a un approccio intersezionale, che concentra gli sforzi sulle donne e gli uomini in tutta la loro diversità, indispensabile per produrre un concreto salto di qualità a favore di tutte le donne e tutti gli uomini nell'Unione europea.
Dal momento che la strategia della Commissione è stata elaborata prevedendo la possibilità di modifiche costanti, il Parlamento europeo ne effettuerà un costante monitoraggio proponendo azioni e misure supplementari. Questa relazione – che è concepita come la prima di una lunga serie – vuole segnalare le misure positive programmate, ma anche rimarcare misure, azioni e obiettivi ulteriori, necessari per programmare un'attività di elaborazione politica coerente ed esaustiva a livello dell'UE, e conseguire infine la giustizia di genere nell'Unione europea e nel mondo.
PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'OCCUPAZIONE E GLI AFFARI SOCIALI (23.7.2020)
destinato alla commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
sulla strategia dell'UE per la parità di genere
Relatrice per parere: Eugenia Rodríguez Palop
SUGGERIMENTI
La commissione per l'occupazione e gli affari sociali invita la commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
– visto il pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare i principi 2, 3, 6, 9 e 15,
– visti l'agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), in particolare gli obiettivi nn. 1, 5, 8 e 10 e i rispettivi traguardi e indicatori,
– viste la convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sulla parità di retribuzione del 1951 e la convenzione dell'OIL sulla violenza e le molestie del 2019,
– vista la raccomandazione della Commissione del 7 marzo 2014 sul potenziamento del principio della parità retributiva tra donne e uomini tramite la trasparenza[43],
– visto l'impegno strategico della Commissione per la parità di genere 2016-2019,
– visto il piano d'azione dell'UE presentato dalla Commissione per il periodo 2017-2019 sul tema "Affrontare il problema del divario retributivo di genere" (COM(2017)0678),
– vista la relazione della Commissione del 2019 sulla parità tra donne e uomini nell'UE,
– viste la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego[44] e la direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio[45],
– visto l'indice sull'uguaglianza di genere dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), e in particolare la relazione del 2019,
– viste le conclusioni del Consiglio del 13 giugno 2019 sul tema "Colmare il divario retributivo di genere: politiche e misure fondamentali",
– viste le conclusioni del Consiglio del 10 dicembre 2019 sul tema "Parità di genere nelle economie dell'UE: prospettive per il futuro",
– vista la sua risoluzione del 26 maggio 2016 sul tema "Povertà: una prospettiva di genere[46],
– vista la sua risoluzione del 19 gennaio 2017 su un pilastro europeo dei diritti sociali"[47],
– vista la sua risoluzione del 14 giugno 2017 sulla necessità di una strategia dell'Unione europea per eliminare e prevenire il divario tra le pensioni degli uomini e delle donne[48],
– vista la sua risoluzione del 3 ottobre 2017 sull'emancipazione economica delle donne nel settore pubblico e privato nell'UE[49],
– vista la sua risoluzione del 16 novembre 2017 sulla lotta contro le disuguaglianze come leva per stimolare crescita e occupazione[50],
– vista la sua risoluzione del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere[51],
– vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2020 dal titolo "Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025" (COM(2020)0152),
– vista la sua risoluzione del 17 aprile 2020 sull'azione coordinata dell'UE per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze[52],
A. considerando che la parità di genere rappresenta un valore fondamentale dell'Unione e uno dei suoi principi comuni e fondamentali, sancito dall'articolo 2 e dall'articolo 3, paragrafo 3, TUE, dagli articoli 8 e 19 TFUE e dall'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che riflette l'impegno dell'UE a favore dell'integrazione della dimensione di genere in tutte le sue politiche e attività; che l'articolo 157 TFUE afferma espressamente che gli Stati membri devono assicurare l'applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore;
B. considerando che in tutta l'Unione le retribuzioni delle donne sono sproporzionatamente inferiori a quelle degli uomini; che, secondo i dati più recenti della Commissione, il divario di genere nell'UE in termini di retribuzione oraria è pari al 15,7 %[53], benché si registrino variazioni notevoli tra uno Stato membro e l'altro; che il divario retributivo di genere aumenta fino al 40 %[54] quando sono presi in considerazione i tassi di occupazione e la partecipazione complessiva al mercato del lavoro; che nell'UE solo l'8 %[55] degli uomini lavora a tempo parziale, a fronte di quasi un terzo delle donne (31 %)[56], e che ciò è dovuto a varie ragioni, compresi stereotipi, motivi strutturali e aspettative sociali; che la trasparenza salariale può svolgere un ruolo cruciale nel garantire progressi sostanziali nella lotta contro il divario retributivo di genere e le disuguaglianze e potrebbe contribuire a mettere in luce la sottovalutazione sistematica, l'insufficiente riconoscimento e l'inadeguata retribuzione del lavoro delle donne, elementi centrali delle persistenti disparità retributive di genere; che la contrattazione collettiva può ridurre differenziali salariali iniqui e promuovere la trasparenza retributiva, nonché contrastare la scarsa retribuzione in generale;
C. considerando che un approccio intersezionale è essenziale per comprendere le molteplici discriminazioni che rendono ancora più complesso il divario retributivo di genere per le donne con una combinazione di identità e l'intersezione tra il genere e altri fattori sociali, quali la disabilità; che oltre la metà delle donne con disabilità in età lavorativa è economicamente inattiva; che in tutti gli Stati membri il tasso di deprivazione materiale grave delle donne con disabilità è più elevato rispetto a quello delle donne senza disabilità;
D. considerando che, sebbene la partecipazione delle donne al mercato del lavoro sia aumentata, permangono divari di genere che possono porre le donne in situazioni di vulnerabilità o precarietà; che il divario occupazionale di genere nell'UE si attesta all'11,6 %[57]; che le donne sono sottorappresentate nei settori ben retribuiti e nelle posizioni decisionali e hanno più frequentemente impieghi per i quali sono sovraqualificate, alla luce del fatto che nell'UE una lavoratrice su cinque rientra nella fascia salariale più bassa, rispetto a un uomo su dieci; che le ripercussioni del divario retributivo di genere includono un divario di genere del 37 %[58] nel reddito pensionistico, situazione che persisterà nei prossimi decenni, e un livello diseguale di indipendenza economica tra donne e uomini; che sono necessari sforzi più ambiziosi per colmare tutti questi divari di genere;
E. considerando che in alcuni Stati membri si riscontra un evidente regresso, anche per quanto riguarda l'emancipazione economica delle donne, e sussiste il rischio che la parità di genere assuma un ruolo ancora meno rilevante nell'agenda degli Stati membri;
F. considerando che la crisi COVID-19 colpisce in modo sproporzionato le donne nell'ambito socioeconomico e comporterà disparità e discriminazioni ancor più profonde tra uomini e donne nel mercato del lavoro, alla luce del fatto che queste ultime hanno salari, risparmi e pensioni più bassi, sono soggette a tassi più elevati di forme di lavoro non convenzionali e precarie e di povertà, non godono di pari accesso alla protezione sociale, sono maggiormente esposte al rischio di licenziamento o di riduzione dell'orario di lavoro a causa della crisi e sono gravate da oneri specifici maggiori in situazioni di confinamento, come il lavoro a distanza in condizioni di stress, casi di carico eccessivo di lavoro e la ripartizione iniqua del lavoro domestico e assistenziale non retribuito; che la maggior parte dei lavoratori in prima linea sono donne, che in alcuni settori sono iniquamente sottopagate e sottovalutate;
G. considerando che le donne sono alla guida della fornitura di assistenza e sostegno per proteggere la società nel quadro dell'attuale crisi COVID-19 e sono nel contempo maggiormente esposte al rischio di contagio a causa della loro predominanza in professioni essenziali e più esposte[59], ad esempio tra gli infermieri e altri professionisti sanitari, il personale delle farmacie, i cassieri dei supermercati, i prestatori di assistenza agli anziani e gli addetti alle pulizie, che rappresenta il risultato della segregazione di genere nel mercato del lavoro;
H. considerando che l'emancipazione economica delle donne e la parità di accesso alle risorse finanziarie è essenziale per conseguire la parità di genere, contrastare la povertà e l'esclusione sociale; che non retribuendo equamente le donne si limita la loro capacità di raggiungere l'indipendenza economica e, di conseguenza, personale; che, il tasso di povertà tra le lavoratrici potrebbe diminuire dall'8,0 % al 3,8 % se le donne venissero pagate quanto gli uomini[60]; che 2,5 milioni dei 5,6 milioni di bambini che vivono oggi in povertà potrebbero essere sottratti dalla povertà eliminando il divario retributivo di genere; che il divario di genere in termini di reddito mensile lordo tra i lavoratori subordinati di età compresa tra 15 e 24 anni (pari al 7 %) è inferiore di oltre cinque volte al divario esistente tra i lavoratori subordinati di età pari o superiore a 65 anni (pari al 38 %), mettendo in luce che la maternità comporta attualmente una chiara penalizzazione economica, nonché un divario retributivo tra donne con e senza figli a carico e tra madri e padri; che il rischio di povertà aumenta notevolmente nel corso della vita, rivelando l'accumulo degli effetti delle disparità retributive; che la povertà tra le persone di età pari o superiore a 75 anni è costantemente più diffusa tra le donne, principalmente per effetto dell'assegnazione basata sul genere del lavoro di assistenza non retribuito, della minore durata dell'orario lavorativo delle donne e/o dei minori redditi percepiti durante la loro carriera professionale, che determinano il percepimento di pensioni più basse; che la povertà colpisce maggiormente le famiglie in cui le donne sono l'unica fonte di reddito e che nel 2017 il 35 % delle madri sole nell'UE era a rischio di povertà, rispetto al 28 % dei padri soli[61];
I. considerando che la strategia per la parità di genere 2020-2025 e il rafforzamento delle politiche sensibili alle questioni di genere a livello dell'UE sono essenziali per garantire che l'impatto della crisi COVID-19 non acuisca le disparità di genere e che le risposte contribuiscano a ridurre la discriminazione nei confronti delle donne;
J. che, secondo le Nazioni Unite, quasi il 35 % delle donne a livello mondiale subisce molestie psicologiche o sessuali sul luogo di lavoro o molestie con conseguenze rilevanti sulle loro aspirazioni personali e professionali, e che tali molestie sono dannose per l'autostima delle donne e la loro posizione negoziale in vista di una retribuzione più equa; che l'equa retribuzione e l'indipendenza economica sono presupposti essenziali affinché le donne abbiano la possibilità di mettere fine a una relazione caratterizzata da abusi e violenze;
K. considerando che nell'UE una donna su tre ha subito violenze fisiche e/o sessuali dall'età di 15 anni;
1. prende atto della base per l'azione dell'UE descritta nella tabella di marcia della Commissione sulla strategia per la parità di genere; sottolinea l'importanza di una strategia per la parità di genere che sostenga, coordini e integri le azioni intraprese dagli Stati membri a favore dell'uguaglianza;
2. ricorda che il mondo del lavoro rimane iniquo per quanto riguarda il reddito, le prospettive di carriera, i settori a prevalenza femminile, l'accesso alla protezione sociale, nonché l'istruzione e la formazione; rammenta che per conseguire la parità di genere è necessario occuparsi di tutte le suddette dimensioni;
3. si compiace della valutazione della Commissione del quadro vigente in materia di parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore, dell'avvio di un processo di consultazione sulle modalità per migliorare la parità di genere nel mondo del lavoro, della prossima relazione sull'adeguatezza delle pensioni e dell'esame in corso sulla possibilità di concedere crediti pensionistici per le interruzioni di carriera per motivi di assistenza nell'ambito dei regimi pensionistici professionali;
4. è preoccupato per la limitata mobilità sociale che ostacola la mobilità lavorativa tra le donne; sottolinea la necessità di migliorare le opportunità di mobilità lavorativa all'interno dell'UE;
5. invita la Commissione a presentare entro il prossimo anno una revisione della direttiva 2006/54/CE sulla base della sua recente valutazione del funzionamento e dell'attuazione delle norme dell'UE sulla parità di retribuzione e conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea; ritiene che una tale revisione dovrebbe includere una definizione di "lavoro di pari valore" in tutti i settori professionali, che integri la prospettiva di genere, nonché un riferimento a molteplici forme di discriminazione e misure supplementari volte ad assicurare l'applicabilità della direttiva;
6. ricorda che l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce il principio di non discriminazione, ivi compresa la discriminazione fondata sul sesso;
7. rammenta la sua risoluzione del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere; chiede la revisione immediata del piano d'azione e una nuova versione ambiziosa del piano d'azione sul divario retributivo di genere entro la fine del 2020, che dovrebbe fissare obiettivi chiari per gli Stati membri al fine di ridurre il divario retributivo di genere nei prossimi cinque anni e garantire che tali obiettivi siano presi in considerazione nelle raccomandazioni specifiche per paese; sottolinea in particolare la necessità di includere una prospettiva intersezionale nel nuovo piano d'azione; invita la Commissione e gli Stati membri a coinvolgere le parti sociali e le organizzazioni della società civile (OSC) nell'elaborazione delle nuove politiche volte a colmare il divario retributivo di genere e a migliorare e sviluppare ulteriormente le statistiche, la ricerca e l'analisi al fine di misurare e monitorare meglio i progressi compiuti per colmare il divario retributivo di genere, prestando un'attenzione particolare ai gruppi che sono oggetto di forme di discriminazione multiple e intersezionali; invita la Commissione a prestare attenzione ai fattori che determinano il divario pensionistico e a e a sostenere gli Stati membri nelle loro misure per ridurlo, istituendo un indicatore del divario pensionistico di genere che valuti l'accumulo delle disparità cui le donne sono soggette nell'arco della loro vita;
8. invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare la segregazione orizzontale e verticale nell'occupazione e le pratiche discriminatorie nelle decisioni riguardanti le assunzioni e le promozioni, comprese politiche che promuovano l'integrazione delle donne provenienti da gruppi emarginati nel mercato del lavoro; sottolinea la necessità di investire nell'istruzione e nella formazione nonché di processi di selezione e assunzione sensibili alle questioni di genere nel settore pubblico e in quello privato, e in particolare in settori orientati al futuro come quello delle discipline STEM e del settore digitale, dove le donne sono sottorappresentate; sottolinea a tale proposito che la discriminazione fondata sul genere danneggia non solo il singolo ma anche l'intera società;
9. ribadisce il suo invito alla Commissione a presentare quanto prima[62], e al più tardi entro la fine del 2020, una normativa in materia di trasparenza salariale di genere; ribadisce inoltre l'urgenza nel contesto della crisi attuale, che comporterà discriminazioni e disparità di genere ancora più acute nel mercato del lavoro; invita la Commissione a prendere in considerazione l'introduzione di misure concrete che si applichino sia al settore pubblico che a quello privato, nel rispetto delle specificità delle piccole e medie imprese, sulla base della sua raccomandazione del 2014, quali: a) una chiara definizione dei criteri per la valutazione del valore del lavoro, b) sistemi di classificazione e di valutazione delle mansioni che siano neutri sotto il profilo del genere, c) audit e relazioni salariali sotto il profilo del genere obbligatori al fine di garantire la parità di retribuzione, d) il diritto dei lavoratori di richiedere informazioni salariali complete e il diritto di ricorso, ed e) obiettivi chiari in termini di risultati conseguiti dalle imprese in materia di parità di genere; chiede inoltre un migliore accesso alla giustizia e l'introduzione diritti procedurali più solidi per combattere la discriminazione retributiva; invita la Commissione a promuovere il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva a tutti i livelli (nazionale, settoriale, locale e aziendale) nella futura legislazione in materia di trasparenza retributiva; invita la Commissione a prevedere misure incisive di contrasto per chi non ottempera agli obblighi;
10. sottolinea che le professioniste continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni dirigenziali; ricorda che, stando ai dati pubblicati da Eurostat nel 2019, solo il 28 % dei membri dei consigli d'amministrazione delle società quotate in borsa nell'UE e il 18 % dei dirigenti erano donne e che tra le imprese più grandi dell'UE esse costituiscono solo l'8 % degli amministratori delegati; invita gli Stati membri a sbloccare la direttiva relativa alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione e ad adottare rapidamente un'ambiziosa posizione del Consiglio per far fronte al considerevole squilibrio nel coinvolgimento di donne e uomini nei processi decisionali al livello più elevato; invita inoltre la Commissione ad assicurare che le istituzioni dell'UE diano l'esempio e garantiscano che almeno il 50 % delle posizioni dirigenziali di alto livello sia occupato da donne; invita inoltre gli Stati membri a istituire un meccanismo di rendicontazione trasparente con il quale le imprese comunichino la percentuale di donne che occupano posizioni dirigenziali di alto livello e forniscano anche informazioni sui livelli retributivi; si rammarica che la direttiva orizzontale antidiscriminazione sia ancora bloccata in Consiglio; invita la Commissione a proporre una nuova legislazione antidiscriminazione;
11. ricorda che la sottorappresentazione delle donne nella vita pubblica e politica pregiudica il buon funzionamento delle istituzioni e dei processi democratici; invita, pertanto, gli Stati membri a incoraggiare e sostenere le misure volte ad agevolare una partecipazione equilibrata di uomini e donne al processo decisionale a livello nazionale, regionale e locale;
12. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure per contrastare il fenomeno del soffitto di cristallo, come ad esempio un congedo parentale esteso, l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia di alta qualità e dai costi accessibili nonché l'eliminazione di ogni forma di discriminazione diretta e indiretta in relazione alle promozioni nel mercato del lavoro;
13. invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare a uomini e donne un'equa partecipazione al mercato del lavoro e pari opportunità nello stesso e a occuparsi della femminilizzazione della povertà in tutte le sue forme, compresa la povertà in età avanzata, in particolare, tenendo conto del genere nella disponibilità e nell'accesso ai diritti pensionistici, al fine di eliminare il divario pensionistico di genere, e migliorando le condizioni di lavoro in settori a prevalenza femminile, quali l'ospitalità e il turismo, i servizi di pulizia e l'assistenza; sottolinea l'importanza di affrontare la sottovalutazione culturale dei posti di lavoro in cui prevalgono le donne, la necessità di combattere tali stereotipi e la sovrarappresentazione delle donne in forme di lavoro atipico; invita gli Stati membri a garantire la parità di trattamento delle donne migranti (anche attraverso una revisione del sistema di riconoscimento delle qualifiche professionali) e di altri gruppi di donne particolarmente vulnerabili; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la copertura della contrattazione collettiva a livello settoriale e il coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle politiche, al fine di promuovere un'occupazione stabile e di qualità; sottolinea la necessità di strategie volte a incoraggiare e sostenere le iniziative imprenditoriali delle donne;
14. osserva che l'ascesa dell'economia dei lavori su richiesta ("gig economy") ha implicazioni per i lavoratori, che sono meno sindacalizzati e rischiano di trovarsi in condizioni di precarietà lavorativa a causa di fattori quali un orario di lavoro e un reddito instabili, la mancanza di applicabilità dei diritti dei lavoratori, l'incertezza in merito alla sicurezza sociale e alle pensioni o la mancanza di accesso a misure di sviluppo professionale e riqualificazione; nutre preoccupazioni per il fatto che l'insicurezza e la precarietà associate a tale situazione, acuite dalle misure di confinamento imposte dalla crisi attuale, abbiano un impatto particolarmente negativo sulle donne, sulle quali grava ancora l'onere di assistenza in un mercato del lavoro altamente segmentato in base al genere, in particolare sulle donne soggette a forme intersezionali di discriminazione; invita gli Stati membri ad attuare misure di protezione sociale specificamente destinate alle lavoratrici autonome e alle donne che lavorano nella gig economy; invita la Commissione a monitorare attentamente l'attuazione della direttiva 2010/41/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 luglio 2010, sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma[63];
15. sottolinea la necessità che gli Stati membri presentino politiche e riforme del mercato del lavoro ben concepite e basate su elementi concreti, che migliorino concretamente le condizioni di lavoro delle donne e promuovano un'occupazione di qualità;
16. sottolinea che pari opportunità e una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro possono accrescere l'occupazione, la prosperità economica e la competitività in Europa; invita la Commissione e gli Stati membri a definire obiettivi volti a ridurre i lavori precari e il lavoro a tempo parziale involontario, in modo da migliorare la situazione delle donne nel mercato del lavoro; sottolinea che il lavoro a tempo pieno dovrebbe essere la norma;
17. invita gli Stati membri a ridurre l'onere normativo gravante sulle imprese e gli elevati livelli di imposizione fiscale sul lavoro, in modo da stimolare la creazione di occupazione e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro;
18. invita la Commissione a proporre un Care Deal (Patto di assistenza) per l'Europa, assumendo un approccio globale nei confronti di tutte le esigenze e tutti i servizi di assistenza e fissando norme minime e orientamenti per la qualità dell'assistenza durante l'intero ciclo di vita, anche per i bambini, gli anziani e le persone con esigenze a lungo termine; invita la Commissione e gli Stati membri a raccogliere dati disaggregati sulla fornitura dei servizi di assistenza; invita gli Stati membri a ratificare la convenzione dell'OIL n. 189 sui lavoratori domestici e ad attuare pienamente e superare gli obiettivi di assistenza di Barcellona, garantendo la copertura di tali esigenze attraverso investimenti a favore di servizi universali di assistenza pubblica di qualità e accessibili, anche economicamente, anche modernizzandoli, affinché le donne non debbano scegliere tra la famiglia e la partecipazione al mercato del lavoro; esorta gli Stati membri a recepire e attuare rapidamente e pienamente la direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare[64] e li invita ad andare oltre le norme minime della direttiva, introducendo misure quali il congedo integralmente retribuito, la promozione del ruolo paritario degli uomini in qualità di prestatori di assistenza, affrontando in tal modo gli stereotipi di genere in relazione alla fruizione dei congedi di paternità/maternità, il riconoscimento del ruolo dei prestatori di assistenza informale, garantendone l'accesso a una copertura sociale e i diritti pensionistici, sostegno a servizi che siano adattati alle sfide e alle esigenze specifiche dei genitori e/o dei familiari che assistono persone con disabilità, malati di lungo periodo o anziani, modalità di lavoro flessibili che non vadano a discapito dei salari, dell'esercizio dei diritti sociali e del lavoro e delle indennità dei lavoratori, e del rispetto del loro diritto alla disconnessione; esorta la Commissione a monitorare da vicino e sistematicamente, a cadenza annuale, l'attuazione da parte degli Stati membri della direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare;
19. ribadisce l'invito rivolto alla Commissione e agli Stati membri nella propria risoluzione del 28 aprile 2016 sulle collaboratrici domestiche e le prestatrici di assistenza nell'UE[65]; esorta la Commissione a introdurre un quadro per la professionalizzazione del lavoro domestico e assistenziale che porti al riconoscimento e alla standardizzazione delle relative professioni e competenze nonché della costruzione della carriera, a incoraggiare gli Stati membri a istituire sistemi per la professionalizzazione, la formazione, lo sviluppo continuo delle competenze e il riconoscimento delle qualifiche delle collaboratrici domestiche e delle prestatrici di assistenza nonché a creare agenzie pubbliche per l'impiego per rafforzare la professionalizzazione;
20. osserva che, in momenti caratterizzati da eventi come l'attuale pandemia da coronavirus, il ruolo del telelavoro e del lavoro a distanza aumenta, così come le opportunità di ricorrere a tali soluzioni; invita la Commissione a includere nella strategia il ruolo del telelavoro e del lavoro a distanza, quale fattore importante per raggiungere un equilibrio tra attività professionale e vita familiare;
21. invita la Commissione e gli Stati membri, in consultazione con le parti sociali, a definire orientamenti in materia di salute e sicurezza sensibili alla dimensione di genere sul luogo di lavoro, specificamente mirati alle professioni in prima linea, al fine di proteggere i lavoratori di tali professioni in caso di futuri focolai; sottolinea che i cambiamenti nelle condizioni di lavoro, tra cui il telelavoro, pur offrendo opportunità per migliorare l'organizzazione flessibile del lavoro e l'equilibrio tra vita professionale e vita privata, possono anche ripercuotersi sulla capacità di disconnessione e aumentare il carico di lavoro, aspetto che colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini a causa del loro ruolo tradizionale e ancora predominante di prestatrici di assistenza domestica e familiare; invita pertanto la Commissione a presentare una proposta legislativa sensibile alle questioni di genere sul diritto alla disconnessione, nonché una direttiva sul benessere mentale sul luogo di lavoro che riconosca l'ansia, la depressione e il burn-out come malattie professionali, e a istituire meccanismi di prevenzione e reintegro dei lavoratori colpiti tra la forza lavoro;
22. richiama l'attenzione sulla mancanza di una prospettiva di genere nel settore della salute e della sicurezza sul lavoro; sottolinea che è opportuno integrare la dimensione di genere nell'elaborazione delle politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro e delle strategie di prevenzione in tutti i settori, anche nel prossimo riesame della Commissione del quadro strategico per la salute e la sicurezza sul lavoro post-2020; esorta la Commissione, gli Stati membri e le parti sociali a considerare come malattie professionali malattie e patologie non ancora riconosciute come tali, in particolare nei settori a prevalenza femminile, nonché malattie che colpiscono specificamente le donne, a integrare la parità di genere nel settore della salute e della sicurezza nelle professioni dominate dagli uomini, dove sussistono ancora numerose lacune, anche in relazione agli impianti sanitari, alle attrezzature da lavoro, ai dispositivi di protezione individuale, a garantire la sicurezza e la tutela della maternità sul luogo di lavoro nonché misure di reinserimento professionale dopo il congedo di maternità, e a valutare i rischi professionali nei settori a prevalenza femminile, compreso il settore del lavoro domestico e della prestazione di assistenza;
23. invita la Commissione a rivedere la direttiva 92/85/CEE, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, al fine di assicurare che le donne di tutta Europa possano beneficiare, su un piede di parità rispetto agli uomini, della libera circolazione dei lavoratori[66];
24. è profondamente preoccupato per la natura, la portata e la gravità della violenza e delle molestie nonché per l'impatto di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze in situazioni professionali; si compiace, a tale proposito, della recente adozione della convenzione n. 190 dell'OIL sulle violenze e le molestie sul lavoro e invita gli Stati membri a ratificarla e attuarla senza indugio; invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre misure efficaci e vincolanti per definire e vietare la violenza e le molestie nel mondo del lavoro, garantendo tra l'altro l'effettivo accesso a meccanismi di segnalazione e risoluzione delle controversie, formazione e campagne di sensibilizzazione, servizi di sostegno e mezzi di ricorso sicuri, efficaci e attenti alle questioni di genere; invita il Consiglio a ultimare urgentemente la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell'UE, che fa riferimento anche all'adozione di misure per aiutare le vittime a trovare un'occupazione, ed esorta gli Stati membri che non hanno ancora provveduto in tal senso a ratificarla e ad attuarla; invita la Commissione a proporre una direttiva con un approccio olistico alla prevenzione e alla lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne e a rafforzare le norme vigenti dell'UE volte a prevenire le molestie sessuali alla luce delle disposizioni della convenzione n. 190 dell'OIL e della Convenzione di Istanbul; sottolinea che una formazione sulle questioni legate alla sessualità e alla parità di genere è uno strumento essenziale per combattere la violenza di genere;
25. sottolinea che le misure di distanziamento sociale e confinamento adottate a causa dell'epidemia di COVID-19 hanno accresciuto significativamente il numero dei casi di violenza di genere in Europa; ritiene di conseguenza che tutti gli Stati membri debbano rafforzare le misure volte a proteggere le donne sia durante sia dopo la crisi; ricorda che uno degli elementi essenziali per contrastare la violenza di genere è l'indipendenza economica e propone a tale scopo lo sviluppo di uno specifico programma di integrazione sociale e occupazionale per le vittime di violenza di genere in Europa, volto a promuovere attivamente la loro occupabilità;
26. ritiene che le lavoratrici che subiscono violenze di genere debbano beneficiare di una riduzione o riorganizzazione del loro orario di lavoro o del cambiamento del loro luogo di lavoro; ritiene che la violenza di genere debba essere inclusa nelle valutazioni dei rischi sul luogo di lavoro;
27. si rammarica della mancanza di riferimenti alla dimensione di genere della tratta a fini di sfruttamento lavorativo, in particolare nel caso dei lavoratori domestici, a causa delle limitazioni che si applicano alle possibilità di ispezione e controllo dell'attività lavorativa quando il luogo di lavoro è un'abitazione privata; rammenta la sua risoluzione del 28 aprile 2016 sulle collaboratrici domestiche e le prestatrici di assistenza nell'UE e chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere le indagini in quest'ambito, di migliorare il meccanismo di identificazione e protezione delle vittime e di coinvolgere le ONG, i sindacati, le autorità pubbliche e tutti i cittadini nel processo di individuazione;
28. invita la Commissione a presentare una strategia europea sulla protezione sociale che verta sulla libera circolazione dei lavoratori e in particolare sulla femminilizzazione della povertà, prestando un'attenzione particolare alle famiglie monoparentali in cui il capofamiglia è una donna;
29. si rammarica dell'assenza di riferimenti alla protezione delle donne e delle ragazze a rischio di esclusione sociale, povertà e deprivazione abitativa nella strategia dell'UE per la parità di genere 2020-2025 e invita la Commissione ad affrontare tali questioni nel futuro piano d'azione sull'integrazione e l'inclusione, al fine di evitare che tali donne siano escluse dalle politiche sociali ed economiche e che il ciclo della povertà si acuisca ulteriormente;
30. accoglie con favore l'impegno della Commissione ad adottare un piano d'azione per attuare il pilastro europeo dei diritti sociali; sottolinea la necessità di integrare la prospettiva di genere avvalendosi di un approccio intersettoriale, in linea con i principi 2 e 3 del pilastro; invita la Commissione a monitorare gli effetti di genere delle politiche macroeconomiche nonché delle transizioni verdi e digitali; chiede l'introduzione di un pilastro relativo al genere e di un obiettivo generale in materia di parità di genere nel programma che succederà alla strategia Europa 2020;
31. ricorda che le politiche di finanziamento e tassazione hanno una forte componente di genere; si compiace dell'impegno della Commissione a integrare la dimensione di genere nell'intero quadro finanziario pluriennale e in particolare nel Fondo sociale europeo Plus (FSE+), allo scopo di promuovere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare e l'imprenditorialità femminile, ma si rammarica della mancanza di un bilancio di genere nel nuovo QFP e nei nuovi fondi strutturali; invita la Commissione a promuovere e migliorare ulteriormente il ricorso al bilancio di genere e chiede agli Stati membri di integrare la prospettiva di genere nelle politiche di tassazione, compresi audit di genere delle politiche fiscali al fine di eliminare le discriminazioni di genere in ambito fiscale;
32. ribadisce il suo invito alla Commissione e agli Stati membri a sviluppare ulteriormente e a migliorare la raccolta di dati disaggregati[67], le statistiche, la ricerca e l'analisi, nonché ad adottare misure per sostenere e rafforzare le capacità delle organizzazioni istituzionali e della società civile nel campo della raccolta e dell'analisi dei dati, segnatamente per quanto riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e in ambiti quali l'occupazione informale, l'imprenditoria, l'accesso ai finanziamenti e ai servizi sanitari, il lavoro non retribuito, la povertà e l'impatto dei sistemi di protezione sociale; esorta inoltre l'EIGE e le altre istituzioni e agenzie competenti dell'UE a elaborare e introdurre nuovi indicatori riguardanti, ad esempio, la povertà lavorativa, la povertà di tempo, i divari in relazione all'utilizzo del tempo, il valore del lavoro di assistenza (retribuito/non retribuito) e i tassi di fruizione di congedi da parte delle donne e degli uomini in relazione alla direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare; invita la Commissione ad avvalersi di tali dati per attuare efficacemente le valutazioni dell'impatto di genere delle sue politiche e dei suoi programmi, nonché delle politiche e dei programmi di altre agenzie e istituzioni dell'UE;
33. sottolinea l'importanza di far fronte agli aspetti della parità di genere legati al futuro mondo del lavoro, tra cui il passaggio a un'economia più verde e digitale; invoca un legame più forte tra la nuova strategia dell'UE per la parità di genere e il Green Deal europeo; invita la Commissione a rafforzare il collegamento tra le politiche in materia di cambiamenti climatici e la parità di genere nelle sue future proposte; esorta la Commissione a effettuare valutazioni sistematiche dell'impatto di genere e ad assegnare risorse specifiche alla parità di genere nel Fondo per una transizione giusta e nelle pertinenti azioni e politiche per il clima del nuovo Green Deal;
34. ricorda la necessità di contrastare le discriminazioni multiple, che colpiscono in particolare gruppi vulnerabili quali le donne con disabilità, le donne nere, le donne migranti, appartenenti a minoranze etniche e rom, le donne anziane, le madri single, le persone LGBTIQ+ e le donne senzatetto, e rammenta l'importanza di garantire che beneficino degli obiettivi e delle azioni della strategia dell'UE per la parità di genere 2020-2025; invita la Commissione a elaborare orientamenti espliciti sull'attuazione del quadro intersezionale, che dovrebbe conferire priorità alla partecipazione dei gruppi soggetti a forme di discriminazione intersezionali alla valutazione degli impatti differenziali delle politiche e delle azioni, in modo da elaborare risposte specifiche per ciascun ambito che siano fondate sul principio della non discriminazione;
35. rammenta la sua risoluzione del 29 novembre 2018 sulla situazione delle donne con disabilità[68]; esorta la Commissione ad avanzare, nel quadro della strategia europea sulla disabilità per il periodo successivo al 2020, una proposta consolidata che includa l'elaborazione di azioni positive a favore delle donne con disabilità in modo da assicurarne la piena ed efficace partecipazione al mercato del lavoro ed eliminare le discriminazioni e i pregiudizi cui sono soggette, comprese misure volte a promuovere l'occupazione, la formazione, l'inserimento professionale, percorsi professionali paritari, la parità salariale, l'accessibilità al luogo di lavoro e soluzioni appropriate nello stesso e l'ulteriore istruzione, prestando particolare attenzione alla loro inclusione digitale e alla necessità di salvaguardare l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare; chiede inoltre che le misure riguardanti il divario retributivo, il divario pensionistico e il divario assistenziale di genere rispondano esplicitamente alle necessità dei genitori e di chi si prende cura dei bambini disabili, in particolare delle donne e delle famiglie monoparentali; sottolinea inoltre la necessità di un sistema di garanzia dei diritti delle persone con disabilità, che preveda misure specifiche per far fronte alle esigenze delle donne con disabilità, nonché di un rafforzamento della Garanzia per i giovani;
36. invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare alle donne e alle ragazze con disabilità una parità inclusiva in tutti gli ambiti della vita, in modo da garantire i loro diritti sessuali e riproduttivi, fornire loro protezione dalla violenza domestica e dalla violenza inflitta dai prestatori di assistenza e di servizi di sostegno e avviare programmi di sensibilizzazione e sviluppo delle capacità a tale scopo per i professionisti del settore dell'assistenza sanitaria, dei servizi sociali e di assistenza, dell'istruzione, della formazione, dei servizi per l'impiego, delle autorità di contrasto e della magistratura;
37. pone l'accento sul ruolo attivo e cruciale delle donne nell'economia delle zone rurali e si rammarica che persistano differenze significative tra uomini e donne nell'occupazione agricola e nell'accesso alla copertura previdenziale, alla formazione, al congedo di maternità e alle pensioni; invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali e locali a sostenere progetti rivolti in particolare alle donne, relativi alla creazione di attività agricole innovative nelle zone rurali e spopolate al fine di rafforzare la loro posizione nell'agricoltura, potendo in tal modo creare nuovi posti di lavoro; invita inoltre la Commissione individuare inoltre opportunità di finanziamento nel quadro del secondo pilastro della PAC, al fine di rafforzare l'accesso delle donne ai terreni e di occuparsi delle loro condizioni di lavoro nelle zone rurali, in particolare per quanto riguarda le lavoratrici stagionali;
38. rammenta la sua risoluzione, del 12 febbraio 2019, sulla necessità di rafforzare il quadro strategico dell'UE per il periodo successivo al 2020 per le strategie nazionali di integrazione dei rom[69], in cui si afferma che nella maggior parte degli Stati membri non è stato osservato alcun miglioramento nell'accesso all'occupazione, che vi sono serie preoccupazioni in materia di alloggio, che solo pochi progressi sono stati compiuti per quanto riguarda la povertà e che è necessaria una forte dimensione di genere nel quadro dell'UE; è preoccupato per i discorsi di incitamento all'odio nei confronti dei rom nel contesto della pandemia di COVID-19 e delle restrizioni supplementari introdotte da alcuni Stati membri per mettere in quarantena le comunità rom, e teme le conseguenze negative che si ripercuoteranno sui gruppi più vulnerabili tra i rom, come ad esempio le ragazze, le giovani donne, le donne anziane, le persone con disabilità e le persone LGBTIQ+; esorta la Commissione ad adottare il prima possibile il quadro strategico dell'UE sull'uguaglianza e l'inclusione dei rom, ad analizzare l'impatto che il coronavirus sta avendo sui rom e ad adottare misure volte a evitare regressi;
39. è preoccupato per l'assenza di un divieto esplicito di discriminazione sulla base dell'identità di genere o dell'espressione di genere di una persona nella normativa dell'UE; rileva che le persone LGBTIQ+ continuano a subire discriminazioni e violenze e ad essere escluse dal mercato del lavoro; rammenta la risoluzione del Parlamento europeo del 14 febbraio 2019[70] sul futuro dell'elenco di azioni a favore delle persone LGBTI e la risoluzione del Parlamento europeo del 18 dicembre 2019 sulla discriminazione in pubblico e sull'incitamento all'odio nei confronti delle persone LGBTI[71]; invita la Commissione ad adottare il prima possibile il quadro strategico sull'uguaglianza delle persone LGBTIQ+ per dare seguito all'elenco di azioni a favore delle persone LGBTI 2016-2019 e a includere misure specifiche per contrastare le discriminazioni sul lavoro fondate sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere, sull'espressione di genere e sui caratteri sessuali;
40. si compiace della proposta della Commissione di utilizzare il Fondo Asilo e migrazione per incoraggiare gli Stati membri a sostenere l'integrazione delle donne, ma si rammarica che non sia stata presa in considerazione alcuna altra misura concreta per far fronte ai minori tassi di occupazione delle donne cittadine di paesi terzi nell'UE e alla vulnerabilità specifica delle donne e delle ragazze rifugiate, richiedenti asilo o prive di documenti; invita la Commissione a occuparsi della situazione di tutte le donne e le ragazze migranti, conferendo priorità all'obiettivo del Fondo relativo all'integrazione nel prossimo quadro finanziario pluriennale attraverso il bilancio di genere, lo stanziamento di maggiori risorse per il miglioramento delle competenze, la riqualificazione in vista della transizione a un'occupazione e condizioni di lavoro di buona qualità e l'aumento della loro partecipazione al mercato del lavoro, nonché l'adozione di misure più concrete per superare gli ostacoli incontrati dalle donne migranti;
41. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare una risposta sensibile all'impatto della crisi di COVID-19, al fine di attenuare le conseguenze sproporzionate e forse durature della crisi sui diritti, il reddito e la protezione sociale delle donne durante e dopo la crisi, e di prevenire ulteriori disparità di genere; ritiene che una ripresa sensibile al genere dovrebbe includere misure specifiche per migliorare la parità di accesso delle donne al mercato del lavoro e per prevenire disuguaglianze e discriminazioni nell'equilibrio tra obblighi familiari e professionali, comprese eventuali difficoltà legate all'obbligo di telelavoro; chiede misure specifiche per far fronte alle esigenze delle giovani donne, dal momento che i livelli di disoccupazione e insicurezza lavorativa tra i giovani sono esponenzialmente più elevati che in altre fasce di età; ritiene che la strategia per la parità di genere possa contribuire a un'attuazione più equa ed efficiente del piano di ripresa dell'UE;
42. accoglie con favore lo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (SURE); invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che SURE affronti la perdita di reddito da parte delle donne;
43. si compiace della decisione del Consiglio di attivare la "clausola di salvaguardia generale" e invita gli Stati membri a investire nei servizi pubblici, compresi servizi gratuiti di assistenza sanitaria e assistenza all'infanzia, al fine di creare nuovi posti di lavoro di qualità e attenuare gli effetti socioeconomici della crisi; ritiene che le misure di austerità abbiano conseguenze deleterie a lungo termine, in particolare sulle donne, e non debbano essere imposte nella fase successiva alla crisi COVID-19;
44. mette in risalto l'instancabile e ammirevole impegno dei lavoratori in prima linea contro la pandemia di COVID-19 e dei lavoratori essenziali che lavorano per preservare la vita pubblica e i servizi e garantire l'accesso ai beni essenziali; sottolinea che il 70 % della forza lavoro mondiale nei settori sanitari e sociali è composta da donne, e che alcuni professionisti di tali settori spesso percepiscono solo la retribuzione minima e lavorano in condizioni precarie; invita la Commissione, in tale contesto, a elaborare prima della fine del 2020 una valutazione esaustiva sull'introduzione di uno strumento giuridico europeo volto ad assicurare condizioni di lavoro dignitose a tutti i lavoratori e a rafforzare la copertura della contrattazione collettiva;
45. sottolinea che più del 70 % dei lavoratori nei settori sanitari e sociali in tutto il mondo sono donne e che anche i dipendenti che lavorano nei negozi e nel settore del commercio al dettaglio e delle pulizie sono perlopiù donne, che spesso percepiscono solo lo stipendio minimo; rammenta che, come avvenuto durante crisi precedenti, le donne saranno duramente colpite sotto il profilo economico, anche nel periodo successivo alla crisi; ribadisce pertanto la necessità di adottare un approccio progressivo e sensibile alle questioni di genere sia per gli interventi immediati che per l'azione a lungo termine a livello nazionale e dell'UE, basandosi su dati di qualità e disaggregati per genere; suggerisce, a tale proposito, che il piano per la ripresa tenga conto della segregazione occupazione dei mercati, onde evitare il ripetersi di ciò che è avvenuto in occasione di crisi precedenti, durante le quali la promozione dell'occupazione si è concentrata su settori a prevalenza maschile, lasciando in secondo piano i settori a prevalenza femminile, nonché della necessità di sopprimere le dinamiche della segregazione occupazionale;
46. ricorda che nel 2018 il Forum economico mondiale parlava della creazione di 58 milioni di posti di lavoro a livello mondiale legati all'intelligenza artificiale (IA) entro il 2022, ma che solo una percentuale pari al 24,9 % delle donne che seguono studi superiori ottiene un diploma in ambiti legati alle nuove tecnologie; sottolinea che è fondamentale garantire una rappresentazione equa delle donne nei settori scientifici e tecnologici; ricorda che l'aumento del numero di donne che svolgono professioni legate alle nuove tecnologie potrebbe generare fino a 16 miliardi di EUR in Europa;
47. invita gli Stati membri a promuovere e agevolare la partecipazione delle donne al settore delle TIC e a mettere le donne in condizione di diventare investitrici e imprenditrici;
48. rileva che, secondo alcuni studi, il divario retributivo tra uomini e donne è in un buona misura dovuto al fatto che le donne e gli uomini svolgono occupazioni diverse con livelli di retribuzione differenti; sottolinea che la segregazione di genere nel mercato del lavoro ha inizio con le scelte riguardanti l'istruzione e che occorre pertanto cambiare tali scelte per contrastare le differenze di genere nel mercato del lavoro; esorta gli Stati membri a offrire un migliore orientamento allo studio e professionale affinché tutti gli studenti siano consapevoli delle opportunità offerte dal mercato del lavoro e delle conseguenze delle diverse scelte riguardanti l'istruzione;
49. osserva che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è inferiore a quella degli uomini; sottolinea l'importanza di ridurre l'imposizione fiscale sul reddito per incoraggiare la partecipazione al mercato del lavoro;
50. invita la Commissione a intensificare i propri sforzi per accrescere il tasso di occupazione femminile in Europa e agevolare l'accesso delle donne al mercato del lavoro, per esempio esortando maggiormente a promuovere l'imprenditoria femminile;
51. si rammarica che le donne non avviino e gestiscano imprese tanto quanto gli uomini; esorta gli Stati membri a introdurre riforme favorevoli alle imprese allo scopo di promuovere l'uguaglianza e incentivare l'imprenditorialità femminile;
52. invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare gli aspetti sociali delle raccomandazioni specifiche per paese, tenendo presente il rispetto sia del principio di sussidiarietà che delle competenze nazionali;
53. si compiace dell'impegno della Commissione a promuovere la partecipazione delle donne come elettrici e candidate alle elezioni del Parlamento europeo del 2024; sottolinea a tale proposito la necessità di rivedere la legge elettorale onde prevedere la possibilità di una sostituzione temporanea di deputati al Parlamento europeo che esercitano il proprio diritto al congedo di maternità, di paternità o parentale; invita la Commissione a rivedere la legge elettorale in tal senso e il Consiglio ad approvare tale revisione;
54. riconosce il ruolo chiave delle ONG e delle organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne che si battono contro la disparità di genere, la discriminazione e la violenza nei confronti delle donne; invita la Commissione a rafforzare la protezione e garantire la partecipazione e il coinvolgimento attivo delle organizzazioni della società civile, sollecitando strumenti di finanziamento a favore dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile che si adoperano per contrastare i regressi e gli arretramenti in merito alla parità di genere e per promuovere la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i relativi diritti, sia all'interno dell'UE che nel resto del mondo;
55. invita gli Stati membri a istituire una formazione formale del Consiglio sulla parità di genere per mettere a disposizione dei ministri e dei segretari di Stato responsabili della parità di genere un apposito forum di discussione e agevolare maggiormente l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE, comprese le politiche sociali e occupazionali;
56. invita la Commissione a rafforzare ulteriormente il ruolo dell'UE in qualità di catalizzatore della parità di genere in tutto il mondo.
INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
Approvazione |
16.7.2020 |
|
|
|
Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
41 11 1 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Atidzhe Alieva-Veli, Abir Al-Sahlani, Marc Angel, Dominique Bilde, Gabriele Bischoff, Vilija Blinkevičiūtė, Milan Brglez, Sylvie Brunet, David Casa, Leila Chaibi, Margarita de la Pisa Carrión, Özlem Demirel, Klára Dobrev, Jarosław Duda, Estrella Durá Ferrandis, Rosa Estaràs Ferragut, Nicolaus Fest, Loucas Fourlas, Cindy Franssen, Heléne Fritzon, Helmut Geuking, Elisabetta Gualmini, Alicia Homs Ginel, France Jamet, Agnes Jongerius, Ádám Kósa, Stelios Kympouropoulos, Katrin Langensiepen, Miriam Lexmann, Elena Lizzi, Radka Maxová, Kira Marie Peter-Hansen, Manuel Pizarro, Dennis Radtke, Elżbieta Rafalska, Guido Reil, Daniela Rondinelli, Mounir Satouri, Monica Semedo, Beata Szydło, Eugen Tomac, Romana Tomc, Yana Toom, Nikolaj Villumsen, Marianne Vind, Maria Walsh, Stefania Zambelli, Tatjana Ždanoka |
|||
Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Marc Botenga, Jordi Cañas, Lukas Mandl, Samira Rafaela, Anna Zalewska |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
41 |
+ |
PPE |
David Casa, Jarosław Duda, Rosa Estaràs Ferragut, Loucas Fourlas, Cindy Franssen, Stelios Kympouropoulos, Ádám Kósa, Lukas Mandl, Dennis Radtke, Eugen Tomac, Romana Tomc, Maria Walsh |
S&D |
Marc Angel, Gabriele Bischoff, Vilija Blinkevičiūtė, Milan Brglez, Klára Dobrev, Estrella Durá Ferrandis, Heléne Fritzon, Elisabetta Gualmini, Alicia Homs Ginel, Agnes Jongerius, Manuel Pizarro, Marianne Vind |
RENEW |
Abir Al-Sahlani, Atidzhe Alieva-Veli, Sylvie Brunet, Jordi Cañas, Radka Maxová, Samira Rafaela, Monica Semedo, Yana Toom |
VERTS/ALE |
Katrin Langensiepen, Kira Marie Peter-Hansen, Mounir Satouri, Tatjana Ždanoka |
GUE/NGL |
Marc Botenga, Leila Chaibi, Özlem Demirel, Nikolaj Villumsen |
NI |
Daniela Rondinelli |
11 |
- |
PPE |
Miriam Lexmann |
ID |
Dominique Bilde, Nicolaus Fest, France Jamet, Elena Lizzi, Guido Reil, Stefania Zambelli |
ECR |
Elżbieta Rafalska, Beata Szydło, Anna Zalewska, Margarita de la Pisa Carrión |
1 |
0 |
ECR |
Helmut Geuking |
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
PARERE DELLA COMMISSIONE PER LE LIBERTÀ CIVILI, LA GIUSTIZIA E GLI AFFARI INTERNI (22.7.2020)
destinato alla commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
sulla strategia dell'UE per la parità di genere
Relatrice per parere: Evin Incir
SUGGERIMENTI
La commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni invita la commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
A. considerando che, conformemente all'articolo 2 TUE, l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani; che il diritto alla parità di trattamento e alla non discriminazione è un diritto fondamentale e che i cittadini europei sono protetti dalla discriminazione in virtù dell'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali; che l'articolo 151 TFUE fa riferimento ai diritti sociali fondamentali quali quelli definiti nella Carta sociale europea e che la parità di genere è un principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali;
B. considerando che la violenza di genere rimane una delle più grandi sfide cui sono confrontate le nostre società e che, in tutte le sue forme, costituisce una violazione dei diritti fondamentali che riguarda tutti i livelli della società; che la violenza di genere è al tempo stesso causa e conseguenza delle disuguaglianze strutturali; che la lotta alla violenza di genere richiede una comprensione delle sue cause e concause; che le donne con identità e vulnerabilità intersezionali sono maggiormente esposte al rischio di violenza e molestie; che la lotta alla violenza di genere trova fondamento nella direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI[72], nella direttiva 2011/99/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, sull'ordine di protezione europeo[73], e nella direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI[74]; che la convenzione di Istanbul è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze che istituisce un quadro globale di misure giuridiche e politiche per la prevenzione della violenza nei confronti delle donne, il sostegno alle vittime e la punizione dei responsabili; che la convenzione di Istanbul deve ancora essere ratificata o recepita da sei Stati membri e dall'UE stessa;
C. considerando che le donne, in tutta la loro diversità[75], devono affrontare problemi che si intersecano tra loro, come il razzismo strutturale, la discriminazione, i crimini d'odio e l'incitamento all'odio, la mancanza di accesso alla giustizia e disparità socioeconomiche sostenute, che devono essere riconosciuti quali principali ostacoli al pieno godimento dei diritti fondamentali, all'inclusione e alla parità; che la direttiva sulla lotta alla discriminazione che garantirebbe una maggiore portata della protezione attraverso un approccio orizzontale è bloccata in sede di Consiglio da oltre un decennio;
D. considerando che l'attuale decennio sta assistendo a una reazione violenta contro l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti; che un patto forte tra gli Stati membri è essenziale per promuovere i diritti delle donne in Europa condividendo le legislazioni e le migliori pratiche; che sebbene vi sia un commissario responsabile esclusivamente per la parità e il Parlamento abbia una commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, il Consiglio non dispone di alcun organo dedicato all'uguaglianza di genere e i ministri e i segretari di Stato responsabili della parità di genere non hanno un forum di discussione dedicato;
1. sottolinea la necessità di mantenere un approccio intersettoriale nella strategia per la parità di genere e di aggiungere impegni specifici e misurabili, soprattutto per quanto riguarda i gruppi protetti dalla discriminazione dal diritto dell'UE e dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di giustizia europea; sottolinea che non è possibile realizzare progressi concreti in materia di parità di genere senza un approccio intersezionale, che tenga conto della discriminazione nei confronti delle donne in tutta la loro diversità e che comprenda azioni specifiche volte a far fronte alle disuguaglianze di cui sono vittime le donne, rese invisibili o ignorate dalle attuali politiche sulla parità di genere; ritiene che tali azioni dovrebbero includere misure di uguaglianza positive nelle politiche dei fondi strutturali dell'UE, nonché azioni più specifiche, quali il sostegno ai contenziosi strategici, politiche della diversità per le donne in posizioni di leadership, sviluppo di formazioni sull'attuazione pratica dell'intersezionalità nelle reti di esperti giuridici e per la magistratura e istituzione di meccanismi consultivi forti e permanenti che coinvolgano le donne in tutta la loro diversità, comprese le donne più emarginate; plaude al fatto che l'intersezionalità costituirà anche un principio trasversale nel contesto del piano d'azione per l'integrazione e l'inclusione e dei quadri strategici dell'UE riguardanti la disabilità, le persone LGBTI+, l'inclusione dei rom e i diritti dei minori, e ricorda alla Commissione che sono necessari ulteriori sforzi in tal senso;
2. ricorda che l'integrazione della dimensione di genere è uno strumento indispensabile per eliminare le disuguaglianze, promuovere l'uguaglianza di genere e contrastare la discriminazione; sottolinea che, lavorando insieme, le istituzioni dell'UE e gli Stati membri dovranno intensificare il loro dialogo con la società civile, compresi i movimenti e le organizzazioni femminili, e con le organizzazioni internazionali, al fine di compiere progressi sulla parità di genere; invita la Commissione a garantire che l'integrazione della dimensione di genere sia introdotta in tutte le politiche e attività dell'Unione e a presentare misure concrete di follow-up; plaude all'impegno di creare una task force sull'uguaglianza allo scopo di costruire un approccio intersezionale sull'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE; ritiene che relazioni interistituzionali più solide nel settore dell'integrazione della dimensione di genere possano aiutare a sviluppare politiche UE sensibili agli aspetti di genere e auspica, pertanto, una cooperazione strutturata sull'integrazione della dimensione di genere con tutti i partner istituzionali, quali il Parlamento, la Commissione, il Consiglio e l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE); esorta la Commissione a utilizzare chiari indicatori, obiettivi, risorse e meccanismi di monitoraggio per garantire che l'integrazione della dimensione di genere sia sistematicamente inclusa in tutte le fasi dell'elaborazione delle politiche in tutte le politiche dell'UE e con un approccio intersezionale; invita, in tal senso, la Commissione a elaborare una tabella di marcia sulle modalità di attuazione dell'integrazione della dimensione di genere, compreso il bilancio di genere, e di una prospettiva intersezionale in tutte le politiche dell'UE;
3. osserva che la disuguaglianza e le diverse forme di violenza di genere nei confronti di donne e ragazze sono aumentate durante la crisi COVID-19 ed è allarmato in particolare per il notevole aumento della violenza domestica; invita l'UE e gli Stati membri a dare la priorità ad azioni specifiche e a sostenere le donne e le ragazze, anche introducendo servizi adeguati per far fronte alla violenza nei confronti di donne e ragazze e servizi di assistenza specialistica per le vittime quali centri di accoglienza, linee di assistenza telefonica, servizi di chat e altre soluzioni di supporto creative; auspica che quanto sopra sia debitamente preso in considerazione nella strategia per la parità di genere e che siano attuate misure specifiche in risposta a tali sviluppi;
4. ribadisce la sua richiesta al Consiglio e alla Commissione di rinnovare i loro sforzi e adottare rapidamente la direttiva orizzontale sulla lotta alla discriminazione al fine di colmare le attuali lacune sotto il profilo della protezione nel quadro giuridico dell'UE in materia di non discriminazione fondata sull'età, sulla disabilità, sulla religione o sulle convinzioni personali o sull'orientamento sessuale in settori chiave della vita, quali la protezione sociale, l'istruzione e l'accesso a beni e servizi, e di garantire che l'UE non crei una gerarchia artificiale di motivi; plaude all'intenzione della Commissione di proporre una legislazione sulla lotta alla discriminazione aggiuntiva, come indicato negli orientamenti politici della Commissione per il periodo 2019-2024; invita la Commissione a presentare rapidamente le relative proposte;
5. invita gli Stati membri a scambiare regolarmente le migliori pratiche e a promuovere i diritti delle donne in Europa sostenendo le misure e le pratiche attualmente in vigore nei paesi europei che offrono maggiori tutele; invita il Consiglio a istituire al suo interno una formazione dedicata all'uguaglianza, al fine di attuare misure comuni e concrete volte ad affrontare le sfide in ambito di diritti delle donne e di uguaglianza di genere e a garantire che le questioni di parità tra donne e uomini siano discusse al più alto livello politico; invita le istituzioni europee a rispettare la parità al loro interno, in particolare nelle posizioni di responsabilità; invita la Commissione ad adottare misure concrete e meccanismi di monitoraggio per garantire l'equilibrio di genere in tutte le agenzie dell'UE, incluso a tutti i livelli di gestione e nelle posizioni di responsabilità;
6. esprime preoccupazione per l'ampia diffusione della violenza di genere in tutte le sue forme e per il mancato pieno accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti; condanna le gravi violazioni dei diritti delle donne e dei minori all'interno e all'esterno dell'UE, tra cui le mutilazioni genitali femminili (MGF), l'aborto e la sterilizzazione forzati, i matrimoni precoci e forzati e altre pratiche nocive contro le donne e le ragazze; osserva che le donne impegnate nell'industria del sesso, compresa la prostituzione, subiscono quotidianamente violenze e abusi sessuali a causa della discriminazione basata sulla povertà o di altri tipi di difficoltà; chiede un piano d'azione a livello dell'UE per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere; deplora la mancanza di misure specifiche nella strategia europea per la parità di genere a sostegno della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti nell'UE; sottolinea che gli Stati membri sono tenuti a rispettare, proteggere e onorare gli impegni relativi alla salute sessuale e riproduttiva, affinché sia priva di coercizione, discriminazione e violenza; invita a includere tali diritti nella prossima strategia europea in materia di sanità e a garantire finanziamenti specifici per la loro protezione; ricorda la necessità di disporre di strumenti adeguati per misurare i progressi compiuti nel garantire l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti ed esorta la Commissione e gli Stati membri a garantirne la protezione e l'applicazione per tutti; invita la Commissione a monitorare attentamente la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti negli Stati membri; ribadisce che negare i servizi concernenti la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, ivi compreso l'aborto legale in condizioni di sicurezza, è una forma di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze; ribadisce che le donne e le ragazze devono avere il controllo del proprio corpo e della propria sessualità e che i diritti delle persone LGBTI sono parte integrante dell'impegno a favore del pieno rispetto della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti; ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a garantire un'educazione completa alla sessualità, un accesso immediato alla pianificazione familiare, e l'intera gamma di servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresi i moderni metodi contraccettivi e l'aborto sicuro e legale; sollecita misure mirate volte a garantire la libertà e l'indipendenza sessuale di tutte le donne;
7. auspica un'efficace prevenzione della disuguaglianza e della violenza di genere, comprese le misure educative che sono rivolte e che coinvolgono i giovani, nonché la garanzia che tutti i giovani traggano beneficio da un'educazione completa alla salute e alla sessualità, in particolare le ragazze e i giovani LGBTI, che sono particolarmente colpiti dall'iniquità delle norme di genere; invita la Commissione a sostenere gli Stati membri in vista dell'adozione di un approccio all'educazione completa alla sessualità in linea con le norme dell'OMS e con gli orientamenti dell'UNESCO e garantire l'accesso universale a tale educazione senza distinzione di alcuna specie; sottolinea l'importante ruolo svolto dalle organizzazioni della società civile nel fornire accesso all'educazione sessuale ed esorta la Commissione a dotare tali organizzazioni di finanziamenti sufficienti;
8. manifesta profonda preoccupazione per il fatto che il 33 % delle donne nell'UE subisce violenza fisica e/o sessuale; ritiene che il fallimento dell'UE nell'aderire alla convenzione di Istanbul abbia un impatto sulla sua credibilità; esorta l'UE a finalizzare senza indugio la sua adesione alla convenzione di Istanbul; invita la Commissione a promuoverne e sostenerne attivamente la ratifica da parte di tutti gli Stati membri; invita in particolare i sei Stati membri (Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Slovacchia) che ancora non lo hanno fatto, a ratificare urgentemente la convenzione di Istanbul, in quanto si tratta di una norma internazionale fondamentale in materia di diritti umani per l'eliminazione della violenza di genere; ricorda che le nuove misure legislative sulla violenza di genere dovrebbero essere complementari alla ratifica della convenzione di Istanbul; plaude all'impegno preso dalla Commissione di proporre misure volte a conseguire gli stessi obiettivi della convenzione qualora l'adesione a quest'ultima rimanesse bloccata, tra cui la presentazione di un'iniziativa che estenda le sfere di criminalità a specifiche forme di violenza di genere a norma dell'articolo 83, paragrafo 1, TFUE;
9. manifesta preoccupazione per la reazione nei confronti dell'uguaglianza di genere in alcuni Stati membri, alimentata da discorsi politici spesso pronunciati dai più alti livelli dello Stato, da alcuni rappresentanti della Chiesa e da un gran numero di organizzazioni ultraconservatrici che promuovono una visione patriarcale della società compromettendo l'emancipazione, l'autonomia e la dignità delle donne; condanna la diffusione di narrative politiche che fraintendono deliberatamente i contenuti della convenzione di Istanbul e l'intensificarsi dell'incitamento all'odio omofobico e transfobico, nonché misure deplorevoli quali la promozione di zone libere da LGBTI in Polonia o l'abolizione del riconoscimento giuridico dei trans in Ungheria, che viola gravemente i diritti delle persone transgender e intersessuali, mettendole a rischio; ricorda che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha costantemente e chiaramente affermato che il riconoscimento giuridico del genere rientra nel diritto alla vita privata e familiare nel quadro giuridico europeo, che è specificamente protetto dall'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
10. chiede un piano d'azione a livello di UE per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere; auspica, a tal fine, la nomina di un coordinatore per l'attuazione di questo piano d'azione in modo da integrare, anziché replicare, il lavoro del Commissario responsabile; sottolinea, tuttavia, che il modo migliore di procedere è regolamentare tutte le dimensioni della violenza di genere nello stesso atto legislativo adottando una direttiva volta a contrastare tutte le forme di violenza di genere; rinnova il proprio invito alla Commissione affinché presenti urgentemente un atto giuridico sulla prevenzione e repressione di tutte le forme di violenza di genere, esplorando l'intera gamma di misure, anche avvalendosi del diritto all'iniziativa legislativa sancito dall'articolo 225 TFUE; esorta la Commissione a intensificare gli sforzi per procedere in questa direzione; plaude all'iniziativa della Commissione di avviare una rete dell'UE per la prevenzione della violenza di genere e della violenza domestica, che riunirà tutti gli Stati membri e le parti interessate per lo scambio di buone pratiche e finanzierà la formazione, lo sviluppo di capacità e i servizi di supporto;
11. invita la Commissione a garantire la continuità dei lavori del coordinatore anti-tratta dell'UE, fornendo un mandato che consenta lo sviluppo di nuove iniziative; accoglie con favore la nuova strategia contro la tratta di esseri umani proposta dalla Commissione; chiede una revisione della direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, al fine di rafforzare le disposizioni volte a garantire i servizi e i permessi di soggiorno alle vittime della tratta e affinché l'uso dei servizi forniti dalle vittime della tratta sia criminalizzato, e affinché il reato di tratta a fini di sfruttamento sessuale preveda una pena proporzionata; sottolinea la necessità di contrastare l'impunità per chi trae profitto dalla tratta; evidenzia che la stragrande maggioranza delle vittime della tratta a fini di sfruttamento sessuale sono donne, e sottolinea pertanto la necessità di concentrare gli sforzi sugli aiuti alle donne oggetto di tratta;
12. osserva che la Commissione deve far fronte alla particolare situazione della protezione delle donne dalla violenza di genere nelle strutture di accoglienza per i richiedenti asilo e i migranti e auspica che vi siano infrastrutture adeguate per le donne e le ragazze e, ove necessario, una formazione adeguata del personale di tali strutture;
13. prende atto della mancanza di un approccio o di definizioni comuni per le varie forme di violenza di genere, tra cui la violenza informatica, che non sono neutre dal punto di vista del genere ma sono rivolte in modo sproporzionato alle donne e sono pertanto espressione della violenza di genere; invita la Commissione a proporre uno strumento legislativo per contrastare tutte le forme di violenza di genere, tra cui la violenza informatica e altre forme di aggressione online nei confronti delle donne, in quanto le minacce di violenze e abusi hanno un impatto profondo sulla salute mentale delle donne a tutti i livelli del loro sviluppo individuale;
14. invita la Commissione a sostenere azioni volte a ridurre il divario retributivo di genere, che costituisce una forma di discriminazione di genere;
15. invita gli Stati membri a garantire e migliorare l'accesso alla giustizia, tra l'altro attraverso la formazione del personale di contrasto e giudiziario in materia di violenza di genere e reati generati dall'odio, compresi quelli commessi online, e a garantire che i diritti delle vittime siano posti al centro al fine di evitare la discriminazione, il traumatismo o la vittimizzazione reiterata durante i procedimenti giudiziari, medici e di polizia; invita gli Stati membri a garantire condizioni sicure per la segnalazione, a contrastare l'omissione di segnalazione e a fornire assistenza legale nonché servizi di sostegno integrati e strutture di accoglienza, e ad attuare misure preventive che tengano conto delle esigenze specifiche delle donne in tutta la loro diversità; esorta gli Stati membri a lottare contro l'impunità per la violenza sessuale e di genere; condanna i continui attacchi alla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti; chiede alla Commissione, sulla base della sua valutazione degli strumenti dell'UE in questo ambito di cui alla strategia dell'UE sui diritti delle vittime (2020-2025) (COM(2020)0258), di presentare senza indugio una proposta di revisione della direttiva riguardante i diritti delle vittime al fine di aggiungere un capitolo specifico dedicato alle vittime di violenza di genere;
16. ricorda che i diritti delle donne sono diritti umani; sottolinea che gli stereotipi di genere sono la causa principale della disuguaglianza di genere e che i ruoli e gli stereotipi di genere tradizionali si formano nella prima infanzia e rappresentano un grave ostacolo al raggiungimento dell'uguaglianza di genere, alimentando la discriminazione di genere; invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare ulteriormente gli sforzi per far fronte alle disuguaglianze e agli stereotipi di genere attraverso una maggiore cooperazione con le organizzazioni della società civile che sostengono i diritti e l'emancipazione delle donne e attraverso misure preventive ed educative che sono fondamentali per contrastare gli stereotipi e le disuguaglianze di genere; accoglie con favore, a tale proposito, l'intenzione della Commissione di lanciare una campagna di comunicazione a livello dell'UE per combattere gli stereotipi di genere, concentrandosi sull'impegno dei giovani; rileva con preoccupazione la tendenza crescente della riduzione dello spazio civico per le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani che si occupano della parità di genere, dei diritti delle minoranze e della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti; auspica l'adozione di misure rafforzate per far fronte alla riduzione dello spazio civico e sottolinea l'importanza di garantire un maggiore sostegno finanziario alle organizzazioni della società civile e ai servizi specializzati al fine di garantirne l'indipendenza e la competenza; sottolinea la necessità di centri di accoglienza accessibili e indipendenti per le donne e le persone LGBTI; invita la Commissione a proporre azioni specifiche volte a garantire che le organizzazioni che forniscono servizi essenziali abbiano accesso ai finanziamenti e siano protette da attacchi e discriminazioni; è fortemente preoccupato per il fatto che i movimenti contro l'uguaglianza di genere e i movimenti anti-LGBTI, che hanno guadagnato terreno in numerosi Stati membri, cercano di mettere in discussione i diritti fondamentali consolidati nel settore della parità di genere e mirano a bloccare e ripristinare le leggi e le politiche a tutela dei diritti delle donne, degli uomini e delle persone non binarie in tutta la loro diversità dai reati e dalle discriminazioni innescati dall'odio;
17. auspica una raccolta di dati disaggregati sulla parità di genere e la presentazione di relazioni annuali sullo stato di attuazione della strategia per la parità di genere; invita la Commissione e gli Stati membri a migliorare la disponibilità e la comparabilità dei dati disaggregati di qualità sulla violenza di genere attraverso la cooperazione con Eurostat, l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) e l'EIGE; invita nuovamente la Commissione a istituire un Osservatorio europeo di monitoraggio della violenza di genere; esorta la Commissione ad attuare il bilancio di genere quale parte integrante della procedura e delle linee di bilancio; invita a tracciare le spese per la parità di genere e ad assegnare una linea di bilancio indipendente per ciascuna azione mirata nonché indicatori appropriati, valutazioni d'impatto e una metodologia dedicata; auspica l'elaborazione e l'applicazione di pertinenti meccanismi di responsabilità e di trasparenza, nonché la comunicazione periodica e sensibile agli aspetti di genere dei risultati.
INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
Approvazione |
16.7.2020 |
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|
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
48 16 3 |
||
Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Magdalena Adamowicz, Konstantinos Arvanitis, Katarina Barley, Pietro Bartolo, Nicolas Bay, Vladimír Bilčík, Vasile Blaga, Ioan-Rareş Bogdan, Saskia Bricmont, Joachim Stanisław Brudziński, Jorge Buxadé Villalba, Damien Carême, Caterina Chinnici, Clare Daly, Marcel de Graaff, Lena Düpont, Laura Ferrara, Nicolaus Fest, Jean-Paul Garraud, Sylvie Guillaume, Andrzej Halicki, Balázs Hidvéghi, Evin Incir, Sophia in ‘t Veld, Patryk Jaki, Lívia Járóka, Fabienne Keller, Peter Kofod, Moritz Körner, Juan Fernando López Aguilar, Nuno Melo, Roberta Metsola, Nadine Morano, Javier Moreno Sánchez, Maite Pagazaurtundúa, Nicola Procaccini, Emil Radev, Paulo Rangel, Terry Reintke, Diana Riba i Giner, Ralf Seekatz, Michal Šimečka, Martin Sonneborn, Sylwia Spurek, Tineke Strik, Ramona Strugariu, Annalisa Tardino, Tomas Tobé, Milan Uhrík, Tom Vandendriessche, Bettina Vollath, Jadwiga Wiśniewska, Elena Yoncheva, Javier Zarzalejos |
|||
Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Abir Al-Sahlani, Bartosz Arłukowicz, Malin Björk, Delara Burkhardt, Gwendoline Delbos-Corfield, Nathalie Loiseau, Erik Marquardt, Sira Rego, Domènec Ruiz Devesa, Paul Tang, Hilde Vautmans, Tomáš Zdechovský |
|||
Supplenti (art. 209, par. 7) presenti al momento della votazione finale |
Sven Mikser |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
48 |
+ |
PPE |
Magdalena Adamowicz, Bartosz Arłukowicz, Vladimír Bilčík, Vasile Blaga, Ioan-Rareş Bogdan, Lena Düpont, Andrzej Halicki, Nadine Morano, Paulo Rangel, Ralf Seekatz, Tomas Tobé, Tomáš Zdechovský |
S&D |
Katarina Barley, Pietro Bartolo, Delara Burkhardt, Caterina Chinnici, Sylvie Guillaume, Evin Incir, Juan Fernando López Aguilar, Sven Mikser, Javier Moreno Sánchez, Domènec Ruiz Devesa, Sylwia Spurek, Paul Tang, Bettina Vollath, Elena Yoncheva |
RENEW |
Abir Al-Sahlani, Sophia In ‘T Veld, Fabienne Keller, Moritz Körner, Nathalie Loiseau, Maite Pagazaurtundúa, Michal Šimečka, Ramona Strugariu, Hilde Vautmans |
Verts/ALE |
Saskia Bricmont, Damien Carême, Gwendoline Delbos-Corfield, Erik Marquardt, Terry Reintke, Diana Riba I Giner, Tineke Strik |
GUE/NGL |
Konstantinos Arvanitis, Malin Björk, Clare Daly, Sira Rego |
NI |
Laura Ferrara, Martin Sonneborn |
16 |
- |
PPE |
Balázs Hidvéghi, Lívia Járóka, Roberta Metsola |
ID |
Nicolas Bay, Nicolaus Fest, Jean-Paul Garraud, Marcel De Graaff, Peter Kofod, Annalisa Tardino, Tom Vandendriessche |
ECR |
Joachim Stanisław Brudziński, Jorge Buxadé Villalba, Patryk Jaki, Nicola Procaccini, Jadwiga Wiśniewska |
NI |
Milan Uhrík |
3 |
0 |
PPE |
Nuno Melo, Emil Radev, Javier Zarzalejos |
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
Approvazione |
9.11.2020 |
|
|
|
Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
26 6 1 |
||
Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Simona Baldassarre, Robert Biedroń, Vilija Blinkevičiūtė, Annika Bruna, Margarita de la Pisa Carrión, Rosa Estaràs Ferragut, Frances Fitzgerald, Cindy Franssen, Heléne Fritzon, Lina Gálvez Muñoz, Lívia Járóka, Arba Kokalari, Alice Kuhnke, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska, Karen Melchior, Maria Noichl, Sandra Pereira, Pina Picierno, Sirpa Pietikäinen, Samira Rafaela, Evelyn Regner, Diana Riba i Giner, Eugenia Rodríguez Palop, María Soraya Rodríguez Ramos, Sylwia Spurek, Jessica Stegrud, Isabella Tovaglieri, Ernest Urtasun, Hilde Vautmans, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Chrysoula Zacharopoulou |
|||
Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Maria da Graça Carvalho, Jadwiga Wiśniewska |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
26 |
+ |
GUE/NGL |
Sandra Pereira, Eugenia Rodríguez Palop |
Renew |
Karen Melchior, Samira Rafaela, María Soraya Rodríguez Ramos, Hilde Vautmans, Chrysoula Zacharopoulou |
PPE |
Maria da Graça Carvalho, Rosa Estaràs Ferragut, Frances Fitzgerald, Cindy Franssen, Arba Kokalari, Sirpa Pietikäinen, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska |
S&D |
Robert Biedroń, Vilija Blinkevičiūtė, Heléne Fritzon, Lina Gálvez Muñoz, Maria Noichl, Pina Picierno, Evelyn Regner |
Verts/ALE |
Alice Kuhnke, Diana Riba i Giner, Sylwia Spurek, Ernest Urtasun |
6 |
- |
ECR |
Jessica Stegrud, Jadwiga Wiśniewska, Margarita de la Pisa Carrión |
ID |
Simona Baldassarre, Annika Bruna, Isabella Tovaglieri |
1 |
0 |
PPE |
Lívia Járóka |
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
- [1] Direttiva 79/7/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1978, relativa alla graduale attuazione del principio di parità di trattamento tra gli uomini e le donne in materia di sicurezza sociale (GU L 6 del 10.1.1979, pag. 24).
- [2] Direttiva 86/613/CEE del Consiglio dell'11 dicembre 1986 relativa all'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, ivi comprese le attività nel settore agricolo, e relativa altresì alla tutela della maternità (GU L 359 del 19.12.1986, pag. 56).
- [3] Direttiva 92/85/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (GU L 348 del 28.11.1992, pag. 1).
- [4] Direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura (GU L 373 del 21.12.2004, pag. 37).
- [5] Direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23).
- [6] Direttiva 2010/18/UE del Consiglio, dell'8 marzo 2010, che attua l'accordo quadro riveduto in materia di congedo parentale concluso da BUSINESSEUROPE, UEAPME, CEEP e CES e abroga la direttiva 96/34/CE (GU L 68 del 18.3.2010, pag. 13).
- [7] Direttiva 2010/41/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 luglio 2010, sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma e che abroga la direttiva 86/613/CEE del Consiglio, (GU L 180 del 15.7.2010, pag. 1).
- [8] GU L 188 del 12.7.2019, pag. 79.
- [9] Testi approvati, P9_TA(2020)0039.
- [10] Testi approvati, P9_TA(2020)0025.
- [11] Testi approvati, P8_TA(2019)0111.
- [12] Testi approvati, P9_TA(2019)0080.
- [13] GU C 390 del 18.11.2019, pag. 19.
- [14] Testi approvati, P8_TA(2019)0014.
- [15] GU C 162 del 10.5.2019, pag. 9.
- [16] GU C 346 del 27.9.2018, pag. 6.
- [17] GU C 331 del 18.9.2018, pag. 60.
- [18] GU C 263 del 25.7.2018, pag. 49.
- [19] GU C 252 del 18.7.2018, pag. 99.
- [20] GU L 69 dell'8.3.2014, pag. 112.
- [21] GU C 76 del 28.2.2018, pag. 93.
- [22] GU C 356 del 4.10.2018, pag. 89.
- [23] GU C 285 del 29.8.2017, pag. 78.
- [24] GU C 11 del 12.1.2018, pag. 35.
- [25] GU C 298 del 23.8.2018, pag. 14.
- [26] GU C 363 del 28.10.2020, pag. 80.
- [27] Testi approvati, P9_TA(2020)0054.
- [28] GU C 458 del 19.12.2018, pag. 34.
- [29] GU C 66 del 21.2.2018, pag. 44.
- [30] GU C 407 del 4.11.2016, pag. 2.
- [31] Indagine condotta dalla FRA nel 2014, la più completa nel settore a livello dell'UE, basata sui dati di 28 Stati membri.
- [32] Direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2020, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio (GU L 188 del 12.7.2019, pag. 79).
- [33] Comunicazione della Commissione dal titolo "Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025" (COM(2020)0152).
- [34] Risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere (testi approvati, P9_TA(2020)0025).
- [35] https://www.eurofound.europa.eu/news/news-articles/gender-employment-gap-costs-europe-eu370-billion-per-year
- [36] GU C 331 del 18.9.2018, pag. 60.
- [37] Testi approvati, P8_TA(2019)0129.
- [38] Testi approvati, P8_TA(2019)0101.
- [39] Vedasi la risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere.
- [40] Direttiva 2014/54/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativa alle misure intese ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione dei lavoratori (GU L 128 del 30.4.2014, pag. 8).
- [41] GU C 363 del 28.10.2020, pag. 164.
- [42] Testi approvati, P8_TA(2019)0075.
- [43] GU L 69 dell'8.3.2014, pag. 112.
- [44] GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.
- [45] GU L 188 del 12.7.2019, pag. 79.
- [46] GU C 76 del 28.2.2018, pag. 93.
- [47] GU C 242 del 10.7.2018, pag. 24.
- [48] GU C 331 del 18.9.2018, pag. 60.
- [49] GU C 346 del 27.9.2018, pag. 6.
- [50] GU C 356 del 4.10.2018, pag. 89.
- [51] Testi approvati, P9_TA(2020)0025.
- [52] Testi approvati, P9_TA(2020)0054.
- [53] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Un'Unione dell'uguaglianza: strategia per la parità di genere 2020-2025.
- [54] Risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere.
- [55] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Un'Unione dell'uguaglianza: strategia per la parità di genere 2020-2025.
- [56] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Un'Unione dell'uguaglianza: strategia per la parità di genere 2020-2025.
- [57] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Un'Unione dell'uguaglianza: strategia per la parità di genere 2020-2025.
- [58] Risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere.
- [59] Secondo Eurostat, le donne rappresentano il 78 % di tutti i lavoratori in ambito sanitario, compresi 4,1 milioni di prestatori di assistenza personale a bassa retribuzione e altamente esposti al contagio: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/DDN-20200409-2
- [60] Secondo l'Istituto per la ricerca sulle politiche delle donne.
- [61] Calcolo dell'EIGE, EU-SILC (statistiche comunitarie sul reddito e sulle condizioni di vita).
- [62] Risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere.
- [63] GU L 180 del 15.7.2010, pag. 1.
- [64] GU L 188 del 12.7.2019, pag. 79.
- [65] GU C 66 del 21.2.2018, pag. 30.
- [66] Direttiva 2014/54/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativa alle misure intese ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione dei lavoratori.
- [67] Si veda la risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere.
- [68] Testi approvati, P8_TA(2018)0484.
- [69] Testi approvati, P8_TA(2019)0075.
- [70] Testi approvati, P8_TA(2019)0129.
- [71] Testi approvati, P8_TA(2019)0101.
- [74] GU L 315 del 14.11.2012, pag. 73.
- [75] Nel presente parere, l'espressione "in tutta la loro diversità" è utilizzata per trasmettere l'idea che le donne, gli uomini e le persone non binarie rientrano in categorie eterogenee anche, ma non solo, per quanto riguarda il genere, la razza, il colore della pelle, l'origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età, l'orientamento sessuale, l'identità di genere, l'espressione di genere o caratteristiche sessuali, lo status migratorio o lo status socioeconomico. Si tratta di un'espressione che sancisce l'impegno a non lasciare indietro nessuno e a realizzare un'Europa che garantisca la parità di genere per tutti.