RELAZIONE su Più pesce nei mari?  Misure per promuovere la ricostituzione degli stock al di sopra del rendimento massimo sostenibile (MSY), comprese le zone di ricostituzione degli stock ittici e le aree marine protette

15.12.2020 - (2019/2162(INI))

Commissione per la pesca
Relatrice: Caroline Roose


Procedura : 2019/2162(INI)
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A9-0264/2020
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

su Più pesce nei mari? Misure per promuovere la ricostituzione degli stock al di sopra del rendimento massimo sostenibile (MSY), comprese le zone di ricostituzione degli stock ittici e le aree marine protette

(2019/2162(INI))

Il Parlamento europeo,

 visti l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea (TUE) e gli articoli 11, 39 e 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

 visto il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo alla politica comune della pesca (PCP)[1],

 vista la direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino (direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino)[2],

 visto l'articolo 13 del trattato di Lisbona, in base al quale, nella formulazione delle politiche dell'Unione in materia di pesca, tra gli altri ambiti, l'Unione e gli Stati membri sono tenuti a tenere conto del fatto che gli animali sono esseri senzienti e, pertanto, a prestare la massima attenzione ai pertinenti requisiti in materia di benessere animale,

 visto il regolamento (UE) 2019/1241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativo alla conservazione delle risorse della pesca e alla protezione degli ecosistemi marini attraverso misure tecniche[3],

 viste la direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche[4] e la direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici[5],

 visti il regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento[6] e, in particolare, l'articolo 3, il cui principio chiave secondo il quale "[d]urante l'abbattimento e le operazioni correlate sono risparmiati agli animali dolori, ansia o sofferenze evitabili" si applica anche ai pesci,

 vista la direttiva (UE) 2014/89/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo (direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo)[7],

 vista la direttiva 91/676/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole[8], in particolare per quanto riguarda il deflusso dei fertilizzanti,

 visti il regolamento (CE) n. 1049/2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione[9] e il regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, sull'applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale[10],

 vista la strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030, contenuta nella comunicazione della Commissione del 20 maggio 2020 dal titolo "Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 – Riportare la natura nella nostra vita" (COM(2020)0380),

 vista la sua risoluzione del 16 gennaio 2018 sulla governance internazionale degli oceani: un'agenda per il futuro dei nostri oceani nel contesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) per il 2030[11],

 vista l'edizione 2020 della relazione dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) sullo stato della pesca e dell'acquacoltura a livello mondiale (SOFIA 2020),

 vista la comunicazione della Commissione del 20 maggio 2020 dal titolo "Una strategia 'Dal produttore al consumatore' per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente" (COM(2020)0381),

 vista la comunicazione della Commissione del 16 giugno 2020 dal titolo "Verso una pesca più sostenibile nell'UE: situazione attuale e orientamenti per il 2021" (COM(2020)0248),

 visti la dichiarazione di Johannesburg del 2002 sullo sviluppo sostenibile, il piano di attuazione di Johannesburg e il documento conclusivo della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio+20) del giugno 2012, intitolato "The future we want" (Il futuro che vogliamo),

 vista la relazione per il 2020 del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP) sul monitoraggio delle prestazioni della politica comune della pesca (STECF-Adhoc-20-01),

 visti la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) e, in particolare, l'obiettivo 11 degli obiettivi di Aichi in materia di biodiversità, che rientrano nel piano strategico per la biodiversità 2011-2020 della CBD,

 vista la relazione di valutazione globale sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici della piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) per il 2019;

 vista la relazione speciale del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC), del 2019, sull'oceano e la criosfera in un clima che cambia,

 vista la risoluzione dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) su un aumento delle zone marine protette per una conservazione efficace della biodiversità marina,

 visto l'obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS) 14 dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite sulla conservazione e l'uso sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine,

 vista la relazione della Commissione, del 25 giugno 2020, sull'attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (COM(2020)0259),

 vista la sua risoluzione del 16 gennaio 2020 sulla 15a riunione della conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica (COP15)[12],

 vista la relazione della Banca mondiale del 2017 dal titolo "The sunken billions revisited: "Progress and Challenges in Global Marine Fisheries",

 vista la relazione speciale n. 1/2017 della Corte dei conti europea, del 21 febbraio 2017, dal titolo "Occorre fare di più per realizzare appieno le potenzialità della rete Natura 2000",

 vista la relazione n. 17/2019 dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), del 25 giugno 2020, intitolata "Marine messages II",

 vista la decisione della Mediatrice europea nel caso 640/2019/FP sulla trasparenza del processo decisionale del Consiglio dell'UE che ha portato all'adozione dei regolamenti annuali che fissano i contingenti di pesca (totali ammissibili di catture),

 vista la relazione n. 3/2015 dell'AEA, del 1o ottobre 2015, dal titolo "Marine protected areas in Europe's seas: An overview and perspective for the future" (Zone marine protette nei mari d'Europa: panoramica e prospettive per il futuro),

 vista la relazione della Commissione, del 1º ottobre 2015, sui progressi realizzati nella messa a punto di zone marine protette (come previsto dall'articolo 21 della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino – direttiva 2008/56/CE) (COM(2015)0481),

 vista la relazione della Commissione, del 31 luglio 2018, sulla valutazione dei programmi di misure condotti dagli Stati membri a norma della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (COM(2018)562),

 vista la comunicazione della Commissione del 16 giugno 2020 dal titolo "Verso una pesca più sostenibile nell'UE: situazione attuale e orientamenti per il 2021" (COM(2020)0248),

 visto l'articolo 54 del suo regolamento,

 vista la relazione della commissione per la pesca (A9-0264/2020),

A. considerando che la politica comune della pesca (PCP) mira a garantire che le attività di pesca e di acquacoltura siano sostenibili nel lungo termine dal punto di vista ambientale e siano gestite in modo coerente con gli obiettivi consistenti nel conseguire vantaggi a livello economico, sociale e occupazionale e nel contribuire alla disponibilità dell'approvvigionamento alimentare; che, per conseguire l'obiettivo di ricostituire gradualmente e mantenere le popolazioni degli stock ittici al di sopra di livelli di biomassa in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile, il tasso di sfruttamento del rendimento massimo sostenibile doveva essere ottenuto entro il 2015, ove possibile, e progressivamente al più tardi entro il 2020 per tutti gli stock;

B. considerando che l'OSS n. 14 richiede una conservazione e un uso sostenibili degli oceani, dei mari e delle risorse marine;

C. considerando che l'obiettivo della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino è di proteggere e preservare l'ambiente marino, prevenirne il deterioramento e ripristinare gli ecosistemi marini, nonché conseguire un buono stato ecologico delle acque marine dell'UE entro il 2020;

D. considerando che, ai sensi della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, un buono stato ecologico si basa su 11 descrittori; che il descrittore 3 prevede che le popolazioni di tutti i pesci e molluschi sfruttati a fini commerciali restino entro limiti biologicamente sicuri, presentando una ripartizione della popolazione per età e dimensioni indicativa della buona salute dello stock;

E. considerando che esistono tre criteri principali di valutazione del descrittore 3 del buono stato ecologico, ovvero I) la sostenibilità dello sfruttamento, II) la capacità di riproduzione e III) il mantenimento della proporzione dei pesci di età e dimensione maggiori, ma che solo il 10,5 % degli stock può essere valutato alla luce dei criteri I) e II) mentre non esiste un metodo di valutazione comune soddisfacente a livello europeo per il criterio III);

F. considerando che è urgente migliorare la raccolta di dati su alcuni stock ittici, in particolare nel Mare del Nord, nel Mediterraneo e in Macaronesia, per procedere a una valutazione scientifica indispensabile a una gestione sostenibile degli stock;

G. considerando che le misure di gestione della pesca adottate nell'ambito della PCP stanno dando i loro frutti, dal momento che il numero di stock ittici sfruttati a livelli sostenibili è in aumento, permettendo rendimenti maggiori per gli stock che erano sovrasfruttati;

H. considerando che, secondo lo CSTEP, circa il 38 % degli stock dell'Atlantico nord-orientale e circa il 92 % degli stock sottoposti a valutazioni scientifiche nel Mediterraneo e nel Mar Nero sono sovrasfruttati, ossia sono sfruttati oltre i livelli di rendimento massimo sostenibile (MSY), nonostante l'obbligo giuridico di porre fine alla pesca eccessiva entro il 2020; che il 62,5 % degli stock nel Mediterraneo e nel Mar Nero era sovrasfruttato nel 2017, secondo la relazione SOFIA 2020 della FAO;

I. considerando che i totali ammissibili di catture (TAC) proposti dalla Commissione nell'Atlantico nord-orientale erano in linea con l'MSY per tutti e 78 gli stock per cui erano disponibili pareri scientifici;

J. considerando che nel 2019 il Consiglio ha fissato i TAC per 62 specie su 78 in linea con l'MSY; che, di conseguenza, si prevede che nel 2020 gli sbarchi nel Baltico, nel Mare del Nord e nell'Atlantico gestiti esclusivamente dall'UE proverranno, per oltre il 99 %, da attività di pesca gestite in modo sostenibile;

K. considerando che nell'Atlantico nord-orientale la biomassa ha continuato ad aumentare dal 2007 in poi e che, nel 2018, è risultata superiore del 48 % a quella del 2003 per gli stock interamente valutati; che nel Mediterraneo e nel Mar Nero la situazione della biomassa è rimasta sostanzialmente invariata dall'inizio della serie di dati nel 2003, nonostante un possibile lieve aumento a partire dal 2012;

L. considerando che la pesca al livello del rendimento massimo economico (MEY) corrisponde al livello di cattura in cui sono massimizzati i benefici economici per le flotte pescherecce, il che migliora la resilienza del settore, e in cui il livello degli stock è mantenuto al di sopra dell'MSY;

M. considerando che per la pesca multispecifica è impossibile applicare la gestione delle specie sulla base del modello dell'MSY, anche nel caso delle attività di pesca ben conosciute e documentate;

N. considerando che la PCP non è ancora interamente attuata e che alcune delle sue misure, come l'istituzione di zone di ricostituzione degli stock ittici, non sono state utilizzate;

O. considerando che, a livello mondiale, il 66 % dell'ambiente marino è stato alterato dalla pressione antropica, secondo l'IPBES, e il 34,2 % degli stock ittici è pescato a un livello biologicamente insostenibile, secondo la FAO;

P. considerando che l'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) chiede che almeno il 30 % di tutti gli habitat marini sia trasformato, entro il 2020, in una rete di zone marine altamente protette, insieme ad altre efficienti misure di conservazione basate sulle zone, con l'obiettivo che in almeno il 30 % degli oceani non si realizzino attività estrattive, senza considerare le conseguenze socioeconomiche;

Q. considerando che la relazione SOFIA 2020 della FAO ribadisce che la gestione è lo strumento di conservazione migliore e l'unico percorso verso la sostenibilità e che gli stock sottoposti a una gestione efficace diventano sempre più sostenibili, tenendo conto che il 78,7 % degli attuali sbarchi di pesci marini a livello mondiale proviene da stock biologicamente sostenibili;

R. considerando che la strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 chiede un obiettivo giuridicamente vincolante per proteggere almeno il 30 % della superficie marittima dell'UE, nonché che il 10 % della superficie marittima dell'UE sia rigorosamente protetto;

S. considerando che il monitoraggio elettronico a distanza, ad esempio attraverso la trasmissione della posizione della nave in tempo quasi reale, e il rafforzamento dei controlli in loco svolgono un ruolo positivo nell'applicazione delle zone marine protette;

T. considerando che la perdita di biodiversità marina ha ripercussioni socioeconomiche sul settore della pesca, sulle comunità costiere e d'oltremare e sulla società nel suo complesso e dovrebbe pertanto essere evitata; che la ricostituzione delle popolazioni ittiche comporterebbe vantaggi economici maggiori rispetto allo stato attuale delle popolazioni ittiche marine, secondo la Banca mondiale;

U. considerando che habitat sani, tra cui i banchi di sabbia, le praterie oceaniche e le barriere coralline, sono essenziali per il ripristino di un ecosistema marino funzionante e per la ricostituzione degli stock ittici nonché per fornire pozzi di assorbimento del carbonio al fine di attenuare i cambiamenti climatici;

V. considerando che le zone marine protette correttamente gestite sono essenziali per migliorare la biodiversità e preservare gli habitat naturali di altre specie, come gli uccelli;

W. considerando che vi è un forte consenso scientifico circa il fatto che le zone marine protette siano vantaggiose per la pesca a causa del loro effetto indiretto e delle loro ripercussioni positive sul reclutamento, ad esempio attraverso la protezione dei siti riproduttivi, del novellame e delle femmine di grandi dimensioni con elevate capacità riproduttive;

X. considerando che anche l'inquinamento che ha origine dalla terraferma, in particolare in bacini marini semichiusi, e da altre attività marine incide sulla ricostituzione degli stock ittici;

Y. considerando che la biomassa globale delle specie soggette a contingenti nell'ambito degli stock gestiti dell'UE nel 2018 è risultata più elevata del 48 % rispetto al 2003;

Z. considerando che il pesce catturato in natura è di gran lunga la fonte di proteine più sana e maggiormente rispettosa dell'ambiente presente sulla terra grazie alla ridotta impronta del carbonio dell'industria della pesca; che, pertanto, i prodotti del mare sono la scelta migliore per combattere i cambiamenti climatici;

AA. considerando che la raccomandazione della Mediatrice europea di rendere pubblici, in maniera proattiva, i documenti relativi all'adozione delle norme che disciplinano i TAC non è stata seguita, finora, dal Consiglio dell'UE;

AB. considerando che la pesca ai livelli del MSY continua a generare risultati positivi nell'Atlantico nord-orientale;

Migliorare la gestione della pesca per porre fine alla pesca eccessiva

1. ribadisce la sua richiesta di una piena attuazione della PCP al fine di ricostituire e mantenere le popolazioni degli stock ittici al di sopra dei livelli di biomassa in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile (MSY);

2. sottolinea che la natura, i pesci e gli altri organismi viventi hanno un valore intrinseco, anche quando non sono sfruttati da attività umane;

3. invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la copertura scientifica affinché il 100 % degli stock ittici sfruttati nelle acque europee sia valutato al più tardi entro il 2025 e il rendimento massimo sostenibile possa essere calcolato per tutti questi stock, se scientificamente possibile.

4. sottolinea che gli Stati membri sono responsabili della raccolta dei dati, i quali sono indispensabili per valutare la salute degli stock ittici; evidenzia che ai sensi dell'articolo 23 del regolamento (UE) 2017/1004 che istituisce un quadro dell'Unione per la raccolta, la gestione e l'uso di dati nel settore della pesca[13], la Commissione deve presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'attuazione e sul funzionamento di detto regolamento;

5.  invita la Commissione a presentare le sue proposte di TAC e il Consiglio a fissare i TAC al livello dell'MSY, come previsto dal regolamento sulla PCP;

6. invita la Commissione, gli Stati membri e la comunità scientifica a sviluppare un modello scientifico per l'ottimizzazione della gestione e dello sfruttamento della pesca multispecifica; osserva che tale modello consentirebbe di applicare obiettivi di gestione simili all'impiego dell'MSY nella PCP, rendendo possibile seguire l'evoluzione delle norme di gestione attuate;

7. esorta la Commissione a rafforzare l'attuazione dell'approccio ecosistemico alla gestione della pesca, anche applicando sempre più approcci relativi a una pluralità di specie, al fine di ridurre al minimo gli impatti negativi delle attività di pesca e di altri fattori, come i cambiamenti climatici, sugli ecosistemi marini, sulle popolazioni ittiche e sulla società e onde garantire la resilienza degli oceani ai cambiamenti climatici; ribadisce che una pesca pienamente documentata e dati di qualità sono essenziali per migliorare la gestione della pesca; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per migliorare la raccolta dei dati sulla pesca ricreativa, considerando il suo impatto ambientale e il suo valore socioeconomico;

8. invita la Commissione a continuare a sostenere i piani volti a migliorare la selettività e a individuare, nel quadro dell'attuazione di un approccio sistemico in materia di gestione della pesca, le pratiche che hanno effetti negativi sugli stock, sulla biodiversità degli oceani e sugli ambienti marini, nonché ad attuare misure per limitarle e modificarle;

9. invita la Commissione a continuare a sostenere i piani volti a migliorare la selettività e la sopravvivenza delle specie non bersaglio e a tenere conto dei risultati degli studi che mostrano gli impatti negativi di tecniche di pesca quali gli attrezzi di fondo o i dispositivi di concentrazione del pesce (FAD), limitandone fortemente l'utilizzo;

10. ritiene che l'UE, in seguito alla valutazione della PCP entro il 2022, dovrebbe, ove necessario, adeguare le attuali pratiche di gestione della pesca e promuovere una transizione verso una pesca a basso impatto, al fine non solo di preservare gli stock ittici ai livelli attuali, ma, ancora più importante, di ricostituire gli stock ittici e ripristinare gli ecosistemi marini, di concerto con le parti interessate, in particolare con il settore della pesca, e sostenere tali misure mediante il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca;

11. ritiene che l'attenzione e il sostegno dovrebbero essere incentrati in particolare sulla pesca artigianale, che è potenzialmente meno predatoria e più sostenibile, non solo in termini di gestione delle risorse biologiche, ma anche dal punto di vista socioeconomico;

12. invita la Commissione a sostenere l'armonizzazione degli indicatori del criterio III) del buono stato ecologico ai sensi della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, al fine di definire punti di riferimento comuni e una metodologia di valutazione comune tra gli Stati membri;

13. invita la Commissione a valutare la pertinenza dell'uso di indicatori diversi dall'MSY nella gestione della pesca che tengano conto delle interazioni tra le specie, dei fattori socioeconomici e degli effetti dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento; osserva che altri indicatori, come il rendimento massimo economico, sono in fase di studio e di attuazione da parte di alcuni paesi;

14. ricorda che per limitare la pressione delle attività umane sugli stock ittici occorre favorire la ricerca e l'innovazione nel settore della pesca, al fine di sviluppare buone prassi legate all'economia circolare, alla sostenibilità e alla selettività degli attrezzi da pesca;

15. sottolinea l'importanza della pesca costiera su piccola scala e ritiene che il settore possa dare un contributo significativo alla transizione verso una gestione sostenibile degli stock ittici; invita pertanto tutti gli Stati membri ad aumentare la percentuale delle quote nazionali assegnate a questo settore;

16. invita la Commissione a provvedere affinché gli Stati membri adottino programmi di raccolta dati relativi all'impatto delle attività di pesca sull'ambiente in generale, compresi gli effetti sulle catture accessorie di specie sensibili, nonché sui fondali marini;

17. chiede che il Consiglio renda pubblici, in modo proattivo, tutti i documenti relativi all'adozione dei regolamenti TAC, conformemente alla raccomandazione del Mediatore europeo e nel rispetto del regolamento (CE) n. 1049/2001 e del regolamento (CE) n. 1367/2006;

Ampliare la rete di zone protette e migliorarne la gestione

18. sottolinea che, sebbene l'Unione europea abbia compiuto progressi e conseguito l'obiettivo di designare il 10 % delle acque europee come zone protette, la rete di zone marine protette è ben lungi dall'essere pienamente efficace e solo una piccolissima parte delle attuali zone marine protette dispone di piani di gestione e misure di protezione;

19.  sottolinea che, quando hanno successo, le zone marine protette offrono notevoli vantaggi socioeconomici, in particolare per le comunità costiere, la pesca e il settore del turismo, e possono svolgere funzioni ambientali essenziali per la riproduzione e la resilienza degli stock ittici (fornendo zone di riproduzione e di popolamento);

20. accoglie con favore la proposta della Commissione, nella sua strategia sulla biodiversità per il 2030, di proteggere almeno il 30 % della zona marittima dell'UE;

21. invita la Commissione a eseguire una valutazione di impatto per tale proposta;

22. esorta la Commissione ad adottare orientamenti affinché gli obiettivi relativi alle zone marine protette siano attuati in ciascuna regione marittima dell'UE, onde garantire una distribuzione geografica e una rappresentatività ambientale equilibrate;

23. esorta gli Stati membri a continuare a designare zone marine protette ai sensi delle direttive Uccelli[14] e Habitat[15] e della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, al fine di conseguire tali obiettivi;

24. chiede che le zone marine protette siano istituite nell'ambito di una rete coerente di zone collegate, comprese le zone offshore e di alto mare; ricorda l'obbligo di cessare l'attività di pesca con attrezzi di fondo al di sotto dei 400 metri in zone caratterizzate o che possono essere caratterizzate da ecosistemi marini vulnerabili (EMV);

25. esorta la Commissione a definire solidi orientamenti sulla gestione delle zone marine protette, su base scientifica, per gli Stati membri e a istituire una classificazione delle zone marine protette che tenga conto della loro fase di costituzione, dei piani di gestione e dei benefici ecosistemici, attingendo agli orientamenti esistenti, come le norme globali dell'UICN;

26. insiste affinché la Commissione accompagni gli accordi di pesca conclusi con paesi terzi con misure di gestione e di governance, come le zone marine protette, che consentano di migliorare la gestione degli stock ittici e di affrontare i numerosi effetti cumulativi di tali accordi, come l'inquinamento, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) o lo sviluppo di alcune pratiche, quali la pesca industriale, che minacciano la sostenibilità di alcuni stock ittici;

27. esorta gli Stati membri a definire piani di gestione forti ed efficaci per le zone marine protette attuali e future e a porre in essere misure di controllo, monitoraggio e vigilanza più rigorose per garantire che le zone marine protette siano rispettate;

28. chiede che i settori della pesca commerciale e ricreativa, nonché le organizzazioni competenti per la gestione delle attività umane ed economiche in mare (ad esempio le organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) o l'organizzazione marittima internazionale), siano coinvolti nel controllo, nel monitoraggio e nella sorveglianza delle zone marine protette;

29. sottolinea che occorre maggiore controllo sulle misure di gestione della pesca nei siti Natura 2000 presentate dagli Stati membri dell'UE, al fine di garantire che gli obiettivi di conservazione siano conseguiti conformemente all'articolo 11 della PCP;

30. evidenzia che la designazione delle zone e lo sviluppo delle misure di gestione dovrebbero basarsi sui migliori pareri scientifici disponibili;

31. riconosce che, per avere successo, le zone marine e altre zone protette devono basarsi su una solida base scientifica, essere accettate dai pescatori commerciali e ricreativi, dalle comunità costiere e da altri soggetti interessati ed essere oggetto di una chiara comunicazione su ciò che è protetto, come e perché; chiede, pertanto, l'inclusione del settore della pesca, compresa la sua componente artigianale, e degli organismi scientifici incaricati della gestione della pesca nonché di altri soggetti interessati, nella progettazione, nella gestione e nel monitoraggio delle zone marine protette; chiede di incoraggiare la partecipazione della società civile attraverso la realizzazione di aree marine educative;

32. sottolinea l'importanza di adottare un approccio globale e coerente in fase di definizione delle zone marine protette, non solo limitando le attività di pesca commerciale ma anche controllando altre attività, quali la prospezione e lo sfruttamento di combustibili fossili, l'estrazione mineraria, l'acquacoltura su larga scala, il dragaggio, parchi eolici offshore, il trasporto, nonché la pesca ricreativa e altre attività di svago;

33. invita gli Stati membri ad ampliare la rete di zone di ricostituzione degli stock ittici nell'ambito della PCP, soprattutto laddove vi siano prove chiare di elevate concentrazioni di pesci al di sotto della taglia minima di riferimento per la conservazione o di zone di riproduzione; sottolinea la necessità di includere la valutazione della designazione e il successo di tali zone nella futura relazione sul funzionamento della PCP;

34. invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere, nel contesto dei negoziati internazionali su un trattato per la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica marina di zone al di fuori della giurisdizione nazionale e nel quadro delle ORGP, un ambizioso meccanismo globale per la creazione di zone marine protette in alto mare o in zone al di fuori della giurisdizione nazionale e a svolgere un ruolo proattivo nello sviluppo di nuovi strumenti di gestione delle aree, comprese le zone marine protette in alto mare, non appena sarà stato concluso un accordo sulla biodiversità marina nelle zone al di fuori della giurisdizione nazionale; ricorda che l'istituzione di zone marine protette in zone al di fuori della giurisdizione nazionale deve essere sostenuta da valutazioni d'impatto socioeconomico ed ecologico basate sui migliori pareri scientifici disponibili;

35. invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere l'idea che gli oceani, nel loro insieme, forniscano servizi ecosistemici all'umanità e debbano, di conseguenza, essere riconosciuti come un bene comune globale nell'ambito dei negoziati internazionali sotto l'egida delle Nazioni Unite;

Controllare altri fattori ambientali che minacciano la ricostituzione degli stock ittici

36. sottolinea che un'azione rapida e decisa per combattere i cambiamenti climatici è essenziale per la conservazione di popolazioni e habitat sani di organismi marini e quindi per la continuità dell'attività di pesca sostenibile e per la sicurezza alimentare a lungo termine; ricorda che, ai sensi dell'articolo 2 dell'accordo di Parigi, le parti si devono impegnare ad aumentare la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e promuovere la resilienza climatica e lo sviluppo con basse emissioni di gas a effetto serra, con modalità che non minaccino la produzione alimentare;

37. sottolinea il contributo positivo delle zone marine protette all'adattamento ai cambiamenti climatici attraverso il rafforzamento della resilienza degli ecosistemi; esorta gli Stati membri a rafforzare il ruolo delle reti di zone marine protette nelle rispettive strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici;

38. sottolinea che la ricostituzione degli stock ittici e il loro mantenimento a un livello di sfruttamento sostenibile richiede anche di affrontare alcuni effetti antropogenici collegati ai cambiamenti climatici, come la riduzione di ossigeno e l'acidificazione, nonché varie fonti di inquinamento, principalmente terrestri ma anche marine, che si ripercuotono negativamente sulla ricostituzione degli stock ittici o contribuiscono alla loro fragilità, come i nitrati, le acque reflue, i fertilizzanti, i pesticidi, le sostanze chimiche tossiche, l'inquinamento derivante dall'attività industriale e il turismo di massa, i residui dell'acquacoltura, l'inquinamento da plastica e microplastica, le creme solari, gli ormoni, l'inquinamento acustico, gli sversamenti di petrolio e gli attrezzi da pesca perduti o abbandonati;

39. invita la Commissione a pubblicare uno studio sull'impatto delle diverse fonti di inquinamento sulla ricostituzione degli stock ittici e sugli ecosistemi marini;

40. sottolinea la necessità di coinvolgere i pescatori nella lotta all'inquinamento dei mari e degli oceani; invita quindi la Commissione a sollecitare gli Stati Membri perché adottino normative che consentano ai pescatori di portare a terra i rifiuti pescati in mare; ritiene che tali normative debbano stabilire meccanismi premiali per i pescatori e sistemi di raccolta adeguati;

41. sottolinea l'importanza di aumentare il tasso di sopravvivenza delle specie non bersaglio riducendo le ferite e lo stress dovuti alla cattura e al rilascio;

42. invita la Commissione ad esaminare tali richieste e a rispondervi nel suo nuovo piano d'azione volto a preservare le risorse alieutiche e a proteggere gli ecosistemi marini, che intende presentare entro il 2021, nella sua revisione della PCP nonché in tutte le prossime proposte legislative;

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43. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

Il 2020 era l'anno in cui si sarebbe dovuto raggiungere un buono stato ecologico dell'ambiente marino e in cui tutti gli stock ittici avrebbero dovuto essere sfruttati a livelli sostenibili. Le misure adottate nell'ambito della PCP cominciano a dare frutti, il numero di stock ittici sfruttati a livelli sostenibili aumenta, consentendo l'incremento dei rendimenti per alcune specie che fino a poco tempo fa erano minacciate. Tuttavia, gli obiettivi prefissati dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino e dalla PCP non sono stati raggiunti. Dinanzi all'entità della sfida e ai nuovi pericoli posti dai cambiamenti climatici, la logica della mera conservazione delle risorse e dell'ambiente non è più sufficiente: dobbiamo sposare una logica di ricostituzione e riparazione.

 

Uno dei principali obiettivi perseguiti dalla politica comune della pesca dal 2013 consiste nel porre fine alla pesca eccessiva per tutti gli stock europei e nell'applicare entro il 2020 l'obiettivo del rendimento massimo sostenibile (MSY) per i tassi di sfruttamento degli stock. Secondo il Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP), il 38 % degli stock dell'Atlantico nord-orientale e il 92 % degli stock del Mediterraneo continuano ad essere sovrasfruttati. Occorre attuare pienamente la PCP e adottare misure supplementari.

 

Non tutti gli stock beneficiano della valutazione scientifica necessaria per calcolare il rendimento massimo sostenibile, nonostante il notevole lavoro svolto dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM). Troppo spesso si ricorre alla mancanza di dati scientifici sufficienti e di mezzi per analizzare tali dati per giustificare l'assenza di TAC e di quote per alcune specie, in particolare nel Mediterraneo. La Commissione e gli Stati membri devono rafforzare la copertura scientifica in modo da poter valutare, al più tardi entro il 2025, il 100 % degli stock presenti nelle acque europee e calcolare l'MSY per tutti questi stock. È inaccettabile che si continui a pescare specie per le quali non esistono dati sufficienti, mettendole a repentaglio.

 

Inoltre, sebbene l'MSY consenta di stabilizzare gli stock, tale approccio da solo non è sufficiente per ricostituire gli stock ittici in modo sostenibile. Gli scienziati hanno sviluppato un altro indicatore, il rendimento massimo economico (MEY). Se da un lato l'MSY mira a raggiungere il massimo livello possibile di catture sostenibili, il rendimento massimo economico punta a pescare al di sotto di questo livello, migliorando in tal modo anche la resilienza degli stock ittici. La relazione speciale dell'IPCC sugli oceani e la criosfera ha sottolineato gli effetti dei cambiamenti climatici sui mari e sui pesci. In tale contesto, e al fine di garantire la sicurezza alimentare sul lungo periodo, è importante mantenere un certo margine che consenta alle specie di resistere agli effetti dei cambiamenti climatici, riducendo nel contempo il consumo di carburante. La pesca nel quadro dell'MEY, ovvero al livello in cui il beneficio economico per il pescatore è maggiore, migliora anche la resilienza economica del settore. L'MEY, che già si applica gli stock gestiti esclusivamente dall'Islanda, consente di assicurare un miglior reddito ai pescatori e potrebbe contribuire alla ricostituzione degli stock maggiormente a rischio. La Commissione deve presentare una richiesta di parere scientifico per l'MEY e fissare totali ammissibili di catture a questo livello.

 

Anche una migliore selettività può portare a progressi significativi. È necessario portare avanti la ricerca per sviluppare tecniche di pesca con un minor impatto sull'ambiente marino, con il sostegno dell'Unione europea. Diversi studi hanno evidenziato l'impatto distruttivo di alcune tecniche, come l'uso di attrezzi da pesca che entrano in contatto con il fondale marino o di dispositivi di concentrazione del pesce (FAD). Il loro utilizzo deve essere strettamente limitato. Se la comparsa dei cosiddetti FAD ecologici o biodegradabili può essere una soluzione al problema dell'inquinamento causato dai FAD, il loro utilizzo non può essere una soluzione a lungo termine, dato il carattere non selettivo di questa tecnica.

 

La pesca artigianale su piccola scale si avvale da tempo di tecniche meno dannose. La piccola pesca locale, che crea molti posti di lavoro, offre prodotti di elevata qualità ed è più ecologica, rappresenta il futuro della pesca europea. Deve essere tutelata dalle nostre norme e ricevere una congrua parte dei TAC e delle quote assegnati a ciascuno Stato.

 

Le misure di gestione della pesca da sole non sono in grado di affrontare la sfida della conservazione degli oceani. Come previsto dalla politica comune della pesca, le cosiddette misure spaziali, come le aree marine protette o le riserve di ricostituzione degli stock, possono contribuire a ricostituire gli stock ittici, proteggendo al contempo la biodiversità marina.

 

Gli strumenti previsti dalla PCP, dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, dalle direttive Habitat e Uccelli o dalle normative nazionali sono attuati in modo insufficiente o inadeguato e mancano di articolazione. Alcuni di essi, come le riserve di ricostituzione degli stock ittici di cui all'articolo 8 della PCP, sono utilizzati in misura molto limitata. Le diverse amministrazioni che gestiscono questi strumenti non sono sempre le stesse. È necessario rafforzare i legami tra i diversi strumenti.

 

La Convenzione sulla diversità biologica (CBD) e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite miravano a proteggere il 10 % delle acque mondiali entro il 2020. L'Unione europea ha raggiunto questo obiettivo nel 2017, almeno sulla carta. Gli scienziati e l'Unione internazionale per la conservazione della natura e delle risorse naturali (IUCN) raccomandano di raggiungere il 30 % delle acque protette entro il 2030. Tale richiesta è stata ripresa dal Parlamento europeo in diverse risoluzioni e successivamente dalla Commissione europea nella strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030. Questo obiettivo deve ora essere sancito dal diritto europeo e diventare giuridicamente vincolante per potere acquisire efficacia.

 

Tuttavia, è importante esaminare attentamente cosa si nasconde dietro il 10 % o il 30 % di aree marine protette. Diversi studi dimostrano che molte aree marine protette non dispongono di piani di gestione o di misure efficaci. Occorre rettificare questa situazione. La Commissione e gli Stati membri devono intensificare gli sforzi affinché tutte le aree marine protette esistenti dispongano di piani di gestione efficaci.

 

Per raggiungere l'obiettivo di un buono stato ecologico dei mari, è importante che, del 30 % delle aree protette, il 15 % delle acque europee goda di un elevato livello di protezione. Le aree marine protette ad alto livello comprendono aree in cui è vietata qualsiasi cattura (zone di divieto di pesca) e qualsiasi attività economica, riserve di ricostituzione degli stock ittici previste dalla PCP e zone in cui sono vietate solo le tecniche di pesca più problematiche a seconda delle caratteristiche locali e del periodo dell'anno. Le aree danneggiate, che in passato hanno subito distruzioni ambientali, devono essere risanate. Al fine di garantire la corretta attuazione delle misure proposte nel corso del tempo, si dovrebbe procedere a una revisione dei progressi compiuti a intervalli predefiniti.

 

In queste zone altamente protette, è importante estendere la riflessione al di là della mera pesca, introducendo misure volte a limitare altri impatti negativi causati da attività economiche come i trasporti, la produzione di energia, l'estrazione di minerali e combustibili fossili, il turismo di massa, il dragaggio o l'acquacoltura intensiva, ma anche a limitare le fonti esterne di inquinamento.

 

Dalla loro creazione nel 2014 sono state istituite pochissime riserve di ricostituzione degli stock ittici (FRA). Tuttavia, le riserve di ricostituzione degli stock ittici come la zona "Jabuka/Pomo Pit" istituita nel 2017 dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM-CGPM) stanno già dando i loro frutti. Situata in una posizione strategica dove si riproducono alcune specie, in particolare il nasello, ha permesso la ricostituzione degli stock di questa specie, visibile al di fuori dell'area protetta, e si è guadagnata il sostegno dei pescatori locali.

 

Altri esempi di aree marine protette, inizialmente istituite per proteggere specie specifiche, hanno avuto effetti positivi sulle popolazioni ittiche. In Svezia, una parte della riserva Åsvikelandet-Kvädö (area Natura 2000 SE0230138) è chiusa alla pesca dal 1979 per proteggere l'aquila di mare. Ciò ha portato ad un aumento del numero e delle dimensioni dei pesci predatori (tra cui lucci e persici) sulla costa baltica circostante.

 

L'accettazione delle aree marine protette da parte dei pescatori è un elemento chiave del loro successo. È essenziale coinvolgere i pescatori nella preparazione e nella gestione delle aree protette. Possono inoltre contribuire al monitoraggio e al controllo delle aree marine protette, oltre all'introduzione generale del sistema di controllo dei pescherecci via satellite (VMS) e al rafforzamento delle ispezioni in loco.

 

È importante che le risorse del FEAMP attuale e futuro siano mobilitate in via prioritaria per la creazione di tali aree marine protette ad alto livello, per la formazione delle parti interessate e per la gestione e il controllo di tali aree.

 

Infine, è importante migliorare la conoscenza dell'impatto delle varie fonti di inquinamento sulla flora e la fauna marine e adottare misure adeguate per prevenire o ridurre al minimo tale inquinamento. In particolare, la relazione invita la Commissione ad affrontare le questioni dell'inquinamento da nitrati, in particolare nei mari parzialmente chiusi, del trattamento delle acque reflue, dei prodotti fitosanitari utilizzati in agricoltura, dell'inquinamento industriale, dell'inquinamento da plastica e microplastica, dei mozziconi, delle creme solari o degli ormoni.

 

Tutte queste misure di gestione, tecniche, spaziali e ambientali non solo consentiranno di raggiungere gli obiettivi ambientali dell'Unione nel quadro di un approccio ecosistemico (conservazione e rigenerazione della flora marina, delle specie di uccelli, ecc.), ma anche di migliorare la salute degli stock ittici e di apportare benefici a lungo termine al settore della pesca.

 

 


INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

3.12.2020

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

16

8

4

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Clara Aguilera, François-Xavier Bellamy, Izaskun Bilbao Barandica, Isabel Carvalhais, Massimo Casanova, Rosanna Conte, Rosa D'Amato, Giuseppe Ferrandino, João Ferreira, Søren Gade, Francisco Guerreiro, Anja Hazekamp, Niclas Herbst, France Jamet, Pierre Karleskind, Predrag Fred Matić, Francisco José Millán Mon, Cláudia Monteiro de Aguiar, Grace O'Sullivan, Manuel Pizarro, Caroline Roose, Bert-Jan Ruissen, Annie Schreijer-Pierik, Ruža Tomašić, Peter van Dalen, Theodoros Zagorakis

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Carmen Avram, Catherine Chabaud

 


VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

16

+

GUE/NGL

Anja Hazekamp

NI

Rosa D'Amato

PPE

François-Xavier Bellamy

RENEW

Izaskun Bilbao Barandica, Catherine Chabaud, Søren Gade, Pierre Karleskind

S&D

Clara Aguilera, Carmen Avram, Isabel Carvalhais, Giuseppe Ferrandino, Predrag Fred Matić, Manuel Pizarro

VERTS/ALE

Francisco Guerreiro, Grace O'Sullivan, Caroline Roose

 

8

-

ECR

Bert-Jan Ruissen, Ruža Tomašić

PPE

Niclas Herbst, Francisco José Millán Mon, Cláudia Monteiro de Aguiar, Annie Schreijer-Pierik, Theodoros Zagorakis, Peter van Dalen

 

4

0

GUE/NGL

João Ferreira

ID

Massimo Casanova, Rosanna Conte, France Jamet

 

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti

 

Ultimo aggiornamento: 11 gennaio 2021
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