RELAZIONE sulla raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sulle relazioni con l'Autorità palestinese

3.7.2023 - (2021/2207(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatrice: Evin Incir


Procedura : 2021/2207(INI)
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A9-0226/2023
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A9-0226/2023
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PROGETTO DI RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sulle relazioni con l'Autorità palestinese

(2021/2207(INI))

Il Parlamento europeo,

 vista la dichiarazione dei principi riguardanti progetti di autogoverno ad interim del 13 settembre 1993 (accordi di Oslo),

 visti il protocollo sulle relazioni economiche tra il governo dello Stato di Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, che rappresenta il popolo palestinese, del 29 aprile 1994 (protocollo di Parigi), e l'accordo ad interim israelo-palestinese sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza, del 28 settembre 1995 (accordo di Oslo II),

 vista la quarta Convenzione di Ginevra,

 visto il piano d'azione UE-AP (Autorità palestinese), approvato nel maggio 2013,

 vista la strategia comune europea a sostegno della Palestina 2021-2024 – Verso uno Stato palestinese democratico, responsabile e sostenibile,

 visto l'accordo euromediterraneo interinale di associazione sugli scambi e la cooperazione tra la Comunità europea, da una parte, e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) a beneficio dell'Autorità palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, dall'altra[1], siglato nel 1997,

 visto l'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e lo Stato di Israele, dall'altra[2] ("accordo di associazione UE-Israele"),

 viste le conclusioni del Consiglio europeo del 14 maggio 2012, del 12 maggio 2014, del 22 luglio 2014, del 20 luglio 2015 e del 20 giugno 2016,

 vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 22 agosto 2022, relativa alle incursioni israeliane su sei organizzazioni della società civile palestinesi,

 vista la relazione speciale n. 14/2013 della Corte dei conti europea dal titolo "Il sostegno finanziario diretto dell'Unione europea all'Autorità palestinese",

 vista la dichiarazione congiunta dell'Unione europea e dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), del 17 novembre 2021, relativa al sostegno dell'Unione europea all'UNRWA (2021-2024),

 vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 9 febbraio 2021, dal titolo "Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – Una nuova agenda per il Mediterraneo" (JOIN(2021)0002),

 vista la comunicazione interpretativa della Commissione dell'11 novembre 2015 relativa all'indicazione di origine delle merci dei territori occupati da Israele dal giugno del 1967[3],

 vista la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea dell'12 novembre 2019[4] sulle merci prodotte negli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati,

 vista la relazione del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) del 15 maggio 2023 dal titolo "2022 Report on Israeli settlements in the occupied West Bank, including East Jerusalem" (Relazione 2022 sugli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata, ivi incluso a Gerusalemme Est),

 vista la relazione del SEAE del 28 marzo 2023 dal titolo "One Year Report on Demolitions and Seizures in the West Bank, including East Jerusalem" (Relazione annuale sulle demolizioni e le confische in Cisgiordania, ivi incluso a Gerusalemme Est),

 visti gli orientamenti aggiornati dell'Unione europea per promuovere l'osservanza del diritto internazionale umanitario[5] e gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

 visti il nuovo accordo quadro di coalizione e gli orientamenti del governo israeliano,

 vista la dichiarazione dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 30 aprile 2021 sul rinvio delle elezioni in Palestina,

 vista l'iniziativa di pace araba del 2002,

 vista la strategia nazionale per la sanità 2017-2022 dello Stato di Palestina, adottata nell'ottobre 2016,

 viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

 vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, del 21 settembre 2022,

 vista la relazione di UN Women del 2022 dal titolo "Women's Role in Local Peacebuilding – Recommendations to better support the work of Palestinian women-led basic organisations" (Il ruolo delle donne nella costruzione della pace a livello locale – Raccomandazioni per sostenere meglio l'operato delle organizzazioni palestinesi di base guidate da donne),

 vista la relazione della task force indipendente delle Nazioni Unite sul rafforzamento delle istituzioni pubbliche palestinesi dell'aprile 2004 dal titolo "Reforming the Palestinian Authority: An Update" (Riformare l'Autorità palestinese: un aggiornamento),

 visto l'esito della riunione del comitato di collegamento ad hoc delle Nazioni Unite tenutasi il 18 settembre 2011,

 vista la relazione del direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, del 17 maggio 2023, dal titolo "Health conditions in the occupied Palestinian territory, including East Jerusalem, and in the occupied Syrian Golan" (Condizioni sanitarie nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e nel Golan siriano occupato),

 vista la relazione della Banca mondiale del 22 dicembre 2021 dal titolo "Palestinian Digital Economy Assessment" (Valutazione dell'economia digitale palestinese),

 viste le relazioni della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) del 22 dicembre 2021, dal titolo "The Economic Costs of the Israeli Occupation for the Palestinian People: Arrested Development and Poverty in the West Bank" (Le ripercussioni economiche dell'occupazione israeliana per il popolo palestinese: arresto dello sviluppo e povertà in Cisgiordania), e dell'8 agosto 2022, dal titolo "Report on UNCTAD assistance to the Palestinian people: Developments in the Economy of the Occupied Palestinian Territory" (Relazione sull'assistenza dell'UNCTAD al popolo palestinese: sviluppi nell'economia dei Territori palestinesi occupati),

 vista l'indagine in corso della Corte penale internazionale sulla situazione in Palestina, avviata il 3 marzo 2021,

 vista la relazione del Centro Carter del 15 aprile 2022 dal titolo "March 26, 2022 Municipal Elections in West Bank/Gaza" (26 marzo 2022: elezioni municipali in Cisgiordania e a Gaza),

 viste la dichiarazione del governo svedese del 30 ottobre 2014 sul suo riconoscimento dello Stato di Palestina,

 vista la dichiarazione di Algeri, firmata da 14 fazioni palestinesi in Algeria il 13 ottobre 2022, che sanciva l'impegno a organizzare elezioni entro l'ottobre 2023,

 vista la sua raccomandazione del 14 settembre 2022 alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente il partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – una nuova agenda per il Mediterraneo[6],

 viste le sue precedenti risoluzioni sul processo di pace in Medio Oriente, in particolare quella del 18 maggio 2017 sul raggiungimento di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati in Medio Oriente[7] e quella del 14 dicembre 2022 sulle prospettive della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per Israele e Palestina[8],

 vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2014 sul riconoscimento dello Stato di Palestina[9],

 visto l'articolo 118 del suo regolamento,

 vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0226/2023),

A. considerando che la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, che prevede che lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina convivano fianco a fianco in condizioni di pace, sicurezza e riconoscimento reciproco entro i confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e nel pieno rispetto del diritto internazionale, è l'unica soluzione praticabile al conflitto, in linea con le conclusioni del Consiglio del luglio 2014;

B. considerando che il popolo palestinese ha il diritto all'autodeterminazione, quale sancito nella Carta delle Nazioni Unite e ripetutamente difeso dagli organi delle Nazioni Unite, tra cui l'Assemblea generale, il Consiglio di sicurezza e la Commissione per i diritti umani/il Consiglio dei diritti umani;

C. considerando che la leadership palestinese ha riconosciuto lo Stato di Israele e ha chiesto nel contempo l'istituzione di uno Stato di Palestina basato sui confini precedenti al 1967, senza trovare riscontro da parte dei successivi governi israeliani; che la leadership palestinese ha chiesto ripetutamente la ripresa dei colloqui di pace per giungere a una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;

D. considerando che, come conseguenza dell'occupazione, l'Autorità palestinese non dispone di competenze fondamentali che sono alla base della statualità, tra cui il controllo delle frontiere e la capacità di riscuotere integralmente le imposte;

E. considerando che negoziati significativi sono possibili solo quando entrambe le parti si trovano su un piano di parità; che in questo caso, tra le altre cose, la mancanza di volontà politica e di riconoscimento internazionale, unita a decenni di occupazione della Palestina, costituiscono un serio ostacolo a negoziati equi; che occorre continuare ad adoperarsi per avviare negoziati significativi tra Israele e l'Autorità palestinese;

F. considerando che Stati arabi come l'Egitto o la Giordania, che da anni mantengono relazioni diplomatiche con Israele, hanno svolto un ruolo significativo nel promuovere il dialogo sul processo di pace in Medio Oriente, anche in materia di sicurezza e stabilità;

G. considerando che l'occupazione israeliana del territorio palestinese dura da 56 anni; che resta ferma la posizione dell'UE secondo cui l'occupazione permanente, gli insediamenti, le demolizioni e gli sgomberi sono illegali a norma del diritto internazionale; che il numero di coloni e la costruzione delle relative infrastrutture in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sono aumentati vertiginosamente dopo la firma degli accordi di Oslo e Oslo II e costituiscono una palese violazione del diritto internazionale e un forte ostacolo al raggiungimento della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati nonché di una pace giusta, duratura e globale; che ciò ha profondamente modificato il panorama sociale e demografico della Cisgiordania e ha portato alla frammentazione delle aree palestinesi;

H. considerando che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967[10], nonché varie organizzazioni israeliane, palestinesi e internazionali per i diritti umani, hanno recentemente pubblicato relazioni in cui si conclude che il governo israeliano opprime sistematicamente e discrimina sul piano istituzionale i palestinesi in una serie di ambiti, tra cui l'applicazione della legge, le licenze edilizie, la libertà di circolazione e l'attività economica; che i palestinesi e i coloni israeliani sono processati in tribunali diversi e in base a leggi diverse per gli stessi reati; che il muro di separazione eretto da Israele in Cisgiordania è illegale;

I. considerando che Israele non consente all'Autorità palestinese di operare nell'annessa Gerusalemme Est; che l'Autorità palestinese esercita solo un controllo limitato sulle Aree A e B non contigue della Cisgiordania, le quali sono circondate dall'Area C, che è sotto il pieno controllo di Israele e rappresenta il 60 % del territorio della Cisgiordania; che pertanto le relazioni dell'UE con l'Autorità palestinese non possono essere affrontate senza tener conto delle politiche israeliane;

J. considerando che il nuovo governo israeliano, nel suo accordo quadro di coalizione e nei suoi orientamenti, ha annunciato l'intenzione di espandere e sviluppare gli insediamenti in Cisgiordania; che la prima frase dell'accordo quadro di coalizione recita che "il popolo ebraico ha diritti esclusivi e inalienabili su tutte le parti della terra d'Israele, (...) della Galilea, del Negev, del Golan, della Giudea e della Samaria";

K. considerando che la rivalità tra le fazioni politiche palestinesi e la mancanza di una visione o una strategia nazionale unitaria, essenziale per una soluzione politica negoziata, rimangono tra le principali sfide della politica palestinese; che l'Autorità palestinese deve affrontare una serie di sfide, quali la frattura del movimento di Fatah, il consolidamento dei poteri nell'ufficio del presidente dell'Autorità palestinese, la riduzione dello spazio a disposizione della società civile palestinese e la repressione del dissenso politico e delle manifestazioni a sostegno delle riforme democratiche; che l'UE ha classificato la palestinese Hamas come organizzazione terroristica;

L. considerando che, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, il 2022 è stato l'anno con più decessi dal 2006 per i palestinesi residenti nella Cisgiordania occupata; che dall'inizio del 2023 si è intensificato il ciclo della violenza, che colpisce gravemente i civili nei Territori palestinesi occupati e anche in Israele, genera tensioni crescenti e provoca una strumentalizzazione del conflitto da parte di gruppi estremisti e terroristici;

M. considerando che i partner europei per lo sviluppo (l'UE, i suoi Stati membri, la Norvegia, la Svizzera e il Regno Unito) sono di gran lunga i maggiori donatori ed erogano annualmente alla Palestina 1,2 miliardi di EUR in aiuti pubblici allo sviluppo a favore del popolo palestinese; che l'assistenza internazionale è fondamentale per la stabilità della Cisgiordania e di Gaza e pertanto va anche a beneficio di Israele; che Israele è tenuto, a norma del diritto internazionale umanitario, a garantire il soddisfacimento dei bisogni fondamentali e il benessere della popolazione civile sotto la sua occupazione;

N. considerando che le autorità israeliane confiscano e/o demoliscono sistematicamente impianti, beni e infrastrutture finanziati dall'UE in Palestina; che nel 2022 sono state demolite o confiscate in totale 101 strutture finanziate dall'UE o da Stati membri dell'UE, per un valore di 337 019 EUR; che l'UE ha ripetutamente chiesto a Israele di risarcire i contribuenti europei per le perdite subite;

O. considerando che l'assistenza dell'Unione nell'ambito del programma PEGASE fornisce un sostegno fondamentale al bilancio dell'Autorità palestinese; che, dall'inizio dell'attuale quadro finanziario pluriennale, l'UE ha fornito assistenza alla Palestina soltanto mediante piani d'azione annuali; che la strategia comune 2021-2024 costituisce una base per l'adozione di programmi d'azione pluriennali, ma che manca ancora una prospettiva pluriennale di finanziamento concreto; che è necessario proseguire l'efficace processo di assegnazione, revisione e controllo dei fondi dell'UE;

P. considerando che l'UNRWA, che rimane un'ancora di salvezza cruciale per milioni di rifugiati palestinesi, continua ad affrontare gravi sfide e carenze croniche di finanziamenti che minano i suoi sforzi per adempiere al suo mandato fondamentale; che il Parlamento europeo, in considerazione del ruolo cruciale svolto dall'agenzia nel promuovere la stabilità e lo sviluppo nella regione e nel mantenere vive le prospettive di una pace sostenibile, sostiene costantemente il suo fondamentale lavoro umanitario e di sviluppo e ne chiede la prosecuzione, prestando particolare attenzione alla promozione di un'istruzione basata sulla costruzione della pace, la riconciliazione, la tolleranza, la coesistenza e la non violenza; che nel dicembre 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato per prorogare il mandato dell'UNRWA fino al 30 giugno 2026; che l'UE e i suoi Stati membri sono i maggiori donatori dell'agenzia e che i finanziamenti dell'UE comprendono un contributo pluriennale, che fornisce un sostegno prevedibile in linea con la dichiarazione congiunta UE-UNRWA del 17 novembre 2021;

Q. considerando che nel 2011 il comitato di collegamento ad hoc delle Nazioni Unite ha concluso che le istituzioni palestinesi sono pronte a gestire uno Stato indipendente; che da allora lo status democratico dell'Autorità palestinese si è indebolito a causa dell'occupazione esterna e di problemi interni, quali il deterioramento dello Stato di diritto e l'aggravamento della corruzione; che, a norma del diritto internazionale umanitario, l'occupazione di un territorio in tempo di guerra è una situazione temporanea e non priva la potenza occupata della sua statualità né della sua sovranità;

R. considerando che l'Autorità palestinese si trova ad affrontare una perdita di legittimità; che le ultime elezioni parlamentari in Palestina si sono tenute nel 2006; che le ultime elezioni presidenziali in Palestina si sono tenute nel 2005; che le elezioni parlamentari e presidenziali avrebbero dovuto svolgersi nel maggio 2021, ma sono state annullate dal presidente Abbas mediante decreto presidenziale; che, su richiesta dell'Autorità palestinese, nel febbraio 2021 l'UE ha chiesto alle autorità israeliane l'autorizzazione a svolgere una missione esplorativa di osservazione delle elezioni, ma non le è stato concesso l'accesso;

S. considerando che l'Autorità palestinese ha adottato pratiche sempre più repressive, tra cui la repressione di proteste pacifiche con l'uso illegale della forza, l'arresto arbitrario di giornalisti, attivisti della società civile e avvocati nonché la tortura dei detenuti; che, secondo Human Rights Watch, i detenuti palestinesi, compresi i critici e gli oppositori, sono sistematicamente sottoposti a maltrattamenti e torture da parte delle autorità palestinesi; che il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha chiesto giustizia e ha espresso rammarico per l'incapacità delle autorità palestinesi di garantire l'assunzione di responsabilità per l'uccisione dell'attivista palestinese Nizar Banat;

T. considerando che nell'ottobre 2022 il presidente palestinese Abbas ha emanato un decreto per istituire il Consiglio supremo degli organi e delle autorità giudiziarie, ponendo tutte le autorità palestinesi sotto il suo controllo e smantellando l'ultimo pilastro dell'indipendenza giudiziaria in Palestina;

U. considerando che nei territori palestinesi le donne subiscono discriminazioni e godono tuttora di minori diritti rispetto agli uomini, ad esempio in materia di divorzio, custodia dei figli ed eredità; che, sebbene gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso siano depenalizzate in Cisgiordania, le persone appartenenti alla comunità LGBTQI+ continuano a subire molestie e discriminazioni;

V. considerando che l'84 % dei partecipanti a un sondaggio condotto nel marzo 2022 dal Palestinian Center for Policy and Survey Research (Centro palestinese per la ricerca politica e le indagini) ritiene che le istituzioni dell'Autorità palestinese siano colpite dalla corruzione;

W. considerando che la missione dell'UE a sostegno della polizia palestinese e dello Stato di diritto è stata istituita nel gennaio 2006 per assistere l'Autorità palestinese nella costruzione dello Stato di Palestina;

X. considerando che l'Autorità palestinese ha costantemente mantenuto un coordinamento della sicurezza con Israele, contribuendo alla sicurezza sia di Israele che della Palestina; che nel gennaio 2023, in risposta ai più recenti sviluppi, l'Autorità palestinese ha interrotto la cooperazione con Israele in una serie di settori, tra cui la sicurezza;

Y. considerando che le condizioni socioeconomiche e occupazionali in Palestina sono notevolmente peggiorate con il protrarsi del conflitto; che l'occupazione israeliana impone notevoli restrizioni all'economia palestinese, tra cui la mancanza di controllo su terra, acqua, confini fisici, entrate e mobilità; che tali restrizioni ostacolano il commercio palestinese, indeboliscono le entrate del bilancio dell'Autorità palestinese e contribuiscono alla sua dipendenza dai donatori internazionali; che è necessario che le autorità palestinesi attuino riforme economiche, ma che queste non sono di per sé sufficienti a garantire una crescita economica sostenibile e lo sviluppo del settore privato nei territori palestinesi; che ciò inibisce le esportazioni palestinesi verso l'UE nel quadro dell'accordo interinale di associazione UE-OLP e compromette l'efficacia degli aiuti dell'Unione;

Z. considerando che a Gaza il blocco e il conflitto intermittente hanno paralizzato l'economia e il 63 % della popolazione necessita di una qualche forma di assistenza umanitaria;

AA. considerando che nel dicembre 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione in cui si invitava la Corte internazionale di giustizia (CIG) a emettere un parere sulle conseguenze giuridiche dell'occupazione in corso dei territori palestinesi da parte di Israele; che Israele ha risposto alla risoluzione delle Nazioni Unite confiscando 39 milioni di USD di entrate fiscali riscosse per conto dell'Autorità palestinese; che più di 90 paesi hanno espresso la loro "profonda preoccupazione" circa le misure punitive adottate da Israele;

AB. considerando che nei Territori palestinesi occupati la popolazione è vittima dell'uso di spyware israeliani, come Pegasus, che li privano del loro diritto alla vita privata, alla libertà di espressione e a un Internet aperto, sicuro e libero;

AC. considerando che la nuova procedura per l'ingresso e la residenza dei cittadini stranieri nei territori della Giudea e della Samaria, introdotta dall'ufficio israeliano di coordinamento delle attività del governo nei territori (COGAT), impone ai cittadini di paesi terzi, compresi i cittadini dell'UE, di chiedere un'autorizzazione di ingresso in Cisgiordania a partire dal 20 ottobre 2022; che le nuove norme del COGAT limitano la possibilità per i coniugi stranieri di cittadini palestinesi di recarsi in Cisgiordania e impongono restrizioni analoghe a volontari, accademici e imprenditori che lavorano in Cisgiordania, compromettendo così le relazioni tra l'UE e la Palestina;

AD. considerando che l'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele stabilisce che "[l]e relazioni tra le parti, così come tutte le disposizioni del presente accordo, si fondano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, cui si ispira la loro politica interna e internazionale e che costituisce elemento essenziale dell'accordo";

1. raccomanda al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nel quadro delle relazioni dell'Unione con l'Autorità palestinese, di:

(a) ribadire il risoluto sostegno dell'UE alla soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati quale unica soluzione praticabile al conflitto, la quale prevede che lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina convivano democraticamente fianco a fianco in condizioni di pace, sicurezza garantita, riconoscimento reciproco sulla base dei confini del 1967, scambi equivalenti di territori definiti di comune accordo e con Gerusalemme quale capitale di entrambi gli Stati, sulla base dei parametri previsti nelle conclusioni del Consiglio del luglio 2014; sostenere pertanto, in linea di principio, il riconoscimento dello Stato palestinese conformemente a tali parametri; continuare a sostenere il pieno rispetto del diritto internazionale; ribadire l'impegno dell'UE a favore della parità di diritti di tutti gli israeliani e i palestinesi;

(b) esprimere preoccupazione per la crescente violenza che caratterizza il conflitto israelo-palestinese dal 2022 e per il rischio di un'ulteriore escalation; chiedere la cessazione immediata di tutti gli atti di violenza tra israeliani e palestinesi, al fine di invertire questa spirale di violenza; intraprendere sforzi significativi per riavviare i negoziati di pace; sottolineare che la violenza, il terrorismo e l'istigazione sono fondamentalmente incompatibili con una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese;

(c) collaborare con Israele, l'Autorità palestinese, gli Stati Uniti e i partner arabi nella regione allo scopo di impedire il riarmo dei gruppi terroristici nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, così come il contrabbando di armi, la produzione di razzi e la costruzione di gallerie; sottolineare l'assoluta necessità del disarmo di tutti i gruppi terroristici a Gaza; condannare le inaccettabili attività di Hamas a Gaza e, in tale contesto, ribadire la necessità che l'Autorità palestinese assuma il controllo della Striscia di Gaza;

(d) sottolineare l'importanza di negoziati diretti e autentici tra i rappresentanti di Israele e della Palestina sulla base di parametri concordati a livello internazionale e ricordare a entrambe le parti l'importanza della partecipazione delle donne e delle minoranze religiose e di altro tipo a tutti i livelli dei negoziati; istituire un'iniziativa di pace congiunta guidata dall'Europa e dagli Stati Uniti al fine di ripristinare un orizzonte politico che consenta di raggiungere una pace equa, globale e duratura tra Israele e Palestina; dare voce al rammarico dell'UE riguardo alle decisioni unilaterali di alcuni Stati di riconoscere Gerusalemme come capitale indivisa di Israele e di trasferirvi le loro ambasciate;

(e) sottolineare l'importanza di condannare ed eliminare tutte le forme di incitamento all'odio e di comportamenti violenti da parte sia di Israele che della Palestina, indipendentemente dal contesto; porre l'accento sul ruolo fondamentale dell'istruzione nella costruzione di prospettive per una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati; ribadire la posizione dell'UE secondo cui tutti i libri di testo e i materiali scolastici di entrambe le parti devono essere allineati alle norme dell'UNESCO in materia di pace, tolleranza, coesistenza e non violenza;

(f) riconoscere che gli accordi di Abramo possono contribuire alla riorganizzazione delle relazioni interstatali nella regione; avviare un dialogo con i paesi arabi che hanno firmato gli accordi di Abramo, insieme all'UE e agli Stati Uniti, per esaminare in che modo i loro accordi di normalizzazione con Israele potrebbero favorire la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, lo sviluppo economico della Palestina e lo sviluppo generale della regione;

(g) chiedere che Israele, in quanto potenza occupante, cessi di distruggere infrastrutture civili di vitale importanza e di sfruttare illegalmente le risorse idriche e terrestri nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est; sottolineare l'urgente necessità di portare avanti i progetti di ricostruzione e sviluppo a tale riguardo, anche nella Striscia di Gaza, e chiedere sostegno per gli sforzi necessari, in linea con gli impegni assunti nel contesto della Conferenza internazionale sulla Palestina tenutasi al Cairo nel 2014:

(h) sostenere gli appelli palestinesi per una rappresentanza politica rinnovata e inclusiva; esortare vivamente la leadership politica palestinese a creare le condizioni necessarie per organizzare senza ulteriori indugi elezioni parlamentari e presidenziali libere, credibili, inclusive, trasparenti ed eque, al fine di rafforzare la propria legittimità; promuovere la partecipazione dei giovani, delle donne e delle minoranze a tale processo e porre l'accento sull'importanza di un sistema giudiziario indipendente e del rispetto della libertà di espressione; sottolineare che è inaccettabile che l'Autorità palestinese non tenga elezioni da oltre 16 anni; invitare Israele a rispettare il proprio obbligo di consentire lo svolgimento di tali elezioni a Gerusalemme Est;

(i) garantire che le autorità israeliane consentano ai deputati al Parlamento europeo di accedere ai Territori palestinesi occupati, inclusa Gaza;

(j) continuare a sostenere il lavoro della commissione elettorale centrale e a collaborare con gli attori interessati per far progredire il processo elettorale; fornire tutto il sostegno politico e l'assistenza tecnica necessari per facilitare lo svolgimento di elezioni in tutto il territorio palestinese, compresa Gerusalemme Est; offrire proattivamente di inviare una missione di osservazione elettorale dell'UE nei Territori palestinesi occupati non appena saranno annunciate le elezioni generali;

(k) sottolineare l'importanza di elezioni libere, eque e democratiche, che siano rispettate da tutte le parti coinvolte, ed evidenziare che ci si attende che tutti i candidati che si presentano alle elezioni rinuncino alla violenza quale mezzo per raggiungere i loro obiettivi politici;

(l) chiedere fermamente che Gerusalemme Est, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza siano poste sotto la sovranità unica, legittima e democratica dell'Autorità palestinese; favorire il dialogo, la riconciliazione, la sicurezza, la pace e la costruzione del consenso a livello nazionale tra tutti gli attori politici e sociali in Palestina; elogiare gli sforzi internazionali di mediazione volti a raggiungere un accordo tra le diverse fazioni politiche palestinesi;

(m) continuare a sostenere la presenza e lo sviluppo della Palestina nell'Area C e una piena assunzione di controllo da parte dell'Autorità palestinese sull'Area C, come previsto dagli accordi di Oslo e Oslo II;

(n) invitare l'Autorità palestinese a garantire il rispetto dei principi dello Stato di diritto e a ripristinare la separazione dei poteri e l'indipendenza della magistratura abrogando il decreto dell'ottobre 2022 che istituisce il Consiglio supremo degli organi e delle autorità giudiziarie, il che contribuirebbe altresì a ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni; contribuire con misure concrete alla riforma amministrativa del Consiglio legislativo e del sistema giudiziario, in particolare dell'Alta Corte costituzionale; incoraggiare le autorità palestinesi a smettere di bloccare le leggi in discussione, in particolare quelle inerenti il diritto familiare, sociale, antiriciclaggio e antiterrorismo;

(o) incoraggiare misure volte a includere i giovani e le donne a tutti i livelli del processo decisionale sulle questioni sociali; chiedere l'adozione di misure concrete per combattere le molestie e le discriminazioni contro le ragazze e le donne, inclusi i "delitti d'onore", nonché contro le persone appartenenti alla comunità LGBTQI +, i difensori dei diritti umani, gli attivisti, i giornalisti, gli artisti, le minoranze religiose e di altro tipo e altri gruppi emarginati;

(p) esprimere preoccupazione per la riduzione dello spazio concesso alla società civile e adoperarsi per garantire che tale questione figuri tra le priorità del dialogo politico dell'UE con l'Autorità palestinese; esortare l'Autorità palestinese a eliminare le restrizioni repressive al finanziamento e alla registrazione delle organizzazioni non governative e a non arrestare arbitrariamente le persone che esercitano i propri diritti fondamentali; continuare a esortare l'Autorità palestinese a rispettare la libertà di associazione, di riunione pacifica e di espressione e il diritto alla partecipazione pubblica, sia offline che online, in conformità del diritto e delle norme internazionali, compreso il diritto dei lavoratori di organizzarsi attraverso sindacati liberi e indipendenti;

(q) invitare le autorità militari israeliane a revocare la qualifica di organizzazione terroristica attribuita a sei organizzazioni sociali e per i diritti umani palestinesi al fine di non ridurre ulteriormente lo spazio concesso alla società civile palestinese;

(r) chiedere che l'Autorità palestinese istituisca meccanismi indipendenti e affidabili per indagare sui casi di tortura o maltrattamento e su altre violazioni dei diritti umani all'interno del suo territorio, in linea con i suoi obblighi ai sensi del Protocollo opzionale della Convenzione contro la tortura, cui ha aderito nel 2017; appoggiare un'indagine indipendente sulla morte di Nizar Banat e chiedere che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni; esortare l'Autorità palestinese a garantire che le forze di sicurezza siano tenute a rispondere dei casi di arresti arbitrari, abusi e torture, a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici e a ritirare tutte le accuse; condannare il continuo ricorso alla tortura da parte delle autorità palestinesi;

(s) invitare l'Autorità palestinese a modificare la legislazione nazionale per allinearla alle norme giuridiche internazionali in materia di lotta alla discriminazione, incluso il riconoscimento dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere come caratteristiche tutelate dal diritto civile, onde garantire che tutti i reati generati dall'odio siano vietati dalla legge, e a indagare in modo approfondito su tutti i casi di discriminazione;

(t) invitare l'Autorità palestinese ad allineare la legislazione nazionale alla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, in particolare provvedendo ad abrogare tutte le sezioni del codice penale che prevedono pene attenuate per i cosiddetti delitti d'onore, a includere lo stupro da parte del coniuge nella definizione di stupro e a garantire che le pene per i reati che comportano violenza di genere contro donne e ragazze siano commisurate alla gravità dei reati;

(u) continuare a sottolineare che gli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati sono illegali a norma del diritto internazionale; invitare a porre immediatamente fine alla politica di insediamento, ai piani di espansione, agli sfratti delle famiglie palestinesi e alla demolizione delle loro case, in quanto ciò compromette gravemente la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e il conseguimento di una pace e di una sicurezza sostenibili sul campo, oltre a costituire una violazione della quarta convenzione di Ginevra;

(v) invitare a interrompere il ciclo di violenza e prendere in considerazione misure mirate dell'UE che affrontino specificamente l'espansione degli insediamenti in Cisgiordania;

(w) rispettare l'obbligo di attuare in modo pieno ed effettivo la legislazione vigente dell'UE e gli accordi bilaterali applicabili ai prodotti degli insediamenti, tra l'altro garantendo che siano esclusi dal regime doganale preferenziale e migliorando la sua efficacia; assicurare che il principio della differenziazione giuridica tra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati dal 1967 sia applicato in modo coerente all'intero ambito delle relazioni bilaterali dell'UE con Israele e sia oggetto di un adeguato monitoraggio, conformemente alle politiche vigenti dell'UE, alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2334 (2016) del 23 dicembre 2016; commissionare una relazione indipendente su ulteriori misure dell'UE relative ai prodotti degli insediamenti;

(x) collaborare con l'Autorità palestinese per instaurare congiuntamente un dialogo politico più regolare a livello ministeriale, ponendo un forte accento sui diritti umani, sullo Stato di diritto e sulla lotta al terrorismo; sottolineare l'importanza dell'accordo interinale di associazione UE-OLP; avviare quanto prima i negoziati su un accordo di associazione globale tra l'UE e la Palestina e convocare un consiglio di associazione una volta raggiunto un accordo; ribadire l'impegno dell'UE a combattere tutte le forme di discriminazione, incluso l'antisemitismo, e mettere in luce tale impegno nelle relazioni con l'Autorità palestinese; sottolineare l'importanza dell'attività politica dell'Ufficio del rappresentante dell'UE (Cisgiordania e Striscia di Gaza, UNRWA) e chiederne il rafforzamento;

(y) adoperarsi a favore della riapertura di istituzioni palestinesi nell'annessa Gerusalemme Est; tenere incontri regolari con funzionari palestinesi a Gerusalemme Est e sostenere il loro contributo allo sviluppo politico, economico, sociale e culturale di Gerusalemme Est; contrastare i tentativi di imporre programmi di studio israeliani alle scuole palestinesi; rispettare il diritto dei palestinesi di scegliere il proprio materiale didattico;

(z) adoperarsi per porre immediatamente fine al blocco della Striscia di Gaza e assicurare che gli israeliani e i palestinesi rispettino il reciproco diritto alla pace e alla sicurezza, compresa la possibilità per i palestinesi di viaggiare all'estero per lavoro, per studio, per motivi medici o per far visita a familiari in Cisgiordania o altrove, nonché la circolazione delle merci; continuare a sostenere gli sforzi volti ad attenuare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza e ad adoperarsi attivamente per trovare una soluzione politica al blocco che dura da 16 anni, includendo garanzie di sicurezza per entrambe le parti che siano rispettate da tutti gli interessati;

(aa) incrementare i finanziamenti, compresi gli aiuti umanitari e l'assistenza allo sviluppo per la transizione verde, la partecipazione dei giovani, la democratizzazione, la buona governance e l'attuazione di sforzi e misure di lotta alla corruzione, tra cui la riforma della gestione delle finanze pubbliche; estendere gli aiuti alla società civile palestinese, compresi i difensori dei diritti umani sotto attacco; garantire l'applicazione dei principi di sana gestione finanziaria e sottolineare che i finanziamenti a favore delle organizzazioni della società civile o dell'Autorità palestinese non devono essere sospesi per motivi arbitrari o senza prove di uso improprio; garantire finanziamenti continui a favore dei servizi essenziali, tra cui l'istruzione e l'assistenza sanitaria;

(ab) proseguire e ampliare i finanziamenti e i programmi dell'UE nelle aree vulnerabili intorno a Gerusalemme Est e nelle aree rurali della Cisgiordania e difendere i diritti dei palestinesi che vivono nell'Area C;

(ac) invitare Israele a limitare le restrizioni fisiche e amministrative imposte alle attività economiche e commerciali palestinesi e a cessare di favorire le imprese di coloni israeliani rispetto alle imprese palestinesi per quanto riguarda le licenze edilizie, le autorizzazioni d'esercizio e l'accesso alle risorse naturali nell'Area C; insistere affinché Israele contribuisca finanziariamente ai bisogni fondamentali e al benessere dei palestinesi soggetti alla sua occupazione, in conformità dei suoi obblighi a norma del diritto internazionale umanitario, piuttosto che lasciare tale onere ai donatori internazionali;

(ad) attuare gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, adottando azioni concrete quando i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile sono sotto attacco; consultare costantemente le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani palestinesi per contribuire a definire la politica e la posizione dell'UE sulla situazione in Israele e in Palestina;

(ae) deplorare le enormi disparità tra i servizi sanitari a disposizione degli israeliani e dei palestinesi, che si traducono in tassi di mortalità più elevati per i palestinesi; chiedere alle autorità israeliane di garantire che i pazienti palestinesi abbiano libero accesso alle cure mediche;

(af) monitorare l'attuazione della strategia comune per la Palestina 2021-2024 e consultare il Parlamento sul piano politico con largo anticipo rispetto all'elaborazione e all'adozione della prossima strategia comune a sostegno della Palestina per il periodo 2024-2027;

(ag) garantire ai partner palestinesi sicurezza e prevedibilità nella pianificazione a lungo termine, corredando la strategia comune 2024-2027 di un piano d'azione pluriennale;

(ah) esprimere preoccupazione per il fatto che la politica dell'UE e l'efficacia della sua assistenza finanziaria nei Territori palestinesi occupati sono compromesse dagli insediamenti illegali, dall'occupazione israeliana e dalle conseguenti restrizioni imposte all'economia palestinese; sottolineare la necessità dell'assunzione di responsabilità e invitare tutte le parti a rispettare la politica dell'UE; chiedere un risarcimento per tutte le demolizioni di infrastrutture finanziate dall'UE nei Territori palestinesi occupati; allineare le politiche nei confronti di Israele all'obiettivo dell'UE di conseguire uno Stato palestinese indipendente, democratico e vitale nell'ambito della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e opporsi alle politiche che ostacolano uno Stato palestinese vitale;

(ai) rivedere il mandato della missione dell'UE a sostegno della polizia palestinese e dello Stato di diritto, migliorando in tal modo il suo contributo alla fattibilità sul campo della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;

(aj) commissionare un parere giuridico sulle implicazioni del trasferimento dell'amministrazione civile israeliana e del COGAT dall'autorità del comandante militare a quella di un ministro civile nell'ambito del ministero della Difesa per la cooperazione dell'UE con questi organismi ufficiali;

(ak) esprimere preoccupazione per l'impatto negativo delle nuove norme che limitano l'ingresso e il soggiorno di cittadini stranieri in Cisgiordania sia sulla società palestinese che sui cittadini dell'UE che desiderano lavorare, studiare o vivere in Cisgiordania; evidenziare che tali restrizioni ostacolano gravemente l'attuazione del programma Erasmus+; chiedere che le autorità israeliane aboliscano tutte le misure aventi tali conseguenze; facilitare l'ingresso dei cittadini palestinesi nell'UE, anche attraverso l'aeroporto Ben Gurion;

(al) ribadire il fermo sostegno dell'UE a favore del lavoro della Corte penale internazionale e della sua imparzialità e neutralità; deplorare i limitati progressi realizzati nelle indagini condotte dalle Corte penale internazionale sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità commessi nei Territori palestinesi occupati e impegnarsi ad aiutare la Corte penale internazionale e il suo procuratore a portare avanti le indagini e l'azione penale;

(am) sostenere l'iniziativa dell'Autorità palestinese, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, di richiedere un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sulle conseguenze giuridiche dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi; esprimere preoccupazione per la decisione del governo israeliano di imporre misure punitive contro il popolo, la leadership e la società civile della Palestina, tra cui il blocco dei finanziamenti e l'attuazione di una moratoria sui progetti di costruzione nell'Area C, a seguito della richiesta di un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia da parte dell'Assemblea generale; sostenere gli sforzi volti a porre fine all'impunità per i crimini commessi nei Territori palestinesi occupati;

(an) sostenere la revisione del protocollo di Parigi onde conferire all'Autorità palestinese maggiore autonomia nella governance economica e fiscale, tra l'altro consentendole di stabilire la propria politica fiscale (ad esempio le aliquote IVA) e di riscuotere le imposte; esortare le autorità israeliane a non trattenere le entrate fiscali dovute alle autorità palestinesi per scopi politici;

(ao) continuare ad applicare l'approccio basato sugli incentivi e il dialogo politico nell'ambito del programma PEGASE, tra l'altro organizzando riunioni più frequenti e sistematiche e applicando indicatori concreti, con l'obiettivo di aiutare l'Autorità palestinese a promuovere istituzioni efficaci e responsabili in vista di uno Stato palestinese e consentire uno sviluppo sociale inclusivo; rafforzare il dialogo politico ed esortare il ministero degli Interni dell'Autorità palestinese come pure le autorità poste sotto la sua supervisione a porre fine agli arresti arbitrari e al ricorso alla tortura e a indagare e perseguire i responsabili degli abusi; in assenza di progressi, valutare la possibilità di sospendere temporaneamente l'assistenza finanziaria fornita dall'UE al ministero nel quadro di PEGASE e di riorientare tali fondi verso le organizzazioni della società civile e le organizzazioni per i diritti umani palestinesi fino a quando il ministero non avrà soddisfatto determinati parametri di riferimento, mantenendo nel contempo il livello generale di sostegno finanziario a favore dell'Autorità palestinese;

(ap) continuare a collaborare con l'Autorità palestinese e l'UNRWA per garantire un sostegno finanziario continuo e aggiuntivo affinché i rifugiati palestinesi nei Territori palestinesi occupati e nei paesi ospitanti limitrofi continuino a ricevere l'assistenza e la protezione che l'Agenzia è incaricata di fornire; incoraggiare un coordinamento costante con i donatori regionali e internazionali per garantire che il sostegno politico a favore dell'UNRWA sia associato a risorse finanziarie adeguate e fare appello alla comunità internazionale affinché doti l'Agenzia di un modello di finanziamento sostenibile; ricordare che nell'accordo sul bilancio dell'UE per il 2023 i due rami dell'autorità di bilancio hanno deciso congiuntamente di aumentare la linea di bilancio Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale-Vicinato meridionale e che tali fondi saranno in parte assegnati all'UNRWA; destinare i fondi aggiuntivi alla dotazione del programma di base dell'UNRWA, che sostiene la fornitura di servizi essenziali, con particolare attenzione all'istruzione e all'assistenza sanitaria;

°

° °

2. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al commissario per il Vicinato e l'allargamento, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Autorità palestinese e al Consiglio legislativo palestinese.

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

27.6.2023

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

41

24

9

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Alexander Alexandrov Yordanov, François Alfonsi, Maria Arena, Petras Auštrevičius, Traian Băsescu, Anna Bonfrisco, Fabio Massimo Castaldo, Susanna Ceccardi, Włodzimierz Cimoszewicz, Katalin Cseh, Anna Fotyga, Michael Gahler, Kinga Gál, Giorgos Georgiou, Karol Karski, Dietmar Köster, Andrius Kubilius, Ilhan Kyuchyuk, Jean-Lin Lacapelle, David Lega, Miriam Lexmann, Nathalie Loiseau, Antonio López-Istúriz White, Jaak Madison, Lukas Mandl, Thierry Mariani, Marisa Matias, Vangelis Meimarakis, Sven Mikser, Francisco José Millán Mon, Matjaž Nemec, Demetris Papadakis, Kostas Papadakis, Tonino Picula, Thijs Reuten, Nacho Sánchez Amor, Isabel Santos, Jacek Saryusz-Wolski, Mounir Satouri, Radosław Sikorski, Jordi Solé, Harald Vilimsky, Viola von Cramon-Taubadel, Thomas Waitz, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers, Isabel Wiseler-Lima, Salima Yenbou, Tomáš Zdechovský, Bernhard Zimniok, Željana Zovko

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Ioan-Rareş Bogdan, Marc Botenga, Angel Dzhambazki, Markéta Gregorová, Rasa Juknevičienė, Andrey Kovatchev, Katrin Langensiepen, Karsten Lucke, Alessandra Moretti, María Soraya Rodríguez Ramos, Bert-Jan Ruissen, Christian Sagartz, László Trócsányi, Mick Wallace

Supplenti (art. 209, par. 7) presenti al momento della votazione finale

João Albuquerque, Margrete Auken, Clare Daly, Cyrus Engerer, Heléne Fritzon, Irena Joveva, César Luena, Antonio Maria Rinaldi, Marco Zullo

 


 

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

41

+

NI

Fabio Massimo Castaldo, Kostas Papadakis

PPE

Alexander Alexandrov Yordanov, Andrius Kubilius, Radosław Sikorski

Renew

Katalin Cseh, Irena Joveva, Ilhan Kyuchyuk, Nathalie Loiseau, María Soraya Rodríguez Ramos, Salima Yenbou, Marco Zullo

S&D

João Albuquerque, Maria Arena, Włodzimierz Cimoszewicz, Cyrus Engerer, Heléne Fritzon, Dietmar Köster, Karsten Lucke, César Luena, Sven Mikser, Alessandra Moretti, Matjaž Nemec, Demetris Papadakis, Tonino Picula, Thijs Reuten, Nacho Sánchez Amor, Isabel Santos

The Left

Marc Botenga, Clare Daly, Giorgos Georgiou, Marisa Matias, Mick Wallace

Verts/ALE

François Alfonsi, Margrete Auken, Markéta Gregorová, Katrin Langensiepen, Mounir Satouri, Jordi Solé, Viola von Cramon-Taubadel, Thomas Waitz

 

24

-

ECR

Angel Dzhambazki, Anna Fotyga, Karol Karski, Bert-Jan Ruissen, Jacek Saryusz-Wolski, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers

ID

Anna Bonfrisco, Susanna Ceccardi, Jaak Madison, Antonio Maria Rinaldi, Harald Vilimsky, Bernhard Zimniok

NI

Kinga Gál, László Trócsányi

PPE

Ioan-Rareş Bogdan, Andrey Kovatchev, David Lega, Miriam Lexmann, Antonio López-Istúriz White, Lukas Mandl, Francisco José Millán Mon, Tomáš Zdechovský, Željana Zovko

 

9

0

ID

Jean-Lin Lacapelle, Thierry Mariani

PPE

Traian Băsescu, Michael Gahler, Rasa Juknevičienė, Vangelis Meimarakis, Christian Sagartz, Isabel Wiseler-Lima

Renew

Petras Auštrevičius

 

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 7 luglio 2023
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