RELAZIONE sulla politica di coesione 2014-2020 – Attuazione e risultati negli Stati membri

21.2.2024 - (2023/2121(INI))

Commissione per lo sviluppo regionale
Relatore: Andrey Novakov

Procedura : 2023/2121(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A9-0049/2024
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MOTIVAZIONE – SINTESI DEI FATTI E DELLE CONSTATAZIONI

Con la fine di un decennio di investimenti della politica di coesione, è giunto il momento di fare il punto sull'attuazione e sui risultati di tale politica durante l'ultimo periodo di programmazione e di contribuire alla riflessione sul suo futuro.

 

Gli investimenti della politica di coesione in tutta l'UE hanno avuto effetti positivi senza precedenti sulle regioni, sulle città, sulle zone rurali, di frontiera e remote. Direttamente o indirettamente, ogni Stato membro dell'UE ha subito gli effetti positivi dei finanziamenti assegnati tramite il bilancio dell'UE. Gli investimenti dell'Unione nelle infrastrutture di trasporto, nell'energia, nelle piccole e medie imprese (PMI), nelle competenze, nell'innovazione, nell'agricoltura, nelle riforme e in altri settori costruiscono l'UE in tempi di pace e la ricostruiscono in tempi di crisi. L'approccio multiprioritario agli investimenti della politica di coesione, coniugato alla sua gestione concorrente, ha contribuito alle priorità dell'Unione: sostegno alle PMI, ricerca e innovazione, digitalizzazione, agricoltura, infrastrutture urbane, turismo, grandi infrastrutture di trasporto, cultura e istruzione, assistenza sanitaria, progetti transfrontalieri, transizione energetica, efficienza energetica, clima e ambiente. I risultati delle migliaia di progetti locali confermano il ruolo indispensabile svolto dagli investimenti regionali mediante la politica di coesione e ne consolidano il ruolo e la visibilità nel quadro finanziario pluriennale.

 

Le conclusioni e le raccomandazioni del relatore si basano sulla notevole quantità di dati disponibili riguardo all'attuazione dei principali fondi della politica di coesione 2014-2020: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo di coesione (FC), il Fondo sociale europeo (FSE) e l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (IOG). Sono naturalmente più scarsi i dati sugli strumenti di coesione adottati in risposta alla pandemia di COVID-19 e alle recenti crisi relative all'Ucraina e all'energia: le iniziative di investimento in risposta al coronavirus (CRII e CRII+), REACT-EU (assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d'Europa), CARE (azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa), FAST-CARE (assistenza flessibile ai territori) e SAFE (sostegno all'energia accessibile). Ciò è dovuto al fatto che non è trascorso un periodo di tempo sufficiente a consentire un'adeguata interpretazione dei dati. Tuttavia, il relatore ritiene che, nonostante qualche limitazione, si possano trarre alcuni insegnamenti da una valutazione preliminare degli investimenti.

 

Per elaborare la presente relazione, il relatore ha esaminato non solo l'efficacia dell'attuazione dei fondi per il periodo 2014-2020, ma anche l'effettiva efficacia della politica: del resto, una maggiore attenzione alla performance e ai risultati ha caratterizzato in modo preponderante tale periodo. In altre parole, oltre all'esecuzione finanziaria, il relatore ha esaminato i dati a disposizione relativi ai risultati effettivi degli investimenti per cercare di determinare in che modo gli strumenti di coesione disponibili abbiano conseguito l'obiettivo di coesione sancito dal trattato, nonché le priorità della strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

 

Questo esercizio di valutazione ha portato il relatore a confrontarsi con le sfide che la politica di coesione si trova ad affrontare, alcune delle quali sono state ampiamente discusse dalla commissione per lo sviluppo regionale (REGI) nell'ultima legislatura. Nonostante la revisione delle politiche avvenuta prima dell'attuale periodo di programmazione, la politica di coesione si trova ancora una volta a un punto di svolta: deve competere con altri strumenti e modelli di attuazione e dovrebbe realizzare una serie crescente di priorità a lungo termine, pur essendo chiamata sempre più di frequente a rispondere alle emergenze. La sopravvivenza della politica di coesione sarà assicurata se vi sarà una conclusione positiva del periodo 2014-2020 e un'effettiva attuazione dei programmi 2021-2027, nonché se tale politica sarà in grado di reinventarsi, adattarsi a un mondo in evoluzione e affrontare le sfide emergenti. L'intento del relatore è che le conclusioni e le raccomandazioni contenute nella presente relazione fungano da contributo al dibattito interistituzionale in corso su tali questioni, contribuendo in tal modo a plasmare il futuro quadro di coesione.

 

Procedura e fonti

 

Il relatore si è basato, tra l'altro, sulle seguenti fonti:

 

 discussioni in seno alla commissione REGI con la Commissione e i rappresentanti permanenti degli Stati membri sull'attuazione dei fondi della politica di coesione (esercizio in corso iniziato nel luglio 2022);

 pubblicazioni dei servizi di ricerca del Parlamento[1], tra cui: studio del dipartimento tematico B del Parlamento sui tassi di assorbimento[2] (risultati preliminari);

 un'analisi dei dati disponibili, comprese le banche dati aperte sulla politica di coesione gestite dalla direzione generale della Politica regionale e urbana (DG REGIO) della Commissione, la piattaforma di dati aperti sulla coesione (Cohesion Open Data Platform), la dashboard sul coronavirus e Kohesio;

 fonti della Commissione[3], tra cui l'ottava relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale e le relazioni annuali di attuazione dei fondi strutturali e d'investimento (SIE) dell'UE[4];

 un esame, da parte del Servizio Ricerca del Parlamento europeo, degli studi condotti da altre istituzioni dell'UE, tra cui la Corte dei conti europea[5] e la Banca europea per gli investimenti (BEI)[6], dei documenti programmatici[7] e delle valutazioni delle politiche attuate dai singoli Stati membri[8];

 i lavori del gruppo ad alto livello sul futuro della politica di coesione;

 l'audizione pubblica sulla semplificazione della politica di coesione, tenutasi presso la commissione REGI il 23 e 24 ottobre 2023;

 la riunione interparlamentare di commissione sul futuro della coesione organizzata dalla commissione REGI il 7 novembre 2023;

 contatti con la Commissione, le autorità di gestione, gli enti regionali e locali e altri portatori di interessi.


 

Politica di coesione nel periodo 2014-2020

 

Un nuovo quadro

 

Nel periodo 2014-2020 è stato introdotto un unico insieme di norme per disciplinare i cinque fondi strutturali e d'investimento dell'UE a fini di coordinamento e complementarità, nonché per stabilire un solido legame con la strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (strategia Europa 2020). Il FESR, l'FC e l'FSE sono diventati alcuni dei pilastri di investimento della strategia 2020, contribuendo nel contempo agli obiettivi di coesione. L'articolo 9 del regolamento recante disposizioni comuni (RDC) ha tradotto le priorità della strategia Europa 2020 in 11 obiettivi tematici, che ciascuno dei fondi SIE doveva sostenere.

 

Inoltre, il FESR, l'FSE e l'FC avevano l'obiettivo specifico di sostenere gli investimenti per la crescita e l'occupazione in tutte le categorie di regioni. Il FESR ha anche sostenuto l'obiettivo della cooperazione territoriale.

 

Per completare l'approccio di programmazione strategica, l'RDC ha creato un legame più forte con le raccomandazioni specifiche per paese e ha fornito strumenti e orientamenti per realizzare sinergie tra i fondi, come la possibilità di programmi plurifondo, investimenti territoriali integrati (ITI), sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) e piani d'azione comuni.

 

Inoltre, il nuovo quadro ha introdotto nuovi meccanismi per migliorare l'efficacia della politica, quali il quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione, la riserva di efficacia dell'attuazione e le condizionalità ex ante. Ha altresì incluso importanti misure di semplificazione, alleggerito gli obblighi d'informativa, introdotto la coesione elettronica e compiuto alcuni passi avanti verso una gestione basata sui risultati.

 

Infine, il nuovo quadro ha migliorato la dimensione territoriale della politica rispetto al precedente periodo di programmazione. Ne sono un esempio il quadro strategico comune allegato al regolamento recante disposizioni comuni e il codice europeo di condotta sul partenariato.

 

La coesione come strumento di risposta alle crisi

 

Dal 2020 diverse gravi crisi hanno scosso l'UE e il resto del mondo. La pandemia di COVID-19, la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina e la crisi energetica da essa innescata hanno avuto gravi ripercussioni sulle persone e sulle imprese in tutte le regioni dell'Unione. La politica di coesione ha svolto un ruolo importante nella risposta dell'UE a questa difficile situazione. Nel 2020, con le iniziative CRII e CRII+, una serie di modifiche alle norme relative al periodo 2014-2020 ha concesso agli Stati membri una maggiore flessibilità nell'utilizzo dei fondi di coesione per sostenere le persone vulnerabili, le imprese e il settore sanitario. Nel 2021 sono stati messi a disposizione fondi supplementari attraverso REACT-EU per sostenere misure orientate al futuro.

 

Nel 2022 le flessibilità introdotte attraverso CARE e FAST-CARE hanno aiutato gli Stati membri a riassegnare i finanziamenti disponibili per il periodo 2014-2020 all'assistenza rivolta alle persone in fuga dall'Ucraina. Il quadro 2014-2020 è stato ulteriormente modificato da SAFE nell'ambito di REPowerEU. Grazie a questa iniziativa, la politica di coesione è stata in grado di aiutare le famiglie vulnerabili e le PMI a far fronte al forte aumento dei costi dell'energia dovuto alla guerra in Ucraina.

 

 

Risultati in materia di attuazione

 

Il relatore ha esaminato l'attuazione degli investimenti effettuati nell'ambito del quadro giuridico della politica di coesione 2014-2020, sulla base del regolamento (UE) n. 1303/2013[9]. A febbraio 2024 i pagamenti dell'UE per i principali fondi attraverso i quali è stata attuata la politica (FESR, FC e FSE), insieme all'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (IOG), ammontavano a un totale di 368 miliardi di EUR[10] per il periodo 2014-2020, con un tasso di assorbimento del 91 % (esclusi il cofinanziamento nazionale e REACT-EU).

 

Per quanto riguarda i pagamenti, il periodo 2014-2020 ha seguito il normale ciclo di vita del progetto, anche se più lentamente. I pagamenti sono iniziati in ritardo e sono avvenuti con lentezza all'inizio del periodo (il 7,6 % alla fine del 2016). Sebbene abbiano registrato un'accelerazione sostanziale a partire dal 2017, dal 2018 la maggior parte degli Stati membri aveva tassi di pagamento più lenti rispetto alla fase equivalente del precedente periodo di programmazione. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che il quadro 2014-2020 è stato adottato relativamente tardi, solo pochi giorni prima dell'avvio ufficiale. Anche la nomina delle autorità nazionali e il rispetto dei prerequisiti introdotti per le condizionalità ex ante hanno richiesto più tempo del previsto. Non è noto l'impatto della modifica delle regole di disimpegno (n+3) sul ritmo di attuazione.

 

A partire dal 2020 l'attuazione è stata influenzata in primo luogo dalla pandemia di COVID-19 e poi dalle crisi dei rifugiati e dell'energia. Lo sforzo di riprogrammazione nell'ambito di CRII(+) e la possibilità di un cofinanziamento del 100 % attraverso CARE, tra le altre misure, hanno contribuito ad accelerare i tassi di spesa nel 2020, 2021 e 2022. Tuttavia, alla fine del 2022 il tasso di assorbimento (escluso REACT-EU) era solo del 77 %.

 

La spesa ha registrato un notevole aumento nel 2023, per cui è stata raggiunta una percentuale di attuazione paragonabile a quella della stessa fase nel periodo 2007-2013. Ciononostante, l'esecuzione finanziaria complessiva è stata più lenta rispetto al periodo precedente. Diversi programmi devono far fronte a disimpegni a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di pagamento e si osservano differenze significative tra gli Stati membri, le regioni e a livello di obiettivi tematici (OT). I pagamenti per le regioni in transizione tendono a essere più lenti, così come le spese nell'ambito dell'OT5 (adattamento ai cambiamenti climatici), dell'OT4 (economia a basse emissioni di carbonio), dell'OT11 (capacità amministrativa) e dell'OT6 (ambiente).

 

Per i finanziamenti disponibili nell'ambito di REACT-EU, ad oggi solo il 50 % circa dei fondi totali disponibili è stato versato agli Stati membri[11]. Vi è il rischio, già sottolineato dalla Corte dei conti, che gli Stati membri si stiano affrettando a spendere i finanziamenti disponibili prima della fine del periodo, prestando insufficiente attenzione alla performance e all'impiego proficuo delle risorse.

 

In termini di modelli di assorbimento, circa un terzo degli Stati membri è in ritardo nell'utilizzo dei fondi. Sebbene l'attuale tasso medio di pagamento nell'UE sia del 91 %, alcuni degli Stati membri di più lunga data e di dimensioni maggiori accusano notevole ritardo. I modelli di assorbimento persistentemente bassi in alcuni Stati membri suggeriscono problemi strutturali di fondo, che si traducono regolarmente in una forte pressione sulle autorità verso la fine del periodo di programmazione e potrebbero, in ultima analisi, portare a risultati insoddisfacenti e a una minore efficacia degli investimenti, o alla perdita di fondi disponibili.

 

Si può pertanto concludere che un tasso di spesa contenuto costituisce un grave problema in alcuni Stati membri. Gli accordi relativi al quadro finanziario pluriennale (QFP) sono raggiunti tardivamente e ciò genera costantemente ritardi nell'adozione del quadro normativo per la coesione in ciascun periodo di programmazione. Anche questo aspetto dovrebbe essere affrontato meglio nei futuri periodi di programmazione. Inoltre, dalle analisi precedenti emerge che i ritardi nella spesa dei fondi strutturali dell'UE tendono ad accumularsi nei diversi periodi di programmazione. I dati preliminari sul periodo 2021-2027 indicano che nel ciclo attuale l'assorbimento è addirittura inferiore rispetto al periodo 2014-2020.

 

Tuttavia, l'assorbimento è solo uno degli aspetti che riguardano l'attuazione. Nell'ambito del lavoro svolto durante l'elaborazione della presente relazione, il relatore ha individuato una serie di fattori aggiuntivi[12] che hanno inciso sull'attuazione e sull'efficacia della politica di coesione nel periodo 2014-2020, tra cui la complessità di norme e procedure, gli oneri amministrativi, la capacità degli enti locali e regionali, le crisi dei prezzi e la carenza di manodopera che l'UE si è recentemente trovata ad affrontare. Questi aspetti sono alla base delle raccomandazioni contenute nella proposta di risoluzione.

 

La programmazione, la riprogrammazione, l'attuazione e la chiusura degli investimenti nel settore della coesione incidono sui risultati delle politiche a livello nazionale e soprattutto a livello locale, a livello regionale e subregionale. Il regolamento recante disposizioni comuni per la politica di coesione e i regolamenti settoriali da esso contemplati sono stati migliorati nel corso del tempo. Le modifiche apportate ai regolamenti per il periodo 2021-2027 hanno affrontato una serie di sfide. Tuttavia, l'attuazione a livello locale attraverso le autorità locali, compresi i comuni, rappresenta un ambito di miglioramento di cui non ci si è ancora occupati in misura sufficiente. Pertanto, il relatore ha incentrato la relazione su raccomandazioni destinate al livello locale.

 


 

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla politica di coesione 2014-2020 – Attuazione e risultati negli Stati membri

(2023/2121(INI))

Il Parlamento europeo,

 visti gli articoli 174 e 349 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

 visto il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio[13] (regolamento recante disposizioni comuni),

 visto il regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006[14],

 visto il regolamento (UE) n. 1300/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio[15],

 visto il regolamento (UE) n. 1299/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale all'obiettivo di cooperazione territoriale europea[16],

 visto il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio[17],

 visto il regolamento (UE) 2020/460 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 marzo 2020, che modifica i regolamenti (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013 e (UE) n. 508/2014 per quanto riguarda misure specifiche volte a mobilitare gli investimenti nei sistemi sanitari degli Stati membri e in altri settori delle loro economie in risposta all'epidemia di COVID-19 (Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus)[18],

 visto il regolamento (UE) 2020/558 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2020, che modifica i regolamenti (UE) n. 1301/2013 e (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda misure specifiche volte a fornire flessibilità eccezionale nell'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta all'epidemia di COVID-19[19] (Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus),

 visto il regolamento (UE) 2022/562 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 aprile 2022, recante modifica dei regolamenti (UE) n. 1303/2013 e (UE) n. 223/2014 per quanto riguarda l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE)[20],

 visto il regolamento (UE) 2022/2039 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 ottobre 2022, recante modifica dei regolamenti (UE) n. 1303/2013 e (UE) 2021/1060 per quanto concerne la flessibilità addizionale per affrontare le conseguenze dell’aggressione militare da parte della Federazione russa FAST (assistenza flessibile ai territori) – CARE[21],

 vista la comunicazione della Commissione del 4 febbraio 2022 sull'ottava relazione sulla coesione: la coesione in Europa in vista del 2050 (COM(2022)0034),

 vista la comunicazione della Commissione del 17 gennaio 2023, dal titolo "Utilizzo dei talenti nelle regioni d'Europa" (COM(2023)0032),

 vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 maggio 2018, relativa a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero (COM(2018)0373),

 vista la proposta di regolamento modificata del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2023, relativo a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero (COM(2023)0790),

 vista la comunicazione della Commissione, del 30 giugno 2021, dal titolo "Una visione a lungo termine per le zone rurali dell'UE: verso zone rurali più forti, connesse, resilienti e prospere entro il 2040" (COM(2021)0345),

 vista l'Agenda territoriale 2030 dell'Unione europea, adottata il 1º dicembre 2020 in occasione della riunione informale dei ministri responsabili per la coesione territoriale e/o lo sviluppo territoriale,

 vista la relazione 2022 del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) dal titolo "Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change – Contribution of Working Group III to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change" (Cambiamenti climatici 2022 – Mitigazione dei cambiamenti climatici – Contributo del gruppo di lavoro III alla sesta relazione di valutazione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico),

 vista la relazione speciale dell'IPCC del 2018 dal titolo "Global warming of 1.5 °C – An IPCC Special Report on the impacts of global warming of 1.5 °C above pre-industrial levels and related global greenhouse gas emission pathways, in the context of strengthening the global response to the threat of climate change, sustainable development, and efforts to eradicate poverty" (Riscaldamento globale di 1,5 °C – Relazione speciale dell'IPCC concernente gli impatti di un riscaldamento globale di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali e relative traiettorie delle emissioni di gas a effetto serra su scala mondiale, nel contesto del rafforzamento della risposta globale alla minaccia posta dai cambiamenti climatici, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi volti a eliminare la povertà),

 vista la relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico del 2019 dal titolo "Climate change and land: an IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems" (Cambiamenti climatici e suolo – Relazione speciale dell'IPCC in materia di cambiamenti climatici, desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del suolo, sicurezza alimentare e flussi dei gas serra negli ecosistemi terrestri),

 vista la relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico del 2019 dal titolo "IPCC Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate" (Relazione speciale dell'IPCC in materia di oceani e criosfera nell'era dei cambiamenti climatici),

 visto l'accordo adottato in occasione della 21ª Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) tenutasi a Parigi il 12 dicembre 2015 (accordo di Parigi),

 vista la sua risoluzione del 23 novembre 2023 sull'utilizzo dei talenti nelle regioni d'Europa[22],

 vista la sua risoluzione del 9 maggio 2023 sul ruolo della politica di coesione nell'affrontare le sfide ambientali multidimensionali nel bacino mediterraneo[23],

 vista la sua risoluzione del 15 settembre 2022 sulla coesione economica, sociale e territoriale nell'Unione europea: ottava relazione sulla coesione[24],

 vista la sua risoluzione del 15 settembre 2022 su Regioni frontaliere dell'UE: laboratori viventi dell'integrazione europea[25],

 vista la sua risoluzione del 15 febbraio 2022 sulle sfide per le zone urbane nell'era post COVID-19[26],

 vista la sua risoluzione del 14 settembre 2021 sul tema "Verso un rafforzamento del partenariato con le regioni ultraperiferiche dell'Unione"[27],

 vista la sua risoluzione del 20 maggio 2021 sul tema "Invertire l'evoluzione demografica nelle regioni dell'Unione europea utilizzando gli strumenti della politica di coesione"[28],

 vista la sua risoluzione del 25 marzo 2021 sulla politica di coesione e le strategie ambientali regionali nella lotta contro i cambiamenti climatici[29],

 vista la sua risoluzione del 13 giugno 2018 sulla politica di coesione e l'economia circolare[30],

 vista la sua risoluzione del 13 marzo 2018 sulle regioni in ritardo di sviluppo nell'Unione europea[31],

 visto il parere del Comitato europeo delle regioni del 29 novembre 2023 dal titolo "Il futuro della politica di coesione dopo il 2027"[32],

 vista la relazione annuale 2022 sullo stato delle regioni e delle città nell'Unione europea,

 visto lo studio dal titolo "Regioni dell'UE in ritardo di sviluppo: situazione attuale e sfide future", pubblicato dalla Direzione generale delle Politiche interne il 26 ottobre 2020[33],

 visti l'articolo 54 del suo regolamento nonché l'articolo 1, paragrafo 1, lettera e), e l'allegato 3 della decisione della Conferenza dei presidenti del 12 dicembre 2002 sulla procedura relativa alla concessione dell'autorizzazione a elaborare relazioni di iniziativa,

 vista la lettera della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale,

 vista la relazione della commissione per lo sviluppo regionale (A9-0049/2024),

A. considerando che nel periodo di programmazione 2014-2020 la politica di coesione, in quanto principale politica d'investimento dell'UE, ha sostenuto efficacemente l'obiettivo sancito dal trattato di conseguire la coesione economica, sociale e territoriale in tutta l'UE; che la politica di coesione è stata inoltre un pilastro d'investimento essenziale della strategia Europa 2020, contribuendo al suo obiettivo di conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; che la politica di coesione è l'unico strumento di sviluppo orientato alle esigenze regionali e locali e ad affrontare, tra l'altro, gli effetti negativi dei cambiamenti climatici;

B. considerando che i cambiamenti climatici stanno interessando tutte le regioni dell'UE, determinando cambiamenti drastici nella vita delle persone; che i cambiamenti climatici rappresentano pertanto una minaccia significativa per la coesione dell'Unione;

C. considerando che gli investimenti della politica di coesione in tutta l'UE hanno avuto effetti positivi senza precedenti sulle regioni, sulle città, sulle isole e sulle zone rurali, di frontiera e remote; che, direttamente o indirettamente, ogni Stato membro dell'UE ha subito gli effetti positivi dei finanziamenti assegnati tramite il bilancio dell'UE; che i risultati di una moltitudine di progetti locali confermano il ruolo indispensabile svolto dagli investimenti regionali e locali mediante la politica di coesione, e ne sottolineano il ruolo e la visibilità nel quadro finanziario pluriennale (QFP);

D. considerando che l'approccio multiprioritario agli investimenti della politica di coesione, coniugato alla sua gestione concorrente, ha contribuito alle priorità dell'Unione, ossia sostegno alle piccole e medie imprese (PMI), ricerca e innovazione, digitalizzazione, sviluppo rurale, miglioramento delle infrastrutture urbane, turismo sostenibile, infrastrutture di trasporto, cultura e istruzione, assistenza sanitaria, politiche sociali, progetti transfrontalieri, transizione energetica, efficienza energetica, clima e ambiente;

E. considerando che, attraverso strumenti quali l'Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus e l'Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus (CRII e CRII+), l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), l'assistenza flessibile ai territori (FAST-CARE) e il sostegno all'energia accessibile (SAFE), la politica di coesione ha agito come baluardo strutturale contro le numerose crisi che si sono succedute nell'Unione durante il periodo di programmazione 2014-2020, come la pandemia di COVID-19, durante la quale ha salvaguardato i posti di lavoro e aiutato le imprese colpite, nonché le crisi dei rifugiati, dell'energia e dell'inflazione causate dalla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina;

F. considerando che la politica di coesione unisce l'UE; che la riduzione della sua dotazione di bilancio e/o la sua rinazionalizzazione potrebbero indebolire l'UE e alimentare il sentimento antieuropeista nei suoi territori;

G. considerando che l'Agenda urbana per l'Unione europea, che si fonda sulla Carta di Lipsia, sostiene gli obiettivi dell'Agenda territoriale 2030;

H. considerando che le sfide con cui si confrontano le regioni europee sono individuate e gestite a livello territoriale; che il ripetuto ricorso alla politica di coesione per rispondere a crisi ed emergenze sta mettendo a rischio la sua sostenibilità; che la Corte dei conti europea ha sottolineato che gli effetti di questa costante erosione delle risorse di coesione sugli obiettivi a lungo termine della politica devono essere analizzati attentamente[34];

I. considerando che la politica di coesione è una politica d'investimento a lungo termine e non dovrebbe diventare una fonte di finanziamento di emergenza di prima scelta per affrontare qualsiasi sfida o evento imprevisto, poiché ciò compromette l'approccio strategico della politica stessa; che sarebbe opportuno stabilire regole chiare sull'uso dei fondi della politica di coesione per garantire sia un approccio strutturale sia l'esigenza di far fronte a eventi imprevisti;

J. considerando che vi è un numero crescente di fondi e strumenti dispersi in diversi quadri giuridici e strategici, in particolare il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), che persegue le priorità in materia di coesione nell'ambito di un quadro giuridico e di un modello di attuazione diversi, e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che non fa più parte dei Fondi strutturali e d'investimento europei (Fondi ESI);

K. considerando che si sta verificando un'erosione strisciante della politica, con l'emergere di fondi tematici e iniziative che sostengono particolari settori o obiettivi e si basano sui contributi della politica di coesione, come la piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa, la legge a sostegno della produzione di munizioni, l'assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d'Europa (REACT-EU) e REPowerEU; che ciò diluisce l'approccio territoriale della politica;

L. considerando che una gestione efficiente dei fondi della politica di coesione è fondamentale per rispettare gli obiettivi e soddisfare le esigenze di sviluppo regionale e locale;

M. considerando che il sistema di monitoraggio dei fondi della politica di coesione è stato concepito principalmente per individuare gli errori, ma non individua così facilmente le frodi;

N. considerando che la lotta contro la frode deve basarsi su una cooperazione rafforzata e diretta tra i servizi della Commissione e la Procura europea; che l'assenza di una chiara distinzione tra errori, anomalie e frodi complica e rende notevolmente più onerose la gestione e l'attuazione della politica di coesione;

O. considerando che il ritardo nell'adozione del QFP 2021-2027, la moltitudine di crisi recenti e l'introduzione degli strumenti NextGenerationEU hanno ostacolato la rapida attuazione della politica di coesione nell'UE, hanno comportato difficoltà di programmazione e attuazione e hanno introdotto incertezza negli investimenti dell'UE previsti a livello regionale e locale;

P. considerando che, poiché la base giuridica del dispositivo per la ripresa e la resilienza è l'articolo 175 TFUE, gli Stati membri e la Commissione avrebbero dovuto perseguire gli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale e coordinarsi efficacemente con la politica di coesione;

Q. considerando che, in molti casi, gli Stati membri hanno attuato il dispositivo per la ripresa e la resilienza in concomitanza con la politica di coesione, il più delle volte senza consultazione né cooperazione con le autorità regionali e locali, anche per quanto riguarda la valutazione di ciò che è stato attuato; che le regioni dell'UE sono spesso più disposte e idonee ad attuare tali finanziamenti rispetto ai governi degli Stati membri;

R. considerando che l'ultima fase di attuazione del QFP 2014-2020 è stata particolarmente impegnativa, poiché la fine del periodo di programmazione, i finanziamenti supplementari forniti in risposta alle recenti crisi, anche attraverso NextGenerationEU, e l'inizio del periodo di programmazione 2021-2027 si sono sovrapposti nel tempo e hanno messo ulteriore pressione alle amministrazioni nazionali, regionali e locali, rallentando il ritmo di attuazione e incidendo negativamente sulle loro capacità di monitoraggio e audit; che, secondo la Corte dei conti europea, la pressione a spendere importi ingenti in un intervallo di tempo molto breve può purtroppo aver contribuito a un aumento delle spese irregolari[35];

S. considerando che i tassi di attuazione della politica di coesione differiscono in modo significativo tra gli Stati membri e tra i programmi di finanziamento; che alcuni Stati membri e regioni presentano tassi di attuazione costantemente bassi e che è pertanto necessario prestare maggiore attenzione all'efficienza della gestione di tali programmi;

T. considerando che, nonostante i miglioramenti normativi introdotti nel periodo di programmazione 2014-2020 e i miglioramenti del quadro normativo 2021-2027, permangono ancora numerose sfide; che la politica si è rivelata estremamente complessa da attuare per le autorità di gestione, gli organismi regionali e locali competenti e i beneficiari finali;

U. considerando che le norme in materia di appalti pubblici in molti Stati membri, insieme ad audit e monitoraggi nazionali aggiuntivi, generano un onere supplementare per le autorità di gestione e i beneficiari;

V. considerando che, sebbene sia fondamentale seguire un approccio strategico per tutto il periodo di programmazione, dovrebbe essere possibile rivalutare e adeguare tale approccio in occasione della revisione intermedia; che, tuttavia, nella programmazione della politica di coesione è necessario un grado di flessibilità adeguato per far fronte agli eventi imprevisti che si verificano durante il periodo di programmazione;

W. considerando che il finanziamento della politica di coesione dovrebbe essere conforme alla Carta dei diritti fondamentali dell'UE, ai principi dello Stato di diritto e al codice europeo di condotta sul partenariato[36];

X. considerando che i principi della governance multilivello e del partenariato devono essere significativamente rafforzati al fine di coinvolgere efficacemente il livello locale e regionale nella programmazione, riprogrammazione e attuazione dei fondi dell'UE;

Y. considerando che la politica di coesione ha effettivamente contribuito a ridurre le disparità nel corso degli anni ma, come chiarito dall'ottava relazione sulla coesione, permangono alcune disparità tra gli Stati membri, tra le regioni e all'interno di esse, tra i diversi tipi di territori (di cui agli articoli 174 e 349 TFUE) e all'interno delle aree urbane più ricche; che sono inoltre emerse nuove disparità, come il divario regionale in materia di innovazione;

Z. considerando che le regioni ultraperiferiche e i territori insulari con lo status di paesi e territori d'oltremare devono far fronte a un numero significativo di vincoli strutturali e sono meno sviluppati delle regioni continentali dei rispettivi Stati membri; che un contesto normativo stabile e prevedibile è particolarmente importante per una gestione efficiente dei fondi della politica di coesione in tali regioni;

AA. considerando che le transizioni verde e digitale procedono a velocità molto diverse nell'UE e dovrebbero essere gestite correttamente per evitare impatti negativi su alcune regioni e disparità ancora maggiori;

AB. considerando che le regioni orientali dell'UE hanno recuperato terreno ma che altre regioni, in particolare quelle meridionali dell'UE, hanno ristagnato; che alcune regioni si trovano in una trappola dello sviluppo, caratterizzata da lunghi periodi di crescita lenta o negativa, con una bassa produttività e bassi livelli di creazione di posti di lavoro;

AC. considerando che la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina ha colpito in particolare le zone di confine orientali dell'UE;

AD. considerando che l'invecchiamento demografico nell'UE nel suo complesso ha portato a una riduzione della popolazione in età lavorativa; che diverse regioni dell'UE stanno affrontando la continua partenza dei loro lavoratori giovani e qualificati; che le regioni rurali, periferiche, ultraperiferiche e in transizione industriale dell'UE sono particolarmente colpite da queste preoccupanti tendenze demografiche; che tali tendenze, se non affrontate, avranno effetti indesiderati a lungo termine sull'UE;

AE. considerando che i processi di preadesione e allargamento dell'UE richiedono un ruolo equilibrato e mirato della politica di sviluppo regionale e di coesione;

Risultati

1. osserva che le valutazioni effettuate dagli Stati membri sui risultati degli investimenti della politica di coesione 2014-2020 mostrano che, in generale, la politica di coesione ha portato risultati positivi nei settori che ha sostenuto[37][38]; riconosce che tali investimenti hanno contribuito all'obiettivo della strategia Europa 2020 di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;

2. accoglie con favore il contributo della politica di coesione alla ricerca e all'innovazione, in quanto, tra le altre cose, ha rafforzato la cooperazione tra la comunità di ricerca e le imprese e ha contribuito a trasformare la ricerca in prodotti o servizi commerciabili; osserva che, secondo i dati della Commissione, alla fine del 2022 oltre 75 000 imprese avevano collaborato con istituti di ricerca e circa 37 000 avevano introdotto nuovi prodotti sul mercato grazie al sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)[39]; osserva inoltre che, alla stessa data, più di 72 000 ricercatori lavoravano in strutture migliori[40]; sottolinea che la politica di coesione ha anche contribuito a colmare il divario digitale tra le regioni sostenendo lo sviluppo delle infrastrutture per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle regioni meno sviluppate; accoglie con favore il fatto che, di conseguenza, alla fine del 2022 7,8 milioni di famiglie avevano ottenuto un migliore accesso alla banda larga[41];

3. evidenzia che il sostegno alla politica di coesione ha apportato benefici tangibili anche a migliaia di PMI; sottolinea che questo è stato uno dei settori di sostegno del FESR più efficaci; rileva che alla fine del 2022 il FESR aveva fornito sostegno a oltre 2,2 milioni di imprese, creando circa 370 000 posti di lavoro[42]; osserva che le valutazioni effettuate in Cechia, Polonia, Germania, Paesi Bassi e Austria riportano esempi di PMI che sono diventate più competitive e innovative, hanno aumentato la loro produttività e hanno ottenuto un migliore accesso ai mercati internazionali[43];

4. sottolinea che la coesione ha anche svolto un ruolo essenziale nella transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio; osserva che la riduzione del consumo energetico negli edifici è una componente importante di tale passaggio e che il sostegno della politica di coesione in questo settore ha già sortito i suoi risultati; accoglie con favore il fatto che le valutazioni degli Stati membri dimostrino che le misure volte a migliorare l'efficienza energetica sono state efficaci in tutta l'UE[44]; osserva che alla fine del 2022 il FESR aveva contribuito a migliorare l'efficienza energetica in 550 000 famiglie; sottolinea che è dimostrato che la politica di coesione ha sostenuto investimenti in diverse regioni carbonifere che hanno contribuito alla decarbonizzazione; osserva che nelle Asturie, in Spagna, gli sforzi si sono concentrati sull'occupazione giovanile e femminile nelle zone rurali, con l'obiettivo di incentivare l'imprenditorialità e l'inclusione sociale; osserva inoltre che nella regione di Yugoiztochen, in Bulgaria, i fondi della politica di coesione si sono concentrati sull'efficienza energetica, sulla modernizzazione delle PMI e sulla promozione dello sviluppo delle competenze[45]; riconosce che le misure volte alla produzione di energia rinnovabile alla fine del 2022 avevano aumentato la capacità di produzione di energia rinnovabile nell'UE di 6 000 MW, con un obiettivo di 8 700 MW entro la fine del 2023[46]; osserva che in questo settore sono stati segnalati risultati positivi, ad esempio in Estonia e in alcune regioni della Francia[47];

5. sottolinea che le valutazioni degli sforzi relativi all'adattamento ai cambiamenti climatici e alla prevenzione dei rischi evidenziano la necessità di una cooperazione transfrontaliera per rendere davvero efficaci le misure finanziate dalla politica di coesione; evidenzia che alcuni paesi hanno già attuato misure congiunte di prevenzione dei rischi e di protezione civile, e osserva che tale cooperazione è avvenuta tra Italia e Francia, Cechia e Polonia e Italia e Austria[48]; sottolinea che, per quanto riguarda l'adattamento ai cambiamenti climatici, grazie agli investimenti nel settore della coesione 29 milioni di persone sono ora meno esposte alle inondazioni[49];

6. osserva che il sostegno del FESR e del Fondo di coesione ha altresì aumentato il numero di persone che beneficiano di un migliore approvvigionamento idrico (8,3 milioni di persone alla fine del 2022[50]) e di una migliore gestione dei loro rifiuti urbani; rileva che la maggior parte dei beneficiari interessati (70 %) dalle misure volte a migliorare l'approvvigionamento idrico vivono in Italia, Romania, Grecia, Portogallo, Bulgaria e Cechia; osserva inoltre che in Francia e in Belgio i progetti finanziati dalla politica di coesione hanno contribuito a promuovere l'economia circolare[51];

7. sottolinea che le reti energetiche e dei trasporti hanno beneficiato di investimenti significativi da parte del FESR e del Fondo di coesione; osserva che, sebbene l'impatto di un progetto infrastrutturale di questo tipo possa essere adeguatamente valutato solo a lungo termine, secondo le valutazioni effettuate in Polonia e Cechia alcuni degli investimenti nell'infrastruttura stradale e ferroviaria hanno già determinato un minor numero di incidenti stradali, una riduzione dei tempi di percorrenza e una diminuzione dell'inquinamento[52]; accoglie con favore il fatto che, in Slovacchia, l'ammodernamento delle linee tranviarie abbia migliorato i collegamenti, ridotto i tempi di percorrenza, migliorato la sicurezza e contribuito a ridurre il rumore e le vibrazioni[53]; osserva altresì che i progetti finanziati nel settore del gas naturale in Stati membri come la Polonia e la Bulgaria hanno contribuito all'obiettivo strategico di diversificare il loro approvvigionamento energetico[54]; accoglie con favore il fatto che l'interconnettore del gas Grecia-Bulgaria, sostenuto dal FESR, sia entrato in funzione in Bulgaria nell'ottobre 2022 e che contribuisca agli obiettivi strategici dell'UE di autonomia dell'approvvigionamento energetico e diversificazione delle fonti[55];

8. riconosce che la coesione, in particolare attraverso il Fondo sociale europeo (FSE) e l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, ha sostenuto misure efficaci in materia di occupazione, inclusione sociale e istruzione e formazione professionale; sottolinea che alla fine del 2022 6,8 milioni di persone avevano trovato un lavoro grazie alle misure sostenute dall'FSE e dall'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile e 10,2 milioni di persone avevano ottenuto una qualifica[56];

9. sottolinea che le valutazioni effettuate da Stati membri quali Italia, Germania, Polonia e Irlanda hanno dimostrato che le persone, in particolare i giovani, che hanno partecipato a misure di formazione, apprendistati o tirocini sostenuti dai fondi della politica di coesione hanno avuto una probabilità significativamente maggiore di trovare lavoro[57]; osserva che Polonia e Irlanda hanno ottenuto buoni risultati con progetti rivolti ai disoccupati di lungo periodo; osserva inoltre che una valutazione dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile 2014-2020 effettuata in Ungheria[58] ha rilevato che il programma ha contribuito in modo significativo alla probabilità per i partecipanti di trovare un'occupazione a breve termine, ma che tale impatto è diminuito nel tempo; sottolinea che un'altra valutazione[59] dell'Ungheria ha concluso che i regimi di sostegno all'integrazione nel mercato del lavoro finanziati attraverso l'FSE hanno esercitato un impatto positivo e sostanziale sull'occupazione; osserva che una valutazione dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile effettuata in Svezia[60] ha riscontrato effetti complessivamente positivi sull'occupazione per i partecipanti, in particolare per quelli provenienti da un contesto straniero; sottolinea che le misure di formazione sia per gli alunni che per gli insegnanti hanno avuto un impatto positivo sui tassi di abbandono scolastico, ad esempio in Germania, Portogallo e Spagna[61];

10. osserva che l'FSE ha aiutato gli imprenditori ad avviare nuove imprese e ha fornito formazione in modo che le imprese possano adattarsi meglio ai cambiamenti del mercato; sottolinea che il programma dell'FSE[62] in Turingia, Germania, dedicato al rafforzamento dell'imprenditorialità, ha sostenuto, tra l'altro, il Thuringian Centre for Start-ups and Entrepreneurship; riconosce che, alla fine del 2021, il centro aveva aiutato circa 2 900 persone ad avviare una nuova impresa nella regione; rileva che i rifugiati e i migranti arrivati in Lussemburgo hanno avuto accesso a un programma dedicato per l'imprenditorialità sostenuto dall'FSE[63];

11. evidenzia che alla fine del 2022, grazie al sostegno finanziario della politica di coesione a favore di progetti nel settore sanitario, principalmente attraverso investimenti dell'FSE e del FESR, 58,3 milioni di persone in tutta l'UE avevano avuto accesso a servizi sanitari migliori[64]; sottolinea che in Lituania, ad esempio, i progetti finanziati dalla politica di coesione sono riusciti a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e il tasso di suicidi[65];

12. accoglie con favore il contributo della politica di coesione alla cooperazione territoriale; osserva che questo obiettivo specifico del FESR ha contribuito a finanziare progetti transfrontalieri, transnazionali e interregionali in settori quali la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione, e l'ambiente; sottolinea che, come riferito dalla Commissione, senza questo sostegno specifico alla coesione, la maggior parte di questi progetti di cooperazione non sarebbe stata realizzata; rileva che entro la fine del 2022 più di 40 000 imprese avevano partecipato a progetti di ricerca transfrontalieri, transnazionali o interregionali e circa 178 000 persone avevano beneficiato di iniziative di mobilità transfrontaliera[66]; sottolinea che, in base a recenti valutazioni raccolte dalla Commissione, esistono esempi di cooperazione di successo su questioni tematiche, quali i progetti nell'ambito delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione relativi alle città intelligenti in Grecia e a Cipro[67]; osserva altresì che il programma Botnia-Atlantica di Svezia-Finlandia-Norvegia ha aumentato le conoscenze in materia di protezione delle zone marittime e costiere[68]; sottolinea che dalla valutazione d'impatto del programma Interreg Central Europe 2014-2020[69], che comprende Austria, Croazia, Cechia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Slovacchia e Slovenia, è emerso che alla fine del 2021 il programma aveva ottenuto risultati positivi nei settori dell'innovazione, dell'economia a basse emissioni di carbonio, dell'ambiente, della cultura e dei trasporti; accoglie con favore il fatto che anche il programma Interreg Romania-Serbia abbia contribuito a rafforzare la cooperazione tra i due paesi in tutti i settori pertinenti[70], e che il programma Croazia-Serbia abbia sostenuto la produzione di energia da fonti rinnovabili e aumentato l'efficienza energetica[71]; richiama l'attenzione sui risultati positivi del programma Interreg di Svezia, Danimarca e Norvegia nel settore dell'economia verde[72];

13. accoglie con favore la risposta della politica di coesione alle ultime crisi; osserva che sono state adottate oltre 300 modifiche dei programmi nell'ambito di CRII e CRII+, che hanno determinato il riorientamento di quasi 28 miliardi di EUR[73] di fondi per affrontare le conseguenze della crisi di COVID-19; sottolinea che 13 miliardi di EUR sono stati riorientati per fornire sostegno alle imprese più colpite dalla crisi di COVID-19[74]; osserva che finora sono state effettuate solo poche valutazioni in questo settore; osserva tuttavia che, secondo le valutazioni disponibili, nei Paesi Bassi, a Malta e in Francia (Grand Est) le misure finanziate sono state considerate in linea con le esigenze delle persone e delle imprese[75]; osserva inoltre che vi sono prove del fatto che il sostegno del FESR alle imprese in Ungheria, reso possibile da tale flessibilità, ha avuto un effetto positivo sulle imprese interessate[76]; rileva che anche la valutazione preliminare della Commissione[77] del sostegno fornito dall'FSE e dal Fondo di aiuti europei agli indigenti nell'ambito delle iniziative CRII e CRII+ è stata sostanzialmente positiva; sottolinea che le iniziative CRII e CRII+ hanno raggiunto i loro obiettivi nella maggior parte degli Stati membri, in quanto si sono avvalse di tale flessibilità nei finanziamenti per riassegnare in modo efficiente le risorse rimanenti al fine di finanziare contratti di lavoro a breve termine, misure di inclusione sociale o i loro sistemi sanitari, a seconda dei rispettivi contesti nazionali; sottolinea che, grazie alle iniziative CRII e CRII+, i governi sono stati in grado di mantenere il loro livello d'impegno e di spesa anche durante questo periodo difficile; osserva che il sostegno REACT-EU si è concentrato su misure di ripresa guidate da priorità orientate al futuro, come le transizioni verde e digitale; evidenzia che un esempio di tale sostegno è il progetto Green Change Zealand, grazie al quale 20 PMI della Danimarca hanno ridotto il consumo di energia e materiali attraverso piani di conversione verde;

Il futuro della politica di coesione

Principi generali

14. insiste sul fatto che, in ragione dell'orientamento regionale, dell'approccio basato sul territorio, della pianificazione strategica e del modello di attuazione efficace che la caratterizzano, la politica di coesione dovrebbe rimanere il principale strumento d'investimento dell'UE per ridurre le disparità, garantire la coesione economica, sociale e territoriale e stimolare la crescita regionale e locale, e che dovrebbe continuare a fornire un contributo fondamentale per sostenere una transizione socialmente giusta, la ripresa dagli shock simmetrici e asimmetrici e la lotta contro i cambiamenti climatici;

15. deplora la riduzione della quota dedicata alla coesione nel QFP 2021-2027, rispetto al precedente periodo di programmazione; ricorda che la pandemia di COVID-19 e la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina hanno creato nuove disparità tra le regioni; ritiene che sia necessario incrementare in termini reali il bilancio complessivo della politica di coesione e la quota destinata a tale politica nell'ambito del QFP rispetto al periodo di programmazione 2021-2027;

16. ritiene che gli investimenti nel settore della coesione debbano rimanere in regime di gestione concorrente per quanto riguarda la programmazione e l'attuazione, al fine di essere in grado di rispondere alle esigenze degli Stati membri, delle regioni e delle zone urbane, rurali e remote; riconosce che la coprogrammazione, il cofinanziamento, la corresponsabilità e la cotitolarità sono i metodi più efficaci per attuare con successo una politica di investimento a lungo termine dell'UE e i progetti finanziati dall'Unione;

17. sottolinea che l'emergere di strumenti di sostegno al bilancio basati sulla gestione diretta e con un modello di attuazione più semplice potrebbe portare a una rinazionalizzazione della politica di coesione e mettere a repentaglio uno dei suoi principi fondamentali: la governance multilivello; respinge pertanto qualsiasi rinazionalizzazione della politica di coesione;

18. insiste sul fatto che tutte le regioni dell'UE dovrebbero rimanere ammissibili ai finanziamenti della politica di coesione; sottolinea che questo è l'unico modo per affrontare le sfide regionali, per conseguire un modello di sviluppo più equilibrato in tutta l'UE e per affrontare sul territorio i problemi specifici dello sviluppo regionale;

19. sottolinea che la futura politica di coesione deve continuare a prestare attenzione alle regioni che soffrono di limitazioni naturali e demografiche gravi e permanenti, come le zone scarsamente popolate, le isole, le zone montuose e le regioni transfrontaliere, nel pieno rispetto dell'articolo 174 TFUE; osserva, in tale contesto, che l'UE ha elaborato un'agenda urbana e un'agenda rurale, ed è inoltre prevista la pubblicazione di un'agenda insulare;

20. invita il Consiglio a sbloccare e ad avviare i lavori sul fascicolo relativo al meccanismo transfrontaliero europeo;

21. sottolinea l'importanza di applicare l'articolo 349 TFUE in tutte le politiche dell'UE al fine di conseguire gli obiettivi ivi stabiliti; ricorda il ruolo essenziale svolto dalla politica di coesione nelle regioni ultraperiferiche; sottolinea l'importanza di elaborare e mantenere programmi e misure ad hoc per tali regioni, poiché la maggior parte di esse è ancora tra le regioni meno sviluppate o dovrebbe essere trattata come tale; invita la Commissione a garantire tassi di cofinanziamento elevati, in particolare per le regioni ultraperiferiche, designando a tal fine tutte queste regioni come regioni meno sviluppate;

22. sottolinea che gli oneri sproporzionati, come gli svantaggi strutturali intrinsechi di tutte le regioni frontaliere, dovrebbero essere compensati con un sistema distinto per gli aiuti regionali che sia progettato in maniera specifica per le regioni frontaliere; chiede che all'inizio di ogni nuovo periodo di programmazione, iniziando con il periodo 2028-2034, lo 0,26 % del bilancio della politica di coesione dell'UE sia destinato esclusivamente allo sviluppo delle regioni frontaliere ("miliardo frontaliero");

23. ritiene che il principio "non arrecare un danno significativo" debba impedire misure dannose per l'ambiente al fine di conseguire l'obiettivo di un'Europa neutra in termini di emissioni di carbonio entro il 2050 al più tardi; invita la Commissione a introdurre nel prossimo quadro giuridico della politica di coesione dopo il 2027 criteri rigorosi onde migliorare l'applicazione del principio "non arrecare un danno significativo"; chiede inoltre che il nuovo quadro preveda almeno lo stesso livello di spesa relativa al clima al fine di conseguire gli obiettivi climatici fissati dall'accordo di Parigi, e in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e il Green Deal europeo;

24. evidenzia che l'obiettivo principale della politica di coesione dell'UE è di ridurre le disparità tra gli Stati membri e, in particolare, tra le regioni degli Stati membri e all'interno di esse; sottolinea che il bilancio della politica di coesione dovrebbe essere utilizzato principalmente per obiettivi della politica di coesione e non per nuovi strumenti e programmi che non rientrano nella politica di coesione, né nell'ambito del QFP né al di fuori di quest'ultimo, inclusi i trasferimenti facoltativi;

25. riconosce la necessità di una flessibilità integrata in caso di crisi; propone la creazione di un asse specifico affinché le autorità locali e regionali possano affrontare le priorità emergenti; sottolinea, tuttavia, che la ridestinazione dei finanziamenti per la coesione non dovrebbe essere innescata da nuove iniziative legislative della Commissione, ma dovrebbe invece essere avviata da un'autorità di gestione in un processo dal basso verso l'alto, dopo consultazioni obbligatorie con le autorità regionali e locali e con l'adeguato coinvolgimento della società civile, come previsto dal regolamento recante disposizioni comuni e dal codice di condotta sul partenariato; sottolinea che ciò non eroderà l'orientamento pluriennale della politica, ma l'aiuterà ad adattarsi al meglio alla natura in rapida evoluzione dei nostri tempi;

26. si rammarica che i ritardi nei negoziati sul QFP abbiano comportato notevoli ritardi nel periodo di programmazione 2021-2027, con ripercussioni sui beneficiari e in particolare sulle autorità di gestione, che hanno fatto fronte a un onere enorme nell'affrontare la finalizzazione del periodo di finanziamento 2014-2020 e l'inizio dell'attuale periodo di finanziamento; invita pertanto la Commissione a valutare la possibilità giuridica di creare due parti distinte all'interno del regolamento recante disposizioni comuni, vale a dire una parte relativa ai contenuti (politica) e una parte relativa al QFP (risorse finanziarie), per il periodo di programmazione successivo al 2027; ritiene che la parte relativa ai contenuti dovrebbe essere negoziata e conclusa prima della parte relativa al QFP, per consentire alle autorità di gestione di iniziare a prepararsi in modo tempestivo, al fine di garantire il principio di un autentico partenariato e un uso efficiente degli strumenti della politica di coesione;

27. avverte che l'esistenza di più fondi con obiettivi di coesione, talvolta con priorità che si sovrappongono, può ostacolare l'efficace attuazione della politica di coesione; chiede una chiara demarcazione, nonché allineamento e complementarità, tra la politica di coesione e gli altri strumenti al fine di evitare sovrapposizioni e concorrenza tra gli strumenti dell'UE; insiste sulla necessità di accrescere tale complementarità rafforzando la possibilità di finanziare progetti comuni;

28. richiama l'attenzione sulle difficoltà delle autorità locali, regionali e nazionali nell'assumere personale qualificato per l'attuazione, la gestione e l'audit dei fondi della politica di coesione, in quanto una delle ragioni dei ritardi nell'attuazione di tali fondi; invita gli Stati membri e le loro regioni ad avviare azioni per formare e assumere personale specializzato al fine di ottimizzare in futuro l'attuazione, la gestione e l'audit dei fondi dell'UE, per rendere tali fondi il più efficaci ed efficienti possibile;

29. osserva che, come evidenziato dalle analisi dei risultati dei fondi della politica di coesione, anche da parte della Corte dei conti europea, vi è margine per migliorare l'efficacia degli interventi della politica di coesione al fine di realizzare le priorità generali e le sfide territoriali dell'UE, come la competitività o un'economia verde; ritiene che una risposta più ampia, che coinvolga più politiche dell'UE, e un efficace orientamento dei fondi siano quindi essenziali per combattere la geografia del malcontento;

30. ritiene che la proposta legislativa per la futura politica di coesione dovrebbe essere resa pubblica solo dopo aver preso in considerazione i risultati di un importante sforzo di consultazione e di una serie di eventi e formati sul campo a livello dell'UE che riuniscano tutti i livelli di governance e tutti gli altri portatori di interessi;

31. sottolinea la necessità di una valutazione globale dell'impatto dei fondi SIE negli Stati membri e nelle regioni e nei comuni beneficiari, concentrandosi non solo sul livello di attuazione dei fondi assegnati, ma piuttosto sulla natura di trasformazione degli investimenti e sul loro impatto sull'economia e sull'occupazione della zona;

32. osserva che il quadro normativo 2021-2027 ha già introdotto misure volte a semplificare l'attuazione e la gestione della politica di coesione; sottolinea che, sebbene siano stati compiuti progressi concreti, vi è ancora molta strada da fare in termini di semplificazione delle procedure per i beneficiari finali e di garanzia della certezza del diritto per le autorità di gestione; evidenzia che dovrebbe essere evitata la sovrapposizione dei controlli e degli audit dei fondi; sottolinea che un'ulteriore semplificazione dovrebbe anche consentire di accelerare il ritmo di attuazione e assorbimento;

33. sottolinea pertanto che la semplificazione dovrebbe essere uno dei principali motori della futura politica di coesione; ritiene necessario snellire le procedure degli appalti pubblici, migliorare l'allineamento della politica di coesione con le norme in materia di aiuti di Stato, aumentare il ricorso alle opzioni semplificate in materia di costi, attuare il principio dell'audit unico e individuare "sportelli unici" per i potenziali beneficiari; ritiene che l'applicazione delle norme sull'estrapolazione del tasso di errore crei un onere amministrativo sproporzionato per le autorità di gestione e chiede alla Commissione di valutare l'eventuale revisione di tali norme; invita gli Stati membri a evitare l'eccesso di regolamentazione al fine di garantire la certezza del diritto per i beneficiari;

34. ritiene che un'ulteriore razionalizzazione dell'architettura degli strumenti di finanziamento dell'UE dovrebbe essere conseguita attraverso il Fondo di coesione, il FESR, l'FSE+ e il Fondo per una transizione giusta, ed eventualmente estesa al FEASR, in quanto questo dovrebbe essere disciplinato dal regolamento recante disposizioni comuni; riconosce che tale razionalizzazione semplificherebbe ulteriormente la programmazione e l'attuazione della politica, ne rafforzerebbe la visibilità e l'efficacia e migliorerebbe l'accesso dei beneficiari ai finanziamenti; sottolinea l'importanza di razionalizzare i regolamenti specifici per i singoli fondi al fine di ridurre al minimo l'aumento dei ritardi di attuazione e della complessità della programmazione; osserva che qualsiasi razionalizzazione dei fondi dovrebbe preservare il loro orientamento tematico e i flussi di finanziamento per i rispettivi settori strategici;

35. riconosce che il quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione introdotto nel periodo 2014-2020 è stato un tentativo di migliorare l'orientamento ai risultati della politica; chiede, a tale proposito, una radicale modernizzazione del modello di attuazione, ossia il passaggio da un ciclo attività-pagamento a un'attuazione basata sulle prestazioni, basata su tappe tangibili, unitamente a un collegamento a riforme che favoriscano la crescita locale e regionale e che sottolineino i fondamenti della politica di coesione; sottolinea che l'approccio basato sulle prestazioni non funzionerà se il livello regionale e locale non avrà voce in capitolo nella definizione degli obiettivi rispetto ai quali sarà misurata la riuscita della politica;

36. sottolinea che tale passaggio a un'attuazione basata sulle prestazioni non dovrebbe compromettere la trasparenza, la responsabilità e la tutela degli interessi finanziari dell'Unione; osserva che i sistemi di audit e controllo dovrebbero tuttavia essere adattati al quadro di riferimento basato sull'efficacia dell'attuazione;

37. chiede un più ampio uso di tecnologie e soluzioni digitali negli Stati membri per semplificare l'attuazione, il monitoraggio e la rendicontazione, contribuendo in tal modo a un'amministrazione più efficiente e a una minore documentazione fisica;

38. osserva che il denaro pubblico proveniente dai contribuenti non deve essere utilizzato in modo improprio; chiede alla Commissione, agli Stati membri e alle autorità regionali di utilizzare e rafforzare i meccanismi esistenti per individuare e combattere le irregolarità, le frodi e la corruzione nei finanziamenti della politica di coesione;

39. invita la Commissione a garantire che tutti gli Stati membri dispongano di un meccanismo efficace per la segnalazione delle irregolarità, in linea con il regolamento delegato (UE) 2015/1970 della Commissione[78]; raccomanda che le irregolarità siano classificate come chiuse nel sistema di gestione delle irregolarità (IMS) solo dopo che gli importi mancanti sono stati recuperati anche a livello nazionale, non solo dopo che gli importi irregolari sono stati restituiti alla Commissione; raccomanda agli Stati membri di garantire, attraverso strumenti di estrazione dei dati come ARACHNE, che i dati contenuti nella relazione ufficiale sulle irregolarità e le frodi nell'IMS siano sottoposti a controlli incrociati con i dati relativi ai progetti approvati;

40. invita la Commissione a migliorare il coordinamento dei poteri dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e della Procura europea (EPPO) per indagare sulle irregolarità e le frodi relative ai fondi della politica di coesione;

41. invita i restanti Stati membri ad aderire all'EPPO al fine di rafforzare la lotta contro la corruzione e l'uso improprio dei fondi dell'UE;

42. sostiene fermamente l'attuazione della condizionalità dello Stato di diritto in tutti gli Stati membri; si attende pertanto che la Commissione tenga pienamente conto degli aspetti dello Stato di diritto nell'approvare gli accordi di partenariato e i programmi della politica di coesione, affinché siano pienamente in linea con le condizioni abilitanti sull'efficace applicazione e attuazione della Carta dei diritti fondamentali, come enunciato nell'allegato III del regolamento recante disposizioni comuni; si attende altresì che la Commissione non approvi alcun accordo di partenariato o programma finché detta analisi approfondita su questi aspetti specifici non avrà evidenziato un'elevata garanzia di assenza di rischi;

43. ribadisce l'importanza di garanzie che eviterebbero una penalizzazione iniqua dei beneficiari situati in paesi che potrebbero essere soggetti all'attivazione del meccanismo dello Stato di diritto; chiede alla Commissione di valutare modalità che consentano di erogare i fondi ai beneficiari finali;

44. sottolinea che la politica di coesione deve adattarsi meglio alle sfide poste dalle transizioni verde, digitale e industriale e alle conseguenze sociali che esse comportano, al fine di rimanere pertinente e conseguire gli obiettivi stabiliti nei trattati; ritiene, a tal fine, che sia importante imparare non solo dal periodo di finanziamento 2014-2020, ma anche da strumenti quali il dispositivo per la ripresa e la resilienza, per affrontare le sfide socioeconomiche connesse alle recenti crisi e fornire un sostegno adeguato alle zone e alle comunità svantaggiate;

45. invita la Commissione a continuare a sottolineare, nei regolamenti per la politica di coesione dopo il 2027, l'importanza, tra l'altro, di affrontare la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ai medesimi, la perdita di biodiversità e la protezione dell'ambiente, compresa una migliore gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, l'efficienza delle risorse ed energetica, la resilienza alle catastrofi e la prevenzione e la gestione dei rischi; ritiene, in tale contesto, che l'integrazione dei cambiamenti climatici e i meccanismi di immunizzazione dagli effetti climatici dovrebbero essere una componente essenziale della programmazione e dell'attuazione, in particolare per la selezione dei progetti; ricorda altresì alla Commissione che un sostegno adeguato, in particolare alle autorità locali e regionali, per affrontare le sfide socioeconomiche connesse alle recenti crisi e per aiutare le zone e le comunità svantaggiate, dovrebbe costituire un elemento importante nell'attuazione dei fondi;

46. sottolinea l'importanza di soluzioni per la mobilità più sostenibili in tutti i territori dell'UE, quali la politica della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T); è del parere che le soluzioni per la mobilità intelligenti e sostenibili dovrebbero essere prioritarie ai fini del finanziamento dell'UE;

47. invita la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi per garantire che tutte le regioni dell'UE abbiano accesso alla banda larga ad alta velocità, affinché siano poste su un piano di parità per realizzare la transizione digitale;

48. sottolinea la necessità di incoraggiare il coinvolgimento del settore privato accanto a quello pubblico per gli investimenti nello sviluppo sostenibile; sottolinea, a tale proposito, il ruolo che le PMI possono svolgere per l'innovazione; invita gli Stati membri e la Commissione a proporre misure volte a promuovere l'adozione di innovazioni pronte per il mercato da parte delle PMI;

49. chiede di migliorare l'accesso ai finanziamenti per le autorità locali e regionali, nonché per le regioni transfrontaliere e meno sviluppate, onde consentire investimenti nella transizione energetica locale e regionale, ivi comprese l'efficienza energetica e la distribuzione decentrata di energia, nonché di dedicare maggiore attenzione alle energie rinnovabili e all'economia circolare sostenibile;

50. è convinto, alla luce dei cambiamenti strutturali legati alla duplice transizione, verde e digitale, e del suo impatto economico e sociale disomogeneo sulle regioni dell'UE, che il principio di una transizione giusta, che non lascia indietro nessun cittadino e nessun territorio, debba guidare il prossimo periodo di programmazione della politica di coesione;

51. riconosce l'importanza di prestare particolare attenzione alle regioni interessate dalla transizione industriale; accoglie, in tal senso, con favore gli sforzi compiuti dalla Commissione per affrontare la questione con il Fondo per una transizione giusta, il primo pilastro del meccanismo per una transizione giusta; invita la Commissione a trarre insegnamenti dall'attuazione di tale fondo e a chiarirne ulteriormente gli obiettivi;

52. chiede una prosecuzione del finanziamento della transizione giusta, che dovrebbe essere pienamente integrata nel regolamento recante disposizioni comuni e dotata di mezzi finanziari adeguati per il periodo di programmazione successivo al 2027, e l'applicazione dei principi della gestione concorrente e del partenariato; è del parere che tale espansione del Fondo per una transizione giusta dovrebbe essere incentrata sul livello NUTS (classificazione comune delle unità territoriali per la statistica) appropriato, tenere conto delle specificità regionali, avere un ambito di applicazione più ampio dell'attuale Fondo per una transizione giusta, ed essere concepita in modo tale da consentire risposte tempestive alle nuove sfide che emergono in vari settori e industrie; chiede che tale nuova generazione di finanziamenti operi una distinzione tra la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ai medesimi; sottolinea che una quota dei finanziamenti dovrebbe essere destinata a una transizione socialmente giusta e alla riduzione dell'impronta di carbonio dell'Unione;

53. chiede di mantenere un obiettivo strategico specifico per affrontare le disuguaglianze sociali, poiché la convergenza regionale è rallentata e sono emersi nuovi fattori di disuguaglianze;

54. sottolinea che gli investimenti nel settore della coesione a favore di servizi pubblici di alta qualità svolgono un ruolo essenziale nel creare resilienza sociale e nel far fronte alle crisi economiche, sanitarie e sociali;

55. sottolinea che l'ambito di applicazione del sostegno della politica di coesione comprende l'integrazione e l'inclusione di oltre 3 milioni di persone a rischio di esclusione sociale, compreso il sostegno a 600 000 persone appartenenti a gruppi emarginati come i rom che vivono in regioni meno sviluppate dell'UE, in particolare; deplora la riluttanza dei governi locali di alcuni Stati membri a utilizzare efficacemente i fondi della politica di coesione per garantire che tali persone abbiano accesso a servizi di qualità, come l'accesso all'acqua e a condizioni di vita dignitose; esorta gli Stati membri ad affrontare tali questioni più urgenti che contribuiranno in modo significativo a ridurre le disparità regionali;

56. richiama l'attenzione sulla difficile situazione delle regioni che condividono una frontiera con la Russia e la Bielorussia dopo la sospensione della cooperazione a seguito della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina; invita la Commissione a collaborare strettamente con gli Stati membri interessati per trovare soluzioni sostenibili al fine di affrontare le sfide sociali ed economiche in tali regioni;

57. sottolinea la natura multidimensionale dello sviluppo rurale, che va al di là dell'agricoltura propriamente detta; osserva che solo l'11,5 % delle persone che vivono nelle zone rurali lavora nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca;

58. ricorda che il FEASR è attualmente collegato al quadro della politica di coesione e che dovrebbe essere associato anche al regolamento recante disposizioni comuni, necessario per il pieno sviluppo delle regioni rurali; sottolinea la necessità di razionalizzare ulteriormente i fondi, compreso il FEASR, nello sviluppo regionale, in quanto ciò potrebbe garantire il conseguimento di sinergie e il rafforzamento dei partenariati rurali-urbani per investimenti nelle zone rurali che vadano oltre l'agricoltura; insiste sul fatto che il FEASR dovrebbe essere gestito a livello regionale o con una significativa partecipazione regionale e locale, ponendo un accento maggiore rispetto al passato sulle misure politiche strutturali nelle zone scarsamente popolate;

59. insiste sulla necessità di attuare un meccanismo di verifica rurale per valutare l'impatto delle iniziative legislative dell'UE sulle zone rurali;

60. sottolinea che qualsiasi allargamento futuro dell'Unione avrà ripercussioni sul livello di coesione all'interno di essa; evidenzia che esso probabilmente influirà sull'attuale classificazione delle diverse regioni, in quanto il PIL medio pro capite diminuirà in modo significativo, come conseguenza dell'effetto statistico;

61. invita, pertanto, la Commissione a effettuare una valutazione dettagliata prima di proporre un nuovo regolamento per il quadro di coesione successivo al 2027, al fine di garantire che la politica di coesione sia in grado di continuare a sostenere tutte le regioni e che qualsiasi conseguenza sfavorevole sulle regioni, causata da un effetto statistico sull'ammissibilità alla politica di coesione, possa essere debitamente affrontata; invita inoltre la Commissione a includere nella sua valutazione una stima delle esigenze supplementari di cooperazione transfrontaliera che un allargamento potrebbe comportare; chiede una consultazione e un lavoro strutturato tra la Commissione e il Parlamento su tali questioni prima della pubblicazione di una nuova proposta legislativa; chiede una politica di coesione pronta per l'allargamento al più tardi entro il 2030;

62. sottolinea che l'attuale bilancio della politica di coesione si concentra sugli obiettivi di convergenza; sottolinea che, nel caso dell'Ucraina, il bilancio della politica di coesione non può e non deve soddisfare le richieste finanziarie previste per la ricostruzione; sottolinea che qualsiasi obiettivo di ricostruzione dovrebbe essere conseguito attraverso meccanismi di finanziamento distinti, al di fuori dell'ambito di applicazione del QFP, attraverso contributi di bilancio diretti degli Stati membri, del settore privato e di risorse esterne;

63. invita la Commissione a considerare la possibilità che le spese pubbliche della politica di coesione, sostenute dagli Stati membri e dalle autorità regionali e locali nell'ambito dei fondi SIE, non siano considerate spese strutturali, pubbliche o assimilate, quali definite nelle nuove regole di governance economica, soprattutto se non si discostano dal conseguimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi;

64. sottolinea la necessità di migliorare la relazione tra la politica di coesione e la governance economica dell'UE, evitando nel contempo approcci punitivi; sottolinea che il semestre europeo dovrebbe rispettare gli obiettivi della politica di coesione di cui agli articoli 174 e 175 TFUE e il pilastro europeo dei diritti sociali; chiede la partecipazione delle regioni all'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese (RSP) e il rafforzamento dell'approccio territoriale; chiede di riconsiderare il concetto di condizionalità macroeconomica e di valutare la possibilità di sostituire tale concetto con nuove forme di condizionalità, onde riflettere meglio le nuove sfide che ci attendono;

65. ricorda il principio "non nuocere alla coesione", introdotto dall'ottava relazione sulla coesione, la cui definizione prevede che nessuna azione dovrebbe ostacolare il processo di convergenza o contribuire alle disparità regionali; chiede una maggiore integrazione di tale principio come principio trasversale nelle politiche dell'UE, in modo che sostengano gli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale di cui agli articoli 3 e 174 TFUE; insiste sul fatto che la promozione della coesione dovrebbe essere vista anche come un modo per promuovere la solidarietà e il sostegno reciproco tra gli Stati membri e le loro regioni;

66. invita la Commissione a rafforzare e sviluppare tale principio nell'ambito del semestre europeo e a coinvolgere le autorità locali e regionali in tutte le fasi delle procedure legate al semestre europeo e alle sue RSP;

67. crede fermamente nell'importanza dei principi orizzontali della governance multilivello e del partenariato, che devono rimanere i principi guida della politica di coesione dopo il 2027;

68. invita la Commissione, gli Stati membri, le regioni e le autorità locali ad applicare rigorosamente ed efficacemente il principio della governance multilivello;

69. pone l'accento sull'importanza di sostenere il principio del partenariato in tutte le fasi di programmazione, attuazione e monitoraggio della politica di coesione dell'UE, e di istituire una forte cooperazione tra le autorità regionali e locali, le organizzazioni non governative e altri portatori di interessi; chiede che il principio del partenariato rimanga vincolante e ne chiede l'inclusione nel semestre europeo; invita la Commissione e la Corte dei conti europea a intraprendere scrupolosamente misure di seguito, effettuare controlli e formulare raccomandazioni correttive;

70. accoglie con favore la decisione della Commissione di prorogare la validità del codice di condotta sul partenariato nell'ambito dei fondi SIE (regolamento delegato (UE) n. 240/2014); ritiene che tali orientamenti contribuiscano in modo significativo a un migliore coinvolgimento delle autorità locali e regionali e degli altri portatori di interessi, ma che dovrebbero essere rivisti per migliorarne ulteriormente l'efficacia e garantire un coinvolgimento ancora maggiore dei partner nella promozione di azioni basate sul territorio;

71. ricorda che nel quadro della politica di coesione 2021-2027 la parità di genere e una prospettiva di genere sono incluse e promosse in tutte le fasi del processo di preparazione, attuazione, monitoraggio e valutazione dei programmi di coesione; sottolinea, inoltre, il ruolo specifico delle donne, in particolare nelle zone remote e rurali, giacché esse svolgono un ruolo fondamentale nella società civile e nella crescita economica sostenibile; rileva tuttavia, nel contempo, che spesso incontrano difficoltà nell'accedere al mercato del lavoro, ai servizi pubblici, all'assistenza sanitaria, all'assistenza all'infanzia e alla parità di retribuzione;

72. sottolinea altresì la particolare importanza dell'integrazione dei giovani nella politica di coesione;

73. invita la Commissione e gli Stati membri a compiere ulteriori sforzi per far progredire la realizzazione dei diritti dei minori ricorrendo all'FSE+ per sostenere interventi efficaci in grado di contribuire a tale obiettivo;

74. chiede di rafforzare ulteriormente la comunicazione e la visibilità dei programmi e dei progetti finanziati dall'UE negli Stati membri mediante la definizione dei loro obiettivi, del pubblico destinatario, dei canali di comunicazione, della diffusione sui social media, del bilancio previsto e dei pertinenti indicatori di sorveglianza e valutazione;

Dimensione regionale e locale

75. chiede che gli investimenti destinati all'adattamento al clima e alla prevenzione e preparazione alle catastrofi siano garantiti attraverso un obiettivo strategico specifico, una concentrazione tematica o una condizione abilitante specifica per garantire investimenti sostenibili nelle infrastrutture locali e regionali e nella gestione dei rischi nelle zone urbane e rurali meno sviluppate, comprese le regioni frontaliere, le isole e le regioni ultraperiferiche; ritiene che i finanziamenti mirati dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dei rischi e sulla preparazione a un'ampia gamma di catastrofi (legate al clima, geologiche, sanitarie, provocate dall'uomo); ritiene che ciò dovrebbe includere una forte attenzione alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ai medesimi per aiutare le autorità locali e regionali a gestire meglio i rischi e a prepararsi a rispondere agli impatti locali dei cambiamenti climatici, derivanti da eventi a insorgenza lenta come da eventi meteorologici estremi, tra cui l'erosione costiera, la desertificazione, l'innalzamento del livello del mare, gli incendi boschivi, le inondazioni, le frane, le ondate di calore e altre catastrofi naturali;

76. ritiene che i finanziamenti per la coesione dovrebbero andare a beneficio sia delle zone urbane che di quelle rurali in modo equilibrato; chiede che la politica di coesione includa una maggiore dimensione urbana e rurale attraverso investimenti mirati nelle aree urbane e rurali, nonché legami più forti tra i progetti nelle zone urbane e rurali e gli investimenti sostenibili, al fine di affrontare la sfida demografica, la trappola dello sviluppo e il divario tra le aree urbane e quelle rurali che interessano le regioni dell'UE;

77. chiede che la percentuale della dotazione nazionale del FESR per lo sviluppo urbano sia innalzata; invita gli Stati membri a garantire che anche i piccoli comuni possano accedere ai fondi del FESR destinati al finanziamento di progetti di sviluppo urbano sostenibile e integrato; chiede, parimenti, che i finanziamenti siano destinati alle zone rurali e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici; chiede che tali finanziamenti siano coprogrammati di concerto con le autorità locali e regionali e siano nell'interesse delle comunità locali e delle rispettive regioni;

78. chiede l'istituzione di un'autentica politica strutturale per le zone rurali, con obiettivi tematici adeguati che rispondano alle sfide specifiche di queste zone, come la desertificazione rurale, l'invecchiamento demografico, lo spopolamento, l'abbandono delle aree rurali, il declino delle comunità in generale, nonché l'assistenza sanitaria e le opportunità di istruzione insufficienti;

79. incoraggia le sinergie tra progetti comuni e accordi di collaborazione tra differenti livelli di governance al fine di sfruttare le capacità messe in comune e le economie di scala negli investimenti dell'UE per le infrastrutture, l'innovazione, la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ai medesimi, nonché le transizioni verde e digitale; ritiene che tale processo dovrebbe portare a un maggiore senso di titolarità dei progetti e al consolidamento degli investimenti sostenibili, anziché alla frammentazione e alla mancanza di sinergie;

80. pone l'accento sul valore aggiunto della cooperazione territoriale in generale e della cooperazione transfrontaliera in particolare; chiede l'aumento del bilancio per i programmi di cooperazione territoriale europea, in quanto essi forniscono un quadro unico per la cooperazione interregionale, transfrontaliera e transnazionale e contribuiscono ad affrontare le sfide comuni, promuovendo i partenariati nonché lo sviluppo economico, la coesione sociale e la sostenibilità ambientale; suggerisce che il "miliardo frontaliero" sia affidato direttamente al gruppo europeo di cooperazione territoriale, che dovrebbe essere incaricato della sua gestione indipendente e della sua ripartizione tra i progetti;

81. ritiene che l'Agenda territoriale 2030 sia un vero e proprio strumento che garantisce la coesione dell'UE attraverso la gestione di ciascuna delle sue regioni e delle relative specificità; invita la Commissione a considerare di cambiare il ruolo dell'Agenda territoriale 2030 estendendolo oltre quello di una guida per la gestione territoriale; invita gli Stati membri a sviluppare le rispettive agende territoriali in linea con l'Agenda territoriale 2030 come base per programmare le strategie territoriali, tenendo conto delle specificità di ciascuna regione e sfruttandole come incentivo, nonché con la finalità di stimolare il processo decisionale e la progettazione delle politiche territoriali e urbane;

82. riconosce che gli strumenti di sviluppo territoriale integrati svolgono un ruolo fondamentale nel garantire un'attuazione e un assorbimento di qualità delle risorse; chiede che una parte dei fondi della politica di coesione sia destinata allo sviluppo di approcci territoriali nelle zone rurali o di approcci territoriali tra zone urbane e rurali attraverso gli investimenti territoriali integrati, lo sviluppo locale di tipo partecipativo o altri meccanismi per lo sviluppo rurale non agricolo, al fine di integrare le azioni sostenute dall'approccio LEADER nell'ambito della politica agricola comune, in quanto questo sarà anche un modo fondamentale per affrontare la geografia del malcontento;

83. è del parere che i disimpegni nel campo della coesione utilizzati per i margini di riserva nell'ambito della politica di coesione contribuirebbero, tra l'altro, ad assorbire i futuri aumenti inflazionistici o gli shock della catena di approvvigionamento; ritiene che tale utilizzo dovrebbe operare su base continuativa, a seconda delle necessità e seguendo i cicli di disimpegno pluriennali e annuali;

84. ritiene che il compromesso tra il necessario orientamento basato sul territorio e il sostegno alle priorità tematiche dell'Unione potrebbe essere affrontato attraverso una maggiore flessibilità e una serie selezionabile di sfide e obiettivi tematici, accessibile alle regioni e ai comuni in base ai loro livelli di sviluppo e alle loro esigenze pur rispettando la concentrazione tematica a livello nazionale; sottolinea che tale modello riduce la complessità del processo di programmazione e tiene conto delle caratteristiche regionali; sottolinea che la politica di coesione dovrebbe continuare a monitorare il panorama locale delle esigenze al fine di affrontarle efficacemente nel contesto di una riduzione delle disparità regionali nell'UE;

85. sottolinea che la concentrazione tematica rimane una pietra angolare per realizzare la transizione verso un'Unione più competitiva, più intelligente, più sociale e più resiliente, nonché verso un'economia a zero emissioni nette di carbonio; evidenzia, tuttavia, che essa dovrebbe essere adattata alle esigenze reali delle regioni e delle città, e al loro modo di operare in termini pratici, dalle fasi di programmazione e riprogrammazione a quelle di attuazione e chiusura; è convinto che, come principio fondamentale, si dovrebbe adottare un approccio agli investimenti su misura e orientato alle esigenze specifiche sul campo;

86. chiede che la Commissione, nel determinare il livello di sostegno per ciascuna regione, tenga conto di caratteristiche aggiuntive, quali le zone all'interno della regione con potenziale di crescita, l'intensità delle loro sfide specifiche, il loro livello di esposizione agli impatti delle transizioni in corso, come le transizioni verde, digitale e industriale, o il loro livello di progresso sociale, onde meglio definire il percorso di ciascuna regione verso la convergenza; evidenzia che il PIL, come unico indicatore di sviluppo, non tiene conto di tutti questi aspetti e chiede che venga integrato da altri indicatori, quali l'indice di progresso sociale dell'UE e l'indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici; sottolinea l'importanza di prestare particolare attenzione al sostegno delle regioni che si trovano ad affrontare una trappola dello sviluppo, come evidenziato nell'ottava relazione sulla coesione;

87. chiede che le disparità all'interno delle regioni vengano affrontate prestando maggiore attenzione alla diversità dei territori; invita la Commissione a considerare la possibilità di valutare le dotazioni iniziali e i tassi di cofinanziamento sulla base della NUTS 3, al fine di dirigere i finanziamenti laddove sono maggiormente necessari ed evitare che si creino zone di povertà e sottosviluppo; sottolinea che tale cambiamento dovrebbe tenere conto dei possibili effetti negativi sui finanziamenti dell'UE per le aree urbane più vaste, quali le aree metropolitane;

88. ritiene che, nell'assegnazione di fondi per i progetti locali nelle zone urbane e rurali, sarebbe opportuno concentrarsi su progetti congiunti di interesse comune, promuovendo al contempo la partecipazione delle PMI; chiede di combinare strumenti finanziari regionali più piccoli con iniziative regionali più ampie al fine di migliorarne l'efficienza e l'impatto strategico; invita la Commissione a fornire orientamenti e un sostegno alla pianificazione, in particolare per i progetti integrati territoriali e di piccole dimensioni, al fine di evitare disimpegni e la ridestinazione dei fondi; pone l'accento sull'importanza di potenziare l'approccio dal basso verso l'alto allo sviluppo territoriale, in quanto veicolo per l'innovazione sociale e il rafforzamento delle capacità;

89. sottolinea l'importanza della buona governance a tutti i livelli nella gestione della politica di coesione; evidenzia che la qualità delle strutture di governance può determinare la combinazione ottimale di priorità di investimento per conseguire il coordinamento verticale e orizzontale multilivello necessario per progettare e realizzare strategie di sviluppo integrate;

90. chiede di rafforzare la rappresentanza delle autorità urbane e rurali nei comitati di monitoraggio, che potrebbero valutare congiuntamente l'efficacia della gestione dei fondi; ribadisce che tali rappresentanti dovrebbero, tra l'altro, condividere la responsabilità della programmazione e della riprogrammazione al fine di rispettare la governance multilivello;

91. invita la Commissione ad adottare le misure necessarie per affrontare le carenze individuate nella gestione dei fondi della politica di coesione da parte delle autorità di gestione, semplificando al contempo l'accesso all'assistenza tecnica, per migliorare le capacità amministrative e gestionali degli enti competenti;

92. chiede un maggiore coinvolgimento delle iniziative della Commissione, come il Patto dei sindaci per il clima e l'energia dell'UE, nel processo di elaborazione e attuazione della prossima generazione di norme della politica di coesione; ritiene che le reti di città svolgano un ruolo indispensabile nel colmare il divario tra l'elaborazione delle politiche e l'attuazione sul campo; riconosce che il sostegno alle politiche e all'attuazione, rivolto ai sindaci e alle autorità locali, genera risultati significativamente migliori nel contesto dell'attuazione delle politiche;

93. sottolinea che esistono differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda le competenze delle autorità locali e regionali; chiede di rafforzare l'approccio basato sul territorio per avvicinare la gestione della politica di coesione al livello regionale e locale; sottolinea che lavori preparatori, capacità amministrative e sostegno istituzionale adeguati sono indispensabili al fine di garantire l'efficacia della politica, ridurre il numero di irregolarità e frodi ed evitare ulteriori oneri amministrativi per le autorità di gestione, i contraenti e i beneficiari finali;

94. è convinto che, attraverso una maggiore capacità di bilancio per le regioni e i comuni, sia possibile conseguire la promozione di un senso accresciuto di titolarità locale e regionale a lungo termine, nonché la durabilità dei progetti dell'UE e un maggiore effetto leva del cofinanziamento; riconosce che tale percorso migliorerebbe la capacità di indebitamento delle regioni e dei comuni in relazione agli strumenti finanziari resi disponibili dal bilancio dell'UE; sottolinea che i bilanci regionali e locali dovrebbero essere in grado di compensare l'impatto degli shock inflazionistici e di eventuali crisi sui progetti cofinanziati dall'UE;

95. chiede un maggiore coinvolgimento del gruppo Banca europea per gli investimenti (BEI) negli investimenti della politica di coesione, in particolare nelle regioni meno sviluppate, attraverso il sostegno ai progetti in materia di città sostenibili, energia sostenibile, economia circolare, posti di lavoro verdi e innovazione locale e regionale, anche attraverso un maggiore ricorso agli strumenti finanziari e al sostegno agli investimenti del settore privato; chiede di ampliare l'assistenza ai progetti locali e regionali e gli strumenti finanziari che integrano le sovvenzioni dell'UE e fanno leva su queste ultime; riconosce che in molti Stati membri i finanziamenti della BEI, come i prestiti dei programmi strutturali, contribuiscono in modo significativo agli obblighi nazionali di cofinanziamento nell'ambito della politica di coesione, il che a sua volta facilita e accelera l'attuazione dei programmi;

96. sottolinea che la capacità tecnica, finanziaria e amministrativa è essenziale per garantire che gli organi di gestione e le autorità locali e regionali acquisiscano conoscenze tecniche, soprattutto in materia di cambiamenti climatici, che possano essere utilizzate per la pianificazione e la gestione urbane e rurali; è convinto che ciò condurrà a una migliore progettazione e valutazione delle proposte di progetti, a un'assegnazione più efficace delle risorse e a un'esecuzione soddisfacente del bilancio, senza comportare un rischio significativo di disimpegni;

97. chiede che i programmi di assistenza e consulenza tecnica esistenti siano specificamente rivolti ai comuni più piccoli e alle zone transfrontaliere, remote e rurali, nonché alle regioni ultraperiferiche e insulari, per aiutarli ad affrontare nuove sfide quali la transizione verde e i cambiamenti climatici; sottolinea l'importanza, in tal senso, degli strumenti di assistenza tecnica sviluppati in collaborazione tra la BEI e la Commissione, anche in materia di efficienza energetica; chiede un sostegno mirato sotto forma di un finanziamento al 100 % dell'UE per lo sviluppo di capacità tecniche, finanziarie e amministrative, l'elaborazione di progetti, la preparazione, l'individuazione e la creazione di una riserva di progetti, nonché le capacità di pianificazione strategica, compresi gli strumenti di pianificazione; ritiene che la piattaforma URBIS, in quanto punto di contatto unico per i comuni, debba essere ulteriormente sviluppata;

98. insiste ai fini di una revisione critica delle iniziative ad hoc della Commissione e di un esame approfondito delle nuove iniziative riguardo alla loro qualità e quantità; chiede che tale processo sia gestito congiuntamente e in partenariato, con una rappresentanza garantita del livello locale, tra cui le città e le zone rurali, nonché delle regioni e delle organizzazioni della società civile; avverte che la proliferazione di iniziative ad hoc della Commissione finanziate dai fondi della politica di coesione, prive di un valore aggiunto a livello locale e regionale, rischia di compromettere l'efficacia degli stanziamenti globali di coesione programmati in anticipo; insiste affinché tutte le nuove iniziative della Commissione siano accompagnate da un'integrazione di bilancio corrispondente;

°

° °

99. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato europeo delle regioni e ai parlamenti nazionali e regionali degli Stati membri.


 

 

ALLEGATO: ENTITÀ O PERSONE DA CUI IL RELATORE HA RICEVUTO CONTRIBUTI

Conformemente all'allegato I, articolo 8, del regolamento, il relatore dichiara di aver ricevuto, nel corso dell'elaborazione della relazione, fino alla sua approvazione in commissione, contributi dalle seguenti entità o persone:

Entità e/o persona

European Commission

European Investment Bank Group

EUROCITIES

Council of European Municipalities and Regions (CEMR)

Deutscher Städtetag (Association of German Cities Brüsseler Büro)

Energy Cities

Capital Cities & Regions Network

The Network of European Metropolitan Regions and Areas (Metrex)

Murcia, Melilla, Madrid, Galicia, Valencia, Ceuta, Castilla y Leon, Canarias, Baleares, Nueremberg, Brandenburg, Kehlheim, Schoeneberg, Aachen, Viechtach, Rheinland-Pfalz, Sachsen

 

L'elenco che precede è compilato sotto l'esclusiva responsabilità del relatore.


LETTERA DELLA COMMISSIONE PER L'AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALE (14.11.2023)

On. Younous Omarjee

Presidente

Commissione per lo sviluppo regionale

BRUXELLES

IPOL-COM-AGRI D(2023) 37780

 

Oggetto: Parere sulla politica di coesione 2014-2020 – attuazione e risultati negli Stati membri –(2023/2121(INI)) 

Signor Presidente,

nel quadro della procedura in oggetto la commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ha deciso di sottoporre un parere alla Sua commissione. Nella riunione del 28 giugno 2023 i coordinatori della commissione AGRI hanno deciso di esprimere tale parere sotto forma di lettera.

La commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ha deciso, dopo la votazione del 7 dicembre 2023 sul parere, di invitare la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i suggerimenti in appresso.

Voglia gradire, signor Presidente, i sensi della mia più profonda stima.

 

 

Norbert Lins

 

 


SUGGERIMENTI

1. sottolinea l'importanza di sostenere le zone rurali valorizzandone la diversità e le potenzialità, migliorando la connettività dei trasporti, la banda larga ad alta velocità, la fornitura di servizi, la diversificazione economica e la creazione di posti di lavoro e aiutandole ad affrontare sfide quali la desertificazione rurale, l'invecchiamento demografico, lo spopolamento e l'abbandono delle aree rurali, il declino delle comunità in generale nonché l'assistenza sanitaria e le opportunità di istruzione insufficienti;

2.  chiede il ripristino, a norma del regolamento recante disposizioni comuni, del Fondo per lo sviluppo rurale (attualmente FEASR); osserva che tale Fondo dovrebbe essere gestito a livello regionale o con una significativa partecipazione regionale, ponendo un accento maggiore rispetto al passato sulle misure politiche strutturali nelle zone scarsamente popolate;

 

3. sottolinea il prezioso contributo fornito allo sviluppo rurale dal programma LEADER, inteso a coinvolgere gli attori locali nella progettazione e nella realizzazione delle strategie relative alle loro zone rurali;

 

4. ribadisce l'importanza dei collegamenti tra le aree urbane e quelle rurali e della messa a punto di strategie basate sulle aree funzionali, allo scopo di prevenire la riduzione delle aree rurali;

 

5. rileva che la politica di coesione e le strategie ambientali regionali offrono opportunità per sostenere gli investimenti sostenibili degli agricoltori e dei gestori forestali a favore dell'adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare per la prevenzione delle inondazioni, della siccità e degli incendi;

6. evidenzia la necessità di fissare obiettivi della politica di coesione e della PAC coerenti e comparabili tra loro; sottolinea che tali processi dovrebbero tenere conto della prospettiva di genere;

7. invita la Commissione a individuare e attuare le necessarie misure di flessibilità per garantire il trasferimento dei fondi dell'UE non spesi, convogliandoli verso settori agricoli diversi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALLEGATO: elenco delle entità o persone

da cui il relatore PER PARERE ha ricevuto contributi

 

 

L'elenco in appresso è compilato sotto l'esclusiva responsabilità del relatore per parere. Nel corso dell'elaborazione del progetto di parere sotto forma di lettera, sino alla sua approvazione in commissione, il relatore per parere ha ricevuto contributi dalle seguenti entità o persone:

 

 

 

Entità e/o persona

 

 

 

 

 

 

 

Il parere è stato elaborato nel rispetto della procedura di riservatezza. In tale contesto, il relatore per parere non riceve alcun contributo da entità o persone ai sensi del presente allegato.

 

 

 

 


 

 

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

14.2.2024

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

34

0

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Pascal Arimont, Adrian-Dragoş Benea, Isabel Benjumea Benjumea, Tom Berendsen, Stéphane Bijoux, Vlad-Marius Botoş, Andrea Cozzolino, Corina Crețu, Rosa D’Amato, Mircea-Gheorghe Hava, Peter Jahr, Manolis Kefalogiannis, Elżbieta Kruk, Cristina Maestre Martín De Almagro, Nora Mebarek, Martina Michels, Alin Mituța, Andrey Novakov, Younous Omarjee, Maxette Pirbakas, Wolfram Pirchner, Caroline Roose, Marcos Ros Sempere, André Rougé

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Daniel Buda, Isabel Carvalhais, Ciarán Cuffe, Mónica Silvana González, Stelios Kympouropoulos, Denis Nesci, Rovana Plumb, Bronis Ropė

Supplenti (art. 209, par. 7) presenti al momento della votazione finale

Jarosław Duda, Karen Melchior, Maite Pagazaurtundúa


VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

34

+

ECR

Elżbieta Kruk, Denis Nesci

NI

Andrea Cozzolino, Maxette Pirbakas

PPE

Pascal Arimont, Isabel Benjumea Benjumea, Tom Berendsen, Daniel Buda, Jarosław Duda, Mircea-Gheorghe Hava, Peter Jahr, Manolis Kefalogiannis, Stelios Kympouropoulos, Andrey Novakov, Wolfram Pirchner

Renew

Stéphane Bijoux, Vlad-Marius Botoş, Karen Melchior, Alin Mituța, Maite Pagazaurtundúa

S&D

Adrian-Dragoş Benea, Isabel Carvalhais, Corina Crețu, Mónica Silvana González, Cristina Maestre Martín De Almagro, Nora Mebarek, Rovana Plumb, Marcos Ros Sempere

The Left

Martina Michels, Younous Omarjee

Verts/ALE

Ciarán Cuffe, Rosa D'Amato, Caroline Roose, Bronis Ropė

 

0

-

 

 

 

1

0

ID

André Rougé

 

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti

 

 

Ultimo aggiornamento: 7 marzo 2024
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