PROPOSTA DI RISOLUZIONE
16.2.2005
a norma dell'articolo 108, paragrafo 5, del regolamento
da Nirj Deva, Maria Martens, John Bowis, Filip Andrzej Kaczmarek, Ioannis Kasoulides, Eija-Riitta Korhola, Geoffrey Van Orden, Anna Záborská e Zbigniew Zaleski,
a nome del gruppo PPE-DE
sull'azione contro la fame e la povertà
B6‑0103/2005
Risoluzione del Parlamento europeo sull'azione contro la fame e la povertà
Il Parlamento europeo,
– vista la Dichiarazione del Millennio dell'8 settembre 2000 che fissa gli obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG) quali criteri fissati di comune accordo dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,
– vista la relazione del gruppo di lavoro Progetto Millennio delle Nazioni Unite presieduto dal professore Jeffrey Sachs: "Investire nello sviluppo: un piano pratico per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio",
– visti gli impegni presi dall'UE al vertice di Barcellona nel marzo 2002 prima della Conferenza di Monterrey,
– vista la relazione della Commissione europea sugli "Obiettivi di sviluppi del Millennio 2000-2004" (SEC(2004)1379),
– visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che circa un miliardo e 200 milioni di persone nel mondo sopravvivono ancora oggi con meno di un dollaro al giorno, che un miliardo di persone soffrono di fame e di malnutrizione e che ogni giorno circa 24.000 persone muoiono letteralmente di fame o di patologie dovute alla fame,
B. considerando che in molti paesi in via di sviluppo la maggior parte dei gruppi più poveri e vulnerabili vivono nelle zone rurali e che quindi le politiche di sviluppo rurale sono essenziali per affrontare efficacemente i problemi della povertà e della fame,
C. considerando che senza un'infrastruttura di base, capitale umano e investimenti di capitali, i paesi in via di sviluppo in genere e i paesi meno sviluppati (LDG) in particolare, sono costretti ad esportare materie prime piuttosto che beni trasformati,
D. considerando che l'Unione europea fornisce globalmente più del 50% degli aiuti allo sviluppo e che nel settembre 2000 gli Stati membri UE e il Presidente della Commissione hanno firmato la Dichiarazione del Millennio e che nel dicembre 2001 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato gli obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG),
E. riconoscendo che per raggiungere gli obiettivi MDG sarebbe necessario raddoppiare l'attuale importo degli aiuti mantenendolo a quel livello almeno per un decennio,
F. rammaricandosi che due terzi dei paesi in via di sviluppo spendano per gli interessi sul debito più di quanto spendano per i servizi sociali di base,
G. considerando che la sostenibilità ambientale e l'eradicazione della povertà estrema e della fame sono strettamente collegate,
H. riconoscendo che le mine antipersona continuano ad ostacolare il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo in molti paesi meno sviluppati,
I. riconoscendo l'importanza del Round Sviluppo di Doha e l'esigenza di sistemi commerciali regolamentati volti ad aumentare la quota del mercato mondiale dei paesi in via di sviluppo, soprattutto dell'Africa,
1. si dichiara estremamente preoccupato per il fatto che, cinque anni dopo l'adozione da parte delle Nazioni Unite degli obiettivi di sviluppo del Millennio, l'Africa subsahariana ancora non abbia raggiunto né sia vicina a raggiungere neanche uno degli otto MDG entro la scadenza fissata al 2015; sottolinea che a meno che la Comunità internazionale aumenti drasticamente sia la qualità che la quantità del suo aiuto allo sviluppo, gli MDG non saranno raggiungibili per un gran numero dei paesi meno sviluppati, in particolare quelli dell'Africa subsahariana;
2. invita l'UE a dare l'esempio attuando rapidamente la relazione del Progetto del Millenio delle Nazioni Unite "Investire nello sviluppo: un piano pratico per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio", presentata il 18 gennaio 2005 a Bruxelles;
3. chiede in questo contesto all'UE e ad altri attori nazionali e internazionali di tenere conto in particolare dei suggerimenti del Progetto relativi alle iniziative "Quick win" , cioè interventi rapidi di breve termine che forniscano aiuti congrui ad un solo o a pochi settori precisi (ad esempio la fornitura di zanzariere per i letti e farmaci antimalarici, abolizione delle tasse scolastiche per le scuole primarie e la fornitura di fertilizzanti ai piccoli agricoltori) che consentirebbero di effettuare progressi rapidi di ampio raggio per aumentare il tenore di vita di milioni di persone nei paesi in via di sviluppo;
4. chiede all'UE e agli Stati membri di guidare i paesi donatori verso l'obiettivo di destinare lo 0,7% dei rispettivi redditi nazionali agli aiuti allo sviluppo, di mantenere le promesse relative alle concessioni in materia di scambi e indebitamento e di riunire le risorse mediante il coordinamento e la complementarietà sia tra di loro che con gli altri donatori, oltre ad assicurare la coerenza delle politiche interne ed esterne UE rispetto agli obiettivi dello sviluppo del Millennio;
5. sottolinea che la riduzione della povertà, con il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, deve essere riconosciuta chiaramente come il quadro di riferimento non solo della politica di sviluppo dell'UE ma di tutte le politiche di sviluppo nazionali degli stessi paesi in via di sviluppo e che ciò deve riflettersi pienamente in tutte le pertinenti politiche e proposte legislative;
6. invita l'UE a esaminare le risorse da essa destinate allo sviluppo e ad impegnarsi ad aumentare significativamente le spese destinate ai fini dello sviluppo nel corso delle prossime prospettive finanziarie;
7. invita la Commissione europea e gli Stati membri a concentrarsi ancora di più su iniziative collegate alle mine antipersona in situazioni postbelliche e in particolare su una più rapida azione di bonifica delle zone minate e sull'aiuto alle vittime delle mine in modo da contribuire a raggiungere gli obiettivi della Dichiarazione di Nairobi del 2004;
8. invita la Commissione e gli Stati membri a dare l'esempio, nei forum multilaterali e bilaterali, rendendo più veloci ed ampliando le iniziative di alleggerimento dei debiti a beneficio di quei paesi meno sviluppati i cui governi rispettino i diritti dell'uomo e i principi di buona governance e diano la priorità all'eradicazione della povertà;
9. invita la Commissione europea a sostenere le misure dei paesi in via di sviluppo destinate allo sviluppo rurale e più particolarmente volte a indirizzare la produzione agricola verso prassi di gestione di risorse naturali sostenibili abbandonando quelle non sostenibili in modo da evitare un degrado delle risorse stesse;
10. sottolinea l'importanza di garantire che le politiche alimentari, agricole e tutte le politiche commerciali tendano a promuovere la sicurezza alimentare di tutti mediante un sistema di scambi mondiali equo e basato sul mercato;
11. sottolinea che promuovere la creazione di capacità commerciali nei paesi in via di sviluppo è per questi ultimi almeno tanto importante quanto l'accesso ai mercati e che occorre rendere disponibili finanziamenti sufficienti per consentire la diversificazione e la capacità di esportare;
12. riconosce la preoccupazione dei paesi in via di sviluppo circa l'impatto della liberalizzazione degli scambi e della reciprocità, ma si compiace che l'UE abbia riconosciuto l'esigenza di un trattamento speciale e differenziato per talune categorie di paesi e di prodotti;
13. sollecita in questo contesto che venga tenuto pienamente conto del fatto che i paesi in via di sviluppo dipendono pesantemente dalle materie prime, che sono particolarmente sensibili alle fluttuazioni dei prezzi e all'aumento delle tariffe;
14. invita l'UE e la comunità internazionale a non considerare gli MDG come l'ultima meta ma soltanto come una tappa intermedia per por fine alla povertà assoluta;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati alle Nazioni Unite e al Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE.