PROPOSTA DI RISOLUZIONE
25.9.2006
a norma dell'articolo 103, paragrafo 2, del regolamento
da Eugenijus Maldeikis e Roberts Zīle
a nome del gruppo UEN
sul Darfur
B6‑0519/2006
Risoluzione del Parlamento europeo sul Darfur
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Sudan e in particolare nel Darfur,
– viste tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, incluse la risoluzione 1593 del 31 marzo 2005 sulla situazione in Sudan e la risoluzione 1706 del 31 agosto 2006 sull'autorizzazione allo spiegamento di una forza ONU nel Darfur,
– visto l'accordo globale di pace firmato il 9 gennaio 2005 dal governo del Sudan e dal Movimento/Esercito popolare di liberazione del Sudan (SPLM/A),
– vista la relazione del Segretario generale dell'ONU sul Sudan del 12 settembre 2006,
– visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato una risoluzione che conferma la sua disponibilità a dispiegare nel Darfur truppe ONU per il mantenimento della pace,
B. considerando che l'Unione africana (UA) ha deciso di prolungare il mandato della sua forza di mantenimento della pace, che conta 7.000 uomini, nella regione sudanese del Darfur fino alla fine dell'anno,
C. considerando che finora la forza africana non è stata in grado di arrestare la violenza che ha spinto 2 milioni e mezzo di persone a lasciare la propria casa e dal 2003 ad ora ha causato, secondo stime, la morte di 200.000 persone,
D. considerando che la polizia ha lanciato un'operazione militare offensiva il 28 agosto, nell'ambito della quale truppe sudanesi hanno attaccato villaggi controllati dai ribelli nel nord del Sudan e l'aviazione governativa ha bombardato Kulkul, il che ha provocato una ripresa dei combattimenti nelle zone del Darfur settentrionale,
E. considerando che gli assassinii, gli stupri e altre violazioni dei diritti umani nel Darfur continuano a minacciare la pace in tutto il Sudan,
F. considerando che la situazione umanitaria si è gravemente deteriorata dalla firma dell'accordo di pace del Darfur il 5 maggio, registrando una recrudescenza della violenza contro gli operatori umanitari e una riduzione dell'accesso degli aiuti umanitari fino ai livelli più bassi dal 2003 ad oggi (sotto il 60%),
G. considerando che il conflitto del Darfur — e l'impunità penale — intacca sempre più la stabilità della confinante zona orientale del Ciad e costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali,
1. accoglie con favore la decisione del Consiglio di sicurezza dell'ONU di inviare nel Darfur truppe ONU di mantenimento della pace, composte da 17.300 unità di personale militare e da 3.300 membri della polizia civile, al fine di assumere il controllo delle operazioni nel Darfur subentrando alla Missione africana in Sudan (AMIS), riaffermando al contempo il suo pieno rispetto per la sovranità, unità, indipendenza e integrità territoriale del Sudan;
2. deplora che, durante il suo discorso all'Assemblea generale dell'ONU, il Presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir abbia riaffermato il suo rifiuto ad autorizzare lo spiegamento di una forza ONU di mantenimento della pace nella regione del Darfur;
3. deplora che la riunione ministeriale sulla crisi in Sudan, avviata per iniziativa degli USA e della Danimarca, alla quale hanno partecipato 15 membri del Consiglio di sicurezza nonché rappresentanti del Canada, dell'UE e delle nazioni africane, non abbia condotto a una soluzione alla crisi;
4. accoglie con favore il fatto che l'Unione africana abbia prorogato il suo mandato, in modo da mantenere i suoi 7.000 uomini nel Darfur per altri tre mesi, ma rileva che le truppe dispongono di fondi insufficienti e sono troppo mal equipaggiate per proteggere in modo efficace le persone disperse in tutta la regione;
5. teme che le violenze in corso nel Darfur possano ripercuotersi negativamente sul resto del Sudan e sulla regione, in particolare il Ciad e la Repubblica centroafricana, e sottolinea che, per pervenire a una pace duratura nel Darfur, occorre affrontare le questioni di sicurezza regionale;
6. condanna fermamente tutte le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e invita il Governo di unità nazionale a mettere in atto misure d'urgenza per affrontare la violenza di genere nel Darfur;
7. esprime profonda preoccupazione per la sicurezza degli operatori umanitari e per il loro accesso alle popolazioni in difficoltà, tra cui rifugiati, sfollati interni e altri gruppi colpiti dalla guerra;
8. chiede a tutte le parti, in particolare al governo sudanese, di assicurare l'accesso pieno, sicuro e senza intralci del personale umanitario a tutte le persone in difficoltà nel Darfur e di assicurare la fornitura di assistenza umanitaria, in particolare agli sfollati interni e ai rifugiati;
9. condanna le continue violazioni del cessate il fuoco perpetrate da tutte le parti in conflitto, e in particolare la violenza diretta alla popolazione civile e agli aiuti umanitari;
10. chiede a tutte le parti, tra cui il governo sudanese, di cessare immediatamente le azioni militari nel Darfur, di osservare l'accordo di cessate il fuoco e di rispettare e mettere in atto gli impegni assunti nel quadro l'accordo di pace del Darfur;
11. constata con disappunto che sia la Russia, uno dei principali fornitori di armi al Sudan, che la Cina, uno dei maggiori consumatori di petrolio sudanese, si sono astenute dall'esprimere il proprio voto sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU relativa allo spiegamento delle truppe di mantenimento della pace, inviando così un segnale non costruttivo sulla loro riluttanza ad esercitare pressione sul governo sudanese affinché accetti lo spiegamento delle truppe ONU;
12. invita il Consiglio di sicurezza dell'ONU ad ampliare l'embargo sulle armi fino a farvi rientrare l'intero Sudan, non soltanto la regione del Darfur;
13. invita l'UE, gli USA e altri attori internazionali ad intraprendere tutte le azioni necessarie per porre fine all'impunità, applicando il regime di sanzioni previsto dal Consiglio di sicurezza e cercando di includere in tale regime sanzioni mirate contro singoli individui che ostacolano lo spiegamento della forza ONU e contribuiscono in altro modo alle violazioni ai danni dei civili;
14. chiede che le autorità sudanesi non creino alcun ostacolo allo spiegamento e alle attività della missione ONU nel Darfur;
15. chiede all'UE e ad altri attori internazionali di lavorare specificamente con l'ONU e l'UA per assicurare che le forze di mantenimento della pace nel Darfur abbiamo la capacità di reagire rapidamente alle violazioni del cessate il fuoco o alle provocazioni di qualsiasi delle parti;
16. chiede all'UE, ai suoi Stati membri e alla comunità internazionale di appoggiare l'Unione africana garantendo la sicurezza della popolazione residente in zone rurali, consentendo loro in tal modo di ritornare nelle loro regioni di origine;
17. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al governo del Sudan, all'Unione africana, ai governi degli Stati membri dell'Unione europea, degli Stati Uniti, della Russia, del Ciad, della Libia, dell'Eritrea, dell'Egitto e della Cina, nonché al Segretario generale delle Nazioni Unite, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e al Consiglio ACP.