PROPOSTA DI RISOLUZIONE
13.11.2006
a norma dell'articolo 103, paragrafo 2, del regolamento
da Elizabeth Lynne e Marios Matsakis
a nome del gruppo ALDE
sulla sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche (BTWC) in programma a Ginevra dal 20 novembre all'8 dicembre 2006
B6‑0594/2006
Risoluzione del Parlamento europeo sulla sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche (BTWC) in programma a Ginevra dal 20 novembre all'8 dicembre 2006
Il Parlamento europeo,
– vista la terza Conferenza di revisione della Convenzione del 1980 su talune armi convenzionali (CCW, la cosiddetta "convenzione sulle armi inumane"), che si tiene a Ginevra dal 7 al 17 novembre 2006,
– vista la sesta Conferenza di revisione della Convenzione del 1972 sulle armi biologiche e tossiniche (BTWC), che si terrà a Ginevra dal 20 novembre all'8 dicembre 2006,
– vista l'opportunità che, in attesa di una messa al bando totale delle armi a frammentazione, tutti gli Stati accettino una moratoria generale sulla produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l'impiego di tali armi, come già ribadito da questo Parlamento, tra l'altro nella sua risoluzione del 13 febbraio 2003 sugli effetti dannosi degli ordigni inesplosi (mine terrestri e submunizioni di bombe a frammentazione) e delle munizioni all'uranio impoverito,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulle convenzioni BTWC e CCW, in particolare quella del 14 giugno 2001 sul protocollo relativo all'osservanza della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche,
– viste la strategia di sicurezza dell'UE e la strategia dell'UE sulle armi di distruzione di massa e i relativi vettori, adottate nel 2003, nonché vista la sua risoluzione del 17 novembre 2005 sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa: un ruolo per il Parlamento europeo,
– visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che la Convenzione BTWC ha carattere pressoché universale e che è stata firmata dalla vasta maggioranza degli Stati (155 firmatari alla data del 1° gennaio 2006, fra cui tutti i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite), ma deplorando che la Convenzione risente della mancanza di disposizioni di verifica atte a garantirne il rispetto; considerando inoltre che la Convenzione è stata redatta in un'epoca in cui non vi era sufficiente consapevolezza della potenziale minaccia rappresentata da soggetti non statali dotati di armi biologiche,
B. considerando che, sebbene il numero dei paesi firmatari continui ad aumentare (nel gennaio 2006 i firmatari dell'accordo quadro introduttivo erano 100), la CCW è lungi dall'avere carattere universale e che il numero dei firmatari è notevolmente inferiore per quanto riguarda i cinque protocolli che costituiscono il dispositivo della Convenzione (il protocollo I, che vieta le armi volte a ferire tramite schegge non localizzabili nel corpo umano, in vigore dal 1983, alla data del 1° gennaio 2006 recava la firma di 97 paesi; il protocollo II, che vieta l'impiego di mine e trappole esplosive, in vigore dal 1983, è stato firmato da 87 paesi; il protocollo III, che vieta le armi incendiarie, anch'esso in vigore dal 1983, è stato firmato da 93 paesi; il protocollo IV, che vieta le armi laser accecanti, in vigore dal 1998, è stato firmato da 82 paesi; il protocollo V, relativo ai residuati bellici esplosivi, in vigore dal 2006, è stato firmato da 23 paesi);
C. considerando inoltre che la Convenzione CCW, sebbene debba essere considerata un approccio graduale al disarmo attraverso la "regolamentazione dell'uso", risente di altre carenze, fra cui vanno ricordate: la mancanza di un meccanismo di verifica (e della volontà politica necessaria per garantire l'osservanza della Convenzione); la mancanza di chiarezza quanto ai tipi di armi che rientrano nel suo campo d'applicazione; il carattere facoltativo delle disposizioni; il fatto che le armi in questione possono essere utilizzate - e di fatto lo sono - in modi estremamente controversi e indiscriminati (esse causano perdite inutili e sproporzionate tra i civili e vengono impiegate in zone abitate), che non sono tuttavia vietati dalla Convenzione;
D. riconoscendo che, accanto alla Convenzione sulle armi chimiche e al Trattato di non proliferazione nucleare, l'efficace applicazione delle convenzioni BTWC e CCW è estremamente importante per vietare l'impiego di armi inumane, non solo da parte degli Stati in tempo di guerra, ma anche da parte di soggetti non statali, inclusi i terroristi e i criminali,
E. dichiarandosi profondamente colpito dinanzi al massiccio impiego di armi a frammentazione da parte delle forze di difesa israeliane durante il recente conflitto nel Libano meridionale e attendendo i risultati dell'inchiesta avviata il 23 settembre 2006 da un'equipe di esperti delle Nazioni Unite in merito all'uso di tali armi, alle loro conseguenze e alla loro conformità al diritto internazionale,
F. ribadendo che le munizioni a frammentazione sono armi inumane che colpiscono indiscriminatamente e infliggono danni eccessivi ai civili, sia a causa del loro impatto al momento dell'attacco sia a causa degli ordigni inesplosi che continuano a contaminare il territorio al termine del conflitto; sottolineando che il problema della contaminazione pregiudica la riabilitazione economica e sociale delle regioni interessate e che le soluzioni tecniche come quelle volte a ridurre il tasso di mancato funzionamento delle submunizioni si sono rivelate risposte inadeguate,
Risultati della Conferenza di revisione della BTWC e futuro della Convenzione
1. ricorda che, nel 2001, la prima parte della quinta Conferenza di revisione della Convenzione BTWC si è conclusa con un fallimento, sostanzialmente imputabile al fatto che l'Amministrazione Bush si è ritirata dai negoziati (ormai prossimi a una conclusione favorevole) sulla messa a punto di un meccanismo giuridicamente vincolante destinato a rafforzare l'osservanza della convenzione (nella fattispecie un protocollo volto a consentire di verificare il rispetto della convenzione da parte degli Stati firmatari), ed ha chiesto di porre fine all'intero processo di negoziazione del meccanismo di verifica;
2. ricorda che la sesta Conferenza di revisione costituisce un'opportunità per rilanciare gli sforzi e lavorare alla definizione di strumenti di verifica dell'osservanza della BTWC che siano veramente efficaci;
3. accoglie con favore l'azione comune convenuta dall'UE riguardo alla BTWC il 27 febbraio 2006 e la posizione comune adottata il 20 marzo 2006 per promuovere l'universalità della Convenzione (anche attraverso il sostegno alla sua attuazione) e dare impulso a un ulteriore programma di lavoro pratico per rafforzare l'applicazione e il rispetto della Convenzione da parte degli Stati firmatari e di soggetti non governativi, che dovrebbe essere completato in tempo utile prima della settima Conferenza di revisione del 2011;
4. valuta positivamente il costante impegno diplomatico dell'UE (sia a livello del Consiglio che a livello della Commissione) per mantenere vivi gli sforzi internazionali volti a rafforzare la convenzione BTWC e riconosce il ruolo dell'UE per promuovere il ricorso a ispezioni facoltative non vincolanti quali "misure volte a creare fiducia" e rafforzare la normativa nazionale in vista della Conferenza di revisione;
5. si dichiara tuttavia preoccupato per l'evidente riluttanza dell'UE e della comunità internazionale in generale a reagire al rifiuto da parte statunitense di accettare un protocollo di verifica giuridicamente vincolante, il che sta pregiudicando il futuro della BTWC e la sua credibilità;
6. incoraggia pertanto l'Unione europea ad affrontare la questione nei consessi transatlantici (in particolare in ambito NATO), facendo chiaramente capire all'Amministrazione USA che la sua posizione unilaterale è inaccettabile;
Risultati della Conferenza di revisione della CCW e futuro della stessa, necessità di una messa al bando delle munizioni a frammentazione
7. deplora il fatto che, all'apertura della Conferenza di revisione della CCW, l'UE non abbia pubblicamente annunciato una propria posizione netta e comune quanto alle sue intenzioni e alla sua strategia per la Conferenza e al contenuto e ai risultati della stessa;
8. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a precisare il campo d'applicazione del Protocollo III della CCW sulle armi incendiare, onde evitare che si continuino ad utilizzare bombe al fosforo bianco contro obiettivi militari e civile e porre fine all'impiego di testate all'uranio (impoverito) in situazioni di conflitto armato;
9. si compiace del fatto che il Protocollo V della CCW sui residuati bellici esplosivi sia entrato in vigore il 12 novembre 2006 acquisendo pertanto valore giuridicamente vincolante a livello internazionale; sottolinea che ciò significa che gli Stati sono tenuti a bonificare il proprio territorio dagli ordigni inesplosi per ridurre il numero di vittime tra i civili all'indomani dei conflitti; sottolinea inoltre che il Protocollo obbliga le parti responsabili dei residuati a fornire assistenza nell'attività di bonifica, anche se il territorio interessato non è posto sotto il loro controllo; insiste affinché il Protocollo includa tutti i tipi di ordigni inesplosi, incluse le munizioni a frammentazione;
10. sottolinea che il Protocollo, così come la convenzione quadro CCW e gli altri quattro protocolli, dovrebbe essere firmato e ratificato da un numero molto maggiore di Stati e che, data la debolezza del testo e il carattere "facoltativo" della maggior parte delle disposizioni contenutevi, esso potrà avere successo solo se applicato con determinazione e in modo esaustivo; deplora il fatto che il Protocollo riguardi solo i conflitti futuri; esorta il Consiglio e la Commissione a fare quanto possibile per garantire che tutti gli Stati membri dell'UE lo sottoscrivano e ratifichino debitamente e che tutti i paesi beneficiari di misure di assistenza al disarmo facciano altrettanto, anche se finora non hanno aderito alla Convenzione CCW, come nel caso del Libano;
11. plaude al fatto che, in occasione dell'apertura della Conferenza di revisione della CCW, il coordinatore dell'unità di emergenza umanitaria delle Nazioni Unite, Jan Egeland, e il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, abbiano invitato tutti gli Stati a introdurre una moratoria per "congelare" l'impiego delle munizioni a frammentazione nelle aree popolate e distruggere le munizioni a frammentazione "imprecise e inaffidabili";
12. appoggia l'appello rivolto dalla Croce rossa internazionale (CRI) alla Conferenza di revisione della CCW a favore della distruzione degli stock di tali armi e della convocazione di una riunione di esperti, all'inizio del 2007, incaricata di individuare gli elementi fondamentali di un trattato sulle munizioni a frammentazione;
13. valuta in modo estremamente positivo il fatto che, in occasione di una riunione CCW svoltasi nel settembre 2006, sei Stati (Austria, Santa Sede, Irlanda, Messico, Nuova Zelanda e Svezia) abbiano chiesto di prevedere uno strumento giuridicamente vincolante che affronti le questioni umanitarie poste dalle armi a frammentazione, che tale proposta abbia ricevuto l'appoggio di Argentina, Costa Rica, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Lichtenstein, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Ungheria durante i primi tre giorni della Conferenza di revisione della CCW, e che molti altri paesi abbiano manifestato l'intenzione di fare altrettanto;
14. plaude all'iniziativa di vari Stati, fra cui il Belgio e la Norvegia, di adottare norme di diritto nazionale per vietare l'impiego di munizioni a frammentazione nel loro territorio e da parte delle loro forze armate;
15. sottolinea la necessità che la comunità internazionale avvii senza indugi negoziati finalizzati all'adozione di una convenzione esaustiva ed efficace sulla messa al bando, a livello mondiale, delle munizioni a frammentazione, analogamente a quanto avvenuto per le mine antipersona;
16. valuta positivamente la decisione presa a Ginevra da 24 paesi, in occasione della Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi convenzionali, di portare avanti i negoziati su una nuova regolamentazione internazionale in materia di munizioni a frammentazione; si compiace dell'entrata in vigore del nuovo accordo sui residuati bellici esplosivi, pur deplorando che esso non affronta in maniera adeguata il problema delle munizioni a frammentazione;
17. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri, in attesa della stipula di una siffatta convenzione, a chiedere la creazione di uno specifico protocollo VI per porre fine alla produzione, allo stoccaggio al trasferimento e all'uso delle munizioni a frammentazione, secondo lo spirito e l'obiettivo della Convenzione CCW, che prevede l'elaborazione di protocolli su armamenti specifici, qualora se ne presenti la necessità;
18. rinnova l'invito rivolto a tutti gli Stati membri dell'UE e della NATO affinché adottino norme di diritto nazionale intese a vietare la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l'uso di munizioni a frammentazione (incluse sanzioni nei confronti delle banche e società che continuano a operare in questo settore) e dichiarino apertamente che le loro forze armate non utilizzeranno tali armi in alcuna operazione internazionale posta sotto il loro comando;
Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche e Convenzione sulle armi convenzionali
19. invita tutti gli Stati membri dell'UE, il Consiglio e la Commissione a lavorare intensamente per garantire che, in un futuro prossimo, la Convenzione BWTC e la Convenzione CCW siano entrambe dotate di un segretariato permanente incaricato di sorvegliare la loro efficace applicazione, secondo il modello dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), creata a tale fine dalla Convenzione sulle armi chimiche;
20. chiede al Consiglio e agli Stati membri di promuovere e introdurre un divieto dell'uso delle munizioni a frammentazione, che rappresentano uno degli strumenti per la diffusione di agenti biologici e tossici;
21. invita gli Stati membri dell'Unione europea, il Consiglio e la Commissione a garantire che la risoluzione n. 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 28 aprile 2004, intesa a prevenire la proliferazione delle armi di distruzione di massa tra i soggetti non statali, sia universalmente applicata, nonché a valutare la possibilità di estenderne il campo d'applicazione affinché comprenda anche, oltre alle armi di distruzione di massa, le armi inumane di tipo convenzionale;
22. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio dell'Unione europea, alla Commissione europea, alle pertinenti ONG specializzate nonché al Segretario generale e a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.