PROPOSTA DI RISOLUZIONE
5.12.2007
a norma dell'articolo 108, paragrafo 5, del regolamento
da Pedro Guerreiro, Helmuth Markov, Jacky Hénin, Roberto Musacchio, Marco Rizzo, Willy Meyer Pleite e Ilda Figueiredo
a nome del gruppo GUE/NGL
sul settore tessile e dell'abbigliamento
B6‑0510/2007
Risoluzione del Parlamento europeo sul settore tessile e dell'abbigliamento
Il Parlamento europeo,
– visti la scadenza, prevista il 31 dicembre, del cosiddetto "memorandum d'intesa" sulle esportazioni di determinati prodotti tessili e dell'abbigliamento dalla Cina in paesi dell'Unione europea e il proseguimento della liberalizzazione totale del commercio di prodotti tessili e dell'abbigliamento,
– vista l'introduzione di un meccanismo di monitoraggio con doppio controllo delle esportazioni provenienti dalla Cina – da parte delle autorità doganali degli Stati membri e delle autorità cinesi – soltanto per otto delle dieci categorie previste nel memorandum per il 2008,
– visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che l'abolizione delle quote nel settore tessile e dell'abbigliamento ha avuto gravi conseguenze sociali, colpendo soprattutto regioni in cui in detta attività si concentra la maggioranza delle imprese e dei lavoratori, in gran parte donne, e in cui persistono bassi salari,
B. considerando che nell'Unione europea le regioni più colpite dalla distruzione di posti di lavoro nel settore tessile e dell'abbigliamento sono regioni molto sfavorite – in termini di occupazione, produzione e benessere sociale – e che la mancata salvaguardia di questo settore produttivo può solo aggravare la loro vulnerabilità socioeconomica e le disparità territoriali all'interno dell'UE;
C. considerando che negli ultimi 15 anni in diversi Stati membri si è verificato il fenomeno per cui sono molto numerose le imprese che hanno delocalizzato la propria produzione in altre regioni, in particolare nell'Africa settentrionale e in Asia, lasciando dietro di sé profondi traumi di disoccupazione e di situazioni di grave crisi socioeconomica,
D. considerando che il settore tessile e dell'abbigliamento è assai eterogeneo, costituisce una filiera produttiva con ramificazioni in altri settori e in esso predomina una rete capillare di piccole e medie imprese (PMI), spesso in regime di subappalto,
E. considerando che a livello dell' UE il settore tessile e dell'abbigliamento occupa attualmente più di 2,6 milioni di lavoratori e genera un volume d'affari superiore a 230 miliardi di euro, con un'elevata incidenza sul PIL e sull'occupazione di taluni Stati membri, segnatamente in Portogallo,
F. considerando che la fine annunciata del "memorandum d'intesa" tra l'UE e la Repubblica popolare cinese potrà avere gravi conseguenze per le regioni meno favorite e essere concausa di un calo del PIL regionale pro capite, ossia si delinea una situazione tale da esigere una risposta adeguata,
G. considerando che, nonostante la presenza di grandi imprese operanti con un numero rilevante di dipendenti e un grande fatturato, la struttura imprenditoriale del settore è dominata da microimprese e da piccole imprese, in alcuni casi con grandi investimenti tecnologici,
H. considerando che non sono state adottate misure effettive per salvaguardare il settore tessile e dell'abbigliamento nell'UE dalle prevedibili conseguenze dell'adesione della Cina dall'OMC nel 2000, così come non sono state attuate misure di valorizzazione industriale e commerciale nel periodo intercorso da detta data ad oggi per ridimensionare le ripercussioni che si stanno verificando nel settore tessile e dell'abbigliamento,
I. considerando che i membri dell'OMC possono adottare fino alla fine del 2008 misure di salvaguardia sotto forma di restrizioni quantitative alle esportazioni di prodotti provenienti dalla Repubblica popolare cinese in caso di distorsioni sui mercati,
1. evidenzia che il cosiddetto meccanismo di monitoraggio con doppio controllo avrà un senso unicamente se eviterà il ripetersi della situazione del 2005 con la crescita esponenziale delle importazioni nell'UE;
2. segnala che, oltre al previsto meccanismo di monitoraggio con doppio controllo, è necessario applicare nuove misure di salvaguardia, segnatamente nelle categorie indicate dagli Stati membri, onde consentire di mantenere e promuovere l'occupazione e l' attività del settore nell'UE;
3. sottolinea che alcuni paesi con un peso rilevante nel commercio internazionale del tessile e dell'abbigliamento hanno adottato misure di salvaguardia vigenti fino alla fine del 2008 e pertanto risulta incomprensibile perché anche l'UE non lo abbia fatto;
4. esprime la propria preoccupazione in merito alle intenzioni della Commissione, annunciate dal Commissario Mandelson, intese a rivedere gli strumenti di difesa commerciale nel senso dell'interesse delle imprese che hanno delocalizzato la produzione in paesi in cui i costi di produzione sono minori a causa dei bassi salari e dei blandi criteri sociali e ambientali; sottolinea che gli strumenti di difesa commerciale sono un mezzo fondamentale nella lotta contro le prassi commerciali sleali, in particolare nel settore tessile e dell'abbigliamento;
5. sottolinea che il settore è strategico per l'UE, ha grandi potenzialità future e può anche concorrere alla concretizzazione effettiva della coesione economica e sociale;
6. riafferma che l'UE dovrà sostenere il settore in quanto filiera produttiva – a livello sia nazionale che comunitario – oltre alle azioni promosse a livello nazionale;
7. ritiene necessari, ai fini della salvaguardia dei posti di lavoro e dello sviluppo e della modernizzazione del settore tessile e dell'abbigliamento nell'UE, tra gli altri gli aspetti seguenti:
- –porre fine al modello basato su salari bassi, qualifiche basse e precarietà del lavoro,
- –promuovere l'aumento dei livelli di formazione e qualificazione dei lavoratori del settore,
- –promuovere misure che diano risposta all'accumulo di problemi e alla vastità delle difficoltà delle famiglie colpite dalla disoccupazione a causa della soppressione del posto di lavoro e della chiusura o delocalizzazione delle imprese,
- –procedere alla valutazione delle aree territoriali e dei sottosettori in rischio imminente o potenziale di chiusura e conseguente disoccupazione, cosicché si possano attivare misure preventive e differenziate,
- –rafforzare e adeguare i mezzi e le condizioni di finanziamento alle esigenze delle imprese tessili micro, piccole e medie, specialmente a quelle in situazione di capitalizzazione carente e con squilibri strutturali;
8. sollecita la Commissione a definire una nuova politica per il commercio internazionale in modo da permettere la sopravvivenza e lo sviluppo delle sue industrie e di attività economiche in grado di generare occupazione, segnatamente nel settore tessile e dell'abbigliamento, il miglioramento delle condizioni di lavoro, la protezione e l'avanzamento dei diritti sociali e l'efficace salvaguardia dell'ambiente;
9. ritiene necessario che gli Stati membri possano adottare misure di politica commerciale intese a preservare la difesa di settori colpiti da una congiuntura economica sfavorevole;
10. sottolinea che nell'UE il settore tessile e dell'abbigliamento ha sostenuto sfide continue nel contesto della modernizzazione e pertanto ha bisogno di un sostegno comunitario volto a promuovere la creazione di valore aggiunto, innovazione nella moda e nel design e qualità del prodotto;
11. ribadisce la sua proposta di creare un programma comunitario – con adeguati mezzi di sostegno – per il settore tessile e dell'abbigliamento, specialmente per le regioni più sfavorite dipendenti dal settore, destinato a sostenere la ricerca, l'innovazione, la formazione professionale e le PMI, nonché un programma comunitario mirato a incentivare la creazione di marche e la promozione esterna dei prodotti del settore, segnatamente nelle fiere internazionali;
12. insiste che il sostegno alla modernizzazione e alla promozione del settore dovranno essere considerati obiettivi trasversali in tutte le politiche dell'UE, segnatamente nella sua politica strutturale, con una corrispondente dotazione di mezzi finanziari adeguati;
13. segnala che per assicurare la modernizzazione del settore tessile e dell'abbigliamento è essenziale stimolare la ricerca e l'innovazione nel settore tramite incentivi e specifici programmi comunitari di aiuto mirati a sostenere le PMI nei loro investimenti in attività dirette di ricerca e sviluppo e di innovazione non tecnologica;
14. sollecita la Commissione a definire nel Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo un approccio per le PMI e a contribuire a superare le difficoltà nel trasferimento della ricerca e sviluppo nelle imprese, indipendentemente dalle dimensioni;
15. sollecita la Commissione a studiare con cura l'impatto della nuova politica in materia di sostanze chimiche (REACH) nel settore tessile e dell'abbigliamento, più concretamente nelle PMI, nonché ad adottare proposte affinché i prodotti importati non si trovino in una situazione di vantaggio rispetto a quelli fabbricati nell'UE;
16. invita la autorità a livello regionale e nazionale, in stretto legame con le parti economiche e sociali, a elaborare piano strategici locali nelle zone in cui il settore tessile e dell'abbigliamento abbia una particolare rilevanza;
17. ritiene importante che siano realizzati studi, progetti e investimenti intesi a promuovere l'insediamento di altri settori industriali, compresi quelli legati al settore tessile e dell'abbigliamento, con maggior valore aggiunto, più tecnologia e innovazione, tali da permettere la necessaria diversificazione industriale in regioni con concentrazione elevata del settore tessile e dell'abbigliamento;
18. insiste sulla necessità di creare a livello dell'UE un quadro regolamentare per sanzionare le delocalizzazioni di imprese dentro e fuori l'UE; ritiene che la concessione di aiuti pubblici alle imprese, a livello nazionale ed europeo, debba essere vincolata a impegni a lungo termine assunti dalle imprese in termini di sviluppo regionale e occupazionale e che non dovranno essere concessi aiuti di nessun tipo atti a essere sfruttati per promuovere delocalizzazioni; sollecita il rafforzamento del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di amministrazione delle imprese e nel processo decisionale nella gestione di tipo strutturale;
19. sollecita la Commissione e gli Stati membri a tentare di eliminare tutti i sussidi e gli aiuti alle imprese che delocalizzano le proprie attività e a prevedere un meccanismo di restituzione degli aiuti da parte delle imprese che delocalizzano;
20. sollecita la Commissione a sostenere gli Stati membri nell'adozione di misure di lotta alla contraffazione di marche commerciali e al contrabbando, nonché l'introduzione di controlli specifici nelle dogane mirati a individuare prodotti corredati di false dichiarazioni di origine o in contrasto con le norme riguardanti la protezione dei marchi;
21. ritiene che alle importazioni di paesi terzi vadano applicate regole vincolanti in materia di indicazione del marchio di origine dei prodotti tessili e dell'abbigliamento; sollecita il Consiglio ad adottare la proposta di regolamento sul "made in";
22. sollecita la Commissione a realizzare uno studio sull'impatto della rivalutazione dell'euro sulle esportazioni di tessili e dell'abbigliamento dell'UE;
23. sollecita la Commissione a realizzare uno studio sull'impatto che la progressiva liberalizzazione del settore nel quadro dell'OMC avrà sulla coesione economica, sociale e territoriale, segnatamente nelle regioni meno favorite e fortemente dipendenti dal settore;
24. sollecita la Commissione a realizzare uno studio sulla distribuzione del valore aggiunto tra i diversi elementi della catena di valore del settore, segnatamente per quanto riguarda i prodotti importati;
25. sollecita la Commissione a realizzare uno studio sull'impatto che la delocalizzazione della produzione di tessili e dell'abbigliamento dall'UE nell'Africa settentrionale e specialmente la creazione del cosiddetto "mercato euromediterraneo" avranno sull'occupazione e sulla situazione socioeconomica delle regioni in cui è concentrato questo settore produttivo;
26. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi e parlamenti degli Stati membri.