PROPOSTA DI RISOLUZIONE
13.2.2008
a norma dell'articolo 103, paragrafo 2, del regolamento
da Francis Wurtz, Ilda Figueiredo, Helmuth Markov, Gabriele Zimmer, Eva-Britt Svensson, Esko Seppänen e Roberto Musacchio
a nome del gruppo GUE/NGL
sul contributo al Consiglio europeo della primavera 2008 per quanto riguarda la Strategia di Lisbona
B6‑0073/2008
Risoluzione del Parlamento europeo sul contributo al Consiglio europeo della primavera 2008 per quanto riguarda la Strategia di Lisbona
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione del 20 luglio 2005 dal titolo "Azioni comuni per la crescita e l'occupazione: Il programma comunitario di Lisbona” (COM(2005) 330),
– visti i 27 programmi nazionali sulla riforma di Lisbona presentati dagli Stati membri,
– vista l'esecuzione per il 2007 del programma comunitario di Lisbona della Commissione,
– viste le previsioni economiche dell'autunno 2007 della Commissione, in data novembre 2007,
– visto il pacchetto di comunicazioni della Commissione dell'11 dicembre 2007 concernente la relazione strategica sulla strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l'occupazione: il nuovo ciclo (2008-2010) (COM(2007)0803), e la "proposta di programma comunitario di Lisbona 2008-2010" (COM(2007)0804),
– viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo tenutosi a Lisbona il 23 e 24 marzo 2000, a Stoccolma il 23 e 24 marzo 2001, a Barcellona il 15 e 16 marzo 2002, a Bruxelles il 22 e 23 marzo 2005, il 15 e 16 dicembre 2005, il 23 e 24 marzo 2006 e l'8 e 9 marzo 2007,
– viste le sue risoluzioni sulla revisione intermedia della strategia di Lisbona del 9 marzo 2005, del 15 marzo 2006 e del 14 febbraio 2007,
– vista la proposta di risoluzione presentata dal gruppo GUE/NGL a febbraio 2007 sul contributo al Consiglio europeo della primavera 2007 per quanto riguarda la strategia di Lisbona,
– visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il Consiglio europeo a marzo del 2000, e successivamente nel 2005, ha fissato al 2010 il termine per il conseguimento degli obiettivi di una crescita economica media pari al 3%, della piena occupazione, della riduzione della povertà e delle disuguaglianze e di una spesa complessiva per il settore della ricerca e dello sviluppo pari al 3% del PIL comunitario,
B. considerando che sono trascorsi 8 anni dall'attuazione della strategia di Lisbona e che pertanto è giunto il momento di svolgere un'analisi seria ed esaustiva del suo impatto sulla vita economica e sociale dei cittadini,
La strategia di Lisbona: i risultati effettivi
1. sottolinea che, attualmente giunta all'ultimo ciclo 2008-2010, la strategia di Lisbona non è riuscita a conseguire gli obiettivi prefissati, ossia una crescita economica media pari al 3%, la piena occupazione, una spesa complessiva per il settore della ricerca e dello sviluppo pari al 3% del PIL comunitario e una riduzione della povertà volta alla sua eliminazione;
2. osserva che la crescita economica media nell'UE a 15 è rallentata nel corso dei decenni; osserva che la Commissione ha recentemente modificato le sue previsioni, indicando un nuovo rallentamento della crescita economica; indica che la crescita annuale media è in calo, essendo passata all'1,6% nell'UE a 27 (e all'1,3% nell'UE a 15) tra il 2000 e il 2006 in confronto ai valori medi del quinquennio precedente (1996-2000), ossia rispettivamente il 2,9% e il 2,8%;
3. considera preoccupanti le disparità a livello regionale e le disuguaglianze economiche e sociali che persistono, e in alcuni casi aumentano, tra gli Stati membri; sottolinea che attualmente in alcuni paesi e regioni si osserva un fenomeno di divergenza rispetto alla media dell'UE piuttosto che convergenza;
4. osserva che nell'UE i disoccupati sono aumentati di un milione dal 2000 al 2005 per un totale complessivo superiore ai 18 milioni nel 2006; sottolinea che la crescita media dell'occupazione è lenta e insufficiente ai fini del conseguimento dell'obiettivo del 70% entro il 2010; tiene debito conto del fatto che la crescita dell'occupazione nel corso degli ultimi dieci anni si è dovuta in gran parte all'aumento del lavoro precario, essendo il lavoro part-time l'origine di più della metà dell'aumento complessivo;
5. osserva con preoccupazione che le differenze tra uomini e donne nel mercato del lavoro continuano ad essere considerevoli dato che il tasso di disoccupazione femminile rimane inaccettabilmente elevato rispetto al tasso di disoccupazione totale e maschile; considera inammissibile che dal 2003 il divario di retribuzione tra uomini e donne non sia diminuito visto che le donne tuttora guadagnano in media 15% in meno rispetto agli uomini (25% in meno nel settore privato e 30% nell'industria) e che l'uguaglianza di genere in ambito lavorativo non sia ancora divenuta una situazione reale;
6. sottolinea che la disoccupazione giovanile, ammontando attualmente al 18%, rappresenta tuttora un problema principale e che nel corso degli ultimi 25 anni non è stato raggiunto nessun traguardo effettivo nella riduzione della disoccupazione giovanile; tiene conto della valutazione della Commissione sui 10 anni della strategia europea per l'occupazione in cui si afferma che il rischio di disoccupazione per i giovani è più del doppio rispetto agli adulti;
7. sottolinea che dal 2000 le disparità di reddito sono aumentate, essendo passato il rapporto tra il 20% dei redditi più elevati e il 20% di quelli più indigenti da 4,5 a 1 a 4,8 a 1 nel 2006, il che evidenzia un aumento considerevole della concentrazione della ricchezza nell'UE;
8. reputa intollerabile che le disuguaglianze sociali e la povertà siano in aumento nell'UE dove 78 milioni di persone vivono in povertà o a rischio, in particolare donne e bambini; sottolinea che la povertà nonostante un'attività lavorativa costituisce più di un terzo del rischio complessivo di povertà nell'UE;
9. sottolinea che tra il 2000 e il 2005 gli investimenti nel settore della ricerca e dello sviluppo in termini di percentuale del PIL sono risultati stagnanti, ammontando nel 2005 all'1,9% nell'UE a 15 e all'1,4% nell'UE a 25, lungi dall'obiettivo dell'UE del 3% del PIL entro il 2010;
Strategia di Lisbona: la contraddizione tra gli obiettivi fissati e le politiche neoliberiste adottate
10. richiama l'attenzione sulla contraddizione tra i cosiddetti "obiettivi di Lisbona", volti a rendere l'Europa "l'economia della conoscenza più dinamica e più competitiva del mondo, capace di una crescita economica duratura con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale", e le politiche neoliberiste adottate;
11. si rammarica che nella comunicazione al Consiglio di primavera del 2008 la Commissione non sia riuscita ad affrontare le profonde conseguenze economiche e sociali degli 8 anni della strategia di Lisbona;
12. deplora che la Commissione, al contrario, eserciti pressioni a favore di un rafforzamento del suo programma neoliberista attraverso ulteriori liberalizzazioni, incrementi il precariato e promuova "l'esternalizzazione" della strategia di Lisbona;
13. osserva che dal 2000 l'UE è afflitta da una crescita economica e dell'occupazione stagnante, un trasferimento dei benefici della produttività dai lavoratori agli azionisti e dal persistere di livelli elevati di disoccupazione, povertà, esclusione sociale, precariato e disparità di reddito;
14. ribadisce che la strategia di Lisbona, come definita dai Consigli europei di marzo del 2000 e del 2005 (con il chiaro sostegno delle maggiori organizzazioni europee dei datori di lavoro), ha costituito il principale strumento all'interno dell'UE per la promozione della liberalizzazione e della privatizzazione delle imprese e dei servizi pubblici, la flessibilità e l'adeguamento dei mercati del lavoro, la moderazione salariale e l'apertura ad interessi privati di gran parte del settore della sicurezza sociale, comprese le pensioni e la sanità;
15. deplora che la cosiddetta rinascita della strategia di Lisbona nel 2005 ne accentui ancor più il contenuto neoliberista e ricorda che tale contenuto è stato tradotto in concreti programmi di riforma nazionale da tutti gli Stati membri, mettendo a repentaglio la dimensione sociale e non tenendo conto dei problemi economici, sociali e ambientali affrontati dai diversi Stati membri dell'UE;
16. sottolinea che il programma comunitario di Lisbona e i programmi nazionali di riforma nel quadro della strategia rivista di Lisbona costituiscono uno strumento atto a fornire una giustificazione a livello nazionale per portare avanti le stesse riforme strutturali in tutti gli Stati membri, in particolare per quanto concerne il mercato del lavoro e la sicurezza sociale, il che avrà gravi conseguenze economiche e sociali che saranno ulteriormente accentuate dagli orientamenti integrati e dal Patto di stabilità e di crescita; ritiene che tali riforme comprometteranno i diritti dei lavoratori, dei pensionati, degli utenti dei servizi pubblici e dei consumatori;
17. sottolinea che l'attuale processo di liberalizzazione dei mercati e di privatizzazione delle imprese di servizi pubblici non ha portato a evidenti guadagni in termini di prezzi, qualità dei servizi o riduzione della spesa pubblica; rileva, al contrario, che le associazioni di consumatori e utenti di servizi pubblici hanno segnalato aumenti dei prezzi, un crollo del livello della qualità dei servizi e aumenti dei costi delle forniture; rileva inoltre che la liberalizzazione ha contribuito alla soppressione di posti di lavoro nei settori interessati e alla creazione di monopoli privati che mettono a repentaglio i diritti dei lavoratori, degli utenti dei servizi pubblici e dei consumatori;
18. respinge per tanto la liberalizzazione dei sistemi di trasporto pubblico, energia e comunicazioni e, in particolare, i recenti accordi relativi alla liberalizzazione del traffico ferroviario internazionale di passeggeri e dei servizi postali;
19. sottolinea l'importanza dei servizi pubblici ai fini della promozione della coesione sociale, economica e territoriale all'interno dell'UE; sottolinea che i settori strutturali pubblici non dovrebbero aprirsi alla concorrenza ma, piuttosto, dovrebbero essere di proprietà e sotto la gestione delle autorità pubbliche, come unico modo per assicurare la qualità, la disponibilità e un costo ragionevole del servizio fornito e, conseguentemente, garantire i diritti degli utenti;
20. sottolinea che la strategia europea per l'occupazione ha fornito gli strumenti necessari per la deregolamentazione dei mercati del lavoro, il passaggio da posti di lavoro sicuri a precari e l'indebolimento dei diritti dei lavoratori e degli accordi collettivi attraverso la promozione dell'occupabilità e dell'adattabilità dei lavoratori;
21. considera che le recenti sentenze della Corte di giustizia europea (CGE) nelle cause Vaxholm contro Laval e Viking Line hanno mostrato dove conduce l'orientamento dei trattati in vigore e del trattato di Lisbona; si rammarica profondamente per la priorità assoluta che la CGE ha attribuito alle regole di concorrenza nell'UE, legittimando il dumping sociale e indebolendo i diritti dei lavoratori;
22. respinge con fermezza il nuovo concetto di "flessisicurezza" e il tentativo di renderlo un approccio globale per il prossimo ciclo triennale della strategia europea per l'occupazione e degli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione;
23. considera che tale concetto promuova la liberalizzazione dei licenziamenti, l'adeguamento del lavoro (e del salario) al ciclo economico, con i servizi pubblici di collocamento degli Stati membri che assumono i costi della riconversione e del ricollocamento dei lavoratori, e la deregolamentazione dei contratti di lavoro, minando la coesione sociale e la qualità del lavoro; avverte che dietro tale strategia si nasconde anche l'obiettivo di rivedere i regimi dei benefici di disoccupazione mirando a una riduzione degli stessi e della loro durata;
24. richiama l'attenzione sull'elevato tasso di abbandono scolastico prematuro, in particolare in alcuni Stati membri;
25. ritiene che per rendere l'Europa "l'economia della conoscenza più dinamica e più competitiva del mondo" sia necessaria una rottura con le attuali politiche in materia di istruzione e formazione che collegano gli investimenti nel settore della ricerca e dello sviluppo e dell'istruzione alle tendenze del libero mercato e giustificano così la mercificazione di conoscenza, istruzione e ricerca (processo di Bologna);
26. ritiene che la politica monetaria e fiscale nell'UE sia stata restrittiva, perseguendo gli obiettivi globali della stabilità dei prezzi e del consolidamento di bilancio in conformità con il Patto di stabilità e di crescita; sottolinea che il processo di convergenza nominale verso l'euro e i successivi avvenimenti hanno avuto un impatto negativo sulla crescita economica e dell'occupazione, sulla coesione economica e sociale, sulla reale convergenza tra gli Stati membri dell'UE e sugli investimenti pubblici, mettendo a repentaglio la limitata ripresa economica in corso e la lotta contro la disoccupazione;
27. richiama l'attenzione sul recente crollo dei mercati finanziari che colpisce duramente e sempre di più non solo gli Stati Uniti ma anche l'UE e le altre economie; sottolinea che i rischi di crisi finanziaria sono aumentati a causa della deregolamentazione dei mercati di capitale e della crescente volatilità a livello mondiale, con un aumento delle economie d'azzardo (casino economies) che rappresentano un pericolo permanente per l'economia reale; respinge la deregolamentazione prevista nel piano d'azione per i servizi finanziari della strategia di Lisbona;
28. richiama l'attenzione sugli orientamenti a livello monetario della Banca centrale europea e sulla sua insistenza ad attribuire priorità alla stabilità dei prezzi in un periodo in cui la Federal Reserve americana sta diminuendo i tassi d'interesse e persino il Fondo monetario internazionale mette in guardia sulla situazione;
29. richiama l'attenzione sull'agenda esterna dell'UE, caratterizzata da una politica per gli investimenti e da un commercio estero sempre più aggressivi e da una ridefinizione in chiave liberista delle relazioni con i paesi meno sviluppati;
30. si oppone con fermezza alla promozione da parte dell'UE dei cosiddetti Accordi di parternariato economico con i paesi terzi che impongono la liberalizzazione delle loro imprese e servizi pubblici, garantendo che i mercati rimangano aperti per le imprese europee, al fine di superare la fase di stallo dei negoziati di Doha;
31. si rammarica del fatto che l'UE abbia approvato un bilancio per il 2008 che si basa sulle priorità dichiarate in una "Costituzione europea" non ancora ratificata e attualmente presenti nel progetto del "trattato di Lisbona", ossia la competitività/concorrenza, la sicurezza e la militarizzazione, piuttosto che affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali che si pongono per l'UE allargata e le sue necessità in termini di coesione;
Tempo di cambiamenti: una nuova "strategia per la solidarietà e lo sviluppo sostenibile"
32. chiede al Consiglio di impegnarsi a favore di un cambiamento reale e di concentrarsi sulla garanzia della prosperità e degli standard di vita dei cittadini attraverso la lotta contro la povertà, lo sviluppo della coesione economica e sociale e l'uso sostenibile delle risorse;
33. sottolinea che è necessaria una nuova strategia affinché l'Europa intraprenda un nuovo cammino: un cammino verso la piena occupazione, un lavoro dignitoso con tutela dei diritti, stipendi migliori, la coesione economica e sociale e la protezione sociale per tutti che assicuri gli standard di vita più elevati; un cammino che presti attenzione alle esigenze di sviluppo di ogni Stato membro, in particolare i meno sviluppati, che promuova una vera convergenza e che contribuisca a ridurre il divario di sviluppo esistente tra gli Stati membri e le attuali disuguaglianze economiche, sociali e regionali;
34. chiede pertanto la sostituzione della strategia di Lisbona con una "strategia europea per la solidarietà e lo sviluppo sostenibile" basata sui principi sopra menzionati, con una nuova serie di politiche economiche, sociali e ambientali che incoraggi gli investimenti:
- i)nella qualità del lavoro in tutti i suoi aspetti (retribuzioni, stabilità, condizioni di lavoro e formazione) e nel miglioramento delle qualifiche, al fine di disporre di una forza lavoro con un alto livello di formazione e specializzazione,
- ii)in infrastrutture di base e di sostegno all'industria,
- ii)in servizi pubblici, al fine di migliorarne la qualità,
- iv)in una forte politica di coesione, in modo da promuovere la coesione sociale ed economica,
- v)nella tutela dell'ambiente e nelle eco-tecnologie,
- vi)nel miglioramento delle norme del lavoro, sociali, ambientali e di sicurezza, al fine di realizzare un'armonizzazione per rispondere agli standard più elevati,
- vii)nell'economia sociale,
viii) nella protezione sociale per sradicare la povertà e combattere l'esclusione sociale,
- ix)nella ricerca e nell'innovazione (pubblica) al fine di garantirne i vantaggi per tutti,
- x)nella promozione della cultura e della partecipazione civile,
- xi)nella "dematerializzazione" progressiva dell'economia;
35. insiste sulla revoca del Patto di stabilità e di crescita, parallelamente alla definizione di un patto in materia di occupazione e crescita che promuova gli investimenti pubblici, migliori l'efficienza e fissi specifici criteri economici, sociali e ambientali adeguati alle esigenze proprie di ciascuno Stato membro, mirando segnatamente a ridurre la disoccupazione;
36. sottolinea la necessità di sostenere lo sviluppo delle regioni più svantaggiate, le aree con svantaggi strutturali permanenti, le regioni ultraperiferiche e le aree recentemente colpite da deindustrializzazione o ristrutturazione industriale, al fine di rafforzare la coesione economica e sociale e l'inclusione sociale delle donne in tali regioni ed aree;
37. sottolinea l'importanza del ruolo dello Stato per la promozione dello sviluppo economico, il sostegno a investimenti produttivi, la creazione di posti di lavoro che garantiscano diritti, gli incentivi alle esportazioni e il sostegno alle micro-imprese, alle PMI, al settore delle cooperative e alle famiglie;
38. insiste sul rafforzamento del ruolo dello Stato nella regolamentazione, la partecipazione e gli interventi nel mercato e su un quadro regolamentare migliore, in particolare per i mercati finanziari;
39. chiede che all'interno dell'UE sia imposta una tassa sui movimenti di capitale, in vista della crescente volatilità e instabilità dei mercati finanziari, del pericolo che la speculazione pone all'economia reale e della necessità di ottenere nuove fondi di imposizione al fine di ristabilire l'equilibrio fiscale tra il lavoro e il capitale;
40. rileva il problema dell'evasione e dell'erosione fiscale e le loro conseguenze sulla perdita di reddito e sul bilancio a livello nazionale; chiede un fermo impegno degli Stati membri per abolire le attività dei paradisi fiscali e off-shore all'interno dell'UE entro il 2010 e esorta il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad assumere un impegno fermo per abolire i paradisi fiscali e le attività off-shore a livello mondiale;
41. richiama l'attenzione sulla crescente dipendenza esterna dell'UE, conseguenza diretta delle costanti politiche di deindustrializzazione e delocalizzazione delle attività produttive verso i paesi terzi;
42. chiede una nuova politica in materia di investimenti industriali che usi a pieno le risorse naturali e la capacità produttiva di ciascuno Stato membro;
43. ribadisce la sua richiesta in merito alla creazione di un quadro regolamentare a livello comunitario volto a penalizzare la delocalizzazione delle imprese all'interno e all'esterno dell'UE; considera che l'aiuto pubblico alle imprese, a livello nazionale e comunitario, dovrebbe essere accompagnato da impegni a lungo termine da parte delle stesse imprese in merito allo sviluppo regionale e all'occupazione e che occorre non assegnare tale aiuto quando potrebbero essere usato per promuovere le delocalizzazioni;
44. prende atto dell'intenzione di rivedere la direttiva sul Comitato aziendale europeo (94/45/CE); chiede alla Commissione e al Consiglio di tenere in debito conto la risoluzione del Parlamento del 17 gennaio 2007 dove si afferma la necessità di tutelare i diritti dei lavoratori durante i processi di ristrutturazione che interessano le imprese industriali, il bisogno di garantire un pieno accesso alle informazioni e la possibilità di un intervento decisivo durante l'intero processo, compreso il diritto di voto, e il bisogno di stabilire criteri per le compensazioni dovute ai lavoratori qualora l'impresa non rispetti gli obblighi contrattuali;
45. sottolinea che la revisione della strategia europea per l'occupazione e degli orientamenti integrati per il prossimo ciclo 2008-2010 non deve basarsi sul concetto di flessisicurezza della Commissione ma, bensì, sulla promozione di posti di lavoro che garantiscano i diritti; chiede agli Stati membri, alla Commissione e al Consiglio di avviare misure efficaci al fine di rispettare gli standard sociali, di garantire lavori dignitosi, e così facendo assicurare retribuzioni decorose ai lavoratori, in particolare alle donne, oltre ai diritti alla sicurezza e alla salute sul lavoro, la protezione sociale e la libertà dei sindacati, e di promuovere l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione tra uomini e donne sul luogo di lavoro, perseguendo al contempo anche l'obiettivo ambizioso di ridurre il numero di lavoratori indigenti in Europa;
46. sottolinea che sono necessarie politiche per conseguire la parità tra uomini e donne (ad esempio pari retribuzione, congedo parentale, accesso all'occupazione di qualità) e creare migliori condizioni per conciliare la vita lavorativa e la vita privata, garantendo l'indipendenza economica delle donne; rileva l'esigenza di migliori infrastrutture scolastiche e sociali a un tempo per i giovani e gli anziani, compresi maggiori (e migliori) strumenti di apprendimento, assistenza all'infanzia (a costi abbordabili), assistenza infermieristica e assistenza agli anziani; ricorda agli Stati membri l'impegno che hanno assunto in occasione del Vertice di Barcellona del 2002;
47. esorta l'UE ad assumersi un impegno fermo al fine di ridurre l'orario di lavoro senza diminuire la retribuzione per creare nuovi posti di lavoro e aumentare la produttività; chiede pertanto alla Commissione di ritirare la sua proposta di revisione della direttiva sull'orario di lavoro; sollecita gli Stati membri a coordinare i propri sforzi al fine di ridurre con gradualità l'orario di lavoro entro il 2010 e sottolinea l'obiettivo a breve termine di 35 ore settimanali; ritiene che la riduzione dell'orario di lavoro non accompagnata dalla diminuzione della retribuzione dovrebbe essere considerato come un obiettivo di per sé e come una misura a favore del benessere sociale;
48. sottolinea l'importanza di innalzare il livello generale di istruzione e qualificazione della popolazione; ribadisce che un'istruzione pubblica di qualità è di fondamentale importanza per lo sviluppo e ritiene che i sistemi di istruzione e formazione debbano essere rafforzati nelle varie fasi di vita, tramite ulteriori investimenti e un accesso all'istruzione superiore più semplice per tutti;
49. invita gli Stati membri a concentrarsi innanzi tutto e in particolare sul problema degli abbandoni scolastici a livello primario e secondario; ritiene che il tasso di abbandoni scolastici nell'UE sia inaccettabilmente elevato; invita il Consiglio europeo di primavera a migliorare i propri precedenti impegni a ridurre questo tasso della metà entro il 2010;
50. sottolinea l'importanza di una ricerca applicata e di base pubblicamente finanziata al fine di promuovere l'innovazione e la R&S e, così facendo, conseguire la politica globale dello sviluppo sostenibile e contribuire alla prosperità e alla creazione di posti di lavoro; invita gli Stati membri a raddoppiare gli sforzi per una politica volta a incoraggiare l'innovazione e la R&S nelle piccole e medie imprese;
51. sottolinea che la sostenibilità ecologica e sociale deve essere al centro dei programmi di investimento pubblico dell'UE e degli Stati membri; ritiene che occorre prestare maggiore attenzione allo sviluppo di misure di efficienza energetica, l'uso delle fonti rinnovabili di energia e la promozione delle tecnologie di cogenerazione; chiede un programma comunitario a sostegno delle misure volte al miglioramento dell'efficienza energetica negli Stati membri e, conseguentemente, alla riduzione dei consumi energetici;
52. si rammarica che la risposta dell'UE al cambiamento climatico e alla carenza energetica si limiti in ampia misura alla questione se gli Stati membri abbiano adeguatamente aperto i propri mercati dell'energia o meno;
53. chiede una politica di investimento su reti di trasporto pubblico efficienti, incoraggiandone l'uso e perseguendo un maggiore risparmio energetico e una maggiore qualità dell'ambiente;
54. sottolinea la necessità impellente di misure efficaci nel settore dei trasporti in conformità del principio di sostenibilità e di promuovere investimenti in modalità di trasporto più ecologiche;
55. ribadisce che le relazioni esterne dovrebbero basarsi sul principio di "non interferenza" e promuovere ulteriori azioni di sostegno alla cooperazione e allo sviluppo con tutti i paesi;
56. sottolinea che l'UE dovrebbe totalmente rivedere la sua aggressiva strategia commerciale neoliberista a livello globale, optando invece per una agenda commerciale basata sulla solidarietà che rispetti le specificità, le necessità complementari e la sovranità produttiva di ciascun paese; sottolinea che gli obiettivi contraddittori della politica estera comunitaria e di quella in materia di sviluppo dovrebbero essere superati tenendo esplicitamente in considerazione l'impatto a livello ecologico, sociale e in particolare di genere delle politiche commerciali nei paesi in via di sviluppo;
57. ritiene che le attuali valutazioni dell'efficienza dei costi o le valutazioni di "competitività", quali proposte dall'iniziativa Legiferare meglio, siano tendenziosamente favorevoli agli interessi delle imprese e abbiano come obiettivo principale il ritiro di qualsiasi normativa che pregiudichi la concorrenza o la redditività delle imprese e inoltre promuova la deregolamentazione; ritiene che le valutazioni d'impatto non dovrebbero mettere in causa gli obiettivi iniziali di una legislazione proposta o consolidata, in particolare nei settori della protezione del lavoro e dei diritti sociali, ambientali e dei consumatori;
58. chiede alla Commissione di cogliere l'opportunità della revisione di bilancio 2008/09 prevista nell'accordo interistituzionale per rafforzare considerevolmente gli importi destinati alla politica di coesione al fine di ridurre le disparità regionali e di promuovere la coesione economica e sociale e la convergenza reale, incentivando il carattere distributivo del bilancio comunitario;
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59. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali degli Stati membri.