PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul vertice di Pittsburgh del 24 e 25 settembre 2009
30.9.2009
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Daniel Cohn-Bendit, Rebecca Harms a nome del gruppo Verts/ALE
B7‑0084/2009
Risoluzione del Parlamento europeo sul vertice di Pittsburgh del 24 e 25 settembre 2009
Il Parlamento europeo,
– viste le conclusioni del vertice del G20, tenutosi a Pittsburgh il 24 e 25 settembre 2009,
– vista la lettera congiunta di Regno Unito, Francia e Germania, in cui si chiedono "norme vincolanti" sulla limitazione dei bonus per i banchieri,
– vista la dichiarazione congiunta pubblicata il 4 settembre 2009 da sette ministri delle Finanze europei (Francia, Svezia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna, Germania e Italia), in cui si invita il G20 a unirsi a loro per l'adozione di norme rigorose in materia di retribuzione degli operatori finanziari,
– visto l'esito della riunione dei ministri delle Finanze del G20, svoltasi a Londra il 4 e 5 settembre 2009,
– vista i risultati della riunione del Forum mondiale dell'OCSE sulla trasparenza e lo scambio di informazioni a fini fiscali, tenutosi in Messico il 1° e il 2 settembre 2009,
– viste le conclusioni del vertice del G20 svoltosi a Londra il 2 e 3 aprile 2009,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che, pur essendo stata provocata dai paesi più ricchi del mondo, la crisi finanziaria ed economica colpisce tutti i paesi e che ai membri del G20 incombe collettivamente la responsabilità di attenuarne l'impatto sociale, in particolare nei paesi in via di sviluppo duramente colpiti dagli effetti collaterali della crisi,
B. considerando che il conseguimento di risultati sul fronte della finanza per il clima è un elemento essenziale degli sforzi intesi a promuovere la ripresa economica mondiale e a gettare le basi per un'economia sostenibile nel XXI secolo,
C. considerando che la finanza per il clima a favore dei paesi in via di sviluppo è una responsabilità che incombe ai paesi industrializzati, visto che i cambiamenti climatici già in atto sono imputabili alle loro emissioni storiche, oltre a rappresentare un investimento nella sicurezza collettiva a livello mondiale,
D. considerando che il peggioramento degli squilibri commerciali mondiali e una crescente disgiunzione dei movimenti di tassi di cambio nominali dal differenziale d’inflazione tra paesi figurano tra le cause principali dell’attuale crisi finanziaria ed economica,
E. considerando che i centri offshore consentono l'elusione e l'evasione fraudolente tanto a livello fiscale quanto di normativa finanziaria e che l'elusione e l'evasione fiscali a livello internazionale costituiscono un forte ostacolo al conseguimento degli Obiettivi del Millennio,
F. considerando che i centri offshore e i paradisi fiscali agevolano una fuga annuale di capitali per un valore di un bilione di dollari statunitensi e che circa due terzi di tale importo sono costituiti da operazioni svolte da società multinazionali con finalità di elusione ed evasione fiscali,
G. considerando la fondamentale importanza di affrontare le sfide rappresentate dall'evasione fiscale, dai paradisi fiscali e dai centri offshore e la necessità, in ambito fiscale, di un sistema mondiale di cooperazione e scambio di informazioni,
H. considerando che gli operatori finanziari speculativi, quali hedge fund e società di private equity, hanno contribuito a provocare le ingenti fluttuazioni dei prezzi del petrolio, dei metalli, dei generi alimentari e di altre materie prime; considerando altresì l'opportunità di vietare le speculazioni finanziarie sui generi alimentari, sul petrolio, sui terreni e su altri beni essenziali,
I. considerando la necessità di regolamentare gli istituti con un elevato coefficiente di indebitamento, anche mediante l'introduzione di requisiti più rigorosi di adeguatezza patrimoniale,
J. considerando che alle istituzioni finanziarie di dimensioni sistemiche vanno imposti requisiti patrimoniali superiori rispetto a quelle di minori dimensioni, onde ridurre le probabilità di interventi di salvataggio pubblico,
K. considerando che gli interventi sulle retribuzioni e i bonus dei dirigenti figurano tra le misure fondamentali da adottare per evitare il ripetersi di crisi finanziarie in futuro e che tali misure sono tanto più necessarie in considerazione del fatto che è stato impiegato il denaro dei contribuenti per sostenere il settore finanziario,
L. considerando che detti interventi sulle retribuzioni e i bonus dei dirigenti avranno un'efficacia ridotta se non saranno effettuati sulle maggiori piazze finanziarie del mondo,
M. considerando che i ministri delle Finanze dell'Unione europea convengono sulla necessità di spezzare il nesso tra bonus elevati e la cultura di assunzione di rischi, che ritengono responsabili delle turbolenze finanziarie,
N. considerando che la globalizzazione rende essenziale la cooperazione economica e finanziaria e presuppone risposte globali in ambiti quali gli adeguamenti della bilancia dei pagamenti, la regolamentazione e la supervisione finanziarie, nonché la gestione e la risoluzione del debito; considerando che il coordinamento internazionale dovrebbe essere concertato tra organismi che soddisfino quattro criteri tradizionali: efficacia, legittimità, rappresentatività e rendicontabilità,
O. considerando la fondamentale importanza di colmare il divario tra il mercato regolamentato e quello non regolamentato di prodotti finanziari e la necessità di evitare a tutti i costi l'arbitraggio normativo o l'elusione normativa,
Un quadro per una ripresa "verde" e globale
1. rammenta che la crisi economica e finanziaria ha un impatto sproporzionato sui soggetti vulnerabili nei paesi più poveri, in cui ha aggravato la crisi debitoria, alimentare e della povertà; esprime pertanto preoccupazione per il fatto che il G20 metta completamente da parte gli altri paesi del "G172", che sono i primi a subire le conseguenze della crisi finanziaria, alimentare, energetica ed ambientale; ritiene al riguardo che il G20 non disponga ancora della legittimità per risolvere per proprio conto la crisi economica e finanziaria o riscrivere le regole di un nuovo ordine economico mondiale; reputa indispensabile allargare il G20 onde tenere effettivamente conto delle preoccupazioni di altre economie emergenti e in via di sviluppo, tra cui quelle più povere;
2. ribadisce in particolare la propria convinzione che gli organismi che adottano decisioni de facto a livello mondiale dovrebbero – nel lungo periodo – essere posti sotto l'egida delle Nazioni Unite, eventualmente mediante l'ulteriore sviluppo degli attuali organismi dell'ONU, quali il Consiglio economico e sociale, purché nessun paese disponga del diritto di veto;
3. conviene sulla continua necessità di attuare i programmi di stimolo per sostenere l'attività economica fintantoché la ripresa non si sarà chiaramente consolidata; si rammarica tuttavia che il G20 approvi l'impiego di 5.000 miliardi di dollari in spese anticicliche fino alla fine del 2010 in assenza di un impegno credibile a favore degli investimenti verdi;
4. mette in guardia contro l'attuazione troppo precoce di una strategia di uscita; ribadisce la propria convinzione che strategie di uscita coordinate debbano assumere la forma di un "New Deal verde" globale, conformemente alla relazione del PNUA intitolata "Uscire dalla crisi – Opportunità", del 16 febbraio 2009, in cui si esorta il G20 a presentare un “New Deal verde globale” quale strategia per far fronte a livello globale alla "triplice stretta" (crisi economica, sociale e ambientale);
5. ritiene che, per misurare il benessere e l'impatto ambientale delle attività antropiche, siano necessari nuovi indicatori e quadri contabili per lo sviluppo sostenibile diversi dal PIL, che fungano pertanto da linee guida per l'orientamento e la valutazione della ripresa mondiale; prende atto del rapporto definivo della Commissione Stiglitz/Sen sugli indicatori alternativi e della comunicazione della Commissione "Non solo PIL – Misurare il progresso in un mondo in cambiamento" (COM (2009)0433) del 20 agosto 2009; invita il Consiglio europeo e la Commissione a far avanzare tali tematiche nel corso del prossimo vertice del G20 in Canada;
6. plaude al fatto che il vertice di Pittsburgh abbia affrontato alcuni degli squilibri globali che sono alla base della crisi finanziaria, come pure all'intenzione di porre in essere un "Quadro per una crescita forte, sostenibile ed equilibrata", dando vita a un processo collaborativo di valutazione reciproca dei quadri politici nazionali e delle implicazioni di tali quadri per l'andamento e la sostenibilità della crescita mondiale;
7. rammenta che, per evitare future crisi finanziarie, occorre affrontarne efficacemente le cause soggiacenti, in particolare la presenza di un eccessivo indebitamento privato, di crescenti disuguaglianze e di squilibri della bilancia commerciale e delle partite correnti;
8. ritiene che una risposta multilaterale efficace alla crisi esiga una riforma normativa sistemica e pluridimensionale in modo da far fronte alla volatilità dei tassi di cambio e dei prezzi delle materie prime; si rammarica che il vertice di Pittsburgh non abbia sollevato tali questioni; invita pertanto il Consiglio europeo ad adottare una posizione comune al fine di trattare tali questioni in occasione del prossimo vertice del G20 in Canada;
9. esorta il Consiglio europeo a sollevare, alla prossima riunione del G20 in Canada, la questione di un nuovo regime multilaterale per la gestione dei tassi di cambio onde contrastare le speculazioni valutarie, contenere gli squilibri globali e offrire un margine di manovra sufficiente affinché tutti i paesi possano perseguire opportune politiche fiscali e monetarie anticicliche in caso di recessione o di crisi finanziaria;
10. invita il Consiglio europeo a sostenere la proposta dell'UNCTAD riguardo all'istituzione di un nuovo regime multilaterale per la gestione dei tassi di cambio e invita la Commissione a individuare e valutare diverse opzioni politiche in tale prospettiva;
11. resta profondamente preoccupato per il fatto che il Fondo monetario internazionale (fmi), nelle sue recenti condizioni per la concessione di prestiti ai paesi colpiti dalla crisi (tra cui l'Ungheria, la Lettonia e l'Islanda), abbia imposto delle vere e proprie politiche fiscali e monetarie procicliche dello stesso tenore di quelle che hanno fatto sprofondare ancor di più i paesi asiatici nella crisi economica negli anni 1997-1998; rammenta la necessità di riformare la struttura di voto delle istituzioni di Bretton Woods al fine di stabilire un sistema a doppia maggioranza in funzione degli Stati membri e delle quote di capitale;
Sicurezza energetica e cambiamenti climatici
12. deplora l'assenza di progressi in seno al G20 verso il conseguimento di un accordo nell'ambito del processo UNFCCC sulla ripartizione, tra i paesi industrializzati, dei finanziamenti pubblici globali in materia di clima, necessari per le misure di attenuazione e di adeguamento nei paesi in via di sviluppo al fine di contenere i cambiamenti climatici a +2°C; ritiene che saranno necessari annualmente almeno 120 miliardi di euro di finanziamenti pubblici a livello internazionale per gli interventi climatici nei paesi in via di sviluppo; ribadisce che tali impegni devono essere nuovi e supplementari rispetto agli obiettivi dei paesi industrializzati, oltre agli attuali impegni per l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS);
13. è del parere che un contributo equo a un tale impegno da parte dell'Unione europea debba ammontare quanto meno a 35 miliardi di euro all'anno entro il 2020;
14. chiede nuove fonti di finanziamento pubblico prevedibili e sufficienti per il futuro accordo in materia di clima, ad esempio diritti per le quote di emissioni per i paesi industrializzati nel quadro di un regime post 2012 sul clima, commissioni, diritti o aste nell'ambito di un meccanismo internazionale di "cap and trade"(tetto per le emissioni e scambio di quote) per i settori del trasporto marittimo e aereo, nonché prelievi sulle transazioni finanziarie;
15. invita i ministri delle Finanze del G20 a mobilitare risorse per sostenere gli interventi a breve termine in materi climatica nei paesi in via di sviluppo, quale componente chiave della risposta collettiva alla crisi economica mondiale;
Rafforzamento del sistema internazionale di regolamentazione finanziaria
16. accoglie con favore i progressi compiuti e gli impegni assunti dal G20 per rafforzare il sistema internazionale di regolamentazione finanziaria in termini di controllo prudenziale, gestione del rischio, trasparenza e cooperazione internazionale; esorta tuttavia il G20, in questa fase, a conseguire quanto prima un accordo su un quadro internazionale di riforma per affrontare con incisività tutti i rischi derivanti dall'attuale "sistema bancario parallelo", dai mercati dei derivati, dalle operazioni negoziate fuori borsa ("over-the-counter", OTC), dai prodotti cartolarizzati, dall'eccessivo indebitamento, ecc., in modo tale che i principi generali già concordati nel corso di precedenti vertici del G20 possano essere celermente attuati e sia possibile evitare l'arbitraggio normativo; esorta, in particolare, il G20 a garantire che gli operatori finanziari siano tenuti a una gestione sana e alla segnalazione delle esposizioni fuori bilancio e rammenta che tutte le entità o le attività con lo stesso potenziale di rischio sistemico dovrebbero essere soggette alle medesime regole prudenziali;
17. deplora che, al di là dell'impegno del G20 di imporre requisiti patrimoniali più rigorosi alle banche e ad altre istituzioni finanziarie, non sia stato raggiunto alcun accordo sull'entità adeguata delle riserve patrimoniali onde ridurre l'assunzione di rischi; ritiene inoltre che l'impegno di definire, entro la fine del 2012, norme concordate a livello internazionale per migliorare sia la quantità che la qualità del capitale bancario e scoraggiare livelli eccessivi di indebitamento, in particolare per le banche, significhi rinviare eccessivamente la risoluzione del problema;
18. deplora altresì profondamente che il G20 non abbia adottato misure concrete per quanto riguarda gli hedge fund e fondi di private equity, giacché l'assenza delle misure richieste ha finora avuto finora come conseguenza una "corsa normativa" al ribasso;
19. deplora che il G20 non abbia avanzato proposte forti per vietare certe pratiche come le vendite allo scoperto né deciso altre misure per scoraggiare la speculazione finanziaria, proponendo ad esempio esplicitamente un'imposta sulle transazioni finanziarie nonché per mirare a un accordo internazionale che impegni tutti i firmatari ad applicare tale imposta sulle transazioni finanziarie;
20. si compiace del fatto che il FMI sia incaricato di preparare per il prossimo vertice una relazione sugli strumenti per imporre al settore finanziario di apportare un "contributo equo e sostanziale al pagamento di eventuali oneri associati agli interventi dei governi per riparare il sistema bancario"; ritiene che tale mandato debba portare rapidamente all'imposizione di una tassa sulle transazioni;
21. sottolinea in particolare che un'imposta sulle transazioni finanziarie tipo Tobin tax sarebbe, tra l'altro, auspicabile non solo per ridurre la speculazione eccessiva ma anche come mezzo per promuovere la stabilità finanziaria e gli investimenti a lungo termine nonché per ottenere un equo sistema di finanziamento della spesa pubblica; sottolinea inoltre che, pur essendo auspicabile che tale imposta sia applicata a livello globale, essa può comunque essere realizzata unilateralmente a livello UE;
22. prende atto dell'impegno del G20 in merito a una vigilanza rafforzata, ma deplora l'assenza di proposte ambiziose e globali per rendere efficace tale vigilanza prudenziale; ribadisce in tale contesto la necessità di una potente struttura di vigilanza UE che dovrebbe raccogliere e analizzare le micro e le macroinformazioni prudenziali con le banche centrali e servire da forza di reazione rapida in situazioni di crisi che abbiano un impatto sistemico sull'UE;
Paradisi fiscali e giurisdizioni non cooperative
23. ritiene che l'aumento delle disparità nella distribuzione del reddito e della ricchezza abbia contribuito sostanzialmente alla bolla che è stata al cuore della crisi;
24. afferma che la tassazione del reddito da capitale e della ricchezza, che sono distribuiti in modo particolarmente diseguale, costituisce uno strumento chiave per limitare le disparità;
25. deplora che, pur avendo contribuito a un forte rafforzamento dei redditi di capitale, la globalizzazione economica ha reso più difficile tassare tali redditi attraverso la proliferazione dell'evasione, dell'elusione e della concorrenza fiscali a livello transfrontaliero;
26. esprime in tale contesto la sua profonda preoccupazione per la mancanza di progressi compiuti dal G20 in merito ai paradisi fiscali e alle giurisdizioni non cooperative; ritiene che le conclusioni del vertice siano ancora una volta una spuntata critica retorica dei paradisi fiscali e dei centri offshore non cooperativi;
27. ricorda che i centri finanziari offshore situati nei paradisi fiscali hanno potentemente contribuito alla crisi finanziaria e ritiene che la realizzazione dell'obiettivo della stabilità finanziaria non sarà possibile finché l'UE e il prossimo vertice del G20 in Canada non affronteranno ugualmente e in modo efficace le sfide imposte dall'evasione fiscale, dai paradisi fiscali e dai centri offshore;
28. sottolinea l'esigenza di un sistema globale per la cooperazione e lo scambio di informazioni in materia fiscale nella forma di un quadro multilaterale; prende atto in tale contesto del progresso compiuto all'interno del Global Forum OCSE sulla trasparenza e lo scambio di informazioni a fini fiscali;
29. ritiene in particolare che l'istituzione di un accurato processo di revisione tra pari per monitorare e verificare i progressi compiuti verso un pieno ed efficace scambio di informazioni costituisca un buon primo passo in avanti, ma ritiene tuttavia che tale quadro debba essere sostanzialmente rafforzato alla luce delle sue varie carenze; a tale proposito esprime, fra l'altro, la propria preoccupazione in merito al fatto che l'OCSE sia giunta ora alla conclusione secondo cui "nessuna giurisdizione rappresenta attualmente un paradiso fiscale non cooperativo", e che essa consenta ai governi di eludere la sua lista nera con la semplice promessa di aderire ai principi relativi agli scambi d'informazione; rileva che, per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, il requisito di concludere un numero arbitrario di 12 accordi con altri paesi è arbitrario e non può essere considerato condizione sufficiente per la cancellazione dalla lista nera;
30. invita l'UE a intervenire per eradicare gli abusi dei paradisi fiscali, l'evasione fiscale e le fughe illecite di capitali dai paesi in via di sviluppo, il che va a scapito del loro sviluppo; chiede quindi un nuovo accordo finanziario globale vincolante che costringa le imprese transnazionali a pubblicare automaticamente i profitti ottenuti e le imposte pagate paese per paese, in modo da consentire un raffronto tra quanto pagano in ogni paese in via di sviluppo nel quale operano;
31. invita a tale proposito la Commissione ad avanzare proposte concrete prima della fine del 2010 che colleghino l'accesso ai programmi preferenziali di sviluppo al buon governo in materia fiscale; ritiene che tali proposte debbano includere indicatori quantitativi e qualitativi che consentano di pervenire ad una valutazione obiettiva del perseguimento delle pratiche di buon governo da parte dei paesi in via di sviluppo;
32. deplora che il G20 non abbia ancora proposto incentivi, comprese delle sanzioni, al fine di costringere i paradisi fiscali a rispettare effettivamente i criteri di governance fiscale internazionale, e sollecita l'UE e il prossimo vertice G20 in Canada a proporre rapidamente un calendario e un concreto meccanismo sanzionatorio per rendere efficace la lotta contro i paradisi fiscali; ricorda a tale proposito che è assolutamente importante porre fine all'uso di persone giuridiche fittizie per evitare la tassazione;
33. deplora in particolare che il G20 non abbia confermato la fine del segreto bancario, che è utilizzato come scudo per gli evasori fiscali; sottolinea inoltre che, anziché il segreto bancario, dovrebbe essere applicato uno scambio automatico di informazioni in tutte le circostanze, anche fra tutti i paesi UE e i territori dipendenti; sostiene la proposta della Commissione di introdurre uno scambio automatico di informazioni come norma per la cooperazione amministrativa nel settore della fiscalità; chiede che la Commissione ottenga un maggior ruolo nella definizione della strategia UE contro i paradisi fiscali a livello globale;
Principi contabili
34. ricorda che la qualità della rendicontazione finanziaria è un problema fondamentale da affrontare sia per realizzare l'obiettivo della stabilità finanziaria che per combattere efficacemente l'evasione fiscale; insiste in tale contesto sulla necessità che l'organismo internazionale di normalizzazione contabile (IASB) includa nel suo IFRS relativo all'informativa su alcuni segmenti operativi un requisito in base al quale i gruppi multinazionali riferiscono paese per paese in merito a tutte le proprie transazioni (costi di manodopera, costi finanziari, utili prima delle tasse, ecc.); ritiene che ciò fornirebbe una visione globale di ogni gruppo per gli investitori, i soggetti interessati e le autorità fiscali, facilitando quindi una ripartizione internazionale più efficace e trasparente della base imponibile;
35. ribadisce la sua convinzione secondo cui la costituzione dello IASB dovrebbe essere riformata per garantire che sia democraticamente responsabile e che il suo funzionamento sia trasparente;
Regime di remunerazione e bonus bancari
36. si compiace dell'impegno assunto dal G20 in merito alle pratiche di compensazione a sostegno della stabilità finanziaria, secondo il quale il pagamento di bonus deve essere spalmato su vari anni e i bonus erogati devono corrispondere agli effettivi risultati ottenuti dai soggetti interessati e alle attività delle banche nello stesso periodo; deplora vivamente però che i principi concordati dal G20 non menzionino la possibilità di applicare imposte mirate o limiti assoluti;
37. ribadisce che più rigorosi requisiti patrimoniali per le attività di scambio costituiscono un importante strumento per eliminare i profitti eccessivi; ritiene altresì che, avendo l'uso eccessivo della leva finanziaria notevolmente danneggiato la stabilità finanziaria, un'imposta sulle transazioni finanziarie avrebbe inoltre gli stessi benefici effetti; esorta quindi l'UE e il G20 ad avanzare proposte forti al riguardo, in quanto necessarie e complementari all'istituzione di un più stabile sistema finanziario;
Imposte sulle operazioni in valuta
38. si compiace della recente dichiarazione di Adair Turner, presidente dell'Autorità britannica per i servizi finanziari, il quale sta prendendo in considerazione l'imposizione di una "Tobin Tax" sulle transazioni bancarie; considera le imposte sulle operazioni in valuta un efficace mezzo per contrastare i movimenti speculativi di capitale a breve termine; invita in particolare le autorità per i servizi finanziari di altri Stati membri UE a esaminare la proposta britannica e a raccomandare ai rispettivi governi l'introduzione di un'imposta analoga;
39. esorta la Commissione a presentare proposte per l'introduzione di un'imposta sulle transazioni finanziarie a livello UE, che potrebbe altresì contribuire a finanziare gli investimenti nei paesi in via di sviluppo, al fine di superare le peggiori conseguenze della crisi e stare al passo verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio;
Architettura finanziaria globale
40. ribadisce la propria convinzione secondo cui è assolutamente necessaria una riforma strategica radicale per affrontare le cause sistemiche delle crisi alimentare e finanziaria, attuando nuove regolamentazioni democratiche e trasparenti per il commercio internazionale nonché per il sistema finanziario internazionale;
41. elogia la determinazione del Vertice di Pittsburgh di riformare il mandato, l'ambito e la governance delle istituzioni finanziarie internazionali al fine di rispecchiare i cambiamenti dell'economia mondiale; ritiene troppo modesto il passaggio "di almeno il 5%" delle quote di rappresentanza nell'FMI dai paesi dei mercati emergenti sovrarappresentati a quelli sottorappresentati e si compiace dell'accordo a lungo atteso tra i governi USA ed europei al Vertice di Pittsburgh secondo il quale i capi e gli alti dirigenti di tutte le istituzioni internazionali dovrebbero essere nominati attraverso un processo aperto, trasparente e sulla base del merito;
42. esorta gli Stati membri UE a trovare una posizione comune in merito alla loro rappresentanza nei consigli della Banca mondiale e dell'FMI al fine di facilitare le necessarie modifiche verso un sistema più equo di rappresentanza in seno agli istituti finanziari internazionali;
43. chiede in particolare una nuova architettura finanziaria globale onde includere la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo attraverso le loro rispettive organizzazioni regionali al fine di rispondere alle loro legittime preoccupazioni in materia di sviluppo sostenibile, sulla base della loro specifica situazione, ed esorta il G20 ad intraprendere la necessaria riforma degli istituti finanziari internazionali, soprattutto quella dell'FMI e della Banca mondiale, per porre termine alle loro dannose capacità di condizionamento;
Esigenze di risorse UE e globali per i paesi in via di sviluppo
44. riconosce la rapidità con la quale i membri del G20 hanno impegnato risorse aggiuntive all'FMI, specialmente sotto forma di ulteriori diritti speciali di prelievo, al fine di stabilizzare le economie dei paesi in via di sviluppo, ed elogia la rapida destinazione di tali fondi da parte dell'FMI ai paesi bisognosi; ricorda tuttavia la portata inadeguata delle iniziative adottate finora dal G20, che coprono meno del 10% del fabbisogno stimato di finanziamento dei paesi in via di sviluppo per il 2009, pari a 700 miliardi di dollari secondo le proiezioni della Banca mondiale;
45. sollecita gli Stati membri dell'UE ad adottare posizioni comuni nell'FMI al fine di facilitare una ridistribuzione dei diritti speciali di prelievo FMI dai membri FMI più ricchi a quelli più poveri, una decisione la quale preveda che i paesi a basso reddito colpiti dalla crisi ottengano finanziamenti a titolo di concessioni o prestiti a condizioni estremamente favorevoli, nonché un congelamento quinquennale di tutti i pagamenti del debito dei paesi in via di sviluppo in crisi senza costituzione di interessi durante la moratoria; insiste sulla necessità che i contributi bilaterali UE al pacchetto di crisi FMI siano complementari ai bilanci degli aiuti;
Crisi economica globale e commercio
46. rimane scettico in merito all'invito del G20 a concludere i negoziati commerciali OMC del Round di Doha per lo sviluppo entro il 2010; rileva con piacere però che a Pittsburgh i leader mondiali si sono astenuti dal ribadire l'illusoria idea abbracciata al Vertice di aprile di Londra secondo la quale la conclusione del Round di Doha dovrebbe essere considerata come fattore di stabilizzazione dell'economia globale, visto che gli eventuali risultati del Round di Doha verrebbero concretizzati solo in tempi lunghi;
47. ricorda che il Round di Doha chiede ulteriori sforzi di liberalizzazione, compreso per quanto riguarda le operazioni dei servizi finanziari, nel momento in cui sono seriamente messi in dubbio i benefici di una ulteriore liberalizzazione; chiede una moratoria su ulteriori sforzi globali di liberalizzazione attraverso l'OMC, finché non ne sarà pienamente compreso il collegamento con la stabilità economica e finanziaria globale e con gli sforzi per combattere i cambiamenti climatici;
48. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.