PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla governance economica europea
14.6.2010
presentata a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Martin Schulz, Stephen Hughes a nome del gruppo S&D
Daniel Cohn-Bendit, Rebecca Harms, Philippe Lamberts a nome del gruppo Verts/ALE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0349/2010
B7‑0349/2010
Risoluzione del Parlamento europeo sulla governance economica europea
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione sul rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)250),
– visto il regolamento del Consiglio che istituisce un meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria,
– viste le conclusioni della Presidenza a seguito dell'ultima riunione del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2010,
– viste le conclusioni della Presidenza a seguito delle riunioni del Consiglio europeo di marzo 2000, 2001, 2005, 2006 e 2007 e di dicembre 2009,
– vista la riunione dei Capi di Stato o di governo della zona euro tenutasi il 7 maggio 2010,
– viste le decisioni del Consiglio Ecofin del 9 maggio 2010,
– vista la comunicazione della Commissione ”Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” (COM(2010)2020),
– visto il documento di valutazione della strategia di Lisbona della Commissione (SEC(2010)114),
– vista la comunicazione della Commissione sul rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)250),
– vista la sua risoluzione del 10 marzo 2010 su UE 2020[1],
– visto l’articolo 3 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che, data la persistente gravità della crisi finanziaria, economica e sociale, le aspettative riposte nella nuova strategia Europa 2020, che dovrà essere approvata dal Consiglio europeo nel giugno 2010, sono quanto mai elevate,
B. considerando che numerosi Stati membri sono ancora alle prese con una disoccupazione in crescita, che può arrivare a interessare fino a 28 milioni di persone nell'UE in assenza di un'adeguata risposta politica nel medio termine, generando in tal modo immense difficoltà sul piano sociale e umano; che la crisi ha distrutto milioni di posti di lavoro e ha contribuito ad aggravare la precarietà del lavoro e la povertà; che il 16% delle persone nell'UE è a rischio di povertà, il 9,6 % è disoccupato e l'8% è considerato "lavoratori poveri",
C. considerando che i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e lo sperpero di risorse naturali mettono radicalmente in discussione gli odierni modelli insostenibili di produzione, distribuzione e consumo, da cui deriva la necessità di un nuovo modello sostenibile di sviluppo,
D. considerando che la strategia di Lisbona aveva giustamente fissato l'obiettivo ambizioso di raggiungere un'economia altamente competitiva fondata sulla conoscenza, in grado di garantire una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione, da una più forte coesione sociale e dal rispetto per l'ambiente, ma che detti obiettivi non sono stati conseguiti,
E. considerando che il trattato di Lisbona sancisce chiaramente che l'Unione deve definire e perseguire la sua azione esterna, al fine di favorire lo sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo sul piano economico, sociale e ambientale, con l'obiettivo primo di eliminare la povertà, e al fine di incoraggiare l'integrazione di tutti i paesi nell'economia mondiale,
F. considerando che il Consiglio, dopo parecchi mesi di inutili e dispendiose esitazioni che hanno aggravato considerevolmente la crisi fiscale nella zona euro, si è accordato su un pacchetto di misure volte a preservare la stabilità finanziaria in Europa, ivi compreso un meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria con una dotazione totale di 500 miliardi di euro,
G. considerando che un'unione monetaria caratterizzata dalla mancanza di un quadro per la soluzione delle crisi nei paesi e negli istituti finanziari transfrontalieri fortemente indebitati e dal mancato coordinamento delle politiche fiscali anticongiunturali risulta estremamente vulnerabile alle crisi interne ed esterne,
1. si dichiara profondamente deluso per gli elementi principali della nuova strategia Europa 2020 decisi dal Consiglio europeo il 26 marzo;
2. ritiene che il Consiglio europeo si sia lasciato sfuggire l'opportunità storica di trarre tutto l'insegnamento possibile dall'attuale crisi e di definire una strategia realmente lungimirante, ambiziosa e coerente;
3. sottolinea che la strategia UE 2020 deve collocare l'Europa all'avanguardia della rivoluzione verde del 21° secolo, che deve conciliare lo sviluppo umano con i limiti fisici del pianeta Terra;
4. chiede pertanto che l'obiettivo generale della strategia UE 2020 si discosti dal perseguimento esclusivo della crescita del PIL, passando a un concetto politico di più ampio respiro riguardo al futuro dell'UE in quanto Unione sociale e sostenibile, che pone le persone e la tutela dell'ambiente al centro della formulazione delle politiche e mira a creare benessere e le migliori opportunità per tutti; sottolinea, a tale proposito, che la competitività non rappresenta un obiettivo fine a se stesso;
5. ritiene che la nuova strategia dovrebbe comprendere, al di là del PIL, una gamma di indicatori di benessere, nonché di indicatori che tengano conto dei più vasti fattori economici esterni e della pressione ambientale, e che questi indicatori dovrebbero essere definiti, adottati e valutati mediante procedure democratiche e innovative;
6. rinnova i suoi appelli precedenti per una strategia di sviluppo unica e integrata per l'Europa, che definisca chiaramente un orientamento a lungo termine per lo sviluppo economico, al fine di costruire una società migliore, più giusta e più sostenibile con maggiore prosperità condivisa tra tutti, e proteggere dall'avidità e dagli eccessi del settore finanziario; ribadisce la sua richiesta di integrare le strategie in parte coincidenti che si presume l'Europa stia attualmente applicando, ossia la strategia Europa 2020, la strategia per uno sviluppo sostenibile e il Patto di stabilità e crescita (PSC); si rammarica del fatto che il Consiglio europeo abbia rifiutato questo approccio, lasciando irrisolto il problema dell'incoerenza delle politiche;
7. ritiene tuttavia che nel corso del prossimo decennio l'UE si troverà ad affrontare molteplici sfide per assicurare il suo progresso economico e sociale, tra cui le conseguenze avverse della recessione, e ritiene che tali sfide richiedano un riesame approfondito dei meccanismi attraverso i quali si dovranno raggiungere gli obiettivi europei in campo occupazionale e sociale;
8. ritiene che l'attuale crisi fiscale nella zona euro – con 13 dei 16 Stati membri che non ottemperano attualmente ai criteri del PSC, le previsioni della BCE secondo cui da qui al 2011-2012 nessuno Stato membro sarà in grado di conformarvisi, unitamente agli estesi e sistematici attacchi speculativi alle obbligazioni di Stato – sia un segnale inequivocabile delle notevoli carenze della vigente politica di coordinamento economico dell'UE, che poggia in prevalenza sul consolidamento e sulla sorveglianza fiscali; sottolinea che al fine di ripristinare e consentire la creazione di posti di lavoro e pervenire all'obiettivo di sviluppo economico sostenibile e di coesione sociale, occorre altresì attribuire massima priorità alla lotta ai persistenti e significativi squilibri macroeconomici e divari concorrenziali in seno alla zona euro; plaude a tal proposito al riconoscimento di tale necessità da parte della Commissione nella sua comunicazione sul coordinamento delle politiche economiche;
9. accoglie con favore la decisione del Consiglio di rafforzare la governance della zona euro con nuovi strumenti per far fronte alle sfide emerse con la crisi e le decisioni riguardanti l'attuazione del pacchetto di sostegno alla Grecia, la creazione di un meccanismo europeo di stabilità finanziaria, il rafforzamento della governance economica, la regolamentazione dei mercati finanziari e la lotta contro la speculazione, aderendo in tal modo al principio fondamentale secondo cui i problemi della zona euro vanno affrontati mediante soluzioni provenienti dalla medesima; ritiene che questi nuovi strumenti dovrebbero altresì potenziare il coordinamento delle politiche economiche tra tutti gli Stati membri dell'UE, andando al di là della vigilanza nella direzione di un coordinamento proattivo delle politiche economiche, che includa meccanismi rafforzati di governance ai fini dell'attuazione della strategia Europa 2020; deplora a tale riguardo che, se da una parte la Commissione ha avanzato proposte di ampia portata per rafforzare la sorveglianza di bilancio, dall'altra non sia arrivata a proporre soluzioni sufficientemente pertinenti per ripristinare e realizzare una stabilità economica a lungo termine e per pervenire a un coordinamento mirato delle politiche economiche incentrato sullo sviluppo di una strategia di bilancio comune nel quadro di una strategia d'insieme Europa 2020;
10. sottolinea che il conseguimento di finanze pubbliche sostenibili non richiede soltanto una spesa responsabile, ma anche una tassazione adeguata e socialmente equa; invita, in tale prospettiva, la Commissione a proporre una serie di misure per aiutare gli Stati membri a ripristinare l'equilibrio dei conti pubblici e a finanziare gli investimenti pubblici mediante euroobbligazioni, una tassa sulle transazioni finanziarie nell'UE, ecotasse, un'imposizione progressiva sulle banche, uno scambio automatico di informazioni e la lotta contro i paradisi fiscali; esorta altresì la Commissione a sostenere gli Stati membri nel passaggio dalla concorrenza fiscale alla cooperazione fiscale che includa un calendario per l'introduzione di una aliquota consolidata comune per i profitti societari e un meccanismo che garantisca un coordinamento minimo dei tassi fiscali e societari su una base simile a quella attualmente in atto per l'IVA;
11. invita pertanto la task force creata dal Consiglio europeo nel marzo 2010 a presentare proposte concrete su un coordinamento economico più approfondito e ampio; dette proposte, conformemente agli articoli 121 e 136, dovrebbero includere una serie di orientamenti al fine di sviluppare politiche fiscali anticongiunturali coordinate e armonizzate nonché ulteriori meccanismi di solidarietà dell'UE finalizzati ad affrontare gli squilibri interni e gli choc asimmetrici, accrescere la convergenza e migliorare l'efficienza dell'allocazione delle risorse;
12. deplora che le conclusioni del Consiglio europeo non tengano conto del fatto che il fragile processo di ripresa ora in corso deve riflettersi appieno in una nuova strategia per il 2020 mediante l'elaborazione di un'agenda coerente e globale che integri totalmente l'impostazione della politica macroeconomica in detta strategia in modo tale da assicurare che il necessario consolidamento di bilancio non comprometterà la realizzazione della strategia, in particolare per quanto concerne la lotta alla disoccupazione, e da garantire investimenti adeguati e ben coordinati in infrastrutture e conoscenza; si dichiara allarmato per le conclusioni del Consiglio del 9 maggio che richiamano a un forte impegno ai fini di un consolidamento fiscale accelerato, che indebolirà gli impegni politici contenuti nella strategia Europa 2020, minaccerà il mantenimento di sistemi di protezione sociale sufficientemente forti ed equi e comprometterà il tuttora fragile processo di ripresa, rischiando pertanto di tradursi in un'ulteriore perdita di parecchi milioni di posti di lavoro nel medio termine;
13. sottolinea che i recenti avvenimenti concernenti i credit-default-swap sovrani, utilizzati da speculatori finanziari e risultanti nell'innalzamento a livelli ingiustificati di vari differenziali nazionali, hanno evidenziato con urgenza il fatto che le carenze e le instabilità nel quadro di regolamentazione e vigilanza finanziarie hanno ripercussioni negative dirette sulla sostenibilità delle economie nazionali e sulla stabilità della zona euro; appoggia con forza l'adozione urgente di un quadro europeo di vigilanza finanziaria rafforzato e ambizioso che fornisca una regolamentazione e vigilanza adeguate di tutti i prodotti, transazioni e istituti in campo finanziario nell'UE; sottolinea che la necessità di trasparenza del mercato e di una regolamentazione europea rafforzata è una questione che riguarda non solo una sorveglianza efficace del mercato ma anche la sovranità europea;
14. prende atto dei cinque obiettivi principali concordati dal Consiglio europeo volti a innalzare il tasso di occupazione, migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, ridurre le emissioni di gas serra, migliorare i livelli di istruzione e promuovere l'inclusione sociale; deplora che questi obiettivi principali non siano formulati nel quadro di una strategia di sviluppo omogenea e coerente che combini i programmi delle politiche economiche, sociali e ambientali; deplora la mancanza di ambizione di questi obiettivi e l'assenza di indicatori specifici di alcuni di essi, che apre la porta a un passo indietro su questioni importanti quali l'inclusione sociale, l'istruzione e la lotta contro la povertà;
15. prende atto dell'obiettivo principale relativo al tasso di occupazione maschile e femminile; deplora che tale obiettivo non tenga conto della qualità dell'occupazione; ribadisce che un'occupazione di elevata qualità dovrebbe costituire una priorità chiave della strategia UE 2020 e che è essenziale concentrarsi maggiormente sul buon funzionamento dei mercati del lavoro – sia a livello nazionale che europeo - e sulle condizioni sociali per migliorare i risultati in materia di occupazione; chiede pertanto che una nuova agenda legislativa rafforzi i diritti dei lavoratori e ne migliori le condizioni lavorative e comprenda una revisione della direttiva sul distacco dei lavoratori e la creazione di nuove direttive, o la revisione di quella già esistenti, su questioni quali i meccanismi di reddito minimo garantito, gli orari di lavoro, i licenziamenti individuali abusivi, l'informazione e la consultazione, il riconoscimento dei sindacati, i contratti collettivi transfrontalieri, la parità di trattamento per i lavoratori atipici, la parità di retribuzione e le ispezioni sui luoghi di lavoro; ritiene inoltre che la nuova strategia debba dare molta più importanza alla qualità del lavoro e al lavoro dignitoso, alla lotta contro il lavoro precario e sommerso e alla creazione di condizioni per conciliare il lavoro alla vita privata, nonché assicurare che le persone attualmente escluse dal mercato del lavoro possano accedervi; chiede alla Commissione di modificare la sua prassi in virtù della quale questo ambito è soggetto unicamente alle sue comunicazioni, e di proporre con urgenza iniziative legislative faro al fine di tutelare i diritti dei lavoratori;
16. sollecita, a questo proposito, il Consiglio europeo e la Commissione a definire e ad adottare un'agenda ambiziosa sul lavoro dignitoso, che includa l'obiettivo di un salario vivibile; esige che le parti sociali, in collaborazione con la Commissione, avviino iniziative comuni europee per la lotta contro il dumping sociale e per ridurre il numero di lavoratori poveri; esorta la Commissione a pubblicare, su base annuale, indicatori relativi alla qualità del lavoro, come stabilito dal Consiglio;
17. sottolinea che l'eccessiva moderazione salariale agisce come freno alla crescita dei redditi familiari e, pertanto, dei consumi privati; mette in guardia pertanto da una politica basata essenzialmente sulla moderazione salariale per raggiungere la stabilità dei prezzi; ricorda che una maggiore concorrenza globale ha già contribuito a comprimere verso il basso i salari, mentre i prezzi più elevati dei beni di consumo hanno eroso il potere d'acquisto dei consumatori dell'UE;
18. esorta gli Stati membri, il Consiglio, la Commissione e il Parlamento ad adottare, entro la fine dell'anno, una strategia ambiziosa in materia di posti di lavoro verdi, che stabilisca le condizioni quadro per utilizzare le potenzialità sotto il profilo del lavoro di un'economia più sostenibile basata sulle competenze e l'innovazione e garantisca che la transizione verso tale economia sia socialmente equa e vada a vantaggio di tutte le persone in Europa; ritiene che tale strategia dovrebbe investire nella formazione e nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita per sostenere i lavoratori nell'acquisizione di nuove competenze e, ove necessario, per permettere loro di ottenere nuovi posti di lavoro; essa dovrebbe altresì prevedere un accordo quadro in materia di sicurezza di transizione, compreso il diritto alla formazione e a una sufficiente sicurezza sociale nei periodi di transizione, un accordo tra le parti sociali sul diritto all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e alla formazione permanente sul posto di lavoro, e il sostegno per l'adeguamento delle competenze e dell'organizzazione sul posto di lavoro a tutti i livelli;
19. prende atto dell'obiettivo primario del miglioramento dei livelli di istruzione; deplora l'assenza di valori quantitativi per tale obiettivo ed esorta il Consiglio europeo a fissare l'obiettivo di raggiungere il 100% di istruzione secondaria nonché obiettivi qualitativi e indicatori chiari per l'istruzione primaria e secondaria;
20. accoglie con favore che il Consiglio europeo proponga l'inclusione sociale, soprattutto attraverso la riduzione prioritaria della povertà, ma deplora profondamente la mancanza di obiettivi chiari e di iniziative in materia; ritiene che questo obiettivo si uno dei principali obiettivi della strategia UE 2020; chiede una strategia ambiziosa di lungo termine contro la povertà, con obiettivi di vasta portata per la sua riduzione anche tra le donne, i bambini, gli anziani e i lavoratori poveri, nonché una strategia coordinata per l'edilizia abitativa in Europa; ritiene, a tale proposito, che la strategia UE 2020 dovrebbe includere esplicitamente obiettivi ambiziosi volti a dimezzare la povertà ogni cinque anni (ossia un obiettivo di riduzione della povertà ad un livello dell'8,5% entro il 2015 e del 4% entro il 2020) e a ridurre le disuguaglianze, più specificamente il divario tra ricchi e poveri; ritiene pertanto che la povertà debba essere misurata in termini di "povertà relativa", per contribuire a identificare coloro che sono a rischio di esclusione e che l'indice Gini dovrebbe essere uno strumento esplicito della strategia UE 2020;
21. rammenta, per quanto riguarda l'obiettivo di riduzione della povertà, le sue proposte precedenti relative ad un obiettivo UE per i meccanismi di reddito garantito e di reddito sostitutivo a base contributiva atti ad assicurare un reddito di almeno il 60% del reddito nazionale medio equivalente unitamente a un calendario di attuazione di tale obiettivo in tutti gli Stati membri;
22. invita la Commissione e gli Stati membri a stabilire, sulla base degli obiettivi primari in materia di tasso d'occupazione e riduzione della povertà, una serie di sotto-obiettivi a livello UE e nazionale, che saranno seguiti da politiche concrete e meccanismi di monitoraggio, come pure da indicatori;
23. ribadisce che i servizi pubblici, in particolare i servizi sociali, sono elementi essenziali dell'inclusione sociale; sottolinea che alle autorità locali, regionali e nazionali è stato assegnato un ampio potere discrezionale per la loro fornitura; deplora l'insufficiente attenzione prestata ai servizi di interesse economico generale quali canali fondamentali per gli investimenti o la fornitura dei servizi essenziali per i cittadini e l'economia; rammenta che i fornitori pubblici di tali servizi hanno chiesto da tempo una maggiore certezza giuridica per la fornitura di detti servizi per quanto riguarda i principi di sussidiarietà e dell'autogoverno locale; chiede, pertanto, alla Commissione di presentare un'analisi globale degli effetti della liberalizzazione a tutt'oggi e un quadro legislativo, in considerazione delle nuove disposizioni del trattato;
24. deplora che gli obiettivi primari definiti dal Consiglio europeo non comprendano la parità di genere come un obiettivo chiave della strategia UE 2020; chiede pertanto un programma legislativo per la parità di genere atto a eliminare il divario retributivo tra uomini e donne e a garantire la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro, promuovendo al contempo le opportunità di carriera delle donne, tra l'altro attraverso:
– la riduzione del divario salariale allo 0-5% entro il 2020;
– la presentazione di una proposta legislativa di revisione della normativa vigente;
– l'avvio di procedure d'infrazione nei confronti degli Stati membri non ottemperanti;
– il potenziamento degli sforzi per conciliare vita professionale e vita familiare, garantendo la disponibilità di servizi accessibili, a costo contenuto, flessibili e di alta qualità pur mantenendo i diritti alle prestazioni di sicurezza sociale, in particolare l'accesso alle strutture di custodia dei bambini, con l'obiettivo di garantire la custodia del 50% dei bambini di età compresa tra 0 e 3 anni e del 100% dei bambini di età maggiore di 3 anni e migliorare l'accesso alle cure per le altre persone a carico;
– la fissazione dell'obiettivo di un'occupazione femminile pari al 75%, tra cui almeno il 50% in posti di lavoro che offrono l'indipendenza economica, mediante politiche attive mirate in materia di mercato del lavoro e disposizioni sulla conciliazione tra vita professionale e vita privata, quali orari e luoghi di lavoro flessibili, nonché accesso a strutture di custodia dei bambini di qualità e a prezzi contenuti e a cure per le altre persone a carico;
25. prende atto che il Consiglio europeo riafferma l'impegno dell'UE, concordato nel dicembre 2008, di realizzare entro il 2020 una riduzione dei gas a effetto serra, un aumento minimo del 20% della quote delle energie rinnovabili nel consumo finale di energia e una riduzione del 20% del consumo energetico da conseguirsi attraverso l'efficienza energetica; ricorda che qualsiasi obiettivo nazionale di riduzione dei gas a effetto serra meno ambizioso del -30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 è completamente incompatibile con i dettami scientifici e non contribuirà alla prevenzione delle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico che avanza; ritiene che ciò dimostrerebbe inoltre il crollo della leadership dell'UE in materia di politica globale sul clima; insiste sul fatto che nel lungo periodo sono necessari ulteriori obiettivi in materia di riduzione e che le politiche europee dovrebbero mirare al conseguimento di tali obiettivi a lungo termine ed iniziare ad attuarli fin d'ora; sollecita la Commissione a proporre politiche che assicurino un profondo cambiamento della produzione, della distribuzione e del consumo per sostenere tali obiettivi;
26. è profondamente preoccupato per l'assenza, nella strategia 2020, di obiettivi o finalità concrete o perlomeno della menzione di obiettivi in materia di biodiversità; chiede pertanto l'adozione di obiettivi misurabili, volti ad arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici e finalizzati al loro ripristino, ove possibile, entro il 2020; ricorda alla Commissione che i cittadini europei si aspettano che l'Unione promuova una società più pulita, più sicura e più sana; chiede alla Commissione di continuare ad applicare nella legislazione il principio "chi inquina paga" e il principio di "precauzione", che costituiscono gli elementi centrali per realizzare una ripresa economica sostenibile; si dichiara deluso dei progressi realizzati finora nell'ambito della strategia di sviluppo sostenibile; deplora che l'azione in materia di prevenzione sanitaria e disparità sul piano sanitario non occupi una posizione più alta nella lista di priorità della strategia per il 2020;
27. deplora che la strategia UE 2020 manchi di qualsiasi ambizione per quanto riguarda lo sviluppo di una politica europea realmente comune in materia di energia; sottolinea che, malgrado un mercato interno funzionante sia un obiettivo fondamentale per l'Europa e pur sottolineando la necessità di attuare rapidamente il terzo pacchetto sull'energia, attribuire eccessiva enfasi a questa parte della politica energetica ha compromesso gli altri due obiettivi dello "sviluppo sostenibile" e della "sicurezza dell'approvvigionamento"; ricorda che non si può affrontare la questione del mercato interno separatamente da quella della dimensione esterna e che l'Europa necessita di una politica energetica europea realmente comune al fine di esercitare un effetto concreto sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, sul cambiamento climatico e sull'accessibilità dei prezzi dell'energia;
28. invita l'UE, come primo passo verso un'economia verde, altamente efficiente e basata su energie completamente rinnovabili entro il 2050, a fissare obiettivi vincolanti per il 2020 al fine di ridurre i suoi consumi energetici e aumentare la quota delle energie rinnovabili, eliminando nel contempo gli ostacoli tecnici e di altra natura all'ulteriore sviluppo di energie rinnovabili sostenibili;
29. sottolinea che la sostenibilità ambientale dipende da una riduzione assoluta dell'utilizzo delle risorse; sottolinea la necessità di utilizzare l'attuale crisi economica per una transizione verso un'economia basata su energie completamente rinnovabili e altamente efficiente; sottolinea che se si vuole che l'industria europea riesca a ridurre al minimo l'utilizzo di materiali ricchi di carbonio come fonte di energia e a ridurre drasticamente l'impiego complessivo di risorse naturali, si rende necessaria una trasformazione rapida e radicale; chiede, in quest'ottica, l'adozione di un obiettivo ambizioso in materia di miglioramento dell'efficienza delle risorse; accoglie con favore a tal riguardo le iniziative faro "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse" e "Una politica industriale per l'era della globalizzazione", rileva tuttavia l'assenza di strumenti politici atti alla realizzazione della necessaria trasformazione; invita la Commissione a presentare un'analisi su come realizzare la transizione dell'industria verso un'economia basata su energie completamente rinnovabili e altamente efficiente, a rivedere il proprio programma di lavoro e a presentare proposte politiche; deplora profondamente che il Consiglio europeo si sia limitato ad adottare una posizione sull'efficienza energetica, senza fare menzione dell'efficienza sotto il profilo delle risorse;
30. accoglie con favore il quadro definito nella strategia UE 2020 per lo sviluppo di un'agenda digitale per l'Europa ma deplora che, nonostante l'urgente necessità di agire, né la strategia né la pianificazione nel 2010 contemplino misure concrete e obiettivi per realizzare tale visione; invita la Commissione a presentare un piano d'azione globale corredato di uno scadenzario e di obiettivi al fine di ottenere risultati celeri e tangibili per una società digitale aperta e prospera;
31. prende atto dell'obiettivo primario di destinare il 3% del PIL alla ricerca e allo sviluppo; sottolinea che i grandi progetti di R & S, gli investimenti fondamentali in infrastrutture energetiche, la nuova competenza dell'UE in materia di politica spaziale e il finanziamento della politica d'innovazione dell'UE richiedono una solida, credibile e sostenibile assistenza finanziaria dell'UE al fine di realizzare gli obiettivi 2020 fondamentali dell'Unione; ritiene in questo contesto che occorra destinare ad obiettivi espliciti strumenti finanziari compatibili con le PMI, nonché promuovere criteri aperti per garantire l'interoperabilità e l'accessibilità digitale; chiede una chiara integrazione dell'obiettivo UE sull'eco-innovazione;
32. chiede una trasformazione massiccia e rapida dell'industria europea per mezzo di una politica industriale europea sostenibile che punti alla creazione di posti di lavori "verdi" e al miglioramento dell'efficienza e dell'impiego delle risorse; sottolinea che i suoi benefici dovrebbero essere equamente condivisi e distribuiti, nonché orientati a un miglioramento della qualità della vita per tutti; ritiene che lo sviluppo sostenibile dell'industria europea richieda un dialogo intenso con i dipendenti e i lavoratori, dal momento che una politica industriale lungimirante necessita di innovazione, ristrutturazione intelligente, miglioramento dei processi e sviluppo di norme di qualificazione, tutti aspetti che beneficiano dell'apporto di dipendenti e lavoratori; ribadisce che tale transizione richiederà inoltre misure volte ad aiutare la transizione dei lavoratori verso una nuova economia sostenibile sul piano ambientale;
33. ricorda che l'Unione europea deve investire più efficacemente nelle infrastrutture di trasporto esistenti, quali le TEN-T, per promuovere la creazione di posti di lavoro, migliorare la coesione sociale e territoriale e creare un sistema di trasporti sostenibile e interoperabile; chiede una sinergia tra modi di trasporto e l'utilizzo intelligente della logistica, dal momento che per decarbonizzare il settore dei trasporti e renderlo sostenibile occorreranno innovazione, nuove tecnologie e risorse finanziarie;
34. ritiene che una nuova strategia per il mercato unico dovrebbe essere cruciale in una nuova strategia UE 2020; sottolinea la necessità di adottare un approccio onnicomprensivo al mercato unico, integrando pienamente le preoccupazioni dei cittadini, in particolare attraverso politiche sociali e politiche orientate ai consumatori;
35. si compiace che il Consiglio europeo abbia sottolineato il ruolo chiave della politica agricola comune e della politica di coesione a sostegno della strategia UE 2020; chiede che sia istituito un legame forte tra la strategia UE 2020 e la politica di coesione, tenendo conto del notevole impatto potenziale della politica di coesione ai fini della realizzazione degli obiettivi a lungo termine della strategia UE 2020 e del superamento delle conseguenze della crisi finanziaria in modo sostenibile e attento alla dimensione sociale; sottolinea che la politica di coesione deve costituire un elemento fondamentale della strategia UE 2020 e rivolgersi a tutte le regioni europee, rafforzando ulteriormente l'impatto realmente europeo della strategia; insiste sul fatto che i principi di base della politica di coesione – un approccio integrato, una governance a molteplici livelli e un partenariato reale – svolgono un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi della strategia UE 2020 e che dovrebbero pertanto essere pienamente integrati in quest'ultima; sottolinea che la coesione territoriale, in linea con il trattato di Lisbona, deve anche far parte integrante della strategia UE 2020;
36. sottolinea che le prossime riforme della PAC e della politica di coesione dovrebbero essere condotte con il chiaro intento di contribuire alla realizzazione degli obiettivi stabiliti nella strategia 2020; ricorda che la riforma della PAC, da ultimare entro il 2013, dovrebbe essere considerata in tale contesto, al fine di giungere ad una politica agricola ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile, incentrata sulla sicurezza alimentare, la gestione delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, la coesione territoriale, la tutela dell'ambiente e l'occupazione nelle zone rurali;
37. sottolinea che la pesca (pesca e acquacoltura) è uno dei pilastri più importanti della sicurezza alimentare dell'Unione europea e che, come tale, la sua sostenibilità e stabilità devono essere garantite in modo che essa possa in futuro sovvenire ai bisogni di oltre mezzo miliardo di cittadini europei grazie ai prodotti della pesca in termini qualitativi e quantitativi;
38. deplora l'insufficiente attenzione dedicata alla dimensione esterna della strategia Europa 2020; invita la Commissione a plasmare la sua "strategia commerciale per l'Europa 2020" sulla base di un approccio improntato al multilateralismo, al fine di trasformare la politica commerciale dell'Unione europea in un reale veicolo di creazione di posti di lavoro, eliminazione della povertà e sviluppo sostenibile a livello mondiale; ritiene fermamente che la coerenza tra gli aspetti interni ed esterni delle politiche dell'UE sia indispensabile e che la formulazione di una nuova politica commerciale debba essere coerente con una forte politica industriale in materia di occupazione in grado di generare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità;
39. invita la Commissione a prevedere tempestivamente un dialogo aperto con il Parlamento europeo e la società civile sulle priorità dell'Unione europea per l'era post-Doha, in particolare in materia di norme sociali e ambientali e riforma dell'OMC; chiede inoltre che tutti gli accordi commerciali bilaterali o regionali dell'UE in corso di negoziazione includano disposizioni sociali e ambientali vincolanti, in particolare riguardo all'attuazione delle norme fondamentali del lavoro e altri aspetti del lavoro dignitoso, quali definiti dall'OIL; auspica a tale proposito che gli Stati membri onorino i loro obblighi internazionali e procedano alla ratifica immediata di tutte le convenzioni aggiornate dell'OIL, in particolare la convenzione OIL-94;
40. esorta la Commissione ad adottare un approccio più comprensivo e globale nella sua azione esterna, in linea con il principio UE di coerenza delle politiche per lo sviluppo; ricorda la nuova disposizione del trattato di Lisbona secondo cui la politica commerciale dell'UE è condotta nel pieno rispetto dei principi e degli obiettivi dell'azione esterna dell'Unione; chiede che sia istituito uno stretto legame tra la strategia UE 2020 e la futura strategia commerciale dell'Unione europea, nonché il suo piano d'azione nella prospettiva degli Obiettivi del Millennio;
41. sottolinea che occorre aumentare i volumi dell'aiuto pubblico allo sviluppo per i paesi in via di sviluppo fino al 2020 e oltre e migliorare l'efficacia dei programmi di assistenza, ma anche garantire la coerenza delle politiche, compresa la lotta ai paradisi fiscali, all'evasione fiscale e ai flussi finanziari illeciti, che hanno un impatto negativo sullo sviluppo sostenibile dei paesi poveri; sottolinea che il rafforzamento della cooperazione allo sviluppo non è solo un obiettivo in sé, ma promuove il commercio equo e sostenibile tra l'UE e i paesi in via di sviluppo a vantaggio dei cittadini europei e dei paesi in via di sviluppo; ritiene fondamentale garantire che l'obiettivo dell'eliminazione della povertà globale non sia pregiudicato da altre politiche dell'UE; richiama l'attenzione sul fatto che i requisiti per tale coerenza delle politiche per lo sviluppo sono stabiliti all'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea; ritiene che le politiche dell'UE con un impatto esterno debbano essere finalizzate a sostenere le esigenze sostenibili dei paesi in via di sviluppo, al fine di combattere la povertà e garantire redditi e sostentamenti dignitosi, nonché la soddisfazione dei diritti umani fondamentali, inclusi i diritti sociali, economici, ambientali e di genere;
42. sottolinea l'esigenza di una profonda revisione della strategia commerciale di "Europa globale" della Commissione, al fine di promuovere la cooperazione su criteri vincolanti per relazioni commerciali sostenibili a livello sociale e ambientale;
43. insiste sul fatto che, ai fini della credibilità della strategia Europa 2020, occorrono una maggiore compatibilità e complementarità tra i bilanci nazionali dei 27 Stati membri e il bilancio dell'UE; sottolinea che il bilancio dell'UE dovrebbe svolgere un ruolo più importante a tale proposito, raggruppando le risorse; ritiene pertanto che la voce 2013 del bilancio dell'UE dovrebbe concentrarsi sulle priorità politiche fondamentali di questa strategia ed essere destinata ad aumentare il livello di spesa dell'UE ai massimali dell'1,24% del reddito nazionale lordo (in pagamenti) e dell'1,31% (in impegni), stabiliti per le risorse proprie; insiste affinché, a breve o medio termine, la Commissione presenti una proposta entro la fine del primo semestre 2010 per rivedere i massimali dell'attuale QFP 2007-2013 al fine di reperire risorse finanziarie addizionali da destinare all'avvio dell'attuazione degli obiettivi della strategia Europa 2020, e in particolare per il finanziamento delle iniziative faro proposte; sottolinea anche la necessità di continuare ad esplorare nuovi strumenti di finanziamento dell'UE, quali le eurobbligazioni e un nuovo sistema di finanziamento del bilancio dell'UE, tra cui una tassa sulle operazioni finanziarie e le ecotasse; evidenzia altresì la necessità che il bilancio dell'UE e tutte le fonti di finanziamento tengano conto della necessità di finanziare la transizione verso un'economia sostenibile dal punto di vista ambientale;
44. segnala che la strategia Europa 2020 può essere credibile soltanto se riceve adeguati finanziamenti; si rammarica che tale questione non venga affrontato né dal Consiglio né dalla Commissione; sottolinea in proposito che, sebbene un maggiore intervento della BEI o un maggior ricorso ai partenariati pubblico-privato (come proposto dalla Commissione nella sua comunicazione), possono, in determinati casi giustificati da una seria analisi economica, rivelarsi una soluzione efficace, essi non possono tuttavia rappresentare una soluzione unica valida per tutti; chiede inoltre alla Commissione di valutare il ruolo che gli investimenti pubblici o privati a lungo termine potrebbero svolgere ai fini del finanziamento delle infrastrutture necessarie per l'attuazione delle iniziative faro previste nella strategia Europa 2020, e di vagliare la necessità di adeguare il quadro normativo europeo affinché promuova la cooperazione tra investitori a lungo termine;
45. prende atto degli incentivi per rafforzare la titolarità politica della strategia a livello nazionale; deplora tuttavia la mancanza di proposte intese a garantire una migliore titolarità politica a livello europeo grazie a una solida agenda legislativa europea; e suggerisce alla Commissione di rivedere il "metodo comunitario" e di avvalersi degli strumenti messi a disposizione dal trattato di Lisbona nell'attuazione della strategia 2020; esprime preoccupazione per l'incoerenza del metodo in considerazione del fatto che ci si aspetta che gli Stati membri fissino i propri obiettivi nazionali entro il giugno 2010 alla luce degli obiettivi primari e degli indicatori dell'Unione europea, anche se alcuni di essi non sono ancora stati concordati;
46. ritiene che il sostegno democratico rappresenti la condizione cruciale per la riuscita e che, pertanto, i parlamenti nazionali debbano essere attivamente coinvolti nella definizione e nell'attuazione della strategia 2020; nello stesso spirito ritiene che le regioni, gli enti locali, i partner sociali e le ONG debbano essere attivamente coinvolti nella definizione e nell'attuazione della strategia in parola;
47. invita, a tale proposito, la Commissione a presentare al Consiglio e al Parlamento, nel periodo che precede il Consiglio europeo di giugno 2010, un elenco completo di direttive e regolamenti volti a realizzare gli obiettivi da definire per la nuova strategia;
48. esorta il Consiglio a riconoscere il ruolo fondamentale del Parlamento europeo nella definizione e attuazione della strategia Europa 2020, da formulare nell'ambito di un accordo interistituzionale, al fine di istituire e formalizzare un percorso democratico ed efficace; deplora il poco tempo concesso al Parlamento europeo per fornire un contributo sugli orientamenti integrati; ricorda alla Commissione e al Consiglio il diritto del Parlamento europeo, sancito dal trattato, di essere consultato sugli orientamenti in materia di occupazione;
49. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo e alla Commissione.
- [1] Testi approvati in tale data, P7_TA(2010)0053.