PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Kirghizistan
5.7.2010
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Hannes Swoboda, Adrian Severin, Henri Weber a nome del gruppo S&D
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0419/2010
B7‑0423/2010
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Kirghizistan
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Kirghizistan e l'Asia centrale, in particolare la risoluzione del 6 maggio 2005,
– vista la sua risoluzione del 20 febbraio 2008 su una strategia dell'Unione europea per l'Asia centrale,
– viste le dichiarazioni della Vicepresidente/Alto rappresentante Catherine Ashton sui nuovi scontri in Kirghizistan dell'11 giugno 2010 e sul referendum costituzionale del 28 giugno 2010,
– viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 14 giugno 2010,
– vista la strategia dell'Unione europea per un nuovo partenariato con l'Asia centrale, adottata dal Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007,
– visto l'accordo di partenariato e di cooperazione (APC) tra l'Unione europea e il Kirghizistan entrato in vigore nel 1999,
– visto il documento strategico regionale della Comunità europea per l'assistenza all'Asia centrale nel periodo 2007-2013,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'11 giugno, nelle città meridionali di Osh e Jalal-Abad, sono scoppiati violenti scontri e che la situazione è andata aggravandosi fino al 14 giugno, quando, secondo le fonti, centinaia di uomini armati avrebbero preso d'assalto le strade delle città, sparando alla popolazione civile e incendiando negozi, scegliendo i loro bersagli sulla base dell'etnia,
B. considerando che, secondo le autorità kirghise, circa 300 persone avrebbero perduto la vita negli scontri, pur esistendo il timore, espresso anche dal capo del governo ad interim Roza Otunbayeva, che la cifra reale possa essere più elevata; che più di 2000 persone sono state ferite o ricoverate in ospedale e che molte sono tuttora disperse,
C. considerando che, secondo le stime, queste violenze hanno costretto 300 000 persone a sfollare all'interno del paese e altre 100 000 a cercare rifugio nel vicino Uzbekistan; che il governo di Tashkent ha fornito assistenza umanitaria ai profughi con l'aiuto di organizzazioni internazionali, ma ha chiuso le frontiere con il Kirghizistan il 14 giugno, a causa dell'incapacità di accogliere ulteriori persone,
D. considerando che il governo ad interim ha dichiarato lo stato di emergenza nella zona e che le forze di sicurezza, che apparentemente in alcune circostanze non hanno rispettato gli ordini, non sono state in grado assumere il controllo; che gli appelli rivolti dal presidente ad interim Roza Otunbayeva al presidente russo Medvedev e all'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva a favore di un sostegno militare per il ripristino dell'ordine hanno ricevuto risposte negative; che è stata inoltrata una richiesta per l'invio di una forza di polizia internazionale, attualmente in fase di considerazione da parte dell'OSCE,
E. considerando che i risultati delle indagini del servizio di sicurezza nazionale sugli eventi dell'11-14 giugno indicano che gli scontri sono stati fomentati da membri appartenenti al clan del presidente destituito Bakiyev, in collusione con estremisti islamici, militanti del Nord del Tagikistan e talebani,
F. considerando che l'Unione europea, attraverso il programma Göteborg adottato nel 2001 e successivi documenti, riconosce l'importanza della prevenzione dei conflitti e l'attuale situazione in Kirghizistan e chiede che i ragionamenti teorici si traducano in azioni concrete,
G. considerando che la Commissione europea ha stanziato 5 milioni di euro per la fornitura di assistenza medica di emergenza, aiuti umanitari, prodotti non alimentari, protezione e assistenza psicologica per le persone colpite dalla crisi e che tale impegno è commisurato all'appello urgente delle Nazioni Unite per la raccolta di 71 milioni di dollari USA per aiuti destinati alle emergenze,
H. considerando che l'Unione europea dovrebbe assumere un ruolo di maggiore rilievo nel sostegno del paese e che si è impegnata, in particolare attraverso la sua strategia per l'Asia centrale, a essere un partner dei paesi della regione; che è attualmente necessario un impegno internazionale molto più consistente e che la risposta dell'Unione europea avrà un impatto sulla sua credibilità come partner,
I. considerando che nel referendum svoltosi il 27 giugno, in circostanze pacifiche e con un'elevata affluenza alle urne, più del 90% dei votanti si è espresso a favore di una nuova costituzione che garantisca un equilibrio tra i poteri presidenziali e quelli parlamentari, della conferma di Roza Otunbayeva per la carica di presidente ad interim fino al 31 dicembre 2011 e dello scioglimento della corte costituzionale; che lo svolgimento delle elezioni parlamentari è previsto per il 10 ottobre 2010,
J. considerando che l'Asia centrale è caratterizzata in ampia misura dalla povertà e da una moltitudine di minacce gravi alla sicurezza personale, oltre che dal malgoverno, da un forte autoritarismo e dall'assenza di canali legali atti a esprimere il malcontento e a perseguire il cambiamento politico; che è necessario ripristinare e rafforzare la cooperazione regionale, al fine di sviluppare un approccio comune nei confronti dei problemi e delle sfide della regione; che va accentuata la dimensione comune dell'approccio degli attori regionali e internazionali verso i problemi e le sfide cui la regione deve far fronte,
K. considerando che l'Unione europea deve mantenere senza sosta il proprio impegno di integrare i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto negli accordi con i paesi terzi e a promuovere le riforme democratiche mediante politiche coerenti che rafforzino la sua credibilità quale attore regionale,
1. è profondamente preoccupato per i tragici, violenti scontri scoppiati nel Kirghizistan meridionale ed esprime il suo cordoglio alle famiglie di tutte le vittime;
2. condanna vivamente tutti gli attacchi e gli atti di violenza e invita il governo ad interim a svolgere un'indagine plausibile, imparziale e indipendente sugli eventi con l'assistenza di attori internazionali, al fine di condurre i responsabili dinanzi alla giustizia e di chiarire il presunto coinvolgimento di alcuni membri delle forze di sicurezza kirghise;
3. invita le autorità ad interim a mettere in atto ogni sforzo possibile in modo da ristabilire la normalità e da creare tutte le condizioni necessarie affinché i profughi e gli sfollati interni possano ritornare volontariamente alle loro case, in sicurezza e con dignità; esorta le autorità locali ad adottare misure efficaci intese a rafforzare la fiducia e ad avviare un dialogo autentico con tutte le componenti etniche del Kirghizistan meridionale, con l'obiettivo di mettere in atto un processo di riconciliazione credibile;
4. ribadisce che gli sforzi dell'Unione europea non devono sacrificare la necessaria ricerca della stabilità politica del paese ai principi fondamentali dei diritti umani e della lotta contro la miseria sociale;
5. sottolinea che i valori a favore dei quali l'Unione europea è impegnata le impongono di rispondere a queste sofferenze in maniera globale, anche tramite lo stanziamento di un importo superiore ai 5 milioni di euro finora mobilizzati, che dovrebbe essere proporzionato all'appello urgente delle Nazioni Unite per la raccolta di 71 milioni di dollari USA da destinare ad aiuti umanitari;
6. invita a tale riguardo la Commissione a rafforzare l'assistenza umanitaria in cooperazione con le organizzazioni internazionali e ad avviare programmi per la ricostruzione delle abitazioni distrutte a breve e medio termine e per la sostituzione delle infrastrutture perdute, nonché progetti di riabilitazione in collaborazione con le autorità kirghise e altri donatori, allo scopo di creare condizioni favorevoli per il rientro dei profughi e degli sfollati interni; richiama l'attenzione a tale riguardo sull'importanza dei progetti di sviluppo locale;
7. esorta il Consiglio ad assumere la guida dell'organizzazione di una conferenza internazionale dei donatori a favore del Kirghizistan, nella quale affrontare i problemi umanitari e le esigenze di base del paese e fornire gli aiuti necessari allo sviluppo sostenibile del paese;
8. sottolinea che la risposta umanitaria, finalizzata a far fronte alle esigenze immediate, deve essere accompagnata da sforzi intesi a stabilizzare la situazione e a ridurre e prevenire il rischio considerevole di nuove violenze, che rappresentano una minaccia per la pace e la sicurezza anche in altre zone della valle di Fergana, divisa tra Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan;
9. ribadisce la sua richiesta che la politica dell'Unione europea nei confronti dell'Asia centrale sia incentrata sulla sicurezza personale; osserva che nel Kirghizistan meridionale questo comporta, tra l'altro, che si contribuisca a garantire la sicurezza fisica dei membri dell'etnia uzbeca e delle persone appartenenti a tutti gli altri gruppi etnici;
10. chiede espressamente che si conduca in modo rapido un'indagine internazionale imparziale per portare alla luce, sulla base di numerose terribili testimonianze, le atrocità commesse contro le minoranze uzbeche in fuga verso il sud del Kirghizistan, e che i loro autori e i responsabili siano individuati e condotti dinanzi alla giustizia; chiede che tali indagini gettino luce sulle accuse di collusione tra la famiglia dell'ex presidente Bakiyev e i gruppi mafiosi legati al traffico di droga con l'intento di destabilizzare il paese;
11. invita il Vicepresidente/Alto rappresentante e gli Stati membri a prestare il loro sostegno e contribuire attivamente al rapido spiegamento di una missione di polizia dell'OSCE, con l'obiettivo di evitare un nuovo scoppio di violenza, stabilizzare la situazione nelle città interessate dagli scontri, proteggere le vittime e le persone più vulnerabili e facilitare il rientro dei profughi e degli sfollati interni;
12. prende atto dello svolgimento pacifico del referendum costituzionale del 27 maggio e del suo esito, elementi che aprono la strada per un ritorno all'ordine costituzionale; invita il Consiglio e la Commissione a individuare modalità per prestare assistenza al governo ad interim del Kirghizistan e aiutare le autorità a progredire nell'ambito delle riforme democratiche e del rafforzamento dello Stato di diritto, a contrastare la discriminazione nella vita pubblica, a fornire accesso a procedure giuridiche credibili e a migliorare la vita delle persone attraverso lo sviluppo nazionale e l'emancipazione dei cittadini in collaborazione con tutti i soggetti interessati e la società civile kirghisa;
13. chiede che si faccia ampio uso dello strumento di stabilità e invita la Commissione a elaborare proposte relative alla riassegnazione dei fondi dello strumento di cooperazione allo sviluppo, per contribuire ad assicurare che la risposta dell'UE a breve e medio termine alla nuova situazione in Kirghizistan abbia una portata sufficiente;
14. esprime inquietudine per le segnalazioni in merito all'arresto di alcuni difensori dei diritti umani in Kirghizistan e invita le autorità del paese ad adottare tutti i provvedimenti necessari a garantire che essi possano svolgere la loro attività a favore della promozione e protezione dei diritti umani senza essere ostacolati;
15. suggerisce che le forze democratiche del paese chiedano l'intervento di una forza di pace internazionale composta da una forza di pace congiunta delle Nazioni Unite, l'Unione europea e la Russia per ripristinare la fiducia nell'attuale governo, se uscirà rafforzato dalle prossime elezioni, ricordando che il Kirghizistan, dalla sua indipendenza, è considerato il paese democraticamente più avanzato tra quelli dell'Asia centrale;
16. suggerisce che l'Unione europea assuma l'iniziativa di organizzare una conferenza/consultazione internazionale a cui partecipino non soltanto l'UE, le Nazioni Unite, la Russia e gli Stati Uniti (che hanno basi militari sul territorio kirghiso) nonché il Kazakistan (che presiede l'OSCE), ma anche la Cina, paese che avrà probabilmente un'influenza considerevole su questa parte dell'Asia centrale, in particolare con l'obiettivo immediato di sostenere il processo di riconciliazione tra le minoranze kirghise e uzbeche residenti nel Kirghizistan;
17. sottolinea che gli avvenimenti in Kirghizistan influenzano gli sviluppi regionali e internazionali e ne sono a loro volta influenzati; è convinto che vi siano notevoli sovrapposizioni tra interessi russi, statunitensi e di altri paesi, con particolare riferimento all'Afghanistan e alla crescita del radicalismo islamico nella regione, compreso il Kirghizistan; ritiene che ciò dovrebbe permettere di limitare la competizione geopolitica e di ricercare sinergie nell'ottica di stabilizzare la regione; è del parere che un risultato positivo al riguardo si ripercuoterebbe ancora più positivamente sulla sicurezza e sulle relazioni internazionali;
18. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione e all'OSCE.