PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul decimo anniversario della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riguardante le donne, la pace e la sicurezza
22.11.2010
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Britta Thomsen, Richard Howitt, Véronique De Keyser, Ana Gomes, Maria Eleni Koppa, Roberto Gualtieri, Marc Tarabella, Silvia-Adriana Ţicău, Rovana Plumb a nome del gruppo S&D
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0624/2010
B7‑0625/2010
Risoluzione del Parlamento europeo sul decimo anniversario della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riguardante le donne, la pace e la sicurezza
Il Parlamento europeo,
– vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 54/134 del 7 febbraio 2000, che ha designato il 25 novembre come giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 (2000) e n. 1820 (2008) sulle donne, la pace e la sicurezza, e la risoluzione n. 1888 (2009) sulla violenza sessuale contro le donne e i bambini in situazioni di conflitto armato, che sottolineano la responsabilità di tutti gli Stati nel porre fine all’impunità e perseguire i responsabili di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra, compresi quelli legati alla violenza sessuale e di altro tipo contro donne e ragazze,
– visto il piano d'azione del Consiglio UE sulla parità di genere nella cooperazione allo sviluppo, che dovrebbe garantire l'integrazione della parità di genere in tutte le attività dell'UE con i paesi partner a tutti i livelli,
– vista la nomina nel marzo 2010 di un rappresentante speciale presso il Segretario generale dell'ONU per la violenza sessuale nei conflitti armati,
– visto il documento del Consiglio su un approccio globale in relazione all'attuazione da parte dell'UE delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (UNSCR) n. 1325 e 1820 e il documento operativo sull'attuazione della risoluzione (UNSCR) n. 1325 quale rafforzata dalla risoluzione n. 1820 (UNSCR) nel quadro della PESD, entrambi adottati nel dicembre 2008, e il documento del Consiglio sull'integrazione dei diritti umani nella PESD del settembre 2006,
– visti gli orientamenti UE sulla violenza contro le donne e le ragazze e gli orientamenti UE in materia di bambini e conflitti armati,
– vista la sua risoluzione del 2009 sull'integrazione della dimensione di genere nelle relazioni esterne dell'UE e il consolidamento della pace/dello Stato,
– vista la sua risoluzione del 2006 sulla situazione delle donne nei conflitti armati e il loro ruolo nella ricostruzione dopo i conflitti,
– vista la sua risoluzione del 2006 sulle donne in politica,
– visto il piano d'azione 2007 sull'integrazione della dimensione di genere della sottocommissione SEDE del PE,
– vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sulle carenze nella tutela dei diritti umani e della giustizia nella Repubblica democratica del Congo,
– vista la nuova entità delle Nazioni Unite per la parità di genere (UN Women),
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che la violenza contro le donne nelle zone in conflitto è spesso un'estensione della discriminazione di genere già esistente in tempi di pace; considerando che quest'anno la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne coincide con il decimo anniversario della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che è la prima risoluzione ad affrontare l'impatto unico e sproporzionato dei conflitti armati sulle donne ed a collegare le esperienze delle donne nei conflitti al mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale e copre le aree tematiche intercorrelate della partecipazione, della tutela, della prevenzione, del soccorso e del recupero,
B. considerando che il 25 novembre si celebra la giornata internazionale contro la violenza contro le donne,
C. considerando che le risoluzioni 1820, 1888 e 1889 del Consiglio di sicurezza rafforzano e completano la risoluzione 1325 e che queste quattro risoluzioni vanno considerate come il pacchetto di impegni sul tema donne, pace e sicurezza,
D. considerando che l'attuazione di tali impegni costituisce una preoccupazione e una responsabilità comune di ogni Stato membro dell'ONU, sia esso un paese coinvolto in un conflitto, un donatore o altro; sottolineando a tale proposito l'adozione, nel dicembre 2008, degli orientamenti UE sulla violenza contro le donne e le ragazze e degli orientamenti UE sui minori e i conflitti armati e sulla lotta contro ogni forma di discriminazione contro i minori, che rappresentano un forte segnale politico del fatto che si tratta di altrettante priorità per l'Unione;
E. considerando che l'attuazione delle risoluzioni 1820 e 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU dovrebbe essere una priorità nell'ambito degli strumenti finanziari esterni dell'UE volta a fornire un adeguato supporto alle organizzazioni della società civile che operano nei conflitti armati nonché nei paesi e nelle regioni colpiti da conflitti,
F. considerando che il Parlamento europeo dovrebbe osservare l'attuazione del vasto approccio e del futuro piano d'azione sull'uguaglianza di genere e l'emancipazione femminile nell'azione esterna dell'UE nonché l'applicazione degli orientamenti sulla violenza contro le donne e i bambini,
G. considerando che l'esistenza di una prospettiva di genere in una missione civile o militare rafforza notevolmente l'efficacia operativa, segnatamente in quanto le donne sono meglio in grado di raccogliere informazioni dalla popolazione femminile nelle comunità locali e considerando che l'UE potrebbe apportare un notevole valore aggiunto in quanto riveste un ruolo di primo piano nel rispondere ai problemi connessi alla situazione delle donne nei conflitti armati;
H. considerando che la violenza contro le donne costituisce, in qualsiasi caso, una violazione dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali; considerando che l'uso deliberato della violenza sessuale e dello stupro è la tattica più atroce in un conflitto,
I. considerando che l'UE dovrebbe consentire l'equa partecipazione delle donne alla prevenzione dei conflitti, alla gestione delle crisi, ai colloqui di pace e alle fasi post-conflitto come la pianificazione della ricostruzione post-bellica,
J. considerando che, laddove costituiscano una prassi diffusa e sistematica, la violenza sessuale e la riduzione in schiavitù a fini di sfruttamento sessuale sono riconosciute, ai sensi della Convenzione di Ginevra, quali crimini contro l'umanità e crimini di guerra; che inoltre la violenza sessuale è ormai riconosciuta anche quale elemento del crimine di genocidio se commessa nell'intento di distruggere, in tutto o in parte, un determinato gruppo; che l'UE dovrebbe sostenere gli sforzi intesi a porre fine all'impunità dei responsabili di atti di violenza sessuale nei confronti di donne e bambini,
K. considerando che l'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dovrebbe migliorare sensibilmente l'attuazione delle risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia attraverso la sua struttura interna sia mediante le sue politiche ed azioni esterne,
L. considerando che l'UE ha adottato una serie di importanti documenti sulle modalità di attuazione delle risoluzioni 1820 e 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, ma ha mostrato solo un interesse assai limitato nel mettere in pratica questi orientamenti in modo sistematico e coerente,
M. considerando che il 2010 è anche l'anno della revisione, dopo dieci anni, degli Obiettivi di sviluppo del millennio,
N. considerando che solo una minoranza di Stati membri dell'Unione europea ha stilato un piano d'azione nazionale inteso ad attuare la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU; che Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito hanno adottato piani d'azione nazionali,
1. sottolinea che il decimo anniversario della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dovrebbe segnare l'inizio di un'agenda rafforzata per la sua attuazione e che non è possibile realizzare progressi al riguardo senza una guida politica al più alto livello e senza maggiori risorse; raccomanda vivamente che la questione venga debitamente affrontata nella revisione in corso della politica UE in materia di diritti dell'uomo quando si tratterà di elaborare una strategia nazionale globale per i diritti umani e di valutare gli orientamenti dell'Unione europea sulla violenza contro le donne e le ragazze, gli orientamenti UE in materia di bambini e conflitti armati e la lotta contro ogni forma di discriminazione nei loro confronti;
2. chiede l'assegnazione di specifiche e significative risorse finanziarie, umane e organizzative per quanto riguarda la partecipazione delle donne e l'integrazione della dimensione di genere nel campo della politica estera e di sicurezza; chiede di aumentare il numero delle donne assegnate alle missioni militari e di polizia, alle missioni attinenti alla giustizia e allo stato di diritto e alle operazioni di mantenimento della pace nonché alle missioni diplomatiche e agli sforzi di consolidamento della democrazia; invita gli Stati membri a promuovere attivamente la partecipazione delle donne nelle loro relazioni bilaterali e multilaterali con Stati e organizzazioni extra UE;
3. esorta vivamente il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante, Catherine Ashton, a provvedere affinché il SEAE e la Commissione siano dotati di un numero sufficiente di esperti in materia di genere per coordinare le politiche e le azioni dell'UE e assicurarne la coerenza, monitorare l'attuazione degli impegni e facilitare lo scambio di buone prassi;
4. incoraggia vivamente il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante a rafforzare altresì la task force UE sulle donne, la pace e la sicurezza che dovrebbe sottoporre a revisione tra pari l'adozione e l'attuazione dei piani d'azione nazionali riguardanti le risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, effettuare un'analisi sistematica di genere delle missioni della politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) e monitorare e assistere le delegazioni dell'UE nei paesi e nelle regioni colpiti da conflitti;
5. ritiene che l'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) costituisca un'occasione unica per rafforzare il ruolo dell'UE per quanto riguarda l'attuazione delle risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
6. esorta quindi il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante ad andare oltre la pratica dell'integrazione della dimensione di genere e ad assumere impegni sostanziali e di grande visibilità per quanto riguarda le risorse umane, le risorse finanziarie e la gerarchia organizzativa; esorta il Vicepresidente/Alto rappresentante a nominare almeno cinque donne per i dieci posti dell'alta dirigenza del SEAE e a rispettare l'equilibrio di genere (circa 50% - 50%) in seno al personale del SEAE anche per il personale direttivo superiore; lo esorta altresì a costituire una unità organizzativa in seno al SEAE che sarà responsabile delle questioni in materia di genere all'interno del dipartimento tematico e a garantire che in ciascun dipartimento geografico e nella delegazione dell'UE almeno un posto a tempo pieno si occupi di donne, pace e sicurezza e che il personale in questione faccia parte della task force dell'UE o sia ad essa strettamente legato;
7. si compiace dei numerosi eventi come le giornate aperte, i ricevimenti e altre forme di manifestazioni pubbliche attuati perlomeno dalle tre missioni EUPM, EULEX e EUMM nel quadro della PSDC per celebrare il decimo anniversario della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU; accoglie con favore l'impulso al riguardo della capacità civile di pianificazione e condotta dell'Unione europea (CPCC); ricorda che le missioni PSDC sono uno degli strumenti più importanti da parte dell'UE per dimostrare il suo impegno nei confronti degli obiettivi delle risoluzioni 1820 e il 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU nei paesi e nelle regioni colpiti dalla crisi;
8. sollecita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante e gli Stati membri dell'UE a inserire un riferimento alle risoluzioni 1820 e 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in ogni decisione del Consiglio relativa alla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e nel mandato di ogni missione PSDC, nonché ad accertarsi sempre che tutte le missioni PSDC prevedano almeno un consulente di genere e un piano d'azione per l'attuazione degli aspetti relativi alle donne, alla pace e alla sicurezza; esorta il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante, gli Stati membri dell'UE e i capi missione a fare della cooperazione e della consultazione con le organizzazioni femminili locali un elemento standard di ogni missione;
9. chiede l'istituzione di adeguate procedure di denuncia che favoriscano in particolare la segnalazione delle violenze sessuali e di genere; invita il Vicepresidente/Alto rappresentante ad includere informazioni dettagliate su donne, pace e sicurezza nella valutazione semestrale delle missioni PSDC;
10. ricorda che tra il 30 luglio e il 4 agosto scorso si sono verificati stupri di massa nel distretto minerario del Congo orientale, che l'anno scorso sono stati segnalati almeno 8 300 stupri nel Congo orientale e che le donne che hanno denunciato di aver subito violenza sono state almeno 1 244 nel primo trimestre del 2010, il che corrisponde a una media di 14 stupri al giorno; esorta le due missioni dell'UE nella Repubblica del Congo, EUPOL RD Congo ed EUSEC RD Congo, a fare della lotta contro la violenza sessuale e della partecipazione delle donne la principale priorità nell'ambito degli sforzi di riforma del settore della sicurezza congolese;
11. sottolinea che è importante che l'UE assegni in maggior misura forze di polizia e militari di sesso femminile alle missioni PSDC; osserva che si potrebbe prendere a modello il contingente di funzionarie di polizia delle forze ONU per il mantenimento della pace in Liberia;
12. richiama l'attenzione sulla necessità di introdurre un codice di condotta e una formazione in materia di genere per i funzionari UE assegnati a missioni militari e civili che considerino lo sfruttamento sessuale un comportamento ingiustificabile e criminale;
13. chiede che si dia attuazione alle risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei documenti strategici per paese dell'UE e che si mobiliti un maggior sostegno finanziario per la partecipazione ai processi europei delle donne provenienti da paesi interessati da conflitti; invita il Vicepresidente/Alto rappresentante e i commissari responsabili per lo sviluppo, l'allargamento e l'aiuto umanitario a fare degli aspetti concernenti le donne, la pace e la sicurezza parte integrante della pianificazione e programmazione degli strumenti finanziari esterni quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, la cooperazione allo sviluppo interistituzionale, lo strumento di assistenza preadesione e, in particolare, lo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo e lo strumento per la stabilità;
14. sottolinea che la Commissione dovrebbe favorire l'accesso delle ONG più piccole ai finanziamenti a titolo dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani; ricorda che al momento molte organizzazioni femminili di piccole dimensioni non riescono a superare gli ostacoli burocratici legati alla presentazione della domanda;
15. invita il commissario responsabile per lo sviluppo a sostenere in via prioritaria il lavoro delle organizzazioni femminili nelle zone che sono teatro di conflitti; esorta il Vicepresidente/Alto rappresentante ad avvalersi della componente di lungo termine dello strumento di stabilità per assegnare risorse a sostegno della partecipazione delle donne ai processi connessi alla pace, alla sicurezza e alla riconciliazione ed a destinare sistematicamente stanziamenti per il tema "donne, pace e sicurezza" in tutte le misure di breve termine finanziate a titolo dell'articolo 3 di tale strumento;
16. ritiene che le delegazioni dell'UE dovrebbero informare le organizzazioni della società civile, come lo organizzazioni femminili locali, in merito al proprio impegno nelle zone di conflitto e consultare le organizzazioni della società civile nell'ambito del processo di pianificazione delle politiche;
17. propone di rispettare l'equilibrio di genere (circa 50% - 50%) in ciascun settore dell'azione esterna, tra cui le attività di riconciliazione, costruzione della pace, ripristino della pace, mantenimento della pace e prevenzione dei conflitti nonché gestione post-bellica;
18. chiede un aumento immediato della partecipazione delle donne a tutte le iniziative volte a trovare soluzioni ai conflitti, anche in veste di mediatrici e negoziatrici, nonché all'attuazione delle misure di risoluzione dei conflitti;
19. invita l'Alto rappresentante/Vicepresidente a farsi promotore di un'iniziativa volta a dedicare una settimana l'anno alla consultazione delle donne in posizioni di leadership e che potrebbe integrare la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per le donne e la pace con resoconti e aggiornamenti da parte delle delegazioni dell'UE;
20. sottolinea l'esigenza di piani d'azione nazionali, che dovrebbero fornire dettagli sui tempi della strategia nazionale, fissare obiettivi realistici, sviluppare meccanismi di controllo, nonché introdurre quote per la partecipazione delle donne ai meccanismi di controllo, valutazione e supervisione;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti armati e al responsabile appena nominato dell'agenzia delle Nazioni Unite per la parità di genere (UN Women).